Ricerca per Volume

SECONDA SERIE

AVVERTENZA

l. n presente volume, quarto della serie II, si riferisce al periodo l luglio 1872-9 luglio 1873, data in cui termina il Ministero Lanza per fax J.uogo al Ministero Minghetti.

Nella questione romana acquista particolare rilievo il problema delle cor

porazioni religiose; largo spazio viene riservato alla documentazione relativa

all'abdicazione di Amedeo di Savoia, re di Spagna e al problema dell'Interna

zionale e dei mov1menti repubblicani in Italia ed in Europa.

Per quanto riguarda ·infine J.a 5ituazione politica interna degli stati europei

ed i suoi riflessi verso ·l'ItaLia si è ritenuto opportuno dare maggior risalto alla

documentazione relativa all'Austria-Ungheria ed alla Francia.

Tra i problemi minori si collocano la questione del Laurium e quella deLla riforma giudiziaria in Egitto che ebbero ad interessare ripetutamente ile maggiori Cancellerie europee.

2. Il volume, come i precedenti, e m gran parte fondato sulla documentazione conservata nell'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri e precisamente sui seguenti fondi archivistici:

a) Gabinetto e Segretariato Generale: Corrispondenza telegrafica in arrivo e in partenza; b) Carteggio confidenziale e riservato; c) Divisione c politica • : Registri copialettere in partenza, Rapporti in arrivo; d) Pratiche diverse trattate dalila Divisione politica •.

c

3. -Altri Archivi, soprattutto privati, hanno fornito un importante contributo per la compilazione del volume: in particolare l'Archivio Visconti Venosta, conservato a Santena e le carte Minghetti della Biblioteca Comunale di Bologna. 4. -Per le ricerche e il coordinamento dei documenti ho avuto la consueta esperta collaborazione del Prof. Francesco Bacino a cui va il mio particolare ringraziamento. Con lui desidero ringraziare vivamente le Dott. Emma !annetti e Emma Ghisalberti per la compilazione dell'apparato critico.

ANGELO TAMBORRA

l

3 4 5

8 9

Il

12 13

Provenienza e data

Franzensbad 2 luglio 1872

Londra 5 luglio 1872

Therapia 5 luglio 1872

Parigi 6 luglio 1872

Parigi 6 luglio 1872

Roma 8 luglio 1872

Aussée 9 luglio 1872

Madrid 10 luglio 1872

Pietroburgo 10 luglio 1872

Therapia 10 luglio 1872

Berlino 12 luglio 1872

Bruxelles 12 luglio 1872

Madrid 13· luglio 1872

Roma 15 luglio 1872


DOCUMENTI
1

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(B C B, Carte Minghetti)

L. P. Franzensbad, 2 luglio 1872.

RiassUIIllo brevemente tle mie impr.essioni •sparme neLle lettere precedenti e Ciò che pa['!!Jli Si rpOSS>a COU1CI1eta:me.

L'Austria è sempre lin 1rr'tavarg1io, ahl'dnterno ferve iJ. conflitto, fM le va["ie nazionalità, e speciaJmeillte :frra .l'elemenrt;o ·tedeiSICo e 1Jutti w!i atltri, e fra irl hberallismo e il clerÌICarlismo, fra Je tradizioni di Come e le tendenze pal'llamentari. All'esterno si direbbe che vi sia maggiore unità d'indirizzo, e a parole tutti convengono che bisogna •tenersi stl'letti col:l'A:LLemargna, andar d'accordo colJ'Itatlia; ma le l'eminiseenze del passato, le gelosie .rispetto aLla Pl'ussia e la questione romana fanno rsi •che non si segua rsempre una politiJca netta e plt'ecisa. Cosi la situazione non è rassicul'lante né per l'Irmpero né rpei suoi vkini. Si arggirungano le qualità del rgran Cancelliere, il quale per essere ungherese e i:rufervoratiJssimo deLLa causa del proprio· paese, è semp11e un po' sospetto aUa Società di Vienna. lnoltve egld è ·sempre in timove che gli venrga meno ~a fiducia dell'Imperatore e ciò lo rende cauto aLl'eccesso. A me ·il Belli.Sit pareva s'ri:mponesse con maggior ene11gia e con marggior efficacia.

Pertanto, sebbene non a[ppaia per ora segno aLcuno di cambiamenti ministeviali né vi sia ta:m[l)oco pe11sona indkata come successore possibile di Andrassy, (non parlo deLl'Hubner) sebbene anzri La vrittoria splendida ottenuta nelle elezioni ungheresri dia ail Ministero molta forza, pure non bisognerrelbbe meraviglirarsi, :se un giorno o :l'aLtro, avvenisse ·a lui queLlo che è avvenuto al Beusrt e ne seguisse andl!e un cambiamento d'indrtrizzo politico, che non sarvebbe ma1i a nostro vantag,gio. Ma ~~asc~arndo da pa.rte questa eventuarlità, l'Andrassy ripete semPlt'e la rsua intenzione fermissima di and!arr d'ac,cordo co1l'ItaHa. Non vede cagione ar1ounra di dissidii. Un punto solo rirchiama oggi le sue riflessrioni, ed é la questione delLe co11porazrioni religiose. La conservazione integrale della Pr~paganda Ficfu, e delle ca:s.e generalizie sono il suo programma; da ciò suppongo che debba eselt'citali'e influenza sopra di lui il Zalieski nelle cui mani stanno ora tutte 1e tJ:;arttative degli affra:vi d'Ita.Ua, si.ano l'egi, siano pontifici.

Ma parruando di crase generalizie l'Andrassy mostra di non aver una ~dea chri:arra de11a questione, non sa quante e quali siano, se rappresentino solo gli ordini prindpaLi, ovvero se ve ne sia una per CÌ'arscuna varietà e sfumatura di

ll-ati, ignora alltresì che taluni ordini non ha=o casa generalizia m Roma e·

moote altre cose, quindi CTedo che ma:ntenendo il rp11inc:ipio non sta necessario

scruporleggtare sui dettagli. Ciò che lo adombra è la questione de11a conversione

dei beni in rendita pubblica.

Io ho sempre mantenuto fer:mo discorrendo con lui H concetto della conversiolll!e rispertto a tutti gli Enti ecclesiastici, e perciò anche rispetto a quelle· case che per avventura si conservassero, e ho detto che l'opin,ione pubblica esigeva questa traaformazione. Però confesso che per gli Enti che si conservano, che naturalmente dOVTan1W esser pochi di numero, e scall":si di ricchezze io ammetterei la conversione Libera senza obbhlgaQ"hl a compera·re tassativamente lreilldita italiiana. Questo come sai è antica mia opinione. Ma in. questi tei"mini mi paoce che 1a conversione non possa divenj,re una ca,gione vera e proporzionata di ddssidii e di proteste.

L'.Andlrassy non ha mai fartto motto di Istituti stl"ani,eri o aven,ti call"a·ttere internazionale in Roma, ed io mi. sono gual'!dato dal sollevare quesrt:a questione. Quanto ahl'eventua~ità deHa morrrte del Papa, 'l'occasione di rparlall'ne mi si è offerta in modo spontaneo e naturale ed •io l'ho afferra,ta vrivamente, e c["l€do di aver 'svolto tutte le idee che ti 'P["'emElV'ano e secondo il modo da te [pirescritto.. Sono rimasto convin,to che anche l'Andrassy è ne~lle medesime tue idee, che cioè il conclav~e debba tenersi a Roma, e farsi con tutte le fo~rme usiJta,te e canoniche, che è disposto a usare la escLusiva con ll'isoiLutezza, e che infine desid&a un Papa 'Pio, temp&ato e conciliante. Vorrei sperare che non tar'd&à molto a farrrti quaiLche aperrtura in prorposito.

F1inallmente quanto a Martignac, esso accetterà l'invito del Thicers e del Rémusat e andrà a Parigi sul finire di luglio o al pll":indipio di agOtS.to, e cereherà ogtrli mezzo di pell'suasione sorp~ra di ~o~o. A lLui rpare impossibi•le ili non convinCe!I"li 'di ciò di cui è convinto egli, e porterà nel ruo dike queH'ardorre che conosci e che nasce daJil'affetto immenso che .porta alila religione e alLla libea'ltà: Tu potrai a suo tempo dall":e al suo compagno le notizie e lle i:struziorni che stimerai convenienti.

Fu sempre mia ferma persuasione che bisogna prerpa[1arsi in ipiÌÙ modi a questa eventualità de1la morte del Papa, per non essere ,presli alla sprovvista; e uno 'di taili modi è quello appunto che ora tu segui. Ma dubito che dl Porrrtogaillo awà accolto le tue idee con favore e spero ohe 'ti intenderai con il'Allemagna, il Governo Austro-Ungadco pail'll1i in questa materia assai bene disposto, e giova spera~re che la Francia entrerà anche nelJia medesima v~ia.

Per me l'ideale sarebbe che ti veneero daihle prindpali .potenze proposti come spontanei quei concetti che tu stesso hai indirettamente lorro SUJggerito.

L'Inghil1terra e 'la RUJSSia avranno cerrrto minore 1nfllrell1za, ma pur non sa~I"ebbero da trascu~rare. E qui ancora bisogna trovare modo di girolre la posizione senza prenderla di :fron,te, e senza usar ruouno dei mezzi ufficiali. Per la Russia nuLla sa.pr·ei indica:rti; quanto all'Inghilterra m'era venuto un pensiero che ti sottopongo.

Tu sai quali siano i sen~timenti di Lord Aoton e quale la sua amicizia coo Gladstone. Ora a me pa·r·e che bisognerebbe 'lndU!l'r,e Loro Aoton a scrivere, e· c0111Segnare a'l primo Ministro memoria sull'all'gomenJto, ma come cosa tutta sua propria. Se l'Acton s'inducesse a farla, SOill certo che la farebbe benissimo.

1ndurlo non mi parrebbe cosa difficile, rpe11ciò .sarebbe assai meglio parlru-e che .scrivere. Egli ora è in linlghllterra ma rpiù 1llwdJi mi dicono che verrà a Herrensteim. ,sul Rea-~Jo. Se tu credi, io non avrei difficoltà nellia seconda metà di agosto di fa,r~i uoo visita a questo fine. Però c'è tempo da Tlifiettere, e deciderci con tutto tuo a:~io, e con piendssima libertà. Per ora mi pare di avere esaurito il mrio compito e perciò fo fine.

2

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1037/312. Londra, 5 luglio 1872 (per. il 9).

Mi [pregio di a•ocusarle ricevuta del suo telegramma del 30 giugno p.[p. (l) pe!'Venutomi la sera del •giOimo stesso. Col medesimo V. E. mi fuce conoscere che Ella aveva r-icevuto dal Gover'llo del Lussemburgo e dal Rappresentante Germaln1co 1a notificazione uffici.:al1e della convenzione [per La strada :llermta sottoscritta :fu-a iJl Grlan Ducarto e 1a Compagnia Germanica della :ferrov1a dell'Alsazia e deUa Lorena. Le si eva llichiesto di constata•re che l'ItaJiia come Potenza segnatada del Tr-arttato del 1867 .riconoscesse, che 1a neutralità del Lussemburgo ·era lasciata mtatta (sauvegardée) da questa convenzione. Ella credeva, che Lorid Granviile illiOn arvTebbe :fiatto a:louna obiezti<me, però destderava di conoscer.e d'lllil"gienza hl ·senso dehla risposta, che egli avesse fatto o che fa•rebbe a questa domaiilda.

Tostoché potei a·veve un abboccamento con Sua Signoria mi procura.i le opportune notizlie che ebbi il.'onore ·d!i. trasmetterle col mio telegramma di ieri (l). A conferma del medesimo mi pregio di stgnificall'lle che anche il signor Conte Granvi1Le ebbe <La coml.lilllÌoam<me della detta conrven~ne tarnto per pa1'1te del Govemo Germarndco che per pru-te del Gra:n Ducato, sernonché H Gov·erno Germanico si è lim~tato a•Lla semplice comunicazione della cornvenz,ione 'stessa, nel n1entre che .per (pél(l'te del G= Ducato gili fu rpure fatta l'cinter:peHanza se dconoscesse che Ja detta conrvenmone non v.ul.nJemva !hl Trattato de.l 1867.

Sua Sitgrnoria ha risposto alla •comundoaz,ione fattail.e per pade del Gran

Ducato che La convenzione di c.ui si trattava si riferiva ad urn a:tto intervenuto

~olilettivamea-~Jte :liva rpaTecchi>e Potenze e che cornseguentemente egli non poteva

dru-e da solo ed isolatamente l.lina risposta alLa f·atta,g>li interpehla.nza, suhla quail.e

le Potenze mtel'essate dovevano mtendersi per dan1:e urn giudizio. Limitandosi

perciò a <dMe una 11ispo:sta ufficiosa, egli espresse l'avviso, ·che la stitpul!aziorne

contenuta nella detta convenzione a r-iguavdo dei materia.U da ·guerra impedisse

che la detta conv,enzione potesse essere ·considerata come notevole ati!:La neu

tralità del Grarn Ducato. Sua S~gnoriJa avrebbe però so,ggiunto che ,essa non

poteva ammettere questo fatto skcome un precedente pei Pae>si neut>rali.

(l) Non pubblicato.

3

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 21, p. 153)

R. 198. Therapia, 5 luglio 1872 (per. il 12)..

Ricevo in questo momento rossequiato dispa~cdo del 27 dello scoil"so giugno, * di serie politica, segnato dal n. 12,0 * (l) col quale V. E. si ~compiace impartirmi nuove istruzioni sull'importante argomento rclativo all:a rrifnrma gLudiziaria in Egitto.

Il Viceré di Egitto e Nubar Pacha qui giunti da circa una settimana sono dedsi dal canto loro a metterre lin opera tutti ,i mezzi di cui possono drirS!PO[J:"[J:"e per riuscire nel loro intento, ma mi hanno dichiarato a rpiù rilprese che questi loro sforzi non saran:no coronati di un felice 11isultamento senza una fort;e ed unanime pvessiorne delle grandi Potenze sul Governo del~a Sublime Poil"ta. Sono quindi lieto di udire che V. E. abbia dato speciale incarico ai R. Rarpp~resenit.anti a Parigi, Londra, Vrienna, Berlino e Pietroburgo d'invitar>e quei Gove~rni a voler uni11e la loro az,ione &Ha nostra presso la Sublime Porta nel senso suind1cato.

Nell'ultimo abboccamento che ebbi con Server Pacha avendomi S. E. di bel nuovo mani:Jlerstato la ripugnanza che avea la Sublime Porta di assume1re l'obbligo di non cambiare la legtslazione ~inte=a ,in una parte dell'Impero per un certo periodo di tempo stabilito, io gli dissi di avere escogitarto un mezzo che forse potrebbe rimuovere ogni difficoltà e questo mezzo rconsirstev:a, a mio parere, nel seguire quanto eraiSii praticato nel trarttarto 'di Parigi del 1856 a proposito della gamnzia data dal Governo Ottomano di voler tutelare la libertà religiosa de' suoi sudditi CristianJ. Il Goverrno della Subl,irne Po~a potrebbe, uniformandosi a quel precedente, stabilire con un firmano che i nuovi codicd. approvati per lo Egitto abbiano a subire senza allcuna awterazione un esperimento di cinque anni e dar comunicazione di questa sua decision.e aHe diverse Potenze che si limiterebbero a prendeme atto.

Il Ministro degli Affari Esteri, a cui dichiarai d'atLtrornde di non avere a.rlcuna auto11izzazi001e speciale per fare una simile proposta, mi parv~e trovarrla degna di considerazione, ma si astenne dal pronunziaTTsi in merito ri:serbandos[ probabi,1mente di conferirne rprima col GTTan Vizir.

Gli ailwi colleghi tutti, con cui ne ho discorso, la trovano accettabi1Ussima e cred<mo rche potrebbe ii1ÌSCuotere l'univers:aile sruffra,gio.

Se questa rdiffico:Uà venisse, come sperasi, a spar~e sia per questo Slia per qualche atLtro mezzo, la Sublime Po11ta dovrebbe prrocedeil"e senz'al~tro aWla nomina di una Commissione destinata all'esame de' Cod1cd c:he ile sono stati uffizia~1mente presentati da'l Governo del Khedivè.

È a desiderare che questo esame sri compia con la maggiore pos~sibile SIPeditezza e col sincero pcr-oponimento da parte de' Commissari di menarlo a buon

iìne *senza intoppi e senza cavilli * (1). E ad ottenere un simile rtsultamento sarà

nece!;lsaria l'azione incessante e •solerte dei rappresentanti di tutte le Potenze ·interessate.

P. S. * Qui unita una lettera personale per V. E. * (2).

(l) Cfr. serie II. vol. III, n. 592. Queste e le seguenti parole fra arsterischi sono omesse.. in LV 21.

4

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 21, p. 152)

R. 1879. Parigi, 6 luglio 1872 (per. il 9).

Ho l'onore di segnar ricevimento del dispaccio di Serie Politica n. 394 (3) -che l'E. V. mi dilvesse in data del 27 g1ugno scorso e che si riferisce aUa questione della riforma giudiziaria dn Egitto. Conformandomi alle istruzioni ch'Ella

m'impartl in ;proposito, es~P<>Si al signor di Rémusat, in udienza d'i ieri, le con

~derazioni ~contenute nel dispaccio pvecitato, ed impegnai S. E. ad mviare

all'Ambasciatore di Fvanoia a Costaminopoli le istvuzioni necessarie perché,

profittando della 1presenza del Vioeré d'Egitto iJn queLla città, unisca le sue

istanz,e a que11e del R. Inviato pl"lesso la Porta nello scopo d'ottene,re che la

progetta1ta 11iforma giudiziaria sia •sollecit,amente applicata.

Per avvalorare l'efficacia delJ.a mia espooizlione, rimisi al Ministro francese

degli Affari Estevi una nota verbale redatta a tenore del di~accio dell'E. V.

Il si•gnor d'i Rémusat mi disse che il Governo francese era piuttosto inclinato a con:siderare la progettata 11iforma come un uti:le esper.imento che a sperare fin d'ora m essa -come in un 11isultamento defini.Jtivo. Ma convenne che, non fosse ,puve 'che a ta~le ti-tolo, era vantaggioso di por fine agli mconvendenti de1l',inc.ertezza e di procede11e aH'applioazione della riforma, e mi promise che istruzioni in questo senso sarebbero impartite a1ll'Ambasciatore di Franda a Costantilnopoli.

5

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1880. Parigi, 6 luglio 1872 (per. il 9).

La ,conversazione che ebbi ieri •Con S. E. il signor di Rémusat essendo caduta sulle questioni pendenti a Costa1!11tinopoJ.i, a proposito della .riforma ,gtudiziada iln Egitto e del viaggio del Khedive in queLla città, ebbi naturale occa

sione di pal'l,a.re delrla questione degli armeni cattolici e del lmguaggio che il Conte BaLrboland. aveva tenuto a Server Pascià su quest'amgomento.

Il signor di Rému:sat era stato informato dal Conte di Vogué della conversazioll1e che aveva avuto luogo a questo riguarldo tra il R. Inviato e Server Pascià. Ebbi cura di spiegare al Ministro francese degli Affari Esteri come il Governo del Re, mentre non disapprovava il 'lingua:ggio tenuto dal R. Inviato a Costantinopoli su questa questione, linguaggio conforme ai .principi di libertà religiosa prorfessahl daU'Ha!Ha, intendeva ciò nondimeno attenersi ad un'intera astensione .rispetto ad una taJe vertenza. Mi adoperai nel tem:po steSISo a far comptrendere al signor di Rémusat le ragioni di questa condotta quali sono accennate nei dispacc,io diretto da V. E. al Conte Barbolani il 24 giugno scorso (1).

Il signor di Rémusat mi disse dal canto suo che si rendeva perfettamente conto di questa nostra attitudine e dei motivi che ce la consigliavano, e che trovava Lragionevoli l'una e gli a>Hri.

(l) -In LV 21 invece delle parole fra asterischi <rapidamente». (2) -Non si pubblica. (3) -Cfr. serie II, vol. III, n. 593.
6

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. R. P. 4557 Roma, 8 luglio 1872.

In continuazione del foglio contrassegnato (2) significo all'E. V. che, secondo recenti notizie, l'esecuzione dell'attentato contro S. M. il Re di Spagna, si voLrrebbe compiere non più tardi dell'agosto ,p.v.

Attendo fra breve altre comrmicazioni a taJe riguardo che recherò sollecitamente a notizia dell'E. V.

7

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(B C B, Carte Minghetti)

L. P. Aussée, 9 luglio 1872.

Io credevo di avere esaurito colle otto mie precedenti lettere tutta la materia del tuo confidenziale incarico, ma una c1rc0011:.anza impensata mi obbliga a farvi questa appendice. Passando da Monaco visita'i Do1Hnger. La situazione dell'animo suo per quanto io possa gJiudiearne ·come pure le sue opi

nioni c.Ìl1ca la !legge delle guarentigie sa,ranno soggetto di conversazioni quando ci vedremo. Al p!'esente propos1to oc:corre solo che io ti nani come eglJi mi diceva di ave'r :ricevuto H giorno prima J:ettera da Lord Acton. La ,Lettera è riiServatiJSsima : spiega che l'Amba:sci<lltore d'Aillemagna a Londra ha inVlita t o Lord G!'anville ad uno scambio dd :idee e ad una intesa c:irca la eventualità

,della morte del Pélipa, e la ,elezione del suo suecesso,re. Lord GranviJ11e ha preso tempo a :ri:liletteroi, e intanto ha pregato Lord Aeton di esprimergli le sue opi:nioni. ElgU a sua voilta s'è indirizzato ,a Do1limger.

Io non ho oreduto conveniente di far motto di oiò che sapessi delle rtue idee, solo ho detto due cose; il concetto che MOillSignor Strossmaye'r durante La sua dimoca a Roma neitl'ilnverno aveva escogitato: di che i1l Dowlinger so,ggiunse esservi esempi nella chiesa, e accennò che era ca:ro anche a,l conci-lio di Costanza. Però 'convenne anch',egJJi ~che sar,ebbe in praHca di difficile esecuzione. In secondo luogo dissi che lpaiSISan!do da Vienna avevo pranzato dall'Andrassy, e in via di conversazione avevo udito alcune sue idee in propo

.sito, e qui naturailmente ,spiegai quehlo che s'era detto fl'a noi come se uscisse tutto daihla boooa di .Andl'!assy. III Dohliinger ne convenne, ma sog,gLunse che awehbe I'lisposto 'a Lol'!d Acton brevemente riservandosi di conferkne a lungo quando verrà 'a Monaco, cioè ai primi di maggio. F1ino a quell'epoca Lord Acton deve rimaner in InghiLterra, ma al!lora si <braverà a Monaco, perché vi ,si ceilebm rtJJna grande solennità di oommemoraZJione del quarto centenario della origine deill'Univ,ersità deilila quaie anche Q'Acton è al!l!Ievo, e come ,tale vuole assistervi. Il Dollinger mi invitò molto vivamente ad intervenirvi, soggiungendo ohe se potessi anda,re mi avrebbe faltto fa:re un invito fOI'!maie dalla .Reggenza dell'Universiltà. Io mi mostrai incerto, ma se tu credessi 'conveniente

.che io vi andassi, sono ,pronto ad ubWdirti.

(l) -Cfr. serie II, vol. III, n. 585. (2) -N. 4214 del 23 giugno 1872, non pubblicato.
8

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI E;STERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. 153. Madrid, 10 luglio 1872 (per. il 15).

Déjà ;plusieurs fois j'ai eu rsoin d'informer V. E. de la secrete entente qui existait entre 1es Rad~caux et lies Républicains, et s'était surtout dévelOfPIPée à l'oocasion de (La soi-disant CooJJLtion :nationaJ:e oon1Jr,e le Mind.stère Sagasta. Aujourd'hui, cette entente, ma1gré tous les efforts des organes rald1caux pour ,en tempérer l'eX!pres:sion, éclate de toute part datns iLa. pr,esse ~épublicatne qui déjà indique en termnes très clairs la rpart d'influence qui lui reiVient dans la -di:reotion rdu Gov,ernement et 1le but final vers lequél. i'l .asrp~l'!e. C'est ainsi que dans son nuanéro dle ,ce matin, le journal ll"épublicain, la Discussion, après .avoir étarbli oo:mme un fa1t indJi,scutable que iLa vérité des ;prindpes républi.caLns alladt s'dmposan,t à tous les e...~r!ts, ajoute très carrément qu'avec les nouvelles Cortès, il n'y at~ra nulLement besoin de recourir à l'insurrection

pour faire triompher ces principes, et que répubLicain.s et radicaux s'entendront parfaitement pour passer sur tous Les obsta.cles et établir au pouvoir toutes Les conséquences de La Démocratie.

Ce bngage .est très si,gnificatif, et si on le Téi!Prproche de ce1ui des Mphonsi·stes qui, paraissant très convalincus, il y a à peine un mois, de ileur !PI"Ochain triomphe, disent maintenant qu'il faudra passer par la République avant d'arrive1· à Leur P1·ince ALphonse, ili. e,st imposs1ible de ne pa.s rec<mnaitre que l'tdée républicaine, depuis l'aT'I'ivée du pacrti radioail au pouvoir, a :fìa.it de très gr:ands progrès et que Cles ·appréhensions à cert; égal'd sont d'arutant rp1us vives que l'on sait aujourd'hui à n'en pas douter que les Chefs du pall'ti répubHcain espagnol sont en 11apports directs avec Gambetta, dont il!s1 reçoivent le mot d'ordre et suivent scrnpuleusement ;les iJnstrUJctions.

Bien plus, sans pa!I1Ler ici des membres de ,l'anJCienne major:iJté padementake qui diJsent ouvertement que il'on marene à la Répub1ique, il faut bien ajouter que le Gouvernement lui-meme, tout en n'osant pas rompre avec les Répub1icains, semble cependant eratndre d'ètTe débotrdé par leur influence, et dans cette prévision, s'est singuilièrement refrohli dans son zèle des ,premiers jours de :mdkaHser l'armée et de donner, en méme temps, des armes aux volontaires de 1a liberté plus spécialement adonnés aux idées rérpublicaines.

Quoiqu'il en soit de ces prévisions, il faut attendre le résultat des [prochaines éleetions rpour porter un jugement défini.tif sur l'a nouvelile s11tuation qui va étre faite au Goruvernement. Si, comme l'assrurent :les or:ganes républicains, leur parti venaH à ohtenir une centame de représentants aux Co!I'tès, il n'y a pas de doute que la situation deviendrait extremement grave, et que, de discussions en disoussions, 1le flH':iu:wipe monarchique wendrait à etre tellement amoindvi que son exisltence elle-méme pourrait et!I'e rapidement. mise en question.

En résumé, le danger, qui, il y a un mois, ·résidaiit esstentielilement dans

les conspirations alphonsistes, a ·passé matntenant dans il'atltitude diu parti

républicain qui aujour:d'hui ne cache pas plus ses projets qu'il ne fait mystèll"e

des moyens qu'H compte employer pour les réaliser.

En ter:minant je ne doiis pas laisser ignor€11' à V. E. un mcident, qui,

sous forme d''allusions très transparentes, fait en ce moment le toUll' de la

_!)l'esse. L'on a accusé M. Zomilla d'avoir tout docnièrement écrit à M. Py

Ma·rgal, 1e chef le plus autorisé du parti répubHcain, une lettre dans laquelle

il JJui disait qu'i,l était d'accord avec lui sur 'l'étabilissement finaJ. de la Répu

blique, et .que, le moment venu, les deux p'artis agiraient ensemble. Cette

lettre a été mise so.us les yeux du Ro:i. par un Général bien connu dici, qui en

affirmait l'authenUcité. Il est impossible d'aò:mettre que M. Zorrilla, auquel

l'<m ne peut refuser un certam attachement à la rpersonne de Sa Maje1sté ait

pu commettre une pareille trahison. Aussi, n'est ce que pour donner une

idée des extrémités auxquelles peuvent se porte!I' Les partis en E,spagne, et

indiquer en méme temps le coura,nt bien prononcé de l'opiruion publique au

sujet de l'a,lHance du parti républtcam ave~ le radica,l, que j'ai mu devoir

en fake mentio.n.

9

L''INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. dn L V 21, p. 154)

R. 278. Pietroburgo, 10 luglio 1872 (per. il 17).

Ho l'onore di confermar-·e a.i1l'E. V. òl mio te1egmmma dei 24 .giugru:>-6 luglio (l) relativo ahla quistione deli1a riforma giudiziaria in Egitto il qua,le La :Lnfmmava del modo in cui il ,siJgnor di Westrruunn avea accoLto il passo che Ella m'o~dinava di fare nel rirverito dtspacdo dei 27 giugno n. 99 (1).

La oonstderaz1i01I1e che il. direttor-e del Ministero Imperiale espresse suilila mail11canza di un accordo genera,Je sul Codice che vevrebbe adottato mi sembrò dover figurare in linea secondaria; la ,prindpale obiezione messa avantli fu quella delle gelosie che 1a quistione deLla 'rifol'ma giudiziaria a,,pplicata in Egitto creava a Costantinopoli, e mi sforzai di confutare tale proposizione coll'insistere sulla natura a1pertamente conciliatrice del passo al quale il R. Governo deSiiderava che la Russia si associasse; tentai inoltre di dimostrargli, tenendo appunto conto della sua obiezione, il vantaggio di agire a Costantinopoli durante la presenza del Khédi:ve in quella capitale. Ebbi cura di conformarmi alle iSitJruzioni rke:vute, ma non mi riuscì a mio :rdncr-escimento, di raggiungere lo scopo (2) che mi proponevo.

NeLla speranm però che il signor di w,estma!Iln potrebbe essere indotto ad ,a!Jtro apprezzamento, in 'seguito ad iiilformazioni attinte a Costantinopoli, ii111tratte!Il!Ili del presente soggetto il viJce direttove del Dilpartimento Asiatico il quale rÌlnliPiazza il signor Stremoukoff durante la sua assenza in congedo. Avendo trovato dn lui disposiziOIIli perSO!Ilatli più coiilfol'mli aJ. desiderio delil'E. V., lo pregai di riparlame col signor di Westmann, ed all'occorrenza mi farò premura di riferire all'E. V. il risruiLtarto di tale pratica.

10

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 199. Therapia, 10 luglio 1872 (per. il 20).

Il sicgnor Costaforu Ministro degli AffatFi Ested di Romania è qui venuto, come V. E. saprà daWla R. Agenl'lia a Bukar-e:st per dare spiegazioni aLla Porta e ai Rappresentanti delle grai111di potenze sulla ben nota questione degli Israeliti.

EgLi si è qui affatioa,to a sostenere che le accuse e le doglianz,e moSISe CO!Il

tro il Governo di Romanta per ~la condotta che se11ba verso gU Israeliti stalbtliti in quel Prilllcipato non hanno alcun fondamento di ragione. Risparmio a V. E.

i motivi che addusse a difesa del Governo Rumeno IÌin. ru:na lunga conversa

zione 'che egli ebbe meco, perché ,rE. V. già li conosce e perché trovansi d'al

troiJJJde tutti coiJJJdensati in nn opuscolo da lui pubbLicato .in tale :scopo e ·tra

smesso a tutte le Agenzie Estere in Bukaa-est.

Egli invocò il mio appoggio e maci:festò la speranza che il Gover~no del

Re meglio informato del vero stato delLe cose avrebbe finito per 11ender giu

stizia alle buone e sdncere intenzioni da cui è animato il Governo Rum,eno

verso i suoi sudditi di religione israelita ed agli sforzi che fa per conciliare il

l01ro benessere con la tranquillità pubblica in ROltnania.

Il signor Costaforu ammetteva che il giuri, nel modo in cui è costituito,

non ha fatto buona prova in Romania, e conveniva che doveva essere pro

fondamente modilicato. Ma il Govermo, che si :propone di introdurre un pro

getto di legge a questo proposito nella prossi.ma sessione deLle Camere, ha

bisogno di essere sostenuto e secondato in questi suoi lodevoli divisamenti dal

le potenze estere.

In qUWJ;to poi alla questione di accordare ai sudditi i:sraeliJti ,j diritti civili

in Romania, il signor CostafOII'U mi dichiarò francamente che nessun Ministe·ro

si attenterebbe .di proporre una legg.e simile al Parlamento, dappoiché un tale

atto sarebbe cagione di seri sconvolgimenti e getterebbe j,l paese nella rivo1u

2lione e neLl'anarchia. Per J.cungo tempo ancora egli ca-ede che il Govermo Ru

meno sa,rà nelila impossibilità di dare su questo punto soddisfazione a1lila pub

bLica opinione ·in Europa.

Dilssi al signor Costaforu che io non avevo ['icevuto da V. E. istruzione di · chiamaère l'attenzione della S. Porta su questo oogomento, della qual cosa egH

fu molito lieto, ma da ciò non dover egli argomentare che H Govermo del Re

s'interessi meno degli aUri alla sorte de' 111Wllerosi israeLiti accasati .in Romania.

Del resto dirò a V. E. che Ja S. Porta non ha mostrato m ta:le questinne

quel calore e quell'interesse che alcune !POtenze da lei si aspettawmo e credo,

<fui :pochi cenni che me ne fece Server Pacha, che siasi limitata a far delle racco

mandazioni e dei consigli di prudenza e di moderazione.

Sarprà ~l'E. V. che la questione deLla moneta è stata definitivamente aggiu

stata. Meno l'effigie del Brdncipe che è stata eldmi.nata, le monete Rumene sa

Tanno quali le stabilì il Parlamento di quel Princ:iJpa,to, cioè ,senza a1oUII1 distin

tivo turco che accenni a dipendenza o VlalSSaililaggio di queLla contrada rilmpetto

la S. Pol1ta.

Il signor. Costaforu ha chiesto [>Ul'anche pel Governo di Romania il diiritto

di conferire decorazioni. Questa domanda non è stata accolta male daWla Porta;

ma finora non è stato p[',ego alcun provvedimento definitivo a tale oggetto.

(l) -Non pubblicato. (2) -In LV 21 il rapporto termina così: • prefissomi da V. E., di ottenere cioè che delle· istruzioni fossero spedite sollecitamente al Rappresentante russo in Costantinopoli nel senso desiderato dal R. Governo •.
11

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1039. Berlino, 12 luglio 1872 (per. il 17).

D'a'P['ès ce qui m'a été dit hier par le Secréta.tre d'Etat, 'le Pcince de Bismarck ne semble pas s'émouvoir du langage tenu récemment pali!' le Pape à

lO

une Société Uttéraire allemande. Le Chancelier fuit parade du p1UJS .g.rand calme' en présence de ces invectives, de ces iinenaces ploo ou moins voilées contre l'Empire d'Allema,gne ou son Gouvernement. Il s'est contenté de fai:re tout haut la· reflexion, que de telles insolences, Grobheiten, retombent sur l'auteur.

Elles n'ont pas moins été tres vivement relevées par la Correspondance Provinciale. • Le voeu de Sa Sainteté, -écl'it cette feuille officieuse, -de voir se détacher la pierre qui broyera 'le p:ied du co1osse, exp1ique bien des choses dans l'Egli:se catholique en Prrusse et en A1lemagne. C'est ·là, ajoute-telle, un av~ement, qu'il s'ag1t dans les questions .ecalésillstiques, n()[l des opinions ou a,gissements d'Evèques isolés, mais d'une ·1utte didgée rpar une· volonté ,unique, •et que par conséquent ila défense ne dO'i.t pas •se tourner contre· des oas isolés, mais envisager toujours l'ensemble du mouvement an.U-nationah.

Dans cette mème allocution, le Saint Père énonçait qu'il avait posé au Prince de Bismarck .différentes demandes, •restées sans réponse, et 1ayant pour but d'obtentr des ex,plkations sur les moti:lis qui avaient induit le cabinet de Ber1in à se faire tout à coup 1le persécuteur de ses sujets cathoiliques, naguère loués pour leur attitude correcte, S. E. M. de Thile déclare que jamais pareilles questions n'ont été adresiSées iJCi, ni directement, ni li[)ar l'entremise du chargé d'Affaires rprès ile Sa1int Siège. M. Stumm après avok Ju le dLscours du Pape, s'était empressé de confirmer le rapport qu'i:l. avait .transmi•s eur sa dernière· audienc.e au Vatican, et il a tdonné il'assurance que, viiS-à-vis de •lui, Sa Sainteté avait hl est vrai manifesté un rprofond mécontentement de la ·con:duite du Cabinet lmpéfi.a,l, maLs s'éta1t abstenu de formuler des demandes.

Il y a là de1ssous un my,stère, qui s'edairera peut-etre un jour. En attendant, la loi votée pax le Parlement contre les Jésuites a reçu la sanction de· il'Empereur, malrgré les effor<ts tentés à Ja dernière heure, par quelques membres de l'mJ>1scO[)at, pour l'en détourner. Il a paru également le décret qui règle l'exécution de cette loi, et J.imilite à 6 mois, au ipLUJS tarld, la dissolution de leurs établissernenrtls. D'autre part, le Ministre des Cuiltes et de l'Lnstruction .puhlique a ordonné, paa.-un rescT1t aux Autorités Provi.nciaJes, de ne plus admettre ni. tolérer des Membres d'une congrégation religieuse, comme jn,s1Jituteurs ou institutri•ces dans les écoles publiques, et de remplacer ceux qui s'y trouvent. maintenant, .aussitot qu'()[l dis.posera d'nn personnel suffisant d'm:stttuteurs laYques. En outre, une circulaire du Mmi:stère de 1a Guerre préscrit que Jes Aumòniers, sous peine de révocation, sont tenUJS de se conformer aux o:rdres de· il'Autocité :militaire.

Les jOUJrna.ux à la dévotion du Gouvernement, de méme que ceux qui représentent la fracti.on catholique dite du centre, continuent une polémique des. p1us im:itantes. La liutte est engagée sur toute la J.i~ne, avec une violence très regrettable pour ceux du modlns qui voudraient amener une .condl:iation. Comme le faiiSait remarquer je ne sais p1us quelle Gazette F.rançaise, les dliSISensions religieuses allant à l'extrème .pourraient un jour devenir le còté fai:ble de !L'AlJemagn.e. Le Calbinet lmpériall doit sans doute vroLler à la défense du bon dToit de l'Etat, mais év.tter de dépa~SSer la juste mesure, en se découvmn.t trop vis-à-vis de ceux qui cherchent le défaut de 'la cuirasse.

Je n'ai plus l'ien appris par M. de Thi!le relativement à certa.ins pourpa.rlers·. s:ur l'év·entuail.ité d'une vacance du Saint Siège (raipport confidentiel n. 1028, du 24 juilln échu) (l) saui J.e détaJil suivam;t. Le nouveau Mindstère Espagnol insiste viv·ement ici, po'Ul" qu'on s'occupe activement de cette question importante. « Mais, disait le Secrétaire d'Etat, ces instanc·es d'nn Cabinet oomposé de radicaux ne devraient ètre acceptées que sous bénéfice d'inventaire •. De Varzin,

M. de Bi:sma•rck n'a .pl!us donné stgne de vie à cet égard.

Sur le mème sujet, il a été fort remarqué ici que la Correspondance ProvinciaLe a reproduit dans son dernier numéro, du 10 j,uiJrlet, rm article d'une feu:ille catho1i.que, die Schlesische Wolkszeitung. Daoo cet article, tout en déolarant que Prie IX, en sa quall.ité de P<l!Pe, était .paria:itement autorjJSé à paa-ler oomme hl l'a fait, cette feuilll.e est d'avis qu'IJ. n'aurait peut-étre pas fOtrlffiuJ.é aussi sa ,pensée, s'Ili. avait été d'origine a11l.emande. EJle déplore que J.e Sadint Père, italien de naissance et de coeur, ne puisse pas se I'endre com;pte a~ec -exac.titude et bienveilll.ance des conwtions de ·l'Allemagne.

12

L'INCARICATO D'AFFARI A BRUXELLES, GERBAIX DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 50. Bruxelles, 12 luglio 1872 (per. il 17).

Ho l'onoire di ringraziare l'E. V. dei va.ri;i documenti d.ilplomatici perv·enuti a questa R. Legazione. Incartamento 4 -V id 5 V -id 6 XV -id 13 VI VII VIII -dd 29 -IV -id 33 II -id 44 II -dd 48 I.

Domenica scol'sa H .partito il!i:berale BeLga si recò in gran numeiro ad Anversa per fa•re una mall1i:festazdone a quelll.a cittadinanza pel trionfo dei ld'berali nelle elezioni comunali. Non entiro in 1particolari su questo a11gomento persuaso •che iJ R. C011150le ne avrà già informato ,l'E. V.

Uno degli organi princ1pali dell'Intem.azdoOOJle nel Belgio pubbliicò la

riso~uzione dell. colll:Si-glio generall.e delil'assooiazione Internazionale 'lavorat011i.

In ta1e documento si stabilisce che non potendosi tenere rm oongresso

generale, come era già stabilito, nè a Pa11igi nè a Magonza .peir procedere

contro l'Internazionale dei Governi Francesi e Tedleschi, tale riunione avrà

luogo .aLl'Aja il 2 settembre prossimo.

Si aggiunge:

Consideirando che le questioni messe alll.'ordine del ·gi011l1o dal Congresso

che doveva tenersi a Magonza li 5 settembre 1870 non 'corrispondono più ai

bisogni attuali dell.l'Inte11nazionaJe; biJSogni p11ofondamenJte attaooati da!i .grandi

eventi ,storici che si sono ·compiuti dopo quell'~poca; che numeirooe sezioni

e federazioni appa·rtenenti a varii paesi ha1nno proposto che H rprossfuno

.congresso si occupi prima di tutto della revisione degli statuti e l'egolamenti

generali; che le persecuzioni a cui l'Internazionailie Sii tirava om esposta in

quasi tutti i .paesi d'Europa g.li impongono 11 dovere di rafforzare •la sua orga

nizzazione: i,l Consiglio Genera:Le riservandosi Ja facoltà di iredtgere più tardi

un pro~amma più esteso mette all'ordine del g.io.mw come questione 1a più importante il discutere al congresso de L'Aja la revisione degli statuti e regoJ.runenti •generaU. Ho creduto che questi particolari potevano, forse, presentare un qualche interesse aLl'E. V.

(l) Cfr. serie II, vol. III, n. 587.

13

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

K R. 154. Madrid, 13 luglio 1872 (per. il 18).

Je viens rendre compte à V. E. d'nne convemation eX~trèmement impor

tante que j'ai eue hier soir avec M. Zo11rilla et dans laquelle il m'a développé

tout son i!)lan de •conduite dans la direction du Gouvernement.

Ma poJ.itique est bien simpl:e, m'a-t-U dit, c·e que je v·eux c'est de rétablir l'ordire, de ramener la tranquiJ.!lité, de sépru:er comtPlètement J.'administration de la politique, et, en établissant sur de soUdes bases J.a l!i:ber:té rpom tous, de maintenir et de consolider la Dynastie. La première des questions ·est de reconstituer J.es Finances; aussi J.e prerrn1er so.iJn du Gouvernement sera-t-il de soumett:I1e aux Cortès les :mesures nécessaires pour atteindre ce but. Si le Gouvernement •est pau~re ·le pays est riche; nous trouverons et l'on nous offre déjà de l'argent à lO %, et avec une ·répartition rplus liJTitel!li.gente des impòts, nous parviendrons à équilibrer le budget. .A,près les Finances, ce .qui doit nous oocuper d'une façon plus pressante c'est de pacifier J.es P!rovi:nces du No11d. Les Carlistes peuvent désormais, il est vrai, ètre considerés -eormne vaincus, mais le Carlisme n'en ·resterailt rpas moins debout et V'ivant .si, irrnritant le funeste exemp1e des Gouvernements .précédents, nous commettions la faute capitale de terminer la campagne par une amnistie géné!rale. Il ne don pomt en ètre ainsi; tous ceux qui ont été pr!is ou seront ·encore pris 1es aTmes à ·la main (et l'on eomrpte que leur nomb!re rpourra bien etre de trois mille) seront envoyés à Cuba et enrégimentés pour combatfu-e les insurgés. Cette mesure, qui :profitem ,a:ux 1ntérets de la patrie, donnern en mème terrnps à refléchir aux habttants des Provinces du Nord qui y penseront à .deux fois avant de se soulever une autre fois. Quant à l'armée, où abondent les éléments alphons1stes si dangereux pour la Dynastie, nous avons déjà ehangé un wand nombre de ses ehe:fs que nous avons renwlacé pa~r des hommes dévoués sur lesquels nous pouvons comrpter. Au surplus, en aboliss:ant, comme c'est notTe projet, ,la conscr.iJrption, à laqueHe nous subs1Jitueron:s le service obligatoire universel, nous modifierons complètement l'esprit et les rtendaillJces de l'armée qui c·essera d'etre :pnl!itique pour devenir e~c1usive

ment nationale.

J'en viens maintenant, m'a dit M. ZO!r!rilla, à un IPOint très déliicat. Je sa1s

que l'on nous accuse d'avoir des compromis avec le parti .républicain. Le fait

n'est pas exact; nous pouvons avoir une communauté de vues et d'idées dans

certaines questions de libertés, mais nous sommes et resterons toujours séparés

·3 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

sur la question du principe monar·chique. Ce que nous voulons, et je vous livre mon secrelt, a d:it en souriant M. Zorrilla, c'est d'attirer à nous toute la :partie saine du parti ré;pubUcain, tels que les Castelar, les Figueras, les Py-Margal et toute l'importante fxaction dont i1s sont les Chefs. Quant à cette fun.este association d'hoon:mes qui se disent Républicains mais ne ·sont en définitive que des pillards et des assassins, nous les frapperons sans misérkorde, et, rpour commencer, nous p;rendlrons les douze plus coupables dans les récents événements de Jérès et nous les ferons exécuter.

Mon unique ambition, a dit en terminant M. Zorrilla, et je vous prie de bien l'aSISIUI"er à votre Gouvernement et au Ro•i d'ItaHe, c'est d'asseoir la Dynastie sur des bases soltdes et populaires; et à ce propos il n'y a pas à s'ocotiper de la résistance et de la bouderie de l'Aristocratie qui viendra d'elle-meme se ran:ger autour du tròne du moment qu'elle verra qu'il est sotLiJde. Cette oeuvr.e, une fois en bonne voie, je me ·retiirerai dans la vie pr1vée croyant avoiir fa1t ai.nsi assez rpour le bonheur de ma patrie.

Tel a été [e langage du Président du C<mseH, qui a pa11lé avec un air de conviction, ·et mème je dois ajouter d'exaltation, très remailèq.uables. Et comme au sujet de ses pll'ojets d'attraction avec les Républicains, j'ai erli devoir lui faire observer que je croyais très difficiLe d'opérer des conversd.ons dans ce camp Jà, 11 m'à répondu qu'H ne •regardait pas ·1a chose camme impossible et qu'[[ étairt d'autant plus réso1u à .J'essayer q.u':iJl savait le parti répuhlica1n profondément divisé .et ayant une tendanc•e p·rononcée à séparer sa cause de c•elle des Communistes et Socialistes avec l:esquels l'on sembla•it vouloir le ·Confondre.

Je la1sse à V. E. le soin de juger si M. Zorrilla, que je crois, du reste, très sincère, ne se latsse pas aller à de trorp grandes illusions. Un aveniir très procha:in :nous fixera bientòt à cet égard, et ·1e nombre des Républica[ns é1us aux Cortès, cormne les pr:emières discussions qui vnnt y avoir 1ieu, en établissant d'une manière très claire la force et les vérirtables tendanc·es républioadnes démontreront d'une façon non moins évidente ole plus ou moins d'exactitude des appréciations d'e M. Zorrilla sur un des points capitaux de sa politique.

14

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

D. 144. Roma, 15 luglio 1872.

Con iJ. mio dispaccio del 27 maggio ult. pas. (l) io L'informai delle comunicaziom fattemi in quei giorni da Sir A. Paget e dal Ministro di ~rancia

circa iJ. testo da adottarsi per un ,protocollo co1lettLvo destinato a regolare in modO definitivo e rstabile la giurisdizione dei consolati esteri nella provincia di Tripoli di Bavberia. Pochi ,giorni dopo io riceveva dall'E. V. un .raworto suLlo stesso oggetto. Ed Ella, facendomi sapere che l'Incaricato d'Affari dd Francia si dimostrava disposto ad .agire di concerto ·con Lei in questa vertenza, mi chiedeva iJStrtUZioni. Le direzioni che le potevano OCCOl'rere m quel momento erano già comprese nel mio dispaccio del 27 maggio, nel q'lllle apertamente Le manifestava H pensiero del Governo itaLiano e la preferenza che questo dava a1l progetto :firancese.

Le ragioni di tale nostra preferenza sono 1e stesse 'che il Governo francese ha .~osto nelle sue tratta·tive con Londra. Ella le troverà espresse in una lettera del signor di Rémusat all'Incaricato d'Affa~ri della Repubblica, lettera di cui ebbi darl signoa:-Fou~nier cortese comunicazione. I due prog€1tti che vanno un1ti a quel documento, :e dci quaLi nel medesimo si ·ra-giona sono quegli stessi ,che V. E. mi trasmetteva a corredo del suo rappol'to de'l 28 maggio.

Dalla fine di maggio in poi ~o non ebbi più alcuna comunicazdone a questo riguardo e siccome la questione, arbbastarrrna importante in se stessa acqudsta anche maggior peso ·agJ.i oochi nostri per rla sua indiretta attinenza con altri. affari di cui Vliivamenrt:e ci preorccupiamo, cosi io bramerei che ELla s'informars:se presso Lood Granville dello stato m cui stanno le cose attualmente facendo uffici presso S. S. perché sia accettato il progetto di protocoiHo proposto dalla Francia.

(l) Cfr. serie II, vol. III, n. 533.

15

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. 399. Roma, 15 luglio 1872.

Dopo 'le ll!1time ·comunicazioni ch'io Le feci medianlte l'invio del carteggio scamWato fra j,l Mimistero e gJ!i uffici all'estero, ciLrca H protocolJlo da fi'I.'Illarsi con noi dalla Bmncia, dali'Inghirlterrra e dalia 'Tiurehia rper risolvere rle difficoltà che nascono nell'esercizio della giJmisdizione consolare a Tripoli, i,l Governo franc,ese mi ha :fatto sottopo'V!1e dal sruo ra1ppreSienta[Jjte in Rctma un progetto proposto-gli 'dail!la Gratn Bretagna, nonché gli emendamenti che il sd.gnor di Rémusat molto sawamente suggeriva d'introdurre nel progetto stesso.

Anche dal si,gnor Paget io ebbi comunicazione del progetto britannico e gli dissi (quando ancora non conoscevo .gJ:i emendamenti della Francia) che a quel progetto noi a'V'remmo sottoscrrdltto •se il Governo francese lo accettava.

Dilppoi ebbi occasione di far sapere a Londra che i:l testo, come era emendato dalla Francia sarebbe da 111JOi preferito. Le comunicazioni di cui Le pado ebbero luogo aJla fine di maggio e siccome da quell'epoca in poi io non ricevetti più nessuna notizia di questo af

fare, così bramerei che Ella se ne imf01'!111ass€ presso iJ si·gnor de Rémusat e me ne ri:llerisse. Accuso ricevuta fino al 1884.

16

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

D. R. P. 4736. Roma, 15 Luglio 1872 (per. il 16).

È a notizia dello scrivente che la Sezione Internazionale di Ginevra, presieduta da Gualino Gioacchino, intende di mandare un suo rappresentante alla Conferenza privata, che si vorTebbe tenere nei prossimo mese o a Modena o a Bologna.

Se ne dà notizia alla E. V. per quelle comunicazioni •che sHmasse di fare. e per quelle informazioni che le fosse dato raccogliere in proposito dal Rap..· presentante il Regno d'Itaoo presso la Repubblica Ellv·etioa (1).

17

IL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4337. Lisbona, 16 Luglio 1872, ore 16,20 (per. ore 20,45)

Je viens de signea:-traité commercia!. LL. MM. revenues hier prOIV"inces; nord acclamées partout.

18

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4339. Costantinopoli, 18 luglio 1872, ore 10,10 (per. ore 13,15).

Sublime Porte approuvera la réfonne judkiaire en Egypte pour ce qui rega,rde l'organisation des tribunaux. Quant aux codes, elle se réserve la fa-·

cwté de ·les examiner; elle consentLI'a que provisodrement on appilique les lois qui sont en vigueur en Egypte. Tous les r€1Présentants étrangers sont d'accord à trouver cet expédient aoceptable. Détails pa·r pooste.

(l) Annotazione marginale: • A Berna il 24 luglio 1872 •·

19

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 21, p. 155)

R. 1056/317. Londra, 18 luglio 1872 (per. il 22).

Ho il'onore dii acousade ricevu,ta del dispaccio 29 giugno p.p. n. 140 S. Politica (1), relativo alle rpOC"emure che V. E. mi incarkò di fare al signor Conte Granville onde, approfittando della dimOOC"a del Kedivè d'Egitto a Costantinopoli, desse all'Ambasciatore br:iltannico .presso la Subilime Porta istrJUzioni nel senso di esercitare un'azione •capace di dso.lvere le ultime difficoltà che ancoil."a si oppongono alla conclusione dell'affare relativo alla rifOOC"ma giudiziaria in Egitto.

In esecuzione del contenuto di questo dispaccio, che mi giunse in rttardo,. feci una visita a L.orr-d Granville nella quale gli esposi il di Lei deSJiderlo, ed i motivi del medesimo, in conformità del prelodato dispaccio.

lil siJgnocr:-Collllte mi rispose che l'Inghilterra aveva per la SJUa parte sec:ondata questa rifoiriiiNl, e che l'appoggiava; che anche la Turchia aveva ammes,so· il principio e solo aveva fa.tto notar·e che, ooourpandOISIÌ essa di un Codice giudiziamo per tutto l'Lmpero, il quale sall"ebbe stato compiuto fra sei mesi, era. il caso che si attendesse la rpu;bblicazione del medesimo anziché occuparsi di farne uno apposito per l'Egitto. La ~rancia aveva fatto osservare che ciò av·r~bbe avuto per effetto di sottrarre alla ingerenza delle Potenze europee· la riforma della legislazione giudiziaria in Egitto. L'Inghilterra pensava che le c1rcostanze i:n Turchia avessero di moLto can.giato prunciJpalmente dopo la gu&ra di Crimea, e che non fosse più il' caso di j,romjschiarsi cosi frequentemente come per lo passato nelile cose interne di quell'Lmpero. L'InghiJsterra certamente aVOC"ebbe sowegliato aociooché nella nuova legislazione non si stabilissero disposizioni contrade o di:struttive di ciò che esiste ora nell'interesse· delle nazioni europee. Però egli credeva di dovere ora limitare a ciò la sua azione.

Io non credetti opportuno di replicare a questa cisposta che, pei motivi a cui era appoggiata, andava ail di là del soggetto della mia comunicaZIÌone, onde non dove!f entrare nel merito di altro ben più importante soggetto, e· per non trova,rmi nell!:a necessttà di esprimere apprezzamenti e giudizi che io· non ell"a autorizzato a ma:nifestarre, e che avrebbero portato la convel"sazione· all'infuori del soggetto nel prelodato di Lei dispaccio indicato.

l T

(l) Non pubblicato.

20

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4342. Therapia, 19 Luglio 1872, ore 11,10 (per. ore 13,15).

J'ad Cla saMsfaction d'informer V. E. que la Sublime Porte a consenti à ce qu'on applique provisoirement dès à présent en Egypte le nouveau recuetl des lois tel que la comrndssion inte:rmationaJe ll.'a proposé. LI serai.t fort à désirer que V. E. règle au pCLutot a·vec Jes autlres Gouvemements Jes trois questions sécOIUdadres relatives au nombre des juges à la cour de révision et à l'application du oode pénal, questions aux queiJes la Porte ne s'intéressè nullement, et que Vice Roi désilrerait voir ll"églées pendant :son séjour ici, si cela était possible.

21

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, R. DE MARTINO

T. 1873. Roma, 19 Luglio 1872, ore 21,20.

Veui1lez etre au,près du Roi l'interprète de ll.'émotion :profonde éprouvée par .le rpays tout entier à la nouvelll.e de l'attentat didgé contre LL. MM. Tenez moi au. CQUiraiillt des nouvelJes que vous potwrez avoilr.

22

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. R. 4800. Roma, 19 Luglio 1872 (per. il 20).

Le sono tenuto della cortese comunicazione circa li Congresso dell'Internazionale, ·che si vuoi tenere a L'Aja.

Da Ginewa è cominciato un movimento di protesta contro questa riJSoluzione, ·che 1si pretende presa dal Comitato Londinese, allo scopo dii render difficHe alla più parrte dei raJppresentanti de1Jle altre nazioni 'l'·1nter\renirvi, e conservare così la sua supremazia.

Questa ilnvero sembra da più tempo ilncom:inci a pericola·re, e come ho avuto oooasione di accennar·e quall.che volta aolll.a E. V., pr.esso .gli adepti a queolll.'Associazione in Italia è già scapttata d'assai, ed è in arppa.renza tollerata per ragione di qualche missiva che percepi-scono da'l Comitato.

Il Jacoby di Ginewa ha ecdtato quallche suo cOIU"'ÌSipondente in Italia a protestall'e vivamente ·contro il p~oposto ·con~esso a L'Aja, e qualche giornale italiano, coone la Favilla di Mantova, ha già secondato taJi iJStanze.

s~ei asooii obbligato all'E. V. se [peT mezzo del R. rappresentante a L'Aja, volesse proourarmi a suo ,tempo dliligenti ~nfomla.Ziiond. SUJN'esito di tale congresso, ,e in ispecie sulla .parte che vi prendessero i rappresentanti itaiHani, e sui tentativi diretti ad impedi:re la scissura che minaccia q·uell' Assoc.iaZJione (l).

23

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, R. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 157. Madrid, 19 luglio 1872 (per. il 24).

Socivo alla E. V. con l'animo turbato per il nefando tentativo d'assassinio dal quale riuscirono miracolosamente sa[vi il Re e la Regina di Spagna, e mi affretto di riferkLe tutti quei ~,ggua1gH che hanno potuto essere finora conosciuti.

L1 Re (l"icevette avviso da,l Presidente del Consi,glio i.éri sera, 'in ~sull'imbrunire, 'che il Governo aveva motivi per sospetta,re che si vole•sse quella notte istessa attentare aila Sua vita; ma Sua Maestà, con quel coraggio indomito ~che le rpersone ·che l'amano vorrebbel1o f011Se 'V'eder tempernto da maggior ~denza, l'ispose non voLer c1urarsi di queLl'avviso, né mutare i<l suo proposito di (pa!SISare alcune oce m un giardmo pubblico, detto del « Buen Retiro »; e la Regtina, informata del messag,gio, si decise ad accompagnare !l'Augusto Suo Sposo.

Fra le 11 e mezzanotte, tomando a Palazzo, e nella strada • Arenal •, che sbocca su di una piazza che è quasi contigua a quella del Pa,Lazzo, uomini situati a •corte distlll!liZe gli uni ld:agli altri, ricevono la Carrozza Reale con replicate scariche di tromboni e J"eV!Olv~s. Al ,primo colpo di fuoco, il Re si a,lza dicendo: « Ci siamo »; ma J.'Aiutante ·di Campo, Br1ga.diere Burgos, ~ che stava dirimPetto i SoV!Mni. neLla ca11rozza ~, animosamente respinge Sua Maestà a sedere quando già scoppiarvano gld. altri ~coJipi. Ogni pa~ticolare, che Sua Maestà si è de~ta ~a·l'I!li, rprova come gli assassini abbiano ~adoperato tutti i mezzi che così fata,lmente riuscirono contro del Genera•le Pr.im. Difatti una vettura pubblica tentò attraversarsi né riuscì a fermare la Carrozza Reale se non grazie alLa presenza 'di sp1rito e alla eneTgia del cocchiere Rea,le che gi,ttò abbasso dalla Sei1Pe l'altro cocchiere, mentre le ruote delle due carrozze sendosi incagliate assieme, ila car[l"ozza del Re trascinò l'altra carrozza fin sulla piazza del Palazzo, sferzando il cocchiere e i ~opr.i e H cavano dehla cittadina.

Che Sua Maestà sia rimasta iLlesa ~lo si deve all'atto deJtl'a,iJutante dì Campo, quando i,l Re, coll'alzarsi, fece del Cor:po come un bersaglio; ,ma tutte

19'

le palle sendo andate a ferire uno dei cavaùJ.i, il Re crede che quelle scariche avessero per intento di uccidere prima i ·cavalli, e che, fermata la cavrozza, gli assass1ni si sarebbero avventati aJlora coi revolvers e i pugnaili sulle Mae13tà Loro per assicucrare, in siffatta guisa ·la riuscita dello esoorabi'le intento. Sia questa la mig11or versione o che ,gLi assassini appuntassero i cavalli facendo assegnamento sulla velocità con ,Ja quale ,passava la ca11rozza perché i colpi ferisswo i Princilpi, sembra incredibile che quelle vite rpreziose abbiano potuto salvacrsi.

H numero degli assassini non è bene conosciuto; chi li annovera ad otto, e chi a sedic,i. Le guaroie di pubblica sicurezza, che accorsero subito, uccisero l'uomo che pel .primo sparò il trombone; e una ·lotta accanita s'impegnò f·ra le gua11die e ·gli assassini, ch'ebbe per risultato: due .guardie ferite, due aSJSassini :fieriti ma che poterono fuggire e ·tr·e a1td a·rrestatd. Fino a~l momento in oui scrivo, ~le Autorttà hanno fatto ventisei imprigionamenti, e mi si afferma che ~la sentenza di morte è già pronunciata per uno di essi.

L'indignazione nella città è generale, l'energia con la quale il Governo procede è app11ov~ata ed applauruta. .LI Re, che è uscito a piedi questa mattina per .tempo, è stato accolto con applausi ed ovazioni. Questa sera una grande manifestazione popolare si recherà sotto ai balconi di palazw.

Ma -chi condusse la mano di quei skari, ohi meditò e concevtò l'attentato è tuttora nn mistero, che, g1ova sperare, sarà scoverto, poiché la giustizia ha in suo potere alcuni degli autori più diretti del crimine. Taluni l'attribuiscono ai Mon.tpensieristi e Alfonsini, altri ai Repubblicani esaUati e ai Socialisti; ma og;ni conjettucra sarebbe azzaTda.ta ed imprudente.

Il coraggio del Re, 1a serenità d'animo del:la Regina che spiegò la Sua emozione d1cendo quanto era felice di essere stata in quel momento accanto al Re e aver ,diviso il Suo pericolo, sono oggi l'a·rgomento di tutti i discorsi e l'oggetto della universale ammirazione.

(l) Annotazione marginale del documento • A L'Aja 24 luglio 1872 •·

24

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

D. 122. Roma, 20 luglio 1872.

Le insistenti domande, comunicatemi da V. S. ed a Lei pervenute da1le più coSIPicue nostre colonie del Levante per indurre 11 Governo itailiano a firmare l'atto che deve aver per effetto di assicu11are ai nostri concittadini il diritto di rpossedere stabili nel territorio Ottomano, m'induC'Oi11o ad acconsentire che V. S., di concerto con H Generale Ignatieff proceda alla sottoscrizione del protocollo in quistione.

A questa facoltà ch'io le faccio, pongo però tre condizioni. Anzitutto, dail. momento che :fiu soLlevata Ja qui:stione dell'uguagHanza delle testimonianze da prestarsi m giudizio da Musulmani e da Oristiani, Ella ben

intende che iJ. Governo dd S. M. non .possa staTsene contento delle dichiarazioni della Porta, tanto più che queste sono in opposizione diretta con •i solenni impegni assunti daila Turchia nel 1856 e rpiù SJpecialmente coll'articolo 9" del!l'hatti humayoum del 18 febbraio di quell'anno, nel quale, parlandosi dei giudizi civili e penali, si legge: «1es patrties seront mises en pTésence et rproduiront leurs témoins, dont les d~ositions seront ·Teçues indistinctement sous un serment preté selon la loi creligLieuse de chaque culLte ». Io desidero dunque che pr:ima di firmare il .protocollo, Ella dia .corso a ciò che (come iJ. 30 marzo io Le scriveva) (l) si sarebbe potuto rsostituire alla obbligazione bilaterale che la Turchia non vuol prendere per assicurare l'uguaglianza deUe testimonianze davanti i suoi tribunaJ.i. Io •le scriveva afJ.ora che in difetto di tale obbHgazione, noi potremmo dichiarare, al momento del·la fi,rma del protocollo, che l'Italia ·consideverà sempre come un diniego di .giurstizia qualunque differEmZa che· si vorrà stabilire fra J.e testimonianze in l"'agione della nazionalità o delJ.a religione del testimonio. Il diritto d'intervenire in via dipJ.omartica c<mtro i dinieghi di giustizia non ha bisogno di essere né stipulato, né riservato. Tale· diTitto esiste non solamente in Tm-chia, ma in tutti i paesi.

La seconda condizione ch'io fac.cio è questa.

La Porta Ottomana rifiuta assoLutamente di ammettere la giurisdizione consolare •per qualunque caso di trasmissione de!J.a proprietà. Io desidero che Ehla insista nuovamente acciocché sia fatta allo straniero, per i beni stabili da lui posseduti in Turehia, una concessione anaJ.oga a quella che la Sublime Porta ha riconosciuto nel citato hatti humayoum per i suoli sudditi non Musu1mani. Nell'art. 10° di quell'atto si legge: « Les procès civil:s spéciall.lX, comme ceux de SUJCCessions ou autres de ce .gem:-·e, entre les sujets d'un meme rite chrétien ou autre non musulman, rpour.ront, à leurr demande, etre envoyés par devarnt les conseHs des .patriarches ou des communautés ». La citazione di quest'articolo awà almeno per effetto di dimostrare alla Sublime Poa:ta che nella domanda :che noi le facciamo di .conservaTe la giurisdizione consolare per ile cause relative alJ.e successioni dei beni immobili, nulla vi ha di eccessivo, d'i insolito, d'inconciliabile con le istituzioni della Turchia. Noi ci accontentiamo che si ·dica che J.e •cause speciali, come queile di successione e simili fra stranieri .potranno di •comune accordo delle rpa.rti essere poctate davanti i tribunali consolari conformemente alle norme che attuailmente ne regolano la competenza. Ci sembra che il rifiuto deLla Porta di concedere argli stranieri una fadHtà .già fatta a tutti ·i suoi sudditi non Musulmani, non sarebbe giustificabile.

Finalmente J.a terza condizione che io metto ar11a fir·ma del .protocoLlo rigual"'da Ja situazione in cui si trovano attua·lmente i possessori stranieri degli edifizi dedicati al culto. Per tutto ciò che conceme il poSISesso, la prop:r:ietà ed il riSJpetto di quegli edifizì, Ja Turchia ha sempre ammesso la protezione deli conso1a:ti esteri. Se, per esempio, la prOipni.età di un fondo destinato al cuilto, e come tale posseduto dai missiona!Tii itailiani, dovesse diyentatre oggetto di corntestazione davanti i tribunali, noi intendiamo che l'Italia possa esereitare· quello stesso dliritto, di cui è stata sinora in possesso, di intervenire a proteg

gere quei religiosi anche IÌJn ciò che riguarda 1a proprietà degli edifizi sacri. Se dispiacesse alla Turchia di iilJSerire una clausola speciale che contenga questa eccezione, noi non ilnsi:steremo perché 'la medesima figuri nel protocolilo, ma una dichiarazione esplicita e fOII'IIIlale dovrà in ogni caso esser fatta da parte nostra che noi intendiamo riservarci tutti i diritti che, in v1sta di un alto interesse, i GOIVerni esteri hatrl[lO sempre esercitato conservando la iloro protezione speciale at1le ,chiese e stabilimenti dedicati al culto: quando 'Sono proprietà o possesso di individui o corporazioni straniere.

Io mi Lusingo che ponendo ile questioni sovra mentOIVate sotto questo nuovo aspetto, Ella possa trovare maglgiore arrendevolezza nei Ministri Ottomani.

SUJlila seconda condizione 'sempre che sia dimostJra,ta l'impossihiUtà di ottenere l'adesione deLLa TW"CMa a11,a nostra domanda, io l'autorizzo a 1Jransigere. Non così sulla :prima e SU<!La terza condizione che possono ottenexsi al dgore anche medi,ante semplici dichiarazioni da trasmettersi alla Porta nell'atto che si firma H protocollo. La Turchm non può infatti pretendere d'impedirci di dichia:mre a quaWi. diritti noi non intendiamo rmrmziare. ALtra cosa sarebbe se si trattasse di affermare l'esistenza di diritti nuovi finora non riconosciuti né ammessi dalila ':Dlwchia, ma quando noi dichial"iamo di non voler rinunciare ai!. diritto fin qrui e:seroitato iiil favore deLle chiese ,e stabhliment.i ecclesiastici dJta,Liani, e di voler vegliare alll'arpplicazione del prin:oipio d'uguagiUanza nelle testimonianze dei Cristiani, pri:nc:ilpio che formò l'oggetto dd una solenne 'promessa deLLa TW"Chia, noi non ci :liaccia,mo innanzi con pretese nnove; epperoiò non sortiamo da un amgomento che possa essere oggetto di una dichiarazione fol"male da parte nostra.

Io desidero quanto V. S. di terminare questo affare il più prontamente possibile. Ma non vorrei che ~'acquisto di vantaggi ohe potrebbero essere molto ipotetici, ci dovesse costrure il.'ail.ienazione di dtmtti di cui siarno attualmente m possesso. A gUJaJrentire le colonie nostre dai danni che accomparglnerebbero un trQIW)o rnpido procedere nella via delle concessioni deve spiegarsi l'azione prudente del GOIVerno ita,Liano.

(l) Cfr. serie II, vol. III, n. 429.

25

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1891. Parigi, 20 luglio 1872 (per. il 23).

Rispondendo al dispacc.io di Serie PoHtica n. 106 che V. E. mi fece l'onore di dirigermi 1,1 15 cor!'ente (1), mi pregio d'>infOiill.lWla che ho .pol"tato ieri. a notizia ,di S. E. il signor de Rémusat il contenuto del dispaocio stesso, il"eLativo al progetto di rprotocollo destinato a ,vegolare la giurisdizione consolare a 'Dripoli.

I,l signor de Rémusat mi disse a questo 'pr01posito che il Governo britannico gli aveva fatto sape11e che per parte srua aderiva a.glli emendamenti proposti daUa Francia a detto ,protoco1lo. SuUe mie istanze, H signor de Rémusat rpro:mi:se d'invia•re le opportune istruzioni all'Ambasciatore di Francia a Londra,

perché si procedesse finalmente alla firma di quel dOICUil1ento sulla cui redazione erano oramai caduti d'accoroo i tre Gover111i più specialmente interessati d'Italia, di Fronda e d'Inghilterra.

(l) Cfr. n. 15.

26

IL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VLSCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE R. S. N. Lisbona, 21 luglio 1872 (per. il 3 agosto).

In 'seguito dehl'importante incarico affidatomi verbalmente a Roma da

V. E. e ronfermarto rposcia con istruzioni dettagliate nell dispaccio n., 66 (<COnfidenziale) del 10 maggio ultimo (1), ed annessa memoria riservarta, già ebbi l'onore di ,trasmettere al R. Govemo, mediante i m~ei telegrammi dei 20 (2), 22 (3) e 23 (2) .giugno e successivi annessi ai miei dispacci !pOlitici n. 175 e 177 ( 4), rHevanti inlfonnazioni qui ·rkevute cil'ca il futuro conclave e la futura ele:zlione Papale, non tche di fare nota [',accoglienza -grandemente fuvorevole con cui furono lflioevute dal Govemo portoghese ed in ~ial modlo da questo Ministro degli Affari Esteri tle nostre ouvertures Romane da esso stesso provocate 'Col linguaggio tenutomi 1per Io addietro e di 1cui mi feci un dovere di. rendere esattamente infcmmato V. E. ·con i miei precedenti rapporti.

Come toompilemento di informazioni che fanno seguito alla serie dei dispacci non numerati, in ,proposito mi pregio ora di aggiungere le seguenti che affiderò ail. prossimo tcOTTiere di Gabinetto.

Memorie I,stodohe e Documenti D~plomatki esistono al Ministero degli Affari Esteri Portoghese di grande importanza ed attualità relativamente alla questione che 1preoc,cupa ora il Mondo Cattolico, quella della elezione del futuro

Pontefice.

S. E. il Signor de Andrade Corvo mi disse che tali memorie e tali documenti concernenti -l'elezione di Pio VI hanno ,grandissima analogia con lo stato presente e possono servire di utile precedente per un accordo tra Governi più interessati non che di base 'per la 'loro azione ·comune e legittima influenza nella futura ele:l)ione Pontifi,cale.

Disse S. E. avere l'elezione di Pio VI wrande analogia ,con lo rStato ,presente pel"lché dopo la mol'te di Clemente XIV (Ganganelli) nel di cui Pontificato .fu abo'l:ito, colla nata famosa bolla, l'ol"1d1ne dei Gesuiti, l'elezione del suo successore era importantitssima anche dal lato politico ·ed H Sacro Colil.egio diviso in due parli:ti, quelil.a dei zeLanti che ambivano i'l r1stabhlimento dell'ordine abolito e quindi un Papa a Joro grato ed H partito delil.a Corona deciso ad OIPIPOI"ISÌ potendo od almeno a neutrarli,zzare l'a·ccordo e \l'azione dei loro.

avvel'sari.

(2J Non pubblicato.

D1sse hl Ministro essere i docUllllenti Portoghesi Wl uthle precedente perché tre Potenze avendo diriJtto di veto, ·illlteressate allora come in o~gi ad nna elezione libera,le e non olerkale fecero anzi tutto 'Wl accordo preventivo tra esse ed esercitarono poscia Wl'azione .comune e sitnultanea nel conclave, Ja quale se non ebbe vittor.ia 'Completa nel fare eleggere hl miglior candidato riuscì pur sempre ad eliminare queLli del partito zeLante oltramontarno. In questo ac·cordo preventivo e SUJocessiva azione comune prese .gran parte il Governo Portoghese ed ;iJl ,suo primo Milllistro, Marchese di Pombal, chiamato poi sempre tradizionalmente nel paese il Gran Pombal, redigendo perfino Egli stesso istruzioni che furono accettate daLle ,tre Potenze concol'di e trasmesse ai loro Ambasciatori a Roma di Francia, Spagna e Portogahlo, le quali furono poi rawresentate nel Conclave dai Cardinali Bernis per la Francia, 011sini per la Spagna e Conti pel PortogaLlo. L'Austria non partecipò a tale aOCOl'do preventivo nè ·concorse 'con ila sua azione a Roma con quella delle tre Potenze precitate.

]l signor de Andrade Corvo .crede '•che eguale accol'do ed uguale azione poSISa e debba ora effettuarsi non solo ·tra i Govemi aventi diritto di veto e probabilmente già concordi in massima, quali la Spagna, il Portogaillo e l'Austria, onde >Scongiurare ,hl peri,co,lo di una elezione precipitata e •contro le regole tradizionali, come sembra volerlo il parttto oltramontano, ma pUl'allJche con Governi altamente interessati 'come tutti, cioè t',Itwia e la Germania, ad una buona elezione Pontillcale. Pare a S. E. che il concorso dell'Impero Germanico se non diretto a1lmeno indiretto ma ,pure mo1to efficace debba essere assicurato a1l'a,ccol'do preventivo delle Potenze ;cattoli<che dopo la legge testé votata dal Reilschtag ·con>tro J.'o<rdine dei Gesuiti e loro affiliati e la polittca adottata da quel Governo circa i 'suoi recenti rapporti con Roma, polittca manifestamente a'ccentuata dopo che il Nord Deutsche AHgemeine Zeitung, il quale credesi notoriamente :l'organo rpersonaile del Prilncipe di Bisma'I'ck, pubb11cò di recente un al'ticolo nel qua:l.e Roma viene indicata, • come H vero

• -'centro del'l'agitazione religiosa Germanica ,per cui H Governo Imper,iale si • -trova irn pr,esenza di una 'lotta unwersa,le 'condotta 'con unità ed alla qua,le è • -d'uopo prepara11si rnon per la Tepressione di fatti ·isolati ma ,rper un'aZJione • -generale contro iJ. movimen.to antinaziona11e dell'oltramontanismo •.

T·ale articolo è tutto nn programma e contiene precisamente ed espHcitamente le idee del Ministro Portoghese per un acco11do preventivo e per una azione ·comune.

Relativamente alla F1rancia il ,signor de Aindrade Corvo ignora completamente 1le idee. del 1Sigrnor Thiel's e del ·suo Governo, ma sembragli che dopo la recente ,separazione politica del Presidente 'con ila Destra dell'Assemblea la politica francese dowebbe essere rpiù liberale nella quistione Romana.

Quanto all'Italia, anche senza le comunicaZJ1oni preventive e •confidenziali ·del Governo del Re, S. E. è convinto del nostro ,supremo interesse pe<r la futura elezione del successore di Pio IX. Anche per tutto dl mondo Cattolico questo interesse è supremo da1l lato ,religioso poiché, 'soggiunsemi H Ministro, una elezione o1tramontana potrebbe produrre perturbazioni e dissernzioni ben altrimenti gravi di quelle ·che in questi ultimi tempi già deplora altamente la •coscienza universale.

(l) -Cfr. serie II, vol. III, n. 513. (3) -Cfr. serie Il, vol. III, n. 577. (4) -Non pubblicati.
27

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Parigi, 21 luglio 1872.

n corriere Longo mi recò giovedì 'scorso la vostra lettera partiJColare del 15 'Corr. (1). Nella sera deLlo •stesso giorno ho vilsto i>l 'signor Thiei!'s e J.'indo

•mani iJ. siignor de Rémusat. Mlo 'scopo di dspondervi adeguatamente, mi occOi!'reva sa[pere se il Govei!'llo :tìrancese avesse avuto cornunkazione ufficiale della lettera del PaJpa al Cardinale Antonelli, e se, e .come ave•sse risposto -se l'Alustria avesse fatto fare a Parigi quailiohe entratura sUJlia questione delle

· corpOi!'azioni i!'eligiose a Roma nel senso del !Linguaggio tenuto da Anckassy a Robtlant -se finalmente, il Govei!'Do :lirancese si fosse già preoccupato del.1'eventuaUtà di un futUi!'o conclave. Dopo aver tastato ;pi!'Uidentemente il terreno, vi eSIPOngo ora la mia tmpi!'essione.

Il signor Thiers esclusivamente .preoC'cUJpato dclla situa2lione politka interna del suo Govexno l'impetto ai iPartihl che ISi agitano dentro e fuori dell'Assemblea, .più ,specia1mente pi!'eooclllpato del progetto di imposta suhl.e materie prime 1che vuol far adottai!'e ·ad ogni costo, non presta ·gi!'ande attenzione (almeno per ora) aUe questioni di politica estera e parlioolarmente a quelle che formano l'oggetto della vostra lettera. Già da ,qualche tempo, il Presidente deLla RepubbHca mi parla :nel 'senso il più benevolo dell'Ltalia e ·del 'suo Governo, e mi assiCUi!'a che nuUa è più lontano daLle sue intenzioni 'Che ·crearei imba•razzi a proposito della questione religiosa, o per meglio dire deLla questione pontificia, pur raccomandando ·di usare verso n Papa di ogni rilguardo e di ogni condiSJCendenza. Ma d'alti!'o lato, egli ci chiede di far qualche cosa nel senso dell'·appUcazione del •SUO progetto sUille materie prime. Ora che n progetto è aidottato, in principio, dall'Alssemblea dobbiamo aspettai!'ci da lui proposte ,confmmi al progetto stesso. Chiamo fin d'ora su dò la vostra attenzione. Avete visto dai miei dispacci ·che ,finora non ho lasciato al Governo francese nessuna illusione ,suhl'interpretazione da noi data all'artiJColo del rtratta·to :liralllJco-itaHalllo che si riferLsce ai dmitti 'cosi detti compensatori. Ma, mai1g,rado le nostre dichiarazioni ufficiali, H 'signor Thiers non si terrà per vinto, e verrà di nuovo a11a !l1tscossa, arrnnato della legge che 'Sta votandosi dall'Assemblea. Ald ogni modo posso rils;pondervi, ;per ora, d'un'attitudine benevola, o almeno indifferente del signor Thiws verso le questioni di cui vi preoccupate con ragione.

Il signor de Rému:sat, s;pLrito più filosofi,co, meno toccato dalle attualità praltLche, e 1posto in più necessario :contatto col Nunzio ApostoHco, ha dovuto non dirò ,già preoccuparsi delle questioni .predette ma in cer.ta guisa assaggiarle.

La lettera del Papa al Cardinale Antonelili fu comunicata, non so in quale forma, a11'Ambasciata di Francia in Roma, il Nunzio non ebbe intenzione di

comunicarla qui. Anzi, sembra che H Nunzio non approvasse ~nteramente nè· ~l ·contenuto nè la forma insolita di quel documento, essendo questo H primo esempio, a quanto pare, di una Jettera rpolit1ca diretta da'l Pontefi,ce ai suo Principale Ministro. Ignoro se il :signor de Rémusat abbia fatto una ri.:spoota scri,tta a questa •comuni•cazione. E' probabile rche, nella sua corrispondenza coll'Ambasc1ata francese a Roma, egli ne arbbia parlato, come ne parlò ve~r~balmente col Nunzio. Ma non credo che sia stata fatta una risposta ufficiaJe adeguata, e dubito che sia stata domanda•ta. Del resto, i,l linguaggio tenuto a me dal .sirgnor de Réanusat è tale che, se quella ·riSIPOsta eststesse, essa non contenterebbe per avventura la Corte di Roma. Sopra un solo punto M. de Rémusat dà mgione, fino ad un certo limite alla lettera pontificia, doè sull'assoluzione data dai .giurati romani ag1i uccisori del gendarme pontificio. Tuttavia, il ,signor de Rémusat si astenne .dal muovere accusa su questo al Governo· del Re. Egli mi espresse iJ rsuo •rammarico del'Ia cosa, facendo voti .perché in avvenh-e un giudizio appassionato ed ingiusto non metta a 'Perig1io un'istituzione ch'egli giustamente considera come uno dei più sailutari frutti dell'odierna civiltà, e ·come una sostanziale 'condizione di ogni libero governo.

Sulla questione delle corporazioni re1igioS€, non credo sia stata fatta nessuna entrratur:a presso il signor de J{émusat dal Conte AJppony. Se pure il Conte Andrassy non ha pa!l'lato a Vienna coLl'Ambasciatore di Fll:'ancia (il che non so), ad ogni modo il ISii·gnor de Rémusat non mi è sembrato in nessuna guisa preoccupato di tale questione. Ne'l d1cembre scorso, al mio ·rttorno da Roma, io avevo esposto al signor de Rémusat le iidee ,generali che ;prevalevano nello spirito del Govelrilo del Re intomo ad essa. Il signor de Rémusat non mi fecein a'l·lora al-cuna importante obbiezione. Non credo 'che le ·sue intenzioni siano cambiate d'alloca in poi. Lrn fondo, il .signor de Rémusat non può non approvare !le nostre idee, sostanzialmente moderate. Inolrtre, sia il 'Si,gnor Thierrs, sia il Rémusat, hanno un ~concetto troppo chiaro delle esigenze parlamentari, per non rendersi un conto esatto della nostra situazione in questa questione. Io spero che, se l'Austria non vi·ene a ,spingere i'l Governo franceS€ in altra via (finora, ho ragione di •credere che non l'ha fatto), e se, nella futura sessione, l'Assembiea Nazionale 'si mostrerà, com'è ragionevole, egualmente prudente che in questa non averemo a temere ·che la F·rancia d susciti imbarazzi seri a proposi.to deLle •co!'porazioni reHgiose, ammesso che le idee moderate del Governo· del Re non siano respinte dal Parlamento.

Nemmeno l'·eventuaJità che può sembra.re non :lontana, di un conclave, ebbe potere di attirare finora l'attenzione del Governo francese in un modo· s•peciale. Il .signor de Rémusat ne I"agionò meco, ·come si dice, accademicamente. Eisso pensa, 'COme pensiamo noi, che sa,rebbe desiderabi'le ·che H conclave si teng.a a Roma, nel modo nel tempo e nella fo!'ma ·che l'uso ·e i célilloni hanno consacrato, e che si elegga un Papa di indole moderata e conciliante. Conversando con me, il .siJgnorr de Rémusat eSIPI"esse il dubbio che, nelle mutate condizioni dei Govevni 'cattolici e del•la Chiesa romana, si possa fare uso del veto. Eigli è inclinato a credere ·che sarebbe più ragionevole l'astensione. Una iSOla ·cosa sembra preoccupa["e alquanto l'animo 'suo, ed è la possibilità che· il Governo germani·co voglia intromettevsi fuor di ["agione neH'el·ezione del: nuovo Pontefice.

Eccovi la situazione qual ,io la vedo, in ordine a questi d~Vel'Si .punti. Essa

. non è cattiva, qui. È anzi mtgliore di quanto fosse lecito sperare aLcuni mesi or sono. Non credo •che abbia a mutarsi, aLmeno per tre o quattro mesi. L'Assemblea si 1prorogherà ai ·pvimi di agosto, e non si riunirà che tre mesi dopo. F1no a novembre (se non sopraggiungono incidenti impensati) le cose •resteranno neliJ.o stato presente. Dopo, vedremo. lllltanto, badiamo a Vienna. E' importante ~Cihe di là non vengano eccitazioni inoppo11tune. Un'a,ltra cosa a cui conviene asso1uta,mente pensaTe, 1si è di ·studiare seriamente se ci è possibile di dare qua,Iche soddisfazione al signor Thiers r.ispetto alle proposte ·Che ci farà suH'i:mposta deNe materie grezze. Egli mi disse con molta insi,stenza che non ci domanderà gran cosa, ma rpur qualche cosa domanderà.

(l) Non pubblicata.

28

IL MINLSTRO AD ATENE, Ml!GLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4350. Atene, 22 luglio 1872, ore 18,20 (per. ore 21,15).

On m'assure que la chute du Catbi:net Bu!ligari:s est due à la rpression exereée par Joa Léga<tion russe à Constantinople ISUr le Roi, en vue de la question bulgare. Je répondrai à votre télégramme apl"lès avoLI conféré avec Deli:georg·is.

29

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, R. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4351. Madrid, 22 luglio 1872, ore 14 (per. ore 21,20).

J'apprends que le COllllte de Barrai se rendra incessamment dans la haute Italie pOU!l" y rencontrer S. M. Je Roi.

30

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. 400. Roma, 22 luglio 1872.

Il giornale l'Univers •riproduce nel suo numero del 17 luglio, fa<cendolo precedere dalle sue osse:rvazioni, un articolo del Journal de Seine et Oise contenente le più abbiette ingiurie 'Contro S. M. tl Re ed il suo Govemo.

Non le segnalo tal.e artkolo pel"lché mi 1sembra il caso di dijparti:rsi in {!Uesta congiuntura dal nostro costante proposito di sdegna·re simili volgadtà, ma solo pel'ché, prevedendo il giorno in cui abbiano a rinnovarsi per par·te del signor de Rémusat eventuali osservazioni cixca il linguaggio della stampa italiana verso la Francia, è utile che la S. V., tenga presente, fra gli altri, l'esempio signifi,cante di un arti·colo come quello cui alludo, il quale non solo· è stampato in Versailles sotto Ja immediata sorveglianza del Govea:no centrale, ma che ha dovuto necessariamente cadere sotto gli occhi dell'autorità giudiziaria in esso menzionata, e ciò senza dar luogo alla menoma osservazione per paTte di coloro cui spettava.

31

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL REGGENTE L'AGENZIA E CONSOLATO GENERALE AD ALESSANDRIA D'EGITTO, SEGRE

D. 70. Roma, 22 luglio 1872.

Ho ricevuto regolarmente il ravporto di V. S. in data 5 corrente (l) relativo a1la protezione della ·comunità israelit1ca.

Una quistione péreliminare mi si affaccia cons1derando questo affare e la proposta contenuta nel precitato ·suo rapporto. Ella mi scrive ~che la comun1tà, sinora protetta dailJ.'Austria ,si è divisa in due associazioni, e che quelJa che rappresenta l'antica comunità, dispia<!ente di veder protetta, benché a titolo provv1sorio l'associazione di,ssidente, dal consolato austro~ungarico, mediterebbe di svincolarsi dalla protezione d'Austria r~cevc<mdo invece quella d'Italia. Oppol'tunamente V. S. osse•rva che, secondo le regole di diritto, H Governo loca[e potrebbe trovare abusiva la protezione di un consolato estero 1n favore· di un co11po morooe ·composto in ma,ssima par·te di indigeni; ma Ella sogg;iunge che in fatto le autorità egiziane non dimostrarono mai preoccuparsi di tali irregolarità, nè di vede·re in esse una violazione dei propri dkitti. Anche stando ~così le cose, io mi domando se la tacita acquiescenza del'l'autorità locale s'incontrerebbe ancora quando ad un fatto antico, tradiziona:le, qual'è la protezione esercitata dall'Austria in favore degli israeliti egiziani, si trottasse di sostituiire un fatto nuovo, senza precedenti, ·senza base nè nella storia, nè nel diritto, quale sarebbe la protezione italiana estendendosi per la prima volta sopra una comunità ~sraelitka in Egitto.

A questa considerazione pa-eliminare che mer1ta riguardo, un'altra poi si aggiunge che mi è dettata dall'esperienza che altri hanno fatto in anruoghe circostanze. Nei •Casi di separazione m-a quella che ritiene d'essere J.'antioa comunità e [a noveHa associazione, avviene U più delle volte che la prima rifiuti aiSISolutamente di venire con l'altra ad una sepairazione di beni. E siccome le quistioni ·relative all'amministrazione degli interessi materiali, se non sono causa .confessata del di:ss1dio, ne sono però molte volte H motivo occulto, cosi succede che le 'contirattazioni ·che ·S011gono daUa domanda di divisione dei beni riescano vivacissime, e creino serie difficoltà a chi stando in mezzo dovrebbe trovare i termini d'un ·componimento. Se le due comunità dissidenti rimangono•

sotto la medesima ·protezione, le questioni relative ai beni possono tutt'al più diventare una ·causa ordinaria da decideDsi in giudizio; ma se l'una o l'altra deLle due associazioni trova H mezzo di porsi •sotto la protezione di un diverso consolato è ·chiaifo che queHe quistioni possono acquLstaife da un momento a:ll'altlfo una insolHa gravità, se soprattutto (caso questo da prevedel'Si) Y~on può riuscire g·radita al primo protettore la •condotta di queHa parte della comunità che ha cercato l'appoggio d'un altro Governo.

E qui per u1timo debbo fal"lle notare che se si kattasse di accogLiere le i::ltanze dell'anti>ca comunità isrraeliti>ca, l'Italia non patirebbe pirendere akun impegno se prima non si fmse asstcurata che l'Austria non vi si oppone. L'agire atltrimenti sarebbe manoare di quei rtguardi che tutti i Govemi sono tenuti di usare nei ·rapporti esistenti :lira di loro. 0l'a io debbo pur rendermi conto delle difficoHà che la stessa comunità israelitica potrebbe avere a che da noi si fa•cessero simili passi vel'so l'Austria, per J.a ·singolare posizione in cui la comunità stessa si troverebbe vel'so il Consolato austriaco qualora il Governo Imperiale ricusasse di dimettere la protezione stn qui eselfdtata sopra la medesima.

In questo affare adunque mi paire prematura qualunque risoluzione ed io mi riservo di rpal'lal'ne col commendatore De Martino prima del suo ritorno ;n Egitto, cosa che potrò faire con tanta maggiore utilità se nel frattempo Ella mi darà nuovi elementi d'informazione in .proposito.

(l) Non pubblicato.

32

IL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE R. S. N. Lisbona, 22 luglio 1872 (per. il 3 agosto).

Come già lo a•ccennai a V. E., il Principe di Bismarck fece non ha guari inteDpellare confidenzialmente questo Ministro degli Affari Esteri se potèva indirizzarsi a Lui e se H Governo Portoghese era disposto ad accoglioce con favore • des ouvertures germaniques pour un échange d'idées sur les éventualités Romaines pour se prémunir nommément contre les doctrines des InfaillLibilistes (sic) •.

Il signor de Andrade Corvo rispose subito affermativamente in attesa delle .proposte del Prirndpe· Cancelliere.

Mi consta ora nel modo più accertato che le ouvertures PifUssiane furono· testè rinnovate ed il Prindpe di Bismarck ha fatto sapere a Lisbona trattarrsi d'uno scambio d':Ldee Pifeventtvo sul proposito precitato concerto, al qua,le avevano già aderito in massima la Prussia con tutti gli Sta-ti Germanici che essa ra1p.presenta, l'Ing1hiìltel'Ta, -la Russia e l'Austria, contandosi pu!'anche a BeTilino sulla partecipaz;ione del Portogallo e deH'Ita1ia; della Spagna e deNa Francia non fu fatta menzione.

So pure che il sdJgnoll' de Andrade Corvo ha accolto favo,revolmente tale piroposta e se ne è mostrato assai soddisfatto. Debbo però porre in avvertenza

V. E. che la comunicazione prussiana fatta qui è un segreto anche pel Mini:stell'o

29'

a Bedino poiché mi collJSta che il Sotto Segretaf'io di Stato colà, signor di Thlle, intel"'pellato da'l Ministro di Portogaillo alla Col'te Imperiale, ha risposto al Conte di Rilvas ignorare affatto permno l'idea d'un accordo qualunque fra la Prussia e l'Europa su1Ha politica Romana.

33

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1042. Berlino, 23 luglio 1872 (per. il 21).

Questo Seg•retario di Stato ha ottenuto alla sua volota un congedo, di cui approfitterà incomiilliCiando da domaru, e durante l'assenza verrà sosUtuito dal signor de Balan, Ministro de.hl'Impero a Bruxelles, che è giunto oggi a trul uopo a Berliono.

Ho creduto bene di parlare ancora con hl stgnor de ThHe prima ·che pall"tisse, e di chiedevgili fra le aUre cose se H Cancelliere Imperiale avesse per avventura .preso qualclle nuova ·risoluzione nelle qui:stioni interne ed estere che toccano il conflitto 'religiOISO. Questo dura ognor più vivo in Germania, o per meghlo diire si vanno svolgendo le molteplici >eonooguenze del disaocoodo fra lo Stato e la Chiesa. Il Mini:stTo delola Giustizia, dottoT FaJ.k, mantiene energicamente la posizione presa dal Govemo verso l'Episcopato, i caJppelJ.ani mLlitari, etc., la stampa ufficiosa gli fa eco, la legge contro i Gesuiti è in via di esecuzione, ed ora si aspetta una legge fondamentale che regdli i rapporti deilo Stato e deNa Chiesa, Ia quale dOVTà modificare qualche arti<colo deila costituzione.

Per quanto concerne nel medesimo ordine di ·cose la politi,ca estera, questa si riaSlSIUme nella previ:sione di un :futuro <Jonclave, ed il ·signor de Thile mi disse che nessun nuovo inddente aveva a'\'uto luogo daoohè :ill. signor Conte de Launay ebbe l'occasione di 1scriveme a V. E. Da quanto ebbi a constatare, <:: 1però questa una delle poche qui<stioni di 'cui i<l Prmctpe di Bismarck si .yccupa negli ozi della campa.gna, ispi.rando la stampa devota ail Governo, onde dirigere e prepa•rare la pubblica opinione a norma dei suoi progetti. St1mo pertanto opportuno di spedire oggi sotto fascia all'E. V. un opuscolo testè pubblicato a Berlino sopra l'elezione del Papa (Em Wor.t ueber die Papsiwahl) che ho motivo di ritenere quale un sunto delie Idee di questo Gabinetto in sì grave aTgomento. 11 pensiero fondamentale di tale scvn,to si è che, i1l ConcHio Vaticano avendo tolto ai Vescovi ogni autonomia, ·la Prussia. cui la Bolla De Salute Animarum riconosce il diritto di eserdtare una influenza sull·a loro elezione, non può o11mai trovare l'equivalente di cotale garanzia assolutamente necessaria al<lo Stato, fuorché nel diritto di esercitare la medesima influenza sovra l'elezione del Papa: una siffatta legittima influenza, che originò il diritto di veto, non compete ad un Sovrano pevohé cattoil1co, ma spetta bensì al Sovrano di sudditi cattolici: l'Imperatore di Germania può quindi pretendervi con piena ragione: qualora il dir1tto del veto gli venisse

negato, il Gabinetto dii Berlino doVlrebbe esaminare seriamente se, dopo

decreti del ConciLio Vaticano, l'accordo conchiuso colla Santa Sede, ed esp["es

so nella Bolla De Salute Animarum, sia tuttora ,compatibile con i doveri ed i

diritti dehlo Stato.

Un ta'le quesito è assai grave, siccome quello che potrebbe essere l'avviamento ad 'Ulla sc1ssione completa fra 1a Santa Sede e l'Imperatore di Germania. E, come suole accad&e nelile qui:stioni religiose, i diue punti di v1sta sono talmente opposti l'uno a!hl'altro, ohe non viene guari possibile di poterili conciliare. Come suppor·re difatti ohe la Santa Sede possa ammettere che il Concilio Vaticano abbia cotanto modificato le condizioni dei Vescovi e l'essenza medesima dell'Episcopato?

Recentemente la Norddeutsche AUgemeine Zeitung andava più in là; per il ca•so in cui iii conctlave non volesse ammettere il veto, essa invocava il dixitto che compete ad ogni Governo di r1conoscere o meno J.a elezione di un nuovo Sowano.

34

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, R. DE MARTINO

T. 1879. Roma, 24 luglio 1872, ore 12,15.

Le Roi profondérnent ému rpar le crime dont Son August Fils a faiUi etre vict1me désire que Vous m'envoyez toutes les iniormations que vous poru.rTez savoi<r sur la marche du procès et sur l'activité ·que le Gouvernement déiploie en pareille oixconstance. Je viens de télégraphi& au Marqu1s 01doini que dans 4 ou 5 jour il envoye cowrrier à Madrid à votre .diS[>OSition.

35

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, R. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4356. Madrid, 24 luglio 1872, ore 21,15 (per. ore 12,15 del 25).

Voici les nouvelles que j'ai écrit hier à V. E. sur l'état des investigations de la justice, que l'on garde très seorètes. On espèTe qu'un des assassins, pris en flagrant, maiJS qui s'obstine à nier contre l'évidence sa participation au crime, après avo1r perdu tout espoir, confessera, pour sauver sa vie, l'ori<gine, les auteurs et la cause polit~que de l'a<ttentat. Le procès public commencera bientòt pour la con:damnation à mort de ce scélérat. Il a été imrpossible · jusqu'ici de prouver d'une manière positive 'la complicité des autre3 indi:v1dus arretés. T~te ayant donné la première nouvelle du complot, n' a :pu (POint encore décliner le norn de la personne qui le lui a dévoHé; parce qu'elle

3L

se refuse de le déHer de la paxole d'honneur de faire son nom. Un grand espo1r de réussite dans les investigations a été a1nsi perdu. La réaclion contre l'attentat a été unanime. La popularité de LL. MM. s'est beaucoup accrue, et les adversaires mémes de la dyna,stie disent que cette tentative régidàe a été très favorable à la cause du Roi. J'ai fait demander à S. M. si le cour:rier devra se rendre à SantandeT prendre ses ordres.

36

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, R. DE MARTINO

D. 23. Roma, 25 luglio 1872.

L'emozione prodotta in Italia dalla notizia dell'attentato contro la vita del Re e della Regina di Spagna è stata 'pad aH'affetto profondo delle popolazioni nootTe per la Famiglia Reale, pari aUa gratitudine degli itaHani per un pri:nc1pe che versò H suo sangue sul campo di battaglia per la conqutsta ciell'indipendenza e dell'unità delJa pawia. Ed io, segnalando a Lei gli indirizzi che provincie, mnn~c1pi e CortpO'l'azioni vanno a gara a far rpervenire aJ Re Vittorio Emanuele, debbo con vera soddisfazione farle osservaTe che negli indirizzi stessi l'espressione dei più affettuosi sentimenti si estende ai Sovrani di Spagna, alle cui sorti gli italiani si interessano con ansiosa sollecitudine.

Le notizie da V. S. comunicatemi furono sollecitéllffiente tra,smesse a S. M. che attua!1mente trovasi nella vaJle d'Aosta. Nel chiedel'le rtpetutamente di tenermi al co!"rente delle notizie che E11a av·rebbe potuto successivamente raccogliere, io non feci che a·ssecondare il destderio espressomi dail. Re, il qua•le nelle ben giuste sue paterne 'Preoccupazioni, desidera acquistare la certezza ·che aHa preservazione della vita dei suoi figli ISi era provveduto con ogni desiderabile so-lerzia. Spiega le inquietudini provate dal Re in questa CÌl'Costanza la fiducia con la quaJ.e Sua Maestà ha confidato alla leaJtà degli Spagnuoli una parte tanto ,preziosa della sua Famiglia.

Le notizie pervenu~mi sino ad ora sulle manifestazioni del sentimento popola!re, tanto in Madxid che ne}lle provirncie ora visitate dal Re Amedeo, sono cer'Ìamente consolanti; ma il Re desidera, ed io mi lusingo, che con ulteriori infol'mnzioni E<lla possa completamente rassicurarmi.

37

L'INCARICATO D'AFFARI A L'AJA, PASSERA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 67. L'Aja, .25 luglio 1872 (per. il 30).

Conversando stamane col signor Min~stro degli Affari Esteri lo pregai di dirmi se il Governo Neerlandese avesse in animo di prender qua•lche misura .a riguardo del prosstmo convegno, che, a quanto asseriscono parecchi giornali, l'Associazione l!nrte·rnamonale terrebbe alil'Aja nel prossimo mese.

Il Si,gnor Barone di Gericke mi ritspose che egli non sapeva di questo convegno che dai giornali; e quin:di non ha cr·eduto ohiama,re su di esso l'attenzione dei suoi colleghi.

• -Due punti saranno principa1mente da osservai"Isi, mi disse, il sullodato Minilstro, in questa cill.'costanza, e sono: la \l:egge inteTna sulle associazioni, ed il Dtriltto degli stranieri aiH'ospitalità in Olanda •. • Non .credo, aggiwnse egli, che la legge dia al Governo H diriltto d'impedire preventivamerute la riunione dell'InteTnazionale, e qua,lora il dilritto esi:srtesse, non so se sarebbe prudente il valersene • . • -Per ultimo poi, continuò l'onorevole m1o interlocutore, sono di opinione che il suolo neerlandese sarà sterHe a quel·le idee che i caporioni dell'Internazionale vol'll"ebbero venire a seminare, e se con denari al'll"iveranno a subornare qua·1che operaio, credo che la g;randilssilma maggioranza rimarrà indifferente, e fors'anco che qualcuno combatterà le opinioni che i nuovi venuti vorranno spargere • .

Tale è, signor Cavaliere, l'opinione del Barone di Geriocke sullla prossima riunione 1che l'Internazionale si propose di tenere a'1l'Aja; egli però mi promi,se di farmi sapere l'avvtso dei suoi colleghi, e le misme che il Consilglio dei Ministri potrà adottare, se pure ne prenderà alocuna.

L'E. V. può essere persuasa che non mancherò di tenerla informata di quanto sarà per fare questo Governo, e di ciò che faranno quei mestatori, che da Londra vel'll"anno a tentare di tul'bare la calma e ipadill.ca popolazione dell'Aja.

38

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, R. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 162. Madrid, 25 luglio 1872 (per. il 31).

H Dtrettorio repubblicano ha diretto un manifesto al suo partito per ispie

gare quale sia la •Condotta ch'~gli è deciso di mantenere e gli consiglia di se

guitare nelle proosilme elezioni politiche.

In questo documento, le notabilità del partito (Ca,stelar, Figueras, Pi-Mar

gal) dopo di aver esortato i propri partigiani ad a1ccettare \la lotta sul ter1reno

legale ·e a "non abbandonare i comizi pel campo di battaglia •, continuano dli

cendo: • nrssnn patto, nilssruna parola d'onore d lega oggi con gli uomini che

gov·eil'nano; se un giorno, per ragioni di aolta polittca, ci siamo compromessi a

serbar loro benevolenza, oggi nè questa benevolenza dobbiamo ad essi, come

non ce la impongono gli atti loro ed i nostri interessi •.

Quelle ragioni di alta politica vogliono alludere alla necessità, durante

l'estate deLl'anno .SCOII'Iso, pei Repubblicani di sostenere il Ministero Zorrilla

.ad impedilre il ritoil'no al po-tere dei Conservatori, e per quel Gabinetto, soste

nuto da una debnle maggioranza parlamenta,re, nè potendo sciogliere il Parla

mento, di assicurarsi che i RepubbHcani non concorrerebbero ad una delle

solite coa<lizioni con le a<Itre fraz,ioni dell'opposizione; tattica, la qua!le sarebbe·

riesdta se l'abbandono dei Sagastini non avesse fatto cadere quel Governo.

Facendo, poi, un appello alla unione di tutte le frazioni del partito repub

blicano, imperocché il manifesto constata le discordie e il frangimento del

partito, il Direttorio per mantenere l'antica sua bandiera e tranquillare i

Repubblicani moderati, ma volendo provarsi a conquistare i voti dei Sociali

sti, dichiara, ad un medesimo tempo, "-·he 1a Repubblica deblba e~ere stabilita sulla • triplice base della libertà, dell'ordine e del progresso •, e ch'egli desddera

• l'emancipazione ,delle classi opemie •.

I membri del Direttorio, pe:r fermare la 'Corrente che si manifesta favo

revole adesso aUa monarchia fra quei Repubblicani, ,cui la forma suprema de!

Governo non tanto preme quanto di veder assicurate in !spagna, senza peri

coli di reazione, le libertà sancite dall'attua,le Costituzione, affacciano la mi

naccia che • coloro i quali oggi mantengono inte~a Ia libertà, potrebberO"

domani, <per interesse proprio, conculcal"la, e che, a sua volta, potrebbe :ill Re

comprometterla l"iponendola fra le mani dei conservatori che la credono in

compatibHe con 'l'Ol"dine, se non è limitata •.

E dinnanzi alle violenti dimostrazioni e agli scandali inauditi della parte demagogica del partito, cui l'Internazionale detta i suoi comandi, e dorpo H meeting di Madl"id ed una adunanza di sociarHsti avvenuta a Va+lkl.dolid, la quale rifiutando ogni obbedienza al Direttorio, ha dichiarato di astenersi dal votare nelle elezioni politiche, perché non cura di forme politiche qualunque sieno, e prepararsi all'insur,rezione per distruggere le basi della società, il partito repubblicano moderato, per riprendere ,J'antico prestigio ed influen:.a· che gli sfuggono, ha voluto promettere, mercè del trionfo della Repubblica,. l'emancipazione cosidetta delle Classi Operaie.

Ma le dichiarazioni del Direttorio non hanno ~raggiunto 'lo scopo desiderato; ed i'l partito socialista, pieno di sdegno pel • gioco di equi:lib'l'1io • tentato nei manifesto, più che mai respinge la <direZJione dei Capi repubblicani e divonia col partito della Repubblica.

La paura del Socialismo e l'odio ai Conservatori spiegano il linguaggio· del manifesto incerto e contraddittorio, e fanno tacitamente, per oca, Ligio ai RadicaH questo Direttorio Repubblicano.

Ma se il partito del1la Repubblica propcriamente detto ha vtsto diminuitele sue forze, e scemata l'autorità dei suoi Capi, annovera pur ·:otempre in varie provincie della Spagna nuclei ragguardevolii di ~Seguaci. • Però •, (tale è H. lingua,ggio d'importanti persona,ggi del partito ,ch'è al potere) • iJl Ministero, dopo la promessa solenne di lasci,acr 'libere le elezioni, -rp~romessa: che egli non poteva non fare dopo di aver accusato così a,cerbamente i Conservatori perché le deturparono, e promessa che, mantenuta, gli darà la maggior forza per combattere, oc001rrendo, i RepubbliJCani stessi, -non potrà impedire che, laddove i Repubblicani hanno forze proprie, trionfino i: loro candidarti •.

Non è possibile ancora di prevedere quanti saranno cotesti Diputati. Il giornali~mo federale vanta che, con elezioni libere, potranno essere oltre i.

-cento. Ministri de1la Corona mi hanno assicurato che varieranno :llra i 40 e i 60. Ma l'opinione, che fra tutte mf sembra più IP,robabile, è che il numero dei Republblkani alla Camera ,sarà di circa 80 Deputati: cioè quanti erano alle Cortes Constituentl. E va osservato ·che non tutti apparterranno al partito dei Castelar e Pi-Margal, :perché akuni saranno socialisti, non essendo stato l'aocoTdo dei meetings di Maddd e Va1ladoHd accettato ogni dove. Siceome il numero tota1le dei rappresentanti della Nazione è di 35·3, che i Carlisti non saranno l'appresentati, che quasi n1ssun Sagastino sarà eletto, e che siederanno solamente circa una ventLna delle nota:btlità del partito Conservatore anti1co, <così, senza il pedcolo di •coalizioni che qui 'sono senJJpre inevitabhli fra le opposizioni, il Min1stero ha tutte le apparenze di potere, <:on <la fovte •SUa maggioranza pavlamentare, reggevsi lungamente, e porre così un termine a queLle conHnue incertezze, crisi e sca·nda'li che tolgono tanto prestigio a:l PéM'lamento, fanno •risalire al Trono la responsabilità delle pericolose situazioni . CTea·te dai partiti, e mantengono •lo Stato in deplorevoli condizioni di vera anavchia. Se coteste a1pparenze d'un migliore avvenire non saranno fallaci, non è possibile che possa prevedere chi per poco conosca ·la Spagna, paese da.gl'improvvisi e inconcepibi:li mutamenti, e nel quale chiunque, da causa presente, voglia dedurre ·gli effetti, che ragionevolmente dovrebbero accadere, s'inganna.

39

IL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI, AL MINISTRO DEGLI ESTIDRI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE R. S. N. Lisbona, 25 luglio 1872 (per. il 3 agosto).

Il corriere di Gaibinetto ·signor Longo, giunto lunedi scorso, mi recò i pieghi di cui era latore, segnatamente la lettera partkolare di V. E. in data del 15 ·corrente, il di •CUi contenuto Tiassume le istruzioni verbali favocitemi a Roma non che .quelle posteriormente trasmessemi per dispaccio, e •sviluppa con tanta leaLtà e Jucidezza la poHtka Italiana sulle presenti contingenze e

future eventuaUtà Romane. Nei Ta,ppor.ti ·officiali o partrcolari in ·cui mi pregio tTovarmi con questo Min1stro degli Affari E,steri, aHe di ·cui eminenti qualità di statista e personali

V. E. ha reso meritato tributo, ho •creduto, ·Come sempre credei, che il miglior modo di agire ,secolui, nostro sperimentato amico, è ognor que1lo di trattare affari •con piena e redproca fiducia, senza reticenze e .senza nseTva.

Mi ·recai dunque a •ca,sa del s~gnor d'Andrade Corvo ove egli sebbene tuttora indispo•sto •si •compiacque riJcevermi. Credei utile ed opportuno leglgere in extensum, ,confidenzialmente, a S. E. la lettera parti:colare di V. E., la quale ~eT •certo non ebbe d'uopo di •Commenti per la sua intelligenza né di :i:stigazioni da parte mia per l'azione effica·ce già ·iniziata dal Portogallo in prò del ·comune intento, quel!lo doè di una buona elezione del futuro Pontefice.

Il Ministro Portoghese udì il contenuto della lettera 'col maggioce interesse e talvolta mi ~pregò ripetergliene alcuni parag·rafi. Soggiunse quindi dare

in complesso piena adesione aUa saggia politica ed alle gravi p['eoccupazioni di V. E., politica e preoorupazioni intieramente divise dal Governo di S. M. F. e da lui signor Corvo 'personalmente.

Venendo poscia a concretare praticamente il tenore della mia comunicazione riservata S. E. disse essere impossibile formulare in miglior modo di quanto lo fece V. E. H nostro prog,ramma ·comune. • Il conclave a Roma» «L'elezione regolare e con tutte le fol'me canoniche » -• L'elezione di un Papa moderato •.

Tale programma, 1soggiunse poscia, non è Itala-Portoghese ma universa~e per ·quanti hanno a cuore, Governi, Nazioni ed indivtdui, i veri prindpi religiosi politici e sociali. L'utHità ed opportunità di uno scambio d'idee tra Govel'ni e preventivo accordo per un'azione morale comune e simultanea è quindi manifesta.

Quanto ana Spagna, S. E. Corvo mi disse non potere tale negoziati, di loro natura molto 'confidenziali, essere trattati a Madri:d attesa l'instabilità dei Ministeri e Ia ben poca fiducia 'che gli ispirano akuni uomini di Stato· che vi ·Si succedono al Potere. Averne però dato dpetuti cenni, senza com~omettersi, a questo Ministro di Spagna signor Los Rios, accreditato qui da tre anni, ed il Ministro Spagnuolo avergiJi risposto che nulla ora si tratta e molto meno si conchiude a Madrid di politica estera, e tutta la politica Spagnuola si concentra nelle deplorabilì lotte dei partiti politici.

Cil'ca la ·comunicazione Prussiana qui fatta (come V. E. scorgerà dalla qui annessa mia confidenziale del 22 •corrente (l) .scritta prima deU'arrivo del corriere di Gabinetto come lo fu pur quella precedente e qui unita del 21 corrente) (2) il .signor de Corvo mi osservò e di tale osservazione S. E. cll'ede indispensabile doversene tenere grandissimo conto, essere oltremodo utile ed efficace uno scambio d'1dee pel concorso ed azione morale deHa Germania nel comune intento non che dell'Inghilterra, della Russia e dell'Austria, le quali hanno già aderito in massima al proposto concerto come vi aderirà il PortogaUo e virtualmente almeno ·l'Italia, • purché rimanga intatta e possibi1lmente preponderante nella sua legittima influenza ·sul conclave e per elezione Papale la .personalità della razza latina e quella degli Stati Cattolici (si.c) ». In riassunto evitare à tout prix una elezione ligia al partito Germanico, detto des vieux catholiques> egualmente pericolosa a suo credere che quella di un'elezione oltramontana.

Per rendere più sicura ed intatta tale legittima influenza della razza latina H signor de Andrade Corvo •crede doversi tentare mezzi oppo!l'tuni per fare paTtec:ip.are la Francia al •concerto ~eventivo, se J>Ossibile, se no almeno evitare un di:saccoil'do eventuale e togliere H pericolo che essa neutraHzzi ed osteggi con la sua azione esclusiva tale concerto.

È opinione del Ministro Portoghese non essere difficile fare comprendere a Parigi i gravi pericoli di un'elezione fatta dal paTti.to Gesuitico che J.'attua1le Govel'no Repubblicano ed il signor Thiers ,persona,lmente non debbono né possono in alcun modo desiderare, non che persuadere il Presidente che i.

;tre punti da V. E. sì ben formulati, sono un programma comune a tutti ed .un ~ande interesse puranche Francese.

Per fare tali uffici esclusivamente personali in Francia •se il Conte Thomar può essere persona .g.rata ed idonea, •come qui si crede atteso le eminenti qualità di questo pel'Sonaggio Sjpecia1mente ben accetto al Vaticano e le sue intime relazioni di vecchia data col .signor Thters, il signor de Andlrade Corvo gli affiderà di buon grado questa missione delicata facendolo passarre per Parig:i con la scusa d'un congedo. Sono però essenzia;lissime due condizioni per tale VTiaggio: l") :che venga facilitata 1prima al Conte la 1sua missione con nozioni ed indtcazioni che V. E. da qui allora potrà essere in grado di davgli; 2°) che nuHa ne tl'a•spil'i a Roma onde conservare la posizione e 'l'influenza che gode a·l Vaticano i,l Diplomatico Portoghese, la quale una volta perduta per motivi di diffidenza o di sospetto toglierebbe al Por:toga1lo ed anche all'Italia un prezioso ed autorevole intermediario.

Anche per la misura dei rapporti pevsona1i, di buon grado già autoriz

zati, tra V. E. ed H Conte di Thomar, •come per l'azione non estendibile ma

pur molto efficace del Portoga:llo in prro deH'ltailia •ci.:r:ca il conclave e l'ele

zione Pontificale, è d'uopo, ripetemmi S. E., che tali ra:pporti e tale azione

rimangano nei limiti piiù dLr•COoipetti onde non destare diffidenze al Vaticano

che fin'oggi, come lo attestano i colloqui del Conte Thomar col cavdinale An

tonelli, nulla sospetta del pieno accordo tra noi. Con tali riserve ed entro

ta:li limiti l'appoggio e la ·cooperazione del PortogaHo sono accertabili. Il Mi

nistro si compiacque darmene di nuovo la conferma, assicurandomi spedirebbe

per mezzo del nostro cowiere di Gabinetto le relative istruzioni al Conte di

Thomar.

Tali istruzioni sono contenute nel piego qui unito diretto al Conte di

Thomar, :con pr·eghiera di fa·rlo rimettere personalmente al Ministro Portoghese.

Il signor de Andrrade Corvo 1e ha redatte Egli stesso 1sebbene ·tuttora indi

s.._oosto, facendomi l'onore di leggermene il tenore per extensum come io gli

lessi quello del presente ed annessi dispacci, :che S. E. si •compiacque trovare

intieramente conformi al linguaggio tenut·omi nei nostri colloqui.

Il Conte Thomar è in1cadcato di :comunicare cooodenzia·lmente a V. E. tali istruzioni riservate, il ·che mi dispensa dal commentarle qui un documento degno :sotto ogni raplporto della maggiore •considerazione.

P. S. -Qui unita una mia :particolare per V. E.

(l) -Cfr. n. 32. (2) -Cfr. n. 26.
40

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

(Ed. in LV 21, pp. 155-157)

.D. 124. Roma, 26 luglio 1872 .

NegLi ultimi scovsi giorni, ho r1cevuto da V. S. vari teleg,rammi relativi ;alle ripetute istanze di S. A. il Khédive e del suo Primo Mi.ills.tro per terminare

prontamente, ed in Costantinopoli stesso, il negoziato pendente da varii anni per la riforma giudiziaria dell'Egitto. DaUe di Lei comuni,cazioni telegrafiche risulta sostanzialmente:

l) che la Pol'ta ha dato H suo consenso aU'applicazione provv~soria in Egitto dei Codici comuni,cati ai Govel'ni interessati; 2) che i,l progettato nuovo ordinamento giudiziario ha ottenuto l'intiera approvazione delia Porta;

3) ·che il Vice Re vorrebbe che le questioni non ancora dedse drca l'ordinamento dei tribunali fossero esaminate e dsolute durante 11 suo soggiorno in Costantinopoli, e che i vari Govel'ni dessero a questo fine istruzioni e poter.i ai loro singoli rapp~esentanti;

4) che delle questioni tuttora pendenti, poco o nulla s'interessa ,la Porta, ma che H trattarle e definirle a' Costantinopoli, offdrebbe H vantaggio di poter conseguire prontamente l'adesione o l'acquiescenza del,la Pol'ta, se l'una

o l'altra cosa fosse necessal'ia per introdul're qualche modifi,cazione nei primi progetti;

5) finalmente che, se è necessario il concorso di persone aventi cognizione SIPeciale della materia, il Khédive desidererebbe che queste persone fossero spedite tostamente a Costantinopoli, dove S. A. non potrà a lungo protrarre la propl'ia dimora.

Dal canto mio le ho risposto:

l) •che H Governo del Re vedeva con piacere appianate le difficoltà di massima opposte sinora dalla Po~rta aH'esecuzione dei progetti di riforma ideati dal Vke Re e studiati col concorso deHe Potenze specialmente interessate;

2) ·che per risolvere le questioni rimaste pendenti, questioni che sono del più aLto interesse per le Colonie europee, noi crediamo utHe non solo, ma necessario, un preventivo con·certo deUe Potenze;

3) che questo intento sarà ragg,iunto molto più facilmente e più prontamente se, senza cambiare il suo piano primitivo, il Vke Re vorrà convocare una Commissione di uomini •speciali delegati daUe Potenze per risolvere definitivamente tutte le questioni sovraricordate;

4) ·che, giudicando dalle di,sposizioni ·incontrate recentemente rp!resso vari Governi, dovevamo ritenere che difficiLmente ,questi aderirebbero a rilsolvere così prontamente delle questioni che non furono dalla Commissione internazionale abba,stanza definite, che da due anni cessarono per essi di formare oggetto di ulteriore studio, e che 1n definitiva hanno ,per conseguenza d'introdurre una radkale innovazione nel regime esi:stente delle capitolazioni, e degli usi e consuetudini che ne sono H ,complemento.

Quindi io ho soggi:unto, nelle mie comunkazioni telegrafiche, che a parer nostro un nuovo esame della materia è indispensabile, che noi siamo dio.~posti a mandare anche a Costantinopoli un nostTo delegato se le altre Potenze sono d'a·ccordo di far trattare in codesta città le questioni, daHa definizione delle quali devono dipendere gli a-ccordi da stipularsi.

Nel ·confermare le ·comunicazioni -ch'io le feci per telegrafo, devo ora entrare in qualche ma,ggiore paTHcolarità che valga a meglio spiegare a V. S. il punto di vista sotto H quale il Governo italiano considera lo stato attuale della vertenza in di-s·corso.

In questo affare bisogna dLstinguere due cose: le difficoltà del Khédive -colla Por·ta Ottomana, e 'le guaTentigie che il nuovo ordinamento giudiziario e la riforma leg1s1aUva devono offdre a1le Colonie europee in compenso della rinunzia che si tratta di fare ad un ,dJtJ."itto anttco, 1ncontestaibi1mente stabLHto, irrevocabHe senza il conseiliSo di ·tutti i Governi aventi Consolati in ggitto.

Sono ·questi due ordini di 1cose talmente diversi, che V. S. ha potuto molto _g.iustamente osservaTe che di quelle questioni alle quali noi dobbiamo dare Ja maSIS~rna imJportall!Za, la Porta invece poco o nulla si preoccupa, *essendo per

lei molto rpiù interessante dii mantenere illeso il prindpio della diipendenza dell'Egitto da'l Governo centra1le, che di sapere 1come verranno risoluti i vari problemi ·rLferentisi aU'o11dinamento dei rtJrLbunaJ.i, ai ,gradi deHa giurisdizione, ai liimiti stessi della riforma, se cioè questa dovrà essere 'comprensiva di tutti i giudizi ·civhli e penali, ovvero limitarsi aHa generalità dei primi e comprendere soltanto i meno gravi dei second!i* (1).

Per dooLdere la Porta a daTe il suo consenso al:la dforma ·giudiziaria, noi non dovevamo entrare ad esaminare le partLcolarità delle relazioni esistenti fra l'Egitto ed il Govemo del Su1tano. Noi sapevamo fin da quando abbiamo preso parte alla riunione dei delegati di tutte le Potenze, convocati, sotto la presidenza di Nubar Pascià, al CaLro, che l'Egitto aveva facoltà di modifkare i 1suoi ordinamenti interni ·conformemente alle proprie esi:genze; ed il fatto stesso di .quella 111iunione dEostrava che il nostro avviso div1devano anche gli altri Governi. Se posteriOl1IDellte nacquero delle dlifficoltà, se al Governo del Sultano parvero eccessive le dnnovazioni, o lesive dei propri diritti *certe concessioni 10he il Khedive era diJsu>osto a fare* (2), era ben naturale che a rimuovere quegli ostacoli noi prestassimo volentieri l'opera nostra sia negli adoperamenti diretti presso H Gran Vizir ed i MinLstri del Sultano, ,sia col pl'Oiffiuovere una azione concorde e sLmultanea dei vari Governi presso la Porta, in un senso favorevole al:l'appltcazione della rif011ma giudiziaria. Ma nel far ciò noi non pregiudicavamo nessuna questione relati'Va all'ol"dinamento dei futul"i tl"ltbunaU, alila loro ·competenza in materia 1penale, ed a tutte quel·le guarenttgie .ohe nel loro complesso devono essere il •co11rispetti'Vo deHa rinnncia che dobbiamo fare ai diritti assiCUJratki dal s1stema sin qui in vigore. Ed infatti se, eliminata qualsiasi questione :polittca relativa aLla posizione dell'E>gitto rispetto alla Potenza alto Sovrana, ci fa,ociamo a cons1derare lo stato in cui furono lasciate le varie questioni che non ebbero prima d'ora una soLuzione definitiva, non tal"diamo ad avvederd della necess1tà rdi dpigliare, sotto una forma .o sotto un'altra, coll'E.g<Ltto ·e 'col:le aUre Potenze, delle tratta,tive ·che, per varie cir.costanze inutili a ricorda,re, ;rima,sero lungamente interrotte.

*E dlra le questioni che aspettano una risoluzione si deve in primo luogo annoverare quel'la gravissima della forma in cui dovranno prendersi gH accordi destinati a vincola1re 1'Eg.Ltto verso i Governi esteri. Questa questione è stata toccata quaLche vo1ta, ma risoluta mai. La Commissione interna:z;ionale

rlunita a,J Cairo, non aveva co~etenza per esaminarla. .A:hl'ItaHa non furono fatte entrature in proposito, né dall'Egitto, né dalla Porta Ottomana, né da alcuno degli altri Governi interessati. N o i stessi, trattandosi di un punto di questione tanto delicato, ahbiamo mantenuto sinora la massima riserva, riserva tanto :più naturarle in quanto >Che, dal momento in cui fu sollevata la questione deHa riforma giudiziaria sino ad oggi, non ci siamo avveduti mai che a noi si offrisse oppor.tuna occa•si>one di pl'endere l'iniziativa di una rirso1uzione di tanto rigua~do. Basta enunciare i quesiti ,che ci si affarociano a prima giunta, per comprendere tutta la gravità delle deliberazioni che in proposito si dovranno prendel'e. Tali quesiti ·io ridul'rei a tre:

l) Gli impegni reciJproci dell'Egitto e delle Potenze dovranno foomare oggetto di un atto rcollettivo, avente la forma di un protocollo o di una convenzione oppure dovranno essi risultare da atti separati, ed in altra fovma?

2) Dappoiehé éi.'Egitto coll'appoggio degli arltri Governi ha ottenuto dalla Porta Ottomana il consenso in massima aUa riforma giudizia~ia, questo consenso, riputato necessario dall'Ergirtto stesso, come, ed in qual forma, dovrà risultare? Dovrà rcioè rilsuUa:re daH'atto stesso contenente le stipulazioni dell'Egitto cogli altri Governi, oppure basterà che esso sia notificato ai Governi medesimi sotto forma di dtchiarazione o simile?

3) Gli arocordi da >prendersi fra l'Egitto e le Potenze e l'adesione formale deHa Porta Ottomana, dovranno comprendere testualmente tutte e singole le d1sposizioni relative all'ordinamento giudiziario ed alla ridlorma legislativa, ovvero basterà che sia all'una che all'altra si riferiscano generi>carrnente, rimandando ad una Commissione speciale di formar.e il testo definitivo e completo deHa futura legge giudiziaria?

Tutte queste questioni non possono essere risolute senza un preventivo concerto fra i Governi interessati. Noi ignoriamo :se l'Egitto abbia già ottenuto da ciascuno di essi una risoluzione definitiva in proposito. Saremmo ben lieti di poter supporre che sopra punti_ di tanta impo!'tanza, tutti d. Gabinetti siansi trovati subito d'accoroo. Se così fosse, .J'Egictto ci faccia conoscere a quali decisioni gli arltr,i Governi si accostano, e noi non tarde.remo a pronunziarei.

Si rtratta, Signor Minirstro, -'consenta ch'io lo ripeta -d'introdurre seria e gcr-ave modificazione, non solamente a:l regime in vigore per la giurisdiZiione consolare in EgHto, ma ben anche alle formaU ed esplicite disposizioni de:Lle Capitolazioni vigenti in tutta la Turchia. Così importante innovazione, che potrà essere invocata più tal'di, in occasioni e circostanze di tempo e luogo moLto differenti, non .può essere introdotta se non sotto la garanzia di un atto da cui risulti 'l'obbUgazione bilaterale :che l'Egitto e le Potenze hanno l'intenzione di ·contral're mediante reciproche concessioni. Tutto ciò ohe potrebbe dare alla riforma giudiziaria in Egitto il carattere di un atto unilaterale, ài

una d~sposiziorne spontanea del Governo ·locale, creerebbe un precedente di

cui non credo necessario dimostrare a V. S. tutto il pericolo.

Comprendo che se l'Egitto ste1sse contento di ottenere dalle Potenze un'ade

sione in massima al principio della riforma, questa adesione potrebbe, nello

stato presente deUe cos.e. e.s>sere stipulata tosto >Che i Governi si siano intesi

per lasdare ampia facoltà ai lorro rappresentanti a Costantinopoli di risolvere

tutte le questioni preliminari sovra mentovate. Ma l'adesione in massima se·

non fu !UliCora sti!pulata in un atto formale, risulta a prurer nostro, abbondantemente, ·dal contegno .serbato dai vad Gabinetti nelJ.'occasione della riunione d~lla prima CommLssione internazionale e delle ulteriori comunicazioni che tennero dietro al lavoro dd quella Commissione* (1).

Quehlo che agli occhi nostri mag-giormente importa stabLlire, è il testo definitivo del·la legge rela·tiva all'Ordinamento giudiziario. Se V. S. vuoi formarsi un'idea abbastanza 'precisa della vastttà del lavoro che a ta!le riguardo rimane a •compiere, non ha che a rileggere H rapporto de.Lla Commissione sp~cia.le istituita presso di noi per esaminare hl progetto della riforma ·giudiziaria egiziana.

In quel rapporto Ella vedrà anzitutto che al ,progetto forma·to in seno ana Commissione internaziona,le al Cairo, fmono, dai delegati ~stessi de.Lle Potenze, fatti vari emendamenti, sui quali un aoco!'do, o non fu possibi'le, od aLmeno non fu preso. I verbali ricordano le opposizioni e le dserve dei delegati di ta:1une fra le prmcipali Potenze, tendenti a respingere ·OO!'te modificazioni del regime attuale, ehe ·sono fra le •più essenziali del pl'Ogetto. La Commissione del Cako non avendo mandato di del.iberare, tpoté lasciare in sospeso tutte qu~1le questioni. H suo voto consultivo non perdeva del!la sua impo:r>tanza, pel'ché da esso risultavano le d~screpanti opinioni di alcuni Commissari.

Si ebbero di poi le comunicaz,ioni fatte daUa Tur.chia e daLla Francia. I due Governi presentail'ono un controprogetto, elaborato sulla base di quello che aveva servito a•l<lo studio del'la Commissione internazionale, ma modificato, ristretto od ampliato secondo le viste proprie di dasouno di quei due Governi. Io non so se i Gabinetti, ai quali la E1rancia e la Tlwchia hanno fatto la comunicazione di quei loro 'controprogetti, abbiano avuto oppol'tunità di pronunziaDsi in favore dell'uno o del<l'alfu-o. 11 voto dell'Italia è quello espresr;:o nel rapporto sovra dta:to de1la Còmmissione Italiana.

Procedendo al confronto dei testi dei vari progetti •sottoposti al tSUO esame, la Commissione Italiana ha emesso H proprio parere .SU!lla preferenza da aocordal1Si in alcune cose all'uno ed in alcune cose atll'a:1tro, dei progetti sowaricordati, e, ciò che più monta, ha posto in l.uce i 1punti nei quali entrambi quei progetti non erano a~ccettabili.

Ora, 'in questo stato di ,cose, ili. Governo Ita<liano deve necessariamente domandarsi quale dei tre progetti sarà definitivamente posto in deliberazione? Egli avrebbe preferito ·che l'Egitto, in conseguenza del buon viso fatto a•~la Relazione deltla Commissione Haliana, avesse fatto stendere un progetto sulla base delle 'proposizioni 'contenute ne1la Relazione medesima. Se questo lavv~o è stato fatto, se il progetto che si tratta di accettare-è stato formato sopra una tal base, non mancherà a,l,l'E,gitto tutto il nostro appoggio per farlo prevalexe nelle deliberazioni delle Potenze. Ma a noi non consta che uno schema sia stato ·colll{Pletato e p:repamto di confo~mità al voto emesso dalla nostra Commissione. Noi dobbiamo dunque ritenere di trovarci ancora in presenza di tre progetti, molto diversi fra di loro sopra punti di ma,ssima impol'tanza. La Francia ha essa abbandonato il suo contro"Pil'ogetto? Gli a•ccordi presi fra l'Eg1tto e la Porta non sruranno fondati sul!lo schema preparato da,lla Turchia,

• Al punto in cui sono giunte le trattative non basta, a parer nostro, che le Potenze diano un'adesione in massima al principio della riforma •.

.schema cile conteneva inammi!Ssibhli restrizioni in materia di competenza dei nuovi tribunali? A queste e a tante a~1tre domande, io non 'Saprei farmi una risposta. Ed in questa cond~z.ione di cose *non è !pOSs1bile* (l) del1berare.

*V. S. ha ac,cennato, nel cor1so della sua corr~ondenza, alle trattative pendenti per le modificazioni da introdursi nella ,giurisdizione consolare a Trilpoli di Barberia. L'esempio citato da Lei dovrebbe appunto d1mostrare quanto riesca

. difficHe 'l'Intendersi, ~conducendo dn simiili materie i negozia,ti·nel modo adottato per H Protocollo relativo a quella questione. Noti bene V. S. che, sin dal primo giorno in 'cui si aprì ~la trattativa, si ebbe un testo sul quale deliberare, e che tre sole Potenze dovevano i·ntendersi fra d.i J.oro a tale riguardo. Eppure il negoziato dura da ben tosto un anno senza che 11 protocollo arbbia potuto essere fiT!lllato, perché ancora non ne fu trovato un ,testo che sembri aocettabhle a tutte 'le parti ~chiamate a ·sottoscriverlo.

Se a mia volta ritorno :sull'esempio che trovai accennato nel carteggio di codesta Legazione, è appunto perché mi pare che se ne possa trarre aJ:~gomelllto a d1mostrare H van:targ~gio che, al punto di vista della chiarezza e della brevttà, si ottiene nell'adottare il 's1stema delle Commissioni aventi poteri deUberativi per risolvere simili questioni* (2).

Le venni esponendo, signor Ministro, i riflessi suggeritimi da·lila situazione aJttuarle dei negoziati, né io ho bisog~no di aggiungere che con ciò lllOil intendo suscitare nuovi ostacoli all'()!Pera riformatrilce del Khechlve. S. A. conosce abbastanza il favore ~col qua,le :liurono accolti i ,suoi progetti in Italia, ila premura colla quale il Governo del Re si è adoperato a maturarrne i concetti. n nostro modo di vedere non muta a questo riguardo, ed il Khedive !PUÒ senllPre contare sul nostro appoggio sincero e Iea11e per condurre a compimento ila rirforma gtu

~diziaria. Nel suggerire la via che a nostro avviso può collidurre ad una pronta risoluzione di tutte ~le questioni anJCora pendenti, nell'indicare aLcuni punti prel'iminari che rimaillgono ancora ad esaminare, noi d:ntendiarmo faci:litare il compito che S. A. si 'è proposta e d1mostrarile che le simpatie dell"LtaHa sono a'Sskurate alla buona riuscita deil>la riforma egiziana.

(l) -In LV 21 il brano fra asterischi è sostituito dal seguente: « Riesce infatti per lei molto più interessante ciò che si riferisce alle sue particolari relazioni con l'Egitto, che qualunque altra cosa relativa al modo di risolvere i vari problemi riferentisi all'ordinamento dei tribunali, ai gradi della giurisdizione, ai limiti stessi della riforma •. (2) -Le parole fra asterischi sono omesse in LV 21.

(l) Il brano fra asterischi è omesso in LV 21 dove è invece inserita la frase seguP•-.te:

41

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULLSSE BARBOLANI, AL MINISTRO DIDGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 21, p. 159)

R. 204. Costantinopoli, 26 luglio 1872 (per. il 2 agosto).

Ho l'onOJ:e di trasmettere a V. E. la traduzione della lettera Viziria1e (3) con cui è conceduto al Viceré di Egitto la :faco'ltà di ,procedere alla riorganizzazione giudiz,iaria di que:Ua 1provincia approvando, con HeVIi modificazioni di

forma, il progetto che a tal uopo erag1i stato dal Khedlive ,presentato. La dichia-· razione che la .facoltà aCICordata.gtli di applicare fino da ora i nuovi codid è solo· provvisoria non scema in nuHa la .grande importanza di q~esto Atto Sovo:ano, se si consideri da un rlato rche nemmeno le potenze estere hanno inteso di dare allo esperimento a cui sonosi prestate il carattere dii definitivo *e dall'altro che il prOIV'Vi!Sorio in TU!rehia vuoi dire un lasso di tempo ben significante, e talvolta anche indefinito*.

Vinta alla perfine tla difficoltà principale, la ~~pugnanza cioè dimostrata fin ora dalla Sublime Porta in consentire ad una novazione di tanto momento l'attenzione del Khedive e dei Rappresentanti ·esteri si ·è subirto rivolta a far sparire puranco le poche altre difficoltà dii :minor importanza *di cui ho già. fatto cenno a V. E. nei miei precedenti o:apporti*.

Sua Altezza ·crede, rcome ho avuto già l'onore d'annunziare per telegrafo all'E. V. che rsia più conveniente continuar qui [e prattche in tale intento, anziché al Caiél"o, daprpoiché egtli ha gran fiducia ne' sensi concirliativ~ onde sono· animate le diverse Ambasciate e Legazioni e dal:la J.oro opera, coadiuva•ta se vuol'si da uomini speciarli, si o:tprometterebbe un più SJI>edito e favorevole :risultamento. Nubax Parcha faceva ino'ltre osservare che se nel rcorso del:le trattative· Sii scocgesse la necessità di far qualche modificazione al progetto approvato daHa Sublime Poérta, sarebbe assai più fadle per lui ottener qui di persona il consenso del Governo Ottomano anzi•ché rper via d'i una corrirspondenza scritta, *che spesso rimane dimenticata negli scaffali dello Stato*.

Ho meduto mio debito esporre a V. E. i desiderii *o, per dir meglio, le insistenze* del Khedive in questa faccenda e la S:peranza che egli nutre che il Govemo del Re voglia non pur rsecondaTili ma adoperare la ·sua influenza per che siano pura~nco arccetti alle altre Potenze.

*Vedrà l'E.V. nel suo alto senno se e fino a qua[ punto convenga agli intereSJSi del Governo d'el Re di soddiisfare le brame di Sua Altezza*.

(l) -In LV 21: • riesce malagevole •. (2) -Il brano fra asterischi è omesso in LV 21. (3) -Non si pubblica.
42

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4359. Londra, 27 luglio 1872, ore 8 (per. ore 11 ).

D'après mes informations, l'attentat contre Roi d'Espagne est rl'oeuwe de· l'Internationale à Madrid. On a arrété seulement les instruments matérie1s du crime. Les organtsateurs, .partis d'Lei, se sont échaJppés avant. Le régicide était le rpremier pas d'un 'soulevement qu'on veut ,fai•re en Espagne. Ce but criminel n'est pas abandonné id par l'InternationaLe. On se propose d'organiser en Sicile une expédition pour :]'Espagne. On m'a référé que [e très~connu Tibaldi part demain pour l'Italie pour 1concerter la chose avec ·le député De Boni (peut-etre· un autre car il est mort) et avec le Colone! Mi.gliooini. On a éorit et envoyé de l'argent au Généo:al Cluseret à Liège pour l'~ler ici et le mettre à la téte

43·

du mouvement en Espagne. L'intermédiarie entre l'Internationale de Londres et la Belgique est un nommé PaUil Cholet employé aux chemins de fer en Belgique, dont j'ai donné le nom et l'adresse à mon CoHègue de Bruxelles, en l'informant. Je su1s dans une entente parfairte avec mon nouveau collègue <l.'Espagne ici.

(l) Queste e le seguenti parole fra asterischi sono omesse in LV 21.

43

IL DIRETTORE GENERALE DEI CONSOLATI E DEL COMMERCIO, PEIROLERI, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

D. 145. Roma, 27 luglio 1872.

Il R. Ministro a Parigi che io inca.Ticai di chiedere aa. signor de Rémusat in •quale stadio si trovasse l'affare relativo alle modificazioni da introdursi nel regime in vigore per la giurisdizione consolare nella provincia di Trilpoli di Barberia, mi ha fatto sapère di aver avuto notizie deU'accettazione da pa·rte dell'Inghilterra degli emendamenti proposti dalla Francia al testo del proto.collo che le •tre potenze pri:ncLpalmente interessate dovranno firmare con la

Turchia.

!l Mini.stro degli Affari &teri della Repubblica es~res:.se al signoil' Nigra

l'intenzione di dare istruzioni all'Ambasciatore francese a Londra nel senso di

procedere ·finalmente alla 'sottoscdzione di quel documento. L'accordo dell'Italia,

della Fran·cia e della Gran Bretagna sul testo del protocollo è dunque un fatto

ormai avverato e di •CUi possiamo raJ..legrarci. E •se la Porta Ottomana non sol

leverà nuove difficoltà, io ·spero ·che questa vertenza potrà finalmente dirsi defi

nita in modo sodld1sd:acente per tutti gli interessi che vi erano impegnati.

Nella fiducia pertanto che il testo del protocollo, come risultò per ultimo

emendato dalla Francia, non abbia più a subire a•louna modificaZJione, reputo

cosa utile dare a V. E. fa.coltà di firmarlo insieme ai rappresentanti di Francia

e di Turchia e a ·chi sarà .incaricato di sottoscrivere per l'Inghilterra.

44

IL DIRETTORE GENERALE DEI CONSOLATI E DEL COMMERCIO, PEIROLERI, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. 402. Roma, 27 luglio 1872.

Le trasmetto qui unita copia di una nota in data del 24 corrente (1), colla quale il Mini·stero deil'Interno, segnalando l'agitazione dei capi del paQ'tito sovversivo 1in Italia, a.ocenna aHa speranza. oche questi fondano sopra avvenimenti di cui essi sperano la .prossima •realizzazione in Francia.

Conformemente al desiderio manifrotatoci dal Governo francese, Ella ;può valersi di tali informazioni per farne oggetto di riservata comun~cazione al Governo stesso. E valendosi dell'occasione in :cui V. S. porterà U disco·rso sopra questa materia, desidero che EUa :Laccia istanza presso H signor de Rémusat acciocché anche in F·rancia, ove .in ,questo momento si sono prodotti scioperi di operai, si •studi se esista un se~veto vincolo ,fra .gli .scioperi ·stessi e queHi che abbiamo a deplorare in questi giorni in aLcune provincie italiane del Piemonte e della Lombardia. È fa'Cile •comprendere, tenendo dietro a 'Ciò •che anche altre volte si è potuto osservare, che i tentativi di disordini promossi .contemporaneamente in vari paesi fra :le classi operaie, debbono essere determinati da una unica parola d'ordine ·!andata da stesso 1potere diretHvo. Ma lo scopr[re :l'esistenza di questi :segreti vincoli in guisa da averne ·le prove e la certezza, è cosa alla quale •con molto vantaggio convenebbe :si a,pplicassero i singoli Gov·erni. E :mentre, :se da noi si verrà a :scopdre qualche fatto degno d'attenzione, non ·si mancherà di segnalarlo al Govemo francese, ·Così sarebbe desiderabile che quest'ultirrno usa,sse verso di noi di un'ami!chevole reciprocità.

(l) Non pubblicata.

45

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, R. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 163. Madrid, 27 luglio 1872 (per. l' 1 agosto).

Nissun progresso hanno fartte le investigazioni del giudilce incaricato di scoprire gli autori e le ramificazioni del mancato reg1c1dio. E :la pubblica opinione già principia a mormorare, !1'11corda gli altri delitti che in questi ultimi terrupi sono :rimasti impuniti, ·e non ·senza ragione domanda :come sia che non traluca la verità d'un crimine .pe11petrato, non da un isolato assa:ssino, ma da una banda numerosa di ·scel•lerati, sostenendo :come una batta•glia nel:le strade, e, in ispecial modo, quando le autorità, precedentemente avvertite, hanno potuto o dovuto prendere tali disposizioni ·che, se H nefando :progetto non si potette ·sventarre, per lo meno non dovrebbe rimanere involto nel mi:stero istesso dell'ucdsione del Generale Prirm. L'essere .stati oeo'lti sul fatto a1cuni fra gH scel:lerati, mentre i giorni ·si succedono senza 'che abbiano sofferta l'ulti-_, ma pena, né che ,i pubbli·ci di:battimenti abbiano principiato, fanno credere che adesso avverrà :come per gli altri crimini >così facilmente per:petrati quanto imposs~bili a ·scop~irsi, e •tutti vanno sgomentati e ·sfiduciosi dell'opera della Gius:tizia. Questi discorsi sono pronunciati fin :pure da personaggi :che occUJpano elevate ·situazioni neWattuale a:manin1strazione, e i quali non tacciono più H timore che non potranno essere provate le origini e la vera caooa :politica de1l tentato regic1dio.

Non ho ereduto di dover rifer1re le dliverse e eontrarie insinuaz.ioni, ed

anche ìe aperte accuse dei giocrna:li ·che vogliono sempre in questo pa·ese farsi

d'ogni avvenimento un'anna per ferire gli avversari. È pur troppo una verità

4 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

che gli interessi di 1partito .primeg.giano ·ogni a11tro intere.sse o sentimento; però, commesso appena H tentativo {iella strada c Arena~ •, le più assurde e calunniose rettcenze fll!l"ono stampate; e al,cuni giornaU .A::W:onso-Montpensieristi non esitano dall'asserire ·che H cona.to di regicidio fu macchina preparata dallo stesso Governo ad aumentare il favore del popolo per 'le Maestà Loco!

Le due opinioni che oggtdì hanno .più aderenti sono ·che l'attentato venne commesso dalla Setta Socialista o dal partito Montpensierista. Danno ragione aUa p:rima credenza: ·l'essere socia,~isti hl. Pastor, colto in flagrante, e gli altri due indivtdui arrestati neHa fuga, sebbene ·abbiano potuto 'suscita!re, con te.stimonianze, dubbi •suMa 'loro ·complidtà; •che l'altro assassino, ucciso neHa lotta con le guardie di polizia, sembra ·che fosse affiNato aHa InternazionaLe (ma [a sua identiià non potette essere finora comprovata); che la tavel'na del Pastor era conoSJciuta per essere un ritrovo di 'socialisti, e che, infine, i meetings a Madrid' di questi 'settarj, il linguaggio del loro giornale il Combate sono chiacr.-i indizi che li •confessano autori delol'esecrabi:le disegno. Coloro, i quaH affermano •che 'l'attentato fu ·concepito e preparato dai Montpensieristi, non negano •che fu da socialiSlti eseguito, ma vogliono che non •fossero se non instrumenti, e mantengono questa persua,sione col dire ·che l'oro rinvenuto sull'ueciso. dimostra come costui non fosse che un sicario prezzolato, e socialista pe·r.ché gl:i assassini ·solo fra 1le più infime sfel'e sociali possono essere trovati. R~icordano come molte persone non dubitano •che i fatti di Jerez sieno stati _provocati dal partioto di Montpensier, le bande che si vo1lero provare a queHa dmitazione delila • Oommune • essendo, ne~la mag,gior parte, contadini di S. Lucarrde Ba!'rameda (castello del Montpensier). Citano il linguaggio de•gli uomini e dei gtornali Montpensieristi i qua•li, •con un cinismo •che corr1sponde ai mezzi sempre Ìmjpiegati, sostengono che: c a togliere la •canocena ,che ha invaso tutte le membra del corpo sociale è mestieri che soffra la Spagna una convulisione demagog1oa, perché :purificata degli elementi malsani che ora sobbolliseono, possa. risorgere meDcè deH'uomo predestinato per rilsta,bHkne la decaduta grandezza e fortuna •. Constatano la di!Siperazione provata dagli Alfonsini pel :ritorno· al potere dei Radicali, quasi grandi speranze andassero perdute poiJChé nelle file demo •stesso partito Conservatore Dinastico molti non sono che .A:lfonsinf e Montpensieri.sti mascherati e tanto più pericolosi jpel'ciocché, col sembiante· d'amid, sembrano dii quei trawtori .che aspettano il destro di a(pri:re il vaa:co al nemico. Infine, che il primo avviso giungesse dal signor Topete aHa cui lealtà -si:ccome gli disse la Regina -debbono le Maestà Loro la salvezza, H rifiuto ost1na·to d'essere conosciuto opposto dalla 'persona che gli svela·va il pt'Ogetto di regiddio, la storia inverosimi,le del Sapiente che, aU'uscire da nna biblioteca, fermatosi ad un angolo di strada per alla·cciare la scal'pa, soDprese· da un dialogo fra due sconosciuti J.a ·congiura per queUa sera stessa, sono altrettante ragioni che danno apparenza di verità, -siccome ho avuto già ['onore di accennarlo in altro mio dispaccio, -alle supposizioni che fanno !Partire H crimine da più alto che non il fanat1smo dei socialisti.

Ripugna credere ·che un delitto •così abominevole altra gente lo abbia voluto che non queHa ·che ha ,peDduto ogni senso di morale e vive in un odio immenso 'contro le ba,si cardinali dell'ordine sociale; ma è mio dovere di riferi,re senza commenti alil'E. V. tutte .le versioni ed opinioni che si accampino·

da personaggi ·che occupano alte posizioni o che ,sono divise da una gran parte

del'la pubbltca opinione.

H Ministro per gli Affa,ri Esteri mi faceva osservare l'altro ieri con msi1S'tenza che •l'attentato era per certo l'opera di un partito poLitico, né i sociaHsti sono un .pa·rtito politi:co nel vero senso della pa·rola.

Ciò •che più spaventa è il 1soo;petlto -che la Sll!Periore intemgenza della

Reg~na mi fa,ceva ossevvare -se l'attentato sia l'indizio di un piano ovganiz

zato da 1potenti nimLci .che ll'imangono nell'ombra e potranno riprindpiare. Ma

questo tLmo·re non è div1so dai Ministri de1la Corona coi quali ne feci parola.

• Più ne~l'a11to 'Che sia ·stato concertato il delitto e minore è H per~colo che \lo si voglia ritentare •. E a fortificare i sospetti ·di quest'alta connivenza neLl'attentato mi fu soggLunto: • •chi voHe togliere la vita a •Sua Maestà si tenne lontano, la sua prudenza non consenti che egli dirigesse H piano del regictdio, pagò gli assassini e lasciò ald essi anche la dkezione. L'assa,ssinio di PrLm, ll'Lmasto disgraziatamente impune, rendeva più facile che si .potessero rinvenke assassini; la pena capitale, cui sarà •condannato Pastor, dimostrerà 1che i temrpi sono mutati .e impedLrà i nuovi tentativi •.

Se fOI'se l'ordine giudiziario lascia molto a 'desid!eréllre in questo paese, e, però, l'attività ·e l'energia del GiudLce sono inferiori aHa missione che gli è affidata, i'l Governo, d'a:ltra parte, non negUge mezzo alcuno per iSCOIPrire i fili della trama e akuni ministri assistono di continuo agli interrogatori degli imputati.

L'istruttoria del processo ·continua segretissLma; e hl Giudice è ora intento a separare, ma 'Con quella lentezza ben nota deLla magistratura Spagnuola, [a causa del Pastor da quella degli a]tri imputati. Costui non ha voluto lfar rilvelazioni e, 1sebbene :reo •convinto, non vuoi ,confessare d'essere stato partecipe nell'attentato. Varie persone ,principiano a disperare d'egli faccia rivela~ioni pe11ché è forse 1istrumen:to ignorante di chi ~o ·spi,nse al de!Ji1Jto. Ma il Governo eontinua neUa fede che, quando si .saprà 1pel1duto senza ·speranza, o sarà già yosto in ca~ppella, vovrà saLvare iil capo denunziaJndo i suoi complici. Quest'o~gi altri impr1gionamenti sonosi effettuati, e ,l'altr'ie11i uno dei due mdividui arrestati in un 1caffè sUJbito dopo l'attentato ma che hanno cer1cato di provare l'a:l!~bi, si è spinto furente .contro i ferri deHa finestra per suicidlllrsi facendosi una larga ferita nella fronte.

lo ,crederei di ,mancare al mio dovere 1se non ,conchiudessi facendo notare <lhe dopo l'impressione di sgomento e •costePnazione uni:versaJ.mente provata aH'annuncio del tentato Tegki:dio, dalla potente reazione che si è prodotta è sortito un effetto favor·evole alla causa del Re. Lo sdegno contro gli assassini, la ·convinzione ·chiama che la vita di Sua Maestà è sup!1ema garanzia della sorte e degH averi dei cittadini mina·cciati, con quella vita, daHa più terrtb~le delle anarchie, hanno singola·vmente aumentato le forz-e, nonché il favore popol.are, deHa Dinastia. L'a,ccoglienza che Sua Maestà ha ricevuta in Burgos, ,in Valladolid, in Valencia e in Santander lo dimostra chiaramente. L'entusiasmo di queLle popolazioni è stato •superiore a quello ohe si manifestò nell'estate scorsa durante ~l via,ggio di Valenza e Catalogna, e la natura meno impressionevole ed espansiva di quelle dttà settentrionali della Spagna dà rpure maggior -vaiJore ane dimostrazioni con .Je quaH hanno acclamata la Maestà Sua.

46

IL MINISTRO AD ATENE, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4360. Atene, 28 luglio 1872, ore 1,35 (per. ore 9,25).

Mini:stre de France a adressé jeudi ·rapport à son Gouvernement, darns lequel i·l ·eXIprime nécessité d'accentuer nos démarches. H a reçu aujowrd'hui d€peche offidelle de Paris, antérieure à la chute de Bulgar1s, lui exprimant identique ,pensée. Nous sommes portés à croire que Delig.eorg1s, pressé pa:r une atti,tude résolue, a:ccepte·rait arbi·trage. D'après nous, le temps d'agir serait arrivé.

47

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1070/320. Londra, 28 luglio 1872 (per. il 2 agosto).

Avendole ieri l'altro indiTizzato nn telegramma (l) relativo allo sceHerato attentato alla vita del Re e della Regina di Spagna, credo opportuno di r1chiama~e innanzi tutto alcuni fatti 'che vi si rife:I'IÌiscono e di cui ebbi ad intrattenerla in altra mia comunkazione particolare.

Or sono poco più di due mesi io ebbi notizia che si preparava qui un attentato contro la vita dell'Augusto figlio del Re nostro hl Re di Spagna.

La notizia mi veniva da fonte attendibile o che almeno meritava di essere presa in cons~derazione. La persona in comunicazione con me era un J.taUano di condizione civHe e che non voleva denaro. Avute queste i:nfo!I'ffiazioni credetti pei .più rapd:di provvedimenti, pei migliori effetti, ed anche per ragioni di giusto riguardo di conferirne col mio Collega di Spagna 11 signor di Rancés e gli misi ne•l•1e mani la persona stessa ·che era la sorgente di queste notizie. n mio Collega se ne o:ccupò tosto e 'seppi da lui ·che ne aveva prevenuto il suo Governo. Per qualche tempo quell'individuo non arrecò ulteriori informazioni.

Poi, come ne fui informato daUo stesso signor di Rancés, drca dieci giorni prima dell'attentato si presentò ano stesso mio Collega un altro Italiano. Egli disse di essere mandato daLl'Italiano che io aveva posto nelle mani del signo:r Rancés, il quale Italiano era ammalato e non poteva perciò presentarsi egli medesimo, e giustificò questa sua missione dicendo tutti i precedenti di quest'affare. Q.uest'uomo avvertiva il signor di Rancés che in quel giorno steSI:>O erano partiti da Londra gli individui ·Che •Si recavano in !spagna espressamente per a:ssassinare Ì'l Re e disse che e:gii li do·veva seguire.

Il signor di Rancés, ·che aveva già ricevuta la notiz.ia del suo richiamo e che aspettava a momenti i'l signor Moret suo successore, domandò a quest'individuo

se poteva differire ·la sua partenza d~ uno o due giorni. Però quest'~ndi·viduo avendo irisposto che non poteva differixe la 'sua partenza, il signor di Rancés lo diresse ail signor Olozaga a Parigi munendolo di lettera di a•ccompa,gnamento. Jil signor Olozaga rtcevette •quella lettera, v~de il portatore delila medesima e rilspose aJ signor di Rancés di averne sciritto a Madrid. Tutto oiò mi risulta da comunicazioni confidenziali che ebbi dallo stesso mio Coille,ga il signor di Rancés.

E•ssendomi messo in .comunicazione ·col nuovo Ministro di Spa•gna 11 .signor Moret seppi dal medesimo che le notizie trasmesse dal signor Olozaga a Mad!'i!d erano appunto quelle ohe egli aveva avute col 'mezzo della rpe11sona mandatagli da qui, ma che il signor Olozaga ignorava •che il primo filo e •le prime pratiche proV"enissero dalla Legazione Italiana.

A ,conferma e ad ampliaZJione del •predetto telegramma, spedLtole soggiungo

quanto segue:

Le informazioni mie, la quaHtà dell'indivtduo che informò e le ·comunka

zioni avute col nuovo mio Collega di Spagna non mi la,sciano dubbio che •l'atten

tato alla vita del Re e del·la Regina di Spagna sono l'opera detl11' • Internazio

nale •. Questa associazione si propone di produrre un sollevamento neHa Spagna

ed H ·regiddio sarebbe H suo prtmo passo, •si:ccome quello che nece,ssariamente

getterebbe la StPagna nell'anarchia.

Le info11mazioni avute dal mio CoLlega portano che ora si ha in ani!mo di

organizzare in Sicilia una spedizione sulla Spagna aUo scopo sopra indtcato.

Il Tiba1di, noUssimo agli uffici di Pubbl1ca Skurezza in Italia, doveva partire

oggi stesso o domani per l'Italia per prendere 'concerti col Deputato De Boni

e col Colonnello Migliorini. Noterò di passaggio che quanto a1l De Boni vi ha

certamente eNore nel nome essendoché H Deputato De Boni sia morto da

tempo notevole, né vesgo altri di questo nome nell'elenco dei Deputati attuali.

Nel tempo stesso si sarebbe scritto a•l Genera·le Cluseret che è a Liegi ri

chianl.andolo a Londra e se gH sarebbe mandato del denaro. 111 ri•chiamo del

Cluseret sa-rebbe motivato dal·l'intenzione di metterlo a capo del mo·vimento

insur·rezionale in !spagna. Si è pur detto 1che per 1mpegna•rnelo, gli si sa·rebbe

fatto 'sentire che, riuscendo que.sto movimento, egU sarebbe stato il Dittatore.

Si hanno poi informazioni che l'intermediario fra l'Inte-rnazionale di Londra e l'lnternaziona•le di Bruxelles sarebbe un nominato Paul Cholet, impiegato· neHe ferrovie BeLghe, H qua•le di:morerebbe a Bruxelles nel'la via Oha•l'treuse

N. 39. Premendo di non pevdere tempo ed avendo rillevato che il mio nuovo· Collega di Spagna non. era molto volenteroso di scrirvere al suo Collega di Bruxe~les, •Che ebbe pur già le sue lettere di richia•mo, .ma il cui ,successore non è ancor .giunto a Bruxelles, io mandai tutte queste informazioni al mio Collega H signor commendator Blanc pregandolo di tenermi informato di ciò che gli fosse dato di :conosce~e e prevenendolo che io ne informava l'E. V.

Si crede che l'attenta:to sia stato antidpato per causa che siasi vista in Madrid una pe~sona mandatavi da11 signor Olozaga la .cui vista av-rebbe i:spirato ai si!cari il timore di essere scoperti. Si teme poi ,che l'arresto di parec•chi fra i sìcari non possa condurre ad importanti ,scoperte sui veri motori ed autori deU'attenta,to, i quali si sa,rebbe-ro messi in salvo pdma che e:>so si commet•tesse. Pare però che si abbiano indicazioni anche a dgua,rdo di questi.

Gli arrestati a'ppavtengono alla infima feccia del,1a società. Ciò rende tanto più necessario H non trascurare a1cun indizio che possa 1condurre a quelila scoperta. Egli è perciò che, nonostante i dubbi che la natura delle indicazàoni sopra ~iferite può far nascere, io mi credetti in debtto di fame a V. E. la circostanziata narrazione. Lo credetti tanto più necessa11io pe11ché la sceHeratezza e la dissennatezza del tentativo non è ragione ·sufficiente per credere che esso non abbi1a ad aver luogo e perché parmi evi:dente che, tolto alla Spagna Re Amedeo, l'ana11chia, tanto utile all'Internazionale, ne sarebbe colà l'immedliata conse'guenza.

Ail"lroge che dalle informazioni 11ÌISUI!terebbe che l' • Irntemazionale •, neppure dopo H feHce scampo del Re da,lle mani degli assassi:ni, avrebbe deposto i'l suo intento di rivoluz·iona~re la Spagna aprendosene la via col Regictdio.

Tostoché io sarò ,in 1g11ado di fornirle al·tre informazioni non m~mcherò di fargliele tosto pervenire.

Le ,sarei poi grato •se volesse procurarmi delle in:formazion•i a •r1gua,rdo di un nominato Dominicis o De Dominicis, gioVIine di 30 o 32 anni di statura media e di aspetto civile. Credo che esso sia ,stato ~Ufficiale Italiano nel tempo del!la guema coll'Austria. Ignoro però se egli abbia piuttosto appartenuto al Co11po di Garibaldi o .se piuttosto non abbia appartenuto o non sia passato nel

R. Esercito. Mi consterebbe che egli fu eiSipulso dalla truppa Italiana per carttiva condotta e per opinioni esaltate, e fors'anche .per fatti consentanei a queste opi:nioni. Parmi non improbabile perciò che se ne possano a!Ver notizie dal Mini,stero della Guerra ove il Ministero dell'Interno non le possa somministrare od esse siano insufficienti.

(l) Cfr. n. 42.

48

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA

D. s. n. Roma, 29 luglio 1872.

Vivissima è la lotta dei due partiJti estremi, il clericale ed il radicale, neRa Savoia, dove gli uomini di opinione moderata sembrano completamente ritirati dall'arengo polliHco. In un banchetto che ebbe luogo recentemente in Chambéry, il genovese Luigi Stallo, che militò in Francia sotto .g1i ordini di Garilba·1di e che da quel tempo i:n poi .pare abbia preso stabhle dtmora in Savoia, ha pronunziato un d1scorso nel quale non nascose le sue asptrazioni aLia repubbLLca itaUana. Quel di:scor.so fu stampato ed è qui unito con preghiera di restituzione.

H Con•sole ita.liano a Chambéry crede che J.o Stal·lo lo richiederà ben tosto di un passapo11to per ·recarsi a Parigi. Amnistiato nel 1859, mandato éllsso1to dal tribunale di •Genova nel 1867, lo Sta,1lo era provveduto di un passaporto regolare ri!lasciatogli in Genova nel 1862. H Console italiano domanda 1struzioni cirea H rinnovamento di questo passap_orto se a tale effetto lo Stallo si presentasse a'lla sua Cancelleria.

49

IL DIRETTORE GENERALE DEI CONSOLATI E DEL COMMERCIO, PEIROLERI, AL CONSOLE A BOMBAY, PILASTRI

D. s. n. Roma, 29 luglio 1872.

lil l)Tegevole suo rapporto in data del 20 giugno coN. (l) fu trattenUtto in questo ufficio, il quale ebbe ad occuparsi di quanto si riferisce a•l progettato stabHimento d'una colonia penitenziaria itaUana al:l'estero. Ta~le questione venne del resto defertita ad una speciale comm~ssione d'uomini competenti la quale, dopo aver <Compiuto i .suoi studi prelimina~i, ha ora sospeso le sue riunioni, in attesa che le PTa•Uche iniziate dal R. Govemo per la scelta e l'a•cquLsto di una JocaUtà appropriata ai nostri bisogni, abbiano condotto a qualche definitivo risultamento. Quantunque per verità, la commissione predetta restringendo H suo esame al progetto di una coloni·a essenzialmente peniten.z.iaria abbia piuttosto aUontana•ta l'Ldea di uno stabhl.imento commercila:le, le sarà per mia cura comunkato lo scritto del1a S. V., pel quale io le ofllro intanto i miei ringraziamenti.

50

IL MINISTRO DELLA GUERRA, RICOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. 4936. Roma, 29 luglio 1872 (per. il 30).

Affinché V. E. possa sodld~sfare a>l desiderio espresso dal Mirustro deHa Guerra in Lspagna ed a seconda della dchiesta fatta coJ.:la nota controdLstilllta, mi pregio rimetterle un opuscolo in cui è contenuta la Legge organica vtgente a:ppo noi -sul reclutamento con tutte le modillcazioni ed innovazioni arrecate a•lla medesima dalle diverse Leggi posteriori, compresaVIi quella ultima del 19 luglio 1871.

51

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VLSCONTI VENOSTA

R. 98. Vienna, 29 luglio 1872 (per. il 3 agosto),

Siccome ho avuto ·l'onore d'informare precedentemente l'E. V., H Gabinetto di Vienna mostrav•asi inclinato a rispondere con una Nota a1la comunù.cazione fatta•gli dal Ca·l1dina·le AntonelU della lettera del Santo Padre. Pare però ora abbi mutato avviiSo poLché il Barone Orczy ass:icuravami testè che non solo non si era scritto ma che anzi non si contava più di scrivere, il Conte Andrassy

ritenendo sufficiente la risposta verbale già ,stata fatta in propos1to aill'Uditore deLla Nunziatura, da me già riferita all'E. V. e ciò tanto più che ta'le risposrta rparve non abbia appagata affatto la Corte Vaticana. Infatti questa Nunziatura fece sentire al Conte Andrassy che il Santo Padre non poteva ammettere distinzioni di SO'rta, tra .le Case Genera!Jizie e le al'tre ReHgiose rtutte esistenti in Roma, ravvisando eg'li l'esistenza delle Co11porazioni Religiose quatli si trovano attualmente in quella città indi'11)ensabile al libero esercizio della autorità SIPirituale del Capo delrla Chiesa Cattolica, e respingendo egli in modo asr->oiluto l'asserto dei Conte Andirassy che la questione degli Ordini Religiosi anche astrazione fatta dalle Ca,se Generalizie, sia questione d'ordine interno peil Governo Italiano.

A queste eccessive pretese ed al mar1contento del Vaticano devesi, quindi, ritengo, se il Gabinetto di Vienna più non farà tla risposta scritta che pur si -era risol.:to a fare. Non rho d'uopo di assicurare rl'E. V. che mi sono studiato di pOIU"e in rilievo col Barone Ovczy iii meglio che mi seppi, la ~convenienza dJi un tarle silenzio anche al punto di vista degli 1nteressi stessi che il Gabinetto di Vienna rcrede di appoggiare in certa misura.

(l) Non pubblicato.

52

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, R. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 164. Madrid, 29 luglio 1872 (per. il 4 agosto).

Nel mio ra~P~Porto politico delli 25 corrente (l) ho avuto l'onore di riferire all'E. V. come la costituzione delle prossime Corte.s, assicurando al Governo una marggiroranza fortissima parlamentare, dà speranza, che cessato H pericoilo -de'Ile inevitabili coalizioni tra le opposizioni, cesseranno pure quelle continue incertezze, rcrirsi e scarn:datli che hanno mantenuto lo Sta,to in condiZJioni di vera anal'chia ed erano tanto p!'ofittevdli ai nemici deLla Dinastia.

Cotesta speranza sarebbe assai più sicura se già non si fossexo notati indizi da ·far temere che le medesime cause di scissione, le qu:ali si verificarono così d1sgraziatamente neltl'antirco partirto P.rogressista, saranno pe·r rompeTe l'unità e la coesione deHa maggioranza nelle prosstme Camere. F'ra una irmportante frazti.one già si ,s;._oal'gono pensieri di formane una destra della Camera. « Se mai, per una ragione qualurnque che oggidì non può esser.e fissata, ma la cui possibilità è mestieri di pr·evedexe, sol'gesse una crisi, la Corona dev'essere posta in condizioni di poter trovare neLla Camera un partito libera'le a cui affidare il Gove:mo ». È in siffatta guisa che alcuni rald~cali spiegano la propria tenden~a; ma l'ambizione e l'interesse pem;onali spiegano anche meglio quella 1ntenzlone, non ancora maturata, vodferata appena, che ha grandi probabBità di non essere mai attuata, e 'ch'io non riferisco all'E. V. •che come un sintomo da essere osservato, -•come lo fu da questa Legazione quando si manifestava tra

Brogxessisti, -pe!1ché risponde all'indorle dei partiti politid spagnuoli.

La preoccupazione ma.ggiol'e, non solo in !spagna, ma in Europa, è adess() rivoM.a sul numero dei Repubblicani che siederanno nel Parlamento. H signor Zorrilla me ne ha tenuto l'altra sera, :spontaneamente !Parola, e dal suo discor,so sembra che i timori concepiti in questo rispetto sieno esagocati e senza fondamento. • La Regina • -mi disse i'l Pres~dente del Consiglio -• mi chiedeva ie11i aH'E,scoria'l notizie sui Repubblicani, e se il numero dei Deputati che manderanno alle Corte1s sarà davvero -come dkono -di dugento. Ho risposto a Sua Maestà che, in tal caso, non potendo e,ssere evita,ta la riforma dell'a,rtkolo 3,3 de]lla Costituztone (~che stabi!liJSce la forma monacr:"~ohka), debba la Famiglia Reale poosa·re ama .pa·rtenza •. Ed il s~gnor Zorriltla mi ha rep·Hcatamente espresso il suo vivo des~derio che il Governo ItaHano non abbia n~ssun pensiero a causa dei Hepubbliicani, il cui numero dii Deputati, da queste elezioni veramente Ubere, sarà di cil'ca settanta.

• -]l par,tito delila RepubbUca • -continuò a dimmi il .signor Zorrillila -• è diviso, ed ha maggior a~pparenza di forza •che non la possiede. La frazione poLitica del partito, spaventata da'llla frazione sociale, è impotente quando un Governo liberale, e sul quale non pesano sospetti di reazione, governa lo Stato •. • -Coi SociaHsti e gli Internazionali la battaglia è quasi 1inevitabile -ma io non li combatterò con di•scorsi e parole, ma nel modo impiegato nel 1848 dal Generale Cavaignac: a colipi di cannone. E intanto d:ieci dei princÌipaU colpevoli arrestati dopo i fatti di Jerez saranno gi•ustiziati; né potenza umana li potrà salval'e •. • -Coi Repubblkani moderati la poUtJtca da seguirsi è di strappar roro da'l>le mani la bandiera con la quale hanno potuto raccogliere 'seguaci. Sinora sonosi di-chiar•ati i veri e sol1i rappresentanti ·deHa R~voluzione che ha cacciato i Borboni; e le frazioni conservatrid, tornate al potere con la mia caduta dell'estate scorsa, pevché hanno voluto che quella rivoluzione non stgnifÌICatSse a11tro che un mutamento di pel'sOilla sul Trono, hanno dato gran forza e pre.sti.gio al partito repubblicano che dichiara l'instituzione mona["lchiica incompatibHe con le nuove libertà democratiche •sancite dalla Costituzione. La mia e la missione del mio parttto è di provare che .Ja Dinastia è la più soHda guarentigia di queste libe11tà e che la Costì,tuzione, non ha miglior difesa ·Che neLla persona del Re, che la conosceva e l'accettava :prima dii ac1cogliere il voto che lo ha innalzato al Trono di Spagna. Cotesta è la vera e .g.ra(!lJde forza del Re di pevsonitficare· un grande e rad~cale mutamento dal passato B011bon~co; e i par.titi conserva>tori la toglievano affa:tto a Sua Maestà. Sieno ·le nuove instituzioni e l·i·ber:tà eccessiv·e, come lo affe11mano i Conservatori, ·O necessarie allo svolg1mento morale· e sociale della nazione, siccome noi ·crediamo, non è men vero che la Dinastia di Savoia è venuta e regna in Ispa.gna per assicurarle, e •la ·sua salute consj!Site nell'essel'e 1conseguente ai principi in nome dei qualii fu chi.amata e che qua rappresenta. I parUtJi consevv•atori -spinti nel1a ·rivoLuzione per ambizione offesa, e che l'avrebbero voluta fermare all'abd~cazione della Ex~Regina in prò· del p.rtndpe ALfonso -già ponevano ne11la coscienza degli spagnuoli che H profondo turbamento pati·to colla RivoLuzione di Settembre, i:l sangue sparso, erano rimasti sterili, e le speranze concepite, .le promesse date, i.l1lusorie. Il paxUto repubblicano diventava ~l diifensore e i:l rappresentante di nuovi principi:

53·

la mi·ssione della Dinastia le era strappata di mano, e le popolazioni mormoravano .che niente era mutato senonché regnasse un P11inctpe dii Savoda invece d'un Borbone. Le cose e i pa,rtiti di Spagna non vanno giudicati col medesimo criterio delle 'Condizioni e dei partiti d'a11tri paesi; nè regole astratte o generali rpossono essere applllicate in politica. Ed io rendo ,giustizia a'l'la .stampa ingllese, portoghese ed 1ta'liana che ha saputo fare .questa differenza. Non conviene fermarsi ai nomi: non avvi ailicwna 'somiglianza fra i Radicali di Francia e d'ItaUa e i RadicaLi di Spagna che sostengono e vogliono svolgere i princtpi sanzionati neHo Statuto fondamentale del!la Nazione, nè più nè meno •.

• Il partito repubbli:cano si vanta d'essere H solo che possa governare con •le Ubertà stabiUte nella Costituzione del 1869, mantenere lle promesse fatte dall.la Rivoluzione e salvare la Spagna da!J.la sua penosa ,situa2lione finanziaria e dalla 1srua co11ruzione ammiÌilisil:lrativa. A noi compete dargli una smentita e con 'la Ube11tà e 'la Costituzione affermare la Dinastia •.

c Siamo accusati di aver simpatie 1coi Repubblicani. L'odio ai Conservatori e la paura dei Socialisti mvvicina i Rlepubblicani moderati al nostro partito. •Profondamente separa•ti da noi nella ·quistione deHa forma suprema deLlo Stato, veg;gono in noi i'l ·solo •pal'tito mona.rchico 'che non minacci il'opera della rivoluzione; e H timore che ,potrebbero, rkorrendo alla violenza, llaworare o alla reazione o aH'anar.chia socialista, spiega 1la benevolenza 1che hanno per un Governo in cui riconoscono la sincerità delile d~sposizioni !l.iibera:li. Ma ,se noi saremo felici nell'opera nostra, ~l partito repubblicano rimarrà distrutto o limitato a .sempltci !partigiani platonici di quella forma ,pol1tica, mentre saremo da tutte .le classi ·sostenuti neNa guerra senza ·tregua contro dei SociaUsti •.

E senza commenti ho 1oteduto di dover ripetere a V. E. •queste parole dettemi con espressione di profondo 'convincimento da:l signor ZorriUa, tmperocohé spiegano quale sia 'la ,si,g;niftcazione e :la m1ssione 'che i'l :partito ['adiJcale attribuisce alllla casa di Savoia m LSPa.gna, e quali le speranze !Che !l'attua,le Govemo mantenga dalla sua rpolttka coi Republjlicani.

H signor Zorrilla desidera 1che Sua Maestà faccia, ·tovnato •che sarà daNe PrOtVincie Settentrionali, un via.ggio in Andalusia, e che, dUII'ante 'la •sua permanenza in Siviglia, vi 'Sieno abolite le • Quintas • (LI.'estra2lione ·a ·sorte 'per '1a leva) onde c il Governo ,possa drLre: questa solenne promessa della Rivoluzione, dovete al Re .che sia mantenuta e messa tn atto •. Però, è debito di giustizia l'liconoscere 'come H Presidente del Consiglio abbia per costante suo 'pensiero l'accrescere il prestigio e il fiavore popolaTe deHa Maestà Sua.

(l) Cfr. n. 38.

53

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, R. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 165. Madrid, 29 luglio 1872 (per. il 4 agosto).

Il paOC'tito Carlista, che, in Catalogna dà gli Ulttmi segni di vita commettendo delitti e ruberie, sembra essere nella fase di decomposizione che suol .succedere aHa disfatta. Itl 'celebre Gen.erale Cabrera ha pubblicato dn Londra un manifesto, la 'cui autentidtà non può essere più negata dai giornali carlisti, per rompere apertamente con ila par,te neo-cattolica e assolutLsta del! Call'lismo. Don Carlos, rper :ten<ta~e un ultimo sfor~o, ha indirizzato dalla frontiera di. Spagna una proclamazione ai Catalani, Aragonesi e Va~lenziani prome·ttendo di restituire a queHe rprovincie le :fu-anchigie e i priwlegi ( • fueros •) tolti da FiUppo V; e la stampa ·repubblicana protesta sarcasticamente contro l'usurpazione fatta d!al P.retendente dei p11incipi lrepubbHcani federali. Don Ca,r:los, dicono a Bayona, nomina e muta 'ConsigUeri e CamariHe; e la divisione, che ha sempre esistito, ma 11atente, è oggi aperta e manifesta tra d:l nuovo partito caTIHsta dei teocratiiCi e ll'antko degli assolutisti.

L'agitazione eletrtora'le ha princtpiato in alcune provincie. Le notizie di Andalusia fanno credere ·che vinceranno i repubbUcani, essendo questa 'provincia, colla Catalogna, la sede 1prtndpale del partito republYlicano; e le Sette so-ciali!ste vi hanno posto radi'c'i più che nelle altre parti della penisola. Quegli elementi anarohici sar·anno, poi, seoondati nella lotta elettora·le, dagli ~lfonsoMontpensieristi che, non potendo t'l'ionfare, daranno i ·loro voti ai Federalli.

Nota-si adesso il Hnguaggio dti una parte della .stampa 'conservatrice che di-chiara essere unka sél'lvezza del paese 1l'insti1ruzione di una Repubb:lica mo-· derata a imitazione E1rancese. E gli ùltiani artkoli 'scritti in .questo senso dal Diario Espanol (il •giornale più antko de'Jil'Uni-one Uberaile) hanno causata non. poca meraviglia.

Una par.te del partito Conservatore è 1poi sospettata, ella pure, d'esseriSii decisa ·a votare pei -candidati ·repubbUcani; ma, -'Più abile nena opposizione· che non •lo furono i Radica<li -, non pubbHcherebbe la 'coalizione ma tadtamente 'la eomiplirebbe dove i Conservatori, disperando d'essere eletti, votando· pei Repubblicani potrebbero, .con aumentare il numero di costoro aUe Cortes, dar maggior 1peso alle accuse ,che muovono ·contro deill'attua·le Governo di favorire i parti·giani de'Ha RepubbUca, e ·Contro dei RadiJca.Ii d'essere segretamente conniventi ,cogH anti~monal'chici; accuse che oramai non sono più. accoJte nè ·credute dalla pubblka opiniqne.

Così, in questo p•aese, nel qua1le i partiti politki sono in condizioni di vera di!ssd1uzione, per opposti o nimici ·che sieno .semp~e ·si untscono ad uno 'scopO< comune di distruzione.

54

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4365. Pietroburgo, 30 luglio 1872, ore 19,10 (per. ore 11,30 del 31).

Je vien,s d'apprendre à l'Ambassade d'A:Hemagne qu.e l'Empereur Guillaume a dnv:ité le Czar à se !l"endlre à Berlin dans les !Pl"emiel's jours de septembre. Czar Alexandlre s'y ~rencontrera 8/Vec l'EllJiPelt"eUr di'Autriohe. 111 est plt"Obable queles choses !Se oombinent de façon à ce que l'amvée de (l'Empereur ~ançois JQSePh à Baden préoède ce'l!le 'liu Czar. Le Czar a annoncé ce projelt devoyage à l'Arehiduc Gui'llaume d'Aurtdche qui vient d'assister aux manoeuvrres du camp, et a été très satisfait de l'accueil qu'il a ~eçu. L'Ambasl3adeur allemand m'a di:t qu'il n'y a pas eu de causerie politique entre l'AvoMduc et le CzaJr. A l'Aanbassade Allemande on parle de la 11encontre des ttfois EmiP·ereurs comme ayant pour but une triple entente destinée à g~aranltir la pa:ix générnle.

55

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4366. Costantinopoli, 31 luglio 1872, ore 18 (per. ore 21).

Grand Vizir a été destitué. Raouf Pacha est nommé à sa rplarce. On s'attend à de grands changements. On pade rpour le Mi:nistère des Affai~ Ertrangères de l'Ambassadeur à Paris, ou de Savfet Pacha.

56

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINLSTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. R. 5072. Roma, 31 luglio 1872 (per. l' l agosto).

Stimo apporltuno a•vverrtire l'E. V. ~come in Alessandir;ia d'Egitto la Direzione delrla Società operai:a italiana, di cui Graziardei è rprestdente, e i!l C. Levi AJ}va·res seg~retail1io, sia in ·Corrispondenza con akune de1le Sezhmi italiane dehl'Internaznonale.

Sarei tenuto alla E. V. se rpotesse, vilguardo a tal società attenermi dserbate inf011ffiazioni da ·quel R. Rappresentante, del qual fa'vore le anticipo sentiti ringJra~iamenti.

57

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

Londra, 31 luglio 1872 (per. il 4 agosto).

ln occasione rin cui tenni or ora discorso col ·sig~nor Conte Granvilllre per altri affari, Sua Sig~noria mi disse rche, sebbene eglii non fosse motto suscettivo, però non poteva astene11si dal diil'Illi che gli aveva fatto <tmpressione penosa il sapere ~che nclrl'affare rrelativo al credirbo E.vlanger, appog~giato dai1a Germarnia a Tunisi, si fosse per par.te nostra appoggiata e sostenuta a Tunisi la domanda della Germania stessa senza davne qualche aV\lliso e ·senza quaJ.che inte'llligenza col Governo Britanni,co, il quale soleva fare altrimenti con noi. Soggiunse che essendosi egli rifiutato di a:ppnggiare cotesta istanza Germanica a Tunisi perché i crediti Erlanger erano od insrusststenti od esagerati, egli aveva saputo dallo stesso signor Conte Bernstorff che noi avevamo tenuto a Tunisi una via dive11sa.

Feci tosto rp11esente a Lo:rd Granville ~che i'l 25 delLo scorso mese di giugno io gli avevo comunicato tutto H contenuto della di Lei Nota del 14 dello scorso mese (n. 13,8 Politica) (l) e le istruzioni d:a Lei date all'Agente del R. Governo a Tulllisi in data del 13 giugno lP· !P· (come risulta dal mio Rapporto 215 giugno

u. s. n. 310 di questa Serie) (1).

Queste 1stTuzioni ed i rprecedenti passi fatti a Berlino, che io g'li avevo

pure partecipato, ben '!ungi daU'essere un appoggio dato in merito alle domande

Erlanger noo avevano ,conSistito in altm ,che in u:na raccomandazione di mode

razione fatta a BerUno, in un suggedmento di trattare su basi eque ,Jlatto a Tu

nisi, ed .in una dichiarazione esplicita di non volere entrare nel merito dei cre

diti ·Che vantava la •ca'Sa Erlanger. Ri•chiama~i a Sua Silgnor:ia 'l'accogl:Lmento

favotrevole ,che Essa aveva fatto allo ,spiJrilto conciliativo da noi mostrato e che

nel mentre .stesso ·che Essa 1si era astenuta da:l dirmi 1a risposta 1che av·rebbe

fatta al signor Conte Bernstorff si era però manifestata disposta ald avere

meco u1terior<i comunicazioni in questo soggetto; io 1ignora1Va però ,se egtli avesse

fatto faire qua1lche comunicazione a V. E. ·col mezzo di SiJr Paget suiJ.la risposta da

lui data al si,gnor Conte Bernstorff.

Il signor Conte ·mi dspose che forse dò che eragli stato detto dal ;signor Con

te Bernstorff e11a a•vvenuto per !Pilll1te nostra posteriOl'IDente a~Ia [predetta mia

comunicazione.

Replti:cai a Sua Signoria che dopo quell'epoca io non aveva ll'Ùicevuto più alcuna comu:nicazione 'SU questo soggetto e ·che, a parte ogni altra considerazione, parevami che i:l piccolo numero dei ,giorni <che ·era trasco11so daHe p'l.'edette istruzioni di V. E. al R. Agente in Tunisi, in data del 13 ,giugno p. p., al ,giomo in cuà egili ebbe a conferire col signor Conte Be11nstorff bastasse ad esclulde~re •l'iJpotesi di u:n 'Camhlamento dii sistema ,per di Lei pal1te in quest'affare,

i:l qua•le supposto cambiamento ·era affatto da me ignora~to e ,che io mi azzar,davo a credere che non fosse aV'Venuto.

Il signor Conte, ·che mi aveva fatto le iSUiddette osservazioni in modo assai benevolo, non insistette nelle medesime·dQPo la ,mia nisposta, :ma non mi disse neppur nulla che mi potesse autodzz.all.'e a .credere •che eg<hl si fosse rpu:r persuaso

.di ciò che io gli aveva ri,sposto. Mi affretto a comun~carle quanto sopra ·per quelle dkeziloni che Ella cre·derà opportuno di fomkmi ISU ·questo soggetto.

58

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4368. Costantinopoli, 1 agosto 1872, ore 13,25 (per. ore 17,30).

Chute Mahimoud Pacha a ,produit immense joie ,surtout parmi les <POiPUlations Chrétiernnes de l'Empire. Nomination Raouf Pacha, homme énérgique et de ;prrogrès, a été favorablement aocueillie par le pubUc. Essad Pacha, ex Séraskière, aduellement... (2) est nommé m:inistre de la Marine.

(l) -Non pubblicato. (2) -Gruppo indecifrato.
59

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1044. Berlino, l agosto 1872 (per. il 5)

Non ho sinora :lìatto parol!a della notizia, che destò qui l!lanta sodrlisfazione,

della visita che lo Czar farà a questa Corte contemporaneamente all'Imperatore>

d'Austci.a. Più 'che arl<trove, in questo momento farnno difetto a Berriliino il.e SOir

genti di informazioni esatte, ed in ar:gomento di tale importanza gli arti.,coli di

giornali, per quanto ufficiosi, non costituiscono un insieme di dati abbastanza:

siJCurL

Ne ho d1scor·so •oggi •Con 'iii. Signor de Ballan, ~l quale mi confermò l'esattezza ;ie11a notizia deHa vti.~sita delil'Imperatore Alessandro, che sarrebbe stata rombinata or fà una settimana con scambio di numerosi telegrammi. Se inoltre· tengo 'Conto del ·sillenzio &<~soluto ehe questa Ambasciata russa opponeva an1cora tre giorni 1sono ad ogni ,interpe,Nanza in proposito, devo dedu1'!le che <l'Imperatore Guglielmo non sarà duscito ·senza !Stento ad indurre ad un conve,gno· i diUe SoV!rani 'suOi viioini: e difa•tti i'l Signor de Balan, mentre taoci,ava di esa,gerazione ìJe voci .che at1mibuiscono sentimenti di recip:roca animos1tà ai Gabinetti di Pietroburgo e di Vienna, lodava però la generosità di cuore dello Czar.

Questll, <se non sopravviene qual•che mutazione nelle disposizioni concertate· fra le tre Corti, giungerebbe a BerlJino la sera de,l 5 settembre, e l'funperatore France,sco Giuseppe il 6. Probabi,1mente, secondo M. de Barran, dl Pir'iUidpe· Gortchaoow te,rrà a preg.io dii .trovarsi in quel1l'incontro, come iii. Conte Andrassy ed dii. Prindpe di BiiSimaJrck, a fian.co deil. suo Sovrano.

La sodJdi,S!fazione ~con 'Cui la noti2ia di un tale convegno viene salutata in: Germani,a, non si Tid'er<1sce soltanto a~le buone relazioni di cui è pirova !lira i tre Governi I·mperiaH. La fiducia del Gabinetto di Bev1ino nel mallltenimen<to, della pace e nel<la vassegnazione delila Francia ai X'i·SU!l~ati delil.'uLtima guerra,. era ed è tuttora :llondata -sulilo svHuppo deLle forze della German<ia, -su!Ja deboLezza del vinto, -'e s<uH'isol'amenrto di questo 1n Europa. Quanto alltle forze .Lnteme, hl Governo Imper.La~le, 1ungi diall',addormentaJl'lsi sugLi a,,l,lori, si è applicato .senza <tregua <ad ·a<ccrescerle ed a perfeziona,rle, nè avrebbe potuto agirre lillitrimenti ,se, ·invece rdi !riportare vittonie, avesse ~subìto deHe 'dÌISifa<tie. La perdLta di due provincie, ile enormi contribuzioni di guerra, i dLsas.tri deG<la Comune, ~le lotte di parrti.to, hanno i,nJdeboliito la Francia a <se~no, da renderle forse· impossibhle una Tlivmci,ta, a meno •che trovi al·leati. Ora, le ottime rreil.azJioni dell'Impero Tedesco •con il.'Itallia, 'cui lo 'striillge ·cotanta ,solidarietà d'interessi, e· l'incontl'o dello Czar con l'Imperatore Francese<;> Giuseppe a Berlino, sono il complemento del<la poliitica del Canceililiere ImperLa<le per isolare ila Fra([)Jci'a in E1uropa.

Senza entrare 'in ogni ipartLcoJa,rLtà di 'Così fatto ragionamento, i dLsoorsi dell Signor de BaJan si ,isp1rarvano al medesimo oroine di .idee. Egli 11'1peteva di quanto valore era 'la ~garan2lia di pace e di sLcurezza <che la Germania ~trova<va. nelle rel<az;ioni di intima amicizia con l'Lta<li!a, e di buon accordo •con la Russia·.

e con J.'Aust11ia. Per •certo, vel'UJn Governo in Europa può ralllegrarsi quanto

il nostro del:la sig!nJifiJcante manifestazione che :si prepall"a per i~ prossimo mese.

SpeciaWmente dopo :le di:mostl'azioni di •cui furono oggetto :in PTl.llss~a le L01ro Al

tezze Reali iJl P11incipe ·e :la Prmc~pessa di Piemonte, !Si :può ben :dfu:e che a·l

oOiw.egno di Be11lino l'l1laHa :sal'à virrtua·lmente :pamtecipe; senza avm bisogno di

proodell"•V1i paTte ·attiva, essa •solo approfitterà direttamente de·lila intimiltà che ·.sarà .per :stabi:1fu:,si fua •le tre Potenze.

H voler :siÌJn d'ora toccare a·1 possibHi accordi di ·cui saranno per avvenrbulra

iiil quelll'inoont'Do git.taJte Ile basi, •sarebbe da pa:11te rota un entrare nel oa:mpo

senza ,1Jimiti della polittoa IConJgettU~Valle. Senm dubbio, ia ·lotta a111dente che

:ferve OV'Ulnque fu-a Chiesa e :Sta•to, ·lla ·condotta da segui!re verso :la Santa Sede

nel caso :SOV1rattutto di un :conclave, ril migll~or modo di cOinbattere l'Lnrtei'1111a

2Jionale e di .acc0<111tent31l"e le :classi ·~per<a:ie, IS8Jranno fra le ~tre •cose argiOmenrt;o,

mteressan:te anche il'H:ail:ila, di uno scambio di 'idee, nelile quaili U Gabinetto di

Berl1im:o hia già lasciato rliDa.:vedere ile sue mclim:aztoni.

Il Signor de Balan si dimostrava contento dello ®lendido successo d:el

l':imprestilto fuaillcese. eonrveni'V'a ammettere che il'opinilone pubblica non attri

builsse a:l Gmnerno attualle :di Flrancla volere nè possanza di muOV1ere .guerre,

senza di che :i :oapi·talli non affiuirebbero 1cosi volentieri ne:tle ·casse deLLa irepub

bl:ica. Se poi, come :pretendesi, ila F11ancia potrà ora Ìlll un ·S<Jilo armo sodid:ilsiialre

alil!a imldennità di tre mtliiardi, ,questo Governo non 'sa~à ·per :®lersene, e ritti.rerà ile :sue trUipipe di occupa·zione con a·ltrettanto pi~cere •oon quanlto ila F1rtanoia J.e vedrà •parrt~re.

A ven:do avuto ·soltanto oggi da •SOI"Igente uffid1ale •1a notizia delila v~sita che lo Czar farà a questa Corte, ne dò cenno ad ogni buon fine :per telegrafo, quan:tunque :SUJpponga 'Che V. E. l'avrà già r~ceVUJta da alltra ipall'te.

60

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MAFFEI, AL MINLSTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

.R. 1086/329. Londra, 1 agosto 1872 (per. il 6) .

Reputo do·ver mio rassegnade che martedì serta, 30 dello spirato me:se, ebbe

Luogo alla Camell'a dei Comuni 'lll1l'intel"eiSSailite discussione circa i'Agente diplo

matico che iii. Govemo Briltannico crede dd dover tl.ll1Jtora maDJtenere aiOCI'edLtato

presso :H Vat\i:cano.

R dibattlimento originò nel lllOido •seguente. Un onorevole memblro, hl Signor Monk, 'ch~amò ~'attenzione dei tsuoi Colleghi suhl'apparente sopip["essione dei :liondi destinati a[:lia Misstone lngilese presso ·R Pontefice mentre si conservava ru Vatd!Cano un Seg:retbw1o del Foreign Office H di .cUli sa1ario .per conseguenza non figurava ne'l biliando delle Legazioni ral!l'estero. ;J1 Signor Monk. espresse l'opinione che questo fatto poteva far 'creldere :che iii Govemo miT:asse a indurre il Pa·rtiamento in errore cil'aa una m.iJsstone verso la quale i•l pubblico

bdtanni.co non .si è m2Ji .in aLcun tempo mostrato molto fa'V'o:revoie.

Lo:rd Enfield, Sotto Segreta~io di Stato per gli Affari Esteri, negò l'inJtento d'ingannare la Camera adducendo che essendo il Signor Jervoise un impiegato del Fo:reig!Il Offi.ce, H .suo •sttpendio non_ poteV1a figurare nel biLancio del personale dtplomatilco. E.gili .cercò quindi dd .giustMicare la •Silla presenza a Roma sulla ragione •che H Santo Padlre non rilconosceV1a d1l Regno d'Italia e •che da!lil'A·trto del 1848 essendo il Governo Inglese autorizzato ad essere rappresentato presso il Sovrano degH Stati Romani non sarebbe stato equo di •lasciare la Corte Pontificia •sen~a •sifiiat1ta rappresentanza.

Que•st•a ragione non sodidiilslfe•ce pllii1to la Camera e ne seguì un vi·vo dibattimento •m cui V'ari autorevolii membvi sostennero ·che prima della promUILgazione dem'Atto .precitato ill Governo Inglese non aV1eva assolutamente ailicun potere di essere xappresenrtato p:re•SISO •i•l Pontefice, e che, avendo questi ora cessato di essere Sovrano, Ja presenza del Signor Jervoise a Roma era un assurdo ed una offesa ·alla I·taUa. Impel'occhè se l'Atto del 1848 autoriz~ava una missione neg.Ii Stati Romani, la medesima era accreditata presso hl Sovrano, e non presso Iii Capo Sup<r•emo della Chiesa Oattol,iJca. Per •cui ne veni•va ·che questo modo di agire del Governo de•lil•a Regina poteva persino essere .tacoiato di ·11legale.

Entrata •la ques.Uone nel campo della legalità era natul'aie che il'Attorney Gene.ra•l imprendesse a difendere l'opeT•ato del Mtn~stero, ma ·ciò ·che rrecò non poca sorp.resa fu l'argomento sul quale fondò la srua giustifica~ione cioè che il Sommo Pontefice era •tuttora un SoV'Tano tempotra•le ed 'indipendente e come tale essere conveniente che l'InghHte!I"'ra tenesse un Agente a:ccreditato pre~:;o di Lui.

Non credo poter megiio render conto a V. E. di quest'1nc1dente che coll'~nviarle qui unito l'estratto della discussione medesima dalla quale Ella potrà rilevare le esatte parole di Lord Enfie1d e d'ell'Attorney Generai. Intanto l'E. V. potrà giudica·re dell'oiP'inione deHa Camera a questo riguardo dal fatto che avendo il Signor Monk, sulle istanze di uno dei Mini,st.ri, offerto di ritirare la sua mozione di bia5imo, la Camera vi si l'ifiutò. L'om ta•rda non rpermise di ri:conrere ad un voto e •la questione venne aggiornata.

Acchiudo !PUre all'El. V. una lettera :stata rivolta in propos.ito al Daily News e da ques:to giornale oggi pubblicata in a~giunta ad un artkolo di fondo sul medesimo ar,gomento.

Il Daily News si ,pronunzia cont'l"o il ritorno del Signor Jervoise a.!l. posto finora da 1ui occupato e ·conohiude coH'osserva:re che Ia F·randa cona sua dopp~a Amba.sdata a Roma si alienò l'RaHa senza soddisfaTe iJ. Pontefu:e, che la Ge•rmania, .se,guendo Io stesso sistema, non ne ev>itò i fuilmmi e che persin-o ,i,l modesto Rapprre•sentan·te del Foreign Office solo riuscl a dare offesa al Governo Ha.Iiano ,collla pubbHcazione del SiUO Rapporto nel quaile gettava tutto· H hi·asimo sul·le Regie :trUJppe in occa,sione dei dilsordtni avvenuti nella Chiesa del Gesù, .senz·a cornciiliare l'approvazione papale ai procedimenti giudiziari recentemente iniziati ·contro un Vescovo ed altri ·SBJCel"'doti per ool"'TUZion·i elettorali nella Contea di Galhay.

61

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 309. Tunisi, 2 agosto 1872 (per. il 9).

Essendomi 11ecato a doverosa premura di fare al Brimo Ministro del Bey le osservaziond contenute nel 11i,verito dlitsparcc~o n. 127 deUi 12 1ug.J:1o ,scorso (l) relativamente al Decreto di prorogaZJione de' poteri del:li Arbitri tnnisin,i neHa questione della Gedeida, ho l'onore di ri,portare a V. E. che il Generale Sidi Mustafà mi diede le più ampie assicurazioni che S. A. il Bey rprorogando per altri 3 mesi i 'POt'eri 'ai 1suoi arbi1tri non avea :liatto rche ,segutre ne]H ,stessi termini la di1manda avanz,ata dal Senator Vi,g,Liani a1l Generale Hussein, ma 1che intendendosi non meno deN'a1ltra pa,rte obbliga,to a mantenere g,lJi impegni arssunti c1ra pronto a rproroga11H ul,terio=ente, nel ~caso rla procedura estg,esse una più lunga informaZJione deliia <ca,usa.

62

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 205. Costantinopoli, 2 agosto 1872 (per. il 9).

Mi s:ono affrettato ad annunziare per telegrafo (2) a V. E. che il Gran Vizir Mahrnoud Parcha è ,stato desHtui,to ed ~n ,gUJa vece elev,ato ,a quel posto Midhat Pa:aha.

Da parecchi giorni vocifecravasi che Mahrnoud Pacha non godesse più H ravore del Sultano e parercchi 'tndiizii, t11a' quaH l'avvenuto rtchiamo di due personaggi impaTtanti, Mehemed Ruchdi Pacha e Hussein AVIlli Pa,cha, 1che aveano fatto rparte de,1l'AmministraZJione di Ailii-Pacha ed erano stati da Mahmoud esiliati, dimostravano già che i1l costui poter,e andava ,sensibi1lmente deoltina:ndo.

Nondimeno es,sendosi [poscia detto da ,persone alto-locate che il G1ran Vizir avea ra,cqutstato le buone grazie del suo Signore ed erasi quindi rriconsolidato nel posto, nessuno pensava 'che ,la ,caduta di ,1uì dovesse essere 'tanto pross'i,ma.

Nei miei rra,pporti dei 28 novemb11e, 22 dicembre 1871 e dei 9 febbraio e 29 marzo del corrente anno (3), ebbi cura di segnalar'e a V. E. la cattiva via su cui erasi mes:so il Gran Vizir ed i funesti effetti che la sua mala amministrazione aVJrebbe tpirodotto swl',avvenire delil'Jimpero Ottomarno. Da querl tempo irn poi le :cose non fe,cero che peggior,are_, ·anzi erano .gi'tl!nte a tarle sta,to, di sfacelo che molti 1Si domandavano se Mahmoud Paoha non fosse uno strumento nasco,sto adoperato da' nemici della Turchia nell:o scopo di vederne accelerata la fine. Non è quindi da ma:vavilgltiare che la sua roaduta ,si,a 'starta accoUa 'COll giubilo dalla universaUtà dei cittadini, ma più specialmente da1la parte non musulmana della popolazione, alla quale ,egli si è mostrato sempre fieramente avverso.

6L

Sperasi .con fonoomEIDfto 'sul ·successore Midhat Pacha, niJpu!tato uomo ilnte_gl'o, enevg1oo ed dnteilil,~gente. EgH fu •ta,caiato di 1sovevah~a rsever.ttà quando ;llu a ·capo del V:i1layet del DanubLo e rper tal motivo 1Ia •sua nomitna non sarà accetta IÌiil BuLgavia e non illl!cont:rerà nemmeno il gl'adimenrto della Russia. P·erò gli stessi suoi aVV'evsari renJdono omaggio al·la ·leaLtà de' •suoi proposwi e alJla non comune ,a,bLLità di •cui ha ,daJto 1pvova neLle divevse mLssioni ammilnis1lratwe che gli furono affidate. Era PresLdente deil COills~gLio di Stato al temrpo di Aali Pacha. Manda1to rposcia a •regge~re 1.1Ja ·impol'ta·nHssima .provLnJCia di Bagldad, vi •si è oltlremodo distinto migLiorarrlldìone rre souti e promovendovi ~peci,aJLmenrte la istruzione pubbLica, J.e arti e l'indUIStria.

R·~osso bvusoamente dati Governo di quella provincia era stato destinato recentemente ·al posto assaà. meno importante di Adirmorpoli. P~rima di pax:tirre per .la •sua novelJ.a destinamone chiese i1l favore, che non ,SUJOI mai nega'l'lsi in taili occasioni, di prenJdere commiato dail. >Sultano a~l quale eg:Li ebbe iii cocaggio d'esporre francamen,te wo 1stalto mi•serando deLla pubWioa AmminiJs1Jra.zione e la sua in1llma persuasione che 'se un tall'e Governo dovesse rpevdiurrure 'ancora, il'Impero Ottomano av1I'ebbe •cessato di esi•stere m meno di tre aillinli.

LI Suitano fu talmente dmpressiOllalto daihle parole di Midhalt Paclra che pochi minuti dopo che 1l'ebbe ·congedato mandava a 11ichlede~re i Suiggeillli deHo Stato a Mahmoud Pacha e ·1i invia~ a MOOhat Pa'aha nominanidolo suo

·Gran VizLr.

Il compito del nuovo Gran Viz1r sarà oltremodo dlifficile e delicato. Egli dOVIrà non 1solo ,affatilcavsi a rimarginare ile 1piaghe il!asciate dailllJa rpatSSata Amministramone, a riguadlagnar la !Simpatia delle potenze est&e e delle iPD!POlaZ~Oilli non mUJsutlmane, a COillliPl'imerre la (!orrul)ioone ed rn favoritilsmo, a r1nfu-enare .J.,a •soldatesca iniliscilplmata, a rliorgan.izzare i pubbli!ci servizi che furono

.messi ra rsoqquadro rsotto ·itl !llalso ·pretesto di 'UJila economia 1che non si è ma'i veriJfioata, ma dovrà 11ottare puranreo •Con1Jro gl'lin.~ilgihi di Covte e tl'umore 1Jrop

. po va~riahile del Sutltano; hl .quale, p& 1le mutate condi2lioni di! Etm-opa, vedendosi :lihero da ogni estera tuteJ.a, 'cede .sovente aglii impUilJSi del momento ed è capace di •appi!g1ia·vsi •aJ:le meno ponderate e meno attese ~rilsolu:zJioni.

II Gran Vizi.r ha annunziato che r1cev&ebbe domani il Corpo Diploma·Uco ·ed io non mancherò di presentarmi a !lui rper farvgli [e m1e conlglra•tUJLazioni.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 55. (3) -Non pubblicati.
63

L'INCARICO D'AFFARI A L'AJA, PASSERA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 68. L'Aja, 4 agosto 1872 (per. l' 8).

L'E. V. non mi negherà la giustizia che prima ancora ·che 'io ricevessi l'osse-ql.lliato dilspaooio 'in data dell 215 'scooso wuglio ·ati n. 22 di questa 1serie (1), do avevo rivolto la mia attenzione verso \l'adunall'lZa che ll'Associazione Intel1nazionale vuoi tenere atJ.,l'Aj.a nel PlrOISS~o ,settembre; e ·che ·col m1o rappovto al n. 67 di questa 1sel'ie, :sotto ·la 'stessa da,ta del 215 '1ugHo (2), avevo rl'onore di portare a

cognizione di V. E. ila 'convell'sazione che 1io ebbi in .proposito con questo·

s~gnor MiMS!tto poc 'gli Affiari E1stffi1i.

Debbo !Però ~~ingraziall'la, signor Mmistro, di ·a~emnJi W<mmato che iLa !()II'ossima !rliunione dell'·In<term.azion,ale ,aU' Aja è promossa dal Comitato di Bruxelles, ed o:.teggiata da ,queltlo di Londra, ,che lfino 'ad ora diresse ile ~sorti di quelil'assodazione. Questa parlj)icolarH;à da me ignorata, tlo era !pUre da[ BaJl'Oile di Gericke, dail Ralppiresenta:nte de1l BeLgio, e dal Min,Lstro di Russi,a, ,coi quaà1i mi abboocai :sul !proposito, e quest'ilgnoranZia si spiega da dò che i ,g,iorna(l!i. ha!I1Jno· parlato del rpll'os:sLmo convegno, senza dire da dove d venisse, nè che io mi Sa[p[pia, il Governo Olandese ha in Ginevra, ooi lo informi dei moti di quel Comitato, che obbedisce a1l Comitato Cen1Jra,le di ~Lon~.

Dopo di me, i ìMilnai di F~r.anoia, di Russia, del BeLgio e de]la Germama

chiesero egualmente al Ba~rone di Gericke 'qU13.11i .fossero le intenzi:oni del Go

vemo rispetto aW1a venture ~riun,ione deHa Intemazionale, quindi: 1ill Mini:stro .

deg1i Affarti Esteri, che 1con me .si e!rla mostrato del ,tUJtto nuovo 'su taile all'~o

mento, dovette in1Jrattenell'sene 1coi •suoi coLleghi d:ehl'lintell'no e deLla Giustizia, .

e po~ia i giOil'Dalli dell'Aja ne fecwo oggetto di ,per,iodlilche 'contll"ove!rlsie.

La )stampa matti è di'VIilsa 1in due campi: il'uno IChe vuole !Che si ilascino i memblri deilla ·celebre società :rinnill'si a1lil'Aja, e iJ.',alrt!rlo 'che chiede misure ptre-· ventive.

Se U Govemo abbi'a preso ·quailiche !provvedimento dco non ilo ·so ancoTa uffic~mente, credo rpe~ò di essoce bene iln:formato, e qumdi di ll"agguagHare· con esattezza il'E. V., d~centdole ,che bono date i,SÌI11uzioni a11a polizia sul modo con cui si dowanno 'sorvegliare quelili, 'che ve!rlranno dal di :fiuoroi rp.er ,prendoc parte · alla :liutura riunione, 'Che quest'amminilstra:llione della PubbUca Si,curezza ha Tilc~to da ·queLla di BlriUJCelle,s i ii'irbratroi fotogtl'alfici dei più rconosc~uti membri deU'Internaziona,le; e 'che prese tu1Jte Ie possi:bLli precau2lioD!i H Govemo iPOi li lasce~rà riunire.

Se i membri deil.il'Inrtemaz~onale si 1'1nnitranno rqui unicamente per dtscu~ tere dei 1lovo interessi, d.l Governo non ·mteil'veNà punto nè poco.

Se dessi poi, non contenti di 'semrp1tci dtsoUJSSÌ·oni, turbassero la pubbLica quiete, i1l Governo ha i meZZii di ~ristabilire !l'ordine, e ne userà rseveramente. :RiiJpeto a V. E. 1che ho motivo rpoc credere che queste sole ,saranno ile mLsulre

adotta<te da ,questo 'Govffi'no, ma ·Che non ne sono ufficialmente informato.

Aspetto un'occasione .favo:revole per parlare di ciò 'col signor De Vries,. Presidente del ConsLglio e Min~stro della GiUJStizia, il quale, a quanto mi sl ass~cura, è J.',insrpiratore dehle· ,Silla'ocennate ilXli!sure.

Deil. rresto 'come ,già eblbi il'onove di r..i!ferwlo a V. E. nel mio ~SLWcttato ~rapporto, la popolazione è qui 'pell'fettamenrte calma, e non sembrami 10he 11'Aj·a sia nn terreno ,propi:ZJio ailil.e mene degli affigli:ati deil.l"'nrtema~onale.

1Si aJSSi001IIi J.'E. V. 'che mi .far-ò uno scrupoloso dovere di ilrufoiilllaTila di !butto· ciò, l(lhe 'Si ll"'iferir:à ,a questo 10onvegno, e l(lhe, (se 'sarà privato) tentocò di mandarvi una rpem;ona, che mi possa ragguagliare su quanto ve11rà in esso di-· SIC\liSSO (l).

63·

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 37.

(l) Annotazione marginale del documento: • All'Interno 13 agosto '72 •.

64

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA

D. s. n. Roma, 5 agosto 1872.

I.l Min~stero deg:1i Aff,ari Esteri 'avendo crecentemente segna1lato al R. Rappresentan·te m F:mlrl!cia tl'opporrtunità di informal'si p:msso hl Governo del'la Repubbli!ca degli mdizi <che l'Autorità :fu-alrl!cese avesse per avventura potuto raccogliere su1l'esi,stenza di 1se~rete intehltgenze :li!'a 'coloro <che or~anhzarono gli 'scioperi recenti di ~rancia e quelli ·che si 'resero coLpevoli m I1ta1lia di simHi mene sovve11sive delil'o11dine pubbUco, Wl R. Mmi,stDo a Prurigi ha risposto ehe per ciò fare •con quru1che 'sperrunza d'esito effica,ce, ~1i occonrerebbero delrle indlkazioni ,predse sull'imlportanza, l'indole e la durata degli sciope['i e sovra tutto ,ciò ·che potrebbe giovare aJ.ù.a polizia frruncese per le dceDche da fa,rsi neU'mteresse ·comune dei due paesi.

65

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, R. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 168. Madrid, 5 agosto 1872 (per. il 10).

Ll s1~or Zorr1lla, ·che ho veduto ieri sera, mi ha detto che g:J.i atti del processo pel •crimine deUa via deH'Arenal 1sono ·già Jìro 'le mani de·hl'avvocato fiscale e domani Sal['anno tra•Sinessi a'l Tribunale per l'i1struzione formale e, quilrl!di, peil. dibattimento.

Iii Presidente del Cons1gilio mi ha ·confermate 'tutte le noti:zJie •ohe ho ·avuto l'onore di riferire .aLl'E. V. col mio Dispa1ccio di av·ant'<ieri. La causa de[ Pastor non è sepa!'ata da queHa degtli altri imputati, pooché una siffa<tta divi,sione av:Debbe dato i mezzi a•i difensor·i del Pastor di ritardare la sentenza diffinitiva. Ma la pa•l1te incidentale del1!p['ocesso (per usare ile espressioni del signor Zol'll'Ìilla) è separat'a datUa rp<l['te fondamentale; doè 'che ill procedimento pubblico sa•rà domani inizi1a.to 'con.tvo Pastor, Botijao quegr1i ·rultri due ,mldi<vildui ar•restati neil. caffè -di •cui non 1mi ~rammento i nomi, ma so essere, .l'uno, un operaio .ane 'str·ade ferrate, e, l'ta1tvo, ,ca,lzol<aio di !Professione -e pei quali •l'aH<bi, che tentarono di prov;are, è adesso da altre tesUmoni:anze di,sbrutto; mentre l'tstruz.ione p["eliminare e segl'eta •continuerà per tutti grli altri arrestati, ma unendo man mano al processo prilrl!cipale ogni nuova indicazione o éco1perta che venrà :fatta.

Il si1stema di procedura !penale ·in Itspagna è !lunghissimo; nè il1signor· Zo'l'ritlla crede ·che 'la sentenza potrà essere data prima di due mesi.

Ho ehiesto al signor Zorrma se i quattro princilpatli Imputati fossero ent,Dati neH<a v;ia delle .confessioni. Egli ·mi ha risposto ·che non si debba conservare questa ·speranza. « ll Pastor che, più di tutti, è apertamente convinto, non crede che sarà condannato a morte; nella scala delle pene, perché non vi fu nè morte nè ferimento di persona, spera d'e,ssere ·condannato a1la catena per un periodo maggiore o minore di tempo. Ma le ctrco\Sitanze aggravanti (l'essere stato il nefando attentato ~compito ·con 'premed~tazione, proditoriamente e di notte tempo cOilltro del Capo del<lo ~Stato) lo faranno condannare, .oon ogni sLcurezza, a morte. Alilora :soltanto, perrluta ogni' speranza, farà dvelazioni ".

La difficol1tà dehle pe11quLsizioni giudizial"ie è immensa ,Ìill questo paese; e, a proV1ai1lo, il 'si1l!)nor Zorriw1a ·mi iiaceva osservare ~come l'LdenUtà dell'assassino, uccLso sui luorgbi médehlmi del man,ca,to HegLctdio, non si abbia potuta ancora leg~a1mente constaùwe. • N'è.hle provdncie meridionali del Vlostro paese, -continuò a dirmi H signor Zo11rilla -, e prima che ,gli uomini del vostro grande dvolg.Lmento unita11io non· ~avessero, ·Con lo ,spirito liberale e con enel"'gki, e davvero radtcal,i, prO\TVIediimenti, ,saJlrv:ate 1quel!le regioni, ~credo 1che questo medesimo timore rLpulsivo per l:a ghl!stizta esLstesse. E' UIDa riforma .che convien fare nella indole e nei costumi del ,popolo medesimo, e noi riJugciremo, -siccome siete rd'lllScLti -.con la instttuzione del Giurato, •che wa due mesi ,sa,rà stabilito in !SPagna, essendo H Governo autorizmto da1hle Col'tes ad istttuir1o senza rr.tcwrell"e a quaJlunque ·alltra deliberazione legLsl:ativa •.

l1l Presidente del ConsiJglio ha, in fine, nuovamente i1nsist~to nellle 1S1Ue anteriori di!chiaxrazioni: non esse·re stato Ll ,crLffiiine nè .con,ceptto nè preparato dai Hepubb11oani o dal 1partito 'clerreale; essere opera, ed opera esclusiva, degili Al<fonso-MontpensieriJSti.

66

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MIN1STRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(B C B, Carte Minghetti)

L. p. Monaco, 6 agosto 1872.

Secondo il tuo desiderio mi sono recl}to a Monaco e vi ho vLsto a lungo Lord Acton. Ecco 'come le 1cose 1iJngl:esi stanno precisamente. L'ambasciatore di Germania pvese l'inizi•ativ·a di interpellare Lol"'d Gr.anviJ1le ci11ca la questione .del :futuro 'concl,ave deUa el·ezione del nuovo P·ontefi·ce ed avendo questi preso tempo a ·rispondere ha in1sLstito per venh'e ad uno scambio d'idee. Lovd GranVlhlle ne consultò i ISUOi .colleghi, e per delLbeva:zJone ~comrme ha risposto che l'Inghilterra su questa matevia intendeva ·serrbare una perletta neut,ralità ed a:stenevsi da ogni azione e per conseguenza an,che da .ogni p,r.eHminare a'ocmdo a ·ciò il Governo In~lese spinto primierramente dalla ma1ssima genell"ale che prevale nella politica 1i[}Jg1lese della non ingerenza negh affari altrui, poi dal timore che qualunque azione di tal genere possa ·suscitarle in lll'landa delle

diifficoltà. Su questo \PUnto adunque o:f:JìiJCia.lmente non v'è nulla da fare nè da sper.a:re e .l'Aoton crede inutile qualunque tentativo. Però 1io ,gli :feci notare che se l'Inghi1ter:ra non prendeva akrma parte .officiale in ~ue:,ta questione, nondimeno i suoi Ambasciatori e Ministri presso

le potenze e•stere non potevano a meno di avere occasioni di discOO're·re della mater,ia, e che un di1SCOI1SO de·l ministro ·inglese specialmente a Roma, quand'anche accompagnato da ogni specie di dichia·raz•ione 'che egli esprime· i'l s:uo penisiero e non quelllo del ·governo, poterva nondimeno esercitare nn'influenza: che per conseguenza parevami che ci fosse pur qua•l.che cosa da fa['e. E questo qualche •Cosa 1S1i riduce a dò che Lord GranVIille trovasse modo di scrivere confidenzialmente a•i minrstri aal'e•stero ed dn i1specie a Paget. 'IIrovaJSSe modo di illlsinuare nell'animo loro 'che ove abbiano conversazione sulla materia eS!Pl'imano le seguenti didee: che H conclave debba .tenevsi a Roma, •che debba tenersi con tutte le regoladtà ·canoniche, ·che la scelta debba •cadere sopra un uoono moderato e •condliante.

Loro .Aicton crede in questi tel'lmini l•a cosa si possa ottenere e •Si è aJSi.SIUnto l'inca•rrco di scdverne egli stesso pa~ticolarmente tanto .a Gr.anviJ.le quanto a Gl•adstone. Come tu vedi i!l risultato anche se 'si ottiene è minimo: bi•sogna contentarsi che l'InghHter!I'a non .guasti e nol farà. · E a tal]. fine è bene che l'Acton scriva ,svi[•uppando i suoi pensieri. Non ho d'uopo dirti che sono simi:li ai nostri in tutto e per tutto.

La noti.ZJia del via,ggio di S. a Parigi gli piacque •assaissimo solo egli teme che· la finezza di Thiel"s possa •confondere la sua spontaneità e buona fede tkandola a cedere SQpra punti che fossero essenziali o importanti per poi vale11si della sua autorità. Per·ciò egli sarebbe molto contento di vederlo pr·ima del suo· VTiaggio.

E pur fingendo d'ignorar tutto, ha subito telegrafato per •sarpere dove si trova; si•ecome •per arndare a Partgi da Agram o da Robitsch dov'era dOVTrebbe pa.ssare per Monaco, così Acton in ogni modo cercherà di vedel'llo e di conferma~lo nei foDti propositi. Ciò non può dar ne,ssuna ombra, pe•11ché Acton è ~~e in cor11isponden21a seco pe'I' mater:ie scienttfiche e reJi.giose, e •la F~ancia attuale gli offre molte oeca•sioni inoltre di d~S'cussioni.

67

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1045. Berlino, 7 agosto 1872 (per. l' 11).

Fra i commenti e le supposizioni che si vanno facendo in tanta copia sovra il oonvegno di tre Sowani a Be'I'lino, non è certamente hl meno strano queLlo di un preteso invito d~etto per queWepoca dafhl'lmperetore di Ge~a al Nostro Augusto Sovl"ano, che 'lo avrebbe decl•inato.

Siffatta voce trovò un'eco nel'Ia stampa francese, e non a'VIl"ei creduto che fosse il caso d!i tenerne .conto, se non •si fossero prodotte in proposito delle investilgaz.ioni più o meno difu:'ette in questi .circoli diJplomatd.ci. Ho pertanto approfittato di una conversazione con i[ signor de Balan, per too~ ind~ettamente ta·le all'gomento. n signor de Balan aveva eg~1i pUJI'e a'Vl.lto• senltOTe e preso nota di cotali voci, e mi di•s~se .di non saperne ritrovare l'o'I'igine, se non

.nel pio desiderio di insinuare senti:menti .di malumore. Il tentativo era però as,sai puerhle. Non •si •tl'attava qui di un ·convegno generale dei Sowani: l'I:mperatOII"e d'Austda aveva egli •stesso annunziato 1la sua visilta, e si era poi in seguito combilnato l'incontro ·con lo T.sar, per l'occasione dehle manow.e mhli<tari. Non era que1sto un avvenimento, un .convegno 1per stabilire questo o quell'aocordo, ma bensì un fa,tto di cui ognuno dovev•a ra1legral'si neLl'interesse g.enera~e de1Lla pace europea. Non eva certamente il'Itali:a che ·avrebbe Vl~sto ciò di ma•l occhio. Benché H signor de Ba1lan mi a•vesse già detto alil'incil'ca la medesilma cosa, come ebbi a ~rdi:fe111r1o nel dtS\Pacoio Pomico n. 1044 (1), non credo fuOII" di luogo il ricovdal"llo a proposi•to delile voci rprec1tate, sparse con una certa ilnsilstènza e di •cui mi rpar fachle i·ndovinare la so,rgente. Questo I.ncadcato d'Affari di Francia, Balrone MOilltgascon, mi chiese oggi .se H Govevno del Re avrebbe inviato una missione mniltare a Be1'1ino rper le manovre dell prossimo sertJtembre : il signor Thiers sarebbe stato disposto a ful'lo da parte sua ÌIIl modo OOIIU'ilspon.dente •alla ilmportanza de111a dl"lcostanza, ma la Francia non awebbe però voluto fare, nè •più, I1lè meno, degLi ·altri. Ho risposto al Barone di Mo<ntga.scon, che non era a mia cogniZJLone ·Che tl R. Govel'no avesse 1preso siffatta decisione, ma .ohe, qualora V. E. me ne desse avviso, gtliene av.rei fatto pa~rola. Mi venne d'aLti'la parte riferilto, che H Governo Francese bramerebbe difatti vi:vamente delegare non meno di diue genevali e vari ufficiali 1per assilstere aLle manovre in discomo.

68

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MAFFEI, AL MINLSTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1093/330. Londra, 7 agosto 1872 (per. il 13).

LUIIledi sera alLa Camera dei ComUIIli, occorrendo la votazione del bHando generale deile Mi<lsioni aH'estero, un altro membro, il signor Newdigate, nuovamente pl'opose la soppressione de.LLa somma .stanzi:ata pel mantenimento a Roma del si~nor Jervoise •chiedendo in pad tempo un'esplicita e categori·ca dichiarazione •al Govemo se questo Ag·ente d~pl.omatko era o no aocredita:to presso la Corte dii Sua Santità it Romano Pontefice.

Lord EnfielJd r~spose ·che non era accred~tato presso it Papa, e ll'imettevsi, per .La parte legate di questa missione ·a Roma, al:le ISpiega~iOilli state da·te dal suo onorevole ed erudito am~co l' • Attomey Gener·al • ne11a seduta di sabato

SCOI'ISO.

Dopo una breve dtsoussio~e la Camera passò alla votazione e la i)roposta del si:g.nor Newdligate ottenne 30 voti contro 56 in favore del Ministero.

Nella mia .oorr]spondenza su tale IIDOildente mi 1SOiliO permesso espONe quale fosse ilntomo al medesimo ·H giudizio dell'opimione pubblLca 1(ji questo paese, ed ho palesato a V. E. l'iJmpressione :dportatane dal ben noto ol'gano libera,le

11 • Da.ily News •. Ieri :sera j,I giornale ultra-conservatore hl • Globe • pubblicò l'articolo che per intero ho l'onore di traSiiiletterle (1), ed a questo fatto non fa d'uopo che io aggiunga •commenti.

(l) Cfr. n. 59.

69

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MAFFEI

D. 148. Roma, 9 agosto 1872.

Prr-ima di par.tire da Londra in :congedo, S. E. il Cavalier:e Cadorna seriV'eva a:l M1n1stero cile le prart~che da lui ·fatte presso i Mini:srtri inglesi per avere una risposta neH'affare deHo stabiilimento di una Colonia italliana sune coste di Borneo, non aveano avuto a:licun esito. n Ministro del:la Marin·a, dorvendo preparare in questi ~iorni l1e :ist11uzioni del Comandante Ra:cchia, destin.ato a fare un v;ia:ggio nei mari dell'estremo Oriente, mi ha inte11pel!lato recentemente a questo dguaroo, sol[ecitandomi a rinnovare presso il Governo ing:lese Je domande già fattegli anteriormente. L'Ammiraglio Riboty sarebbe anzi diJS[posto a mandare di nuoy;o il Comandante Racchia a Londra qualora V. S. credesse che la presenza di questo uffidale potesse fad1itare le praUche che la Legazione ha già iniziate. Sono pensuaso che V. S. non e:si:tNebbe a mertt.ere il s~gnor Racchia in relazione :coHe persone che possono influir•e :suma risposta che noi aspettiamo da:l Governo inglese, s1cché, anche in mancanza di un e~pl:1cito r·1scontro ufficiale, egli potrebbe raccogliere le impressioni di quelle pevsone e formarsi in tal guisa un ·cr1terio sufficiente di ciò che è possibile di fare :senza crearsi delle diffi:coltà colla Gran Bretagna (2).

70

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 208. Therapia, 9 agosto 1872 (per. il 16).

Sabato S•Col'so feci la mia ,prima visita uffi.ciaLe al nuovo Gran ViziT, che mi accol:se ·asBai ·cortesemente. Dopo e•ssersi espresso con molta :liran:chezza e severità sulla :condotta poco m~surata tenil.llta dal suo predecessore verso ile Potenze am1che dem·a TUJvchia, mi di:chiaTò che egli sa:rebbesi sforzato a mantenere i mi·gliori rapporti :coi rappresentanti delle potenze estere, ed in speciali modo col:l'lta:Lia.

Sua Altezza vo!Je daT prova di questa sua premura nel co!:ti:va:re i buoni rn:pporli co:! Corpo Diplomatico, restituendo due giwni dopo 1la vilsita, non

.solo agli Ambasciatori ma anche agli altri Rappresenta[}Jti delle Potenze ga

ranti non rivestiti Idi quel .grado.

Il primo ,provvedimento preso dal nuovo Gran Vizir è stato la Ticostituzione del Cons1tglio di Stato, qual era al tempo di Aali-Pacha, nominando a Presidente di quel consesso il Vecchio Kiamil Pacha, uomo genera1lmente rispettato e considerato. V. E. non 1ignora ·Che Mahmoud Pa1cha non solo aveva ddotto ~l Consiglio alla metà dei 'suoi membri, eliminandone tutti i CdsUan,i, ma ne aveva considerevoLmente 1scemate 1le facoLtà e le at1lribuzioni. Da questo primo provvedimento è ~ecito ài bene augurare del:l'indiTizzo da cui sarà mcformata la novel1la amministrazione. L'·altro provvedimento preso dM nuovo Gran Vizir è 1s:tato quello di ristabilire sull'antico [>iede gli asse.gni de' poveri impiegati ~secondari. ET"a :questo un att'o dii ,giustizia e di umanità che tutti si lliSIPettavano da Midhat Pacha.

I1l maLcontento quindi va 'cessando c l·a fiducia vmasce in tutti ,gli animi.

Io non so .se M1dhat Pacha facendo sincero ritorno al1le tradizioni di Rechid,

Fuad e Aali Pacha, sarà da tanto da ridonall" 1la vitalità al vecchio e ba[1coil

lante Impero, dappoichè credo che nn tali. compi·to sia Slllperiore all.le forze di

un uomo, ma e1g1i è certo che il'ammini,strazione di Mahmoud avrebbe wan.demente aocelel'ato ila fine del dominio twco in Europa.

(l) -Non si pubblica. (2) -Sul progetto italiano di stabilire una colonia nel Borneo cfr. S. ANGELINI, Per una colonia nel Borneo (1870-1873), in • Rivista di Studi Politici Internazionali •, 1966, pp. 526-579.
71

IL SEGRETARIO GENERALE ALL'INTERNO, CAVALLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

D. R. 5280. Roma, 10 agosto 1872 (per. l' 11).

Domenica ·SCOI'ISa fu tenuta a Rimmi, m llOca.Utà privata, una rr~unione del

l'lnter[}Jazionale, alla quale 1ntervennero 18 cill"'Ca dei rappresentanti dell.le va1rie

Sezioni di 'queU'associaz1ione.

Non si conoscono ancOl'a con precisione 1lutte Je questioni che sono state

trattate in tale adunanza, ma •sembra ,che 1La prin•cipale ·cadesse nelJo stabi<lire

una l1inea di 'Condotta si,cura :fiDa il ,conti[]Jgente italiano di tale a'ssociazione

e 'quello di a~tre nazioni.

Su di •che intel'pr·etandosi un telegramma spedLto ad un giorna1l•e di Bar

cellona da certo Costa, segretario delila ,conferenZJa, pavrebbe che i ll"appresen

tanti del partito in l•talia, .si fossero d~sgiunti da queHi di altri •stati, per quindi

regolar me~lio questa ·loro 'costirtuz,ione autonoma m nn nuovo Congresso fis

sato per il 2 settembre IProssLmo a Neuchàtel.

H ,telegramma è 'così •conc·epito:

• Al giornale Federaçion. Conferenza italiana rotta soHdarietà. Coosig!io generale convoca con gresso antiautorita1T>io Neuchàtel 2 ·settembre 1872. Spediamo testo. Fir mato Costa ·Segretario •.

Tanto Iii .sottoscritto ha creduto di pa>rtedpa,re a1Jl'E. V. affumhé possa averne cognizione.

72

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MAFFEI, AL MINLSTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1099/331. Londra, 10 agosto 1872 (per. il 16).

Sebbene si potesse aver ragione di credere 'che, dopo gli inddenti da me rassegnati ~col rapporto di ·questa Serie N. 330 (1), la d~scoosione ~sol1levata ne·lla Camera dei Comuni d11ca la Missione Britannica presso il Vabcano fosse esaur1t~a, tutiaVJia nella ~seduta di ieri sera 11 'signor Holt, deputato della Contea di Lan'ca,sh1re, non :soddisfa,t.to delle spiegazioni date a questo r1gua!'do, si valse della dichiarazione stata fatta da Lord Enfield che i,l signor Jervoise non era accreditato presso H Pontefice, ~per interpehlarlo ancora 'su tale argomento. Egli pregò Sua Signori·a di esporre alla Camera qua,le fosse ~a posizione occupata in Roma da quelil'Agente d1ploma.Uco, e :in che cosa consistessero 'le ~sue ·relazioni col Foreign Office; quali fossero i doV'eri 1che era tenuto· a riempire nella sua residenza, e infine se il ,gignor Jervoise avesse delle istruzioni dal Foretgn Offi.ce per atteggiare la sua condotta ed in ,siffatta ipotesi quale fosse il loro carattere.

Lord Enfield rispose che il signor Jervoise non aveva una poslizione definita in Roma ma 'Che rife!riva al Foretgn Office qual:unque dnformazione che potesse essere ,a Lui ~comunkata, sia direttamente ~che indirettamente, dr1ca la posiZiione del Governo PonHfido ~con altre Potenze straniere. Oltre a queste non avere il signor Jervoise altre istruzioni, ed i suoi doveri in codesta guisa definJ,ti venivano da lui similmente inte!1p·retaH, sebbene dò non avesse mai I"tsuUato rper i'scritto.

Un a11tro membro, il 1signor Vance destò aUora l'i-larità deHa CaffieTa chiedendo se ~l Papa avesse a;nch'Egli in Inghilterra un Agente rivesti<to di funzioni uguali a quelle affidate al signor Jervoise in Roma, e Lord Enfield re!I)[li:cò ,in mezzo a risa ~generaU di non es.serne 'Consapevole.

Mer:cè 11'aggimnamento dcl,la Se,ssione parlamentare questa controve1'sia alla 'quale, ,come· ,1'-E_ V. può scovgere, nOill mancò persino il 1lato ridiJcolo, non corre più 'Pe~icolo di essere ravvwata per i1l periodo di un anno seppure da qui a quell'epoca H Governo Britann,ioo non avrà stimato opportuno di richiam~e un .A!gente la 'CUi utilità diede luogo a ·SÌ Vlive 'Conrtestazioni.

73

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL REGGENTE L'AGENZIA E CONSOLATO GENERALE AD ALESSANDRIA D'EGITTO, SEGRE

D. 71. Roma, 12 agosto 1872.

U Min]stero den'Interno m'informa essere a sua notizia che Ja Direzione della Società operaia itaUana in Alessandria, dei!a quale è presidente il signor

·Graziadei, e Segretario il signor Levi Alvares :si troverebbe in corrispondenza con alcune delle ,sezioni italiane della Internazionale. Ne·l far parte alla S. V. di questa informazione, io ila ,prego a giovarsene riservatamente per raJcco~liere :in proposito deUa Sooietà opevai:a e deLle sue ·tendenze ~li Jnldizi che potessero interessCllre le RR. Autorità, •a.l punto di vi,sta d~11a rpresente

·comun~caZJione.

(l) Cfr. n. 68.

74

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. 1901. Parigi, 12 agosto 1872 (per. il 15).

Ho [pCllrlato in via .confidenziale e riservata al 1signor di Rémusat della questione deg.lJi .scioperi, di ·CUli l'E. V. mi rfece cenno nel dispaccio l'iservato di Serjca PolLHca N. 402 del 217 luglio •scorso (1). Chiamai 'specia~Lmente (l'attenzione del Ministro Fraillcese de~li AffCllri E:steri 'sulila coinddenza degli scioperi in alcune parti della Th"ancia e dell'Italia supeJ:~iore e gli chiesi se fosse a sua notizia .che esistesse UIIl vincolo, UIIla •connessione 1Jr,a questi fatti dii una stessa tendenza, d'una <Stessa natura. Il signor di Rémusat mi dli!sse 1che non 11ilsultava aìl Governo Francese, in modo posiltivo 1che vi fosse run nesso visi1bile e matel'iale tra ~H sdoperi dei due paesi. Ma egli mi parve convinto dell'esistenZJa d'nna 'cOIIllllessione morarle 1prodotta ·in parte da cause ddentiohe ed in parle dalìl'esempio. lil ,stgnor di Rémusat soggiUillse che se giungesse ad avere informazioni più precise a questo riguardo, non méiiillcherebbe di rpartec1parmele 1Per·ohé io le recassi a notizia del Govemo del Re (2).

75

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, R. DE MARTINO, AL MINLSTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 173. Madrid, 14 agosto 1872 (per. il 19).

Un memb11o delJl'.é111ta mag~stratura spagnuola, rcol qua,le ho discQil"ISo ieri sul processo del mancarto !l"eg.kMio, non mi ha nascosto che le speranze di scoprire ·la v:erità di quell'odioso attentato dimitnu~scono 1con ogni giorno 1che trascONe. M·i diceva essere del tutto i•nJdifferente 'Che Pastor paghi col IC!llpo il suo ,ooiJmine se ·le odgmi e i pensatori de~l'attentato !l"imarranno sconosciuti; e, per lui, è ora,mai •cosa sicura ehe in questo ·rispetto, niente potrà essere chiarilto.

• H Giudilce istruttore non avendo 'potuto nei primi giorni ottenere hl. desiderato rilsuìltamento, è :prova ch'eglti ha :fatto falsa 1s1lrada e nellle .perquisizioni giudiziarie un ·siffaroto errore è irr·epall"·abHe col nostro sistema di procedura.

L'esito d'un ,processo criminale in Is!P11gna dipende interamente dalla sagacità ed abHttà dei primi inte11rogatori. Più si cumul,ano gtli ·scritti e più 1a verità fugge lontano. Così è avvenuto nel processo sull'assa,S!Sinio del Generale Prim. Ed io non posso ,se·rbare aLcuna 'Spillanza da,ochè hl 1giudtce i!Sibruttor·e mi ha convinto deHa sua incapacità, non avendo potuto fare Uiil solo rpa·sso dedsivo mentre tan,te ,p~rove del ,cr1mine erano in ~suo 1p0tille: un uoc~so, e tre aNe'Stati convinti d'essere partecipi del nefando tentativo •. E queste parole· combinano 'con quelle ~che .mi 'sono ·state ripetute questa mattina daJ. signor SoHs, 'Oapo della sez,ione d'ordine pubblico a~I Min1stero dell'Inierno: • I'insipienza dell giudice, disgraziatamente 'inamoV!ibhle, mi ha oramai pe11suaso che a·vverrà dell processo attuale .Jo stesso ~ch'è avvenuto del ;proce,sso di Pdm, con questa sola differenza che un uomo ·ascenderà i1l patiOOJ.o. E, rper atto d'esempio, quella 'serva del tavernaio è stata fra le mani del Giudice un ]strumento

inutile dal quale non ha potuto 'cavare la min,ima indi,ca,zione! •.

Que,ste notizie sono tanto più dolorose per dò che ,sa,rebbe stata preziosa la 'scoperta dei fiU de,lllo scelilerato tentati<vo, quando (né debbo ,tacerlo all'E. V.) esistono sospetti 'per credere peri,colosa l'epoca imminente de1le elezioni,

o il momento in cui l'esito delle elezioni sarà conosciuto. Pe~rduta la speranza, meii1cè del,la ·composizione deUe Cortes, che l'edifido po<Ht1co possa dal-· l'anarchia e per opera deg;li stessi 1parrtiti poiitid essere distrutto ·in uno spazio mag,g;iore o minore di tempo, ha i1l Governo dcevuto notizie da far temere ohe la Mae•stà Sua e iJ. Prestdente del Con,stg;lio 1sarebbe~ro per correre rpedcolo. Rivelazioni in questo senso sono state .fatte a me stesso da un tale Za.gri; e sebbene ,sia persona di 'Pessimi antecedenti, -e •come ·tale da gran telllliP<>' conosciuta da questa Le,gazione -, pure, per le sue :confessate attinenze col partito rosso, non ho potuto dtsrp,rezzaTe quanto e~li a1ssertva. Non ho indugiato a da1rne ·con,tez.za 'all ,sLgnor Z'011riHa, i!l qua/le mi ha 'Palesato a.Jilooa i timori ~che nutre, e che <combinano .con ·le indi,cazioni del, Zagri.

Ma il Governo, avvrsa1to, e ~che ,~iifi,ge, -siccome ho avuto glià 'l'onore d'incforma~re l'E. V. -, l:a 'sua vilgilanza ad un estremo 'che sembrerebbe eccessivo in un aJtlro paese ed ·~n altre ctrcostanze, ha ~tutti i ~modi di sventare ogni congiuxa che ,satrebbe ordita; né eg;li esita ai provved~men~ti i più energ~ci di prevenzione: ogni individuo i cui antecedenti o la cui ,condotta sieno dubbiosi è senza r1gual1di ,aTresta,to. • Più di 'seicento persone • -mi dkeva i·l Presidente deil Gon,s1gl]:io, -• 1che da me erano state espuLse da Madrid durante il mio Mintstero de:H'estate scorsa, Tientrati in questa Capita,le per la tra1scurru..'1za e debolezza dei Ministeri pa·ssati, ho di bel nuovo oacc1ate via •. Ed ogni straniero, che inspira ,sospetti, è condotto ai confini. lil Governo, pertanto, non a\"rebbe inquiertudine akuna se H Re non fosse tanto insoffNente di qualunque provvedere di prudenza. Però, foz,se una parola ed un consiglio di S. M. il Re d'Halta, <li quaU, potessero perveni,re all'augusto ~suo figlio col mezzo del Conte di Banal, ·che ,sarà di r1torno per l'epoca 'stessa deille elezioni, potrebbero aver pe,r effetto ·che, mentre g;li animi sa,ranno e'cdtati daHa prossima lotta pol1iltilca, il Re di Spa,gna 'si ra,ssegna,sse a .quelJe .precauzioni che sono· indispen,sabilli.

Sua Maestà rappresenta e più che mai pez,soni.fi,ca in !spagna, pace, t,ranquHlità e averi dei cittadini, ogn,i speranza che la società ~trovi un a~ssettD'

definitivo, ogni principio di autorità, e non solo ogni base politica ma bensi sociale. Le condizioni di latente ana~chi,a, poodurll!Dti s1no adesso, hanno mantenuto vivaci e aUmentato i sogni dei settari sociaJUsti e di ,queri cospiratori a prò d'una restaurazione borbonica ,che vorrebbero, .profittando dagli eccessi di quelli, poter ri1pescare nel torbido la corona jper Don Alfonso. Non si possono ra1ssegnare a,l,l'11dea d'·un Governo 1che abbia elementi di forza e vita; ond'·è che le 'dvelazioni fartte a.l Gov~o possono essere vere. Cotesto è il linguag,gio W11sono degli uomini del Governo.

Diffatti, da qua'l'che tempo H pa1:'tito A!lfon1sino si agita in modo straordinaDio. Senza forze nè 'segu1to ne!l paese, ma disponendo di grandi mezzi in danaro, egli c€11'1ca ostinatamente di ~icmrrere a·lile solite sue a.rti de'l ICOa:Tompere. Ll Governo è, ad ogni modo, avvertito, nè si lascerà ·cog1iere di sorpresa; così, 'per atto di ese·mpio, venne 1scoperto ·e ,sventato, .giorni sono, un tentativo di coNuzione fatto 'coi sergenti d'un •reggimento stanziato in Madrid. E da per.sona, ·che merita ogni fiducia, ·sono 1stato informato • deLle nuove diffi.coltà che possono ,sopra,ggiungere da parte del parUto AIUonsino 'Che 'lavora in questo momento in un modo moLto forte e che presto, credo, darà d:a fare •.

E questa medesima persona aggiu'll!g·eva: • Sembra che l'attentato sia opera degli InternazionaUsti aiutati dal danaro degli Alifonsini; ma sembra che questo danaro e'ra stato fornito ·più per suscitare dei torbidi anzi!ché per attentare alla vita deil Re. ·Tutte le notizie 'Che mi pervengono da Londra, da. P.al'l1gi e da Bruxelles, dove vi è gente sicura, mi con·fermano in questa opinione··

Siccome ho riferito a V. E. tutte le convinzioni, si d'aHi per·sonaggi poUtiJCi e di Mini,strri della Corona, ,che dei vari partiti e deUa 'stampa, sui veri autori che hanno pensato e ,prepar,ato il :mancato regiddio, così ho voluto rtpeterLe queste parole 1che -se mi è lecito enunciare una qpinione poosonale mi paiono essere il giudicio ·che più sia per avvi!Cina<vsi éi!Ha verità che così fata,lmente 1si nascoillde.

(l) -Cfr. n. 44. (2) -Annotazione margirlale del documento : • Copia all'Interno 19 agosto •.
76

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A BELGRADO, JOANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 163. Belgrado, 14 agosto 1872 (per. il 20).

Fra i documenti d1plomatid invi,ati a questo Ufficio mi fermai sopra un dtspaoe:io del R. Incadcarto d'Affari in Pìetroburgo nel qua,Je si fa nota la profonda differenza che ,corre fra le questioni socialistiche quaU esse mostransi neU'Europa ocddentale e fra que1le che pot,rebbero nascere in Russia: H socialismo Russo e l' • Internazionale » occidentale sono due fatti interamente dtsfol'iffii: ma non posso acquetaDmi a che se ne deduca la conseguenza che minori pe1ricoli comprendansi nel socialismo, e nel modo suo di esternarsi in Rus>:>ia che nella forma che nel presente quelle dottrine rivestono nel rimanente deLl'Europa.

73·

Senza .insistere suRa natura deltle dottrine ntohilistrohe le quall·i non ri

'spettano ·al•cun legame socia•le o naturale; e •che ·sconvolgono Stato e f.~glia, e <lhe sono H risultamento •complesso di ·tutte le foLlie e •le mostl"Uosità de~le sette relliJgiose di•ssidenti che germogLiano come .parassiti velenosi sul fr,a1cido tronco deWortodossia orienta·le; vorrei esaminare, prova.rmi piuttosto ad esaminaTe (perché ·Cel'tamente !l'autorità mia è di nessun conto in materia così .difficille) se l'origine della dottrina comunistica Russa va a•ccagionata a f.a•tti socialli analoghi agli ooci:dentaH e non invece a condizioni interamen.te opposte, e se nella •condizione polittco-sociaile e re!Lgiosa dellla Russia si troveranno al marle i rimedì stessi che l'Occidente può ricercare nel rinnovamento probabile dei11a rrelilgiosità e rpaa:-aililela 'l'OVina delila supel'stizione e deltl'dignoranza e crescente moralità dei popoli; e neHa Hber.tà propagata e conso!Ldarta; ma sovrattllltto nella i.idea di Stato risUiltante dal •concetto delilo Stato Romano e dall:la

. aililargata attività i'll:div;iJduale :lirutto del genio germanico.

Nessuno di questi due .grandi concetti frutto di una scienza universale rLgeneratrice e vivificante ha potuto pigliar radice nei paesi slavi: il concetto di Stato vi è consono al principio di autorità: il prirnciJpio di autorità ha il suo modello inva·riato nelll'autodtà dal capo della famiJg'lia, il quale radnna in .sè ogni potere, raduna ogn.i p'l'oprietà, e fa suoi i guadagni di tutti i membri deLla fami•glia, e trasmette aUa morte sua od al più vecchio dellla fami

. ~Ha, od ati più vecchio dei figli od al più v;alente od al rpiù ama.to secondo varì usi dn va'l'ie •contrade tutta intel'a e non divisa •l'autorità sua: la zadi'iUIOa esiste .tuttoro in Serbia e .pochi lustri addietro era La regoLa comnne; ed urna parte importante della •legislazione civile presente ha per soopo di regolare Jl modo col quaJe .quella proprietà col<lettiva ralilegata a queLl'autorità di:spotica riconosciuta nel [padre di famiglia possa far luogo ad una ·condizione di cose la quale tenga in coilito l'attività indiiV11duale, i .guadagni ilndi:vildruaili dei

.membri della famiglia. I regolamenti dviii che re~gevano la .trasmissione della proprietà nei confini mìlital'i austriaci avevano tenuto con•to di questa CO!lldizione sociale e J'una fra le •gravi difficoltà a superarsi è preciJsamen•te queil1a di fare il trapasso con minoTe danno e ·con minore ["LVOLgimento. Quando per un •corso di secoli tr.ibù e nazioni furono a•ssueffatte all'ozio, perché in dottrina economiJca tanrto valle l'istituzione di una :Eamioglia comunistica; e quando la .idea del premio che ·ricavasi daLl'operosità 1pevsonale è .spenta, perché ai membr:i di quel fal.aOtSterio non rimane~mo né anche in proprio i peculii castrensi che i prilmi Romani riconoscevano ,proprietà dei minO'l'i, ne viene Ja conseguenza ,che l'idea comunistica sta nell'indole di questi popoli: essa non appare ad essi un par·adosso, una impossibilliJtà economica; pel'ché ogni giorno è messa a prova e pertché presso gli Slavi, mi è permesso fovse solamente di pa1dare dei Sel'bi e degli Slavi del'la TUI'chia, la zadruca è un 1artto comune e recentemente ancora generale.

Da questo concetto della famigHa, da questo •concetto de'll'autorttà assoluta ed assorbit'l'i•ce del capo di famiglia nacque H con1oetto del comune: hl comune è indi1pendente o quasi indilpendente: lo è in Serbia silcurameilite e lo è, come lo scrive gi-ustamerute il 1silgnor Barone Maroochetti, iln Russia: an

. che ne'l ·comune la dott'l'ina comunisti:ca è attuale : anche nel comune sono patenti le conseguenze di•ssolventi di una propnietà vacH!Janrte e comune: in Senbia i comuni possedono fwse la ,qua!I'Ita parte del tern-ifucio: esso non è· coLtirvarto ma 'serrve di pa:scolo comune: i boschi sono distrutti dai besti81Illi; si ·impovei'1iiSce ill. terreno, si ·assuefà il contadino a:lla pastorizia, cioè aill'ozio, non c0i1tiva che il necessario e chiama H ~Bw1garo aLl'opera faticosa del mietere e del semenzarre. La 1cosa è più 'grave nelila comun:iJtà, od m ailictme comunità di al1tri paesi Slavi, e pa['lmi in Russia, ove il terTitorio intero comunita,tirvo è dirviso in ;parti e ICOinceiClJUJto per un tevmine fisso ed in modo rotante ora al,l'una ora arll'aiifrr-a :liam~gHa. Come può in quei 'luoghi pi!gliacr.-radi'ce la .idea deliJ.,a proprietà indirvidua,le, come può formal"si, come può COillcepiJJsi la foJJmazione di un carpirtalle, 'come ,le migl:iorie di un podere, come ill concetto· fondamentale del vrremio che le leggi economilche offrono a:ll'operosità, al lavoro dell'individuo? La mente dello Slavo parmi quindi meglio preparata a non scacciare, anche peli' questo motivo, i ~sofismi trombegg·1ati da1Lle al.:>sociazioni 'comunistilche ocddentali.

Non manc:herebbonmi !fa.tti a narrare dai ·qualli si vroverebbe .quanrto debole è 11'idea deil.'La proprie,tà :fu'a gli Slavi del ~sud: ne 'scelgo due II'·ecenltissilmi e che più toccano noi ltaiiani pel"ché accaduti nella vicina Da·1mazia. Ne11'1sola di A['lbe nel '69 i •Contadini mezzaiuoli rHìutarono di riconoscere il diritto dei prroprietall'i e rifiutarono, pemhé in buona fede si 'cr·ede'vano padroni deLla ter,ra,. di pagare rra decima o par,te dovuta m natura: e la •fmza arma,ta, ed i gi·udiiCii e ,gli 'ilmpJJilg1ionamenti non vaJlsero a rvincere :la res~enza 'loro; invi:arono deputati a Zarra, ne inrviarono .a;]['lmperatme a Vienna, e fino aJl dì di oggi i prroprietarri non possono valersi delle ·rendite dei Joro poderi se nO!ll ·con un'esecuzione forzosa in 1seguLto a non diffi'Ci:le ma ·lungo g,iUJdLcio a~vanti ai ,1Jr~buna!li civiili. La .stessa ·ilsdla di .AIJJbe è 1lrattarta nel,lo .stesso modo rilspetto aJd IUIIla. ifocr.-esta IChe la 1comunità di 'quest'i1sola possiede nreil'l'ail.Jtra di Pago: gili ahirtanti resilstono a IClre si ta,gl:ino 1glli ailberi, ed og1ni atto di prropr.ietà .deve essere di mano in mano comandato dai ·trLbullJal1i. .Ai vropdetaTi di Ra,gusa Vecchia succede 1come a 'Q!Ue1li idi A:rbe: rilcorrono ai tri:bunaili per avecr.-e la rendtta deLla terrra.

Non mi sarei aocmto a mettere 1sulila 1carrta queste osservaZJi:oni se esse non mi sembra1ssero mancare ·a:mautmevole Taocolta dei documenti dilplomartiiCi litaliani.

In un ilarvoro di Jena e 'scriltto da penna meno inespeJJta ·sarebbe pa!l'tm1• faci1e ifl. rilsa!Ln-e fino al concetto ISII.liplremo 1di autorità, fino .aJLJ'autodtà Imperiarle, 'Cercandone nel 'capo della fatm~glia !il !pl"imo esemplare: ill nmne stesso· di 1pardre 'coll quale 'i ·suoi po<pOU dirilg1onsi ai:1o Tzar pall1IDi adorn!bl'a['e ciò a che nel !loro pe!lliSiero trassomigliano •la sua aUJtori:tà. L'autorità delegarta, J.a rapprresen:taz:ione non pamni, a mò d'esempio, essere ,per nulila ·mtesa ·i:n Serbia: se un governante ,chiede ICO!lls~gllio, 'chiede diacoltà di fare una dotnaiillda all'assemblea, questa rrispondevagJ.i, coìJ'.interTogall"lo 1se ha bene studiato l'affacr.-e: ed allora quasi ,si lagna ~che chi è pagato !Per fare ,gli affa;ri venga a tediada con simili 'quilstiO!lli.

lnvece 1di •scorgecr.-e un van,ta,ggio nel1la non preva:lenza de,hle classi operaie Jn paesi slarv~i, io vOrTei vederrv,i un pecr.-ilcolo: 1' • Internazionale • deve a forza i·nrcon,tra·l"Si nel principio a lottarre 'con legg.i ·economiche e con interessi vivi e· vivaci: i '11il3u1tamenti 'stessi che nel1a ,peggiore i'potesi seguirebbero a brreve · 1nterval1lo rma prova di organamento del la·voro, 'sarebbero un doloroso ma molto probabHmente effka,ce rimedio a11le rpei'Iturbazioni: se invece 1e dottrine comun~stkhe non hanno •appiglio in questioni economiche, le dottrine sovversive dirigonsi, •come .lo si vede 1n Russia, senz'a,J,tro a disorganare parli a~nco più essenziali alla vita soc,iale, come la famiglia, i suoi legami e nulla le ferma, neppure i [Jdndpii di queiNa morale genera'le che era permesso iJ lusingarsi fosse og1gi pat·rimonio 'Comune' degli uomini. L' • Internazionale • non aw-à radice nei paesi slavi, ma J'a,lileato •suo il • nkhi'ltsta • sprezza l'altro e non si ferma a di,scuteTe di lavoro o di ·cooperazione o di ·solidarietà, m·a afferra e scuote e vuoi rovescia,re i fondamenti primi della società.

Rimane ad esaminare se nelle condizioni dei paesi slavi la 'Causa deJ!la civiltà ha armi in mano effioa!Ci 'quanto l'occ1dente a 'Combattere e vincere quel generale 'peri,co'lo che ne minaccia. La prima in 'materia 'che tocca le più ba:sse ,classi socia!li è a ·considerarsi la reUgione e la ·reHg·iosirtà: que11a rpreparamento a questa. Il rinnovamento 1sta preparandosi nell'occidente ed in esso le forze moraH di uno Stato 1possono esse,re .considerate come p1roporz.ionaU all'attività rel1giosa delle menti: aggiungerei all'attività deHa coscienza rel,igiosa individua'le: questa coscienza è nulla, sembrami, nel1l'ortodossia orientaJ1e, il.a quale 'se ne .giucHco da 1ciò .che ne vedo e ne viddi in Oriente, non ha più un solo eiemen,to· di sviJiuppo, e si direbbe un ramo morto del oristianesrmo: da essa non ha ·vi,ta !l'arte, non ha vita la ~sci·enza, non filosofica, ma neppure teologka, Jmmobi1Ie ed immutaia come il corano; né proselit1smo, e neppure pred]cazione: atti di religione poco meno ,che mecoan·ici, beninteso nessuna scienza, e pochi·ssimo vallore mtel1lettuale e morarle ne'l clero. III senso di 'TeiHgione che pure è ·a 'Spen~rlsi ci aiutetrà a superare una orÌISi rse essa per mala ventura venisse a rco1piJrci, non 'sa,rà di nessun aiuto, metterei rpegno, ai popoLi :slavi orientaU in una simile traversia. Per mezzo dei gi!ovani sacei'Idoti educa'ti ·a Kiev e ritornati in Serbia e per mezzo de~li altri giovani inviati a studiare nel'le università Russe penet·rò tl nichi1i,smo Jn Serbia, ove Il' • I[)!ternazionale • avea una gazzetta 'che in 'cel'ca di maggior libe,rtà !Si trasportò a Neusatz, e ,la quale, sola !llra i diarri serbi, ha numero di a,sori.tti sufficiente a fare 1le '>mese ed a procurare un guadagno. Ma essa non fa •Capo a Londra od a Ginevra, ma in Russia; ed in qual luogo d'Occidente una gazzetta comunistica riuscì a .farsi 'leggere da tutti .gli studiosi? Si noti 'che essa fra i fogli se11bi è quella 1che vien se'ritta con maggior ingegno, e che nella questione della ferrovia s'trascinò .seco il ~paese e l'opposizione ai :disegni del Governo.

La 1storia fu poco benevola ai popoli slavi: iJI diritto canoni-co non con

servò presso di essi il culto del d}ritto romano: ed essi non ebberro • riforma •

ed essi non ebbero • rinascenza • : nel 1secolo sedicesimo e11ano addormenrtati

e nel 'risveglia,rsi non sanno e non ,possono dconoscere .che i1l mondo mutò e

camminò mentre essi stettero immobiri,i.

Se quaicosa ferisee la niente di uno ,straniero mezzanamente colito che

capita in que3ti paesi, si è la mancanza a1.>~soluta di un'educazione p11im•a, de'l

l'educazione ma,terna non .solamente, ma di quella coltura generale che si

attinge neHe nostre scuole seconda'r,ie. Ad ogni progresso manca l'uomo spe

ciale per appHcarlo ed o11dinariamente per mancanza di strumenti ti:ntehl1genti

ed abi'li, la 'prova riesce male, e ciò, ·coll'aiuto della mobilità nazionale, fa .che

14 pro~esso LdeaJto v'a sotterra e sarà chi sa mai quaiJJdo di3seppellito. Non si ha in 'questo paese, e non ,credo el"lra,re giudka~ndo ohe qualcosa di analogo SUJoceda in ail.tJri :paesi s1la:vi, a~~cu:n rispetto .per la 'Scienza : non 1si crede aLle conseguenze che ne nascono, ed U 1pro~esso è rallentato a:ncor,a daLla diffidenza ve11so lo skaniero e da•l ,concetto generale •che quanto vien fatto daHo ,Straniero lo può essere in 1paese senza che aLtrimenti ~l danaro esca da]la sac,coocLa ind~gena. Scrissi ·sovente •che l'utiUtà di una fe11rovia non va intesa: se l'awanno, •Se 1l'a,nanno •quasi a male. L',~dea cooperativa si innestò aH.'~dea autoritwia ed il •connubio è naturale: e provaronsi delle società privile.giate e monqpolisti,ohe per lo smercio della carne: lo spr~osito economico non balenò ·all:la mente del Governo, ma lo ,stra•no si è ,che un'associazione per l.a vendita <di una merce alimentaria di smeriCio assiouraJto oadlde in :lla,lJlimento; .e sarti e ,aalzolai e falegnami coqperarono: ma non la durarono ~Sei mesi. Questi ;fatti •sono di l:ievtss~o momento ma :va1gono a provare quaJnto è mn·aJto, e più sopra mi provai a cercarne il perché, nella menlte slava, :iJ. C()[llcetto comunista.

A noi oClddentali: v<III"Irà ,cerrtJamente a r«liSSicurariCi dil pensiero che la il~bertà, :la quaJle 1se l<a~soia, è vero, un 'campo più 'lal'go al mal.e, ne ilascia uno infinitamente più esteso a!l bene, s!llrà un potente alleato nel combattere l' • Interoa.zionaJle • . I .processi, e 'le pene son poca ·cosa a con:llronto dei modi coi quali le • unioni • ;inglesi ilurono quasi schiacciate, e ·v011rei che mi si dicesse se di quelle mOl.teplilci difese JSe ne potranno avere paa-ecohie a mano in questi paesi.

Non rimane in me dubbio nondimeno •che 'sebbene di natura diiversa l'c Internaziona;le • .awà ad a.IJleaJto il c nilchi11ista • : e non ebbi altro 'in mka ohe di mostrare doveiisi dcercare se da:tl'Oriente non viene aU'Ocoidente minaccia più ~ave nell'ovdine sociale che nell'orome poUtico.

77

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

T. 1885. Roma; 16 agosto 1872, ore 12,35.

On me télég,ra,phie de V1ienne que 'l'Au1Jriche appuie vivement l'opposition .que la F\rance a faite au sujet de l'ovgantsation judiciake en Egypte. Ayant reçu d_u Min:istre de France ici l'in:v,itation à en fa:ire autant, je vous prie de m'envoyer 1par téléJgraphe des renseignements sur la phase actue1le de cette question.

78

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI

·T. 1886. Roma, 17 agosto .1872, ore 18,20.

Veuillez annoncer au Cabinet de Berlin que le Gouvernement du Roi désirant ,se fatre représenter aux grandes manoeuvres du mois prochain a désigné

'5 -Documenti Divlomatici -Serie II -Vol. IV

à cet effet le Lieutenant Général Comte Petitti, Commandant Génércll du Cor;ps d'Armée de Milan. Il sera accompagné du Capitaine d'Etat Major Sala auque! s'unira aussi le Major d'Etat Major Mocenni. Je vous prie aUJSsi d'annoncer cela au Comte De Launay.

79

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AI MINISTRI A PARIGI, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, A LONDRA, MAFFEI, E A PIETROBURGO, MAROCHETTI

(Ed. in LV 21, p. 165)

D. Roma, 17 agosto 1872.

La quistione del progetto di una rMorma giudizim-ia in Eg1tto, entrata, dQPo il r-ecente viaggio a Costantinopoli di S. A. il Khedive, in una nuova fase, ri~h1ama in questo momento sopa-a di sé l'attenzione dei principail.i Governi. Credo utile per conseguenza di invial"le qui unito un esemplare della relazione presentata a S.E. j.J. Mindstro di Grama e Giustizia da:Lla commissione instituita presso di noi (l)è[' l'eil.arne del progetto aillteriormente elaborato daUa Comm,issione riunitasi nel 1870 ail Ca1ro, pro~tto il quale la-sciava -in sospeso vari punti importanti deH'weata riforma. Le proposte •contenute nella qui unita relazione frutto di studi profondli e coscienziosi sono quelle che il R. Governo intende di 'sostenere qualora, come esso 'lo desidera, la quistione deLla rirforma divenga l'oggetto di una uLteriore ed ampia discussione. CoLlo stuldio di questo documento la S. V. pofu'à adrunque metta-si in g~N~.do di esporre :le vedllite del Governo di S. M., ove le accadesse di dover entr~e, con alcuno dei suoi colleghi nel merito deJJla qui<Stione.

*Come Ella vedrà dai documenti diplomatici che oggi Le invio, una riunione J»"eliminare dei rappresentanti dellle Potenze ebbe luogo a Costantinopoli nella quale il Conte Barbolani lformuilò alcune dserve per paxte del Governo del Re. Noi attendiamo in que-sto momento i ,processi verbal-i di quel!la riunione .per determ1!Ilm-e .quale via ci convenga ulteriormente ,seguire in una vertenza, che, come ben sa la S. V. ~toooa a molti ~avi interessi delO:a I~talia. Intanto io la prego, coHa scorta di questi dOCUIIllenti in cui è descrnta la situazione attuale e il contegno fino1ra termto dafJ. R. Governo, di volermi procuxarre col1la maggior dhligenza tutte le informazioni che Le verrà dato di raooo~liere circa alla condotta ed agli intendimenti del Governo ... nella presente congiuntura* (1).

(l) Il brano fra asterischi è omesso in LV 21.

80

IL MINISTRO A BERNA, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 176. Berna, 17 agosto 1872 (per. il 20).

Il Governo Fed&ale cerca per ogni verso di ,cerziorarsi tntorno a:lla voce sparsa che il Papa avesse !ricostituita, con bolla specia,le, l'antica Diocesi di Ginevra. Monsilgnor Mar·iJ:ley sembra credere che ·la Bol!la di erezione della nuova diocesi, sia già pronta se non ancora pubbli!cata; ma le parole di questo prelato ohe intimamente detesta il suo ·Coadjutore nella 'restdenza di Ginevra, Monsignor Mera:nillod, -cui sarebbe destinato per titolo prQprio l'episcopato GLnevrino -, vogliono essere considerate con moLta riserva.

n Nunzio senza negare il1. fatto, dilchiara di non avere da Roma alcuna notizia, né ailiclma Lstruzione su questo tentativo di ristorazione Cattroolioa, che solleverebbe le passioni di tutta 'la Svizzera, tuttora commossa, per gli effetti del1'eser'Oizio deH''Illltilmo referendum, per cui veniva respilnta l'opera con taJll,ta cura preyarata dal partito radi·oole. U Governo Federale è impensierito assai di ciò. Non credo ohe i!l. Papa sia téiDto accecato da non vedere, quale sax-ebbe per essere, neilla Chiesa, ill risUllta·to di silmiàe tentativo.

Ll signor Weilti ha già fatto presellltia'e a MOiliSÌigiilor .Agnozzi, che, ove l'erezione deill'Episcopato di Ginevre fosse per aver 'luogo, ne seguirebbe di necessità, l'abo1izione della Nun~atUII'Iél.

L'emilnente magistrarto 'stima, 'che ma,1g~rado hl sistema eoolesiastico vigente :fra noi, non mrun1Ciherà al R. Governo il mezzo di essere indirettamente iln:formato, Sl.illa mente del Vaticano a questo r~o. e mi ha :pregarto d'illlteuogare 11'E. V. su tale aDgomento che per ·certi r~gu~ ilnteressa cosi 11'Ita.Ua come la Svizzera.

In aspettazione delile ist.ruzioni che sarà per darmi,...

81

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1105/334. Londra, 18 agosto 1872 (per. il 24).

Pel'ISuaso di fa;r cosa 'grata all'E. V. mi a:ffiretto ·spedi:rLe qui aochiUJSo un artreolo rpubbli:cato ieri sera daHa • Saturday Review • ·sullo stato attuale del nostro 'paese tanto ,in relazione coi suoi rappol'lti 'Vel'ISO H Papa che vevso le vicine :potenz,e e nota1mente la FraiJJCia, il qua~le, sebbene non contenga che una esposizione di cose famigliari a 'Chiunque abbia qualche conoscenza del nootro :paese, puossi tuttavia ,consi,derare come uno degli scritti rpiù rima~chevoli che abbiano comparso da qua,1ohe tempo nel giornalismo inglese circa il rimarchevole progresso che sì rapidamente l'Italia sta compiendo. Non sono state infrequenti ,}e occasioni in cui Ila st;:mnpa d'Inghilterra dopo di essevsi a noi mostrata sì favorevole nei primord!ii del nostro riJSorgimento, prese un'attitudine dtllrla ed esigente verso Ullla naz:1one ohe, è vero aveva acqui.stato la sua illl!di!pendenza, ma che non a'veva ancora avuto .tempo a superare le sue difficoUà interne.

I commenti fatti ora dalla • Saturday Review • che è la rivista di critica più severa di Loil!dra, sono una prova •Pélllese della fiducia og:nor oresoen.rte ohe i1spirano arlil'E,stero Ie condizioni deU'HaHa. Questo 'periodico trae ar1gomento da!l Q'ecente trionfo deHa parte libera1le nelle elezioni municipaLi combattute per l'a prrma volta dai deri,caJi con l'apez,ta sanzione del Vaticooo, per dke con réllgione che il successo del Governo e Padamento Uéllliano a1pparrtsce più cosp1cuo se si 1pon mente aUa posiztone dei 5Uoi ·pz,mcipa'li avverisad, e che, mentre negH a'l·tri 'paesi la opposizione govematilva al potere temporale produsse gtrarvissime perturbazioni, in I<taUa ·ail rcontra,rio la miforma degli affall."i ecclesia,sUci si ~compie nella 1Calma più perfetta.

Mi è grato di dover rassegnare a V. K questi g~udizì lusinghieri fatti in un momento ·che deve precedere di poco [a presentazione al nostro Pa.rllaJmento· deHa Legge suLle Co11porazioni religiose di Roma.

82

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 43,80. Vienna, 19 agosto 1872, ore 17,30 (per. ore 21,45)..

Officiel. L'Empereur d'.Ailllemagne ira ile 218 à Lschl fai.lre rvi:sUe à l'Impéra-· trtilce d'Autriche, et ['Empereur François.Joseph s'y trouveva pour le recevoir..

83

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA

D. s. N. Roma, 19 agosto 1872.

La coincidenza degli sciopeQ"i avvenuti ~ecentemente in Italia con quelli

verificatisi in Francia indusse il Mìn.iiStero .~ivente a vivolgersi al rappresen

tante del Re in Pa:rigi 'commettendogli di T~cereare se e quale legame potesse

esiJStere :lira i promotori di quei diool'ldini in F.rancia ed in Italia.

H silgnor Nigra, che avea già avuto da!l Governo :fuancese Ullla domanda

di indlormazioni sugli scioperi di Torino, Verona e Mhlano, ebbe oocasione di

raJOcogUiere daU'a bocca stessa del signor di Rémusat l'impressione che si ha

dai Govemo franoo3e sul nesso esistente fra i disordini promossi in v~i paesi

nelle cla1ssi o:peraie.

Nel ra.p[lorto del 12 agosto, di cui è qui unita copia (1), il R. Ministro a'ccre

di·tato a Pa·rilgi ·riferiSiCe la conversazione avuta col signor di Rémuoot a questo

BO

proposito. Nel dame comunicazione a codesto Ministero, quello de·l!l'Estelfo derve ~inngere ·che i rappresentanti d'Austri·a e di R'UJssia Tesidenti m Roma hanno estel'nato essi pu:re il des~derio di avere delile ·in:llorrmazioni sugli sciQperi aooaduti m questi uJtimi giorni in Valfie città iJtalliane.

E' noto che fra •l'.Amstda e la Prussia sono pendenti delle trattaHrve per istudiare i rimedi da opporsi aille tendenze ed aUe imprese deltla • Intemazionale •. H Gabinetto di Pietroburgo si è spesse voLte dimostrato mdlto preoccupato dei prog:ressi che •quel·la •associazione faceva in EUTopa. Non è dunque fuori di propos~to i ,suppoNe che, ·come 11'anno 'Pa<Ssa•to a Sa1zbtwg ed a Gastein, ·così •quest'anno a Berlino la ·situazione, fatta a1gli Stati dall'associazione anzidetta, abbia ad esser uno dei temi delJla convel'sazione dei sovrani e de·i loro primi Ministri. Sar·ebbe perrciò da ICOillsi:derarsi 'se noo cooveNeibbe che anche i1l Minist<ro ·d'Italia a Berlino •a'V'esse delle notizie predse sopra i disoo-dini accaduti fra .gli operai italiani affinché, ove egli avesse l'occasione di dover esprimersi sopra tali a11gomenti, lo •possa falie con la necessaria cognizione di ca!usa. E .se H Ministero dell'In,terno en•trasse nel!la vÌISta di quello dell'Estero, quest'U'ltimo bramerebbe che le chieste ~nfo11mazioni gli fosseTo comun:~cate con ogni sollecitudine.

(l) Cfr. n. 74.

84

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, R. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 174. Madrid, 19 agosto 1872 (per. il 24).

Sebbene una qualunque stattsttca ISUlle iPI"OSSime elezioni <politiche e sul numero di reppresentanti che cia:seun :pàrtirto 1potrà far ltriO[}fare sarebbe tuttavia prematura, pur credo poter eòil nuorvi dati dar valore alle informazioni dei miei .precedenti rapporti. Il Mini.str"o del!l'Interno mi ha invia·ta una lista di tutti i candidati che, sostenuti dal pa'l'tito radicale nclle 50 provincie della Spagna inclusa l'iJSola di Porto Rico, hanno la quasi sicUTezza di Iìiessere eletti; e H totaile ne a:scende a 284. Togliendo una ventina, pei quali il GorveTno non è così Cel'to, 11imangono 2164 deputati min.isteriali, contro di una cinquantma di

conservator-i di ogni tinta, di una diecina di .&lfonsmi, e contro dei replllbblicani, H •cui numero varia, nei cal·coli che .mi sooo stati favorooi e nelil.e congetture che sono fa-tte, tra li 60 e li 80; ma pa'l'e veramente !Che non saranno in verun modo più di 80.

Ho già ossel'vato al!l'K V. come l'arte delle opposizioni conservatrice ed alfonsina abbia ~consistito nel dare una importanza al numero dei futuri deputati repubblicani ma,ggiore che in verttà non mertita. Tutti d partiti riconoscono a'i partigiani del,la repubbHca, coU'attua1le constituzione, n dirLtto ed il potere d'essere legalmente e apertamente ll'81Ppresentati; ma non è colla cifra, cui nel Parlamento possono ·giungere, che potrebbero .diventare 1peri'colosi. Ad ogni modo ben si scol'ge adesso la forza ohe riceverà H Governo 1da queste elezioni, che per la prima volta 1in !spagna non .sa·ranno fatte spagn<*escamente, ma senza pressura governativa di sol'ta, se il partito repubbHcano, che Sii era dichia

rato il solo vero rappresentante dei principi che hanno trionfato cohla Rivo,luzione di settembre, non potrà far eleggere che quel nwnero di Rappresentanti tanto inferiore alle sue s1peranze e alla sua jattanza. Il benefido ne sarà tanto ma.ggiore che, non potendosi gvidare che le elezioni saranno state fatte sotto la mano e gli 1lleciti ingedmenti delle Autorità, quel Ministero, tena,cemente accusato dai suoi oppositori d'essere con gLi antimonarchioi COillnivente, avrà potuto conseguire, me11cè della libertà stessa, un vero trionfo sui Repubblicani. Di modo che, mentre il Governo Sagastino non era riuscito se non a far forza e potenza al partito repubblicano, l'attuale, che afferma nelle opere essere le instituZJioni attuali compatibili colla monarchia ed anzi essere la Din-'astia la prindpale sa1vagua,I1dia della Costituzione, -dà un coLpo mortale ai repubb1icani dimostrando chiaramente quale minoranza sieno del paese, e sapendo strappare la bandiera colla quale raccoglievano seguaci. I primi effetti sonosi già palesati nel seno stesso del partito repubblicano: i cosidetti intransigenti, che simpatizzano ·OOi sociaListi, non celano più il dispetto e la cohlera, e nei meetings elettorali avvenuti nelJ.a Andalusia hanno tanto ecceduto neJ.le violenze della parola, che, in questa provincia, sede pr1ncipa1e degli antimonavchici e dei socialisti, per una reazione naturale degli ~animi; oltre la metà dei diJputa,ti saranno radi,cali. E nelle provincie di Valenza e di Catalogna, altri nidi di quei

partiti estremi, questo medesimo successo sarà ottenuto.

E' ormai un fatto che .posso riferilre all'E. V. con tutta cevtezza questo che le eleZJioni saranno completamente scevre da qualunque pressura governativa; nè potrei mai abbastanza insistere ·sulla importanza di questo fatto nuovo e sconosciuto in !spagna (eccettuando le elezioni per le constiltuzioni ne'l 18•68, ma che furono ,libere a ~causa della necessiltà, imperiosa in quel momento, di una reciproca tolleranza :lira tutti i partiti che cooperarono aHa Ri'Voluzione). li signor Zorritlla ha pertanto, voluto mettersi così al coperto da quallunque attUBa di immisti.one nel voto popolare, che ha fatto annunciare dall'Imparzial che un luogo è destinato escLusivamente nelle colonne di questo Giornale miniJSteriale ad inserire ~qualunque recllamazione o denuncia di sopl'usi che .potrebbero essere commessi da qualsiasi autor1tà del Governo. E pochi giorni fa, malgrado [e vive proteste del partito radicale di Granata, il Presidente deol Consi,glio ha riposto vari mu:nlidpì di questa provincia, accusati di parteggiare pel Montpensier, ma illegaLmen,te sospesi, durante le passate elezioni, dal Sagasta. Un cotale provvedimento di giustizia e d'imparzialità ha fatto tanto maggiore effetto quanto più era nuovo, e perohé, alla vigilia delle elezioni, è favorevole alla causa d'un candidato nimico.

H Ministero, meroè della sua imponente maggioranza Parlamentare, che

nissun partito potrà in buona fede a{)(Jusare di non essere la legittima espres

sione della volontà nazionale, otterrà una forza della quale 'la Dinastia sa,rà

la prima a profittare; e potranno essere finalmente iniziate quehle r1forme ~n

nome delle quali trionfava la Rivoluzione di settembre e che davvero sono

necessarie a sana·re, seppure lentamente, la (profonda corruzione di tutti gli

ordini delLo Stato, e onde p01ssa la Nazione, almeno in parte, essere avviata

verso quel progresso civile, da cui, abusi persistenti ed anche pregiudizi popo

lari, l'hanno mantenuta lontana. Nè questa altiss~ma mussione che la Casa di

Savoia è venuta per rappresentare in !spagna (dkono g'li uomini più scevri da

passione di parte) poteva essere compita da quelle frazioni politiche che sotto il caduto regimine, hanno governato senza opporsi al'l'immoralità, ma indifferenti od avversarie di ogni riforma.

Un'altra ragione di grande presti-gio per la prossima Camera e di forza pel Governo r·isu:lterà, forse anche più che daHa quantità dei Deputati RadicaU, dalla loro .quaUtà. Sarò in grado fra poco di comunicarLe una lista che indicherà all'E. V. H numero di Grandi di Spagna e di Titoli di Castiglia che sosterranno, come deputati, la •politica del Ministero; ma la cirfra che sa~à più degna dell'attenzione di Lei sarà quella che Le farà conoscere il numero dii grandi fortune, sì territoriali che in capitali, possedute da futul'li. deputati Radicali. Questi saranno indizi sicuri che la maggioranza del paese, sta•nca di quegl-i uomini ·che hanno ifatto della politica un mestiere, vede nell'attuale situazione la sola speranza e gua~enttgia di .pace e di ordine. E qui mi permetto di trascriv&e, da una lettera ricevuta questa ma<tt;ina, le seguenti pardle:

• Nous allons donc .inaugurer une politique éminemment libérale comptant sur l'opinion .du pays, et conservatrice de notre constitution et de la dynastie de Savoie, dans ·la véritable et la plus lal'ge signifi•cation du mot •.

Sebbene non sia po3sibile in !spagna di far ca1coli sui fatti avvenire e chi per poco conosce questo paese sappia quanto s'inganna colui che non si attiene a narrare ed a osservare in modo esclusivo l'avvenimento del giorno presente, pur tuttavia .quanto ho rid:erito finora all'E. V. (e •che è il compend~o dei discorsi avuti con divel'Si uomini politici e specialmente di un'ultima conversazione col .stgnor Zor.riUa) mi è sembrato aver ·per base ·fatti certi e osservazioni così vere che mi sono creduto nel dovere di farne l'oggetto di ·questo Rapporto·.

Se le prossime Camere riusciranno nelle condizioni che mi sono state assicurate, ben potremo gittare sulle cose di Spagna uno sguardo più fiducioso di quello che siamo sta.U diti !are da molto tempo in qua; ~mperooché ,si avranno le prdme condizioni per sperare: un Governo forte con un sistema politico fisso e preciso, nè tentennante fra piccoli ripieghi e piccole abiilità, ed una camera i cui elemenrti avranno l'autorità che è necessaria in circostanze così difficili come quel<le che sta il paese traversando. •E se non si avrà il vantaggio di quel·la bilancia Par1amenta·re fu-a due pal'\ti!ti che possono alternare dall'opposizione al .potere, si arvrà una maggioranza numerosa in modo da non pdù temersi quelle coalizioni di tutte 'le opposizioni che qui inevitabnmente si combinano nel solo ·intento di rovesciare, senza che, :poi, nÌI$\ma dellle frazioni coalizzate abbia la forza per raccogliere il potere. E cesserà in fine lo scandalo dii.

deputati (come è avvenuto ne'Be Cortes passate) che, era fona, rpel'ché :potessero vivere in Madrid, che fossero per così dire mantenuti da·l Ministero dell'Interno; ed invece di quelfJ.a numerosa schiera d'impiegati Deputati, si avranno solamente 28 a 30 che lo saranno.

Il preveduto lavorio di decomposizione ha principiato, intanto, nel!le frazioni con~atrici, che si erano, rpochi mesi or sono, dichiarate compa•tte e indissolubilmente unite sotto il nome di partito Constitucional, e che fu sperato

o creduto che così fossero da chi aveva interesse a crederlo, o da chi della natura e deHe condizioni dei partiti politici spagnuoli forse non fece studio sufficiente .per riconoscerli. QueHa era una unione di interessi egoisti e non di fede politica. Oggi le differenti frazioni conservatl'i'Ci pl'indpiano già ad alzare le incerte loro bandiere; e mentre una ;parte importante pur si mantien fedele alle recenti sue di<ohiarazioni e sarà la base d'un vero pwtito conservatore che, senza •quegli elementi ~retrogradi che furono chiamati • rivoluzionari in senso invevso •, si dovrà formare a :mantenere ed a fortificare le instituzioni esi:stenti, aUri nuclei di qu~l partito Constitucional, morto in sul nascere, già si ;preparano a cospirare, ed altri già si pvonunciano dichiarati avversari di tutta •l'opera della Rivoluzione, siccome i seguen1Ji brani di un articolo ;pubblkato l'aUro ieri dal Diario Espafiol possono dim.ostra:rlo:

• Abbiamo difesa <la Dinastia quando abbiamo veduro in lei una ·speranza pel bene e <la prospevità deHa ;pa<tria; d separiamo da lei oggi che Ja cons~deriamo funesta per la Spagna e responsabille dei mali che l'affi~gono... A:bbiamo ricevuto un tr~ste disinganno; se potemmo credere, in un !Pl'inci;pio, che questa Dinasti<a sarebbe per real!izzare H nostro idea'le, già scorgiamo che si è separata da .quella via, nella ·quale più non può tornare, .pevohé i suoi propri errori gliene precludono i<l passo •.

Quest'arti<colo ha prodotto una viva impressione, sebbene l'attitudine del giornale già dal mese andato avesse ·princLpiato a manifestarsi, pevché il Diario Espafiol è l'ol'gano più accreditato ed anUco dell' • Unione Liberale •, ed ebbe un dinastismo ferventissimo tanto -che H suo partito stette at potere. Le sue attuaili dichiarazioni dtmostrano, pertanto, come non fossero indotti in errore .quanti affermavano -che tra gli unionisti si è agitata sempre una frazione la quale, per essere dinastica, convien 'Che .governi, che non si era deeisa a sostenere la Dinastia se non per calcoli d'ambizioni persona:li; frazione di ma<SCherati anrti-dinastici tanto 'Più peri-colosi per dò che, col sembiante d'amici, hanno sempre fatto temere 10he 1potevano chial'irsi traditori, e dei quali una parte, cessato adesso l'interesse, la ragione o la ,pazienza di fmgere, si è palesata a viso aperto nimica.

85

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4381. Vienna, 20 agosto 1872. ore 14,55 (per. ore 21,30).

Général des jésuitels (l) a remis à Rome au Baron Hubner une protestation contre e~pro;priation advenue par décret royal des deux tiers de la maison généralice de J.'ovdre. Il déclare que dans ces conditiÒns la suprème direction de rordre ne lui est plus possible. Cette protestation est arrivée hier au soir au Ministère des affaires étrangères. Ca m'a été dit très .confidentiellement car ni 'l'Empereur ni Andrassy n'ont pas encore pris connaissance de ce document. Egale ~communication aurait été faite au Cabinet de Versailles. Je crois probable que s'agissant des jésuites on passera la oehose. ad acta, pourtant comme c'est le 'Premier cas de maison généralice touchée il se pourrait que Andrassy qui arrive ki après demain m'en parle. A ce ,point de vue je vOUis ,prie donc à me dire oe qu'il en est afin que je sois dans •le cas de répondre.

(l) Il padre Pietro Beckx (1853-1883).

86

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 100. Vienna, 20 agosto 1872 (per. il 24).

Con mio telegramma di ieri (l) ~nformai l'.E. V. che l'incontro degli Imperatori GuglieLmo e FraDJCesco G~useppe in precedenza al con~egno dei tre Imperatori a Bel"'lino già annunciato dalla stampa e ,ri!petutamente smentito ufficia'lmente era finalmente deciso. L'Imperatore di Germania 'si recherà H 28 corrente a I,sch!l a farvi visita all'Imperatrice Elisabetta ed incontrerà così IJ.'Imperatore d'Austria prima di riceverlo ·CoHo Czar nefla ·sua capitale. Un ·ta'l fatto assume qui un'importanza speciaJle dalla ci;rlco~nza che se .fi Conte Andlrassy promosse la visi,ta del suo Sowano a Bel"'lino egli non prevedeva che l'llimperatore Alessandro avrebbe preso parte come terzo a tale convegno. Come ,già ebbi ad informare l'E. V. si fu lo Czar, a .quanto mi riSUJlta da varie attendibill.issime fonti, 'Che di sua iniziativa espresse all'Imper.iale sua Zio il desiderio d'intervenire esso pure al Con~egno di Berllino. La stampa. ufficiosa qui non fece mai viso a tale trasformazione SU!bita del primiti~o progetto, 'l'opinione ptl!bblica però tanto in Austria che in Ungheria lasciò travedere un mal celato dispetto e nessuno si dissimulò che in fonldo essa costituiva uno scacco pel Conte Andrassy. 111 fatto che sta ora per verificusi che ad ogni modo il'ImperR'tore Francesco Giuseppe incontrerà dS~PPrilma solo l'Imperatore Guglielmo, ristabilendo .in ,parte almeno le cose come precedentemente erano convenute deve considerarsi come un su:ccesso pe'l Conte A.ndrassy successo a cui non recheril nocumento i11 posteriore incontro anche coll'Impermore Ailessandro essendo questo un fatto che se a molti. essenzia,lmente in Un~heria può ·disp~cere ai più però riesce grato s~ocome assilcuranza di pa<ce per qualche tempo almeno.

87

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A BELGRADO, JOANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4384. Belgrado, 21 agosto 1872, ore 14,18 (per. ore 17).

Stamattina annUDJCiai in udienza privata a S.A. ave11gli S. M. confe;rito

G. Croce S. MauriZJio.

88

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1109/336. Londra, 21 agosto 1872 (per. il 26).

A •Conferma del telegramma da me spedito ieri (2) a ·codesto Ministero circa la quistione dello stabilimento di una Colonia Italiana su'l'le coste di Borneo,

ss

mi onoro renderle ·conto che, sebbene disperassi di poter fare i passi dall'E. V. ordinatimi col dispaccio di questa Serie n. 148 (1), essendo Lord Granville già partito per la Scozia, il suo ritorno improvviso in ciJttà a cagione dell'arrivo dell'Ambasciata giapponese mi fornì l'occasione di avere un abboccamento con lui siccome ho annunziato.

klle mie .i·stanze per sollecHare dal Governo Britannico una risposta alle .pratiche da lungo tempo iniziate dal signor Cavalier Cadorna, Mylord riJSpose che si 1sarebbe interessato presso H Dipartimento competente onde ottenere un riscontro, ed io aggiunsi •che H Governo del Re gli •sarebbe stato molto grato se avesse .impiegato i suoi buoni uffici per .provocare una decisione favorevole ai nostri desideri.

Sono <lieto di potere informare ·l'E. V. che Lord Granville mi .promise molto cortesemente di appoggiare di nuovo la nostra domanda e non frapporrò indugio a portare a di Lei •conoscimento la comuni•cazione •che spero eg1i non tarderà a farmi pervenire in proposito.

In ;pari tempo deggio far osservare a V. E. 1che, sebbene l'intenzione del signor Ministro della Marina d'inv.iare a Londra .per una ·seconda volta il Comandante Racchia •coll'idea di fornirgli H mezzo di raccogliere 1Ie impressioni deHe persone aventi influenza nella questione di .cui· si tratta, avrebbe potuto essere utili~sima in un'altra stagione, non conviene dissimularsi che in questo momento la ·completa assenza di ·uomini politici da Londra renderebbe pressoché inutile una simile missione.

(l) -Cfr. n. 82. (2) -Non pubblicato.
89

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO DI FRANCIA A ROMA, FOURNIER

D. s. N. Roma, 23 agosto 1872.

C'est avec une vive satisfaction que j'ai appris rpar .la :lettre que Vous m'avez fait l'honneur de m'adresser le 19 de ce mois (2), que votre Gouvernement verrait avec plaisk notre action se joindre à 'la sienne en vue d'écarter le danger d'une rupture entre le Brésil et la répubHque argentine.

M. Balcarce, Envoyé Extraordinaire et Ministre PJénipotentiake de J.a RépubHque argentine, accrédité auprès du Roi, s'est adressé dernièrement au Gouvernement de S. M. en demandant ses bons offices pour éviter des complications, dont les intérèts italiens auraient beaucoup à souffrir. La lettre du Ministre de l'Argentine .confirmait le langage tenu au représentant de l'Italie à Buenos Ayres par le président de la République.

M. le Comte Della Croce n'avait point hésité à conseiller la modération et les tidées de ·conc1Liation qu'il a taché de faire prévaloir ont été complètement a)wrouvées .par le Gouvernement du Roi.

J'ai également .fait -connaìtre à M. Balcarce que l'Italie contribuerait volontiers à maintenir des relations pacifiques entre le Brésil et l'Argentine, si ce but

pouvait etre atteint au moyen de l'action toute amicale que nos relations avec les deux états nous mettront à meme de exa-cer aupres de l'un et de l'autre.

Bien que aucnne communication ne nous soit encore parvenue de Rio Janeiro à ·Ce sujet, nous a·von:s pensé que l'occasion se prélsenterait facilement au Ministre d'Italie auprès de S. M. l'Empereur du Brésii de mani!fester les inquiétudes que nous inspirait la prévision d'une guerre dont 1les pays du Plata deviendraient le théàtre. M. le Baron Cavalehini a donc reçu pour instruction de contri:buer autant que possible par son langa·ge à prévenir le danger d'une rupture entre le Brésil et 1le Gouvemement de Buenos Ayres.

Ces instructions sont rparties fPM." •le dernier courrier. Je m'empresserai de les ifaire sui~re par une dépeche enjoilgnant au ~eprésentant d'Ltalie à Rio de conformer son langa.ge à celui de son •colllègue de Flrance, et de se cO'IllCerter avec lui sur les démarèh,es à lfaire.

Des ·instructions ana.logues seront envoyées au comte Dellla Croce par le prochain paquebot.

J'espère ·que de son còté le Gouvernement frança.is voudra bien fadre connaìtre à .ses !l"eprésentants auprès des deux eabinets amérieains la parfaite identité de vues qui s'est étabHe entre l'ItaUe et la France sur leur intéret commun de s'appliquer à rendre faci•le un rapprochement en recomm.andant la modération aux deux parties engagées dans le différend.

Le langage simultané et identique des représentants de l'Italie et de la France nous semble .destiné d'obten~r un résultat d'autant plus satis:faisant que, d'a.près les dernières communications reçues de Buenos Ayres, il est permis dJe croire que le dan,ger d'une •rupture imminente a déjà été conjuré par la mission du général Mitre à Rio.

En faisant connaitre à Votre· Gouvernement le sens des instructions que· j'ai données aux rep~résentants de S. M. à Buenos Ayres et à Rio, je vous prie

M. le Ministre de vouloir bien lui ex.primer nos remerciments pour la communication que vous nous avez faite. Nous nous félicitons de cette nouvelle occasion qui s'o:flTe à nos deux pays de constater l'avantage qu'il y a pour eux d'unir leUir action diplomatique pour sauvegarder les intérets communs dans les contrées de l'Amérique méridionale.

(l) -Cfr. n. 69. (2) -Non pubblicata.
90

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1907. Parigi, 23 agosto 1872 (per. il 26).

A pronto 11iscontro del dispaccio di Serie Politica N. 404 che l'E. V. mi fece l'onore di dirigermi in data de'l 17 corrente (1), mi pregio d'·informarla che ho avuto o~gi una conversazione col si·gnor di Rémusat intorno alla questione della riforma giudiziaria 'in Egitto, arllo scopo di conoscere quali fossero le intenzioni del Governo francese rispetto a questa vertenza. Da quanto mi d1sse in propo

sito S. E. il si,gnor di Rémusat, il Governo franceSJe concorda con noi nel desiderare una pronta decisione di questa grave questione. Esso desidera evitare che, ·protraendosi la questione oltre misura, la Sublime Porta venga più taroi nella determinazione di ·proporre una riforma generale che comprenda tutto quanto l'Impero Ottomano e IJ.e provi'Il!cie vassaUe. Quanto alila sostanza deUa riforma stessa, il srgnor di Rémusat inclina naturalmente a prendlere per base il progetto •chiamato francese, non per la sua origine, ma perché •le clausole di esso gli sembrano migliori. La questione speciale più importante di cui mi parlò questo Ministro è quella deirla competenza dei futuri tribunali in ma.teria penale. il ·signor di RénuJJsat è d'avviso che la loro >competenza per :reati penali non debba eccedere la materia delle •contravvenzioni. n Ministro francese degli affari este•ri non entrò meco in una discussione part1colare e minuta del'le varie clausole dei due progetti e delle loro differenze, dicendomi che non era preparato •completamente per una tale discussione. Ma mi assicurò che se H Govevno del Re gli esporrà IJ.e sue idee in proposito, esso le esaminerà e gli farà conoscere H proprio modo di vedere. Si propone anzi di fare ·lo ·stesso cogli alt·ri Governi più ·specialmente interessati, come sono l'Inghilterra >che sembra dividere le idee della Francia su quest'argomento, l'Austria e .la Russia. Conseguentemente prego l'E. V. di vo1ermi autorizzare a fare al s1~nor di Rémusat una comunicazione scritta ·che serva di base all'esame ed aHo ·scambio d'ddee proposti da questo Ministro. La relazione della R. Commissione ch'era unita al di·spa•ccio precitato deH'E. V. potrà •servire utilmente ·Come annesso ad una ta'!e comuni·cazione. Ma non basterebbe di ·per sé sola allo scopo. Affinché io possa tenermi entro i :limiti precisi che saranno giudicati ·convenienti daH'E. V. ed affinché la comunicazione esprtma esattamente il modo di vedere del Governo del Re, penso •che sarebbe utile ·che il R. Ministero formulasse la sua opinione

in una memoria chiara e •concisa •che tocchi tutti i .punti importanti deHa questione e ·che avrei cura di comunicare a S. E. il signor di Rémusat.

(l) Cfr. n. 79.

91

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A BELGRADO, JOANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 167. Belgrado, 23 agosto 1872 (per. il 2 settembre).

Ieri fu proclamata la maggiore età del Prindpe M.ilano il quale annunciò al suo popolo di aver preso in mano il Governo col proclama del quale ho l'onore di aJile.gare la traduzione (l) a questo mio dispaccio: V. E. noterà ·in esso la menzione degli Hatti-scheriffi ~mperiali a se·conda dei quali ,n Porindpe sailì al trono, e la convenevolezza e •la moderazione ·colle quali è scritto. Nel tempo stesso venne fuori un' • esposizione delle 'condizioni del Prino~pato • della quale d sarà inviata una traduzione, ma della quale già furonmi lette dal ·signor RisHc [e parti che ,riguardano ila politica esteriore; delle relazioni •coll'Austria-Ungheria e dei negoziati 1ch'ebbero iniziamento con quello Stato e •che faUirono, e dell'attitudine della Sevbia qua'Il!do il medesimo Stato domandò alla ·conferenza radu

natasi a Londra ·la facoltà di procedere ai ·lavori .per regolare il corso del Danu

bio, si disco11se moderatamente ed in guisa •che non potrà sollevare akun ri.ohiamo.

L'J,mperatore di Russia fecesi rappresentare in •quest'occasione dal Principe D<llgoruki, .capitano nell'esercito [mperiale; H Principe Carlo di Rumenia inviò una ·comm~ssione di tre personaggi presieduta dal signor Oresco, ed ill Principe del Montenegro il Voivoda VukoUc ed un eapitano montenegrino. Al Principe Dò1goruki, al quale nella SUippOsiruone ·ch'egli rappresentasse ·la persona de.llo .cza•r e ~che al Prindpe di Serbia fosse ;dal ·giure inte1mazionale consentito il riJcevere legarti, fu dal decano del•co!Ìpo diplomatico, maLgrado ripetute osserva

:z;ioni, •concesso ·che pre·cedesse i rappresentanti esteri in tutte le occa•sioni uffi.ciali, fu reso ogni possibile onore: l'agente di Rumenia volle che i commissari del suo paese fossero a.il paro di •lui onorati e lo ottenne in ·gran parte per i suoi e per i Montenegr:ini.

MaLgrado il divieto di uscire dalla Monarchia senza passaporto vennero in

Belgrado ed in gran numero i rappresentanti di dttà e di assemlilee Austro

Ungariche: nei discorsi 1che prQII1ltlnciarono .in un banchetto .ch'ebbe luogo ieri

oltrepas3arono i Hmiti della ·convenieMa ·e specialmente aLcuni membri del Con

gresso serbo riunitosi in Carlovatz, ed a quest'ora già disciolto non si celò il

maLcontento di aippartenere a·d uno Stato non slavo ed il desiderio di separar

sene a •profitto di un altro Stato della stessa schiatta. Questi dhco11si non saranno

divul.gati o Io saranno il meno 1possihile per non dar luogo ed occasione a proce

dimenti •criminali verso' 1coloro •che li pronunciarono. Essi inoltre furono fa.Ui

lèciti •sebbene i Signori Reggenti avessero a colleghi ed a me stesso dichiarato

che tmpedirebbesi ogni dimostr.azione di questa natura.

Non puossi dire •che il Prindpe al suo •giungere al potere abbia fo•rmato un

nuovo Governo: nessuna persona nuova entrò nel Gabinetto; ne uscirono ·i mi

nistri degli esteri e deUa guerra per far :posto al •signor Blaznavatz questo, e

quello al signor Ristk. H signor Blaznavatz ·fu •creato gener.ale, ·Carka che a

nessuno era fi':lo ad oggi .stata affidata in Serbia.

Ciò vale a dire •che la poliUca del Governo l'imarrà quale fu sotto ila Reg

genza e non tSarà ii!JP,tfata da moventi al di fuori dii quelli che .guida.rono il pas

sato Governo nelle sue relazioni a'H'interno ed all'estero.

Il 20/8 settembre aprirassi ·la Scuptcina ·in Kra.gujevatz ed anJdravvi il Prin

,ctpe ad aprirla ed a assistervi.

(l) Non si pubblica.

92

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A BELGRADO, JOANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 168. Belgrado, 23 agosto 1872 (per. il 2 settembre).

Come ebbi l'onore di scrivere a V. E. il 21 (l) .io .annunciai a S. A. il Principe Milano essere a me commesso di ·consegnargli la Gran Croce dell'ordine

di San MaurizJo, e se la cassetta che lo contiene mi fosse giunta in tempo Sua Altezza avea di•sposto se ne sarebbe decorata in questi giorni. Ho parimenti accennato al fine che mi prefissi nel 'COmpiere quell'atto in quel giorno: il desiderio di togliere alil'atto oiò :che si volesse scorgervi di significato politico.

Ma fino ad ora la cassetta non mi giunse; essa non potè partire da Vienna_ che il 20, come il Console in quella residenza mi annuncia con lettera sua particolare, ed appena giunta io ne segnerò ricevuta al Min~stero con di•spaccio· deHa serie contabilità, e la farò consegn-are a S. A. il Principe Milano.

Spero che V.E. non disapproverà la mia condotta, e Le offro...

(l) Cfr. n. 87.

93

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1056. Berlino, 24 agosto 1872 (per. il 28).

Ieri il signor de Bailan mi informò di aver rieevuto da Gastein la rispo-sta di S. M. l'Imperatore, i'l quale aveva accolto con pieno ,gradimento ~a notizia dell'invio di una missione militare italdana aHe manov.re del corpo della Guardia R. Prussiana.

Oggi mi venne diretta la r-isposta ufficiale aHa c-omunicazione che avevo· fatta in seguito al telegramma del 17 corrente di V. E. (1). Questo Governo provvederà con piacere ·i cavalli e l'acquartieramento al Generale Conte Petitti ed agli ufficiali che vennero designati per accompagnarlo.

94

L'INCARICATO D'AFFARI A L'AJA, PASSERA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 73. L'Aja, 26 agosto 1872 (per. il 31).

Debbo segnalare a V. E. ·quaLche disordine aecaduto ieri in Amsterdam per opera dell'Internazionale.

A.Jcune settimane or sono molti operai di quella città, eccitati dagli affig1liati alla detta società, si recarono dal Borgomastro in gran massa, e -colle bandierespiegate, e chiesero di parlal'gli.

Il Bol'gomastro essendo aEsente da Amsterdam, essi chiesero del Commissario di Polizia il più anziano, e gli esposero ·che il prezzo delle pigioni era troppo alto, e non in proporzione coi salari; gli significarono quindi di .parlarne· al Bol'gomastro al suo ·ritorno in città, onde avesse a provvedere, avvertendolo· che fra quindi'Ci giorni sarebbero ritornati, per chiedere una risposta. E così fecero. Ieri infatti un numero assai più grande di operai recassi dal Borgomastro per avere la risposta al loro reclamo, e questi non potè che declinare

la propria incompetenza in tale questione; ed esortandoli a non lasda,rsi trasci

nare da tristi cons~gli, Li invi~tò a ritirarsi senza fare chiassi, dando al tempo la

cura di fare diritto ai loro reclami.

Queste parole so<l'leva·rono un ,gran tumulto fra quelli operai, i quali si die

dero a percorrere la città, vocife,rando ·contro i proprietarcii, 'contro l'Autorità

Munidpale, rompendo vetri, e sconfinando porte.

Per sventura ila :forza armata era quasi tutta assente, trovandosi ~n quest'epo

ca le truppe agli annuali campi d'esereizio.

Ieri sera a notte avanzata giuilJSe qui all'Aja la domanda di uno squadrone di cavalleria, ma neHa giornata d'oggi venne dato 'contro11d~ne, lo ~che mi fa .supporre che la quiete ritorni in Amsterdam.

Queste .sono le notizie •che ho 'potuto avere fino alle sette ore pomeridiane,

m'immagino del resto 'Che H R. Console in quella ·città avrà inviato a V. E. par

ticolari più dettag,1iati.

Intanto qui alll'Aja le trwppe ha.nno l'ordine di tenersi pronte a partire al

_primo cenno, e se Ile cose pi,glia.ssero un aspetto più ·grave, si manderebbero irr

Amsterdam anche le 'truppe, ~che si trovano al campo.

Questa sommossa, benché lieve, è dessa un principio di dò che potrà succe,dere al'la prossima .riunione del Congresso?

Qui gli animi ~sembrano ~tranquilli a tale riguardo, e non si vuol conside

rare la sommossa di Amstel1dam ·Che 'come un :fatto :locale, e senza molta im

portanza.

Ed a proposito della vi-o~na riunione dell'Internazionale, mi perm~tta V. E. di rammentarle, cb.e coH'ossequiato dispaccio n. 22 di questa serie i.n data 25 scorso luglio (l) Ella mi aveva :fatto sperare più precise istruzioni sui diversi punti di cui Ella desidera essere info11mata in tale occasione.

Intanto avrò cura di tenoomi, !per ·quanto lo !POtrò, à 'giorno di tutto ciò che succederà, e ne renderò tosto ragguagliata V. E. Però Le sarei ~grato di dirmi, se, ove d'uopo, sono autorizzato a :fare qualche spesa ~r pagare una persona che 181S:Siista alle adunanze •Che si tettanno qua.

Dicesi che l'Austria e 'la Francia abbiano mandato aH'Aja Agenti speciali per ~nfo:rmare i rispettivi Governi di quanto si :farà in ~quel'l'occasione; per ora non sono in g.rado di 1confe11mare o di ne.gare ·queste asserzioni dei giornali (2).

(l) Cfr. n. 78.

95

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A BELGRADO, JOANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. s. n. Belgrado, 26 agosto 1872 (per. il 4 settembre).

Mi compiaccio fare parte a V. E. 1che da:l Conte Huniadj fratello della vedova del Principe M~chele, fummi affermato che il ·giovine Prindpe MHano più che da qualunque a:ltra dimostrazione, fu commosso e grato pe.r quel!la ch'ebbe dal

l'Italia, e che in ogni occasione famigliare espresse i suoi ·sensi di ricO'lloscenz.a' verso il Re, Nostro Augusto Sovrano, alla salute del quale, fece flrequentibrindisi.

(l) -Non pubblicato. (2) -Annotazione marginale del documento: • All'Interno 31 agostò '72 •.
96

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 280. Pietroburgo, 29 agosto 1872 (per. il 4 settembre).

Ho1 l'onore di segnar rice\"uta all'E. V. del dispaccio di Serie Politica n. 100· del 17 agosto (1). Il signor di Westmann al quale mi sono indirizzato per procurare all'E. V. le richieste informazioni civca alla condotta ed agli intendimenti del Governo Lmperiale relativamente alla riforma giudiziaria in Egitto mi ha .detto che si stava studiando la quistione e che sperava, passati alcuni giorni

di poter soddisfare al desiderio da me espresso.

Ho avuto cO'lloscenza di un ra:ppol'to del generale lgnatieft' in data di

Buzukdere H-2~ luglio, nel .quale egli attribui·sce ~n gran parte aUa influenza

del Governo Imperia·le la paternità dell'accordo esistente fra la Sublime Porta e

l'Egitto nella presente congiuntura.

L'Ambasciatore annunciava che, incoraggiato dalla imlprovvisa rprontez~ del successo, il Vi·ce Re .gli aveva espresso H desLderio di far coincidere ~a riforma della giusti~ia •criminale coll'introduzione del nuovo codice, e proseguiva osservando ·Che gli pareva anzitutto necessario di effettuare la riforma che sf trattava di mettere in pratica; la vevrebbero 1poi a completare i lUIIlli dell'esperienza. Occorre not:aT qui Signor Ministro, che il Governo sembra inclinato a far valere deHe difficoltà speciali in materia •criminale al punto di vista della protezione dei SUJdiditi Russi.

Le leggi dell'Impero non riconoscono la pena capitale, che sarebbe am

messa pei Russi in Egitto, se essi diventassero •soggetti ai tribunali Egiziani.

Il genera·le Ignatieft' •concludeva scrivendo che egli aveva consigliato al

Khedive de ne rien vréciviter; egli riconosceva 1pertanto che • le domande del

Khedive aventi per mira la neces•sità di dare ai nuovi tribunali i mezzi di far·

ri•spettare la loro autorità e le loro decisioni sono tali da provocare alCUille con

cessioni ulteriori per parte delle Potenze nella via indi-cata dal Governo·

Egiziano •.

97

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL

D. 26. Roma, 30 agosto 1872.

Con vera soddisfazione il Governo italiano ha r1cevuto •la notizia delle· elezioni politiche tesiè ·compiutesi In !spagna, le .quali sia per la .pubbHca tran

quiHità mantenuta, sia per l'esito favorevole aHa presente amministrazione .pos-· sono considerarsi come un avvenimento fortunato per la nuova dinastia. EpperòH Governo del Re destdera •che questi suoi sentimenti siano intel'pretati da

V. S. in un colloquio ch'Ella potrà avere col signor Zorrilla al quale noi desideriamo far ·pervenire le nostre :felicitazioni.

Per tal guisa ancol'ché forse non ne sia bisogno, l'attuale pres1dente del Consig<Iio spagnuolo avrà la conferma della sincera simpatia ·che ispirerà sempre all'Italia.quel Governo <che in Iapa:gna saprà mantenere l'ordine awoggiandosti. sulla maggioranza Hberale del'la nazione. Questi nostri voti non signi.Jfìcano che· l'Italia .parteggi •per l'uno o <per •l'altro dei 'partiti che dividono 'la Spagna. Ella ben sa che noi 'Ci siamo sempre astenuti dal fare in codesto paese del[a politica e non può esser seria la supposizione che l'Italia voglia pigliare nelle circosta•nze ·presenti un diverso atteggiamento. Se faccio cenno a questa ·supposizione· che non esito a dichiarare infondata si è unicamente •!,>erché la trovo in cocrispondenza pubbli!cata dai giornali carlisti e riprodotta, non satprei a qua'le scopo, dall'Imparcial. Forse quest'organo importante della stampa spagnola· avrà voluto soltanto mettere sotto gli occhi dei suoi lettori una delle tante prove che si possono raccogliere •nei diari ostili alla dinastia ·regnante di Spagna, che· questi non esitano di ricorrere a qualunque mezzo .per far credere ad una intromissione dell'Italia negli affari di Spagna. Però i:1. veder riprodotto da un .gior-· naie serio le notizie raccolte .per arte di partito dagli avversari della Dinastia spa·gnuola, ·può ·indurre altri in errore. Ed io debbo segnalarle, signor Ministro, un articolo .pubbli<cato nel M émorial diplomatique <che Eiproduce le stesse false· notiwie e gli stessi erronei apprezzamenti.

Non occorrerà del resto che V. S. insista lungamente col signor Zorrilla sov·ra <le cose che· io venni esponendo. L'intelligenza e la catpacità .,politica del· presidente del Consi•glio nonché la lealtà del suo carattere non ci perunettono di credere ch'egli possa aver biiSogno di dlichia.razioni da parte nostra sopra' questo argomento.

(l) Cfr. n. 79.

98

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 102. Vienna, 30 agosto 1872 (per. il 2 settembre).

11 Conte Andrassy ·ch'io vidi ieri e col quale ebbi una lunga conferenza che forma oggetto d'altro speciale rapporto, parlommi pure, assai brevemente· però, del suo imminente viaggio a Berli!no al seguito di S. M. Francesco Giuseppe. Egli dissemi che il ·convegno ·che era stato ;prestabmto dover essere di soli due Imperatori coll'inaspettato intervento del terzo veniva alterato nel suo scopo primitivo, e quindi .scemato d'importanza, e sebbene, come dissi, sorvolasse sull'argomento, pure le sue parole lasciavanmi capire, dò che d'al<tronde ben si sa, che H cambiamento avvenuto è solo ben mediocremente accetto a que;;to· Governo.

L'improvvisa indisposizione da cui fu afflitto l'limperatore di Germania impedì che il preventivo incontro dei due Imperatori che doveva avere luogo a Isohl si effettuasse; per conto mio non ho il benché minimo dubbio che l'osta-colo che venne ad impedire questo incontro fu esclusivamente politico, ch'esso, cinè, è dovuto aU'azione deH'Imperatore di Russia. Il Conte Andrassy non mancò in questa circostanza di esprimersi meco nel modo H più amichevole per l'Ha!ia, !asciandomi anche capire come sarebbe suo vivo desiderio, che i'oocassione si presentasse del pari di un personale incontro del •suo sovrano con S. M. il Re Nostro Augusto Signore, e, soggiungevami tosto, sperar egli che •l'Esposizione Universale dell'anno venturo potrebbe essere cil'costanza opportuna per tale desiderato incontro, al che io .risposi mostrandomi grato ai sentimenti amichevoli espressi a riguardo deN'HaUa ed assicurandolo della piena reciprocità per parte nostra.

1!1 Conte Andrassy sarà accompagnato a Berlino dal Capo Sezione Barone Hofmann. La scelta fatta di quest'alto funzionario del Ministero Esteri darrebbe luogo a oredere ·che l€ questioni che saranno trattate al convegno Inuperiale saranno di grande importanza; è però mio avv:Ì!so •che il Barone Hofmann non venne designato in vista dell'itliliJ>Ortanza dei la,vori che il Conte Andrassy sa·rà in caso di affidar.gli, ma bensì quale guarentigia a•l partioto !liberale austriaco che appoggiava H Conte Beust di cui egli era l'uomo di ·fiducia, che gli interessi delle due parti della Monarcllia sarebbero tutelati e non soltanto quelli della Nazione Ungarica a cui appa!'tiene il Ministro degli Affari Esteri.

99

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 282. Pietroburgo, 30 agosto 1872 (per. il 26 settembre).

I per·sonaggi ufficiali che sogliono fornire indizi sui •pensieri e gli intendimenti del Gabinetto Russo sono in questa stagione assenti da P·ietroburgo e mi riesce difficile di formarmi, in mezzo alle •congetture ·che si fanno sul prossimo convegno, un •concetto indtpendente dagli apprezzamenti del giornaLismo e degno d'essere riferito alla E. V.

Il signor di Westmann dice .che il Convegno dei tre Sovrani e dei loro Cancellieri ha un significato essenzialmente padfico e presenta (senza dover inquietare chi che sia) gamnzie pel mantenimento della pace in Emopa; /I)arlando con me aggiunse che il PTindpe Gortschakoff, nella lettera in cui invitava il signor Jomini, suo ,principal redattore, ad incontrarlo in Berlino, perché lo desiderava vedere al suo dtorno da Costantinopoli, •così si esprimeva: Il n'y aura du reste, je crois rien à écrire, et j'espère qu'on n'écrira rien.

L'Ambasciatore d'Inghilterra alcuni giorni fa mi esprimeva .Ja sua impressione che l'incontro dei tre Imperatori avrebbe specialmente .J.uogo pour la galerie, e mi narrava che prima di decidersi ad accettare l'invito, lo Czar avendo .fatto chiamare il signor di Westmann, gli disse: On m'a sondé de Berlin pour savoir si je voudrais prend1"e part à l'entrevue entre l'Empereur d'ALlemagne

et l'Empereur d'Autriche qu'en pensez vous?. Il Direttore del Ministero Imperiale avrebbe risposto: n tàut que Votre Majesté s'attende à des criaiHeries, à

entendre parler de Sainte Alliance.

n ne s'agit ni de Sainte AHiance ni d'altiance, rePlicò Alessandro II, il ne s'agit que de bons rapports.

Secondo Lord Loftus due pr.indpali quistioni sarebbero tratta,te a Berlino: la quistione reHgiosa e la socia,le, 'Che si collegavano in certo modo, essendo da temersi l'unione del palrtilto ultra montano coll'estremo rivoluzionar-io.

Intorno al primo :soggetto, E,gli credeva ohe i1 Principe Gortschakoff non cederebbe aHa pressione del Pr.inci,pe di Bismarck, desideroso che Ja Prussia segua verso il Clero Cattolitco il sistema di rigore ch'egli 1stesso mette in opera. Di fatti, conversando 'Con me, l'Ambasciatore di Germania rimJproverava al Governo RuSISO la moHesse et les vaciHations della sua politica nella quistione reUgiosa ed aggiungeva che la Russia superava anche l'Austria nelle sue esitazioni.

Su ·questo •punto adunque il Principe Gortschakoff nel .recarsi a Berlino va forse all'incontro d'una lotta che potrebbe per troppa resistenza diventar seria, poiché l'E. V. non ignora certamente che si attribuisce all'Lmperatore di RUJSsia,. dirimpetto al soggetto cattolico in Polonia, una opinione diversa da quella del suo CanceUiere, e che megLio s'intreccia nelle idee del Principe di Bismarck.

Anzi ,quelle voci ·che si sparsero sul ritiro del Principe Gortschakoff e che i principali giornali, fra altri il Mémorial diplomatique inteliPretarono come un fatto compiuto, s'~mpuntarono qui a tale causa.

Un persona,ggio ufficia,le ed appartenente al crooohio del Principe mi assicurava averlo più volte udi,to a dire coll'animazione di chi si sente contrariato: Je suis décidé à ne pas me laisse1· remorquer par Bismarck dans sa politique · vis à vis des Jésuites ed aggiungeva: Gortschakoff sera obLigé de cédJer .ou de se retirer. Tale opinione mi sembra esagerata e se il Principe Cancelliere volesse ammettere una distinzione fra il Gesuitismo ed il Cattoli.cismo, queste sue parole che mi furon citate, se strettamente pesate, non escluderebbero la ;possibHità di un a•ccordo, ma secondo il parere del mio interlocutore H desLderio · personale di non di·spiacere al Santo Padre domina la 'politica reUgiosa del Cancelliere Russo.

Quanto alla quistione sociale disse Lord Loftus: Le Prince sera disposé à donner Le maximum.

Ebbi già l'onore d'intrattenere l'E. V. di tal so~getto e mi sforzai di dimostrare come le attuali sue ,condizioni r~arino eccezionalmente ila Russia dalle pericolose mene deW « Intevnazionale •; non credo adunque che le concilianti disposizioni del Governo Russo su ,quell'argomento saranno mai dguardate come· concessione.

L'Ambasciatore a,ocennò poi alla terza quistione; quella della politica generale, in termini ,internazionalmente indefiniti ma tali però da didgere il pensiero, verso le relazioni della Russia •colila Francia. Quest'è un a11gomento sul quale Lord Loftus evita di estendersi perché il ,suo affetto per la F,randa e •la sua nota antipatia per la Prussia o meglio forse ,per il P.rincilpe di Bisma11ck che fu cagione del suo traslocamento da Berlino, contrastano colle simpatie prrussiane di questa Corte.

Soyez siìr mi disse, que le Prince Gortschakoff ne se Liera les ma.ins en aucune façon sur aucune question de politique extérieure.

L'Ambascia·tore di Francia ha avuto istruzione di non dare contrassegni di diffidenza intorno al Convegno.

La stampa Russa si raUegra in generale d'una riunione di tre potenti Sovrani che rappresentano il prindpio monarchko e non l'assoluUsmo, la pace, ed i benefid ·ch'essa porta con sé nell'ordine politico interno.

La Gazzetta di Mosca mi l'ammenta le inquietudini che rcagionò, l'anno passato, l'incontro di Ga~?tein, e par diJping~re la ~consolazione che reca quello di Berlino quand'essa si esprime nei seguenti ,termini: • li rcarattere amirchevole delle relazioni fra aa Germania e la Russia è da tutti conosciuto, ma un accovdo parziale ed esclusivo fra i Gabinetti di Berlino e di Vienna avrebbe potuto influire in modo sfavorevole sulle ulteriori relazioni della Germania e della Russia. A poco a poco la diffidenza rsarebbesi insinuata fra i due Stati e ciò nello stato attuale avrebbe costirtuito un vero pericolo •.

Passando ahl'influenza del Convegno sui rapporti :fra la Russia e la Francia

quel giornale 'COnsidera che • la Francia se ~omprende sanamente i suoi inte

ressi non potrebbe guardare con sangue freddo un ravvicinamento esclusivo

fra la Germania e l'Austr,ia mentre tutto ~cambia quand'è presente la Russia

che non è vincolata da nessun impegno •.

La Gazzetta di Mosca spera che 'come la Santa Alleanza il Convegno comin

cerà una lunga era di pace e solo sotto quest'aspetto vede una somiglianza fra le

due combinaisons: poiché son rcambiati i tempi, e la vita politLca deLle naZrioni ha

subito delle importanti tra,sformazioni, gli stati non essendo più oggi rche organi

deUo svUuppo sociale dei popoli.

Mi fo lecito di raccomandare all'E. V. la lettura della q. u. traduzione in estenso d'un articolo della Voce (il Golos) (1).

Ella non ignora ·che quel fo·glio aveva fama d'essere ispirato sulle quistioni estere dalla Cancelleria del Principe Gortschakoff e rspecialmente in questa occasione le Sue riflessioni hanno esatta somiglianza .col l<inguaggio delle persone meglio informate.

100

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. p. Vienna, 30 agosto 1872.

Col ·corriere d'oggi vi mando un mio rapporto uffLciale (2) su di una hmghissima ·conversazione rche ho avuto ieri ~col Conte Andrassy sul solito a!'gomento delle Corporazioni Religiose. Da quel rapporto voi vedrete che il Conte Andra,s,sy tiene fermo alle ·sue idee, e che tutto ciò che gli abbiamo potuto dire

:SUlla necessità assoluta di far scomparir la manomorta non ha avuto effetto di sorta. Devo però dtre ~che con quella lealtà che altamente caratterizza quell'Uomo di Stato, egli m'ha fatto capire senza reticenza, che quel suo linguaggio glli è imposto dalle cimostanze in cui trovasi a fronte dell'Imperatore. • Se propugnas.si davanti alle Delegazioni le idee che voi mi rSVo1gete, clis!Semi press'a poco, non solo acquisterei ~molta popolarità in paese, ma acqu1sterei anche non pochi voti nelle Delegaz,ioni 1s:tesse, ma ciò avrebbe per 'conseguenza di essere sbalzato dal posto in cui ,sono, locché non può convenire al mio paese, né al vostro neppure •. Eccovi tutto il segreto sempre, le tendenze clericali dell'Imperatore che conviene mén.a,ger. Ho però creduto capire che si farebbe anche buon mevcato dei Gesuiti, pur di salvar il resto. Ln questa mia lunghissima conversazione oltremodo fasHdiosa vel confesso, ,poiché nulla di nuovo mi fu detto nè potevo io dire, mi è però riuscito spero metter in sodo due punti essenziail.i. Il primo ,si 'è che in questo negozio l'Austria agisce da sola, il Coillte Andrassy dissemi, non aver dato rtsposta di sorta nelle domande venuteg1li dalla Francia onde concertarsi sulla ·condotta comune a tenersi in questa vertenza, e non aver da·cché egli è al Ministero incaricato l'Amba~sciatore a Parigi di dir verbo in proposito a:l Conte Rémusat nè al signor Thiers. • Non intendo dissemi egH esercitar V'erso di voi azione diplomatica qualsiasi in questa questione, ma solo :farvi senttr nell'interesse comune la voce di uno Stato amico ed alleato •. A questo proposito dissemi anzi <che fra i documenti diplomaUci che verranno pres,entati alle Delegazioni V'ennero omessi tutti quelli rdferenHsi a questa special questione come affare ancora in ~corso. Il secondo punto che a me prremeva assai di metter in chia.vo, si era ciò ch'egli sarebbe per dire aUoi'ché nelle Delegazioni verrà intevp.ellato ~come ·certamente il ·sarà su quest'affare. Temevo e non senza ragione ch'egli pur non tralasciando di far le più esplicite dichiarazioni ~dii riconosci:mento dei fatti compiuHsi in Italia, si la~dasse and!ar a dete1rrmina1r entro quali limiti, il Governo Imperiale e Reale s'aoconcias,se alla soppressione delle Co11porazioni Religiose in Italia, compromettendo 'COSÌ per anticipazione l'esito del ,progetto di legge ·Che sarà presentato ~dal R. GoveTno alle Camere. Mi studiai di persuaderlo degli inconvenienti de'Ila cosa, e della necessità nell'interesse <comune ove un'interpellanza di tal natura si verifichi, di rispondervi senza nulla particolareggiare, in modo molto .generico. Parmi d'esservi riuscito, la :cO!sa dipende1rà però alquanto anche d:alle :Proporzioni che la dris,cussione prenderà, ma son però g,icuro che ad ogni modo il Conte Andrassy si terrà molto più riservato ~che non l'avrebbe fa<tto se non avessi trovato l'opportunità di toccar quel difficil tasto.

Non saprei poi astenermi dal farvi menzione d'un pi,ccolo i:nc~dente deiLla nostra conversazione ,che dovei assolutamente rilevar. H Conte Andrassy nel sostener meco il principio della conservazione parziale della manomorta dissemi, aver ·con·statato 'Che tanto i membri del Governo a Roma quanto il Minghetti quando ebbe a vederlo erano molto meno tenaci di me nel sostener l'idea contraria. Non potei fare a meno di ri:levar queste parole 'ch'io ,gli di!ssi non creder proprio essel'ffii giustamente dirette. Io non vi ho mai detto 'cosa, dissigli, su questa questione, ~che non sapessi pienamente essere 'conforme alle vedute del mio Governo, quindi non posso ·credere 1che a Roma si parli divei'samente di quel che pa11lo io, in quanto rpoi a'l Minghetti, conosco le sue idee, so 'COsa vi ha detto

e non so trovarr differenza fra le sue parole e le mie; d'altronde se vi tenessi un linguaggio differente agirei poco lealmente venso di voi giacché dovrei parlarvi contrariamente aile mie rconvinzioni, ed i fatti d'a>ltrronde non tarrderebbero a dar una smentita aUe mie parole. Il Conte Andrassy mostrossi sp.iacentissimodell'impressione fattami dalle sue parole a cui fors'anche non dava tutto quel peso ch'io avevo creduto darci; dalle sue spiegazioni ho creduto capire ch'egli intendeva dire rche nel confutar le ragioni da esso avanzate in appog.gio alla sua tesi ci mettevo :forse più ca:lore che non ne avesse trovato mel Minghetti. Ciò è possibile, ma si capisce anche, poiché col Minghetti rprarlò una volta sola, mentre con me saran sei mesi che toma al:la carica ogni volta che mi vede con gli stessi argomenti, la ,pazien~Za ha anche dei limiti. Fatto sta, che a dissipar in me qualsiasi ombra anche solo di malumore, il Conte Andrassy finì per dirmi cose così gentili, cordiali, che ci lasciammo mirg'liori amici che mai. Egli sta rper partire per Pesth da dove si recherà coM'Imperatore a Berlino, al ritorno s'arresterà forse per un pajo di giorni a Vienna, poscia andrà a Pesth per le Delegazioni, è dunque probabile che per molto ~tempo non lo vedrò più, sembrami però il terreno sia ben preparato perché le discussioni alle Delegazioni non ci diano noje e questo era l'essenziale. Prrossimamernte vi chiederò ufficialmente un congedo di sei settimane, che spero· mi vorrete acco:l'dar. Sarebbe mio desideriofruirne dai pr.iJmi d'ottobre alla metà d:i novembre, darei il primo mese agli affari miei, e gli ultimi 'quindilci giorni andrei a passal'li a Roma che ho proprio bisogno di conoscere, poiché ho, ~confesso, vergogna di non aver mai vista la capitaJe· del mio Paese che rajplpl'esento qui, tanto più poi ·quella capirta,le essendo Roma.

D'altronde ho pur .gran bisogno e desiderio di rivedervi ,per chiaccherar un pò in lungo con voi, meglio ~che non per lettere, illJSOmma pour me retremper. Voglio quJndi sperar non mi rifiuterete il permesso in questione, che come vi dissi vi chiederò fra alcuni rgiorni.

P. S. -Pare che il Kiibeck stii rimettendosi abbastanza in salute, da poter far la prova di ritornar verso novembre a Roma, e quindi rpel momento la questione del suo suocessore dorme.

(l) -Non si pubblica. (2) -Non pubblicato.
101

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1909. Parigi, 31 agosto 1872 (per. il 3 settembre).

Giovedì scorso ebbe luogo a Versaglia la terza rriunione, dopo la proroga deH'Assemblea nazionale, della commissione parlamentare. Assistette ad essa i'l stgnor di Rémusat, a nome del Governo, nella sua qualità di Ministro degli Affari Esteri e ,dJi Ministro interinale dell'Interno. Questa :riunione ebbe maggioce importanza delle due che la precedettero, in vista delle dichiarazioni fatte dall'organo del Governo e delle spiegazioni da esso date sul convegno ohe avrà luogo prossimamente a Berlino dei tre I.ITJiperatori di Germania, d'Austria e Russia, sulle opere di fortiticazioni intraprese rdalla guarnirgione tedesca di

B~lfort e finalmente sull'epoca :del pagamento del primo mezzo miliardo alla Germania e daUa conseguente evacuazione dei due dipartimenti del.la Marna e dell'Alta Marna.

Intorno arl convegno dei tre a Berlino, il signor di Rémusat tenne un linguaggio abbastanza rassicurante. Egli disse espliJC1tamente che il Governo francese non divideva le inquietudini ·Che congetture appassionate a·vevano fatto nascere prindpalmente nella stampa. EgJ.i crede che nello stato attuale di pacificazione e di tranquiUità rche si manifesta in Francia, nessuno Stato estero ha occasione o pretesto di nutrire progetti ostili ad essa. Secondo il signor di Rémusat, H convegno di Berlino ha un significato ·parcifico, è una manifestazione in favore della parce, e il Governo francese, più d'ogni ail•tro Governo, iha bisogno di pace e ·la desidera.

Per ciò che riguarda gli armamenti di Belfort, il rlingua~gio del signor di Rémusat, benché accenni aJd una certa illlquietudine, !liu !Cionondimeno rassicurante sul fondo stesso della questione. Egli ammise ·che l'opinione pubbli!ca in Germania rimpiange l'abbandono di Bel'fort. Egli disse ·che credeva che ,H Governo germanico si servirebbe fino arlJl'estremo limite dei diritti accordaUgli dal trattato di pace, rche conseguentemente metteva _in .istato di difesa la piazza di B~lfort oc~cupata dalle sue truppe •confo11memente alle consuetudini militari, astenendosi però dal fare opere nuove di fortificazione. Mà il signor di Rémusat non crede che da questo fatto si debba trarre la conseguenza che .la Germania voglia ingiustamente r.itenere Belfort, quando la Francia abbia adempiuto tutti gli obbHghi impostile dal trattato di •pace, violando così apertamente il trattato .stesso.

Sull'epoca del pa~amento del prinlo mezzo miliardo, dei tre che restano dovuti alla Germania, il si·gnor di Rémusat disse •che questo pagamento è ~à cominciato e sarà compiuto· verso il 7 o 1'8 del rprossinlo settembre, e che la conseguente evacuazione dei due dipartimenti della Marna e dell'A!ta Marna potrà effettuarsi prima della fine del.lo stesso mese.

Ho l'onore di segnalare aU'E. V. H modo regolare e tranquillo con cui i consig.li generali in Francia si riunirono e rprocede.ttero fin qui ne' loro lavori. Tutto si passò in generarle colla massima tranquillità. Non bisognerebbe tuttavia trarre da questo stato di assoluta tranquillità materiale induzioni esagerate e precoci. Esistono tuttavia i germi di ma·lessere e di future complkazioni interne che hanno ·la <loro .causa nei turbamenti passati e neg'li ancora incerti destini della forma governativa. Ma, fatta rquesta riserva, è impossibile il non ammettere che da qualche tempo la F·rancia gode d'una tranquillità materiale perfetta. Si temevano, è vero, manifestazioni più o ·meno estese arH'occasione de'l 4 settembre. Una ciJ.,colare del Ministro dell'Interno prescrisse oppor.tunamente ai Prefetti d'impedire tali manifestazioni e speciaLmente i ·pubblirci banchetti ch'erano stati progettarti in quaolche città. A mantenere questo stato di tranquHlità contribuì, credo, in g.ran par•te la condizione favorevole deUa raccolta nella quasi rtotalità dei dirparHmenti francesi. La statistka •commerciarle accusa pure, pel primo semestre di quest'anno, uno stato di cose soddisfa·cente. · Di fatto in questo primo semestre le impovtazioni furono .di l m~liardo 678 milioni e mezzo di franchi, le esportazioni di l miliardo 727 milioni e mezzo. Nel semestre

corrispondente dell'ultimo anno normale (1870) le importazioni erano state di

l miliardo 674 milioni e mezzo; le esportazioni di l miliardo 541 mhlioni e 1/2. V'è quindi un aumento abbastanza constderevole nell'esportazione pel pili.mo· semestre di quest'anno. Anche su questo punto converrebbe forse di fare qualche riserva e di cel'care entro quali li:miti H movimento commerciale di questo· prtmo semestre in Francia ha potuto essere a'ccelerato ed a'ccresciuto daHa previsione dell'applicazione deLle leggi votate dall'Assemblea nazionale sulla marineria mercantile e sul'le tariffe dogana·li. Ma sarebbe prematuro Io entrare fin d'ora in tali ricerehe.

102

IL REGGENTE L'AGENZIA E CONSOLATO GENERALE AD ALESSANDRIA D'EGITTO, SEGRE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 191. Cairo, 1 settembre 1872 (per. il 7)

La Società Operaia italiana di Alessandria, della quale l'E. V. mi fece l'ono-· re di richiedermi quelle informazioni che possano aver rapporto con una comunicazione fattale dal Ministro per l'Interno, data da dieci anni, si compone· di circa trecento soci, è amministrata quasi nello stesso modo e si rpropone gli stessi scopi che le sue consoreUe del Regno. Essa si fa oltre a ciò appaltatrice di lavori, ed ha intraJprese .per mandato del .Vicerè grandi costruzioni, a compier· le quali ha OCCU!pate le braccia dei soci.

Essa è in relazione colle società operaie in Italia ed ha ~nviati due dei suoi membri a rappresentarla nel congresso tenutosi a Roma: ha collie sue consorelle quel .patto Cihe chiamano, credo, d'alleanza, pel qua'le si viene in soccorso· a·l socio di una di esse, che si trasferisce in altra !Città, ove esiste l'associazione· legata dal patto.

Per quanto però ho potuto raccogliere, non è essa in rapporto con alcuna sezione dell'Internazionale, nè pamni ne divida i principi. Le persone che ne hanno la direzione o vi esercitano maggior influenza non i1gnorano d'altronde quanto il Vicerè si sia commosso a·l'le opere dell'IntemazionaJle ed alla possibiJi.tà della propaganda delle sue idee in Egitto, e sanno quindi che, qualora

S. A. ·potesse supporre che la Società Operaia sia coll'Associazione internazionale· coLlegata di corr.ispondenza più non ·le sarebbero affidati lavori, e ne nascerebbe· ta1e un dissesto, che potrebbe promuoverne 1la dissoluzione. Quindi è che i suoi capi sono costretti da tale necessità a nascondere a'lmeno per ora 'le loro vere tendenze, qualora le medesime si aocordassero coi IPl'incipii che l'Internazionale· si propone di far prevalere.

n Graziadei che da sei mesi 'solo ne è Presidente dn sul'll"ogazione dapprima di altro demissionario e rieletto a ta·le uffi·cio la settimana sco~sa è !persona di nessuna 'levatura inteUettuale e potrebbe darsi che fad1mente si sia lasciato indurre a metter,si in rappc·rti con alcune sezioni dell'Internazionale. Questo però· avrebbe egli fatto di suo capriocio, e se nelle firme delle lettere si ~trova anche quella di Levi Alvarez od il suggello della società, ciò si dovrebbe attribuire ad abuso da parte di quest'ultimo. H medesimo d'indole pessima, di vita di,sor

dinata si trova ora Ln Livorno, e fu sostituito neH'ufficio di segretario da certo Olinto Luigi, ·ohe .gode r.iputazione di persona onesta. Io ritengo che si abbia un mezzo per dconoscere Le vere tendenze della società: se nuove lettere della .medesima pervengono all'Internazionale •colla firma di Luigi Olinto, ne coil!Segue che H Graziadei opera d'accordo •coi membri influenti della 'società, i quaU 'costituiscono un comitato direttivo a lato del Presidente stesso: se tali corrispondenze cessano, o non porteranno più che la firma del Grazialdei, ·se ne deve inferire che questi agisce per impulso proprio e senza accordo preventivo coi suoi

colleghi.

Io sarò grato all'E. V. •Se vorrà farmi conoscere le ulteriori notizie che si po

tranno raccogliere dal Ministro degli Interni in proposito.

103

IL SEGRETARIO GENERALE ALL'INTERNO, CAVALLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. r. 10900/46. Roma, 2 settembre 1872 (per. il 7 ).

Sebbene gli scioperi verificatisi nel Regno dal 2 luglio ad agosto sieno

stati 31, :secondo l'elenco che si unisce, (l) !PUre, nel di!Scorrerne in relazione al

l'influenza che su di essi può avere avuto l'Internazionale, è indi:spensabile

distinguere quelli che si sono manifestati nelle grandi città, darg'li altri avve

nuti nei centri minori, rpiù per forza d'esempio che per effetto di precedenti

preparatLvi e settarie intelligenze.

Di questi Ulltilmi non occorre occuparsi, mentre si trattò di manifesta!Zioni

o improvvise e senza seguito, o in parte anche giustificate dai nuovi bisogni creati agli operai dal caro dei viveri.

In quanto agli scioperi che non si presental'ono come conseguenza di bi

sogni insoddisfatti, è da avvertire che sebbene manchino elementi per affer

mare che tutti sieno stati preparati esclusivàmente dàU'internazionale, pure

si hanno prove sufficienti 'Per ritenere che questa associazione 1li abbia !P["omo'Ssi

e favoriti, come altresì che, specialmente dopo il Congresso che la Federazione Jtaliana ha tenuto in Rilmini nei primi giorni d'i agosto, l'Internazionale abbia fatto degli sforzi per promuovere nuovi scioperi.

Fra gli scioperi avvenuti, i più importanti sia per essersi estesi a tutte le

classi degni operai, sia per aver offerto in questi una insolita compattezza, sono

a noverarsi quelli di Torino, di Verona e di Milano.

I prLmi due furono contemporanei; si manifestarono cioè H 24 lugHo. Quel

lo di Torino fu generale e durò nove giorni, quello di Verona fu limitato agli

operai delle officine del•la ferrovia e durò soltanto cinque giorni. Lo sciopero di

Milano ebbe princi!Pio il 5 agosto e così in fatto tutti e tre prima che dal Con

.~sso della Federazione 1si dichiarasse lo sciopero mezzo e scopo pel miglioramento della condizione del proletario.

Ciò nonostante lo sciopero di Torino fu delilberato e promosso in una seduta del 21 luglio dalla Federazione operaia e dalla Società per l'Emancipazione del Proletario che aU'uopo raccolsero un meeting numeroso di ben 2500 persone.

I più noti capi di queste associazioni furono considerati i:stigatori a senso dell'articolo 387 del Codice penaie, ed arrestati in esecuzione di mandato di cattura emesso dall'Autorità Giudiziaria.

Circa l'origine dello sciopero di Verona nulla si può dire di certo, tuttavia •la circostanza che fu •contemporaneo a quel,lo di Torino e che fra gli istigatori arrestati ·si trovarono operai di Torino, offre argomento per credere all'identità delle influenze, soprattutto per le relazioni che corrono fra gli operai delle offidne della ferrovia a Torino e a Verona, le quali appartengono entrambe aUa società dell'Alta Italia.

In Milano •l'Internazionale non ha spiegato un'azione manifesta, ma troppi indizi si hanno per dubitare della sua influenza.

In effetti ad alcune dLtte furono indirizzate lettere anonime evidentemente non dettate da operai, e nelle quali la questione deH'emancipazione del moderno proletariato (sic) è 'posta nettamente; si ebbe sentore di internazionaJ.isti che pur occupando 1presso alcuni industriali posti lucrosi ed importanti si fecero sotto mano ad eccitare gli operai dei ·loro stessi stabilimenti; finalmente l'Autorità a scopo di prevenzione dovette visitare a~lcuno fra i p1ù noti luoghi di convegno del:la setta. Parecchi degli operai in sciopero sono stati arrestati e condannati nello stesso giorno come istigatori o colpevoli di violenze.

Mentre questi fatti compievansi nelle indicate città, la Federazione Ita

liana riuniva i delegati deHe Sezioni a congresso in Rimini e neHe giornate

del 4, 5 e 6 agosto vi teneva tre adunanze principa"lmente lrllo scop~ di sepa

rarsi dal Gran Consiglio di Londra che vuol,si troppo autoritario e non abba

stanza rivoluzionario.

H Congresso infatti deliberò tale separazione e stabìlì di dunire un con

gresso internazionale a Neuchfitel in opposizione a quel'lo •che si ter·rà aH'Aja.

In .queste adunanze fu trattato anche degli scioperi e sebbene la questione

di sapere se sieno o no necessari sia stata rimandata ad altra riunione, pure

furono essi raccomandati come mezzo e come sc~o, epperò appena il Con

gresso fu sciolto •l'azione deH'associazione si fece più ·manifesta e viiVace, e

i congregati si sparsero neU'Alta Italia per 'promuovere altri scioperi.

Un Tito Zanardelli si reca in Venezia, vi raccoglie un meeting, vi spiega

lo scopo, ·le viste, i vanta.ggi dell'I·nternazionaie e riesce ad ottenere la no

mina di un Comttato incaricato di fondare una Sezione.

Carlo Cafiero, che presiedette il Congresso, si reca a Bologna, ed è facile

immaginare a quale intento, mentre fra i membri della Federazione di Napoli

è forse il più audace.

La Società Operaia di Asti ad iniziativa di noti internazionalisti propone

che si addivenga al'lo sciopero onde anche tn detta città ·l'operaio ottenga un

aumento di mercede.

In Napoli, l'Internazionale che già conta nove Sezioni ·con circa 1000

operai, concerta in questi giorni uno sciopero a danno degli industriali che

già spontaneamente non hanno aderito al'l'aumento dei salari.

In Napoli stessa finalmente, sono inoltrate le pratiche per ottenere l'affi_gliazione della Società Operaia dei meccanici come appunto ora si è ottenuta ·quella dei lavoranti in letti di ferro.

Un carattere importante che hanno presentato quasi tutti gli scioperi è una certa deferenza all'autorità, del•la ·quale gli operai hanno accettato i consigli e la mediazione, e l'essere gli scioperanti dtornati al lavoro, a•ppena ottenuto un qualche aumento nei salari.

Queste sono le notizie più salienti che per ora in rispo·sta a'1la nota controdisHnta (l) si possono fornire •sull'azione spiegata dall'In•ternazionale per favorire gli scioperi, però lo scrivente si riserva di informare altresì con separata nota a ·complemento delle richieste notizie e 'CÌ!'Ica l'estensione che l'Internazionale ha raggiunto in Italia e circa le forze di cui può disporre.

(1) Non si pubblica.

104

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, ALL'INCARICATO D'AFFARI A L'AJA, PASSERA

T. 1891. Roma, 3 settembre 1812, ore 13.

Je vous •préviens que les nommés Cafiero et Stampa Ga-spa•ro ont été délégués par les sections de Naples, Florence et Bologne pour assist& au congrès internationaliste. Veuillez en donner connaissance à l'autorité locale et prier

•Gouvernement de vous donner ensuite communication des renseignements qui pourront vous etre utiles.

105

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. 1910. Parigi, 3 settembre 1812 (per. il 6).

S.E. il Ministll"o degli Affari Esteri della R~ubbHca mi annunzia con una lettera del 2 corrente (2) la partenza di parecchi affiliati dell'Internazionale da Ginevra per ·l'Italia. Il loro viaggio sarebbe motivato daHo scopo di conferire coi membri deHa stessa società residenti in Torino, ed essi avrebbero l'intenzione di continuare la loro gita 1per Milano e Genova fino a Ca,prera. Il signor dii RémuSiat mi trasmette questa informazione inviandomi la copia di una lettera del Minhstro dell'Interno che V. E. troverà qui unita (2) e osservando ·ch'egli lo fa giusta l'accordo intervenuto tra Governi italiano e francese e sotto ogni riserva.

(2J Non si pubblica.

(l) Si tratta delle note n. 120 e 125 del 5 e 19 agosto.

106

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, ALL'INCARICATO D'AFFARI A L'AJA, PASSERA

T. 1893. Roma, 4 settembre 1872, ore 23.

Ministre de l'Intérieur vous autodse à faire aSSiiJSter au ~congrès de l'In-ternationa·le quelque agent sur et intelligent. Vous serez remboursé des frais.

107

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA

D. s. N. Roma, 4 settembre 1872.

Il Ministero degli Affari Esteri ha diligentemente estratto dalla corrispondenza uffidale della Legazione italiana in Parigi le notizie concernenti gli italiani colà arrestati in seguito ai disoroini avvenuti nel 1871. E, compilato un elenco degli individui .stessi con le poche indicazioni che si e!bbero intornoai medesimi, ora lo trasmetto al MiniJStero degli Interni che forse rpotrà [trovare] in es.so qualche ,intereSISe ;per la pubbUca sicurezza del Regno.

106

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1059. Berlino, 4 settembre 1872 (per. il 9).

Je suis de retour à mon poste de.puis Ie l.er Septembre au soir. Apres avoir pds 1ecture de J'intére.ssante lettre confiée à M. Tugini par

M. le Commandeur Artom, et de la correspondance de M. le Chevalier Tosi, je me suis rendu dès le 'lendemain au Département des Affaires Etrangères.

M. de Balan s'est e)Dprimé vis-à-vis de moi, au sujet de l'entrevue prochaine des trois Empereurs, dans le meme sens qu'avec M. Tosi. H insistait nouvellement sur les rapports satisfaisants entre l'Italie et l'A:llema·gne, sur l'iheureuse impression rproduite dans les deux Pays par les .témoi!gnage.s d'amitié échangés entre nos Cours lors du voyage récent à BerHn de Monse1gneur le Princt! de Piémont. Ces rapports et ces souvenirs toujours présents à !L'esprit des deux Cabinets suffisaient tPOUr démentir 1es bruits absurdes dont une certaine presse ,s'est faite l'écho à prQPos d'une prétendue invitation reçue et déclinée par Notre Auguste Souverain. Nous n'a·vons en effet qu'à nous réjouir de la rencontre de trois Souverains intéressés comme nous à <la conservation de la paix.

J'ai dit à M. de Balan que nous l'entendions bien ainsi, et que nous avions d'ailleurs pleine confiance dans les dispositions du Cabinet Impérial à notre

égard, dits.positiont3 qu'il saurait, s'il en était jamairs bes.oin, fatre pacrta.getr au mème dégré par il'Autriche et la Russie.

Je n'ai .pas voulu .pousser plus loin de ce còté mes investigations. Je me réserve de le faire au retour de M. de Thile attendu vers le 5. Si le Prince de Bi·smal"ck n'avait pas 'le temps de recevoir •les Chefs de mission, il donnera évidellUilent le mot d'ord;re au Secrétaire d'Etat. D'après le langage de ce dernier, si réservé qu'il soit d'habitude, il nous sera [peut-ètre permts, au moins par indudion, de nous rapprocher quelque .peu de la védté.

En attendant, j'ai déjà vu Le P.rince GortschacoM qui m'a fait un !I)Ompeux éloge de l'Empereur François Joseph qui avait beaucoup ·ga•gné auprès du Tsar, en venant au devant d'un rapprochement si •conforme aux intérèts des deux Monarchies. A:ussi est-itl complètement inexact de supposer, .d'apvès quelques journaux, que le Chancelier russe ait soulevé des objections contre le rendezvous donné à Berlin. Bien loin de là on trouvera touj'()Uil':S à Saint Pétersbourg le plus grand empressement à favoriser tout ce qui est de nature à consolider la paix euro.péenne. J'aurai soin de ·me ménager un autre entretien avec Son Altesse.

J'ai également vu l'Ambassadeur d'Autriche. Satchant avec quel soin le Comte Allldrassy 1cultive de bons rapports avec •le Cabtnet de Rome, j'ai dit au Comte Karoly que je croya~s entrer dans les intentions de mon Gouvernement en eXJpriJnant ·le désir de m'aboucher' avec cet homme d'Etat. Mon Col

lègue Austro-Hongrois a prom~s de se rendre mon .interprète. Après avoir ainsi préparé le· terrain dans ces directiohs différentes, je ~e suis enga,gé dans une causerie avec le Comte Karoly tpour me rendre compte de ses idées personnelles, avant la levée du rideau. Il pensait; ·comme moi, que le fait de l'entrevue était assez ·signiofìcatif en lui-mème sailiS qu'on chel"chàt midi à quatorze heures, en se livrant à des divagations •qui ne résistent pa•s au simple bon sens. Comme si d:aillS l'espace de six jours les trois Souverains et leurs Ministres ·allaient ab<wder et régler maintes questions en su.spense. Le véritable caradère de cette entvevue n'est-il pas ;plutòt d'offrir au monde une

nouvelle et solide .garantie pa~eifique comme conséquence naturelle des meil

leures relations qui s'établissent entre l'Arutriohe et la Russie, l'AHemagne

étant en tiers? H n'y a là aucune pensée a.gressive contre la France, ilors mexne

qu'i'l en découle nécessairement qu'e1le ne saurait désormais compter sur une

alliance de l'Autriche ou de la Russie, de la part de celle~ci aussi longternps

du moins .que régnera 1'Empereur Alexandre. C'est pour ,le Cabinet de Ver

saiHes un avertissement indirect de se préOOCUiper bien plus de la rénovation

mtérieure de la France plutòt que de songer à une revanche contre l'AHe

magne. Sans vouloir préjuger ce qui se passera da-ns les entrevues des Sourve

rains, le Comte Karoly doutait fort qu'on mit entre autres sur le tapis les

affaires reliigieuses que cha,cun des Etats entend régler par sa propre !législa

tion et avec les tempéraments que comporte leur position assez distinc.te etc.

Il n'était guère à .présumer que le Prince de Bismal'lck fut en veine de présen

ter oru d'aocepter dans les pourparlel's un ordre du jour embrassant des ques

tions sur lesqueHes l'a'ccord ne serait pas facile à obtenir, et qui provoque

raient .probablement une divel"gence de vues qu'il convient d'éviter. On aura

suffisamment lieu de se féHciter si les Souverains, en se montrant récipro

quement animés des meHleures dispositions, préparent ainsi la voie à une entente éventuelle s'i:l surgissait telle ou telle autre affaire qui les a:ppeWlerait à se concerter ensemble. Quant à la question d'Orient, la Russie emboitant davantage le pas des deux autres Puissan<:es, il y a lieu d'espérer un ajournement des diffkultés à <:et éga11d. On pourrait, il est vrai, etre tenté, de prime abord, de supposer que rla présence simultanée des Empereurs, de lleurs Ministres des Affaires Etrangères et des prindpaux fonctionnaires de tleurs Chancelleries, impliquerait plus que rla simple démonstration d'un désir mutuel de s'entendre éventuellement s'il surgissait tòt ou tard quelque événement de nature a troubler l'Oil'd.re et la paix sur le ~continent. Mais l'Ambassadeur était d'avis que la présence de ces Ministres n'avait pour but que de donner plus de relief à la rencontre, de leur fadtliter le moyen de faire rplus ampile connaissance à utiliser, selon les occurrences, ou peut-ètre mème pour avoir sous la main des hommes d'Etat rparfaitement à mème de développer de vive voix et par écrit les vues générales des Sourverains a~si que de recuei1lir et de consi:gner dans .des documents les déclarations rédproques de bon vouloir. Dans tous rles cas il ne saurait s'agir d'une poliUque de coalition, mais de conciliation.

Tel est le sens des e:x1plicatìons préliminaires fournies par mon CoHègue .d'Autriche. J'ai cru devoir les mentionner, lors mème qu'etlles n'aient qu'un cachet tout-à-fait privé. Mais je dois croire qu'il était autorisé à parler de la rsorte. Irl s'est appliqué évidemment à mettre une souroine aux rumeurs inquiétantes propagées ça et là par la presse de quE!lque pays. Lord Odo Russel se montre de son còté satisfait de la siltuation. Il n'y a pas jusqu'à M. de Rémusat qui n'ait eu le bon esprit de la~sser entendre au Comte d'Arnim à Paris et à quelques uns de ses ColJ.ègues qu'il ne concevait auroune inquiétude sur la réunion à Berlin parce qu'il comptait sur la sagesse et la modération des Cabinets y représentés. Lors meme que cette réunion constate ['i:solement de la Fran<:e si elle voulait se laisser entrainer à une politique de rancune

,à main armée, les gens sensés de ce Pays ne sauraient en effet voir de trop mauvais oei'l un conrcours de drconstances ·qui leur permettra de mieux réagir contre des tendançes aussi stériles que funestes à rCette Puissance.

C'est là, ~comme je l'ai déjà indiqué rplus haut, un des còtés les plus importants de l'enrtrevue. L'Italie est aussi appetlée à en profiter par la sécurité qui en résultera pour etl~le de vaquer tranquiUement à ses travaux de tout genre ,pour acoroitre son bien-ètre moral et matériel, sans négliger le développement de ses fon:es militaires. Le danger du còté de la France semble 1naintenant, selon les ca1cu1s humains, s'éloigner davantage, car cette Puissance hésitera plus que jamais à nous chercher querelle de crainrte de s'attirer sur les bras l'AJilemagne intéressée à notre existence et plus que jamais à meme de tenir en échec ceux qui voudraient nous faire violence. Mais on ne ·saurait ètre complètement rassuré contre Ies folies de nos voisins, contre les crises que pourrait susciter la division des rpartis, l'avènement au iPOUVO.iJr d'un dictateur militaire ou de quelque forcené de la taille de Gambetta. Il est dans la nature humaine d'etre plus enclin à s'aHier aux forts .qu'aux faibles; donc, si nous devions un jour etre dans le cas, pour repousser d'injustes attaques, de faire appel à l'Allemagne ou que celle-ci désiràt notre concours, il faudrait

nous présenter dans une position telle où une alliance nous serait profitable

non seulement pour la défense de notre sol, mais pour des revendieations territoriales.

L'autre résultat trlès-~marquant de l'entrevue est la réconciHation entre la Autriche et la Russie sous les auspices de l'Empereur Guillaume. C'est aussi une nouvell.e reconnaissance ou consécration du nouvel ordre de ,choses en Allemagne. L'Empereur François-Joseph n'avait que deux voies à suivre, ou tirer l'épée du fourreau pour reconquérir son ancienne position, ou tendre franchement la main à ce1ui qui l'en a évincé. La raison J.'a emporté sur les répugnances d'un certain parti jusqu'id assez influent à Vienne. L'Autriche se désintéresse de ,plus en rplus de ses prétentions surannées; elle doit COIIllprendre au reste qu'au miUeu de tous ses embarras intérieurs, ses rprovinces al'lemandes lui échapperaient le jour où le Cabinet de BerJ.in caresserai:t ileurs tendances séparatistes. En outre, elle se sera rrendu •compte qu'en ,gagnant les sympathies: du Cabinet de Bedin, elle diminue d'autant les comrplica•tions à redouter du còté de l'Orient, notamment dans les régions danubiennes. Avant 1866 et meme jusqu'en 1870, il pouvait convenir à la Prusse de se tenirr ,à l'écarrt de semblables ,questions. Derputs la constitution de l'Empire, il ne lui serait rplus possible de ne rpoint prendrre posi-tion s'il se manifestait quelque crise dangereuse· chez l'homme malade. Or ses intérrets ne ,la feraient-iJ.s pas penoher du còté de l'Autriche-Hongrie, rpuisque ,l'Allemagne comme te'lle ne saurrait tolérrer, entrre autres, que 'les bouohes du Danube fussent dominées parr le canon des Russes? L'Empereur François-Joseph s'est donc montré sensé en ne prenant conseil que des nécessités de 1la situation.

L'Emperreur. Ailexandre est généreux en serrant la main de l'Autrtche. II s'en donne au moin·s l'apparence, car il est évident qu'H était en meme temps animé du vtf désir de ne pas laisser en tete-à-tete les deux autres Souverains.

L'Empereur Gumaume et son premier Ministre ont été des plus habiles en se faisant <l'intérmédiaire du rapprochement entre ,l'AJU.triohe et la Russie. Le Prince de BiSIÌ1iarck les 'contiendra et 'les neutralisera l'une par l'autre, et les tiendra en laisse pour se rprémunir contre tout écart vers Ila France. Du meme coup, H s'ouvre la perspective, à moins d'événements imrprévus, de quelque période de repos pour la consolidation de son oeuvre, et pour domrpter nommément les velléités particularistes qui •se réveilJ.ent, rpar exemple, en Bavière, non moins que pour COIIllbattre avec plus de chance de sucoès l'agitation religieuse et ,le polonisme qui couvre du manteau de ii.'Eglise ses reves de reconstitution nationale.

Quant au Cabinet de Versail'les, ìl a été maladroit en proclamant, vis-à-vis de l'Angleterre surtout, une politique commerciale par laquelle hl s'est beaucoup aliéné l'opinion publique chez ses voisins d'Outre-Manche. Autrement qui sait si 'l'entrevue de Berlin n'aurait pas eu pour effet de reconstituer comme contrecoup l'ancienne alliance entre les deux ,grandes Puissances de l'Occident? C'est une nouvel'le preuve de l'habi:l.ité du Prince de Bismarck d'a~oir compté sur un certain refroidiJSsement entre ,ces deux Etats pour resrerrer les liens entre les trois Potentats du Nord.

Quoiqu'il en soit, le trio de Berlin marquera dans le grand drame Européen une halte significative et 'Pro:fitable pour chacune des Puissances qui visent,

108

·comme nous, à réparer leurs forces pour mieux se a;>rÉ\pa<rer à aborder les [problèmes de l'avenir.

Je n'ai pas besoin d'ajouter qu'il nous convient d'ètre .plus que jamais .adroits et circonspects, et ne pas nous ex;poser à peoore un a~lié éventue~, en chel'chant à gagne;r ·par une •condescendance ex•cessive un adve!'saire qui, quoique nous fassions deviendra un ennemi déclaré •le jour où il croirait pouvoir démasquer ses batteries. Nos préférences doivent donc ètre placées sur la Prusse maintenant 1prépondérante en Europe, puissance avec laquelle nous avons d'ailleurs tant d'intéréts communs.

En at1endant qu'il me soit donné de recueiHir des indications un peu plus précises sur l'entrevue, je me ré:tière à ila corresponidance si judideuse du Chevalier Tosi qui durant mon ahsence, comme en d'autres intérÌillls, a fait preuve de son zèle et de son intel!ligence aocoutumés.

J e terminerai ce rapport en signalant. à V. E. l'eX!cellent accueil fait .par 1'Empereur à notre Mission militaire. Sa Majesté s'est empressée de témoigner au Général Petitti qu'elle était heureuse de revoir une ancienne connaissance. .Elle l'a reçu en audience, l'a invité à diner et se rplait en rprésence des autres officiers étrangers, à le distinguer de la manière la plus affable. Le Généra-1 a expr1mé à l'Empereur combien Notre Auguste Souverain avait été touché de l'accueil si cordial fait en Juin dernier à notre Prince Royal et à la Princesse

Mavguerite. Sa Majesté lui a répondu qu'elle était on ne peut plus flattée de ce nouveau témoignage qui lui était donné au nom du Roi d'Italie, et combien ·elle avairt été channée d'avoir eu cette occasion de ffiall"quer une fois de [plUS sa véritable amitié pour notre Souverain, sa Royale Famille et pour rnotre Pays.

109

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 180. Madrid, 4 settembre 1872 (per. il 9).

Dans ma Dépèche reservée du l er courant ·(1), j'ai eu l'honneur d'informer

V.E. des vastes projets que m'a développés M. Zonilla pour reconstituer sur de nouveiles bases les .principales institutions de •l'Espagne et qui dans sa pensée, doivent, en régénerant le pays, consolider -la Dynastie. L'on ne rpeut certainement pas douter de la parfaite sincérité du Prrésident du ConseH et de son dévouement à la personne ·du Roi, mais l'imrrnense étendue de ses horizons politiques et sa robuste foi dans une trop nombreuse fraction d'hommes politiques qui ne sont séparés de la république que ;par l'épaisseur de la première occasion favorable, m'empèchent de partager ses opinions.

Et d'abord, l'idée fixe de 'convertir à la !IIlOllarehie les républkains, me paraìt une véritable illusion. Peut-etre avec heaucoup d'adresse pourra..,t-il temrpérer l'action de certaines individuaHtés du parti répub1icain modéré quj

.satisfaites des institutions essentiellement démocratiques consac;rées par la constitution, veulent bien attendre avec patience ·l'avènement de leur régime préféré. Ma1s quant à cette masse ·compacte de républicaillls fédéralistes qui ouvertement ou sous le masque radica!, aspirent avec une avdeur fiévreuse à l'établissement définitif d'une république démocratiJque, il n'y a bien positiJvement aucune considération qui pourra les retenir ~orsque à leurs yeux le moment sera venu d'agir. A ce moment, l'on ver·ra toute cette iraction radica·le qui va former la majorité gouvernementale aux prochaines Cortès, se joindre peu-à-1;>eu aux républicains dans les propositions tles plus anti~monavchirques, et créer ainsi à J.a Dynastie une situation intolérable tpour ne rpas dire imposstble.

Une autre idée fixe de M. Zorrilla à laquelle il revient souvent dans .ses conversations et qui avec son espérance de rconvertir les répul:Jlircains modérés, forme évidemment la base de tson ,programme rpolitique, c'est de rétablir l'ordre publ:ic aujourd'hui si profondément troublé dans toute l'Espagne, en obtenant des Cortès une loi de déportation s'appJ.iquant à tous les insurgés et .émeutievs pris les a:rmes à la main. Malheureusement cette mesure, excellente en elle mème, ne peut manquer de sou:lever de grands troubles, si comme cela .est l'intention arrètée de M. Zorrrilla, elle doit èttre appliquée de sruite dans des proportions considérables.

Quant à l'armée que le Général Cordova est en train de remanier complètement dans le sens radica!, en attendant qu'hl lui donne le coup de ·gril<ce par l'abolition de la rconscri.ption, il est •oe.rtain qu'elle est fort mécontente, et que ,cette masse d'officiers que <l'on met à la retraite sans autre raison que des IConsidérations politiques, sont tous autant d'éléments acquis à la conspiration A1phonsiste. Entre les mains exclusives du Roi, l'Armée pouvait devenir un .appui ,solide et dévoué; mais il est facile de comprendre que sa transformation en Milices nationales ne ;permet plus à Sa Majesté d'avoir une action directe sur les focces du pays et ne peut plus par conséquent offrir les mèmes sùxetés. Le sistème de la nation armée, très bon dans un pays qui a des craintes pour l'intégrité de tson territoire, n'a aucune railson d'etre en Espagne dont ;personne ne songe à faire la conquete et qui en réalité n'a besoin que des forces suffisantes rpour maintenir l'ordre dans l'intérieur. 1\ussi, n'est ·Ce que dans un prindpe démocOC"atique d'égalité destiné à le rendre populaÌire, que le Gouvernement radica! a pensé à cette mesure. Et la preuve, c'est que M. Zorrilla n'attend que le moment où l'abol.ition des Quintaz sera ,proclamée par les Cortès pour faire entreprendcre au Roi un voyage en Andalousie, siège des idées républicaines les plus avancées.

Les deux autres points du ;programme de M. Zorrilla se rapportent à la

restauration des Finances et à la situation du dergé. De l'avis de tous les

econom:iJstes, la tsituation du Trésor est telle qu'à moins de mesures radicales

telles que la réduction du 2·5 % sur l'intéret de la dette publique, mesure que

le Gouvernement ne veut pas adopter, tout ree que l'on pourra imaginer ne

constituera que tdes palliati:lls impuissants et n'ofirira aucune gru-antie pour

l'a:venir. En ce qui •concerne le cle11gé, il est très possible comme l'espère

M. Zorrilla que sous ll.'~nfluence de meilleures condi:tions d'existence, H devien

ne moins agressif; mais le fond d'hostilité et les secrètes manoeuvres resteront les mèmes.

o6 --Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

Après avoir ainsi passé en revue tous les points de la politique que M. Zorrilla compte mettre en pratique, j'en viens à l'examen de •la situation présente telle qu'elle resulte des dernières élections et se produi.lra aux Corlès.

Le Gouvernement fort d'environ trois cents députés radicaux, va se trouver en fa·ce de 80 républkains extremement irrités de ne pas étre plus nombreux et qui accusent hautement le Gouvernement d'avoir manqué à ses promesses en combattant secrètement leurs candidats. Les premiers efforts du parti républkain vont dono avoirr ;pour but d'attirerr à lui toute cette :liraction de radicaux qui, comme je ~'ai diot plus haut, n'ont de radka1l que le nom, et sont en réalité d'ardents répubHcains. De son ·còté M. Zorrilla fera le méme jeu pour gagnerr à la cause du Gouvernement la partie modérée du parti rérpublicain.

Dans des débats aussi graves que ceux qui vont s'ouvrir, l'on ;peut bien dire que les deux partis n'auront pour s'aborder que l'embarras du choix. Si ila pui.ssance d'atti'action se dé:cide en faveur du Gouvernement, les danger!s :immédiats seront écartés et la chose pour:ra J)eut étre marcher; mais si au contraire elle se prononce pour Jes républkains, l'on en viendra bientòt par des pentes rapides et d'habHes transUions à attaquer 1la forme monarchique du Gouvernement et à mettre en question l'article 33 qui en consacre le principe. Toute •la question pour le moment est renfermée dans ces tei'mes, et un rprochain avenir va en décider.

L'autre còté grave de la ,situation c'est que l'ancien ,parti l.ibéral-conservateur ayant été complètement eliminé des dernières Elections sans meme que ses illustrations les plus autorrsée:s ·comme le Maréchal Ser.rano, Topete, Sa·gasta et tant d'autres ayant fait partie de la députation qui est allée offrir la Comonne au Prince Amédée aient été élus ii ls'en suit que la 1utte va rester exclusivement circonscrite entre les républicains et les radtcaux, e•t que dans le cas d'une défaite Parlementaire de ces derniers, la Comonne se trouvera subitement isolée sans savoir à quel élément ifai:re a~P~Pel pourr conjurer l'orage et former un nouveau cabinet.

Tel est en résumé Ja situation, Monsieur le Ministre, et si à ces perspectives peu rassurantes, j'ajoute que soit par J.assitude soit par indifférence, H n'y a eu qu'un sixième des électeurs qui, en moyenne, ait pris part aux élections, je crois avoir fidèlement tl'a<Cé la Physionomie Politique du Pays.

(l) Non pubblicato.

110

L'INCARICATO D'AFFARI A L'AIA, PASSERA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 75. L'Aja, 4 settembre 1872 (per. il 10).

Se finora non ho infol1ffiato V. E. che per telegramma delle varie fasi, per le quali sta passando il Congresso dell'Internazionaile, apertosi qui il 2 del corrente mese, si è perché invero non saprei che riferirle di qualche importanza.

I Delegati giunti dalle varie parti dell'Europa e dell'Ameri·ca furono nel primo giorno piuttosto scarsi, accorsero più numerosi l'indomani, ma si può

dire che i nuovi arrivati non fecero che aumentare H disaccordo esistente fino dall'esordire, per ·cui varii se ne sono già ripartiti.

Dirò più sotto i nomi dei principali membri, che si trovano all'Aja, innanzi tutto voglio riferire a V. E. come apertosi il Congresso in un modesto iocale, appositamente preso in affitto, il Marx, che ha finora diretto in InghHter·ra le sorti di questa -celebre associazione, ne prese la prestdenza, e dichiarò aperto il congresso, dovendosi incominciare la discussione co1la verificazione dei poteri.

Non starò a r1dke a V. E. le parole acerbe, che si scambiarono i Membri tra loro, nè come si lanciassero reciprocamente delle accuse, pel'ché gli uni si erano presentati come Delegati, senza avere mandato alcuno, aUri invece si erano presentati sotto un pseudonimo, e quasi tutti poi, meno i delegati spagnoli, erano qua venuti senza denaro.

In quella prima seduta tenuta secreta rcome le due ultime, la più forte discrt1panza rsor11se tra Marx ed il Russo Bakounin, che d!irtge la Società in Russia, per questione della Presidenza, questo ultimo vedendo di non poterla ottenere partì Ja stessa sera per Rotte11dam, e ,più non comparve.

Ieri e ieri l'altro IPOi, es1sendo come d~SISi, più numeroso il concorso dei delegati, più vi·ve furono ·le discussioni, e se vcenne toccato qualche punto della questione sociale, come del matrimonio 0che in una seduta serale si dichiarò doversi abolire) e deHo stato generale degli operai rispetto agli imprenditori di tutte le opere industriali, pure fino ad oggi primeggiarono le dis·cussioni, direi, di o11ganizzazione interna, e ila divisione fra i Membri è oggi più forte e più decisa che non 110 fosse al rgiorno dell'apertura.

Il fatto il più rimarchevole di ·queste gare, si è ~che oggi si procedette arUa nomina del Presidente del Congresso, e ·contro !l'aspettazione generale, Marx non venne eletto, pwché tro~o autorita:rio, ed in sua vece fu nominato un .certo Ranvier, francese, di cui non ho potuto procurarmi notizie sugli antecedenti.

Come accennai più sopra ,le sedute furono finora secrete, ed il Governo Neerlandese non crede di doversi intervenire. Tuttavia questo non dmane interamente inoperoso, nè senza essere informato di quanto succede nel recinto degli Internazionali:sti, di rCUi fa parte un C011rirspondente del Times di Londra, arruolatosi a bella posta neHa società.

Ma al vedere ciò che si sta passando attualmente, si direbbe che questo Governo ha rpiù a cura la protezione dei Delegati, qua arccorsi, contro .gli attentati possibili della popolazione, rche il pensiero di sa,pere ciò che stiano rimestando questi Signori.

Infatti ·varii Agenti della Polizia stanno continuçllffiente alla porta del -luogo di ·convegno, e quando un Delegarto vi entra o ne esce, gli Agenti cel'cano di isolarlo dalle poche persone colà attratte dalla curiosità.

Queste misure però non sono del tutto improvvide, in primo luogo per·ché da un mese un giornale dell'Aja, ostile all'attuale Ministero, ha usato tutta ila sua fraseologia ;per combattere la riunione dell'Internazionale, e se ne fece un'arma ·contro H Gabinetto, il quale non ptgliava misure preventive, ed eccitava contro di esso la popolazione deHa capitale. E 1che vi sia un certo malumore in questo ·popolo contro l'Internazionale, è innegabile.

AJ.cuni episodi di questi ultimi giorni lo provano a sufficienza.

Ne scelgo due: uno pubblico e conosciuto, e l'altro avvenuto a me stesso.

Il primo ebbe luogo ieri l'a-Itro, quando un individuo, di cui non ricordo il nome, venuto dagli Stati Uniti propose ~a di·scussione sull'abolizione del matrimonio, e propose invece l'Amore libero, di cui si disse delegato.

Queste parole ripetute da un .cameriere, addetto al servizio sala del congresso, alla popolazione che s'aggira intorno a quel ~ocale, provocarono un'esplosione di ira specialmente fra le donne, ed allorquando i Membri uscirono dalla loro riunione, furono assaliti da vociferazioni non solo; ma da minaccie di esser gettati in canale. Gli Agenti di Polizia ebbero non poco a fare per evitare che nessuno si accostasse ai Membri dell'Internazionale.

La proposta del sedicente delegato deH'Amore libero non venne punto rigettata, soltanto il Congresso discusse, immediatamente se si doveva riconoscere il .proponente come Delegato di una sezione degli Stati Uniti, ovvero ammetterlo quale Membro della Società.

Venne adottato questo secondo partito; giacché si temè che la qualità di Delegato dell'Amore libero cadesse sotto 'le disposizioni della Iegge neerlandese contro i buoni costumi; ed avesse per conseguenza lo scioglimento della riunione.

H secondo episodio, dal quale traggo argomento a credere che la popolazione deH'Aja non nutra grandi simpatie verso l'Internaziona,le è H seguente:

pochi giorni prima della riunione di questo congresso, avevo intenzione d'introdurvi una o due persone, 'la cui professione non avesse destato sospetti, e che mi potessero dare alcune informazioni, indipendentemente da ciò che avrei potuto sapere dall'Autorità di polizia; mi diressi quindi al mio parrucchiere, che è olandese, che conosce sufficientemente il francese; ed ebbi da questi un rifiuto categorico, colla risposta che avendo egli una clientela, non desiderava alienarsela, nè perdere il suo tempo, ,coll'andare ad udire i discorsi de ces brigands, qui viennent à la Haje prendre l'argent des ouvriers (sic).

Mi rivolsi poscia ad un operaio sarto, tedesco d'origine; uomo che ha istruzione ed intelletto sviluppato più che non lo comporti la sua professione, e questi mi sollevò parecchie diffi·coltà, che equivalevano ad un rifiuto, che egli aw-ebbe forse ,ritirato 'contro una forte somma di denaro, 'che io non volli p~omettere, anzi tutto perché troppo grossa, poscia perché non vi era autorizzato da V. E., come lo fui col telegramma di ieri l'altro.

Finisco questo mio ·lungo rapporto col dare a V. E. i nomi dei principali membri dell'Internazionale giunti all'Aja H 2 corrente mese: Marx -Dereure, compromesso nella Comune di Parigi, delegato degli Stati Unit'i -Wrobleski, delegato di Polonia -Serrallier, delegato di Francia -Leo Fmnkel, delegato d'Austria Ungheria -Cournot, delegato del Belgio e della Danimarca -Harcourt, delegato de1l'Austra,lia -West, delegato di Filadelfia, Sorge, rappresentante la seziQne tedesca degU Internazionali Americani, Saura, rappresentante di una sezione francese, Roche per la commissione .generale di Londra -Engels, delegato di Spagna e di Italia -Endes, compromesso nella Comune di Par1gi -Ranvier, eletto presidente -Hales, segretario generale.

Questi sono i primi arrivati, ed i principali dell'attuale congresso; l'E. V.

rimarcherà che non vi è il nome di alcun italiano, nè mi fu dato di accertarmi

del.:la presenza di Cafiero e di Gaspa-re Stampa, quantunque dietro mia richiesta questo Governo ne abbia ordinato -le più attive ricevche.

Fra quelili che si a·cquistarono una triste celebrità nei fatti della Comune di Par~gi, havvi Derreure e Endes; non è a mia conoscenza che questa Legazione di Francia abbia finora chiesto hl rloro arresto e ol'eventua·le estradizione.

Rmgrazio l'E. V. di avel"ffii autorizzato a fare alcune spese in caso di bisogno per procurarmi infol"ffiazioni in quest'occasione; l'autorizzazione mi giunse invero un po' tardi; ma debbo esserne io il colpevole, chè probabilmente non la ·Chiesi in tempo. Comunque, ne userò con parsimonia, tanto più che non sarò in grado di fornire a V. E. prova alcuna di tali .spese, e voglio sperare che H suo Collega per l'Interno non mi chiederà delle ri•cevute impossibHi in simHi casi.

L'ora assai avanzata non mi permette di trasmettere a V. E. questo mio rapporto prima di domani, e spero di accompa.gnavlo di altro meno generale.

111

L'INCARICATO D'AFFARI A L'AJA, PASSERA, AL MINIISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 76. L'Aja, 5 settembre 1872 (per. il 10).

Finalmente l'Internazionale tenne la sua prima seduta pubblica. Questa mattina alle ore dieci le porte del.:la sala di riunione si aprirono non solo a•g:l.i associati all'Internazionale, ai qua'l.i sembrami si possa con leggiera va·riante appHcare H detto di Voltaire che • la nostra credulità fa la loro forza •, ma ancora ai profani fra cui la numerosa falange dei .giornalisti qua a·ccorsi da ogni parte e che fino ad og'gi dovettero accontentarsi di starsene in istrada cogli occhi rivolti alle misteriose finestre ermetkamente chiuse, cercando materia a qualche •corrispondenza pei loro committenti.

Appena entrato il pubbli!co nella ·sala si procedette all'appello nominale che constatò .la presenza di settanta delegati. Come ebbi l'onore di riferire a V. E. nel mio rapporto di ieri, il seggio della Presidenza era occupato dal nominato Ranvier hl quale aprì la seduta ·con un discorso di ringraziamento a quel'l.i che lo elessero presidente, ed al paese ospitale che pel"mise all'Internazionale di riunirsi in questa città.

Il signor Ranvier passò in seguito in breve rivista una parte deHe questioni !Sociali esiiStenti in tutti i [Paesi toccando specialmente ai ra[Pporti tra il capitale e il salario ed alle condizioni degli operai.

La parola, fu poscia accovdata al relatore per la lettura del rapporto del Consiglio Generale. Questo documento redatto in termini vivissimi e qua.l·che volta assai poco parlamentari, spiega i lavori condotti a termine dal Consiglio Generale dopo l'ultima riunione, ossia dopo il 186·9; dichiara •che dal 1848 in poi veruna occasione di emancipazione offerta ai proletarii fu più propizia di quella data loro dalla Comune di Parigi nel 1871; ed il rarpporto aggiunge che in quest'Ull.tima epoca H trionfo delle dottrine dell'Internazionale, tenne ad un filo.

Onde V. E .... (l) con quale ,sconcezza di linguaggio furono qualificati in questo rappocti i rprindpali antagonisti dell'Internazionale, le dirò che Thiers vi è trattato d'inquisitore, Favre di miserabile Ministro, Bismarck di splia europea, e l'Austria vien chiamata H Don Ohisciotte delle idee reazionarie.

Dopo la lettura di questo rapporto fatta in inglese da Sexton, tradotta in francese da Longué, in tedesco da Marx et in olandese ,clJa Van den Abeele, il presidente comunicò al congresso una Jettera della Sezione di Amsterdam, che invita i membri de~la riunione a .fare una visita in quella città. Quest'invito, che io avevo previ,sto in una mia ·conversazione :col Barone di Gerkke, •coi rappresentanti di Francia e d'Austria sarà argomento di un rapporto che avrò l'onore di mandare domani a V. E. se potrò entro oggi procurarmi a'kuni padicolari sui quali sono ancora all'oscuro. Spero di provare a V. E. come, ove questo invito venisse accettato (H che non è fino al momento in •cui sto scrivendo), la presenza di questi Membri dell'Internaziona,le potrebbe esser causa di disordini in Amsterdam.

Domani dirò a V. E. ,pevché io l'avessi previsto pel'ché ne avessi tenuto parola con questo Ministro degli Affari Esteri e perché temo qualche disordine in Amsterdam.

Avuta cognizione dell'invito fatto daUa sezione di Amsterdam, la riunione prese in 'considerazione e votò una mozione nella quale, in nome del ipl"oletariato universale, l'Internazionale él1ende omaggio ai campioni andati per la diiesa de' suoi principii e ·per 'l'emancipazione dei proletarii e manda un saluto a tutti quelli ·che in questi momenti soffrono vitt1me oppresse da•1la reazione e dall'ira della bo11ghesia.

Non voglio rchiu!dere questo mio rapporto senza segnalarile un inddente di questa prima seduta pubblica, il quale può avere qua·1che conseguenza. Un tale Hepner tedelsco rappresentante di non so qua:l sezione, chiese alle persone presenti se vi fosse tra esse un tale Schram antico Console ed ora spia della Ger· mania il quale era venuto in Olanda per sorvegliare .gli Internazionali.

Herpner soggiunse che egli vorrebbe trovare presente 1lo Schram per tratta:rlo di viLe e di Ladro. L'insulto essendo stato ripetuto nel·le quattro lingue e nessuno avendo risposto, l'incidente fu dichiarato chiuso.

Conversando di questo incidente col Ministro di Austria-Ungheria, questi

mi disse che H signor Schram deve essere attualmente conso\le di Germania in

Italia, e, crede, in Milano. Io non ho trovato questo nome nel calendario Reale

fra gli Agenti Consola:ri Esteri negli Stati del Re, ma V.E. ha facile mezzo

di assieurarsi se lo Schram sia o >Sia stato Console di Germania in quakhe

città d'Italia.

Stassera vi sarà una nuova rirunione, e d'ora innanzi le assemblee si ter

ranno di sera per permettere a•gli operai dell'Aja di assistervi.

E' mia opinione che di giorno vi saranno private riunioni secrete dei capi

verso le quali specia•Lmente è rivolta la mia attenzione.

In questo momento persona ottimamente informata è venuta a dirmi che

il Congresso vedendo il fiasco fatto aU'Aja ha risolto di andare ad Amsterdam;

si teme però che qualche cattivo colpo venga fatto prima di andarsene.

Questa persona mi disse inoltre che Schram, di cui ho parlato pm sopra, è realmente all'Aja, e 'che Hepner lo seguì oggi accompagnato da due altri per gettano in un canale. Schram rpotè nascondersi ed il Ministro di Germania ha immediatamente chiesto al Governo di proteggere eftka•cemente i<l suo suddito.

Chiedo venia a V. E. per l'ordine poco esa<tto delle informazioni che ho l'onore di trasmetterle a volta •che mi giungono e per lo stile meno corretto che Ella rimarcherà in questi miei rapporti.

Tutta la mia buona volontà ·che Ella, spero, non vorrà metter in dubbio, non vale a raffrenare il rap~do corso della giornata nè a diminuire Je numerose occupazioni di questi momenti.

(l) La parola manca nell'originale.

112

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4403. Parigi, 6 settembre 1872, ore 16,40 (per. ore 21,05 del 7).

J'ai été informé confìdentiel<lement par M. de Rémusat que le Cardinal Antonelli dans une conversation a·vec 'le Chargé d'Affaires de France aurait fait allusion à déiPa<rt possible du Pape oc•casionné par la loi concernant les cor:porations reli:gieuses et aUJSiS.Ì par les pub1ications caricatures et représentations injurieuses pemni,ses à Rome. Le Cardinal Antonelli aurait également laissé entendre que le Conclave futur ne pourrait pas avoir lieu à Rome. M. de Rémusat pense que le Char:gé d'Mfaires de France ait peut-étre exagéré le sens des paroles du Ca11dinal Antonelli mais qu'il pourrai·t bien y avoir quelque chose de wai au fond. En tout cas M. de Rémusat m'a dit que ses instructions portaient que l'Ambas1sadeur de F.rance devait s'absteni'r soigneusement de répéter l'offre d'hospita1ité faite autrefois au Pape.

113

L'INCARICATO D'AFFARI A BRUXELLES, GERBAIX DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 61. Bruxelles, 7 settembre 1872 (per. l' 11).

A complemento e conferma delle informazioni che il mio col,le·ga del'l'Aja spedirà di certo all'E. V. sul congresso dell'Internazionale, che ha luogo in questo momento in taile capitale, credo debito mio di aggiungere a.J.cuni particolari che mi vennero comunkati da.l,la polizia Belga ·la quale invigila di molto quel perkoloso consesso.

Si è certi ·che la più grande discordia regna nel congresso e pare positivo che il risultato della riunione sarà di. diminuire se non distruggere il comitato di Londra e frazionare sempre più 'le associazioni dei lavoratori.

Gli Internazionali Italiani non intervengono al congresso ma si è giunti a sapere in via confidenziale, che H ca:po della conferenza di Rimini tenuta li 6 ago

sto u.s. si è recato, probabilmente sotto finto nome, all'Aja onde parlare coi corifei stranieri. La federazione internazionale italiana è in procinto di unirsi intimamente colle consimili società spagnole e giurassiane di Ginevra. Se vengo ad avere nuove informazioni su questo argomento non mancherò <li tosto trasmetterle a V. E.

114

IL PRESDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

Roma, 9 settembre 1872 (per. il 10).

Stimo opportuno di partecipare all'E. V. le seguenti notizie confidenziali che mi provengono da Ginevra.

• La Sezione Comunista di Ginevra ,pr·esieduta da Decron ha tenuto una adunanza generale per prendere una decisione in dguardo a'lle risoluzioni prese netla conferenza Internazionale Italiana di Rimini.

F1u deciso che LI terreno della lotta col Gran Consiglio doveva essere il Congresso dell'Aja, 1e fu inviato colà un delegato che !Partì da Ginev.ra sabato sera coll'incarico di svHuppare le seguenti proposizioni e munito di un mandato imperativo:

l) Autonomia del,le Sezioni nella Federazione; 2) Autonomia della Federazione nelle Associazioni; 3) Abolizione del Consi,glio Generale; 4) Creazione di un ufficio centrale di corrispondenza e di statistica; 5) Interpel'lanza al ConsigJio Generale sulla sua attitudine e sulla vio,la

.zione degli statuti dell'Associazione.

Se si sollevano quistioni di principio egli dovrà svolgere i seguenti quesiti:

l) Abolizione dello Stato a mezzo della Federazione dei Comuni; 2) Abolizione della proprietà per mezzo della forza collettiva dei lavoratori, organizzati in gruppi produttivi posstdenti cumulativamente gli strumenti del ·lavoro; 3) Abolizione deHa Chiesa, deltla Religione, delle Corporazioni Religiose e di tutte ile Associazioni che vi stanno connesse.

DaUe risoluzioni del Congresso Generale vedrassi se sarà del caso di aderire al Congresso Rivoluzionario •.

Nel ,comunica,re quanto sopra all'E. V. per norma io La prego di volermi

successivamente tenere infol"lllato del col'so che avranno i menzionati congressi,

su cui certo i R. Rappresentanti non mancheranno di porre particolare atten

zione.

115

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 104. Vienna, 9 settembre 1872 (per. il 12)

Da fonte attendibi!le mi risulta che H discorso Reale d'apevtura del Parlamento Ungherese doveva effettivamente siccome veniva annunciato da alcuni giornali contenere un paragrafo relativo alle relazioni colla Serbia. Tal paragrafo doveva essere nel senso di esprimere che ·le relazioni :11ra i due Stati vicini sarebbero in avvenire quali la rSerbia le vo:rrebbe, buone o cattive a seconda del contegno che avrebbe tenuto vevso l'Ungheria, H Principato. Sarebbesi poscia creduto a proposito di prescindere da qualsiasi parola in proposito, ravvisando inutile di dar luogo a 'commenti ed intel"'Pretazioni varie con dichiarazioni per lo meno inutili. Nel preciso senso però della d~chiarazione che come· dissi dovevasi fare nel discorso Reale, furono impartite istruzioni al Console Generale Austro-Ungarico in Belgrado in occasione delle recenti feste fattesi in quella città per l'età maggiore in cui entrò il Pdndpe: aggiungendogli che in tale civcostanza egli doveva regolarsi in modo da non dar luogo ad osservazioni di sorta nè in un senso nè nell'altro.

Sebbene queste mie notizie non sieno di grande importanza pure ho creduto bene di portarle a ~conoscenza dell'E. V., come elementi atti a guidare i di lui apprezzamenti intorno alle future relazioni fra questa Monarchia ed H Prin-cipato di Serbia.

116

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1061. Berlino, 9 settembre 1872 (per. il 13).

Avant-hier, à la réception du Corps dtplomatique par l'Empereur François Joseph, je me suis fait présenter au Comte Andrassy, en lui e~primant le désir d'avoir un entretien avec lui. Vu les exceHents ra;pports qui existent entre nos deux Gouvernements, il devait ·comprendre le prix que nous attacherions à entendre aussi la note de l'Autrkhe-Hongrie sur la il"encontre à Berlin des trois Ermpereurs. Ce Ministre m'a dit qu'il me verrait volontiers dès qu'il aurait une heure disponible, lors meme qu'i1l avai·t déjà eu l'occasion de s'expliquer avec M. le Comte de Robilant dont S. E. s'est plue à faire !l.es éloges.

Dès lendemain le Comte Andrassy me priait de passer chez lui. Abordant, presque sans préambule, le sujet à ·l'ordre du jour, il me tint un langage assez analogue à celui de son Ambassadeur près cette Cour (dépeche n. 10'59 du 4 courant) (1).

Je vais en citer la partie essentielle.

llT

L'importance de la réunion des Souverains réside dans le fait lui-meme, sans qu'on se livre à des commentaires propres bien plus à en dénature·r la portée, qu'à lui donner sa véritable signification. Les trois Monarques ont reconnu l'avantage de mettre à l'écart toute susceptibilité, d'aplanir des aspérités diìes à des causes enrégistrées par l'histoi:re et qui avaient amené un certain refroidissement dans leurs relations. Leurs Gouvernements seront désormais à meme de vaquer avec plus de tranquillité à leurs propres affaires intérieures, besogne qui ne manque à aucun d'eux.

Pour soutenir ·la conversation, je fis observer qu'alors l'entrevue de Beruin aurait un résultat tout autre que l'aocwd conclu en 1815 ,sous le titre pompeux de la Sainte .&lliance, et qui établissait une ingérence dan:s la politique internationale. L'Europe libéra•le ne pourrait que se réjouir de cette nouvelle consécration du principe de non-intervention.

Le Comte A.ndrassy relevait à son tour ce point, à savoir que le vowliìt-on, il n'y aurait pas le temps de dliscuter, et moins encore de résoud:re les affaiil'es que la presse se plaìt à énlllffiérer, dans ses divagations si ·comiques. Ce ne serait pas en six jours, si remplis déjà par les réceptions, les courses, les revues, qu'on trouverait assez de loisir pour s'oacuper de la sorte. Les Soucverains et leurs Ministres se bornent à un échange d'opinions, de vues .générales, à effieurer quelques points. En somme, ·ce qu'il y aura de plus net, ·c'est qu'on se persuadera de l~utilité réciproque de •laisser dormir des questions qui n'ont pas de caractère d'urgence. Elles ne pourront que profiter d'un ajournement. Le temps amène le calme dans les esprits, et prépare lui-meme de meilleures solutions que si on cherchait à dévancer son oeuvr-e. Il restera toujours cet avantage que les Souverains et leurs Conseillers se connaìtront mieux, et .qu'une entente éventuelle serait IPlus aisée à établir s'il sur,gissait quelque compUcation de nature à troubler la paix du monde. A:ucun traité ou protocole n'est signé. II n'y a pas meme eu jusqu'ici de circulaire; peut-etre meme s'en dispensera-t-on, car ne serait~ce pas faire trop d'honneur aux nouvellistes que de démentir les faux brui•ts qu'Hs mettent en circulation? Ne suffit-il pas de faire appel à la logi.que et au bon sens pour démèler le vrai du faux? Les témoignages d'amitié qui s'échangent entre les Cours du Nord ont une valeur éminemment pacifique dont chacun peut tirer parti, la France 'la première en 1ce qu'eHe y trouvera un argument de plus pour résister à ceux qui voudraient la pousser dans des voies dangereuses, en nourrissant l'Hlusion qu'elle ne resterait pas isolée dans •ses rancunes. Il serait sans doute peu généreux de 1ui jeter la pierre si elle ressent des mouvements d'irritation. Sa fibre nationale a été trop froissée par des défaites aussi écrasantes, pour qu'il n'y alit jpas chez elle des .remous, des 1courants de vengeance. Mais ·l'Europe, prise dans son ensemble, a un trop grand besoin de paix pour ne pas se réjouir si ces aspirations de revanche sont forcément reléguées à l'al'rilère plan. Nous l'avons éprouvé durant la dernière guerre: meme en observant la neutralité, I'Autriche et l'Italie entre autres, en ressentaient le 'contre-·cou!P facheux. Il nous im,porte de nous prémunir contre parehlle éventualité, en serrant Ies rangs entre les partisans de la paix, tout en évitànt une attitude agressive ou provoquante vis-à-vis de la France.

Le Comte Andrassy m'a demandé ensuite quand notre Parlement serait convoqué.

Cette interpellation m'a fourni le joint de lui donner l'occasion de s'ex.pliquer sur les rapports entre l'Eglise et l'Etat. J'ai dit que la session présent.erait un vif intérèt, si le Parlement était saisi du projet de loi sur les O!'dres religieux à Rome, question d'une harute importance.

-« Trouvez-vous qu'il en soit alinsi? •

J'ai répondu à cette intenpeHation, faite sur un ton dubitatif, que :le Gouvernement avait maintes difficultés devant lui, entre autres, la pressiòn de quelques partis qui ~le poussaient à des mesures radica~les, tandis qu'il était disposé à user de certains tempéraments compatibles avec notre législation. 11 fatllait espérer qu'on en viendrait à une entente, grace à l'influence du Ministère et à ila sagesse· de la major1té; mais un a'ccol'd serait impossible, si une Puissance étrang1ère que,lconque, .s'inspirant d'un sentiment moins amtca1 à notre égard que ce'lui duCabinet de Vienne, cherehait 'à exercer sur ce .point .une action de nature à blesser nos justes sus,ceptibilités. Il ,convient en effet, tout en voulant dans un e~it trèslouable ménagecr.-le sent~ment religieux, d'évite.r de heurter le sentiment d'indépendance et de nationalité. Une intel'vention collective, et meme isolée produirait le .plus fàcheux effet. Ce serait le meiilleur moyen de détruire les chances d'un arrangement selon 1les vues de notre Cabinet.

Le Ministre Austro-Hongrois m'a donné l'assurance qu'i,l ne sacrifìerait rien de son programme basé sur le maintien des 'ffieilleurs rapports avec ~'Halie, et que ne sont que la conséquence de ce ·qu'il regarde comme les intérèts réels et pe!'manents de 1a politique de ,son pays. -• Je ne donne rien de mon programme ». -Ce sont là ses paroles textuelles. lil estimait qu'il faHait nous laisser la main complètement libre, le Gouvernement Impérial n'ayant pas à se préoccuper, à se mèler de ·tout ce ·qui ~concerne nos relations avec le Clergé, les Eveques etc. etc. Il .lui tiendrait seulement à rcoeur, ainsi qu'H l'a laissé entendre au Comte de Robilant, que nous usions de ména,gements pour les Maisons Généralices comme étant un instrument de la Papauté dans le Gouvernement du Catholicisme. Ne serait-ce pas aHer trop loin, et trorp exiger que de les obliger à translfol'mer leurs couvents et leul's biens en rente de l'Etat? Ne vaudrait-il pas mieux laisser subsister ces Maisons déclarées par le Pape nécessaires à ·l'Administration de l'Eglise? En usant de modération, l'Italie ne recueillerait-elle pas les suffrages de ·tous les gens sensés et dévoués. sans bigotterie à la religion, en faisant une oeuvre de législation conforme à l'esprit élevé de la loi des garanties? Ce serait-là une nouvel!le preuve que l'ItaHe unifiée et trònant au Capitole entend respecter les Organes essentiels. du Pouvoir spirituel. Le Comte Andrassy comptait beaucoup à cet égaro sur notre Gouvernement et nommément sur V. E., dont iil. avait a.pprécié en maintes oireonstances les éminentesr qualités d'homme d'Etat et d'orateur. Au reste,. le Cabinet Ausrtro-Hongrois s'abstiendra d'encourager contre nous toute pression qui révolterait notre 'sentilrnent national. Le Comte Andrassy se déclarait lui aussi très-jaloux 1sur ce point. Néanmoins il avait su résister au courant qui s'était manifesté en Hongrie pour obtenir une armée distincte de cerHe de rla Cisleithanie. On ne lui avait pas ménagé les critiques pour cette conduite. Le temps en a fait justice, et aujourd'hui ce qui sernblait à un grand nombre de ses compatriotes ilrnpossihle à concHier, est accepté sans conteste,. et fonctionne régulièrement.

Les Délégations sont convoquées pour le 16 de ce mois. Un Livre rouge sera distribué aux Membres de cette Assemblée, mais il ne contiendra aucun document sur cette question délicate des Corporations religieuses. Si le Ministre des Affakes Etmnrgères est interpellé à ce sujet, i~ répondra qu'il a pleine confiance dans 'la sagesse de notre Gouvernement.

Il m'a paru que mon interlocuteur avait été assez 'ex,plkite. Je n'ai donc pas voulu prolonger 'la conversation sur ~ce point. Son langage, dont je ne saurais mettre en doute la sincérité, contraste avec certaines appréciations contenues dans les lettres particulières de V. E. et de M. le Commandeur Artom. N'ayant pas à prévoir, dans les circonstanrces actuelles, une campagne diplomatique du còté de J'Autriche, les vel1léités de la Russie, si tant est qu'eNes existent, seraient paralysées par 1l'attitude passive du Cabinet de Vienne. De la part du Cabinet de Berlin, vu sa Jutte ouverte avec l'UltramontanLsme, ce n'est certes pas lui ,qui se jetterait dans la melée pour nous crier halte. Peutétre mème n'allons nous pas assez vite au wré de ses déms. Il est donrc indiqué de nous abstenir de lui souffier le 'mot dans 'le but d'enrayer éventuellement les rprétendues tendanrces de Vienne et de St. Pétersbou11g. Nous aurions il'air, sans nécessité aucune, de crier gare, et de nous mettre à sa me11ci. Quant à la France, il n'est pas à supposer qu'elle veuHle à elle seule nous susciter des embarras. Nous avons donc pleine liberté d'agir au mieux de nos convenances, sans perdre de vue notre ~situation particulière par rapport à l'institution de la Papauté qu'il nous importè de ~conserver dans son ,stège actuel, par,ce que partout ailleurs elle deviendrait bien plus qu'aujourd'hui le centre de l'opposition contre ~l'Italie moderne, et cela indépendamment de notre intérét à ce que le future Conclave ne se réunisse pas hors de notre territoire.

Le Comte Andrassy en terminant cet entretien, riait de bon coeur de la suprposition de quelques reporters aux abois, que les Souverains et leurs Ministres délibéraient aussi sur une prochaine élection du Pape, sur ,le droit de exclusion etc. et~c., comme s'ils voulaient s'attribuer le ròle de factotum.

Je lui ai demandé s'i,l n'y avait pas d'autres questions qui avaient pu sollidter l'attention des trois Cabinets, pour ne citer que l'Internationale. C'était là une question dont on s'était déjà occupé à Gastein l'année dernière. Les travaux préparatoires des Commissions, malheureusement n'avaient pas marché avec beaucoup de rapidité. Mais des ~conférences s'ouvriraient le mois prochain entre l'AHemagne et l'Autriche relativement au mouvement des classes ouvr1ères. Cette plaie sociale préoccupe à juste titre leurs Gouvernements. C'est là peut-étre un des motifs prindpaux qui 1es ont engagés à se rapprocher pour mieux vetller à ~Ieur sécurité intérieure. Si leurs commissaires parviennent à découvrir que1ques moyens pratiques de ~contrecarrer ~Ies tendances subversives de l'Association des travailleurs le résultat de leurs travaux sera communiqué aux autres Gouvernements :pour se ~concerter quant à l'application. Si les ,grandes Putssances adoptaient les memes vues, les Etats secondaires ne tarderaient pas à suivre leur exempie. Et quant à l'Angleterre qui déclare, avec peu de générosité, que si elle a des voleu11s ~chez elle, ils ne volent que chez autrui, elle finira par se rendre compte eHe-meme que la tolérance doit avoir des limites.

Le Comte Andrassy s'est montré satisfait d'apprendre que notre Ministre de l'lntérieur procédait à une enquete sur les dernières grèves qui se sont produites chez nous. Il nous serait reconnaissant de •lui transmettre à ce sujet quelques renseignements.

D'après la lettre précitée du Commandeur Artom du 2J5 Aout, je me suis cru autorisé à déclarer que nous serions heureux de nous associer à toute idée pratique de nature à etre acceptée dans un Gouvernement pal'lementaire.

Je me réserve de revenir sur J.e sujet de ·l'entrevue. En suite de l'étiquette très-sévère de la Cowr de PruSISe qui n'admet aux fetes à l'occasion de la présence des Souverains et Princes étrangers que les diplomates de leur.s pays, il est très difficile de s'aboucher avec les personnages marquants; je ne désespère pas encore de voir •le Prince de Bismarck, ou du moins qu'i,l chal'ge M. de Thile de me faire quelque message.

P. S. -J'ai l'honnewr d'accuser reception de la dépeche de V. E. du 4 courant N. 262 série politique (1).

(l) Cfr. n. 108.

117

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1136/348. Londra, 11 settembre 1872 (per. il 15).

Una lettera da Napoli contenente un'assai scoraggiante esposizione della re

crudescenza del brigantaggio nelle nostre province meridionali, venne ocivolta al

l'Editore del Times il •quale la pubblicò ieri aggiungendovi un articolo di fondo

in 'cui, sebbene si esprima molta .simpatia pe•r il Governo .Italiano, tuttavia non

gli si rispal'miano i biasimi per non agire con più energia per estil'pare com

pletamente una piaga sì g,rave.

Questi commenti non passarono inosservati e il signor Moens ne trae ar

gomento per ringraziare quel giomale di denunciare il • mostruoSJO • stato dì

cose tuttora prevalente in certe parti d'Italia e per ·Chiedere H motivo per

quale si ·tollera che l'Italia ripudi la sua responsabilità verso di lui e il Re

verendo I. C. Murray Ayn.sley che ;furono entrambi vittime del ocigantaggio

najpolitano, mentre si .costrinse la Grecia e la S[pagna a indennizzare le [persone

catturate sul loro territorio in identi:che condizioni. H signor Moens soggiunse

che una reclamazione a questo scopo fu nel tempo presentata al Foreign Office,

ma per essere esatto egli avrebbe dovuto pur anche dire che il Governo Bri

tannico non credette di appo~giarla.

Comunque sia, ·l'attenzione prestata a questo soggetto dalla Stampa Inglese m'impone l'obbligo di tenere l'E. V. ragguagliata e a ta•le effetto le trasmetto gli estratti del « Times , ai quaLi alludo nel presente rapporto.

(l) Non pubblicato.

118

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1140/350. Londra, 12 settembre 1872 (per. il 18).

Or son pochi giorni l'Incaricato di Affari francese è venuto a leggermi un dispaccio col quale il signor di Rémusat gli annunciava che H Gabinetto del Quirinale aveva deciso di unirsi a queNo di VersaiUes per appoggiare le misure fiscali iproposte dalla Commissione finanziaria Istituita a Tunisi nel 1869 onde ottenere •che il ~endiconto annuale del bilancio, meSJSo in ra(l)!Porto colle sue paSiSività, fosse esaminato e preso in •Considerazione dal Governo del Bey.

Alle aperture fatte dal Governo francese per indurre Lord GranviUe a sostenere siffatta proposta, Sua Si•gnoria avrebbe esitato a rispondere mostrando di volere aspettare a decidersi dopo di aver ricevuto degli schiarimenti dal signor Wood.

Trattandosi dunque di completare l'accordo fra le tre Potenze interessate, l'Incadcato di Francia riteneva opportuna una azione comune da parte nostra presso questo Gabinetto, in presenza massime dell'apparente titubanza del Princitpale Segretario di Stato per gli Affari Esteri della Regina, e mi chiese !Perciò· se avessi avuto in proposito qualche istruzione del mio Governo.

Risposi che finora nulla mi era pervenuto a tale riguardo, ma che non avevo difficoltà a sottoipOPre la questione all'E. V.

Essendo su quest'argomento mi cade in acconcio infol'manla che i'l signor Hammond, Sotto Segretario di Stato per il Fo~reign O:Jìfi,ce, mandò in questi giorni al Comitato degli azionisti .stranieri, esistente in questa c~~tale, una comuni.cazione sullo stato delle finanze tunisine di cui qui unisco un estratto (1)..

119

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1062. Berlino, 12 settembre 1872 (per. il 21).

Aujou!'d'hui, ainsi après le départ des Empereurs d'Autriche et de Russie, j'ai revu le Prince Gortchakow. Voici les principaux détai.ls d'une conversation où je n'ai pris la parole que pour l'induire de mon mieux à laisser fi1ltrer queilques confidences sur l'entrevue.

Cette réunion a •constaté un rapprochement personnel entre trois Souverains désireux à un égal degré de la conservation de la paix. L'Autriche et la Russie se sont appliquées à écarter 1leurs dissentiments, et le Tsar par sa présence a beaucoup contribué à facHiter le ròle de l'Emperem d'Autriche qui eut peut-etre étprouvé quelque embm-ra<S à rse trouver ici en tete à tete avec son vainqueur de 1866. Il est évident qu'on ne s'est pas borné à faire de la courtoisie et de l'apparat. On s'était taté le poul:s. Chacun s'est occupé des in-·

térèts qu'itl représente, mais entre un échange d'i:dées et une discussion formelle et définitive il y a de la marge. Il y a donc eu des conversations politiques, sans ;programme 'concerté d'avance; mais ~ce.s conve~sa<tion.s ne sauraient ètre appelées conférences, <car on ne s'est jamais vu à trots autour du taopis vert, sauf une rencontre fortuite du Prince Gortchakow et du Comte Andrassy chez le Prince de Bismarck, rencontre dans laquelle rien de sérieux n'a été traité. Il n'a été signé ni tmité, ni ,protocole. On peut induire du ,fait mème de la cordialité des raworts entre les tro1s grandes Puissances, qu'aucune d'elles n'agirait isolément, que 'Chacune d'elles au contraire ~chercherait à amener une entente préalable :s'il surgissait quelque cOIDJ)lication de nature à troubler la tranquhllité générale; mais meme sur ce point aucun engagement formel n'a été <Cont:tradé. A moilliS que le Comte And:rassy n'ait ·pas été· sincère, ce qui n'est nullement à supposer pour qui connait son esprit de 'loyauté; à moins que l'Empereur François Jos®h ne change de premier Ministre en cédant à un de ces mouvements irréftéchis dont son règne offr·e tant de traces, on peut compter que les effets salutakes du resserrement des bonnes relations entre les Cours du Nord <Se mairitienidiront. Il est V1l"aÌ que la tàche du Cabinet de Vienne est des plus ardues, et i:l semble qu'H y ait <quelque fatalité qui poursuive la Dynastie. Son Chef se ressent vis1blement des malheurs qui il'ont frappé. Son intelligence a faibli. Quoi qu'il en soit, si ·rien n'a été combiné, bien des sujets ont été touchés; la ·communauté de vues n'a pu que gagner dans un échange d'idées.

On a prétendu que l'Autriche et la Russie signeraient avec l'A1lemagne un Traité, un acte de reconnaissance ·dU status quo territorial. On n'y a pas songé, si non l'Empereur GuiHaume aurait pu répondre comme le Général Bonaparte lors de <la ·Conclusion du Traité de Campoformio.

Il a été question de la France, mais rien d'agressif n'a été énoncé contre elle. Bien au contraire des voeux ont été emis [JOUr que M. Thiers réussisse dans ses efforts ayant en vue de régénérer son pays et de le rendre tranquil!le .et laborieux. Il importe à la Russie qu'H existe une France sa·ge et forte. M. Thiers au reste doit etre, à l'heure qu'il est, parfaitement rassuré sur les dispositions bienveiil!lantes à l'égard de cette Puissance.

L'Italie, comme de raison, n'était pas en jeu, puisque chacun des Souverains réunis à Berlin est animé des meHleurs sentiments à .Pégard d'une nation qui vise, comme eux, à contdbuer au maintien de la paix.

La Galicie n'aura ·certes pas lieu de se réjoui~ des conjonctures actuelles, car 'les espérances des Polonais sont à la baisse. En Autriohe nommément le moment pour eux serait matl choisi de se nourrir d'illusions et de rèver d'une sorte d'autonomie politique.

Il a été parlé de l'Orient dans un sens qui ne saurait inspirer d'inquiétude à personne.

Bien des ,pourp<arlers ont eu lieu également sur la q uestion sodale, mais sans abouti:r encorre à un résultat. Les travaux des Comm~ssions marchent avec une extreme lenteur. Vienne attend la lumière de Berlin, et Berlin de Vienne. 11 y a eu unanimité sur la nécessité de ·barrer la route à un mal qui menace d'envahir l'Europe. Quand la conférence convoquée à Berlin pour le mois de Octobre communiquera son dossier, on avisera pour le mieux. En attendant,

certaines idées ont été déjà exprimées, celle, entre autres, de disjoindre la question des ouvriers, de la question des capitalistes, en ce sens que ces derniers aussi auraient à se coaliser, et à se concerter sur le quid agendum, suT la mesure équitable, où iJ leur serait poss1ble d'introduire quelques réformes relativement aux salaires, aux heures de travail etc. etc. Ce point acquis, ils pou11raient essayer d'en venir à un a'ccord amiable avec les ouvriers. Dès Iors les Gouvernements qui jusque là se seraient sagement tenus en dehors de ces démelés, seraient pamaitement autori!sés à donner une ·consécration et un appui à ces arrangements. C'est Z'lnternationale organisée qui, par son agitation et ses doctrines perverses, entraine sur la mauvaise voie lles travailleurs. C'est donc rcontre elle qu'il conviendra de sévir partout où elle se livrrera à des actes ooupables. Le Comte Andrassy a été très e:x;plkite sur ee point; il serait d'avis que les Puissances s'entendis:sent entre ell:es, notamment pour inte,rd!ire les assises scandaleuses de l'Association. Les menées de l'Internationale se font moins sentir en Russie que partout ailleurs précisément parce que lles adeptes sa•vent parfaitement qu'ils seraient impitoyablement traités, s'il leur prenait fantaisie de planter leur drapeau dans l'Empire.

Comme le Prince Gorkhakow ne touchait pas mot des questions religieuses, je l'ai mis sur la voie de s'expliquer aussi sur ce point .

Dans ces derniers temps, la Russie a trouvé le St. Siège aJSsez corudescendant pour la nomination des Eveques, puisqu'il a accepté tous les candidats que le Tsar :lui a présentés. Après avoir fait acte de rigueur en e:x;pulsant de leurs Diocèses les tPrélats qui •contrevenaient aux lois :de l'Etat, il n'avait aucune raison de laisser cels ddocèses vacantes du moment où ses propres candidats étaient admis. Le Cabinet de St. Pétershourg s'en tient à sa p·ropre législation qui lui fournit des armes suffisantes pour combattre toute oppositli.on. C'est ce qu'il n'a pas manqué de faire savoir ici avant l'entrevue. C'est là une affaire intérieure. Les luttes religieuses ne sont pas du gout de la Russie; autant que ;pos:sible elle s'effol'ce de les prévenir. Mais dans rses rap[ports avec l'étranger, elle se tient sur une grande reserve. Aussi n'a-t-elle pas abordé ces sujets dans les pourparlre:rrs de Berlin. Le Prince de Bismavck n'est plus venu à la charge relativement à une communication ·confidentielle faite au printenljpS dernier pour sonder les dispositions de quelques Puissances sur il'éventualité d'un Conclave etc. etc. -Le Prince Gortchakow ne l'a nullement encouragé dans son pian de rcampagne, c'esrt peut-etre pourquoi le Chancelier Allemand n'a pas donné suite, pour le moment du moins, aux ouvevtures d'il y a quelques mois. Quel que soit le futur Pape, la Russie n'aurait pas à soulever d'objection, et à lui demander de revenir sur les décisions du Concile, sur l'infaillibilité, par exempie. E1le doit seulement désirer que le nouveau Pontife soit élu selon toutes !es formes canontques, et qu'il consente de son propre mouvement à déposer dans son arsenal des armes roui'llées rpar l'effet du temps et du :progrès idées. Quant aux Corporations religieuses catholiques, il en existe quelques unes en Russie sous le régime de ses propres lois, sous la surveillance de sa propre

autorité.

J'ai remercié le Chancelier russe de ses aperçus sur la situation. N m'a donné l'assurance qu'avec aucun de mes Collègues il n'avait été aussi loin dans ses confidences.

(l) Non si pubblica.

120

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1064. Berlino, 12 settembre 1872 (per. il 21).

Avant et après •l'entrevue, [e Prince Gortchakow a ·remis en soène vis-à-vis de moi un Prince qui depuis quelque temps ne faisait plus parler de lui. Je dis vis-à-vis de moi, car, il va sans dire, lors meme que S. A. ne m'en aurait pas donné l'asS'Urance la plus positive, que la cause de ce prétendant n'a été touchée ni de p11ès ni de loin dans 'les ·pour:parlers récents entre ·les trois Souverains et leurs Ministres.

Le Prince Gortchakow, dans sa dernière excursion dans l'A:llemagne du Sud, avait rencontré 'le Roi François II. Il avait été frappé de sa di,gnité dans le malhewr, de la modestie de son attitude et de son existence puisqu'il ne dispose que de 15.000 francs 1pa•r mois, somme qui serait insuffisante à !lui Prince Gortchakow pour son propre entretien et celui de son fils. Le Roi François ne demandait rien •pour sa personne, mais il voyait avec douleur d'autres Membres de sa famille réduits à un état de .fortune qui leur impose les plus grandes privations. Et cependant ils auraient tous les titres à faire valoir pour rentrer dans la possession de leurs biens privés en Italie.

Le Prince Gortchakow me priait, en voie extra-offi.cielle, de recornmander au Gouvernement du Roi de prendre de son propre mouvement quelque mesure généreuse en présence de ·ces infortunes dignes d'intéret. Nous devrions d'autant moins hésiter à entrer dans 'Cette voie, puisque nous l'avons déjà ouverte en réglant ces questions d'argent pour \les Princesses de Naples rpassées dans la Maison d'Autrkhe, ou qui étaient a[Jil>aTentées à notre Cour.

J'ai répondu que j'ignorais si vraiment les biens dont il rparlait avaient un caractère privé, ou s'ils ne formaient pas plùtot partie des domaines considérés comme rproprietés de l'Etat. Et meme cette dénomination de biens privés contrastait singulièrement avec les anciennes traditions de la Maison de Savoie, Charles Albert avait clos 1la longue série de nos Souverains absolus; et à son lit de mort il n'avait laissé que des dettes qui ont été religieusement payées par son Auguste Fils. J.e pouvais en parler avec quelque connaissance de cause, puisque j'avais été présent à ses derniers moments à Oporto. Il aurait pu cependant disposer des revenus du pays, mais il a été fidèle au ·bel exemple donné ·par ses prédéce,sseur,s en ne thés:aurisant pas au détriment de ses peuples. D'ailleurs est-H bien prouvé que l'ex Roi de Naples avait sa caisse vtde, quand ses partisans soudoyadent le brigandage ·dans nos provinces méridionales? C'est rpeutetre là une des principa,les causes de soo appauvrissement et de celui de sa famille -qui nous .garantit que ,disposant de nouvelles T~essources, il ne s'en servirait pas pour recommencer de plus belle? L'Empereur d'Allemagne sait comment-i! a été récompensé de sa générosité, au moins vis-à-vis du Roi dépossedé de Hanovre. Il a faUu 1lui confisquer les revenus dont il ne faisait usage que rpour conspirer.

Le précédent des Princesses des Bourbons de Naples, entrées dans la fa

mHle d'Autriche, n'est pas tout-à-fait de mise, puisqu'el:les ont renoncé par .leur

mariage à toute prétention ultérieure.

Le Prince Gortchakow, comme dernier argument, invoquait notre propre

ìntéret à régler une fois pour toutes une semblable question. Ce serait, méme

de la part des Princes dépossédés une reconnaissance indi!recte du nouvel état

de choses en Italie.

J'ai dit au Prince Gortchakow que je me bornerai à rapporter son langage en voie particulière à V. E., car ,c'était là un sujet que je déclinerais de traiter en voie officieHe.

121

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 215. Therapia, 13 settembre 1872 (per. il 20).

Ho detto a V. E. che H Generale Ignatiew non vide di buon occhio la caduta dì Mahmoud Pacha, i:l qua·le passava a torto o a diritto per essere nelile buone grazie dell'Ambasciata Russa. Ho pur riferito all'E. V. le ragioni per cui la elevazione di Midhat Pacha al Gran Vezirato lungi dal diminuire non poteva :che accrescere il ma:lumore provato dal Rappresentante dello Czar per ·gli avvenuti mutamenti.

Ma il nuovo Gran Vezir, da uomo accorto qual'è, ha compreso subito che neHe :presenti condizioni politiche di Europa le buone relazioni con la Russia sono per la SubUme Porta una ineluttabiJe necessità. Egli studiasi quindi dì far dimenticare per quanto può ii suo passato e la :questione greco-bulgara non ancora ben definita, gliene ha porto subito il destro. I Gr.eci dcordandosi del:la severità da lui spiegata, a:Uorché fu Governatore del Danubio, contro i Comitati Bulgari facevano grande assegnamento sul suo appog,gio per ridurre ad obbedienza lo scismatico Esarca, ma le loro speranze sono rimaste frust>rate. Il nuovo Gran Vezir non solo ha ratificato la già seguita separazione fra le due Chiese, ma mostrasi deciso a volere che essa divenga un fatto compiuto in tutta la sua estensione e con tutte le naturali conseguenze rche possono da un tal fatto scaturire.

Oltracciò la SubHme Porta non trascura qualsiasi occasione rper mostrare in quanto pregio tenga la conservazione de' suoi buoni rapporti colla Corte Imperiale di Russia.

Essendo stato annunziato il prossimo ritorno deHo Czar in Lirvadia erasi dapprima pensato di mandare il Seraskiere Essad Pacha ad Odessa per complimentarlo da parte del Sultano. Or, sebbene questo ·personaggio fosse per l'aHo grado che riveste e per Je antecedenti onorevoli missioni adempiute, abbastanza ~cospicuo e adatto all'incarico che gU si affidava, pure si è creduto miglior consiglio di dare questa missione a Djemil Pacha Ministro deg:li Affari Esteri con l'OI,dine di non soffermarsi ad Odessa ma di andare ad incontrar Sua Maestà l!mperiale a Bender.

Ieri poi, anniversario onomastico dello Czar, il Sultano mandò Djemil Pacha.

in grande uniforme a far ùe sue congratulazioni al Generale Ignatiew, e ila sera,

cosa del tutto insolita, volle che una banda militare di un re~gimento delle

Guardie suonasse dinanzi alla porta dell'Ambasciata di Russia.

Tutto questo fa sì che il Genemle lgnatiew, pur rimpiangendo la passata

amministrazione, mostrasi meno avverso o personalmente ostile a Midhat Pacha.

Jil Governo Ottomano saluterebbe con •gran gioia il risorgimento deHa Fran

cia e la dcostituzione dell'AUeanza Occidentale, come argine a:He mire della

Russia, ma siccome questo ev·ento mostrasi per ora poco probabile o assai lon

tano, gli è giuoco forza di stare in buoni termini e mantenere la maggior pos

si!bHe armonia col suo potente vi'Cino.

Le stmpatie vere •però sono sempre verso •l'Ocddente. E a tal proposito dirò a V. E. che il piccolo incidente di etichetta avvenuto fra H Sultano ed il Conte di Vogiié è qui già dimenticato, e la parte odiosa o per dire meglio ridicola di quel fatto fu tutta attribuita alla malevola intromissione dell'ex Gran Vezir e di Server Pacha. Sono asskurato •che l'Ambasciatore di Francia riceverà al ritorno dal suo congedo ·la più lusinghiera a·ccog:lienza.

È qui giunto un ajutante del Principe di Serbia latore di una lettera con cui il giovane Principe Milano partecipa alla Sublime Porta di aver preso, come maggiorenne, le redini dello Stato. Il Governo Ottomano che aspettavasi ano · arrivo del Principe in persona, ha ricevuto assai freddamente il suo inviato. Gli è stato negato ·l'accesso a•l Sultano e il s:iran Vezir lo ha ricevuto senza levarsi da sedere. Mi assicurano che nella breve conversazione avuta con lui Midhat Pacha gli abbia detto che nella sua qualità di uffiziale farebbe bene d'tmpiegare il suo tempo in Costantinopoli nel visitare tutti gl'istituti miUtari che vi esistono, per tpotere ben gil\]dicare della forza di cui la Sublime Porta può disporre nel caso che fosse costretta a dHendersi contro un attacco interno o esterno. Non so quanto queste parole fossero prudenti; ho detto .già a V. E. che Ia Serbia parmi sia in questo momento il punto nero dello l1mpero Turco.

La R. Agenzia di Bukarest avrà già riferito a V. E. lo spiacevole incidente oocorso in Ibrahila tra il Prefetto ed il Console di Grecia. DjemH Pacha, con cui ne discorsi giorni sono, mi parlò ·con molto risentimento delle pretese dei Rumeni. Credo però che dorpo reciproche spiegazioni, la quistione sarà composta amichevolmente e si eviterà da tutte le parti interessate di mettere in campo una discussione di principii o di diritto che nessuno in questo momento vorrebbe veder sollevata.

122

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

Berlino, 13 settembre 1872 (per. il 21).

Les informations, les appréciations, -!es conjectures les plus diverses se sont déjà produites touchant l'objet et les conséquences de l'entrevue de Berlin. Les · uns en ont exagéré la portée, en annonçant que les trois souverains y poseraient Jes bases d'une entente commune sur toutes les questions qui agitent l'Europe. et en soutenant que non contents, à l'instigation de la Prusse, de concerter leurs mesures vi:s-à-vis de la France, ils voulaient aussi s'unir sur les questions orientales etc. D'autres au contraire prétendent que tout s'est passé en échange de compliments, de vagues assurances, de propos insignifiants.

Je suis ehclin à 'Croire, en suite du langa,ge qui m'a été tenu par le Comte Andrassy et par le Prince Gortchakow [dépeches N. 1061 (l) et 1062 (2)] que la vérité est entre les deux extrèmes. Aucun des Empereurs, conseillés t>ar des Ministres qui ont donné maintes preuves de leur talent à manier les affaires d'Etat, ne serait disposé à lancer de périlleux défis et à faire des folies. D'un autre còté, il est évident que des Monarques qui représentent trois Grandes Puissances n'ont pu se réunir avec tant d'éclat sans avoir la pensée de produire un certain effet sur l'opinion publique, et d'exercer une certaine influence sur la politique générale. D'après mes dépèches précitées, i:l résulte que l'entrevue portait toute sa signifi,cation en elle-meme, en ce qu'elle était l'indi'ce certain Ciu ra'Pprochement opéré entre les cours et les Gouvernements dans le sens du maintien et du raffermi:ssement de la paix au i[)!rofit des présents au:ssi bien que des absents. Mais, meme réduite à ces termes, l'entrevue n'est pas moins un événement qui atteste combien la ;situation internationale s'est modMìée. Je ne puis que me référer aux considérations contenues dans mon rapport

N. 1059 (3). En effet, qui veut la fin veut les mo)"eil!S et lol1S mème, qu'au dire du Prince Gortchakow, aucun engagement forme! n'ait été pris de ne pas agir isolément, une conséquence des rapports plus intimes qui se sont établis entrP. les trois Potentats sera immanquablement qu'ils aboutiraient à une entente, s'il sul'gissait quelque compHcation de nature à troubler la paix du Continent. !l va de soi que je n'entends pas préjuger un avenir éloigné. La force des situations pourra imprimer, dans un certain laps de temps, une autre direction. Les intérèts, les penchants se dessineront peut-ètre d'une autre manière; toutes les politiques se frayeront peut-ètre une autre route. En attendant, s'il ne s'agit pas d'une attitude agressive, d'une alliance contlre la France, il est indubitable que dans le status quo elle ~chevcherait vainement pour une revanche dies alliés. soit à Pétersbourg, soit à Vienne, lors mème que ces deux Cabinets, pour me servir de l'expression du Chancelier russe, ont besoin d'une France forte; mais. quand il ajoutait et sage, c'était bien là un avertissement pour qu'elle ne se lançat pas dans les aventures à ses risques et périls.

Pour ce qui nous concel'ne, j'ai rencontré des sentilments bienveillants auprès du Prince Gortchakow et surtout aupl'ès du Gomte Andrassy. Les Empereurs d'Autriche et de Russie m'ont demandé avec un intérèt marqué des nouvelles de Notre Auguste Souverain, en m'invitant à les nommer amicalement, l'un et l'autre, à Sa Majesté. Je ne doute pas que l'Empereur d'Allemagne m'aurait manifesté les memes sentiments, et meme j'aurais eu l'oocasion de Lui parler à coeur ouvert, si l'ébquette si rigide de cette Cour ne m'avait tenu en dehors des fetes et des réceptions, auxquelles ne sont admis que les Ambassadeurs. Je sais en effet que le souvenir de la visite du Prince de Piémont et

de la Princesse Marguerite est toujours .présent à la pensée de la Famille Impériale et du Gouvernement, qui tl'ont envisagée non seulement comme un témoignage d'amitié, mais comme une véritable manifestation politique de nos préférences. Aussi suis-je ~certain que le Prince de Bismarck n'aurait pas laissé écha!Pper <cette occa,sion ,de se prononcer vis-à-vis de moi dans le sens que nous avions en quelque sorte tpréludé à l'entrevue des Empereurs, en tenant sur les fonts tbaptkmlaux une Princesse désignée allégoriquement comme l'enfant de la paix, et que nous étions tout aussi ·et plus meme que l'Autdche et la Russie solidaires du nouvel ordre de ·Choses en A1lemagne, non moins que de toutes les conséquences qui en découlent.

J'avais vu M. de Thi1e peu après son retour à BerHn, et il m'avait rpromis de m'annoncer ·Chez son Chef. J'avais en méme temps mis à •la piste de S. A. deux personnes de son intimité pour lui rappeler mon désir d'avoir une audience, a,fin qu'il n'y ait pas de ·lacune dans les impressions que j'avais déjà recueillies ohez les premiers Ministres d'Autriche et de Russie. Malheureusement il est sur·gi dans 'l'intervalle des tirai11ements entre le Chancelier allemand et

M. de Thile qui vont amener la ~retraite de ce dernier. Il se sera dès lo;rs abstenu de donner cours à ma requete, puisque depuis quellques jours il n'a rpas fait visite au Prince. J'ai renouvelé mes tentations par un autre intermédiaire. Sur ces entrefaites, S. A. est ta.mbée malade et m'a fait dire combien e1le regrettait de n'etre pas en état de me recevoir. J'espère que la Légation d'AUemagne à

Rome sera mise à mème de remplir cette la,cune.

Quoi qu'il en soit, l'art~cle qui vient de paraitre dans le Journal officieux -la Correspondance Provinciale -·article dont j'ai envoyé une traduction patr ma dépèche d'hier N. 1063 (1), indique assez le caractère véritable de 1l'entrevue. Elle n'avait pas un but politique déterminé sur telle ou telle autre question. Pour en venir à un accord spécial, il faudrait que la rpaix fut mena·cée de quelque <còté, or tel n'est pas heureusement le cas. Cette entrevue n'est pas moins une soHde garantie que la tranquillité générale ne sera pas troublée. Si on pouvait déchiffrer le fond de la pensée du Chancelier d'AHemagne, on y lirait sans doute un vif sentiment de satisfaction d'avoir amené les choses au point où il peut se dire: • celui que je favoriserai est sur de l'emporter, car je suis ·l'ami ·commun de deux anciens adversaires. Je les maitrise l'un par il'autre, et si l'un ou l'autre cherchait à m'écha:ppe<r, je me pla·cerais dans le camps où je trouverais mon ~profit ». Qui sait méme si, pour caresser les idées dans 1lesque1les son ~Souverain a été élevé, il ne lui a pas fait envisager les conditions actuelles comme ayant une certaine analogie avec le pacte signé entre les Cours du NOITd le 14 .septembre 1815. A son lit de mort F,rédéric Guillaume III, à tla mémoir.e duquel l'Empereur Guillaume rend une espèce de culte, ava<it recommandé à ses enfants de rester fidèles à l'Autriche et à la Russie. La Prusse a ·croisé depuis lors le fer avec l'Autdche, mais les sentiments chez le Souverain ont survécu à cette lutte. Le Chancelier est trop perspicace pour ne pas se rendre compte que ce pacte n'a plus de raison d'ètre, et que sa propre polittque est la dénégation la plus éclatante des principes en vogue il

y a 57 ans, mais i'l entretiendra chez Guillaume l er l'illusion qu'il a refait e n quelque sorte une virginité à la Sainte Alliance, non plus à l'avantage des trois, mais à celui de la Puissance prépondérante. n fera en méme temps peutétre, selon les éventualités, une certaine concurrence au principe insc:rit dans les protocoles du Traité de Paris de 1856, relativement au recours à l'action médiatrice d'un Etat ami avant d'en appeler à la force. Les trois Puissances, sans vouloir porter atteinte à l'indépendance des autres Gouvernements, seraient 'presque déjà ,constituées en Tribuna! d'arbitrage pour assurer, en cas de danger, des chances de durée au maintien de Ja paix.

Le Prince Gortchakow a 'parlé de différentes questions qui auraient été effieurées dans les pourparler,s de Berlin. Je crois savoir que le Prince de Bismarck autant qu'il à dépendu de lui, se serait tenu sur une certaine réserve, conforme à ses tendances bien connues de chercher si possible à lier son prochain, mais en gardant la Uberté de ses propres allures. Un instant méme avant qu'il eut quitté Varzin, H témoignait quelques appréhensions que d'un còté ou de l'autre on se présentat avec un programme tracé à l'avance, avec un ordre du jour où figureraient des affaires qu'hl ne se soucieraH nullement de voir mettre sur le tapis.. Il s'est :rasiSéréné, quand il a pu se convaincre qu'il n'en était pas ainsi. Dès lors rien ne J'empéchait d'a,ccepter des discussions, un échange d'opinions sans qu'on en vint hinc et nunc à des 'résolutions formelles.

Si je n'ai pas vu moi-méme le Prince de Bismarck, j'ai eu soin de m'enquérir de son langage auprès d'une personne qui a causé avec lui, presque au voi, au mtlieu du tourbil:lon des fétes et des revues, puisque le reste de son temps était absorbé par les visites des premiers Ministres d'Autriche et de Russie. Il acceptait volontiers le compliment qui 1lui était adressé d'avoir su amener une réunion de Souverains dont la présence était un hommage tacite rendu à son oeuvre. Il ne repoussait pas les félicitations d'avoir conduit à ~e rendez-vous deux Puissances qu'il saurait contenir et neutraliser l'une par l'autre. Pour l'Orient nommément il devait en résulter une halte. n désirait vivre sur le meilleur pied avec le Sultan et faisait des voeux pour qu'il ne se produisit aucun trouble en Turquie.

A propos d'Orient, je compléterai ce qui m'a été rdit par le Prince Gortchakow, en citant quelques-unes de ses appréciations en présence de mon Collègue des Etats-Unis d'Amérique. Il se déclarait très-content de la Turquie. Le, nouveau Grand Vizir lui a fait savoir qu'i<l s'appliquerait à conserver avec la Russie les meilleurs rapports, et méme à les améliorer. La Russie ne vise à aucun agrandissement du territoire. Ses voeux ont été comblés par ,la révision du Traité de 1856 quant à la Mer Noire. Elle s'occupe exclusivement de ses affaires intérieures, à tel point que le Tsar pourrait parfaitement supprimer son Département des Affaires Etrangères.

M. Bancroft se permit l'observation que sans doute le Cabinet de St. Pétersbourg ne perdait pas de vue le sort des Chrétiens dans ces contrées. • Nous ne ,souffierons pas mot à Constantinople; mais nous ne permettrons pas que d'autres prennent la parole. Les Chrétiens doivent s'en remettre entièrement à l'initiative du Sultan! •. C'est bien le cas, en lisant cette répartie, de rappeler le dicton: • qui dit trop ne dit rien •· Par contre H n'ajoutait pas un seui mot, quand son inte::-Iocuteur lui demandait captieusement si, dans un but d'humanité et de civi!l1sation, la Russie ne songerait pas à fonder des établissements vers le golfe persique, et à développer son influence v·ers l'extreme Orient.

Je n'ai pas besoin d'ajouter que l'influence du Cabinet de Berilin devant s'employer, comme il le donne à entendre assez ouvertement, à laisser dormir le plus longtemps possible ce qu'on est convenu d'appeler la question d'Orient, il n'est pas à supposer que •la Russie veuille attacheT le grelot au risque de s'attirer sur les bras les deux autres Puissances avec lesquelle.s l'Angleterre ferait cause commune. Dans ces circonstances, la situation à Constantinople ne se modifiera pas tvès sensiblement. Cette question d'Orient n'est pas assez mùre pour surgir d'elle-meme sans une incitation étrangère. Il n'y a toutefois rien d'étonnant si le Chancelier russe porte aux nues l'Empire Ottoman depuis la mort d'A1i-Pacha. La désorganisation administrative y a fait dès lors des progrès notables. C'est là un fait qui ne peut préparer qu'un terrain favorable à la Russie lorsque tle moment lui semblera venu d'accentuer davantage sa politique traditionnelle.

En attendant, l'Europe dégagée jusqu'à un certain point de trop vives préoccupations du cOté de la politique étrangère, aura le loisir de s'occuper p~us sérieusement des affakes religieuses et sociales. Sur la première je n'ai pas à revenir sur ·ce que j'ai déjà écrit à V. E. Ce n'est ni du còté de l'Autriche, sous son Ministère actuel, ni du còté de la Russie, que nous avons à redouter une pression genante, et moins encore de la part du Cabinet de Berlin. Nous devrions mettre ce temps à profit pour chercher à rég'ler nos dissentiments avec le St. Siège d'une manière juste et équitable, tout en sauvegardant les droits de l'Etat. Quant à la crise sociale, on sait que nou.s soinmes disposés à nous associer à toute mesure compatible avec notre législation.

Ma'lgré toutes les déclarations pacifiques, il est un fait qui saute aux yeux. Aucune Puissanc~ ne songe à désarmer, ce qui dénote assez que le sentiment de sécurité fait défaut et que le résultat de l'entrevue est plutòt négatif que positif. On sent instinctivement que nous n'avons devant nous qu'une treve à l'échéance de quelques années, jusq'à ce quela France redevienne le trouble repos de l'Europe. Il faut qu'elle nous trouve prets à lui tenir tete s'il lui prenait fantaisie de se refaire la main à nos dépens. V. E. sait que je vais meme plus loin. Quand cette Puissance tenterait une revanche contre l'Allemagne, nous ne devrions pas hésite•r à pr.endre position pour amener la séparation de la Savoie de la Fvance et rpour revendiquer ·le Comté de Nice, ces deux avantpostes formeraient la sécurité de l'Italie. Ils ont rpar leur position une importance de premier OI'Idre-comme l'écrivait Joseph de Maistre, Hs peuvent etre comparés à deux zéros qui ·centupleht la valeur du ·chiffre auquel ils sont attachés.

Toutefois je persiste à soutenir l'avis que si nos préférences doivent etre pour l'Mlemagne, sauf à se chan-ger en alliance offensive et défensive le jour où elle deviendrait une nécessité, mieux vaut maintenir notre programrne de ne pas nous lier prématurément. Le P.rince de Bismarck inspire confiance parce que les intérets :réels de sa rpolitique, de la •consolidation de son oeuvre, coi:ncident avec les nòtres tant qu'i!l ne cher.chera pas à faire rendre gorge à l'Autriche, en établissant vers l'Italie une continuation de teNitoire qui ne saurait nous plaire à aucun titre. Ses propres convenances, il est vrai, le détournent pour longtemps encore de ceHe voie. Il a déjà assez de besogne sur les bras: pour unifier 1'A1lemagne teHe qu'eHe a été constituée en suite de la dernière guerre. Ce ne sont là que des combinaisons à l'arrière pian, par conséquent un

peu conjecturales et réservées à l'attention de nos successeurs. Notre tàche présente est celle de nous préparer à traverser heureusement, et sans rester les mains vides, •la seconde prise de corps entre l'Allemagne et la France. Dans ce travaH de rpréparation nous avons à nous ménager de plus en plus les SY'ffipathies de cette Cour et de ·Ce Gouvernement; mais, comme je viens de tl'énoncer, sans nous mettre en quelque sorte à leur merci soit en signant un Traité, soit méme en leur donnant 1le sentiment que leur appui nous est indispensable. Ce ròle de dépendanee répugnerait à notre dignité, et nous sUSICiterrait de graves embarras, car il ne serait pas facile de naviguer de ·concert avec un homme d'Etat habitué à user de 1peu de ménagements vis-à-vis de ceux surtout qu'il croit tenir en laisse. On l'a ·comparré à une boite à SUI~PTise. Qui sait ·celles que nous (Serions exposées. à subir si nous ne .gardions pas nos coudées franches, si nous nous donnions l'air de n'étre qu'un simple pion sur son échiquier? Ainsi dans la question des rapports entre I'Eglise et !l'Etat, notre situation n'est pas la méme. Il s'en rendrait moins compte encore, s'il nous croyait exclusivement à sa dévotion. Il s'irriterait si nous n'emboitions .pas 'le méme pas entre autres pou~r J.a .~réal!isation de ·eertains projets qui ont transpiré dans sa communication confidentielle relativement à l'élection d'un nouveau Pape, projets auxquels nous ne saurions nous associer sans donner un démenti à nos propres principes de liberté religieuse. La résistance d'un allié l'offusquerait plus que celle d'un ami qui a ·conservé son frane parler et qui traite mieux d'égal à égwl.

J'ai vu à deux reprises l'Ambassadeur de France. Au retour de son congé, il ne dissimulait pas à son arrivée quelques préoccupations sur les résultats de la rencontre des trois Souverains, lors méme qu'il eùt cherché à son passage à Versailles, à rassurer M. Thiers. Ce diplomate me disait, non sans quelque raison, que des allusions blessantes dans la presse officieuse de Berlin rendaient sa tàche des plus ardues. Il n'etait pas éloigné de voir dans cette sorte de çongrès ici, une manière indirecte de répondre aux armements de son pays etc. Il sort de chez moi. Je l'ai trouvé beaucoup rplus calme. Il est assez disrposé à envisager cette entrevue comme une garantie sérieuse de la paix, sans qu'on ait eu l'intention de faire à la France une leçon qu'elle ne mériterait d'aucune manière. Seulement il y a toujours ce fait que le Cabinet de Versailles comptait, avec d'autres il est vrai, parmi les absents. Comme la France ne visait nullement à une guerre quelconque, elle ne pouvait prendre comme étant didgée à son adresse la manifestation récente. Tous les gens sensés ne pouvaient que applaudir, si en effet il allait s'ouvrir en Europe une ère de tranquillité donnant à chacun le loisir de se vouer à ses affaires intérieures.

Cette dépeche et les précédentes 'contiennent tout ce que j'ai pu apprendre sur cet événement important. Je terminerai par un prorpos tenu par le Prince Impérial à notre Attaché militaire qui, en cette qualité, a été invité à différentes réceptions. M. Mocenni lui parlait de la visite de nos Princes en juin dernier, en regrettant qu'ils ne fussent pas eux aussi présents dans des circonstances qui leur rappeleraient une fois de plus combien la Cour de Prusse exerce avec splendeur l'hospitalité.

Le Prince Impérial s'empressa de répondre que présents ou absents nous .avions également lieu d'ètre satisfaits. Le Général Petitti continue d'ètre l'objet d'attentions très-marquées. Il rendra compte lui-mème de ses impressions.

(l) -Cfr. n. 116. (2) -Cfr. n. 119. (3) -Cfr. n. 101).

(l) Non pubblicato.

123

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

.R. 105. Vienna, 14 settembre 1872 (per. il 18).

Monsignor Nardi travasi in Vienna da alcuni giorni; egli va e viene di continuo nel Palazzo del Ministero Esteri e vede inoltre frequentemente i membri delle Delegazioni che appartengono al Partito Clericale o non gli sono decisamente ostili. Scopo della sua venuta qui in questo momento, è evtdentemente di preparare il terreno nelle prossime Delegazioni in modo favorevole alle vedute del Vaticano e far nascere, se possibile, al seguito di interpellanze abilmente preparate, discussioni irritanti ·che diano noja all'Italia.

Mi risulta che egli affetta molta moderazione, dà precise assicurazioni che

il Santo Padre più non pensa a lasciar Roma, ma in 'Compenso di tutto ciò mo

stra la necessità d'insistere presso l'Italia affinché faccia sempre nuove e mag

giori concessioni.

Ho creduto dover mio d'informare di ciò l'E. V. sebbene non attacchi gran

de importanza ai risultati dell'azione diplomatica di Monsignor Nardi; egli gode

di pochiSISiima ,coru;dde;razione qui, ed i piccoli mezzi di cui si serve per esaltare

la causa ch'egli difende, e combattere il Governo Italiano, potranno più facil

mente nuocere che non recare vantaggio al risultato della Missione, che è ab

bastanza probabile nessuno gli abbia affidata.

124

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4411. Madrid, 15 settembre 1872, ore 18,10 (per. ore 23,30).

Ouverture des Cortès vient d'avoir lieu. Discours du Roi favorablement accueilli. Les deux paragraphes les plus saillants sont rélatifs aux rapports très tendus avec le St. Siège et à l'action du Clergé dans l'insurrection Carliste. Tout le •reste du discours n'a trait qu'à divers projets de lois sur armée, finances, ordTe 1publk. Les républicains se sont abstenus ne voulant pas prendre part à une séance Royale. LL.MM. ont été accueillies avec respect par la nombreuse population mais silencieusement.

125

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL

D. R. 31. Roma, 15 settembre 1872.

La ringrazio degli interessanti rapporti che Ella mi ha diretto in data 4 (1), 6 e 8 corrente (2). Ne ho comunicato la parte essenziale a S. M. il Re ed a S. E. il Presidente del Consiglio.

Qui unito Ella troverà copia di due rappolfti (2) della Legazione italiana in Londra, contenenti delle rivelazioni che interessano la sicurezza personale di

S. M. il Re di Spagna. Ella potrà farne uso ·con le cautele già prescritte in occasione di recenti consimili trasmissioni fatteLe dal Ministero.

A complemento poi delle notizie contenute nei sovramentovati rapporti debbo aggiungere che il 3 corrente il si·gnor Conte Maffei mi segnalava per il successivo giorno 4 la partenza da Londra di un polacco (ignoravane il nome) che dovea recarsi a Bruxelles per ·conferiTe con gli emissari del partito Alfonsista.

Da Bruxelles quell'individuo dovea recarsi a Biarritz, dove avrebbe ricevuto le ultime istruzioni circa un attentato da commettersi contro il Re di Spagna mediante una macchina iruernale. Il polacco in questione sarebbe un affigliato all'Internazionale. Il noto Dedominicis avrebbe offerto al Signor Moret in Londra di far arrestare il polacco alla frontiera se gli si davano sufficienti garanzie.

È pure utile che V. S. .sappia che, prima per telegrafo, poi per la posta, mi venne segnalata da New York la ,par•tenza di un individuo imiplicato in una cospirazione contro la vita del Re Amedeo. Non mi si danno rag'guagli in proposito. Il primo rapporto, che spero sarà seguito da qualche indicazione più precisa, mi è pervenuto ieri soltanto. ,Sin d'ora però è rimarchevole la concordanza fra questa notizia e dò che il Dedominicis riferisce circa il figliuolo del proprietario della casa dove è nascosta la macchina infernale.

Unisco a questo dispaccio un paragrafo cifrato nel quale riproduco quanto mi viene trasmesso parimente in cifra da Lis·bona (2).

126

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. ll42/351. Londra, 15 settembre 1872 (per. il 21).

Abbondanza di affari mi impedì di segnalare tosto all'attenzione di V. E. un importante articolo stampato dal • Times • il 12 corrente sull'ognor ere

.scente progresso delle condizioni economiche d'Italia di cui fan fede le recenti statistiche del movimento commerciale del Regno.

Questo stesso periodico che alcuni giorni or sono faceva un parallello così severo fra la frequenza dei delitti in certe parti della nostra penisola e l'insufficienza della loro repressione, avgomento al quale in questi ulHmi tempi per varie ragioni la ·stampa di Londra accoroò uno speciale inte•resse, si rallegra ora della differenza di commenti che il florido stato delle nostre industrie lo costringe a fare.

Ii fatto che, no~ostante il termine della guerra franco-tedesca, durante la quale il commercio d'Italia si trovò in condizioni straordinariamente propizie, i rendiconti del l o semestre di quest'anno dimostrano che l'incremento del nostro traffico non si è punto arrestato, viene additato dal • Times • come la più significante p1rova della nostra prosperità. Il gio:rnale della City dà a tale riguardo una lunga analisi, rche qui unisco (1), delle rcifre dei divemi rami del commercio Italiano osservando che questo risultato è indizio di una esuberanza nazionale in tutti i suoi elementi di ricchezza [più grande ancora che non lo offrissero le statistiche eccezionali dell'anno 1871 e fissa l'attenzione dei suoi lettori sul futuro sviluppo che sono destinate ad avere le risorse dell'Italia.

Non è solo per un impulso di soddisfazione che rassegno quanto precede alla considerazione di V. E. ma rpur anche perché reputo necessario di renderla consapevole dell'ottima impressione che ciò fece nelle sfere tanto uffi. ciali che finanziarie di questo paese producendo un rialzo su tutti i valori italiani nelle varie piazze inglesi.

(l) -Cfr. n. 109. (2) -Non pubblicati.
127

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA

D. s. N. Roma, 17 settembre 1872.

Il giornale inglese il • Times • ha pubblicato nel suo numero del 10 corrente una lettera indirizzatagli da Napoli, e contenente un'esposizione poco confortante delle condizioni della pubblica sicurezza nelle provincie meridionali d'Italia. Quel giornale accompagnò la pubblicazione della corrispondenza napoletana con un articolo di fondo sul brigantaggio, nel quale articolo non si risparmiano biasimi per il Governo italiano. Queste pubblicazioni, ~risvegliando l'attenzione del pubblico inglese sul brigantaggio nelle provincie napoletane, hanno fornito occasione ai signori Moens e Murray di ·rinnovare nei pubblici fogli di Inghilterra le loro lagnanze •per non avere la Gran Bretagna tenuto coll'Italia lo stesso contegno che seppe assumere verso la Grecia e la Spagna per ottenere dei risarcimenti ai sudditi inglesi che ebbero a soffrire danni per causa del brigantaggio. È noto che i signori Moens e Murray ebbero molti anni sono . a patire un ricatto nelle provincie meridionali d'Italia, e che

allora il Governo inglese non ha sostenuto la domanda di quei signori per un risarcimento pecuniario per parte del Governo italiano.

Però le pubblicazioni che ora si fecero dai giornali inglesi costituiscono un fatto degno dell'attenzione del Governo di S. M., ed è perciò che il sottoscritto si crede in dovere di segnalare il fatto stesso a codesto Ministero.

(l) Non si pubblica.

128

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MAFFEI

D. 154. Roma, 17 settembre 1872.

Le interessanti informazioni trasmessemi da V. S. coi !l"apporti dal n. 32,9 al 349 (1), formarono oggetto delle opportune comunicazioni che l'importanza dell'argomento suggeriva. Ringrazio V. S. per la diligente premura colla quale mi ha fatto pervenire quelle notizie.

Il De Dominicis è tal persona sulla quale sarà bene avere gli occhi anche per l'avvenire.

Il Ministero dell'Interno mi fa sapere che fra i capi influenti del partito repubblicano residenti in Genova corre voce 'Che, in un convegno che ebbe luogo recentemente ad Albisbrtinnen, Federico Campanella abbia dato incarico ad un tal Domenico Lama di acquistare 5 mila fucili Wincester, i quali servirebbero per un movimento insurrezionale in senso repubblicano nella ventura primavera. Secondo le notizie avute al Ministero dell'Interno, hl Lama abiterebb€ presentemente a Londra, ed il suo indirizzo sarebbe il seguente: 7 Osnabourgh Street -Regent Park.

Sembra che il Lama abbia pure rper ,incarico di rac,cogldere fra il partito mazziniano inglese la maggior quantità possibile di denaro.

Le sarò grato se mi potrà favorire qualche cenno in proposito, avente interesse pel Ministero dell'Interno. Se realmente risultasse che un acquisto di armi sia 'stato fatto dal Lama, gioverebbe più di tutto procurare di stabilire una sorveglianza per iscoprire come, ,quando e dove, quelle armi saranno spedite. L'esperienza ha già dimostrato che sarebbero inutili i passi che si facessero presso l'autorità inglese per impedire la clandestina esportazione di fucili, ancorché notoriamente destinati a scopo criminoso.

Unisco a questo dispaccio ,copia di una nota (2) del Ministero dell'Intemo relativa al rimborso delle spese incontrate da S. E. il Cavaliere Cadorna per un agente segreto, ed alle istruzioni da darsi a codesta R. Legazione circa l'impiego ulteriore di detto agente. Prego pertanto V. S. di prender nota di quanto scrive il mio collega dell'Interno e di seguire le istruzioni ch'egli traccia.

P. S. -Poiché Ella conosce personalmente il De Dominicis, La prego di mandarmene i connotati e il suo nome. Crede che il nome che porta sia rea!-· mente il suo?

(l) -Cfr. nn. 60, 68, 73, 88, 117. (2) -Non si pubblica.
129

IL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1813. Lisbona, 18 settembre 1872 (per. il 28).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha nuovamente confermato i suoi timori, di cui ebbi già l'onore di rendere conto recentemente a V. E., circa gli affari spagnuoli.

Mi consta da informazioni particolari, ed il linguaggio del signor de Andrade Corvo me ne dette la conferma, che il Governo Portoghese è molto preoccupato di tali pericoli pel contraco1po che possano produrre in Portogallo, e sta facendo pratiche per persuadere all'Europa amica quanto importi al principio monarchico sostenere la nostra Dinastia sul Trono spagnuolo e quella di Braganza sul Trono Lusitano, qualora conflagrazioni repubblicane nella Penisola iberica venissero a complicare la situazione d'uno o d'ambo i Paesi.

Chiesi a S. E. se fosse vero quanto mi fu riferito che l'Inghilterra tiene la sua grande flotta tcorazzata p-resso il littorale Luso-~agnuolo per essere pronta ad entrare nel Tago in caso di bisogno. Il Ministro risposemi affermativamente aggiungendo, che in seguito di comunicazioni verbali tra questa Legazione Britannica e lui, l'Inghilterra avea riconosciuto anche recentemente i suoi obblighi dell'antico trattato segreto, di cui già detti cenno in passato al

R. Ministero, e la Flotta [nglese 1stava pronta in ogni eventualità, anzi verrà a svernare nel Tago e si è già preparato in Lisbona un ospedale pei suoi equipaggi: queste, dissemi S. E., non sono che misure di precauzione. Però l'appoggio morale dell'Inghilterra è assicurato al Portogallo ed occorrendo anche l'appoggio materiale -(sic). Prima del mio colloquio col Ministro vidi l'Incaricato d'Affari di Francia che ne sortiva: il Conte Armand è assente in congedo. Il Barone di Maynard prese meco l'iniziativa dicendomi: • J'éspère et désire que le Roi Amédée puisse se soutenir en Espagne : si pourtant des éventualités regrettablets venaient à rendre l'Espagne r~publicaine, ce qui poUl'lrait produire un contrecoup en Portugal, il faut, à mon avis personnel, que l'Europe soutienne id le princ~pe monai'chique et la Dynastie de Bragance. Il est vrai que nous, France, sommes république et que l'Espagne peut le devenir, mais dans ces deux Pays la position est exceptionnelle à cause des longues luttes politiques et des changements de Dynasties, tandisque rpartout ailleurs le ·principe monarchique est un principe d'ordre et de bien-etre et de liberté: or il ne faut pas que le mal devienne contagieux et s'il y avait république en Espagne il serait dans l'intéret de l'Europe de donner tout son appui au Portugal Monarchique et empecher que ce pays-ci soU entraìné dans les complications Espagnoles •.

Risposi al mio Collega di Francia, che in caso di pericoli serì noi, Italia, avevamo per lo meno interesse quanto tutti a sostenere il Trono Lusitano poiché ne è Regina una Principessa Sabauda.

Vedendo dipoi il signor Corvo, dissi a S. E. che se aveva voluto produrre un effetto eravi pienamente ·riescito. n Ministro rispose essere realmente suo

intento di porre in avvertenza la Diplomazia Europea, in ispecie le Grandi Potenze amiche, contro le eventualità repubblicane Spagnuole che egli crede imminenti e contro i pericoli che .possano derivarne, pel Portogallo in special modo, troppo esposto come paese vicino alle idee di propaganda e forse anche a invasioni militari.

Ebbi ·puranche un colloquio con questo Ministro di Spagna, signor de Los Rios, uomo politi·co, eletto testè Senatore ed amico personale dei signori Sagasta e Zorrilla, che indarno tentò in addietro di porre d'accordo facendo espressamente un ~iaggio a Madrid. Gli chiesi se eravi <pericolo che la grande maggioranza dei deputati eletti in favore del Ministero Zorrilla possa scindersi nella Cortes e formare un partito seTio repubbli<cano con M signor Rivero a capo (probabile Presidente della Camera). H mio Collega rispose non crederlo, sperare che la maggioranza rimarrà compatta anzi più Dinasti·ca; tutta la Spagna liberale sa ormai che il Re Amedeo è il solo che assicuri al iPaese le Hbertà costituzionali, mentre dopo Lui, possibile una repubblica transitoria, perché la Spagna non è repubblicana, ma per certo come atto .finale la ristaurazione Alfonsista, quindi di nuovo i Borboni e la reazione. Soggiunse che la situazione è pur sempre assai grave, specialmente dal lato dell'Armata circa la quale l'attuale Ministro della Guerra, Generale Cordova, che meglio di tutti conosce i Corpi ed il personale, sta facendo epurazioni per renderla più omogenea ed all'uopo più sicura.

Il Ministro di Germania al quale so che il signor de Andrade Corvo ha pure segnalato l'imminenza dei pericoli eventuali Spagnuoli, di cui sopra, mi ha <chiesto se l'Italia farà la ·concessione chiesta dalla F,rancia di rescindere il trattato di Commercio !taio-Francese. Risposi ignorare completamente tali pratiche e le idee del mio Governo in proposito: essere soltanto informato di quanto ne avevano riferito i nostri giornali.

H Conte di Brandeburgo crede non esservi nell'incontro dei tre Imperatori a Berlino alcun programma politico, quindi nulla di preconcetto e nulla di ·concreto, ma soltanto un hint per la conservazione della pace Europea.

L'istruzione segreta del processo Politico continua qui il suo corso regolare ed il Ministero nutre fiducia che avrà il migliore risultato.

130

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. R. 6162. Roma, 19 settembre 1872 (per. il 21 ).

Mi fo debito di ringraziare l'E. V. dei rilevanti particolari sulle recenti adunanze dell'Internazionale alla Aja, in Amsterdam ed a Bruxelles..

Al tempo stesso La prego di proseguire a favorirmi quegli ulteriori dati che i RR. Rappresentanti del Belgio e della Svizzera non mancheranno di fornirLe.

131

IL MINISTRO A BERNA, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R.177. Berna, 21 settembre 1872 (per. il 24).

I congressi ,convocati a Lugano ed a Neuchàtel, di cui tSi fa cenno nell'ossequiato dispaccio di questa serie n. 89 in data 16 corrente (1), hanno formato· l'oggetto di diverse mie conversazioni così col Presidente della Confederazione come col consigliere Federale incaricato del dipartimento di Giustizia e di Polizia.

Da queste conversazioni, e da diversi altri riscontri ho potuto raccogliere che non vi sono relazioni ben strette tra il Congresso dell'Internazionale che· si riuniva non ha guarì all'Aja, e la Società della Pace e della Libertà con-vocata per il 23 di questo mese a Lugano.

Sono bensì in ognuna delle due Società, aLcuni che appartengono all'altra, ma il fine dichiarato di ciascuna di esse è completamente diverso.

L'• Internazionale » è una Società d'azione alla quale s'attengono gli uomini :Più turbolenti dell'Euro,pa 'che han dato saggio di sé nella Commune di Parigi, mentre la Società della Pace è composta in maggioranza d'ideologhi ridicoli più che pericolosi, e nòn sono a temersi se non che in quanto in un momento dato la maggioranza di essi passerà nelle mani dell' • Internazionale • , contro la quale la Società della pace non ha abbastanza protestato per rassi-curarci completamente a suo dguardo.

Se fosse ancora vivente il Mazzini o avesse nel Ticino chi potesse effettivamente ,surrogarlo, non sarebbe a dubitarsi che non cogliesse l'occasione del Congresso di Lugano per chiamare in questa città in gran numero i propri aderenti, e tentare quindi una ,delle sue solite dissennate imprese; ma iJ.e cose fortunatamente non sono in questi termini, ciò non pertanto, al fine di essere in grado di a,gire quando occorresse, a questo riguardo della riunione convocata a Lugano, sul Consiglio Federale, ho già da due mesi e più date al R. Console Cavalier Chiora le istruzioni che ho creduto opportune allo intento di essere informato su quanto fosse per farsi colà a nostro pregiudizio in quest'occasione.

Il Consiglio Federale ha già fatto conoscere in proposito i suoi intendimenti al governo Ticinese.

Per dò poi che si attiene alla .riunione di Neuchàtel, non è alcuno quiche ne sappia nulla, onde sia che io creda col Presidente della Confede(razione che una simile riunione non a~bbia per ora ad aver luogo in Itsvizzera.

In ogni caso veglierò per potere all'uopo fornire all'E. V. le informazioni che mi chiede.

(l) Non pubblicato.

132

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. 408. Roma, 22 settembre 1872.

Facendo lo spoglio della corrispondenza di codesta Legazione relativa agli italiani stati arrestati in Francia in seguito ai fatti della Comune il Ministero per gli Affari Esteri ha formato l'elenco qui unito (l) che fu trasmesso al Dicastero dell'Interno per opportuna sua notizia. Ora quel Dicastero desidera che l'elenco stesso venga completato con maggiori indicazioni tanto riguardo alla patria di coloro pei quaU già non trovasi segnata nella lista in quistione, quanto riguardo alla sentenza od altri 'Provvedimenti intervenuti e non iscritti in quel documento.

È probabile che a quest'ora tutti i processi intentati contro gli italiani debbano essere esauriti. Non vedrei dunque difficoltà a che V. S. si rivolgesse in quella forma che Le sembrerà più sicura e spedita alle autorità francesi per avere le desiderate indicazioni.

Pregherei poi V. S. di voler fare inscrivere nella lista più sotto citata le notizie che Ella raccoglierà appena Le sarà possibile.

133

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4431. Costantinopoli, 24 settembre 1872, ore 21,50 (per. ore 10,20 del 25).

Grand Vizir me charge de demander à V. E. si la nomination de Serkis Effendi à Ministre Ottoman auprès de S. M. serait agréable au Gouvernement du Roi (2).

134

IL SEGRETARIO GENERALE ALL'INTERNO, CAVALLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

D. R. p, 6281. Roma, 25 settembre 1872 (per. il 28).

Rendo grazie all'E. V. delle notizie che mi ha comunicato, col dispaccio a margine notato, sull'associazione operaia italiana esistente in Alessandria d'Egitto, e mentre ho disposto che sien proseguite le indagini sulle relazioni che la medesJ.ma possa avere con le Sezioni dell'Internazionale in Italia, le manifesto che mi giungerebbe gradita qualunque altra comunicazione che l'E. V. mi volesse fare, in 'Proposito, in seguito alle ulteriori notizie che per avventura le fosseii'o riferite dal R. Agente in Egitto, Commendatore De Martino.

(2} Con t. 1905 del 26 settembre, ore 15, Visconti Venosta comunicò il gradimento del Re alla nomina di Serkis effendi.

(l) Non si pubblica.

135

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

D. 127. Roma, 26 settembre 1872.

La notizia divulgata in Europa della partenza di Nubar Pascià da Costantinopoli e della conseguente sospensione delle trattative intavolate coi rappresentanti esteri accreditati presso il Sultano, m'indusse a sospendere l'invio delle definitive istruzioni, a V. S.. annunziate con il mio diSipa,ccio del 13 corr. (1). Queste istruzioni Ella troverà in una memoria (2) qui unita nella quale è riassunto il voto dell'Italia sul progetto elaborato dal Primo Ministro del Khedive. In questa memoria sono state adottate le conclusioni del parere del consigliere Giaccone parere che servirà quindi a V. S. per svolgere ove occorra i motivi della conclusione stessa.

Col corriere di oggi Le mando copia delle ultime informazioni che abbiamo avute circa le disposizioni dei varì Governi relativamente a questo affare. Ella scorgerà facilmente ·ch'esse erano tali da rendere verosimili le notizie della soppressione dei negoziati. Per questo motivo io Le ho domandato di darmi notizie precise perr telegrafo.

La risposta datami da V. S. accenna alle difficoltà che potrebbero esser la conseguenza dell'opposizione che fanno talune potenze all'applicazione della riforma giudiziaria. Nubar Pascià le avrebbe detto che il Khedive potrebbe appigliarsi a tali partiti da rendere quasi impossibili le transazioni commerciali degli stranieri ·cogli ,egiZJiani e sommamente diffidle l'esercizio della giurisdizione consolare in materia penale. Ella può dire a Nubar Pascià che l'Italia deplorerebbe ·che l'Egitto rsi mettesse in una via rsulla quale sarebbe si·curo di incontrare riuniti in un solo ed identico interesse tutti i Governi europei. Oltre a ciò l'Egitto deve pure riflettere ·che il vantaggio delle relazioni com· merciali degli stranieri cogli indigeni è reciproco e che il primo a soffrire degli impedimenti che si proporrebbero all'esercizio della giurisdizione penale dei Consolati sarebbe l'Egitto stesso giacché tali impedimenti profitterebbero unicamente ai malfattori stranieri che troverebbero neUe contestazioni di tal fatta una impunità quasi sicura.

Non è dunque mestieri soffermar,si a discutere simili eventualità. Ed io desidero che V. S. colga ogni opportuna occasione per far persuaso Nubar Pascià che soltanto coll'adottare un metodo meno precipitoso di trattative si potrà conseguire l'intento di stabilire fra tutte le Potenze il desiderato concerto.

Il Governo francese avendo desiderato di conoscere il nostro parere sulla questione della riforma egiziana il signor Nigra mi ha domandato una memoria ~h'egli possa rimettere al signor di Rémusat. Io sarei disposto a mandar cQÌ>ia a Parigi della memo['ia qui unita quando sapessi reon ·certezza che Nubar Pascià non osteggerà le modificazioni e le aggiunte proposte nella memoria stessa. Dappoiché l'Egitto ci propone di raccomandare la sua causa agli altri

ì -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

Governi, sembra naturale che da noi si sappia se egli accetta gli emendamenti che noi dobbiamo proporre nell'interesse delle nostre colonie. Voglia adunque interrogare in proposito Nubar Pascià e trasmettermi colla massima sollecitudine la sua risposta.

Se nel frattempo i rappresentanti delle Potenze si riunissero di nuovo per trattare questo affare voglia seguire le istruzioni contenute nel presente dispaccio.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non si pubblica. Cfr. LV 21, pp. 170-172.
136

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AD ALESSANDRIA D'EGITTO, G. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 194. Alessandria, 27 settembre 1872 (per. 1'8 ottobre).

Appena giunto in questa residenza un amabilissimo telegramma del Khedive mi fece partire per Cairo. Egli era ansioso di conoscere l'opinione dell'E. V. sull'andamento dei negoziati concernenti la riforma giudiziaria.

Nella p~ima -conferenza trovai S. A. molto incerto, malskuro, dfurei quasi scoraggiato dalle complicazioni insorte a Costantinopoli per fatto dell'opposizione di alcuni ministri esteri e particolarmente del Francese, che hanno talmente Ìll1tricata e SL.OOStata la questione. Egli si lamentò di aver ceduto a Nubar Pascià e di aver portata anche a Costantinopoli la discussione di problemi da dibattel'si tra esso e le Potenze, riferentisi all'ordinamento dei tribunali, ai gradi d~lla ,giurisdizione ai limiti stessi della riforma, tanto distinti e di natura tanto differenti dalle difficoltà esistenti tra esso e la Porta Ottomana.

Risposi al Vicerè che il R. Governo non dubitanto sulla riescita della riforma giudiziaria, ne scorgeva però le trattative più lunghe e difficili, giusta-· mente perché i problemi da dibattersi e da svolgersi tra l'Egitto e le Potenze· erano stati 'portati a Costantinopoli. Che il R. Governo gli aveva date non dubbie prove del suo concorso per la riescita della riforma giudiziaria, concorso che non gli sarebbe mai mancato; ma che Egli doveva comprendere quanto in una questione di tanta importanza, nel secondare le di lui vedute, doveva nello· stesso tempo procedere con sicurezza sulle guarentigie che ci debbono essere offerte dal nuovo sistema giudiziario. In una seconda conferenza due giorni dopo ,il Vicerè mi disse di essere stato informato per telegrafo da Parigi che la Francia aveva mandato il suo ultimatum a Costantinopoli, confermando le opposizioni fatte nella riunione degli Ambasciatori e Ministri Esteri sull'introduzione della giurisdizione penale nella progettata riforma. Mi soggiunse che questa notizia l'aveva risoluto a telegra!fare a Nubar di adoperarsi cautamente a spostare la questione da Costantinopoli, e riportarla nuovamente in Egitto, ove avrebbe chiesto alle Potenze di Tiunire la Commissione internazionale per dibattere e definire i problemi rimasti sospesi.

Sciolte le difficoJ.tà con la Porta Ottomana Egli spera che Nubar potrà ottenere che le Legazioni estere si limitino ad un'adesione in principio alla

riforma e che rimettano ad una Commissione riunita in Cairo lo studio e la

accettazione definitiva de' dettagli.

I negoziati trovandosi, già introdotti ed avanzati in Costantinopoli, non so se il Khedive potrà ora desaire in questo intento. È fuor di dubbio che se avesse seguito questa via da .principio, la questione sarebbe stata molto semplificata ed il risultato meno dubbio.

Se le trattative di Nubar entrano i.n questa vù.a l'E. V..potrà essere informata dell'andamento più che da me, da quella R. Legazione. In ultimo S. A. dovendo pur prevedere l'ipotesi di non poter Tiescire ad ottenere un accordo •generale tra le Potenze, mi interpellò sulle intenzioni del

R. Governo se Egli iniziasse separatamente negoziati con ogni singola Potenza adoperandosi ad ottenere singole adesioni alla riforma. Egli invocherebbe come precedente la Convenzione stipulata dalla Porta Ottomana con 'la F•rancia e l'Inghilterra sul d~itto di jproprietà territoriale agli stranieri nello Imjpero alla quale di mano in mano aderirono quasi tutte le Potenze. Gli feci osservare che io non poteva dargli nessuna risposta 'Perché la questione non essendo mai stata portata su questo terreno, il R. Governo non ha dovuto mai esprillnere la sua opinione in proposito. Che io ritenevo indispensabile un accordo tra le Potenze, ma quando se ne perdesse ogni speranza decidendosi Egli a presentare la questione sotto altra forma, di certo l'E. V. interpellata avrebbe manifestata la sua opinione.

Come l'E. V. ne è stata informata da parecchi giorni è giunto qui un Inviato del Sultano portatore di un Firunano. Il Khedlive mi ha detto cile questo nuovo Firmano revoca interamente quello del 1867 che gl'imponeva tante restrizioni sull'amministrazione finanziaria ed in particolare sulla facoltà di contrarre imprestiti. Ma da altra parte mi si assicura che lo stesso Firmano coruferma l'autorizzazione avuta d'introdurre in Egitto la riforma giudiziaria; di poter eoniare moneta, aumentare l'esercito ed istituire un ordine cavalleresco. E' da sperarsi che se realmente parla della riforma giudiziaria, lo faccia in modo _più chiaro e comprensibile che l'Irade ottenuto dal Vicerè a Costantinopoli.

H Firmano doveva essere pubblicamente letto fin da otto giorni scorsi; -ma la lettura ne fu rimandata ;perché non p~ronte le riparazioni alla sala destinata a questa cerimonia. Essendo però già trascorso un tempo maggiore di ogni previsione, s'incomincia a credere che la eausa del ritard.o sia qualche modificazione o variante al Firunano chiesta da S. A. e che si attende da Co.stantinopoli.

137

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4440. Parigi, 28 settembre 1872, ore 16,50 (per. ore 20,40).

Le père Secchi a été envoyé ki .pour prendre rparrt aux travaux Co~ -sion de Mètre. Il y a été reçu comme représentant du St. Siège. Je Vous prie de me faire connaitre s'il y a lieu de demander explications au Gouvernement

français, faire réserve, ou réclamer. Je sais du reste que le père Secchi en parlant a M. de Rémusat s'est exprimé en termes tl'ès convenables au sujet du Gouvernement du Roi.

138

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 647. Parigi, 28 settembre 1872 (per. l' l ottobre).

La Commissione internazionale del Metro aprì lunedì s1corso, 23 del corrente, la nuova Serie de!Ie sue conferenze nel Conservatorio d'arti e mestieri di Parigi. Il Journal officiel, rendendo conto nel suo foglio di ieri della seduta d'apertura, ricorda la composizione della Commissione e constata che l'Italia è rappresentata in essa dal Luogotenente Generale Marchese Giuseppe Ricci e dal Professore Gavi. Senonché lo stesso giornale cita tra gli Stati rappresentati anche la Santa Sede per la quale il Reverendo Padre Secchi, direttore dell'osservatorio del Collegio romano, è menzionato come commissario.

Credo di dover segnalare questa menzione all'E. V., pel caso ch'Ella stimasse esservi luogo di chiedere su ciò spiegazioni al Governo francese, di fare qualche riserva o di reclamare.

P. S. -Accludo una lettera statami raccomandata dal Luogotenente Colonnello signor Rossi.

139

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4441. Parigi, 29 settembre 1872, ore 14,40 (per. ore 17,15).

J'ai interrogé les Commissaires italiens sur la présence du Père Secchi au sein de la Commission. Ils m'an dit que cette présence s'explique parceque la Commission actuelle est la continuation de celle de 1870. Ils ont ajouté que toute observation à ce sujet fairait mauvaise imrpression sur la Commission et sur le monde savant.

140

IL SEGRETARIO GENERALE ALL'INTERNO, CAVALLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

D. R. P. 6370. Roma, 29 settembre 1872 (per. il 30).

Ritengo opportuno a significarle essermi venuto a notizia che nel congresso tenuto il 17 'Co:nr. a Saint Imier, ed al quale intervennero per l'Italia Carlo Cafiero di Napoli, Vincenzo Pezza di Milano, Lodovico Nabruzzi di Ravenna ed Andrea Costa di Bologna, si deliberò la fondazione del giornale col titolo, La Rivoluzione sociale redattore carpo Michele Bakundne, James Guillaume, stampatore residente in Neuchatel è incaricato delle prattche ne:cessarie per la

stampa di detto giornale, che vedrà la luce o a Lugano, o a Ginevra.

Le sarò grato se per mezzo del R. Rappresentante potrà procurarmi ulteriori ragguagli sui maneggi e sulle relazioni degli aderenti all'Internazionale nella Svizzera.

141

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1906. Roma, 30 settembre 1872, ore 17.

Le Journal officiel ayant désigné le Père Secchi comme délégué du St. Siège dans une Conférence internationale il est impossible de ne pas adresser à M. de Rémusat des observations. Je vous enverrai demain une dépeche sur cet inddent qui me parait assez grave.

142

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 286. Pietroburgo, 30 settembre 1872 (per. il 14 ottobre).

Si è discorso molto a Pietroburgo sul Convegno di Berlino ed ho già avuto l'onore di esporre all'E. V. le relative versioni più degne d'esserLe riferite.

In simili occasioni politiche, il linguaggio dei personaggi ufficiali, specialmente in Russia, riceve la sua direzione dalle sfere più alte ed in mezzo ai numerosi apprezzamenti che ho inteso a formulare sul Convegno, mi sono studiato di riconoscere quale fosse il motto di ordine. In questo caso la simpatia del Principe Gortschakoff per il Conte Andrassy e la cordialità teorica che ha presieduto alle loro conversazioni è senza dubbio l'effetto, ufficialmente proclamato, del Convegno di Berlino.

Sono svanite le ,gelosie che l'incontro di Gastein creò l'anno scorso e l'amor proplt'io nazionale Russo annovera una soddisfazione desiderata.

Il signor di Westmann attesta le simpatie del Principe per il Conte Cancelliere, i personaggi politici lo ripetono e mi risulta da una lettera privata ricevuta da Baden-Baden che il Principe Gortschakoff fa grande elogio del Conte Andrassy.

Ma un fatto di sì grave e nuova importanza come l'avveramento di migliori rappo-rti fra la Russia e 1' Austria non basta alla fantasia di molti e continuano le congetture.

A proposito delle conversazioni sul recente convegno e delle relazioni fra la Russia e la Germania non devo trascurare di far osservare all'E. V. che finora era regnato qui sul viaggio di S. A. R. il Principe Umberto a Berlino un silenzio profondo -quasi affettato -e che ora quel fatto a·oquista una notevole influenza sugli apprezzamenti politici che si fanno qui della situazione.

So da fonte sicura che il Rappresentante di Danimarca mosso dalla speranza che la presenza a Berlino del Césarevitch avrebbe sollevato la quistione dello Schlesw1g ha interrogato in [prqposito il signor di Westmann, il quale gli avrebbe risposto che • C'était une question dé.1à enterrée •.

143

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1907. Roma, l ottobre 1872, ore 14.

Comme je vous l'ai télégraphié hier (1), la publication dans ie Journal Offi.ciel relative au P.ère Secchi donne à cette désagréable affaire une gravité incontestaJble. Je vous écrÌIS aujoU!l'd'hui une dépeche ,et je Vous prie de l'attendre avant de faire par écrit des observations au Comte de Rémusat. Cependant il est urgent que vous donniez ordre aux Commissaires italiens de la part du Gouvernement du Roi de s'abstenir de signer tout acte dans lequel le Père Secchi figurait officiellement comme délégué du St. Siège. Il est aussi urgent que Vous donniez verbalement connaissance de cela au Comte de Rémusat, en ajoutant que nous ne pouvons pas nous exposer à devoir signer des conventions avec un sujet du Roi qui sti!pulerait au nom d'un Gouvernement

qui, pour •les affaires temporelles a cessé d'exister. Je serais heureux que M. Thiers et le Comte de .Rémusat trouvent le moyen d'arranger cette affaire. Dans le cas contraire il sera impossible de ne pas présenter au Parlement des dépeches coillStatant que le Gouvemement du Roi a fait son devoir.

144

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. 413. Roma, l ottobre 1872.

Il Journal Officiel de la République Française del 27 settembre giunto ieri

a Roma reca i nomi dei commissari che intervennero alla Conferenza Inter

nazionale riunita a Parigi per la determinazione esatta dell'unità di peso e

misura. Fra questi nomi si legge come delegato della S. Sede quello del padre

Secchi.

Io so che questo illustre cultore delle scienze fisiche e matematiche avea

già preso parte ai lavori precedenti della stessa commissione, e certo niuno

potrebbe fare osservazioni a questo proposito se il Padre Secchi rappresentasse

in ,quel consesso la scienza di cui è sì distinto professore d'Italia sua Patria. Ma il Governo del Re non può lasciar passare in silenzio la designazione fatta nel foglio ufficiale francese di uno Stato che più non ha esistenza nel diritto pubblico europeo. Il Santo Padre ha certamente come capo della Chiesa cattolica tutti i privilegi che costituiscono la sua sovrana inviolabilità, ma la determinazione del metro se teoricamente ha un interesse più generale, non può formaTe oggetto di stipulazioni positive che per parte di un potere politico.

Io sono dolente che la pubblicazione nel Giornale Ufficiale francese del nome del Padre Secchi quale delegato della S. Sede mi obblighi a pregarla di presentare tosto al Conte di Rémusat codeste osservazioni. S. E. il Mintistro degli Esteri della Repubblica francese riconoscerà senza dubbio con me, che una ragione imperiosa di dignità m'imponga di non !imitarmi a fare una semplice riserva. Il Governo del Re non può esporsi a dover firmare accordi con un suddito 'proprio il quale stipulerebbe a nome di un'autorità, che non ha ai nostri occhi né a quelli delle Potenze che vogliono esserci amiche, alcuna esistenza di diritto né di fatto in materie non ecclesiastiche. Egli è perciò ch'io mi sono trovato nella necessità di dare per telegrafo ai nostri delegati l'ordine di astenersi dal firmare alcun atto al quale il Padre Secchi intervenga, assumendo una qualità ufficiale che, riferendosi al territorio italiano non avrebbe potuto essergli conferita da altri che dal Governo del Re.

In questo modo la conferenza riacquisterà il carattere di un consesso puramente scientifico e dottrinale. Il Governo della Repubblica francese rammaricherà forse con noi 'che codesto incidente impedLsca alla conferenza di raggiungere anche praticamente Io scopo dei suoi lavori.

(l) Cfr. n. 141.

145

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1923. Parigi, 1 ottobre 1872 (per. il 5).

Con telegramma del 2,8 settembre (l) ora scorso e colla corrispondenza ordinaria dello stesso giorno ebbi l'onore d'informare l'E. V. che il Re'Verendo Padre Secchi era venuto a Padgi ·per prendere parte ai lavori della Commissione internazionale del metro, e che nel rendiconto del giornale ufficiale francese del 27 settembre (parte non ufficiale), egli figurava come delegato della Santa Sede. lo domandava pertanto all'E. V. di farmi sapere se il Governo del Re intendeva che si dovessero domandare, Telativamente a questa designazione fatta nel giornale ufficiale, spiegazioni al Governo francese, fare riserve, o farmolare reclami. La Commissione internazionale essendo di fatto composta di Delegati dei varì Stati, dovendo occuparsi di questioni non solo appartenenti al dominio della scienza teorica, ma aventi un carattere di applicazione pTatìca ed amministrativa, ed essendo eventualmente chiamata a prendere impe

gni a nome degli Stati in essa rappresentati, la Santa Sede che non è p1u uno Stato, non può esservi rappresentata, e quindi il Padre Secchi non può figurare in seno ad essa a titolo di Commissario della S. Sede.

L'E. V. con successivi telegrammi 1pervenutimi ieri ed oggi mi pall"tecipò che il Governo del Re doveva senza dubbio rilevare il fatto che a·cquistava dalla pubblicazione nel giornale ufficiale un'incontestabile gravità, e mi annunziò l'invio di apposite istruzioni. Ella m'incaricò nel tempo stesso di comunicare a nome del Governo di S. M. ai Commissari del Regno d'Italia l'ordine d'astenersi dal·firmare qualsiasi atto in cui il Padre Secchi figurasse come Delegato della S. Sede, e m'incaricò egualmente d'informare di ciò verbalmente il Ministro francese degli affari esteri.

Mi pregio d'informare l'E. V. che ho comunicato oggi stesso l'ordine surxiferito ai Commissari del R. Governo, nella persona del Generale Marchese Ricci, il quale m'ha immediatamente assicurato ch'egli ed H suo collega professore Govi vi si conformeranno. Ho poi informato verbalmente S. E. il signor di Rémusat di questo ordine e delle ragioni che agli oechi del Governo del Re lo avevano reso necessario.

Facendo questa ve11bale commissione al signor di Rémusat, ho dovuto naturalmente, senza pregiudicare il senso delle istruzioni annunziatemi, entrare con esso nell'esame dell'incidente. E qui devo anzitutto notare, per obbligo di giustizia, che in questo incidente, prodottosi verosimilmente in seguito ad un errore, non vi fu e non si deve quindi cercare alcuna intenzione politica per JParte del Governo del Presidente della Repubblica. Il signor di Rémusat me ne diede del resto spontanea ed immediata assicurazione. Egli riconobbe con me che in una Conferenza internazionale che ha per iscopo d'assicurare la precisione e l'identità dei ttpi del sistema metrico nei vari Stati e di promuovere in conseguenza l'unità di sistema di pesi e misure negli Stati stessi, non può ragionevolmente esservi luogo alla rappresentanza della S. Sede, e che se il Padre Secchi è membro della Commissione, egli deve farne parte a titolo privato, cioè a titolo di dotto la di cui scienza ed i di cui studi possono .essere utili alla Commissione .stessa. Avendo poi il signor di Rémusat fatto ricercare i precedenti, relativi alla convocazione dei membri della Commissione, risultò da queste ricerche :

che la Commissione internazionale del metro, prorogatasi nel 1870, fu con

vocata per l'anno corrente a Parigi, ov'era la sua sede precedente, per mezzo

di .comunicazioni fatte ai va,rì Governi dal Ministero francese degli Affari Esteri;

che nel 1870 la Santa Sede, ancora in possesso dei suoi antichi Stati,

era rappresentata nella Commissione dal Reverendo Padre Secchi;

che il Comitato delle ricerche preparatorie, il quale provocò la convo

cazione, espresse il desiderio che malgrado le cambiate condizioni della S. Sede

la Commissione internazionale non fosse privata del concorso personale e degli

studi del Padre Secchi ch'erano stati di grande utilità ai Iavori della Com

missione nella sessione precedente;

che il Governo francese aveva quindi, per mezzo dell'Ambasciata di

Francia presso la S. Sede, domandato che fosse data licenza al Padre Secchi

di recarsi in seno alla Commissione per prender parte ai lavori di essa. Nella relativa ·comunicazione d!iretta dal Min~stNo francese degli Affari Esteri allo Ambasciatore di Francia in Roma non è per nulla accennato che il Padre Secchi debba avere la qualità di Delegato della 'S. Sede. Solo vi è fatta menzione del desiderio espresso dal comitato delle ricerche preparatorie e dell'utilità del concorso che i lumi del Padre Secchi possono procurare al lavoro della Commissione internazionale;

che finalmente la pubblicazione fatta nel giornale ufficiale del 27 set tembre fu compilata ed inserita per cura del Ministero francese di Agricol tura e Commercio, senza essere stata previamente comunicata al Ministero degli Affari Esteri, probabilmente perché si trattava di un semplice rendiconto inserito nella parte non ufficiale.

Mentre da tutto ciò si chiarisce che nell'incidente non vi è nessuna intenzione politica, e che in realtà il Padre Secchi non fu convocato come rappresentante della S. Sede, i quali due fatti riducono di molto la gravità dell'incidente stesso, rimane pULt: tuttavia un altro fatto, e S. E. il signor di Rémusat ne convenne egli medesimo, che non € senza importanza e che vuolsi rettificare agli occhi del pubblico: e ·questo è la pubblicazione fatta nel giornale ufficiale del 27 settembre. È importante che quella pubblicazione sia rettificata in guisa da non la1seiar il dubbio che nel seno della Commtssione possa esservi lln delegato della Santa Sede. La Commissione ha senza dubbio il diritto di ammettere nel suo seno, a titolo privato, il Padre Secchi che è un illustre scienziato ed i cui studi possono esserle utili. E so di fatto ch'essa aveva pure invitato il Generale Fligely, Presidente dell'associaZJione geodetica internazJonale a far parte della Commissione a titolo privato. Ma conviene, dopo la pubblicazione del giornale ufficiale del 27 settembre, che questa speciale situazione del Padre Secrchi sia .fatta conoscere al pubbUco ed è pure necessario che la Commissione internazionale stessa ne sia informata, affinché quando si tratti di firmar~e atti o di emettere voti ·che ~contengano ~pegni od opinioni dei varì Stati, non vi .partecipi nessun Delegato della S. Sede, la quale non ha maggior titolo a farsi rappresentare nella Commissione internazionale del metro che non ne abbia per avventura a partecipare ad una Commissione internazionale monetaria, postale, telegrafica, ferroviaria od altra simile.

Il signor di Rémusat, a cui esposi queste considerazioni, non esitò, colla lealtà e •col senno propri al <SUO carattere, a rkonoscerne il fondamento, e mi disse che avrebbe riflesso al migliore e più conveniente modo di dare una soluzione soddisfacente all'incidente. Non dubito ch'egli vi perverrà. Non può trattarsi qui di fare, a proposito di questioni di rettifica ed applicazione del sistema metrico, una dimostrazione in favore del Sovrano Pontefice o contro di esso; non può trattarsi nemmeno della persona del Padre Secchi che è assolutamente fuori di questione. Si tratta unicamente di rettificare l'indicazione di una situazione che il giornale ufficiale francese ha dato erroneamente e di provvedere perché questa stessa situazione sia bene determinata in seno alla Commissione internazionale.

Io attenderò intanto le istruzioni annunziatemi dall'E. V. e avrò cura d'in

formarla d'ogni cosa che si riferisca a quest'incidente e che possa pervenire·

frattanto a mia notizia.

149'

(l) Cfr. n. 137.

146

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 288. Pietroburgo, 3 ottobre 1872 (per. il 14).

Il signor di Westmann ha espresso al Ministro di Grecia la sua disapprovazione del modo in cui aveva agito il Gabinetto d'Atene a proposito dell'incidente greco-rumeno (concernente l'Agente Consolare Ellenko in ·Ibraila).

Me ne informò il Rappresentante di Germania cui il Direttore del Ministero Imperiale ne aveva dato avviso, paragonando il presente caso al noto affare Strou:sberg al punto di vista dell'a'}lpello alla sow-anità della Turchia sui Principati Uniti.

In una conversazione ch'ebbi con S. E. cadde il discorso su quell'a~gomento, ed il signor di Westmann mi disse: • Il y a eu des torts des deux còtés mais la Grèce reste fautive. Il est dans la situation de la Roumanie des questions mal définies, .qu'il vaut mieux ne pas aborder; celle de la présentation du ìbérat, celle d es capitulations p.e. Le Cabinet d'Athènes a fait une faute en s'adressant à Constantinople, et c'est toujours une vilaine ohose de la part d'un état chrétien de s'adresser aux Musulmans contre un pays chrétien •.

Oss~ai che infatti avevo letto nei dispacci della mattina che la Turchia avea approfittato della circostanza .per dar un indizio di sovranità sopra i Principati Uniti. • Mais c'était facile à prévoir -disse il signor di Westmann et c'est justement là ce qu'il fallait éviter •.

147

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4447. Parigi, 5 ottobre 1872, ore 17,22 (per. ore 21,35).

J'ai reçu votre lettre {l) et votre dépeche (21). J'ai écrit à M. de Rémusat aujourd'hui sur le Père Secchi une dépeche à la quelle le Ministre des Affaires Etrangères a répondu en termes satisfaisants par une note que vous pourriez, s'il est nécessaire, communiquer au Parlement. En attendant tachez, s'il est possible, que la presse ne fasse pas trop de bruit Sllll" cet incident qui ki n'a pas appelé l'attention publique.

148

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1073. Berlino, 7 ottobre 1872 (per. l'11).

Ho raccolto in via confidenziale alcune notizie sovra la denunzia del Trattato di Commercio conchiuso nel 1S62 fra la Prussia e la Cina, cui accennava di recente qualche giornale, e le trasmetto a V. E. per H caso che il R. Governo non ne fosse ancora informato.

Era desiderio del Gabinetto di Berlino di accontentare l'istanze dei commercianti tedeschi procurando loro possibilmente nei porti cinesi dei vantaggi maggiori di quelli che si erano potuti ottenere nel passato. Non si disconosceva però .quanto era malagevole di riuscirvi. Nello scorso giugno la Cancelleria Imperiale ne conferiva col Ministro dell'Impero in Pekino, signor dè Rehfuss ·qui in congedo, e decideva di denunziare ad ogni buon fine il Trattato, senza di che questo avrebbe dovuto rimanere in vigore per altri dieci anni a cominciare dal 14 gennaio 1873. Adottato tal partito, urgeva di metterlo ad esecuzione, giacché la denunzia ai termini del Trattato stesso doveva seguire sei mesi prima della scadenza, ed essere motivata con la menzione di quelle stipulazioni, di cui si desiderava la revisione. La Cancelleria Imperiale telegrafò quindi il 21 giugno ultimo al Console tedesco di fare siffatta notifica al Governo cinese, spiegando che il Gabinetto di Berlino chiedeva in genere la revisione degli articoli del Trattato, i quali si riferiscono al numero dei porti cinesi aperti ai commercianti tedeschi, al diritto di tonnellaggio, ed al commercio interno. Il telegramma fu spedito a Riatka, di dove la posta russa fa il servizio per Pekino in 13 giorni, ·per cui dev'essere giunto in tempo utile al Console per eseguire le sue istruzioni prima del 14 luglio scorso, scadenza del termine utile. La notizia che ne diè ora qualche giornale deve provenire da negozianti tedeschi in Cina; ma sinora questa Cancelleria Imperiale non ricevette la risposta del Console, il quale attenderà dal canto suo il riscontro ufficiale di quel Governo.

L'effetto della denunzia sarà di lasciar provvisoriamente sussistere le antiche sUpulazioni in attesa della revisione degli articoli indicati a tal uopo. Questa Cancelleda Imperiale spera pertanto che colla maggiore età, che sta per toccare l'Imperatore Cinese, possano prevalere migliori disposizioni verso le Potenze estere; ma è d'avviso che non si potrà guari trarne profitto nell'interesse del ·commercio, se non ponendosi le medesime Potenze d'accordo per negoziare insieme un nuovo trattato con l'Impero cinese. È quindi intendimento· di questo Gabinetto di farne la proposta agli altri Governi, i quali hanno già Trattati con quel Paese.

Non sarà fuor di luogo che il R. Governo sia informato sin da ora di sif~ fatte intenzioni, che ho potuto conoscere, lo ripeto, in via confidenziale, e che ho quindi l'onore di rapportare nel medesimo modo all'E. V.

(l) -Non pubblicata. (2) -Cfr. n. 144.
149

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1363/360. Londra, 7 ottobre 1872 (per. il 14).

Prima di porre termine alla reggenza che mi procurò il congedo del Cavalier Cadoina, il quale riassumerà domani la direzione della Legazione, desidero rispondere al dispaccio N. 150 di questa serie (l) che l'E. V. mi rivolgeva sulla questione delle riforme giudiziarie dell'Egitto, trasmettendomi in pari

tempo oltre a molti interessanti documenti diplomatici, la relazione della Commissione riunita al Cairo, cui prestai la più viva attenzione.

Da che l'E. V. mi spedì il precitato dispaccio ebbi sfortunatamente poche occasioni di discorrere di quest'argomento con persone uffidali. In tale stato di cose giudico opportuno di non tacere che verso il fine della scorsa sessione vi fu una mozione nella Camera dei Comuni allo scopo di spingere il Governo Inglese a esercitare ogni possibile pressione sulla Porta per completare le divisate riforme che erano così essenziali all'ulteriore sviluppo, e alla sicurezza degli interessi inglesi nell'Egitto. L'autore di detta mozione entrò in una lunga esposizione della anomalia del sistema delle capitolazioni, le quali ponevano tanti incagli alla prosperità dell'Egitto, citando inoltre ·gli ostacoli che i capitalisti Britannici incontravano nei loro progetti di coltivazione del cotone su vasta scala a cagione dello stato della legge sull'ipoteca fondiaria, e conchiuse col consigliare il D1partimento degli Affari Esteri a non permettere che le dilazioni e la gelosia della Turchia ritardassero indefinitamente l'adozione del Codice che era stato compilato.

Lord Enfield a nome del Foreign Oflke dspose nacrrando i varì (passi fatti dal Governo della Regina per provocare tali ·riforme, non che i lavori della Commissione Internazionale, ma dichiarò che, in presenza dell'intenzione della Porta di voler emanare un nuovo <:odice per tutto l'Impero, l'Inghilterra non poteva raccomandare ch'entro i limiti permessi dalla ind1pendenza e supremazia del Sultano, l'importanza di completare senza indugio le alterazioni giudiziarie che da tanto tempo erano invocate.

Una dichiarazione di simile natura veniva cfatta da Lord Granville al Cavalier Cadorna, e da questi a V. E. partecipata addì 18 dello scorso luglio con rapporto di questa Serie N. 317 (1).

Da quell'epoca in poi a quanto pare questo soggetto è entrato in una nuova fase. Il ritorno di Lord Enfield in città, dopo una assenza di due mesi, mi permise di avere una conversazione con lui a siffatto riguardo nel corso della quale Egli mi disse che la quistione della riforma legislativa dell'Egitto sembrava essere pel momento alquanto arenata, in conseguenza della riluttanza tanto del Governo Francese come di quello della Regina di sottomettersi alla giurisdizione delle nuove Corti in casi criminali, sebbene entrambi disposti a riconoscerla in materia ctvile. Lord Enfield è d'opinione che fino a quando questo punto non sarà deciso il Khedive non consentirà la costituzione dei nuovi Tribunali.

Questo è tutto ciò che mi venne fatto di sapere e che mi affretto a Tassegnare all'E. V.

(1) Cfr. n. 79.

150

IL MINISTRO A BERNA, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

Berna, 8 ottobre 1872 (per. il 12).

R. 179.

Ho già comunicato al Presidente della ConfedeTazione il tenore degli ossequiati ruspacci di questa 'Serie segnati ai nwmed 90 e 91 (2) concernenti le

mene della Società Internazionale, in quanto specialmente vi prendon parte alcuni Italiani affiliati alla medesima.

Il Capo del Dipartimento federale di Giustizia e di Polizia al quale furono 'Comuntcate le istanze che io aveva fatte rispetto a tali mene, ebbe a dirmi in un pall"ticolare 'colloquio, che egli farebbe a questo riguardo, quanto le leggi federali e cantonali permettevano dii fare, e che mi avrebbe informato di quanto fosse per giungere a sua notizia a simile riguardo.

Lo interrogai sul Congresso che si sarebbe tenuto il 17 scorso settembre a Saint Imier coll'intervento di alcuni Italiani provenienti da Milano, da Ravenna e da Bologna, e dove si deliberò di fondare un giornale intitolato la Rivoluzione Sociale che avrebbe avuto per coiDJ)ilatore princÌi[pale Mtchele Bakounine; l'egregio Magistrato mi disse di av,er ignorato assolutamente che vi fosse stato un congresso di questo genere a Saint Imier, ciò che non inferma per nulla le informazioni ricevute in proposito dal R. Ministero dell'Interno.

L'Internazionale come le altre società di questo genere, danno, qui, il nome

pomposo di Congresso alle conventicole o per meglio dire combibbie, di cinque

o sei dei loro aderenti in un luogo 'qualsiasi, senza altro oggetto il più spesso, che di gozzovigliare insieme, e di cercar modo di ritirar qualche pecunia dai loro attenenti, nei paesi che circondano la Svizzera.

Il 'signor Bakounine sul quale la Polizia russa <Stessa ha ,cessato di tenere ,ape:ri.i ,gli oc,chi, è troppo conosciuto in tutta Europa pel suo ,poco senno, perché ,si abbia a tenere in 'conto di un uomo pericoloso. In altri miei r~porti, ,io mi

diedi cura d'informare l'E. V. sul fatto che da qualche anno un certo numero di operai Italiani si trovano nel Iura Bernese, dove fiorisce soprattutto l'orologeria, e principalmente nel distretto di Courtelary, di cui fa appunto parte il Comune di Saint Imier, nel quale di tempo in tempo si radunano apertamente e per lo più allo scopo precitato, i nostri operai e quelli di altre nazioni che sono a stanza nello stesso distretto, e che appartengono, nel maggior numero, all'Internazionale.

Non credo vi sia nulla da temere per noi, da queste riunioni, ciò che non impedirà però, ch'io non abbia ad informare l'E. V., di quanto si potesse, come ,che sia, mulinare colà, a pregiudizio del nostro paese.

(l) -Cfr. n. 19. (2) -Non pubblicati.
151

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Parigi, 8 ottobre 1872.

Nella mia carriera diplomatica non mi ri:cordo, eccetto l'affare dell'Aunis, d'un incidente più spiacevole di quello a cui il Padre Secchi ha oramai unito il suo nome. Il carattere sgradevole di quest'incidente non è .superato che dalla sua inopportunità. Non vi fu senza dubbio nessun'intenzione politica in esso per parte del Governo francese e tanto meno per parte del signor de Rémusat. Ma vi fu negligenza e ma!lcanza d'attenzione e di riguardi per parte del Ministero francese degli Affari Esteri. Vi fu ignoranza o più colpevole negligenza nel MinisterO"

· francese del Commercio ·che inserì il rendiconto dell'~tura delle conf&enze· della Commissione del Metro nel giornale ufficiale, senza riferirne al Ministerodegli Affari Esteri. Finalmente i nostri Commissarii avrebbero, credo, dovuto informare, appena giunti, la Legazione o il Governo della difficoltà a cui la presenza del Padre Secchi in seno alla Commissione poteva dar luogo.

Comunque sia, l'incidente ebbe luogo e bisognava risolverlo. Il signor de Rémusat riconobbe subito nella prima conversazione che ebbi con lui, che la pubblicazione del giornale ufficiale francese conteneva una designazione erronea, che il Governo francese s'era limitato a domandare ai superiori ecclesiastici del Padre Secchi il permesso perché questi potesse assistere alle Conferenze in conformità del desiderio espresso dal Comitato preparatorio, il quale contava sul concorso di questo scienziato, e finalmente che conveniva che fossero prese le opportune intelligenze col Ministero del Commercio perché il Padre Secchi non figurasse negli atti della Commissione come Delegato della

S. Selle. Il signor de Rémusat aggiunse che era disposto a darmi queste spiegazioni m una nota, il che io accettai. Mi disse di più che avrebbe cercato il mod(} di far rettificare l'erronea designazione del giornale ufficiale, ma a questo proposito aggiunse che la cosa gli sembrava difficile e pericolosa nel senso che una pubblica rettifica, in presenza della nessuna importanza che qui era stata data alla pubblicazione, avrebbe sollevato nella stampa una discussione più dannosa che utile. In seguito a questa conversazione v'ho spedito il mio telegramma del l • ottobre, ed ho redatto il dhsipaccio della stessa data, di ·cui ho ritardato d'un giorno la spedizione .perché voleva prima leggerlo al signor de Rémusat come feci. Il signor .de Rémusat lo trovò esatto. Questa lettura ebbe luogo il 2 ottobre. Egli mi disse quel giorno che stava occupandosi della nota spiegativa che m'aveva promesso, la quale sarebbe stata pronta pel giorno seguente. Il 4 ottobre mi recai di nuovo dal signor de Rémusat. Io aveva già ricevuto la Vostra lettera del l • corrente e il di•;::rpa·ccio '<iella stessa data (l). Il signor de Rémusat mi lesse una nota verbale che non conteneva le ,spiegazioni quali mi erano state piroonesse e la cui redazione era anche più infelice •che il diiS!Pa•ccio suo del 7 che vi mando

/ oggi (2). Persuasi il signor de Rémusat a non dar corso a quella nota e a scriv€[1ITli qualche cosa di più esplicito e di più soddisfacente. E giacché io era allora in possesso del vostro dispaccio gli proposi di scrivergli una lettera contenente la domanda di spiegazioni .per parte del Governo del Re, alla quale lettera egli potrebbe così rispondere regolarmente in termini meno ambigui. Composi la mia lettera del 5 al signor de Rémusat, gliela lessi lo stesso giorno, la trovò tale da non dar luogo ad osservazioni e mi disse di mandargliela firmata. Gliela mandai. Mi rispose colla sua lettera di ieri, da me ricevuta nella sera. Io lo aveva prevenuto lealmente che possibilmente la sua risposta sarebbe ·comunicata al nostro• Parlamento. Forse la previsione di questa eventualità ha contribuito all'infelice redazione di quel documento. Non posso dirvi che io ne sia soddisfatto e probabilmente né voi né i vostri colleghi ne sarete contenti. Considerata in sé sola, la lettera del signor de Rémusat non basterebbe forse a metter fine aH'incidente.

Ma essa non può essere scampagnata dalle ripetute dichlarazioni verbali a me fatte e dal mio diSIPaccio del 1° ottobre (l) che ne ~rendeva conto e sul contenuto del quale, dqpo lettura fattagliene, il signO!r de Rémusat non trovò nulla a ~ridiTe. La risposta del signor de Rémusat constata del resto che la pubblicazione non è ufficiale, parla del permesso dato al Padre Secchi dai suoi superiori ecclesiastici, lascìa capire che questi rappresenta nella Commissione la scienza italiana e non .altro, toglie ogni carattere politico od amministrativo alla Commissione ed esclude la possibilità di atti che portino accanto alla sottoscrizione dei Commissarii dell'Italia quella d'un Commissario della Santa Sede. Finalmente i termini della mia nota al1Siignor de Rémusat, molto espliciti e recisi, non sono contradetti nella risposta del Ministro francese.

V'ho esposto le ·cose come si passarono, i passi da me fatti e il risultato ottenuto. Voi giudicherete se convenga ritenere ·l'incidente come esaurito, o se bisogni far altro.

Se i documenti ·devono essere presentati al Parlamento vi prego di far operare due modificazioni. Desidererei che il vostro dispaccio ufficiale del l o ottobre (2) cominciasse ·Col far me~ione ,dJel fatto che fin dal 28 io v'ho segnalato l'incidente e domandato istruzioni con telegramma (3) e co1La corri!Spondenza ordinaria (4). Concepito com'è quel dispaccio lascia credere che avete avuto la prima informazione dell'incidente dal GiornaLe UfficiaLe francese. In secondo luogo credo conveniente che dal mio dispaccio a voi diretto il l o ottobre si tolga ciò che si riferisce alla pubbHca rettifica da inserirsi nella stampa del.l'erronea designazione data dal giornale ufficiale della Repubblica, non già percllé il signor de Rémusat non si sia espresso nei termini del dispaccio, ma perché dall'un lato la pubblicazione del giornale stesso è più o men chlaramente sconfessata dalla risposta scritta del signor de Rémusat, e dall'altro lato perché se si lasciano quelle espressioni, sarebbe necessario insistere di nuovo presso il Gov&no francese peiiché si faccia una rett~fica pubbUca e questa rettifi·ca pubbHca probabilmente non si otterrebbe e confesso che .se si ottenesse essa solleverebbe nella stampa francese una dilscussione della quale avremmo poco a guadagnare. Ho veduto Fournier che fu anch'esso spiacentissimo dell'incidente. Egli è partito per la campagna e conta di esser di ritorno a Roma il 10 novembre. lo dal mio canto desidererei prendere un congedo verso il fine d'ottobre o il prindpio di novembre. Fatemi il favore di farmi sapere se non ci vedete ostacolo.

(l) -Cfr. n. 144. (2) -Non pubblicato.
152

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 201. Madrid, 9 ottobre 1872 (per. il 14).

Dans le discours qu'il a prononcé hier aux Cortès pour soutenir et développm-oon amendemenrt républicain, M. Garrrido a commencé par déclarer que la

république fédérale devait infai1liblement venir, pacifiquement si les conservateurs ne s'y opposaient pas, mais avec les incendies et les massacres s'ils essayaient de la combattre. Entrant ensuite dans les termes memes de son amendement dont l'objet était de • conseiller au Roi Amédée de renoncer à la Couronne •, il s'est effo11cé avec un cynisme révoltant, de démontrer que le Gouvernement actuel ayant les mémes vices que les précédents, la Dynastie devait fatalement succomber, et que s'H était à ~a pLace de Sa Majesté il ferait appeLer ses Ministres et leur dirait: • Vous m'avez trompée; je m'en vais •.

C'est en vain que le Président a essayé de rappeler l'orateur à l'ordre: aux coups de sonnette et aux marques de désapprobation de l'Assemblée, la minorité républicaine répondait par des applaudissements et des risées ironiques, et M. Garrido n'en continuait pas moins ses grossières attaques.

S'en prenant au Ministère le Député répubHcain, l'a qualifié d'Intrus ne représentant qu'une majorité factice, et la preuve c'est que la Catalogne et les provinces Basques presque tout entières Carlistes, n'étaient pourtant représentées que par des radi·caux. Enfin, rappelant certains faits et certaines réunions qui ont [pré~édé l'avènement du Ministère aduel, il a terminé en l'accusant de n'etre dynastique que lorsqu'il est au pouvoir.

M. Mata, membre de la commission de l'adresse, a répondu en termes energiques et te1s que lui méritaient d'aussi injurieuses invedhces melées à beaucoup d'autres apprréciations odieuses et dont je n'ai fait qu'indiquer le còté le plus révoltant. L'amendement mis au voix a bien été, il est vrai, repoussé rp·ar une immense majorité. Mais, de .pareils discours où viennent dairement se refléter les projets si:listres d'un parti, ennemi acharné de la Dynastie, n'en constituent pas moins un immense scandale faisant une impression profonde sur les masses, en méme temps qu'une menace incessante pour l'avenir.

Il est en outre à remarquer que le langage et l'attitude des républicains espagnols et de leur presse ont une analogie tellement frappante avec les récents cl.iscours et les allures de M. Gambetta, que l'an est tout porté à croire qu'entre les deux partis, il doit également existe;:-un secret accord sur les événements qu'ils pourraient provoquer plus tard.

(l) -Cfr. n. 145. (2) -Cfr. n. 144. (3) -Cfr. n. 137. (4) -Cfr. n. 138.
153

L'INCARICATO D'AFFARI A L'AJA, PASSERA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 81. L'Aja, 10 ottobre 1872 (per. il 14).

Mi corre l'obbligo di riferire a V. E. che, quale epilogo del Congresso dell'Internazionale, la federazione olandese dell'associazione internazionale degli operai ebbe domenica scorsa una riunione (meeting) all'Aja.

Per qualche ora la sala della Lombardstraat ritrovò una rparte dell'animazione e del chiasso, che vi fecero nello scorso ottobre i delegati di tutte le nazioni, membri dell'Internazionale, m'affretto però di aggiungere che l'uditorio non era composto che di un centinaio di persone.

I membri dell'Internazionale vollero esporre i loro principi, e rendere gli operai neerlandesi giudici delle calunnie, che si vanno spargendo contro l'associazione.

Tale fu il loro programma. Costituitosi innanzitutto l'ufficio, ne fu affidata ·la presidenza al signor Vervloet, il quale con breve discorso ringraziò l'Assemblea di aver risposto all'appello della federazione neerlandese, e dichiarò che dessa era stata riunita per occuparsi degli interessi materiali e sociali degli operai.

Un tal Ge11hard di Amsterdam, dopo aver dichiarato che il Presidente ha esattamente definito lo scopo della riunione, profetizza i vantaggi dei meetings, ove la parola non ha a temere violenza alcuna. • Era un dovere per l'Internazionale, disse egli, verso gli operai dell'Aja, quello di esporre i propri principi, giacché il Congresso non offrì tutto l'interesse desiderabile, in seguito alla traduzione in varie lingue, di cui si dovevano fare le proposte •.

Dopo alcune considerazioni sull'utilità dei meetings il signor Gerhard indica i risultati del Congresso di settembre, e se~ondo lui, la stampa è in errore allorquando va ripetendo che l'Internazionale fece prova d'icmpotenza, dopo averla dichiarata pericolosa.

• Se nel passato Congresso, aggiunse il Gerhard, dicverse opinioni si sono manifestate, tutti però fummo d'accordo sullo scopo, cui si deve raggiungere. Il Consiglio Generale non era un potere direttore, e si ha torto di paragonare l'Internazionale alla Società dei Gesuiti, o dei fra-ma;>soni, ,perché ogni sezione ha il diritto di amministrarsi come meglio lo crede; ed in quanto alle sedute segrete, esse non furono che una misura d'ordine. Ci si accusa allorquando abbiamo una riunione privata, ma nessuno levò un lamento allorché tre Imperatori nei loro conciliaboli di Berlino hanno preso decisioni, che possono compromettere la vita dei popoli; essi s'intendono per distruggere, e noi siamo insultati quando cerchiamo i mezzi di migliorare le sorti degli operai •. ""'~. "sé"condo l'oratore l'accordo è ora completo fra i vari membri dell'Internazionale, ed il Congresso ha provato la forza dell'associazione.

Nel suo discorso l'oratore parlò della condotta politica, ·che la federazione olandese desidera vedere seguita dai suoi membri. In Francia, diss'egli, • tre partiti si trovano in presenza: gli orleanisti, i bonapartisti ed i repubblicani. Gli operai non debbono aver a •che fare ,con veruno d:i essi. A noi poco im[}orta che il potere sia fra le mani degli uni o degli altri, giacché i nostri sforzi non sono diretti ad una determinata forma di Governo, ma noi lottiamo contro il Capitale. La situazione in Olanda è ben diversa da quella di Francia, noi non abbiamo pretendenti alla Corona, ed in quanto alla repubblica il nostro paese ne ha fatta l'esperienza, dessa era il Regno dei Patrizi, sotto il quale gli operai non avevan nulla da sperare. La forma costituzionale, come quella che esiste in Olanda, può benissimo servire gli interessi degli operai. Il nostro nemico è il Capitale, noi non lo vogliamo annientare, ma subordinarlo al lavoro. Tuttavia nella lotta soste. nuta dall'Internazionale l'astenersi sarebbe funesto agli interessi degli operai; le questioni di Governo, come altresì le questioni sociali e religiose sono connesse, ed è impossibile precisare i limiti di ciascuna di esse. Le leggi essendo applicabili a tutti, è necessario che l'operaio partecipi alla loro redazione e discussione. Le Camere attuali sono composte esclusivamente di capitalisti, se questi uomini non .fanno del male, sono incapaci di difendere gli interessi degli operai. E perché un cambiamento possa aver luogo, è necessario che a sua volta il popolo diventi legislatore •.

Il suffragio universale è, secondo il signor Gerhard, il solo mezzo per il popolo ad arrivare ad avere la maggioranza nella legislatura.

Quindi l'oratore terminò il suo lungo discorso, che ho tentato di riassumere il più esattamente possibile, dando per consiglio agli operai di fondare delle casse di resistenza. Credo che con questa denominazione l'oratore abbia voluto dire delle casse, il cui fondo possa essere destinato a controbilanciare l'influenza dei capitalisti. O non comprendo il valore di ·quella parola, o non so darle un altro significato.

Al signor Gerhard successe un altro oratore, il signor Van der Horet, di Amsterdam, il quale, benché non divida tutte le idee del signor Gerhard, pure ne approvò gran numero. Egli però non vuole la subordinazione del Capitale al lavoro, ma ne chiede la distruzione.

Il signor Gerhard riprese la parola, ed applicossi a dimostraTe i vantaggi della solidarità, e soprattutto a provare che i Monarchi saranno impotenti il giorno in ·cui, in luogo di obbedire .passivamente, i soldati comprenderanno che essi non debbono più essere st·rumento di oppressione contro i popoli.

Questo riassunto del programma della federazione olandese dimostra che i Membri dell'Internazionale 1procurano soprattutto di ottenere dovunque il suffragio universale.

Come il Congresso dello scorso settembre, il suo epilogo ebbe miglior :risultato, tuttavia non debbo tralasciare di segnalare a V. E. l'apparente moderazione -della federazione olandese, malgrado 'la quale non credo che questa farà numerosi .addetti.

154

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4452. Londra, 11 ottobre 1872, ore 16,52 (per. ore 21).

Je viens de voir Lord Granville. Hier et ce soir Conseil des Ministres pour définition affaire traité de commerce avec la France. Une nouvelle Convention est presque assmée. Elle regarderait trois époques. La rpremière de dnq mois d'ici à l'échéance du traité dénoncé. La seconde pour les années suivantes jusqu'à l'expiration des traités avec les autres Puissances. La troisième le temps successif. Pour les deux pl!"emières l' Angleterre accepte d es droits fisiCaux modérés: pour la troisième liberté de tarif aux deux Puissances. Il parait que la France renoncerait aux droits différentiels de navigation. Je vous écris lettre particulière.

155

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Londra, 11 ottobre 1872.

Giunto qui la sera del 7 corrente mi sono tosto occupato per avere un abboccamento con Lord Granville, che era in campagna, sul soggetto dei Trattati commerciali colla Francia. Il si.gnor Conte Maffei mi ha consegnato la di Lei lettera del 27 settembre p.p. (l) perfettamente consonante colle comunicazioni verbali che Ella ha avuto 'la bontà di farmi in Roma.

Ieri ebbe luogo qui un consiglio di Gabinetto, ed un altro Consiglio vi sarà. stasera sul predetto ooggetto. Essendo pe11ciò il Conte Granville ·rientrato momentaneamente in città, lo vidi or ora nella sua casa, perché non mi sarebbe stato· possibile di vederlo stasera dopo il Consiglio partendo egli subito dopo per la campagna.

Io non Le dirò l'esposizione da me fatta a Lord Granville in modo del tutto· particolare e confidenziale. Gli ho narrato i passi replicatamente fatti dal signor Thiers .presso di noi, e le cose statele dette; .gli ho indicato gli elementi di natura comme11eiale e industriale, di carattere politko interno, ed internazionale che· per noi erano implicati in questa questione, e massime attesa la scadenza del nostro Trattato solo da ~q~i a tre anni. Gli palesai la nostra piena disposizione; in principio, a ·fare ciò che -potesse, massime nelle circostanze attuali, giovare alla Francia; l'analoga dichiarazione fattane al signor Thiers nei limiti di ciò che, in vista delle difficoltà predette, ci fosse possibile; e l'esclusione espressamente fatta a questo riguardo di ogni vincolo per parte nostra; massime che nessuna proposta specifica eraci finora stata fatta su cui ci occorresse di deliberare. I nostri rapporti coll'Inghilterra e la sua condizione di Nazione collocata alla testa del libero scambio ci facevano perciò molto desiderare di conoscere confidenzialmente, ed il più possibile ciò che essa avesse fatto, o stesse ·per fare nelle sue trattative colla Francia.

Il Conte Granville aderendo di buon grado alla mia domanda mi fece una esposizione abbastanza lunga delle trattative che ebbero luogo nello scorso anno inutil.nlente; e che furono IPOIÌ ripi1gliate in quest'anno più fruttuosamente. Io non farò che riassumere brevemente ciò che il signor Conte mi ha detto.

Le 'proposte dell'anno scorso del signor Thiers erano modellate ad un concetto che aveva unicamente la sua base nel sistema protezionista. Era evidente che non potevano trovare ascolto qui, nè condurre ad alcun utile risultato. L'Inghilterra non poteva così nuocere ai suoi interessi, e contraddire al suo sistema doganale con una convenzione. Tanto meno poteva permettere di essere adoperata dal signor Thiers contro la opposizione che egli trovasse in Francia nei Uberi scambisti. Perciò verso la fine dello scorso anno quelle trattative furono rotte.

In quest'anno il signor Thiers tornò alla carica, tastando in prima il terreno, ma facendo ben altre proposte da quelle dell'anno scorso. Gli proponeva di tenersi nei limiti di diritti meramente fiscali; faceva intendere che la Francia aveva dei diritti differenziali di navigazione coll'Inghilterra, e che e:ra disposto a sacrificarli. Ora dopo le tante discussioni, ·che hanno avuto luogo l'accordo parrebbe stabilito, per quanto alle tasse, non rimanendo più a decidersi che questioni relative alla forma del Trattato. Ciò si fece ieri nel Consiglio di Gabinetto, e sarà compiuto oggi definitivamente. Secondo ciò che mi disse il signor Conte Granville, che non potè entrare a darmi ragguagli sui singoli diritti, è che questi sono meramente fiscali, ed anche moderati, e dal suo dissenso parmi poter arguire, •che la Francia abolisce verso l'Inghilterra i diritti differenziali di navigazione e che questa stipuli in materia doganale il trattamento della nazione la più favorita.

Quanto alla forma il Conte Granville mi disse che credeva che la convenzione avrebbe contemplato distintamente, e contenuto diverse disposizioni per tre epoche. La prima epoca comprenderebbe i cinque mesi durante i quali il Trattato Anglo-Francese rimarrà ancora in vigore. La seconda lo spazio di tempo posteriore sino alla scadenza dell'ultimo Trattato che ha ora la Francia con altri Paesi. La terza l'epoca successiva. La fissazione dei diritti fiscali è convenuta per le prime due epoche. Per queste stesse epoche sarebbe pure stipulato il trattamento della Nazione più favorita. Pare che per esse sarebbe pure esclusa la facoltà della Francia di alzare i dazii sulle materie prime. Per la terza epoca poi entrerebbe in vigore la piena libertà delle tariffe, epperciò la Francia sarebbe libera di fare dò che Le paresse. Quest'epoca è lunga circa 5 anni, e mi pare che l'Inghilterra abbia trovato in questo spazio di tempo una guarantia contro le idee proteziontste del stgnor Thiers e di qualche suo Collega. Oltreché l'esperienza di 5 anni non può non essere contraria alle idee del signor Thiers.

Da .quanto mi disse Lord Granville l'Inghilterra è 1sempre stata mossa in questo affare dal desiderio sincero di ajutare la Francia nelle sue attuali difficoltà, e di mantenere le am1chevoli relazioni che da molti anni esistono fll'a i due paesi.

Lord Granville mi ha domandato se sapessi che il mio Governo fosse disposto a •concedere durante i tre anni di vita del nostro trattato colla Francia diritti analoghi a quelli che accordava ora l'Inghilterra. Ho risposto, che il Governo non aveva neppure avuto l'occasione di occuparsi di ciò, non essendogli ancora stata fatta alcuna proposta specifica. Esprimendo poi la mia opinione personale gli dissi, che conoscendo l'intenzione del mio Governo benevola alla F.rancia, presumeva che Egli non avrebbe voluto essere più libero .scambista dell'Inghilterra. V'ha ogni ragione di credere che stassera il Consiglio dei Ministri piglierà una definitiva de1ihe,razione, e ·che la 'corwenzione ·che tanto preme al signor Thiecr:s, sarà ben tosto firmata. Questo primo trionfo egli non tarderà certamente a renderlo di pubblica ragione, e ·così si potrà avere, anche nelle cose particolari, quella base che ci è necessaria, pel caso, che il signor Thiers faccia delle propo;te speciali. Noterò solo che il signor 11hiers facendo delle concessioni all'Inghilterra, che non ha oltre ·cinque mesi di vita pel suo Trattato, sarebbe giusto che facesse qualche concessione a noi; qui la cosa mi pare difficile. Però la cosa parmi abba

stanza importante; poiché il nostro nuovo Trattato ove non consistesse che in .concessioni fatte da noi alla Francia potrebbe far sorgere all'interno delle difficoltà poliUche e massime nel Parlamento. Ma Ella ed il Ministero giudicheranno

di ciò meglio di me.

P. S. -S.tamane con telegraJmma (l) le comunicai le •cose principali deìl:3. presente lettera.

(l) Non in AVV.

156

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1913. Roma, 12 ottobre 1872, ore 14,10.

J'ai communiqué au Conseil des Ministres la lettre de lVI. de Rémusat relative à l'incident du Père Secchi. Mes collègues •partagent mon impression qui est aussi la vòtre, c'est-à-di:re que les explications contenues dans cette lettre ne sont pas assez satisfaisantes. Je vous prie donc de maintenir provisoirement l'ordre à nos délégués de s'abstenir de signer. Lorsque je connaitrai la rédaction du prato

cole final de la Commis,sion, je déoiderai si cette défense peut ètre il.evée. Je vous écris une dépeche dans ce sens. Veuillez communiquer cela à lVI. de Rémusat.

157

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4453. Parigi, 12 ottobre 1872, ore 12,40 (per. ore 14,50).

Les Commissaires Italiens après s'ètre concertés avec moi ont déclaré dans la séance générale di'hier q'ils ne rprendraient part à aucun acte dans lequel le Père Secchi figurerait •comme délégué du St. Siège.

158

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4456. Madrid, 12 ottobre 1872, ore 13,30 (per. ore 19,50).

Mouvement républicain a eu lieu à Ferrol province de Galice. Le Ministre de la Guerre m'a dit que la garnison y est restée complètement étrangère et que fooces suffisantes ont été immédiatement envoyées pour l'étoufl'er. Je télégraphiérai si, contre probabilité, les nouvelles devenaient plus sérieuses.

(l) Cfr. n. 154

159

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1933. Parigi, 12 ottobre 1872 (per. il 13).

Ebbi l'onore d'informare a suo tempo l'E. V. che io aveva comunicato ai RR. Delegati presso la Commissione internazionale del Metro l'oll'dine del Governo del Re d'astenersi dal sottoscrivere qualsiasi atto ove il Reverendo Padre· Secchi figurasse •come Delegato della Santa Sede.

I Commissari Italiani, conformandosi a •queste istruzioni, s'affrettarono a notificare alla Presidenza della Commissione l'ordine ricevuto. Essendo poi importante che non solo la Presidenza, ma la Commissione intiera fosse informata dell'ordine stesso e delle ragioni che lo resero necessario e che speciale menzione ne fosse fatta nei processi verbali delle Conferenze, i RR. Commissari d()I'PO" aver preso con me gli opportuni concerti, diedero lettura nella seduta generale di ieri della dichiarazione di cui mi pregio di qui unire la copia (1).

Essi domandarono che la dichiarazione fosse inserita testualmente nel processo verbale della seduta.

160

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4461. Madrid, 13 ottobre 1872, ore 12 (per. ore 21,20).

Les insurgés républi:cains de Ferro! •continuent de se mainteni.lr dans l'enceinte de l'Arsenal où ils ont élévé le drapeau rouge. Le Gouvernement ne dout~ pas de comprimer immédiatement révolte qui, du reste, jusqu'à présent paraìt etre un fait isolé. L'événement n'en a pas moiru; iProduit ici une tres grande sensation.

161

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 289. Pietroburgo, 13 ottobre 1872 (per. il 21).

Giusta le informazioni che ho potuto raccogliere presso il signo·r di Westmann ed il Corpo Diplomatico, non havvi luogo di attribuire un carattere politico al viaggio in Oriente del gran duca Nicolò (sotto il nome di Conte Borizov).

Dicesi che S. A. vi si rechi per acquistar cavalli; è accompagnato come sa l'E. V. dal Principe E. di Leuchtenherg, da due Prindpi d'Oldenburg e da un

numeroso seguito che secondo l'espressione del signor di Westmann non è il suo e si compone di personaggi che viaggiano con lui a proprie spese o meglio a modo di • pic-nic •.

Nel ritornare è probabile che il gran duca sceglierà la via d'Italia.

(l) Non si pubblica.

162

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 324. Tunisi, 14 ottobre 1872 (per. il 20).

Mercoledì scorso 9 andante avendo avuto luogo l'elezione dell'altro Membro italiano del Comitato di Controllo della Commissione finanziaria internazionale, pregiomi di qui in seno inoltrare a V. E. copia del processo verbale della seduta, dal ,quale risulta essere stato chiamato a quell'ufficio il negoziante italiano signor Daniele Moreno, con voti 59 in confronto del Cavaliere Vtgnale che n'ebbe 31.

Deggio aggiungere che la nomina del signor Moreno venne accolta dal pubblico con marcata soddisfazione, onde fui grandemente lieto che abbiane egli accettato l'incarico. Solo notasi ironi:ca,mente da taluni che con quest'ultima scelta i membri italiani ed inglesi siano tutti israeliti: cosa per altro che non deve punto sorprendere, costituendo essi da una parte la maggioranza del commercio nel paese, e dall'altra riunendosi nelle loro mani una maggior somma di capitali.

163

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A L'AJA, PASSERA

T. 1917. Roma, 15 ottobre 1872, ore 16,10.

Veuillez faire connaitre que les Cabinets de Berlin et de Vienne partagent notre manière de voir dans l'incident du Père 1Secchi. Si Ministre des affaires étrangères a dies objections nous n'insisterons pas (1).

164

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1937. Parigi, 16 ottobre 1872 (per. il 19 ).

L'Incaricato d'AffaJri del Perù in Parigi, si>gn()[' Emilio Bonifaz, mi ha pregato di far rpervenire all'alta ,gua destinazione una lettera (2) 'colla quale S. E. il

signor Emanuele Pardo annunzia a S. M. il Re la propria elezione alla Presidenza· della Repubblica del Perù.

Mi p!regio d'i trasmettere tale lettera (1), insieme alla copia d'uso, all'E. V., osservando ch'essa non potè essere consegnata per mezzo del signor Calderon che travasi tuttora al Perù.

(l) -Con t. 1914 il 12 ottobre Visconti Venosta aveva dato notizia dell'incidente relativo a padre Secchi ai rappresentanti a Berlino, Londra, Pietroburgo, Vienna, l'Aja e Madrid invitandoli ad adoperarsi perché i ministri degli Esteri di quei paesi inviassero al Governo francese osservazioni atte a facilitare la soluzione dell'incidente. (2) -Annotazione marginale del documento: • Consegnata la lettera all'Ufficio competente •.
165

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 290. Pietroburgo, 16 ottobre 1872 (per. il 25).

Si è sparsa qui la voce d'un prossimo viaggio dell'Imperatore d'Austria a Pietroburgo, che doveva precedere fra altre, per ragioni d'etichetta, una visita dell'Imperatòre Alessandro all'esposizione di Vienna decisa al Convegno di Berlino.

Ho interrogato in proposito il Ministro d'Austria; S. E. non possiede nessuna informazione relativa, non nega per altro la probabilità di una visita dello Czar a Vienna, ma crede che il viaggio dell'Imperatore d'Austria qui non debba aver luogo nè oggi, nè domani e che quanto alla quistione d'etichetta, essa non gli pareva poter essere messa avanti, avendo già Francesco Giuseppe, dopo il suo avvenimento al trono incontrato a Varsavia l'Imperatore Alessandro.

Il Barone di Langenau mi disse ch'egli era già stato in grado di rriconoscere che il convegno di Berlino avea avuto una utile influenza sulle relazioni fra l'Austria e la Russia, che le cose d'Oriente non sarebbero d'or innanzi una sorgente di disaccm·di fra le due potenze, lo statu quo essendo il principio da esse adottato, e ·che anche nel trattare affari di poco momento egli si compiaceva a constatare indizi delle disposizioni cordiali del Gabinetto Russo.

Dall'altro lato una conversazione ch'ebbi coll'Incaricato d'Affari di Germa. nia avendomi indotto a sospettare che la voce d'un viaggio dell'Imperatore Francesco a Pietroburgo suonasse spiacevole all'orecchio dell'Ambasciata, desiderosa piuttosto che l'Imperatore Guglielmo lo preceda qui, ne parlai con Lord Loftus.

S. E. fu del mio parere e mi disse che a Berlino si guardava con grande suscettibilità qualsiasi passo tale da potersi interpretare com'uno scarto dal sistema planetario Prussiano.

Insomma, signor Ministro, sono parecchi i personaggi politici degni d'attenzione i quali credono che il Convegno di Berlino servirà anzitutto alla Russia per compensare il peso dell'influenza germanica, che l'Austria ne saprà raccogliere gli stessi frutti, e siffatta versione giova troppo agli interessi della Francia ed accarezza troppo le speranze che essa fonda sull'Alleanza colla Russia perché· il suo Rappresentante qui possa non esserne partigiano.

(l) Non si pubblica.

166

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. CONFIDENZIALE 418. Roma, 17 ottobre 1872.

La quistione del Laurium è ormai giunta ad un punto in cui riesce indispensabile che tra l'Italia e la Francia si prendano intelligenze più precise sulla condotta da tenere verso la Grecia.

Alla nota del Gabinetto di Atene con la quale respingendosi le proposte transazioni, il Governo Ellenico rivendicava il diritto di far giudicare la causa dai suoi tribunali ordinarii, hanno replicato i Rappresentanti di Francia e d'Italia con la nota di 'cui qui untsco copia (1). Il tenore di questa nota mi diSirpensa dal dare qui maggiore svilU;Prpo alle 'considerazioni •che formano il fondamento stesso delle ragioni da noi invocate per difendere la tesi 'contraria a quella che il Gabinetto di Atene ,sembra voler sostenere ad ogni costo.

Le ultime notizie trasmessemi dal Marchese Migliorati accennano all'inuti

lità di altri passi fatti posteriormente per preparare il terreno ad una transa

zione diretta della Società del Laurium con il Governo Greco sulla base di una

partecipazione fatta a quest'ultimo negli utili dell'impresa. Il rapporto del 12 ot

tobre (l) di cui qui unLs,co copia riferisce ~ppunto l'esito negativo di tali pratiche

condotte con perfetto accordo dai due rappresentanti dei paesi interessati.

In questo stato di cose è mestieri che il Governo del Re conosca a qual par

tito sarebbe disposta appigliarsi la Francia per ottenere una conveniente solu

zione di questa vertenza.

Noi non intendiamo :faa:-e alcuna proposizione a questo ·riguardo; ma trove

remmo necessario però che i due Governi fossero d'accordo almeno sopra alcuni

punti più essenziali. E, per esempio, a noi occorrerebbe di sapere se, dopo la

nota consegnata dai Rappresentanti di Francia ed Italia al signor Spiliotaki il

Governo francese ritenga effettivamente chiusa la discussione ·come in quella nota

è stato dichiarato.

Una persona che conosce molto bene la Grecia mi diceva che quel paese

non si ridurrà ad accettare un'equa transazione se l'Italia e la Francia non si

disporranno ad eswcitare la pressione che deriverebbe da una intimazione con

cui il Governo Greco fosse messo in mora di accettare entro un termine da sta

bilire una delle due soluzioni già propostegli. Tale intimazione dovrebbe essere

accompagnata dalla minaccia d'interruzione delle relazioni diplomatiche. Un

simile atteggiamento per parte dei due Governi, al dire della stessa persona, ba

sterebbe per far cadere l'attuale Gabinetto al quale succederebbe un'ammini

strazione colla quale ,si •potrebbe arrivare ad un componimento soddisfacente.

Io desidero che V. S. Ill.ma si esprima con il signor di Rémusat nel senso di

questo dispaccio e provochi dal medesimo qualche esplicita dichiarazione a questo

riguardo.

In previsione poi di una domanda che potesse essermi fatta in Parlamento di presentare i documenti relativi a quest'affare, io desidero pure che V. S. chieda al signor di Rémusat se egli vedrebbe qualche difficoltà ad una ta~e pubblicazione.

(l) Non si pubblica.

167

L'INCARICATO D'AFFARI A L'AJA, PASSERA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4476. L'Aja, 18 ottobre 1872, ore 14,29 (per. ore 20,45).

J'ai l'honneur de transmettre à V. E. la réponse du Ministre des Affaires Etrangères sur l'incident du Père Secchi, rédigée en Conseil des Ministres:

• Nous regre.ttons les difficultés qui se sont élevées à propos de la participation du Père Secchi à la Conférence du Mètre; .confomnément toutefois de la conduite généralement suivie des Pays-Bas dans les contestations ou confiits qui peuvent se produire entre les différentes Puissances, nous désirerions nous abstenir également dans la cil"constance aduelle •.

168

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

D. R. P. 6931. Roma, 18 ottobre 1872.

Per le notizie giuntemi da varie parti, e rper quanto se n'è divulgato su giornali nazionali ed esteri, è ormai indubitato che gl'internazionalisti tennero in Saint Imier il giorno 17 settembre p.p. il Congresso, di cui si ragionò nel dispaccio a margine segnato (1).

Se quindi V. E. volesse compiacersi di pregare il Ministro italiano in Sviz

zera d'insistere per avere qualche notizia precisa sull'al'gomento, far.ebbe cosa,

da cui si trarrebbe grande utilità, pel pubblico sewizio.

Cos'Ì pure mi permetto di pregarla di chiedere al pregiato Ministro, maggiori ragguagli sulle frequenti gite di oper·ai italiani nel distretto di Courtelary, occorrendomi di sapere in quali epoche sogliono esse verificarsi, a quale città d'Italia appartenga il maggior numero di quegli operai, quanto tempo dimorino colà, se pl'endano rparte a .conventicole promosse dagli assodati all'Internazionale, ed a quali occupazioni ordinariamente si dedichino (2).

(l) -Cfr. n. 140. (2) -Annotazione marginale: c A Berna 22 ottobre 1872 •.
169

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4478. Costantinopoli, 19 ottobre 1872, ore 14,10 (per. ore 14,20). (l)

Midhat Pacha a été destitué et Mehemet Ruchdi ex-grand Vizir a été nom.mé à sa piace. Le nouveau Gran Vizir passe pour etre favorable à l'Allemagne et dans les bonnes gràces de la Russie.

170

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

'T. 4479. Parigi, 19 ottobre 1872, ore 16 (per. ore 18,15).

M. de Rémusat m'a ad1ressé aujourd'hui une dépèche disant qu'il ne voudrait pas que l'incident (2) laisse un malentendu et décla['ant que les faits pa:ssés dans une réunion purement scientifique et qui ne sont pas de nature à se renouveler ne constituent aucun antécédent politique.

171

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE AD ALESSANDRIA D'EGITTO, G. DE MARTINO

D. 73. Roma, 19 ottobre 1872.

Ringrazio V. S. Ill.ma della relazione fattami, in data 4 corrente (3) della conversazione avuta con S. A. il Khedive cil'lca la riforma giudiziaria il)€r introdurre la quale rimangono aperte le trattative iniziate a Costantinopoli fra

S. E. Nubar Pascià ed i rappresentanti delle Potenze.

Quando Ella ebbe l'onore di conferire in (pll'O[>osito con S. A., non Le erano ancora note le istruzioni date dal Governo del Re al signor Conte Barbolani sino dal 13 settembre, istruzioni di cui le trasmisi copia per mezzo del signor Macciò e che :figurano sotto il n. 62 dei documenti relativi a questa vertenza. In base a quelle istruzioni ho successivamente diretto al Ministro del Re a Costantinopoli una memoria di cui qui unito Le trasmetto copia (3). Il R. Ministro a Costantinopoli, 'conformandosi agli ordini ricevuti ha comunicato quella memoria a Nubar Pascia facendogli sapere che se egli non metteva difficoltà

ad acC€ttarne le conclusioni, il Governo italiano avrebbe fatto uffici presso gli altri Gabinetti pregandoli di dare analoghe istruzioni ai loro rappresentanti. Ella vedrà dal raJ;!'porto qui unito(!) del Conte Bru-bolani che Nubar Pascià gli si dimostrò riconoscente per le disposizioni tanto favorevoli del Governo di

S. M. -S. E. si riservava però di farle conoscere al Khedive e di riceverne le istruzioni.

Dalle corrispondenze già comunicate a V. S. Ill.ma e da quelle che mi pervengono in questi giorni risulta che nessun Governo ha fatto concessioni maggiori di ~quelle che noi ci disponiamo a fare all'Egitto nell'interesse della buona riuscita della riforma.

Noi non ci preoccupiamo di creare dei limiti e stabilire delle restrizioni alla riforma giudiziaria ogni nostro sforzo è stato sempre rivolto nell'assicurarci che la riforma stessa abbia a riuscire un'opera completa, perché allora soltanto ci offrirà le guarentigie indispensabili. Per ciò Ella non deve omettere alcuna occasione di far sentire al Khedive quanto l'azione dell'Italia sia ognora stata favorevole alla riforma da S. A. progettata. I suggerimenti che nelle varie fasi delle trattative abbiamo fatto pervenire all'Egitto, ci furono unicamente dettati dal desiderio di contribuire ad un'opera efficace ed utile per tutti.

(l) -Sic, ma probabilmente le ore debbono essere errate, perchè è impossibile che il telegramma sia giunto in 10 minuti da Costantinopoli a Roma. (2) -Relativo a padre Secchi. (3) -Cfr. p. 141, nota 2.
172

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1938. Parigi, 19 ottobre 1872 (per. il 22).

Un dispaccio pubblicato dal Daily Telegraph come proveniente da Parigi,. avente la data del 16 corrente, reca quanto segue:

• In una conversazione avuta col signor Thiers il Cardinale de Bonnechose· disse al Presidente della Repubblica che ·il Papa non aveva per nulla l'intenzione di lasciare Roma, ed era anzi disposto a trattare col Re Vittorio Emanuele. Il signor Nigra che fu ricevuto oggi in udienza dal signor de Rémusat avrebbe confermato, a quanto si dice, questa dichiarazione •.

Nel segnalare per ogni buon fine questa pubblicazione all'E. V. mi occorre apiJ<ena di notare come io non sia stato in caso di fare di,chiarazioni di tal fatta al Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Francese.

Il Cardinale di Bonnechose disse bensì al signor Thiers ed al signor di Rémusat che il Papa gli era sembrato risolto a rimanere a Roma salvo avvenimenti imprevisti. Il signor di Rémusat mi partecipò questa notizia, ma non aggiunse nulla che potesse far credere che il Cardinale di Bonnechose avesse portato con sè l'impressione della possibilità d'un accomodamento fra il Governo del Re e la S. Sede. Del resto lo stesso Cardinale ha stimato conveniente di rettìficare il dispaccio del Telegraph e la sua rettifica è pubblicata nei giornali francesi d'oggi.

Il signor di Rémusat nel riferirmi confidenzialmente la notizia recata dal Cardinale di Bonneohose intorno all'intenzione del Papa di rimanere a Roma, mi disse che il linguaggio del Cardinale Antonelli e d'altri Cardinali era stato molto esplicito intorno all'adunanza ,eventuale d'un conclave a Roma. Il Cardinale di Bonnechose non s'intrattenne col Papa di tale eventualità ed è naturale che anche le persone che più avvicinano S. S. tengano molta riserva sopra un soggetto il cui esame richiama necessariamente al pensiero la morte del Pontefice. L'impressione del Cardinale Ardvescovo di Rouen sembra essere, da quanto mi disse il signor di Rémusat che una parte influente se non numerosa del sacro Collegio deciderà che il Conclave si tenga fuori d'Italia. A questo proposito il signor di Rémusat mi dichiarò che certamente se Pio IX domandasse esso stesso per sè l'ospitalità dalla Francia, il Governo Francese non potrebbe a meno di accordargliela. Ma aggiunse che certamente egli si opporrebbe alla riunione d'un Conclave in Francia.

Continuando il discorso su questo soggetto il signor di Rémusat mi diede un'altra notizia che merita d'essere riferita all'E. V. Fu asseverato sovente, come l'E. V. non ignora, che il Papa in previsione della sua morte aveva dato alcune disposizioni relative alla riunione immediata del Conclave, alla dispensa delle formalità economiche di tempo, di luogo e di modo dchieste per la nomina del suo successore, ed alla stessa desLgnazione di quest'ultimo. Si affermò che un'apposita bolla ponUficia era stata fatta e deposta in luogo determinata per essere letta e comunicata a suo tempo ai membri del sacro Collegio. Il signor di Rémusat mi disse a questo riguardo che il Cardinale Antonelli aveva esplicitamente dichiarato al Conte di Bourgoing che non v'era assolutamente nulla di vero in tali asserzioni e che non esisteva akuna bolla od altro atto pontificio relativo a questa materia.

(l) Non pubblicato.

173

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1939. Parigi, 19 ottobre 1872 (per. il 22 ).

Mi pregio ,dii segnare ricevimento del d~s1paccio di Serie polibca N. 417 che l'E. V. mi fece l'onore di dirigermi in data del 13 corrente (l) e che si riferisce alla questione a cui diede luogo la partecipazione del Reverendo Padre Secchi alla Comm1ssione internazionale del Metro. Ebbi cura di recare le osservazioni contenute in quel dispaccio a notizia di S. E. il signor di Rémusat e successivamente allo stesso Presidente della Repubblica che desiderò intrattenermi in persona intorno a questo fatto. Sono lieto di poter annunziar all'E. V. che il signor Thiers confermò colla sua alta autorità le assicurazioni già datemi dal Ministro degli Affari Esteri intorno a quest'incidente che si produsse all'infuori d'ogni intenzione politka del Governo francese. Il dispaccio

che a quest'oggetto mi diresse S. E. il signor di Rémusat e che ho l'onore di

.mandar qui unito (l) all'E. V. mette in luce del resto gli intendimenti e le disposizioni del Governo francese, in vista specialmente delle deduzioni che dal fatto stesso altri potesse fare per mire politiche nell'avvenire. Esso pose fine così ad una questione che si sollevò, giova ripeterlo, all'infuori della volontà dei due Governi e senza intenzioni politiche di qualsiasi natura.

(l) Non pubblicato.

174

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4482. Parigi, 22 ottobre 1872, ore 15,05 (per. ore 8 del 23).

Les sept élections d'avant hier ont donné pour résultat quatre républicains conservateurs deux radicaux et un légiUmiste clérical.

175

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RR. s. N. Madrid, 22 ottobre 1872 (per. il 28).

Le Président du Conseil avec lequel j'ai eu avant~hier un long entretien sur l'ensemble de la situation continue à avoir la plus grande confìance dans l'avenir. L'insurrection Carliste lui parait complètement terminée ou tout au moins, ne pouvait plus inspirer de sérieuses inquiétudes. Les républicains aussi bien que les A1phonsistes sont :profondément diivisés entr'eux et ne rpeuvent rien entreprendre isolément. M. Zorrhlla est revenu ensuite sur son idée favorite d'expulser du Pays et d'envoyer à Cuba tous les éléments de rperturbation qu'il ·ren.ferme, du moment qu'ils essayent de passer .sur le terrain de l'action. Et comme je lui demandais la raison pour laquelle la proposition de cette importante mesure ne fìgurait pas dans les projets de loi présentés aux Cortès, il m'a répondu que pour celui il avait cru devoir attendre le vote favorable dies Chambres sur l'éi!PPel sous les armes des 40 mille hommes demandés par le Gouvernement. • Aussitot que nous aurons des soldats, m'a-t-il dit, nous agirons. avec energie, et vous verrez quel ordre et quelle tranquillité succéderont immédiatement aux troubles et aux vagues inquiétudes du moment. Quant à l'armée nous en avons éliminé Ies principaux éléments alrphonsistes et les généraux qui aujourd'hui la .commandent sont en par:faite coonmunauté d'opinions avec celles du Gouvernement.

Le seui danger à mes yeux, a dit en terminant M. Zorrilla, est celui qui menace Ies jours du Roi. Tant que S. M. se montre en public, dans les rues, à

"170

la promenade, au théatre, il n'y a rien à craindre, car les mesures de précaution les [pJ.us minutieuses sont prises ·pour écarter tout péril; mats malheureusement, je ne puis répondre de certaines sorties de nuit dont le Roi ne prévient ~ersonne, et aux quelles malgré mes plus vives instances, il n'a pas encore complètement renoncé. J'ai écrit dernièrement à M. Montemar pour qu'il en avertit confid!entiellement le Roi d'Italie, et priàt en meme tellliPs S. M. d'user de sa puissante influence sur Son Auguste fi1s pour Lui •recommander plus de prudence •.

Comane à ce moment, je crus pouvoir ,faire observer à M. Zorrilla que deputs quelque tEmlQJIS il me semblait que ces :rumeurs d'attentat s'éta1ent singulièrement affaiblis, et que le danger paraissait s'éloi,gner; • rien croyez-rien, me répondit-il aussitot, Montpensier veille, cet homme est capable de tout; et bien que je ne 'PUisse pas en fournir la preuve authentique, pour moi il n'est pas douteux que dans le meurtre de Prim camme dans le récent attentat, c'est son or qui a payé les assassins •.

J'ai profité de la tournure qu'avait prise la conversation pour demander à M. Zorrilla où en était la procédure contr'e Pastor, Botijao et le1s autres ass:assins de la rue d'Arénal. «La [pll"océdure, m'a-t-iil repliqué, est enco,re entre les mains des av01cats défenseuns; ces lenteurs ,sont dans la loi; et ,c'est préc~sément pour remédier aux gràves inconvén~ents de la législation es:pagnole en matière crillllinelle que le Gouvernement a pensé à étabUr le Jury. Mais avant un mois, la sentence sera rendue, et nous comptons sur la condamnation à mort de Pastor, pour obtenir une révélation complète sur les véritables organisateurs du crime •.

Tel a été le langage du Président du Conseil dont, ainsi que j'ai eu si souvent l'occasion de le !faire rema11quer, la parfaite sincérité des bonnes intentions aussi bien que le profond dévouement à la personne du Roi, ne sauraient etre mis en doute. Malheureusement, M. Zorrilla, (et c'est là une reproche que lui font ceux qui le connaissent intimement), n'apporte pas dans ses idées cette fixité et cette tenacité qui dans ce pays bien plus que dans tout autre, peuvent seules tenix en respect les partis et permettre au Gouvernement d'avoir une marche tout-à-la fois régulière et résolue. Pour n'en citer que deux preuves, il me suffira de dire que pendant qu'il me parlait de la volonté inébranlable du Gouvernement de punir d'une façon exemplaire l'insurrection de quelque coté qu'elle vienne, le Général Cordova, aux Cortès, répondant à la motion d'un deputé répubUcain, préisentée évidemment en vue des événements du Ferrol, pour demander l'abolition de la peine de mort rpour délit politique, déclarait que déjà des ordres avaient été transmris par télégraphe afin que, malgré la proclamation de l'état de s.iège, aucune sentence capitale ne put étre prononcée par l'autorité militaire.

Une autre rpreuve non moins ·concluante, c'est que d'après ce que je tiens de source certaine, M. Zorrilla est allé lui mème en pe1:sonne parler au Roi, de la convenance ,qu'il y aurait de faire gra,ce à.Pastor et à ses complices.

Je ne veux point examinet ici le plus ou moins d'opportunité qu'il peut y avoir dans cette circonstance, à user de clémence. Ce que je tiens seulement à constater, c'est que entre le langage de M. Zorrilla et les actes du Gouver.::~e

ment dont il est le chef, hl y a un désaccord qui ne pouvant s'eXJpliquer que par un manque d',entente entre les membres du Cabinet où par de secrètes concessions au parti républicain, 'produit un très fàcheux effet.

(l) Non si pubblica.

176

L'INCARICATO D'AFFARI A BRUXELLES, GERBAIX DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 66. Bruxelles, 24 ottobre 1872 (per. il 29).

Il Barone Lambermont ebbe oggi meco una conversazione che credo dovere riferire a V. E. Esso mi disse che ieri un telegramma era partito per Roma onde domandare il consenso di S. M. l'Augusto Nostro Sovrano alla nomina del signoil:' Van Loo a rappresentante del Belgio presso il R. Governo. Che credeva questa scelta buona ed atta a conservare amichevoli rapporti fra i due paesi; ,giacché il signor Van Loo era uomo molto moderato, di idee liberali ed incapace di fare qualunque inconsideratezza o colpo di testa. Aggiunse che il Ministero Cattolico avendo nominato un liberale a Roma aveva mostrato di capire che una simile qualità era necessaria in Italia e che tale provvedimento era più meritevole da parte di un Gabinetto Cattolico che se fosse stato preso da un Ministero liberale poiché il primo aveva per la sua posizione parlamentare molti riguardi ad osservare. Il Barone Lambermont fece allora ,cadere il discorso sulla stampa e mi disse che la grande libertà che godeva nel Belgio era sempre stata causa di imbarazzi al Governo colle potenze estere facendo quindi chiarissima allusione agli incidenti con noi di questa primavera ed estate.

A questo punto credei dovere interrompere il mio interlocutore e fargli osservare che il R. Governo, come Egli ben sapeva, era troppo amico di ogni libertà a casa per fare osservazioni su quella del Belgio, che disprezzava gli attacchi della stampa ma non poteva tollerare quelli che partivano da periodici aventi relazioni col Governo Belga specialmente quando toccavano l'Augusta persona del Re e quella dei Principi della Gloriosa dinastia di Savoia.

Il Barone Lambermont rispose che il giornale di Bruxelles di cui facevo cenno e:;'a stato bensì il giornale ufficioso del Barone d'Anethan, il quale era uno dei redattori suoi, ma che non aveva più relazioni intime col signor D'Aspremont Lynden ed era persino male col signor Malou. Per confermare il suo detto, aggiunse che ora per la questione dei Gesuiti era in procinto, il detto periodico, di fare una guerra violentissima all'Impero Germanico ed al Principe di Bi~marck mentre era interesse vitale del Governo Belga di conservare le migliori relazioni coi vicini dell'Est e che tale guerra preoccupava il Dicastero Esteri di Bruxelles.

Ritornando sull'argomento della nomina del signor Van Loo il segretario

generale terminò col dire che il signor Solvyns partiva per rimettere le sue

ricredenziali a Roma e che dopo una assenza di una quindicina di giorni circa

sarebbe di ritorno nel Bel,gio per mettere al corrente della situazione degli uo

mini e delle cose nostre il nuovo ministro belga in Italia affinché questi seguisse

le sue pedate nei suoi rapporti col R. Governo.

177

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1945. Parigi, 25 ottobre 1872 (per. il 29).

Mi pervennero contemporaneamente i due dispacci di Serie Politica N.i 418 (l) e 419 (2) che l'E. V. mi fece l'onore di dirigermi in data dei 17 e 18 corrente, entrambi relativi alila quistione delle miniere del Laurium. * Ho intrattenuto in udienza d'oggi S. E. il signor di Rémusat intorno al contenuto di questi dispacci ed ebbi cura di fargli sapere che il Governo del Re aveva dato la sua intiera approvazione al contegno ed al linguaggio tenuto dal Rappresentante di S. M. in Atene in perfetto accordo •col tsuo Collega di Francia * (3).

Il signor di Rémusat a •cui ho domandato se per parte sua vedesse qualche difficoltà alla presentazione eventuale al Parlamento dei documenti relativi a questa vertenza, mi disse che non ne vedeva alcuna, quantunque per avventura la nota diretta dai Rappresentanti dei due Governi al Ministero degli Affari Esteri di Grecia del 25 •settembve scorso accusi, non nel fondo, ma nella fovma una certa vivacità d'espressioni ch'è del resto giustificata pienamente nel caso presente.

Riguardo alle altre ·questioni da me portegli, doè se il Governo francese dopo la nota precitata ritenga chiusa la discussione, com'è dichiarato dalla nota stessa, e se esso sia disposto a più efficaci ·misure ·e a quali, come sar·ebbe p.e. la fissazione fatta dai Governi di Francia e d'Italia e notificata alla Grecia d'un termine entro il .quale il Governo ellenico dovesse ammettere una delle due soluzioni ·propostegli, cioè l'arbitraggio o la transazione diretta, e la susseguente rottura, in tcaso di rifiuto, delle relazioni diplomatiche, * il signor di Rémusat mi disse che non er•a ancora in ~ado di darmi una risposta ~donea, * ma che me l'avrebbe data dopo che ne avrà riferito al Presidente della Repubblica ed avrà preso le sue istruzioni.

Ho •già segnalato all'E. V. la grande ripugnanza del signor di Rémusat ad adottare la misura della rottura delle relazioni diplomatiche colla Grecia. Egli teme che da sè sola questa misura ,sia inefficace e lasci le •cose in ~stato peggiore di quel •che sono, e d'altro lato rifugge dal pensiero ch'essa sia o possa ·essere susseguita da imisure ·coattive. * Da quanto ho potuto cricavare dalle parole del Ministro fraDICese degli Affa'l"i Esteri, egli propenderebbe a rproporre che i due Governi d'Ital:ia e dii F.ran!Cia facessero prima una nuova ed ultima diligenza .presso i Gabinetti di Pietroburgo e di Vienna che si erano interessati alla soluzione di questa vertenza, nello scopo di far loro conoscere lo stato critico della questione e d'~pegnarli a dare un buon consiglio alla Corte di Atene, prima che nuovi incidenti vengano ad aggravare una situazione già molto tesa. *

eS -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

PeiliSo che fra sette od otto giorni il signor dd Rémusat s:arà in grado di farmi la comunicazione promessa.

P. S. -Rrego l'E. V. di voler far pervenire al Comandante generale dello Stato maggiore le tre qui unite lettere di questo R. Addetto militare Cavalier Rossi.

(l) -Cfr. n. 166. (2) -Non pubblicato. (3) -I brani fra asterischi sono editi con qualche variante in LV 20, p. 206.
178

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 224. Therapia, 25 ottobre 18172 (per. il 2 novembre).

Mi affrettai ad annunziare a V. E. per telegrafo la caduta di Midhat Pacha e la nomina di Mehmed Ruchdi Pascià a Gran Vizir.

Midhat Pacha dopo Io sgoverno che il suo predecessore Mahmoud avea fatto della cosa IPU:bblica ed il malcontento universale che ne era sorto, era stato da tutti accolto e salutato come un liberatore. Tutti fidavano se non nella elevatezza della sua mente, nella energia da lui dimostrata nell'amministrazione de' Vilayet del Danubio e di Bagdad e sopra tutto nelle buone intenzioni da cui dicevasi animato ne'l voler distruggere i vecchi abusi ed introdurre la moralità e la regolarità ne' diversi rami del servizio dello Stato.

Fa d'uopo però confessare che egli non ha corrisposto alla generale aspettativa ed ha provato coi fatti ,che sebbene avesse i requisiti necessari per essere un buon Governatore di provincia le ,qualità, che ne'. momenti critici soprattutto sono indispensabili a chi è a capo della amministrazione di uno Stato, .gli fa,cevano assoluto diletto.

Invece di appigliarsi a provvedimenti generali di pubblica utilità, ad attuare riforme riconosciute necessarie a sollevare lo spirito pubblico con qualche atto di vigore che significasse il suo deUberato proposito di voler rompere per sempre con un passato già condannato, egli si è perduto ne' pa!rticolari ed ha sciupato 'per due mesi tutte le sue forze in sostenere una lotta poco decorosa col suo predecessore e per conseguenza col Harem del Sultano che era interessato a covrirne o a palliarne le colpe.

InJdli accadde rche mentre da un lato la pubblica opinione non vedenldo operarsi nessun cambiamento radicale nello indirizzo dell'amministrazione si andava a poco a poco intepidendo e discostando da lui, dall'altro egli rendevasi personalmente sgradevole al Sultano il qual mal sopportava le persecuzioni di cui era fatto segno un ex-Gran Vizir che per otto mesi era stato il carito del Palazzo.

Qualche imprudenza commessa da Midhat Pacha verso i Principi di Servia e di Rumania con indirizzar loro delle lettere Viziriali alquanto dure, a cui il primo non ha risposto ed il secondo ha fatto rispondere dal suo Ministro degli Affari Esteri con un Dts;paocio diretto all'Agente Rumeno in Costantinopoli, fece traboccar la bilancia e il suo .fato fu deciso.

Mehmed Ruchdi Pacha, il nuovo Gran Vezir, è uomo generalmente stimato e considerato, ma non si crede ch'ei possa durar molto al potere. Egli !Pecca di tro(ppa franchezza ed indipendenza verso il Sovrano alle 'Cui voglie non si perita di resistere, e questa fu la cagion per cui il suo Vezirato del 186'5 non durò che pochi mesi.

Per la stima che particolarmente gli professo avendo coltivato la sua conoscenza mentre egli era lontano dagli affari, mi ricevette lunedì scorso nella prima visita ufficiale che gli feci alla Porta assai cortesemente e mi fu largo delle più simpatiche dimostrazioni verso l'Italia e il suo Governo.

179

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

D. R. P. 7139. Roma, 26 ottobre 1872.

Mi è stato riferito che nella Svizzera si stampi il giornale clandestino La Rivoluzione Sociale, di ·CUi qui unito trasmetto alla E. V. un esemplare, e .che poi sia spedito in Italia agli Agenti del partito repubblicano, che tentano di diffonderlo.

Sarei gratissimo alla E. V. se volesse pregare il Ministro italiano in Svizzera ad assumere informazioni precise sulla stampa del giornale di cui si tratta, su coloro che ne sono i compilatori, e su i mezzi dei quali è provveduto, comunicandomene con la consueta cortesia il risultato.

180

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. 1181/362. Londra, 26 ottobre 1872 (per. il 31).

ln ,riscontro al pregiato dispaccio di V. E. in data delli 17 settembre N. 154 di questa Serde (l) ho l'onore di trasmetterLe i qui acchiusi ra.pporti (2) statimi r1messi dall'Agente da me ilmpiegato rper scoprire se fosse esatta la notizia dell'acquisto di ,5000 fucili Wincester fatta dal nominato Domenico Lama ,per conto del (l)a·rtito sovversivo italiano. Malgrado le apparenze sembcr:'a che se tale provvista d'armi è stata fatta, c_iò abbia avuto luogo in America, la Casa Wincester di Nuova York non avendo corrispondente in Inghilterra.

I precitati rapporti annunciano pure la partenza per l'Italia del noto Ti

baldi la quale si riferirebbe alle mene dell'anzidetto partito. Egli dovrebbe

tenersi in comunicazione con La Cecilia, che è qui attualmente e dimorante

a Burton Crescent N. 3, King's Cross e con Félix Pyat, il quale risiede in una casa chiamata Maison Chatelani, 15, Newman Street, Oxford Street.

Sarei oltremodo tenuto se, 1per mia norma, V. E. si compiacesse chiedere al signor Ministro dell'Interno se gli risulta che la partenza del Tibaldi, la quale pare essere vera, sia realmente connessa con qualche disegno rivolu. zionario.

(l) -Cfr. n. 128. (2) -Non si pubblicano.
181

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. 421. Roma, 27 ottobre 1872.

Il Ministero dell'Interno sarebbe venuto a sapere che in Parigi esisterebbe una società dì recente creazione, la quale avrebbe per iscopo di provocare un clamoroso pellegrinaggio religioso-politico alla tomba di San Pietro. Questa società si troverebbe in relazioni coi clerkali di Germania e del Bel·gio, onde estendere anche alle popolazioni di quei paesi la partectpazione a quel fatto, e si pretende •conoscere che le •Condizioni offerte ai pellegrini consiSiterebbero nell'impegno di provvedere al loro viaggio ed al loro mantenimento ed alloggio per quindici giorni, mediante un corrispettivo di franchi 2,50 per ciascheduno.

Come Ja S. V. IN.ma scorgerà di legg&i, si tratta di un progetto sul quale il Governo del Re non potrebbe esimersi dal portare un'attenta vigilanza, in vista delle conseguenze a cui potrebbe condurre laddove realmente dovesse aver seguito. Io devo perdò pregarLa, giusta le vive istanze del Ministro dell'Interno, di voler diligentemente appurare ·quanto siavi di vero nelle dicerie qui penetrate a tale riguardo, .quali .proporzioni abbia o possa avere l'impresa, quale sarebbe l'epoca prefissa .per effettuarla, e quant'altro infine, a di Lei giudizio, possa meritare di essere ·conosciuto, intorno a tale oggetto, dal R. Governo, affinché non abbia a trovarsi impreparato o meno istrutto in presenza dei tentativi di disordine che, sotto quella fol'ma, si volessero intraprendere a danno dello Stato.

Pregando V. S. Ill.ma di farmi partecipe con qualche premura delle notizie raccolte in ·propo!Sito, Le rinnovo...

182

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1182/363. Londra, 28 ottobre 1872 (per. l' 1 novembre).

Ho l'onore di accusa·re ricevuta all'E. V. del di Lei telegramma delli 12 corrente (l) relativo allo intervenfunento del Padre Secchi alla Conferenza In

ternazionale pel Metro in Pari~ nella qualità di Delegato della Santa Sede, al conseguente rifiuto dei Delegati Italiani di sottoscrivere un protocollo od atto qualsiasi ove oltre a loro stessi avesse a figurare altro Delegato di una potenza Italiana, ed alle pratiche che l'E. V. mi incaricava di fare presso questo Governo onde volesse interporre i suoi buoni uffici 'P€r l'appianamento delle difficoltà insorte col proporre al Governo francese che od i rappresentanti delle varie potenze avessero a sottoscrivere i protocolli nella semplice loro qualità di scienziati, owure che gli atti emanati dalla Conferenza portassero solo la fu'trna del presidente e del Segretario.

In eseguimento di codesti ordini mi .sono diretto a questo Segretario di Stato per ·gli Affari Esteri con apposito promemoria redatto in conformità di detto telegramma il quale ha fatto pervenire a Lord Granville trovandosi il medesimo assente da Londra.

Dappoi non ebbi riscontro alcuno né mi riuscirebbe quindi poss:iJbile l'indicare all'E. V. se e quanta parte il Governo Britannico abbia preso al componimento dell'insorta quistione col Governo di Francia, che dai giornali rilevo essere stata appianata con soddisfazione d'entrambe le parti.

(l) Cfr. p. 163, nota 2.

183

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 214. Madrid, 28 ottobre 1872 (per. il 2 novembre).

Le langage de la presse républicaine devient chaque jour plus violent, et si ce n'était la fraction modérée du parti qui tempère un peu ses appel:s constants à l'illiSUJl'rection, l'on pourra:it se croire à la veille d'une nouvelle prise d'armes comme celle du Ferro!. Et ce n'est pas seulement dans la presse que se produisent ces scandales: au Cortès, M. Garrido, a prononcé avant hier un de ses dL21cours incendiaires dans le quel sous prétexte de la lévee de 40 mille· hommes qu'il a comparé à des esclaves, il a attaqué avec une extréme violence· Dynastie et Gouvernement, et qu'il a terminé en proclamant l'insurrection comme le premier des devoirs.

M. Zorrilla a du de nouveau employer toute son éloquence pour repousser ces attaques et justifier le projet de loi du Gouvernement dont l'article premier, ~ll"ès des débats qui se sont !Prolongés jwsqu'à une heure du matin a été adopté par l 07 voix contre •54.

A cette occasion, M. Figueras, l'un des chefs du parti républicain modéré, a prononcé un discours extremement significatif et dans le quel tout en cond:amnant et récUJsant l'ap[pel à l'insurrection qui, a-t-il dit avec un cynisme· révoltant, •lui parait inutHe puisque dans sa ·conviction l'avènement de la république était assuré, et que M. Zorrilla serait Le dernier Ministre de Don Amédée, il a annoncé en termes des plus catégoriques la rupture complète de son parti avec le Gouvernement. Une pareille déclaration faite sur un ton

177'

solenne! et venant mettre fin à l'espèce de bienveillance républicaine dont il a été si souvent parlé, a produit une très grande sensation.

En présence de •ces menaces et de ces appels incessants à la révolte dont, quelque grave qu'il soit, l'incident d'avant hier aux Cortès, n'a été qu'une variante, le Ministère a cru devoir par une démonstration également solennelle afiirmer, lui aussi, la complète homogéneité de ses principes, en meme temps que la vitalité et le parfait accord de la majorité qui l'appuie dans les -questions iPrincijpales de sa JJOlitique. A ·cet effet, la majorité Parlementaire a tenu hier soir une grande réunion à la quelle assistaient tous les Ministres et ·qui après avoir successivement débattu et examiné les questions pendantes, rélativement à l'abolition de la peine de mort, l'accusation du Minrstère Sagasta, la situation financière y compris la Banque hyPQthécaire, a approuvé par 157 voix contre 7 la mar·che du Gouvernement. En ce qui concerne plus ;particulièrement l'abolition de la peine de mort Messi.eurs ZorrUla et Martos ont déclaré que tout en acceptant le .principe, ils ·croyaient que dans les civconstances actuelles ce n'était pas le moment de la décréter, et que dans tous 1es cas c'était là une question qui devait etre réservée au mur examen des Cortès.

En meme temps qu'avait lieu •cette réunion le directoire ·réPubHcain fédé:ral faisait paraitre une circulaire ,gignée des soi-disant modérés du parti et convoquant en assemblée :générale tout le ban et arrière ban des républicains pour le 17 novembre prochain. Cette convocation était accompagnée d'un document dans le •quel après s'etre prononcé contre l'emploi de la violence, tant que les libertés consacrées par la constitution ne seraient pas menacées, et -avoir cherehé à démontrer que la république seule pourrait mettre fin aux souffrances de l'Espagne, il était dit en résumé qu'il n'y avait qu'à attendre patiemment la chute de la Monarchie fatalement coilidlamnée par l'aveuglement ·et la mauvaise foi du parti radica! avec le quel les républicains n'ont du reste aucun còrn,promis qui les lie.

En attendant que l'on connaisse les résolutions qui seront prises dans la future réunion, l'on ne peut se dissimuler que la rupture de la bienveillance <entre républicains et radicaux est un fait désormais accompli, et que l'hostilité, dans le principe un peu latente, va s'accentuer avec beaucoup plus de vivacité.

184

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

'T. 4492. Madrid, 30 ottobre 1872, ore 13,30 (per. ore 21 ).

Malgré les plus ·grands efforts pour sauver Zorrilla, le Ministère a été bat-;;u

hier soir aux Cortès par 2~ voix de majorité dans ·la question de la mise en .accusation du Miini!Stère Sagasta soulevée par le parti ll'"{WubliJcain. Le Ministère n'a 1pas voulu en faire une ·question de Cabinet, mais l'émotion produite par ce vote n'en a ,pas moins été très profonde et Zorril:la est très découragé. Président des Cortès a voté contre le Ministère. Détails par poste.

185

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 114. Vienna, 31 ottobre 1872 (per. il 6 novembre).

La gravità che sembra assumere la vertenza Greco-Rumena mi detta il dovere di informare l'E. V. su ,quanto mi 'è occorso qui sapere circa tale oggetto e sull'atteggiamento del governo Austro-Ungarico.

Anzitutto l'E. V. non ignorerà come la quistione di fatto sia svanita pel momento primeggiando quella di principio, a sapere cioè se la Potenza altoSovrana abbia o no il diritto di chiedere ne' Rrincdpati Danubiani l'él\pplicazione delle CaJPitolazioni in vigore sugli altri te.rritorj puramente turchi e vassalii. La Sublime Porta non pone in dubbio menomamente siffatto diritto allo11ché nella lettera viziriale dei 17 settembre ultimo accenna al Berat Imperiale rilasciato ai Consoli Esteri in Rumenia e parifica questo paese alle altre provincie Turche; la risposta a ,questa comunicazione in forma di nota, firmata dal signor Costaforo e diretta all'Agente Moldo-Valacco a Costantinopoli, senza entrare in polemica, sostiene aver agito a Braila con pieno diritto, senza aver alterato in nulla i r~arti esistenti fra la Tllll1chia e la Rumenia, rilmanendo nei limiti delle stipulazioni contemplate nell'a·rticolo XXII del Trattato di Parigi e nella convenzione 7/19 agosto di Parigi del 1858.

Questo Agente del Principe Carlo intrattenendomi su tale argomento mi . dice che il suo governo mostravasi severamente geloso des privitèges et immunités preesistenti e convalidategli nel predetto articolo XXII e, siccome quel Trattato non li menziona ragguagliatamente, non havvi altro modo di convincersi che esaminando gli antichi patti convenuti tra Turchia e Rumenia, incominciando da Maometto Il fino a Solimano; ad avvalorarmi i suoi detti indicavami una stipulazione del 1460, ove il Sultano riconosce l'autonomia dell'altra parte contraente e declina qualsiasi ingerenza negli affari interni del Prin·

cipato. • Ecco, aggiungeva, la base sulla quale fondiamo il nostro diritto nel respingere l'applicazione delle Capitolazioni e, per conseguenza, la eguaglianza colle altre provincie sottomesse al Sultano. Forti delle nostre ragioni, siamo fermamente decisi a non cedere d'innanzi alla pressione della Russia, Prussia ed Austria, che vorrebbero, come maniera di soluzione, far reintegrare per sole· 24 ore il Console Antonopoulo a Braila, poiché sarebbe r-iconoscere implicitamente alla Sublime Porta un atto di sovranità di cui le contestiamo l'esercizioe, nel·caso di una seconda lettera viziriale, non esiteremmo un istante a respingerla e richiamare ad un tempo il nostro agente a Costantinopoli.

Questo linguaggio che il signor Carpe ha d'altronde tenuto anche al Governo Imperiale e Reale, semibra a me ed a molti troppo deciso e violento per non far supporre una istigazione nascosta, tanto più che egli non dissimulando l'eventualità di un intervento turco, parla già di guema e della possibilità in cui trovasi la Rumenia di essere vittoriosa. Ciò che a me preme di riferire alla E. V. si è che il Governo Austro-Ungarico mostrasi abbastanza preoccupato dell'atteggiamento assunto dal Ministero di Bukarest e del rifiuto

179'

-opposto alla proposta summentovata delle tre Potenze; il carattere violento e le disposizioni ostili di Halil Scherif Pascià non fanno che aumentare le sue incertezze, e, 'dicevami, IStamane il Barone Hofimann essergli .giunto poco prima un telegramma ove il Conte Ludolf osserva che l'irritation du Ministre des Affaires Etrangerès était grande et qu'il ne répondait pas du lendemain.

Non v'ha dubbio ·che temesi qui molto quaLche passo avventato della Sublime Porta, come quello che potrebbe provocare un intervento armato nei Principati. Questa eventualità fu in tutte le circostanze, siccome V. E. ben sa, accuratamente allontanata dal Gabinetto di Vienna, e non v'ha dubbio che esso farà anche oggi ogni potere per scongiurarla.

Il signor di Novikoff accusa la Grecia di essersi fin dall'origine della vertenza rivolta a Costantinopoli, e vorrebbe che la quistione si risolvesse esclusivamente tra Atene e Bukarest. Non faccio commentari, ma non so quanto questo parlare dell'Inviato Russo possa calzare colla proposta fatta a tre al ·Governo del Principe Carlo e ·col memorandum del signor Westmann, giorni sono, al Conte And!rassy. Questo documento, asstcura:mi il Barone Hoffmann, non fa che predicare calma e moderazione, non discute i diritti di nessuno, e .sembra probabilmente destinato ad assicurare alla Russia una priorità nella via della conciliazione.

186

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1947. Parigi, 2 novembre 1872 (per. il 5).

Ho approfittato dell'udienza settimanale d'oggi per chiamare di nuovo la attenzione di S. E. il Conte di Rémusat sulla questione delle miniere del Laurium a cui si riferivano in ultimo i due dispacci di V. E. del 17 (l) e 18 ot-tobre scorso (2) e la mia lettera del 25 dello stesso mese (3).

II Ministro francese degli Affari Esteri mi :disse che dopo aver conferito col Presidente della Repubblica, ·gli pareva che prima di adottare il modo di procedere proposto dall'E. V., fosse conveniente di fare un ultimo tentativo, consistente in una ·comunicazione che i Governi d'Italia e di Francia farebbero ai Gabinetti di Pietroburgo e di Vienna allo scopo d'informarli che i due Governi possono essere prossimamente condotti dall'attitudine del Governo ellenico a rompere con esso le relazioni diplomatiche e d'impegnarli, giacché si interessarono all'esito di questa questione, a far·e buoni uffici ad Atene affinché il Governo -ellenico eviti una tale estremità accettando o l'arbitraggio, o la transazione diretta colla ·compagnia. Una tale comunicazione ai Gabinetti di Pietroburgo e di Vienna è perfettamente giustificata dal fatto che il Governo ellenico invocò tempo fa pel primo le raccomandazioni di essi presso l'Italia e la Francia; essa può inoltre avere una certa efficacia, non potendo essere indifferente a Pietroburgo come a

Vienna che si venga ad una rottura diplomatica, e in ogni caso è un atto di cortesia e di convenienza verso due grandi Stati che hanno, benché indirettamente" e in tenui proporzioni, mostrato un interesse per una soluzione soddisfacente della vertenza. Siccome anche l'Inghilterra fu a suo tempo informata della questione, quando si tratta,va della proposta di un giudizio di arbitri fra cui il Ministro d'Inghilterra ad Atene doveva occupare il posto di Presidente, sarebbe pure conveniente che anche il Gabinetto di Londra fosse officiato in proposito. Il signor di Rémusat mi ha autorizzato a far sapere all'E. V. che per parte sua è disposto a scrivere nel senso sopraindicato ai Rappresentanti di Francia a Pietroburgo e a Vienna. Benché non ·mi abbia parlato d'un'eguale ,comunicazione a Londlra,. penso tuttavia ch'è nelle sue intenzioni il farlo.

In quest'udienza ho trovato il signor di Rémusat assai più risoluto che prima: non fosse ad associarsi al modo di procedere che l'E. V. propose col suo dispaccio precitato del 1·7 ottobre e che io gli esposi in udienza del 25 dello stesso mese.

(l) -Cfr. n. 166. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicata.
187

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 11948. Parigi, 2 novembre 1872 (per. il 5).

Col dispaccio del 27 ottobre scorso n. 42,1 di Serie Politica (1), l'E. V. m'incaricò d'assumere informazioni intorno ad un progetto di pellegrinaggio reli-" gioso-<politico alla tomba di S. Pietro ·che, 'secondo le notizie costì pervenute, sarebbe provocato da una Società recentemente costituitasi a Parigi. Ho creduto utile d'intrattenere direttamente S. E. il signor di Rémusat intorno a questo" presunto progetto e gli lasciai anzi una memoria in proposito in forma di lettera particolare. Il signor di Rémusat ignora l'esistenza di una simile Società ed un tale progetto. Egli comprende che il Governo del Re si preoccupi d'un fatto che ove si verificasse potrebbe rivestire in certe condizioni il carattere d'una mani. festazione politica e quindi d'una provocazione verso le nostre popolazioni e se· ne preoccupa egli stesso. Mi promise quindi di far fare le opportune indagini intorno all'esistenza della Società e del progetto sopra indicato e di comunicarne· l'esito al Governo del Re (2).

188

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RR. s. N. Madrid, 4 novembre 1872 (per. il 10).

Déjà plusieurs fois j'ai du appeler l'attention de V. E. sur le langage insultant de la presse contre l'Auguste personne du Roi, et dont quelques organes,

provenant des bas fonds républicains, dépassaient en grossiéreté tout ce qu'il était possible d'imaginer. Aujourd'hui cependant, ces limites sont dépassées, et dans l'indtgne dessin d-joint (l) que j'~ouve une véritable douleur à mettre sous les yeux de V. E. et qui n'est qu'une infame apothéose du Régicide, l'on peut se convaincre à quel degré de criminelle audace en est arrivé un parti sans honte comme sans frein qui ne craint pas de proclamer le meurtre du Souverain comme la première base de ses sinistres projets pour l'avenir.

La liberté de la presse est, il est vrai, illimitée, mais l'inviolabilité de la personne du Roi, n'est pas moins solennellement proclamée par la Constitution, et dès lors de pareils outrages devraient infaill1blement tomber sous le coup de la loi. Malheureusement, comme j'ai été plusieurs fois dans le cas d'en informer

V. E., le Ministère est obligé de ménager le parti républicain, et dans les circonstances· difficiles du moment, un iPI"Ocès de (presse contre iles organes de ce parti souleverait une tempète qu'il craint de provoquer. L'on ne saurait pas du moins donner une autre explication à une tolérance qui en présence d'une excitation publique au régicide, constitue un véritable délit, et ne peut plus décidemment se justifier par le mépris.

En meme temps que des dernières couches du parti r®ubUcain portent ces indignités, les journaux alphonsistes semblent s'ètre donné le niot pour organiser une campagne qui, bien que d'un autre genre, n'en est pas moins perfide et dangereuse. S'en prenant directement à la personnalité de S. M., ils s'attachent par d'odieuses accusations, à la déconsiderer et à la ;rabaisser dans l'esprit du petl!Ple, repré.sentant le Roi comme n'ayant plus ni autorité ni meme initiative dans son Gouvernement, et étant complètement entre les mains d'un parti qui conduit le pays et la monarchie à leur ruine.

Les artkles également d joints (2), tirés des 1Pl"Ìllci1I>aux journaux de l'ow><>sition feront connaitre mieux que toutes les appréciations ce genre d'attaques qui par sa coi:ncidence avec celles du a>arti rrépublicain semble révéle;r une c&taine entente entre les deux rparti;s.

(l) -Cfr. n. 181. (2) -Annotazione marginale del documento: • All'Interno 19 novembre •.
189

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4497. Parigi, 5 Novembre 1872, ore 14,30 (per. ore 16,55).

Dans son message M. Thiers doit proposer à l'Assemblée de nommer une ·Commission de trente membres qui, après s'ètre entendus avec le Gouvernement proposera d'accord avec lui les réformes constitutionnelles jugées nécessaires.

M. Thiers d'après ce qu'on assure ne se prononcera pas sur les réformes elles

memes et ne veut prendre aucune initiative, sa personnalité étant en jeu. La Présidence pour quatre ans conférée à M. Thiers sera probablement l'une des mesures que la Commission proposera.

(l) -Non si pubblica. (2) -Non si pubblicano.
190

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1950. Parigi, 6 novembre 1872 (per. il 10).

Da qualche tempo il passaggio di emigranti italiani sul territoTio francese aumenta in tali proporzioni ch'io non posso a meno di segnalarlo all'E. V. a titolo d'informazione, sebbene supponga che il R. Governo segua con vigile occhio nell'interno del Regno il movimento di emigrazione in tutte le direzioni verso le quali esso si produce.

Da due mesi giunsero in Padgi circa 80 emigranti al giorno dall'Italia, tanto dalla via di Marsiglia, quanto per la via del Cenisio. Quasi tutti gli emigranti, dopo una sosta di qualche ora in questa città sono trasportati all'Hàvre per esservi imbarcati. n 28 ottobre ne giunsero 300, il 1° novembre 331. Questi due ultimi convogLi d'emigranti, invece di artrivare qui nella sera e di proseguire rubito il loro viaggio per i'Hàvre, arrivarono nel mattino e dovettero quindi aspettare un'intiera giornata la partenza deLla ferrovia dell'Ovest. Noto questa circostanza per spiegare H fatto di una .grande ac.cumulazione di erni~anti italiani giacenti o vaganti durante un'intera giornata nella stazione della ferrovia dell'Hàvre e nelle sue vicinanze che fu osservata e variamente commentata da alcuni giornali.

Gli emigranti non provengono esclusivamente da una sola ·provincia ma da_ varie parti del Regno (1).

191

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. R. P. 7475. Roma, 9 novembre 1872 (per. il 10).

Mi si ripete che gli agitatori repubblicani preparino un movimento insurrezionale in Sicilia e nelle Romagne e facciano raccolta d'armi nella Svizzera ed in Malta; e faTebbero costruire lin Marsiglia bombe all'Orsini.

Comunque potrebbero coteste notizie essere molto esagerate, pure tenendo conto della fonte autorevole d'onde derivano, non mi è parso superfluo di comunicarle all'E. V. aggiungendo la preghiera di scriverne ai Rappresentanti italiani in Malta, nella Svizzera ed in Marsiglia, perché indaghino analogamente.

(l) 11 19 novembre Artom comunicò questo rapporto al ministro dell'Interno.

110

Misure atte ad istruire le classi operaie

Lo 'Stato avrà a promuovere in modo indiretto tutto ciò che serve ad istruire e ad illumina·re le masse degli operai -a mo' d'esempio, incoraggiare indiretta· mente le libere associazioni.

II. Misure atte a proteggere gli operai contro i Capitalisti

l. Durata del lavoro giornaliero.

Venne giudicato impossibile di fissare in una maniera generale la durata normale del lavoro.

2. Lavoro nei dì festivi.

È stata raccomandata l'applicazione energica delle prescrizioni esistenti su questo punto; e da molti venne pur ~consigliata una maggiore severità.

3. Misure per proteggere i fanciulli ed i giovani operai addetti alle fabbriche. Misure per assicurare l'esatto pagamento dei salari.

Siffatte misure vennero dichiarate di competenza dello Stato. Le leggi vigenti sono sufficienti all'uopo; bisognerà soltanto applicarle con maggior energia.

4. Lavoro delle donne.

Da alcuni si crede necessaria la discussione circa la limitazione delle ore del lavoro delle donne. Quanto all'ammissione di esse a nuove occupazioni, specialmente agli impieghi pubblici, da alcuni venne caldeggiata, da altri soltanto ammessa in circostanze eccezionali.

5. Rifacimento di danni.

L'estensione della legge esistente sul rifacimento dei danni venne stimata necessaria.

6. Creazioni di nuovi Organi speciali. Fu giudicata necessaria una più severa applicazione delle prescrizioni vi· genti: ma evvi grande discrepanza di opinioni circa i mezzi.

Venne proposto: a) un organo del Comune con .partecipazione delle Camere di Commercio e dei Comitati medici -munito non solo di facoltà consultive, ma altresì deliberative (Autorità di Polizia?). b) Creazione degli Arbeitsèimter -uffici operai -proposti dal Professar Schonberg -a norma del concetto espresso alla lettera a. c) Ispettori delle fabbriche alla maniera inglese.

La maggioranza non accetta la proposta di creare nuovi organi speciali. Questi potrebbero trovarsi in conflitto con le Autorità dello Stato: né l'esempio dell'Inghilterra va imitato, perché colà manca, come v'enne detto di sopra, un

compatto organismo amministrativo, quale si trova costituito sul Continente.. È stato però ·proposto da taluni di organizzare straordinarie revisioni da prati-carsi mercè Commissari speciali, secondo i bisogni delle circostanze.

29

Misure atte a migliorare le condizioni materiali degli operai

lo. Istruzione ed Educazione professionale

Fu notato che è da desiderarsi la fondazione di scuole professionali da sosti-tuirsi al vi·gente sistema degli apprendisti (Lehrlingswesen). Le prime (Handwerkerschulen) sono intese a rendere in brevissimo tempo i giovani atti col proprio lavoro a campare da sé la vita. Ci sembra che per l'operaio, voglioso di perrfezionarsi nell'arte sua, costituisce grave ostacolo il triennio del servizio miHtare, cui va soggetto in Plrussia. Le classi superiol'i della società, autorizzate come sono al servizio volontario di un anno, godono un premio per l'acquistata istruzione. I membri delle classi inferiori per lo •contrario, che con grandissime difficoltà acquista·rono sino all'età del servizio militare tali conoscenze da poter passare in una classe sociale superiore, si veggono relegati senza speranza nella sfera dei semplici operai, a cagione del triennio di servizio militare, che suoi coincidere in quell'epoca.

Acvuto riguardo in parte a quest'inconveniente, venne proposto da alcuni un riorganamento deWistruzione /PUbblica sulla base seguente, cioè che tra le· scuole superiori e le scuole popolari (gratuite) invece delle molteplici scuole dette medie sono da istituirsi scuole industriali (Gewerbeschulen), di cui gli allievi sarebbero autorizzati da un certo grado in poi al servizio militare volontario di un anno.

2o. Questione degli alloggi

Gravi difficoltà si frappongono qui ad una ingerenza efficace dello Stato. SL presentano tre problemi: proteggere gli operai contro abitazioni insalubri; procurare gran numero di allog-gi; promuovere l'acquisto di case proprie tra gli operai.

In primo luogo •fu osservato che evvi mancanza di abitazioni per gli operai,.

e che i locali destinati alle persone di servizio sono mal condizionati. Si racco

mandò la disamina delle seguenti disposizioni cioè che sia permesso al locatario·

di abbandonare, senza previa disdetta, l'abitazione, che venne dichiarata insa

lubre da un Consigliere di 1Sanità. Se non che venne fatta la obiezione d'altra

parte che siffatta disposizione mancherebbe di pratica utilità fino a tanto che.

perduri la penuria di case.

A provvedere a questa penuria lo Stato può tutto al più far uso della propria.

azione agevolando l'acquisto di capitali per la costruzione di case, a mo' di esem

pio mercè la fondazione di un Istituto di credito fondiario sottoposto al Sinda

cato dell'Autorità governativa. Viene designato come problema da sciogliersi.

dalla pubblica Amministrazione e forse come oggetto di una generale inchiesta da ordinarsi per eliminare quest'inconveniente cioè che proprio in queL punti, ove il bisogno di un maggior numero di case si fa vivamente sentire, non si constata abbastanza all'atto della scelta dei terreni, se questi siano oppur no adatti alle costruzioni.

Quanto all'acquisto di abitazioni da promuovere tra gli operai, venne fatto notare che non ha guarì n !Princi,pio di associazione fu utilizzato in modo che una società di capitalisti per la costruzione di case si legò per contratto con una società operaia per l'acquisto di abitazioni.

192 Casse per infermi ed invalidi

Si accordano tutti indistintamente nell'ammettere che sia dovere dello Stato di promuovere la fondazione di siffatte casse; ed ove occorra, di procedere all'applicazione di misure coercitive.

Nella contribuzione dei padroni stabilita in proposito dalla legge prussiana si è riconosciuto un equo e fecondo princilpio, che, a cagione della sua plratica e morale bontà, va mantenuto e sviluppato ulteriormente.

Lo sviluppo da darsi a siffatto principio' deve seguire da due lati. l 0 ) Le casse per ·gli infermi debbono essere organizzate in modo che l'operaio, cessando dal far parte di una Cassa per cambiamentò di residenza non abbia a perdere i diritti acquisiti mercè le precedenti prestazioni. 2°) Sulla medesima base delle Casse per gli infermi (ingresso obbligatorio, e contribuzione dei padroni) vanno .costituite pure le Casse per gli invalidi, quelle per i vecchi, per le vedove e per gli orfani.

IV. Misure circa iL componimento pacifico delle contese

Giuri ed uffi'Ci di Conciliazione.

Venne notato 'che i ,giurì, sanciti dal :paragrafo 108 della Gewerbe ordnung, ai quali la legge conferisce la decisione di contese sorte circa gli obblighi contrat. tuali esistenti, hanno minore importanza degli uffici di Conciliazione, creati mercè il libero accordo delle parti, perché essi hanno anche il compito di regolare i reciproci rapporti dei contendenti.

Da· taluni si crede che l'ulteriore estensione e una maggiore efficacia di sifiatta istituzione dtpendano sovrattutto dall'o·rganarilento delle società per gli scioperi (Gewerkvereine); appunto perché queste soltanto sono atte a fornire da un canto un punto d'ajppoggio, di ,cui ,gli operai che desiderano un procedimento pacifico, hanno bisogno .per rispetto alle agitazioni dei sòcialisti; e dall'altro a disciplinare gli operai in guisa che venga assicurato universale riconoscimento ai verdetti degli Uffici di conciliazione. Vien quindi richiesta per siffatto motivo una legislazione, che renda possibile alle società operaie l'acquisto dei diritti di persona civile. All'appoggio di quanto precede si cita l'esempio deUe nuove leggi inglesi sulle Trade-Unions, leggi che organizzano in gutsa le società ,per gli scioperi da promuovere eziandio la soluzione di altre minori quistioni, come quelle delle Casse di beneficenza, del sistema di 'Perfezionamento professionale etc. etc.

Se non che questa proposta venne oppugnata da altri. Si osservò che lo sviluppo degli Uffici di Conciliazione si deve attendere soltanto dalla crescente graduale cultura dei padroni e degli operai, e che il riconoscere l'autorità di quegli Uffici è richiesto nell'interesse comune delle due parti. Quanto ai Gewerkvereine, non si spera da essi nessuna salutare efficacia, appunto perché in Prussia essi non si differenziano gran fatto dalle sette sociali-democratiche. Vien ripudiata l'analogia delle Trade-Unions e della legislazione inglese relativa, in quanto che le leggi prussiane provvedono diversamente alle società per gli scioperi, che in Prussia si svilupparono con altri principi. (Veggasi il disp. n. 639,

A. in G. 31 agosto di questa Leg.) (1).

Su queste basi adunque avranno a meditare i Delegati tedeschi ed austriaci. Intanto da varie parti s'annunzia che essi son tenuti a mantenere il più assoluto segreto sulle loro sedute. Essi dovranno limitarsi soltanto a presentare ai loro rispettivi Governi analogo rapporto di quei risultati, che avranno ottenuto nel corso delle loro discussioni.

Mi ·vien riferito che il signor di Biilow, impiegato superiore presso questo· Ministero degli Affari Esteri, sia ritornato da Varzin con speciali istruzioni in proposito del Prindpe di Bismarck, il quale intende sottoporre alla Conferenza un tema ancor più vasto di quello che si contiene nei punti di sopra toccati.

Ci giova qui ripetere che la presente comunicazione avendo un carattere affatto confidenziale richiede che l'E. V. voglia considerarla come tale.

P. S. -Prego codesto R. Ministero di notare che il presente dispaccio è destinato a far seguito al precedente n. 639 A. in G. di questa R. Legazione, del 31 agosto 1872.

193

IL CAPO DI GABINETTO PARTICOLARE DI VITTORIO EMANUELE II, AGHEMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. Napoli, 12 novembre 1872.

S. M. il Re mi ha ordinato di trasmettere atll'E. V. hl qui accluso giornale· che si pubblica a Madrid Git Bl.a$ pregandola di 'prenderne conoscenza e di voler scrivere a S. E. il Ministro Conte Barrai perché alla sua volta faccia sentire al Presidente del Consiglio signor Ruiz Zorrilla C<Jme a S. M. il Re nostro AugUJSto Sovrano abbiagli recato una penosa impressione una sì irriverente ed esaltata pubblicazione.

Nel caso a V. E. non le occorra ritenere il giornale La prego farmene la, restituzione.

(l) Non pubblicato.

194

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. s. N. Madrid, 14 novembre 1872 (per. il 20).

Il y a quelques semaines, l'Ambassadeur de France en me parlant de la situation politique en Espagne, me dit qu'il ne fallait point croire, et que l'on ne croyait point à Par~s, que la PruSISe ·eliìt renoncé à piacer un Prince Prussien sur le Trone d'Bspagne, et que si par une circonstance quelconque, le Roi Amédée venait à abandonner la Couronne, le Prince Frédéric-Charles serait tout disposé à recueillir la succession. Je ne prétais pas alors •grande valeur à ces propos du Mar·quis de Bouillé dont la haine contre la Prusse ne peut se comparer qu'à •celle qu'il eXJPrime ouvertement contre l'Empe:reur Napoléon: je supposa.is qu'en me parlant de la ,sorte, il avait fPOUr b4t que j'en fisse part à mon Gouvernement qui serait ainsi amené à concevoir une certaine méfiance contre la Prusse dont 'les relations amicales avec l'Italie sont particulièrement désagréables à Paris.

Mais le Comte Rascon avec lequel j'ai été longtemps collègue à Francfort et dont les fonctions de Représentant d'Espagne à Berlin n'ont cessé que tout récemment avec l'avènement du Cabinet Zorrilla, est venu me voir hier, et en me recOìlllJilandant 1la plUJs .grande di.scrétJion, m'a expl'limé avec beaucoup plus . de détails à l'appui, la méme opinion que M. le Marquis de Bouillé.

M. de Bismarck, m'a-t-il dit, dont tout le monde connait l'·iistuce et la perfidie, et qui en dehors de la •suprématie absolue de la Prusse en Europe, a poll[" but . constant de sa politique, l'abaissement et surtout l'isolement de la France, n'a nullement abandonné son idée fi~e de mettre sur le T~rone d'Espagne un Prince Prussien dont la mission serait essentiellement de surveiller la France et de tenir en échec les vélleités de revanche que cette Puissance nourrira encore longtemps contre la Prusse. Je ne crois pas que M. de Bismarck fasse quelque chose de hostile contre la dynastie actuelle, mais il ne fera rien non plus en sa faveur, et dans plusieurs circonstances, j'ai pu m'apercevok du peu de sympathies qu'il lui portait.

Une autre circonstance iiD!Portante à noter, a ajouté M. Rascon, c'est que l'ambition remuante du Prince F!rédléric-Chall"les, •commence à devenir fort génante à Berlin, et que l'Empereur aussi h1en que le Prince héritier ne seraient pas fàchés de s'en débarrasser, en lui ménageant une IÌ!ssue qui au fond le Prince · Frédéric-Charles •convoite en secret et 'qui viendrait donner un aliment à sa soif insatiable de commandement et à sa .passion frénétique pour tout ce qui est militaire. Les dispositions personnelles du Prince s'accorderaient donc merveilleuselll€nt avec les vues de M. de Bismal"ck, et en se complétant les unes par les . autres, justifieraient pleinement l'attitude de cet homme d'Etat.

Il m'est impossible de controler ici, ce que les assertions et appréciations peuvent avoir de fondé, mais leur coi:ncidence avec le langage de M. de Zorrilla m'a paru remarquable, et j'ai pensé devoir les signaler à l'attention de V. E., qui mieux que per~onne est à méme d'en déméler le plus ou moins d'exactitude.

189'

P. S. -Je confie cette dépeche à un employé de la Secrétairerie Particulière du Roi qui se rend à Turin et s'est chargé de la mettre à la poste à son arrivée dans cette capitale.

195

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 292. Pietroburgo, 15 novembre 1872 (per. il 29).

Avendo io procacciato di avere notizia da qualcuno dei miei Colleghi del modo come passarono i negoziati riguardanti il Convegno degli Imperatori in Berlino, ecco quanto mi venne fatto di risapere e 'quanto reco a mio debito di trasmettere all'E. V. come informazioni venutemi da fonte autorevole.

L'iniziativa dell'invito fatto allo Czar d'intervenire al Convegno suddetto mosse dal Gabinetto Austriaco, e 'Più specialmente dall'Andrassy, con quale intendimento non saprei dire, forse per diminuire e compensare l'influenza germanica sulla politica austro-magiara. L'invito peraltro in modo fol"'male venne dall'Imperatore d'Allemagna come per assistere senza più ad una festa o cerimonia militare, e i concerti anteriori a quell''invito furono presi direttamente fra il Princi:pe di Reuss e lo Czar senza passare per il tramite della Cancelleria lmperiale.

Com'ebbe ricevuta la lettera dell'Imperatore Guglielmo, Alessandro la mostrò al signor di Westmann che nell'assenza del Principe Gortschakoff faceva le veci del suo Ministro di Affari Esteri; questi attesa la natural timidezza dell'indole, avvertì che senza alcun dubbio la pubblica opinione sarebbesi commossa di cosiffatto Convegno ed avrebbelo interpretato come un tentativo di novella Santa Alleanza, al che si fece a rispondere l'Imperatore che non trattavasi né di Santa Alleanza né pur di Alleanza, ma di un semplice atto di cortesia a cui Egli non voleva venir meno.

D'altra pa~te al Principe di BiJSmall1ck non approdava ,che la partecipazione dell'Imperatore di Russia alla Conferenza assumesse un carattere politico troppo proeminente, spiacevagli soprattutto l'intervento del Princtpe Gortschakoff, temendo che la diplomazia Russa non avesse a risollevare antiche vertenze, come quelle dell'art. 5 del Trattato di Praga; di restituzione di beni confiscati al Re di Hannover, ed altre simiglianti, alla cui trattazione il Cancelliere tedesco era deUberato di resistere. Di qui i dubbi e le esitazioni di cui fecero parola i diarii europei 'sull'incontro dei primi Mini:stri delle due Corti 1n quella solenne occasione. Delle vertenze sovraindicate si toccò a Berlino in quei giorni, ma di passata e senza alcun risultamento. Vi fu anche il Canofari Diplomatico Napolitano Borbonico. Ma non so, a dir vero, se vedesse pure i Ministri.

Quanto all'effetto del Congresso, tutti si accordano nell'opinare che fu pret

tamente negativo, cioè fu convenuto di non dar luogo a verun conflitto che po

tesse pol"'gere occasione alla Francia di una possibile rivincita e che rimovesse i

dissidii specialmente fra Russia ed Austria per le cose di Oriente, e fu voluto avvertire qualunque fautore in Europa di novità pericolose, che i tre Potentatì. del Nord erano fermamente uniti fra loro per tener salvi l'ordine e la pace.

Assicurasi che gli intervenuti nulla stipulassero in iscritto per modo che principale intendimento di •quel fatto diplomatico fu piuttosto l'ammonire n· pubblico sulla possibilità di progetti futuri anziché il trattare in segreto cosa alcuna per il presente.

196

L'INCARICATO D'AFFARI A BRUXELLES, GERBAIX DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 74. Bruxelles, 16 novembre 1872 (per. il 20).

Al pranzo ufficiale dato ieri sera al Ministero degli Esteri in occasione della. festa del Re Leopoldo, il Conte D'Aspremont Lynden mi parlò lungamente e di propria iniziativa dei rapporti del Governo Belga col Governo di S. M., esprimendomi ripetutamente il desiderio di renderli sempre più amichevoli e cordiali. Mi disse che il Ministero del quale egli fa parte esercita .presso gli amici suoi la propria influenza perché non si dimentichino che l'interesse supremo dei governi monarchici oggidì è di sostenere e rispettare ovunque l'autorità dei sovrani. Ripetè le osservazioni fattemi altre volte sulle esagerazioni e le assu?·dità della parte estrema dei pretesi amici del Ministero; disse· di essere risoluto · a non far loro nessuna concessione su quanto concerne i riguardi dovuti all'Italia come grande potenza amica. Ed a questo proposito mi sembrò fare qualche allusione a•gli imbarazzi, ben noti in questi circoli politici, suscitati al rproprio · Governo dall'indiscreto zelo del Ministro Belga presso la Santa Sede. Osservò che ogni passo fatto dal Ministero attuale verso di noi vale quanto dieci che venissero fatti da un Gabinetto di parte così detta liberale. Mi dichiarò che l'Italia dov·eva considerare la destinazione del s~gnor Solvyns al più alto rposto · della diplomazia belga come una speciale testimonianza di approvazione data dal Governo del Re Leopoldo alla condotta tenuta da quell'agente presso il Governo di S. M. Mi espresse la fidU>Cia che il signor Van Loo saprà concilial"!Si altrettanta benevolenza in Italia, seguendo le stesse orme del signor Solvyns e mi pregò a fare menzione di tali sue dichiarazioni nella mia corrispondenza coll'E. V..

197

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1095. Berlino, 16 novembre 1872 (per. il 21).

J'ai vu hier le Prince Gortchakow qui a passé ici quarante huit heures avant de retourner à Saint Pétersbourg. Il m'a demandé si j'étaiJS informé de la démarche récemment faite à Rome au nom dies trois Emrpereurs. J'ai dit com.bien.

19L

je regrettais qu'il ne m'eut dévoilé, au mois de Juillet dernier (rapport confidentiel n. 1064), (l) qu'une partie de la vérité. Je n'eusse pas manqué alors, si j'avais été édifié sur de pareilles intentions, de faire valoir des arguments pour démontrer que mieux eut valu s'ahstenir, que d'avoir l'air d'exel'cer une (pression étrangère que pour son compte le Prince Gortchakow avait toujours ou déclinée ou mal accueillie quand elle touchait de près ou de loin la Russie. Soumettre aujourd'hui la question à notre Parlement équivaudrait à l'enterrer à jamais, carla majorité lui serait contraire, lorque un procès a prouvé naguère une fois de plus la complicité de l'ex Roi François H avec le bdgandage dans les Provinces Napolitaines, et lorsque l'état de nos finances suffirait à peine pour parer à des besoins plus urgents. Me prévalant ,des trenseignements que j'avais ;pu recueillir durant mon séjour à Rome et à Naples, j'ai expliqué les bons procédés dont on avait déjà usé vis-à-vis du Comte de Sy:racuse et du Prince de CRIPOue, non moins que, par suite de Traités, vis-à-vis des Princesses de la Maison des Bourbons devenues Archiduchesses d'Autriche. J'ai parlé des tentatives vainement faites, et que nous serions peut-étre disposés à renouveler, en usant des plus grands ménagements pour venir indirectement en aide à François II (Palais Farnese) dont la fortune privée n'était pas très distincte des domaines de l'Etat.

Ce dernier détail a paru faire une bonne IÌ!mpression sur le Chancelier, lors méme que, selon son avis, la question principale de la restitution de fortune ne saurait étre préjudidée [par la vente du Palais, méme aux conditions les plus

.avantageUSiel.s. Il ajouta.it que tl.e Tsar avait fort à ,coeur le règ>lement de cette affaire, et que si les Empereurs d'Allemagne. et d'Autriche ne s'étaient pas enga. gés à precher en faveur de François li, son Souverain n'eut pas hésité à prendre à lui seui la parole, en faisant appel à la générosité bien ·connue du Roi. Si l'initiative a semblé venir à Rome de la part du Cabinet de Berlin, c'est que le projet de dépeche a été soumis d'abord ici, comme à Vienne, et que le Prince de Bismarck a cru que le document russe avait été déjà transmis à son adresse. Son Altesse espérait que nous aurions rendu justice à la teneur de cette dépeche inspirée par des sentiments pleins de délicatesse et de confiance dans notre Gouvernement. Il savait déjà par les rapports reçus à Pétersbourg que V. E. avait fait quelques observations sur l'inopportunité de la démarche, ce qui paraissait impliquer que la porte resterait ouverte à une entente.

J'ai laissé comprendre qu'il ne m'appartenait pas de préjuger quand et sous ·quelle forme nous répondrions à la communication dont il nous a été donné lecture. Je n'avais encore à ·ce sujet aucune .instruction, mais je ne douta1is pas que puisque les trois Empereurs avaient cru devoir s'intéresser au sort des Bourbons de Naples, il sauraient aussi tenir compte de nos propres circonstances.

Le Prince Gortchakow disait à cela qu'il fallait attendre de connaitre dans quel sens serait conçue notre réponse. Il insistait sur ce point qu'il eut été impossible d'opposer une fin de non recevoir aux instances d'un Prince malheureux, très digne dans ses infortunes, qui ne demandait rien pour lui-méme et qui n'était mu que par le vtf désir de mettre un terme aux privations dont souffrent depuis dix années d'autres membres de Sa Famille. Son Altesse revenait à

plusieurs reprises sur la haute convenance qu'il y aurait de notre part à ne pas faire la sourde orellle vis-à-vis surtout du Tsnr qui attachait la plus grande im

portance à un résultat favorable.

Dans ces conjonctures, V. E. verra si le parti le plus sage n'est pas d'exposer nettement •quelle est notre véritable situation à ce sujet et, sans fermer la voie à un arrangement ultérieur, d'invoquer le bénéfice du temps et des circonstances. Vous avez, Monsieur le Ministre, la mesure et la dignité du langage. Il Vous ·sera plus ,facile qu'à qui que soit de sauvegarder à la fois notre di;gntté et d'appliquer la juste dose de ménagements, non moins que de nous réserver, s'il y a lieu, le mérite de la spontanéité. Les trois Cours du Nord ne voudraient certainement pas s'assimiler un peu à certains individus qui parlent volontiers des affai:res des autres pour éviter de parler des leurs?

V. E. remarquera que ·c'est le Prince Gortchakow qui m'a interpellé. Il m'a paru convenable, sans anticiper sur vos résolutions, de m'e~primer comme je l'ai fait dans une conversation qui n'avait d'ailleurs aucun cara'Ctère officiel. Je persiste à c1'"oilre, comme j'ai dléjà eu l'honneur de vous l'écrire, que le mode p:référable serait celui de donner vous-meme une réponse verbale aux trois représentants qui ont été chargés de la démarche précitée, car un tel sujet comporte des nuances assez malaisées à reproduire par la plume.

J'ai eu à Dresde avec l'Empereur d'Allemagne, à propos de la mort du Comte Brassie1'" un entretien dont je rendrai compte a V. E. -S. M. n'a fait aucune allus-ion à l'objet traité dans rette dépeche, e je me suis gardé de ile mettre sur le tapis.

P. S. -Ci joint une lettre particulière pour V. E.

(l) Cfr. n. 120.

198

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

D. 268. Roma, 17 novembre 1872.

Ella troverà qui unito copia di un rapporto indirizzatomi dal R. Ministro a Costantinopoli in data dell'8 corrente (1), e relativo all'affare della riforma giudiziaria in Egitto. In quel rapporto trovasi allegata una nota di Nubar Pascià contenente una proposta che viene fatta soltanto all'Italia ed alla Germania perché queste due potenze sono le sole che avrebbero dichiarato sinora di voler accettare le basi della riforma sovramentovata.

In non ho indugiato a scrivere al R. Agente e Console Generale in Egitto un dispa·ccio di cui è bene che V. S. abbia cognizione. Ella ne troverà qui unito copia (1).

(l} Non pubblicato.

Risulta dai medesimo che noi riserviamo il nostro giudizio sulla propoo~zione fattaci da Nubar Pascià, desiderando anzitutto ponderarne bene le conseguenze al punto di vista degli interessi dei nostri connazionali in Egitto. Ma, pur riservando l'opinione del Governo italiano, io stimai non convenisse tacere al Khedive che i provvedimenti ch'egli vorrebbe prendere, e che sembrerebbero· vere rappresaglie per costringere i Governi a dare la loro adesione alla riforma giudiziaria, incaglierebbero seriamente le pratiche che noi abbiamo promesso di fare per indurre quei Governi ad associarsi al nostro modo di vedere in questa quistione. Il voto dell'Italia è stato chiaramente espresso nella memoria allegata al mio di.spaccdo del 26 settembre al Conte Barbolani (1). Ella troverà questo documento sotto il n. 63 dei documenti comunicati a codesta Legazione circa questa importante vertenza.

Conformemente alla promessa fatta al Khedive, io raccomando ai Governi che non hanno ancora aderito alla riforma, di accettare come base degli accordi da prendersi le idee espresse in quella memoria, e ritengo che a qualunque altro partito sarebbe preferibile quello che avesse per effetto di conservare un regime uniforme per tutti gli stranieri in materia di giurisdizione civile e penale; ciò nondimeno, desidererei che V. S. domandasse al Governo presso il quale Ella è accreditata, quale impressione abbia prodotto in lui l'ultima proposizione fatta da Nubarr Pascdà all'Italia ed' alla Germanda, e quale ri!sposta il Gabinetto· di Berlino intende fare a quella proposizione.

Nella stessa occasione, Ella potrà assicurarsi se il Governo germanico sia realmente disposto a dividere con noi le idee espresse nella memoria italiana da me più sopra citata.

199

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4508. Therapia., 18 novembre 1872, ore 19,10 (per. ore 20,25)..

Dans la réunion du col'[)s diplomatique d'avant hier on a été d'avis que pour trancher la difficulté surgie entre la France et l'Egypte on pourrait soumettre à une comrnission de délégués la recherche des garanties dont devraient etre entourés l'exercice du droit que Ies nouveaux trribunaux auraient de connaitrre des crimes et délits commis contre l'exécution des sentences ai.nsi que la définition des causes de ces crimes et délits. France avait déjà accepté commission, mais avec des reserves aux quelles Vice Roi ne pouvait consentk. Ambassadeur de France a promis dans la réunion d'appuyer près de son Gouvernement projet ci-dessus qui mettrait toute réserve de còté.

(l) Cfr. n. 135.

200

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4509. Therapia, 19 novembre 1872, ore 8,12 (per. ore 10,45).

Ministre des Affaires Etrang!ères m'a parlé ce matin du projet qu'il aurait de rendre la position de la Serbie et de la Roumanie vis-à-vis de l'Empire ottoman identique ou analogue à celle de la Bavtère et du Wurtemberg vis-à-vis de l'Empire Allemand. La Porte leur accorderait tous les droits souverains et l'abanaon des capitulatiooo en échange de l'unifi:cation militaire telle qu'elle existe en Allemagne. Il en a déjà parlé aux agents de Serbie et de Roumanie, qui en référeront à leurs Gouvernements. J'ai dit comme opinion personnelle, que l'idée pouvait ètre bonne, mai.ts que je doutais qu'elle fut réaltsable. L'Ambassadeur d'Angleterre m'a dit qu'il l'appuyait, mais le général Ignatieff la qualifie de grande folie. Il espère qu'elle n'est pas sérieuse, car autrement elle serait la cause des plus graves complications. Il m'a fait comprendre assez clairement que la Russie s'y opposerait de toutes ses forces.

201

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AD ALESSANDRIA D'EGITTO, G. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 201. Cairo, 19 novembre 1872 (per. l' 1 dicembre).

Con precedente rapporto del 16 corr. (l) ebbi l'onore di rimettere all'E. V. la comunicazione scritta dell'opinione di Berlino sulla riforma giudiziaria, e riferire le possibilità dell'adesione della Francia a che i nuovi tribunali giudicassero le contravvenzioni, crimini e delitti commessi contro i Magistrati ed Ufnciali di GiusUzia nell'esell"'cizio delle loro funzioni, o ad essi irn.rputabili.

Sembra che la questione abbia proceduto anche un passo piu innanzi a Costantinopoli per ciò che riguarda la riforma penale. Ieri sera S. A. il Vkerè mi ha comunicato un telegramma ricevuto da Nubar Pascià, e ne trascrivo la copia che mi ha rimessa: • 16 novembre -Dans la réunion il a été établi du consentement de l'Ambassadeur de France que la question de juridktion criminelle serait appliquée dans Le courant de cinq ans dès que les tribunaux auront inspiré confiance et que la nécessité etc.: voici le texte pour la Constitution de la Commissdon que les .Ambassadeurs ont rédigé et qu'ils doivent soumettre à leurs Gouvernements en 1eur rfaisant connaitre que cette récl:adion a leur approbation unanime. La Commission serait chargée d'étudier les garanties dont le Gouvernement Egyptien devra entourer l'exercice du droit qui serait aocordé aux nouveaux tribunaux de connaìtre des crimes et délits com

mJs ·Contrc le:s Magistrats et officiers de justke dans l'exercice de leur fonctions: et contre l'exécution des sentences, de définir fa nature et les différentes catégories de crimes et délits •.

* Secondo queste notizie paìl'rebbe dunque che un accol'do generale delle Potenze per la riforma civile è un fatto compiuto, poiché si può ritenere per certo che il Governo Egiziano, ottenendo 1che i nuovi tribunali possano giudicare i crimini e delitti commessi contro i Magistrati ed officiali di giustizia nell'esercizio delle loro funzioni, non farà opiJ)osizione alcuna alle modificazioni di dettaglio ,chieste da alcune Potenze. Per la riforma penale avendo il Governo francese accettato la proposta del Viceré, che riferii con mio rapporto del 4 ottobre scorso (1), che sarebbe introdotta nel coìl'so di cinque anni, e la convocazione d'una Commissione per studiare le •garanzie offerte dall'Egitto, e la necessità di impiantarla, non può essere dubbia l'adesione dell'Inghilterra dell'Austria e della Russia* (2.). Ora di tale •proposta la Francia vuoi attribuirsene iL merito, e l'Allemagna potrebbe pretendere d'averla preceduta, mentre come saggiamente lo dice il Vicerè, tutte hanno finito per adottare idee e proposte· già da gran tempo suggerite dall'Italia.

Di queste notizie di certo l'E. V. sarà accuratamente ed in tutti i loro dettagli informata dalla R. Legazione a Costantinopoli, mentre su comunicazioni tele.grafiche io non [!X)SSO che vagare sul generico, e perciò mi limito raprportare le impressioni locali.

(l) Non pubblicato.

202

IL MINISTRO DELLE FINANZE, SELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. 337. Roma, 20 novembre 1872 (per. il 21).

Per notizia e nom1a del suo onorevole Collega degli Affari Esteri, il sottoscritto crede conveniente comunicare in copia i ·qui uniti documenti, concernenti l'offerto e rifiutato pagamento della rendita, che ai termini della legge sulle guarentigie ·costituisce la dotazione della Santa Sede.

ALLEGATO I.

SELLA AD ANTONELLI

Roma, 12 novembre 1872.

La legge del 12 maggio 1871, n. 214, nel conservare a favore deUa S. Sede una d01tazione .annua di L. 3.225.000 stabiMsoo .ohe debba esseTe msoritta nel Gran Libro de[ Debito Bubblico in fo11111a di rendita perpetua ed inali1enabile nel nome della Sania Sede esente da ogni specie di tassa od onere .gov:ernativo, comunale·

-o provincia<le.

Questa ren.dtta fu effettivamente insoritta nel Gran Lilbro del Debito Pubblico per R. decreto del 24 febbraio 1872. Ma a diffevenza de1l'e aJltre inscrizionà del Debito Pubblàco, le quali lSOilO ;pagabhli 1a rate ,semestraU postidpate, l'inscrizione reLativa alla S'anta Sede è come ,la lista Civile di S. M. U Re, pagabile a rate mensHi antLcilpate. Berò anche a queste isi 'applicano ile disposizioni l'elative alile pre,scrdzioni ~quinquennali ~stabilite dall'art. 37 deillla legge 10 lugLio, n. 9, sul Gran Libro del Debi~to Pubblico.

E non sdlo Ja rendi!ta :liu effettivamente 'i!nscritta nel Gran Li!bro, ma è anche allestito il certificato d'iscrizione suLLa presentaziorne del quaile per parte del delegato della Santa Sede, i pagamenti si farebbero.

Cl'edo obbligo del!l'Ufficio mio il portare questi fatti a ~conoscenza del'l'E. V., ed .il dichiarare che il predetto certificato d'~nscrizione è a disposizione del,1a Santa Sede.

.ALLEGATO II.

ANTONELLI A SELLA

Dat Vaticano, 13 novembre 1872.

Avendo portata ~la mia attenzione al pregiato fo~o 1n.dfu:izzatomd da V. E. il 12 del corrente, n. 1526, non esito di significar1e che ~1e disposizioni contenute ne1la leg.ge, cui esso accenna, non ~ssono essere ri!oonosoi.ute dal S. Paoce, il quale pronunziò 'al mondo cattoliiCo ii ,suo giudi:mo suJle medesime, tanto con (L'Enciclica del 15 maggio dello scorso anno di!retta. aiUI.'EpiJScopato OattooLco, quarnto con la allocuzione del 27 ottobre de11'anrno stesso. Le .sarà qui.rndd agevoLe il comprendere di per sè che il S. Padre, dopo la violenta OOCJUIPazione dei suoi ,stati e della sua Capitale, non può dconoscere aLcun atto emanato da chi ha ~commesso questo spoglio; e ~che quaLunque 1siano ,le C01111Seguenze che d:a ,questo fatto possono deriVal'e alla 1sacra di :Lui persona, egli non furà mai a1Jcun atto del qU/éllle possa venir pregiudizio agl'imprescrittibili diritti della S. Sede, che ha in obbligo di conser

vare intatti. Laonde preferirà ,semp!"e di vivere coi soccoll'IS'i della generosa carità dei :liedeli, di queJlo che dcevere ,sotto qua:1u.nque forma un assegno dal Go~verno cui l'E. V. appartiene.

Dopo tutto iclò vedrà bene l'E. V. -essermi impossibile di delegare aLcuna persona pel ritiro del titolo del:la vendilta dd L. 3J225.000 'sul deb~to pubblico come dotazione riservata alla S. Sede.

Nel !l'ender ,grazie a V. E. della ~sua !>['emura nel darmi la comunic~one di che trattasi...

ALLEGATO III.

SELLA ALLA DIREZIONE GENERALE DEL DEBITO PUBBLICO

Roma, 19 novembre 1872.

Dopo ohe la !Legge del 13 maggio 187,1 detta de11ffie guaa:entigie ebbe assegnato alla Santa Sede la dotazione annua 'di L. 3.225.000, e ~dopo che per dare a questa legge esecuzli.one intera e accomodata a1le contingtbiJ:i esJg,enze della Coote Pontificia, fu curata la inscrizione nel Gran Libro del Debito Pubblico di una rendita corrispondente, e ne fu eccezionalmente fissato i1l paga:rrumto, come della lista civile di S. M. dl Re, in rete mensili anticipate, l'astensione nella quale si era mantenuto e ~si manteneva [!J. Santo iPadre, non Ticell'cando il titolo nè chiedendo il pagamento della rendita, dovè farmi -consi.deraJre se e per ~quanto tempo dovesse iJ. tesoro dello Stato tenere a disposizione Ulila somma ingente pei mesi e per gli anni che decorressero senza rLchiesta di pagamento.

Ciò mi conduceVlll naturalmente ad esaminare quale prescrizione fosse awli

cabile alle rate scadute di tale assegno: se quella di due anni poctata dalla il.egge

9 maxzo 1871, n. 102 (serie 2 a) per tutti illldiiStiJntamenre gli éiiSSegni fissi personali a carico dello Stato; o quella di cinque anni stabilita dalla (!Jegg~e 10 luglio 1861,

n. 94, sul Gran Libro del Debito Pubblico per le rate di rendita non reclamate. E poichè in taJ.e indagine il cr1terio di !Pl"eferenza per questa seconda mi parve chiaramente indic:arto dal<la ,leg~ge 5ulle ,guaJl'leiJlJtigi·e, la quale, fissando la dotazione a favore della Santa Sede, parl.aiva di rend11Ja annua, e .questa rendita voleva inscritta nel liiJbro del Debito Pubbl1co, cosi mi detti premUTa di scrivere off!iciaimente in ,draJta 12 corrente a S. E. il Cardinale Antoarelli, in primo luogo per annunziargli che la iscrizione della rendita era stata già eseguita per r.d. 24 febbraio 1872, ed era anche app<U"ecchiato e posto a disposizione del Santo Padre un certificat& d'iscrizione, sulla presentazione del quale savebbe.ro stati :liatti i pagamenti al Delegato della ,santa Sede, ·ed in ,secondo luogo per mettevlo in avvertenza che anche a questa rendita si applicavano le disposizioni dell'art. 37 della legge sul Gran Libro del Debito Pubblico intorno alla prescrizione.

Alla mia lettera rispondeva nel g~orno 'successivo con 1ettelt'a del pari officiale il Cardinale A!lltonelli rifiutando in modo assoluto a nome del S. Padre, tanto H titolo della rendita, quanto 11. pagamento deille rate, e ta1e rifiuto esprimeva con parole così solenni e categoriche da dimostrare inutile ogni altra indagine sui termini della prescrizione, mentre sussistono attualmente quelli di una formale rinunzia ·allie rate deLla rend~ta decorse, ed a queJle· deoo!l'Tibili in futuro finchè non intervenga altro atto della Santa Sede si<gnifioativo dd volontà diversa.

A compl1emento pertanto del debito mio in proposito, a<ltro non mi rimane, che restituire a codesta On. Dicr-ezione GeneTale deJ Debito Pubblico .iJl certificato d'isc.rizione, unendovi ,copia delaa lettera .scritta a..I Cardinal AntoneJli e l'originale stesso della risposta di lui, pe11chè i11 tutto venga gelosamente conservato, siccome l'importanza della cosa richiede.

(l) -Non pubblicato. (2) -Il branò fra asterischi è edito in LV 21 seguito dalla frase seguente: « L'adesione della Germania risulta già dalle istruzioni del Gabinetto di Berlino al suo rappresentante a_ Costantinopoli, istruzioni di cui il Khedive ebbe comunicazione •.
203

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

D. 157. Roma, 22 novembre 1872.

Ella troverà qui unita una copia (l) della nota che in data del 2!5 luglio rappresentanti d'Italia e di Francia hanno !indirizzato al Gabinetto d'Atene per ottenere un'equa soluzione dell'affare del Laurium.

Da più di 18 mesi questo affare non progredì d'un passo ed il Governo greco 1Si. è sinora dimostrato irremovibile nel rifiuto opposto alla proposizione che g}i abbiamo fatto per conciliare i suoi interessi con quelli della società concessionaria senza allontanarsi dai termini di quanto la giustizia richiese e la dignità consente. La nota dei rappresentanti d'Italia e di Francia fu approvata dai due Governi, i quali convennero però che si dovessero ancora interessare i Gabinetti che aveano fatto 'precedentemente qualche paSiso a Roma ed a Parigi, perché vogliano impiegare la loro influenza ad Atene, consigliando· quel Gabinetto in un senso di conciliazione. A tale SICO'PO ho scritto ai RR. rappresentanti a Vienna e Pietroburgo un dispaccio di cui Le mando copia.

V. E. conosce per quAle motiv:o dovetti sin da principio astenermi dall'insistere presso il Gabinetto inglese per ottenere l'appoggio in questa vertenza. D'accordo con la Francia noi avevamo officiato codesto Governo affinché con

cedesse che il suo rappresentante in Grecia fosse assunto alle funzioni di presidente del consiglio arbitrale. Questa circostanza ci toglieva la facoltà di chiedere al Governo della Regina di fare dei passi che avrebbero potuto essere interpretati come l'effetto d'un suo giudizio sul fondo stesso della controversia. Ora però io non vorrei che il Gabinetto inglese potesse supporre che da noi non si desideri tenerlo informato del seguito delle trattative ed anzi io ritengo che allo stato presente delle cose una potenza protettrice della Grecia ed amica dell'Italia debba essere informata delle difficoltà esistenti nelle relazioni internazionali dei due paesi.

Ella vor:rà dunque, .signor Ministro, ispill"arsi ai sentimenti espressi in questo dispaccio e V'alersi delle cose esposte nei documenti annessivi per far conoscere a Lord Granville lo stato presente di questa questione.

(l) Non si pubblica.

204

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 21, pp. 176-178)

R. 231. Therapia, 22 novembre 1872 (per. il 29).

Il giorno 16 del corrente, come ho avuto l'onore di darne avviso per telegrafo a V. E. (1), ebbe luogo un'adunanza del Corpo Diplomatico presso il Decano del medesimo, signor Generale Ignatiew, Ambasciatore di Russia.

Questa adunanza fu tenuta in seguito alle ripetute istanze di Nubar Pacha, il quale desiderava tentare un ultimo sforzo per vincere le difficoltà messe innanzi dalla Francia nel riconoscere ai nuovi Tribunali il diritto di procedere .contro i delitti e crimini commessi in occasione della esecuzione delle sentenze da loro emanate.

L'Ambasciatore d'Inghilterra e il Ministro Austro:ungarico, sebbene privi di istruzioni precise dei loro rispettivi Governi finirono per consentire ad intervenire all'adunanza che fu quindi al completo.

Nubar Pacha incominciò dal dare spiegazioni sopra lo spiacevole malinteso intorno alla nomina dei giudici, a cui alludeva la lettera particolare da lui diretta al Conte di Vogiié *e da me trasmessa in copia a V. E. con ra.ppodo delli 25 Ottobre p.p. al n. 223 Politico * (2).

Ei pare che in un colloquio privato avuto con Nubar Pacha, l'Ambasciatore di Francia intendesse che l'Egitto lascerebbe al Ministro della Giustizia di Francia la nomina dei ,giudici dei nuovi Tribunali. Egli tele.grafò dunque a Parigi siffatta ~mportante concessione da parte dell'Egitto, e n'ebbe in ri:SIPosta che in vista della medesima, la Francia non trovava più ragione di niegare ai nuovi Tribunali così coffiiPOsti la 'competenza· in materia di crimini e di delitti commessi contro la esecuzione delle loro sentenze.

Nubar Pacha disse esser molto dolente di aver forse malamente spiegato il suo concetto e di aver quindi indotto involontariamente in errore il Conte

di Vogiié. Egli non poteva aver preso con lui un impegno che sarebbe stato· in contraddizione flagrante colle dichiarazioni da lui fatte innanzi alla Commissione internazionale del Cairo, in ordine alla nomina dei giudici che dovea essere sempre riservata al Khedive; abbenché questi s'impegnasse dal suo can· to di rivolgersi ai Ministri di Giustizia dei diversi Governi Esteri per interrogarli sulla scelta e pregarli di fargli delle proposte. Egli aveva voluto dire· soltanto che i nuovi Tribunali così composti offerivano tutta la possibile garantia per che si potesse affidar loro la cognizione di delitti e crimini commessi in offesa dei loro giudicati.

Continuò •poscia S. E. a parlare della necessità in cui trovavasi il Governo Egiziano di insistere per ·che la competenza nel procedere contro delitti e cri. mini di tal natura fosse riconosciuta ai nuovi Tribunali, i quali altrimenti perderebbero bentosto ogni prestigio innanzi agli occhi della popolazione sia indigena che estera. • Un Magistrato •, diceva egli, • che non possedesse i mezzi di rendere esecutorie le sue sentenze e dovesse ;perciò dipendere dal beneplacito di 17 Consolati esteri, sarebbe di fatto un Magistrato esautorato •.

Il Conte di Vogiié rispose che la Francia riconos,ceva ed ammetteva fino ad un certo punto il valore degli argomenti addotti da Nubar Pacha in sostegno della sua tesi, ma essa non sapeva risolversi a far l'abbandono di uno dei due più importanti diritti che le capitolazioni accordino agli stranieri residenti in Egitto, la inviolabilità cioè del loro domicilio, senza che pria le vengano offerte garanzie tali da renderla sicura di ogni abuso che potesse farsi di sì enorme concessione.

Disse che la Francia, in via di conciliazione, avea consentito che una commissione speciale di delegati fosse radunata con l'incarico speciale di ricercare siffatte garenzie, ma aveva creduto qwortuno di a.ggiungere la riserva che esse non dovessero mai recare offesa alle vigenti capitolazioni.

Ma il Governo Egiziano non volle daPJP~ima ammettere tale riserva, poscia pure ammettendola, cercò di neutralizzarla, domandando si ag·giungesse la clausola, purché fosse interdetto ogni intervento ai Consolati Esteri nella esecuzione delle sentenze. Conchiudeva il Conte di Vogiié col dire che anche volendo, il Governo di Francia non avrebbe la ·facoltà di accondiscendere ai desiderii del Governo Egiziano, dappoiché legato dalla legge del 183-6, che regola la giurisdizione dei Consolati francesi in Levante, sarebbe d'uopo che una nuova legge della Assemblea Nazionale venisse a distruggere o modificare gli effetti dell'antecedente.

A tal punto della discussione credetti opportuno d'intervenire facendo os

servare che non pareva veramente necessario che il mandato da darsi alla Com

missione fosse circoscritto da riserve di sorta alcuna. Queste riserve possono

far parte delle istruzioni da darsi ai delegati, e per siffatto modo sarebbero

certamente valutate e discusse dalla Commissione, ma non vedevo perché si

dovessero ammettere o consentire a priori. Se il parere della Commissione

risultasse favorevole alle p.roposte egiziane* io credevo che anche* (l) il Go

verno Italiano, accogliendolo, avrebbe d'uopo cl:i rivolgersi al Parlamento per

essere autorizzato con legge a dare ad esso la sua sanzione. Ma si•ocome la Commissione da no~:ninarsi non pareva, alrrneno per quanto a me constava, che dovess,e aver voc·e deli:be·rativa, così ne veniva per conseguenza che la Ubertà d'azione dei singoli Governi rimaneva semp·re intatta ed invulnerata.

* Questa [Proposta che io m~si innanzi nella certezza di bene interpreta,re le precedenti istruzioni dell'E. V., fece una ·certa impressione ~sul Conte di Vogiié, che fu lieto di aff·errarla come un'ancora di salvezza, ·come un mezzo di uscire dalle presenti difficoltà, e dqpo lunga e ·confusa discussione, * (l) finì per incontrare il generale gradimento dei colleghi convenuti all'adunanza.

Fu dunque convenuto che ciascuno di noi raccomanderebbe al rispettivo Governo la seguente proposta:

• La commission serait chargée d'étudier les garanties dont le Gouvernement Egy;ptien offre d'entourer l'exercke .du droit qui serait a:ecordé aux nouveaux Tribunaux de connaitre des crimes et délits commis contre les Magi.strats et officiers de justice, dans l'exercice de leu11s fonctions ou contre la exécution des ,sentences, de défini•r la nature et les di1fférentes catégories de ces crimes et délits •.

Nubar Pacha è stato oltremodo soddisfatto di un tale risultamento e me ne ha espresso tutta la sua gratitudine.

(l) -Non pubblicato. (2) -Le parole fra asterischi sono omesse in LV 21.

(l) In LV 21 • era probabile che •.

205

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4522. Parigi, 23 novembre 1872, ore 15,18 (per. ore 16,56)..

Je reçois à l'instant une lettre de M. de Rémusat qui contient ce qui suit:

• Vous pouvez assurer à M. le Ohevalier Visconti Venosta que l'incident de la commission du Mètre n'est pa.s de nature à se il"enouveler et que le Gouve['nement français veillera à ce ·qu'il ne s'y passe rien qui soit de nature à exciter les justes susceptibilités du Gouvernement italien •.

206

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

Parigi, 23 novembre 1872 (per. il 26).

Ho l'onore di accusare ricevuta dei due dispacci di Serie politica N. 42'4 e 425 (2.) che l'E. V. volle indirizzarmi in data dell'll e del 14 novembre corrente. Col primo Ella mi segnalò il contegno delle Autorità francesi verso i

viaggiatori italiani nei dipartimenti di frontiera; col secondo l'E. V. si compiacque di inviarmi la copia d'una nota del R. Minisko dell'Interno relativa a varie visite che avrebbero fatte alcuni ufficiali francesi su certi punti strategici del territorio del Regno verso la frontiera di Nizza.

Raccolsi in una nota verbale i diversi fatti menzionati nel primo dei detti dispacci e la rimisi ieri colle opportune osservazioni verbali a S. E. il Ministro degli Affari Esteri della RepubbHca.

Il signor di Rémusat mi rispose anzitutto che nulla è più contrario ai sentimenti del Governo francese che il pensiero di cattivi trattamenti o di dimostrazioni in qualunque modo ingiuriose verso gli Italiani che vengono in Francia. Egli mi assicurò che esaminerebbe con cura i fatti da me espostigli, che chiamerà sopra di essi l'attenzione del Ministro dell'Interno e provvederà le necessarie istruzioni alle Autorità locali della frontiera, affinché siano richiamate, ove occorra, all'esatto adempimento del loro dovere verso i nostri concittadini che entrano o si trovano in Francia.

(l) -In LV 21 al posto del brano fra asterischi vi è la frase seguente: • A questa propost~ che io misi innanzi perché suggeritami dalle precedenti istruzioni dell'E. V.. il conte d1 Vogiié dichiarò di associarsi e, dopo lunga discussione, la medesima •· (2) -Non pubblicati.
207

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1961. Parigi, 23 novembre 1872 (per. il 26).

Ho ricevuto regolarmente i due dispacci che l'E. V. mi fece l'onore di seri

vermi relativamente alla ·questione del Laurium, in data del 9 e 17 corrente,

nn. 423 e 426 di Serie .politica (1).

In due successive udienze ho intrattenuto S. E. il signor di Rémusat in

torno al contenuto di questi 2 dispacci. L'opinione del Ministro francese degli

Affari Esteri è pienamente concorde con quella dell'E. V. intorno al modo d'ap

prezzare la recente sentenza della Corte d'Appello d'Atene ed intorno alle con

seguenze di questo giudicato.

Il signor di Rémusat vede in questo fatto una •ragione di più .perché i due Governi d'Italia e di Francia persistano nella loro giusta domanda e provvedano per ottenere una soluzione ch'è ora divenuta più che mai ur.gente. Senon·Ché la SIPOCie di ·crisi di Governo che sopravvenne a Versa,glia ha impedito il signor di Rémusat di portare la questione dinanzi al Consiglio dei Ministri ·~d al Presidente della Repubblica e di proporvi la condotta da adottarsi, d'accordo coll'Italia, verso ìl Gabinetto ellenico. D'altra .parte il signor di Rémusat attende ancora nuovi dispacci da Atene e desidera, prima di adottare misure definitive, conoscere il risultato degli uffici fatti dai Rappresentanti di Francia

e d'Italia a Vienna ed a Pietroburgo, e conseguentemente quelli che i Governi

di Russia e d'Austria han dovuto far fare presso il Governo greco.

Per ciò che spetta alla presentazione eventuale di documenti di origine

francese al Parlamento italiano, il signor di Rémusat a cui partecipai l'indi

cazione mandatami dall'E. V. dei dispacci e delle note del signor Giulio Favre,del signor De La Villestreux e del Marchese di Sayve, è d'avviso che in regola generale non convenga pubblicare documenti sopra una questione pendente; tuttavia egli lascia l'E. V. giudice del da farsi per quanto concerne il Parlamento italiano. Egli pensa che i documenti indicatigli non devono contener nulla che non sia ragionevole, e si rimette in ciò alla prudenza ed al tattodell'E. V. Il signor di Rémusat aggiunse che naturalmente per conto suo non aveva l'intenZJione di pre,sentaii"e all'Assemblea Nazionale, almeno per ora, alcun documento relativo a questa questione.

Il signor di Rémusat mi ha assicurato che in ogni caso, prima di prendere una risoluzione definitiva, avrà cura d'informare l'E. V. per gli opportuni concerti, sia per mio mezzo, sia .per mezzo della Legazione francese a Roma.

(l) Non pubblicati.

208

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Parigi, 23 novembre 1812

Ieri uscendo dall'udienza di M. de Rémusat Vi ho spedito il seguente telegramma:

• M. :de Rémusa·t vient de me dire qu'en présence de la crise actuelle il n'a pas encore IPU prendre les concer:ts nécessaiii"es avec le Ministre du Commerce pour régler les actes ultérieurs de la Omlmission du Mètre. Mais dès à ~présent il m'a autori.rsé à Vous confirmer que de la part du Gouvernement français les faits qui ont donné lieu à l'incident Secchi ne se renouvelleront plus •.

Questo telegramma contiene il sunto della risposta datami da M. de Rémusat intorno al contenuto della vostra ultima lettera.

Ho comunicato, per maggior sicurezza il telegramma a M. de Rémusat. Mi sembra quindi che per parte nostra si siano prese tutte le precauzioni per non essere smentiti in aV'venire in ordine alle assicurazioni dateci dal Governo francese. Nell'udienza di ieri dissi anche una parola al Ministro degli Affari Esteri. intorno all'eventuale presentazione al nostro Parlamento dei documenti relativi a quest'incidente del padre Secchi. Rammentai a M. de Rémusat la lettura da me fattagli del mio dispaccio del l o ottobre, e la poca concordanza delle sue dichiarazioni verbali contenute in quel dispaccio colle spiegazioni dateci per iscritto. Il signor de Rémusat mi osservò che le spiegazioni verbali datemi al primo momento erano l'espressione del suo sentimento, e della sua impressione ed aggiunse che non sempre ciò che può dirsi a voce può essere ripetuto in una nota ufficiale. M. de Rémusat pensa che la sua ultima nota, accompagnata dall'assicurazione datami ieri e dalle spiegazioni datemi prima intorno alla costituzione del comitato permanente, dovrebbero bastare perché il nostro Parlamento fosse soddisfatto. Esso teme che la pubblicazione di tutta la corrispondenza non gli susciti all'assemblea intel'pellanze e discussioni dan

203·

nose. Del resto si rimette in ciò, come per la corrispondenza relativa all'af. :fare del Laurium alla vostra prudenza ed al vostro tatto. Quanto a quest'ultima corrispondenza però, M. de Rémusat mi disse che d'ordinario non si sogliano pubblica·r documenti sopra questioni pendenti.

La crisi di Governo dura da parecchi giorni e durerà forse ancora per qualche tempo. La situazione è oltremodo difficile. La maggioranza dell'Assemblea, la destra sopratutto accus.a il signor Thiers di tendenze verso la sinistra, e lo accusa poi specia1mente d'aver proclamato nel suo messaggio la legalità della Repubblica, senza averne il diritto, senza aV'erne il mandato. D'altro lato il 'signor Thiers •che si sente <liPPOggiato dal Paese e che presente che le elezioni futuve saranno re;pubblJ.cane, è poco disposto a :cedere alle insinuazioni della àestra. Ieri il IS'ignor Thiers si recò in seno alla Commi:ssione Kerdrel e parlò a lungo. Troverete nel Soir un estratto di questo dtscorso. H signor Thiers dinanzi alla Commi,ssione mi fa un po' la figura d'un accusato che si discolpa. Temo molto che non se n'esca bene. Vi sarà un replatrage ma l'equivoco si manterrà e il Governo e il presidente ne usciranno diminuiti. E questa dianinuzione d'Autorità nel C!l!Po visibile del Governo nuocerà senza dubbio all'andamento del Governo stesso, e ,provocherà più tardi altre esplosioni. Non potrei dirvi ancora quale sarà il modus vivendi che sarà· adottato. Ma il :n1sultato a cui la destra vuol aNivare è questo: eiSicludere più o meno il signor Thiem dall'.Alssemblea; e giacché non si può avere una monal'chia ed un monarca, avere alnleno il Governo in mano ed esercitare il potere per mezzo d'un Ministro responsabile, dipendente dalla maggioranza. Col temperaanento ben conosciuto del si.gnor Thiers e •colla tendenza attuale del paese mi sembra difficile che un tal sistema possa avere lunga vita.

Certamente se in Francia le popolazioni e i membri dell'Assemblea fossero

saggi, l'esperimento d'un sistema ·Costituzionale conservatore, anche senza mo

narchia, sarebbe desiderabile, e questa soluzione allo stato delle cose sarebbe

la migliore. Ma come fare tali esperimenti e con probabilità di riuscita in un

paese, ove la bassa classe è comunista, e il resto si divide tra giacobini e cle

ricali?

P. S. -Ricevo, al momento di chiudere questa lettera, un biglietto del signor de Rémusat 1che vi ma.n:dlo in originale (1). Esso •con:lierma per iscritto le assicurazioni datemi di viva voce sull'incidente Secchi.

209

IL CONSOLE GENERALE A DUBLINO, CATTANEO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2. Dublino, 27 novembre 1872 (per. il 2 dicembre).

Una riunione di personaggi influenti, appartenenti al partito clericale, ebbe luogo iexi in Dublino, per inaugurare l'Associazione Cattolica d'Irlanda fon

datasi testè in questa sulle basi e coll'istesso scopo di quelle esistenti in varie parti del continente.

Presiedevala Lord Granard ed erano presenti un gran numero di prelati, fra cui il Cardinale Cullen, ·qualche membro dell'aristocrazia Irlandese ed alcuni soci della Lega N. S. Sebastiano.

Lord Granard espose, nel suo discorso inaugurale, che l'oggetto della riunione ed i motivi per cui raccomandava ai cattolici irlandesi di favorirla, era la protezione degli interessi cattolici contro le usur:pazioni del potere civile.

L'Irlanda, esso disse, quantunque sia la prima fra i popoli cattolici per la sua devozione v·erso la Santa Sede, era però l'unico paese in cui non vi esistesse un'associazione per la protezione degli interessi della Chiesa.

Ora però imitando !'·esempio della Francia, della Germania e dell'America, l'Irlanda inaugurava la sua Associazione Cattolica sotto gli auspici e coll'approvazione del Cardinale Arcivescovo e di altri distinti prelati della Chiesa d'Irlanda. Con quest'associazione la voce della Cattolica Irlanda in unione a quella dei difensori di Sua Santità in tutte le altre parti del mondo, protesterà contro la spogliazione del Vicario di Cristo, la persecuzione degli ordini religiosi e contro i persistenti attentati dell'autorità secolare all'autorità della Chiesa e dei genitori sull'educazione della gioventù. Scopo predpuo dell'.AJSsociazione essere il sostenere con ·qualsiasi mezzo a disposizione la causa del Pontefice attualmente prigioDJiero nel suo palazzo, spogliato dehle sue crendite, dipendente pel mantenimento e sostegno della sua dignità e della sua amministrazione dalle contdbuzioni dei fedeli irlandesi. Doversi quindi dall'Associazione sped:ke al Santo Padre un indirizzo di swpatia e devozione, similmente esprimere all'alto clero della Germania la viva ammirazione dei cattolici d'Irlanda per la resistenza spiegata contro l'usurpazione di quel Governo, e protestare contro questo •per l'espulsione dei gesuiti e contro l'iniqua legge per la spogliazione .degli ordini religiosi in Italia.

Infine dopo aver parlato a lungo sulle condizioni della Chiesa sul continente e sulla possilbilità che eguali persecuzioni possano aver luogo in Irlanda, Lord Granard propose la nomina di un Comitato al quale affidare la direzione degli affari dell'Ass.ociazione.

Eletto il Comitato !furono proposte ed approvate le seguenti risoluzioni:

2° Un indirizzo d'approvazione della condotta del Clero Cattolico di Germania e di protesta contro la politica del Principe Bismarck.

3° Per approvare il contegno del clero di Ginevra e protestare contro l'insolente operato dell'autorità di quel Cantone per la sua pretesa di controllare l'autorità della Sua Santità.

4° Per delegare il Comitato dell'Associazione a dare evasione alle tre pre<Cedenti risoluzioni. 5° Per protestare contro l'iniqua persecuzione dei Governi d'Italia e di Francia e Germania contro le corporazioni reli:giose.

~-Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

Pdma che la seduta si sciogliesse il Cardinale Cullen prese la parola e dopo essersi congratulato coll'associazione sul risultato della sua prima riunio-· ne ed espressa la sua ferma convinzione sul definitivo trionfo della Chiesa, disse che Titornato di breve da Roma poteva a:ssicm'are l'Associazione che la gran massa del popolo italiano era così devota al Santo Padre, quanto gli stessi irlandesi; che l'aristocrazia romana ·gli era ugualmente affetta; che non ha guari quest'ultima aver presentato al Santo Padre un indirizzo nel quale dk:hiarava che non avrebbe riconosciuto altro Sovrano che Pio IX; che era dolente però· di soggiungere che i Vescovi che erano testè stati nominati dal Papa erano perseguitati, che il Governo Italiano aveva confiscato i loro beni e li lasciava morire di fame.

Terminò •coi dire ehe ,sperava 'ehe col 'concorso di tutti i buoni irlandesi i mali della Chiesa avrebbero cessato.

Ho l'onoil'e di compiegare al presente un brano (l) del giornale il ·Freeman's,, che eontiene in disteso il rendiconto di questa prima riunione deU'AStSociazionedal quale, in fretta, mi sono provato di trarne un sunto in traduzione.

(l) Non si pubblica. Cfr. n. 205.

l 0 di spedire un indirizzo di simpatia al Santo Padre. Questa proposta fu approvata ad unanimità dopo un lungo discorso di certo Eduard Maguire, nel quale non dgpa.rmiò, •come al solito, i rpiù violenti vitupen contro di S. M. il Re ed il Suo Governo.

210

IL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 187. Lisbona, 27 novembre 1872 (per. l' 8 dicembre).

All'oocasione del Circolo di Corte .pel giorno natalizio del Re, l'Incaricato d'Affari della Santa Sede ha vivamente pregato Sua Maestà di interporre i Suoi Reali buoni' uffici presso il Nostro Augusto Sovrano relativamente agli affari di Roma in generale ed in ispecial modo per la legge delle Corporazioni Reli-giose.

Il Re rispose a Monsignore Matera non potere né volere mischiarsi personalmente, né tampoco il suo Governo, nei nostri affari di politica interna, ché tali erano rpur quelli dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato, e quanto alle corporazioni religiose tanto meno potere aderire alle istanze di Monsignore· ché il Portogallo ha già da gran tempo una legge che non riconosce, con tutte le sue conseguenze presenti e future, la personalità di Ente morale nelle corporazioni predette e però il Suo Augusto Suocero, V. E. ed il Governo Italiano avrebbero pieno diritto di declinare non solo dei buoni u:flficii, ma dolersi puranche che fossero fatti.

Monsignore Matera tentò di persuadere il suo Augusto Interlocutore che la posizione era eccezionale rimpetto a Roma, ma S. M. mantenne il suo rifiuto consigliando anzi al Vaticano la conciliazione con l'Italia nell'interesse politico e religioso.

Non avendo io ,potuto aStSi-stere al Circolo di Corte pe:vché ammalato da più settimane, andai giorni sono a ringraziare il Re ad Ajuda rper aver fatto· prendere ripetutamente mie notizie e S. M. degnò raccontarmi quanto precede.

Seppi posterio:runente che Monsignor Matera si mostrò assai dispiacente per la rLsposta Sov['ana, tanto più che il Ministro degli Affari Esteri, signor Corvo, confermò poscia le parole Reali e tenne lo stesso linguaggio all'Incaricato della Santa Sede.

Non ho d'uopo pregare V. E. di ritenere questa benevola comunicazione Reale come intieramente confidenziale e riservata. Recenti notizie di Roma affermano che in qualunque evento il Papa mantiene fermo il suo proposito di rimanere a Roma.

(l) Non si pubblica.

211

IL MINISTRO A L'AJA, BERTINATTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

:R. CONFIDENZIALE 83. L'Aja, 28 novembre 1872 (per. il 4 dicembre).

Ebbi ieri una vivissima discussione. benché nei termini i più cortesi, col .signor Fransen Van de Putte, Ministro delle Colonie, in conseguenza della notizia contenuta nei periodici: che noi eravamo in procinto, mercè un navigl-io aLlestito ad hoc, di prender possesso di Borneo onde ivi stabilire, anzitutto, una coLonia penale, e dar quindi, mercè di essa, un proporzionato sviluppo al nostro .commercio, ed alla nostra marineria a seconda di quanto già fecero, precedendoci nella stessa via, ed adoperando gli stessi mezzi, altre nazioni marittime, e sovrattutto l'Inghilterra.

Il mio 'collocutore si dolse in modo $eciale dei signori Capitani Racchia e Cerruti, che, accolti come furono con tutti i maggiori riguardi dalle loro autorità ·Coloniali, ed OS!Pitati colla ~iù splendida lautezza dai loro residenti, siansi poi mostrati nel seguito, non solo irmnemori del trattamento incontrato nelle Indie neerlandesi, ma altresì ingiusti e parziali, per non dire erronei nei loro giudizi pratici, così parlando, come scrivendo sulle possessioni batave nelle regioni orientali da essi visitate, ed esplorate per conto del Governo nostro.

Si lagnò del silenzio fin qui da noi mantenuto col Governo dei Paesi Bassi al quale la cortesia internazionale avria dovuto suggerire di far qualche amichevole comunicazione in proposito, anziché esporlo a conoscere i nostri intendimenti in via affatto indiretta, cioè per mezzo di Lord Granville, che li manifestò confidenzialmente al loro Ministro presso la Gran Brettagna il signor de Bylandt.

Mi manifestò le sue ~[prensioni r1s,petto alla prO[pinquità di una colonia penale italiana; accennò alle 51Pese che il suo Governo doViTà fare onde prevenire le evasioni dei convicts in aggiunta a quelle cui già deve sobbarcarsi in giornata per liberarsi dai pirati, che hanno incoraggiamenti d'ogni maniera da Singapore nido di !adroni; di criminali venuti da ogni parte del globo, ed indicando i danni, cui si è fin d'ora sottoposti a Surinam per la prossimità di Cayenne, mi soggiunse che la stessa sorte toccherà all'Olanda qualora il nostro progetto sia mandato ad esecuzione.

Continuando sullo stes,so tenore il Van de Putte mi parlò di un console nostrale a Singapore, che si fece a promuovere gli interessi di un sedicente Principe per aver isposata una musulmana che pretendeva titoli di sovranità territoriale nelle loro possessioni, e che fu poscia riconosciuto quale avventuriero, ed impostore, e mi mostrò in seguito una brochure, fatta da lui tradurre, dall'italiano in francese, e che aveva il seguente titolo: La questione deUe· colonie considerata per rapporto aUe attuati condizioni d'Italia per G. Emilio Cerruti. Raccolta di articoli pubblicati neHa Gazzetta del popolo di Torino, aumentati ed annotati daLl'autore, nella qual pubblicazione si volle discernere una ispirazione governativa. Osservai, senz'altro, che uno scritto mandato attorno dalla Gazzetta del popolo non poteva in qualunque modo considerarsi come una pubblicazione officiale. • Questa è_ appunto, mi disse il mio collocutore, la risposta data dal signor V. Venosta al ,signor W. Weckheruin nell'attO' in cui questi prese, or son pochi giorni, commiato da lui onde recarsi all'Aja •.

Chiesi al signor Van de Putte 'se mi parlava come Ministro, o come amico? e poiché egli preferì di parlarmi a titolo privato ed amichevole io presi a favellargli nella stessa maniera aggiungendogli, ad ogni buon fine, che qualora il Barone De Gericke m'avesse intrattenuto più tardi sullo stes1so argpmento· io avrei considerato come nulla e non avvenuta la conversazione attuale, al che egli aderì pienamente. Quanto all'ospitalità accordata ai nostri Capitani Racchia e Cerruti, le cui opinioni individuali e tecniche non potevano fart' oggetto di discussione dissi essere questo un affUIT'e di reciprocità in ordine allaquale noi non saremmo mai venuti meno per parte nostra, e sempreché il suo· Governo ce ne desse l'opportunità in simili circostanze, od altre.

Il non aver fatto partecipazione di sorta al suo Governo dei nostri progetti (ove siano veri, il che non potevo affermare) non implica tal fatto in se stesso, e puramente negativo, alcuna scortesia dal lato nostro, attesoché dessa può· essere giudicata un fuordopera, data l'ipotesi che si voglia occupare un territorio nullius, od acquistato a titolo legittimo, oppure si consideri la presa effettiva di possesso piuttosto come un vantaggio, anziché un danno .pel suo paese, che aveva data appunto una recente prova di somma liberalità, non men che di una savia previdenza politica coll'aver ceduto volontariamente all'Inghilterra la costa di Guinea, alle condizioni onorevoli con cui venne attuata la cessione,. e pei motivi filantropi, che l'hanno suggerito.

Il voler sollevare oggidì contro di noi la suscettività degli olandesi, sempre gelosi quando si tratta delle loro colonie, poter benissimo essere un tema d'opposizione per parte dlel partito cattolico capitanato dall'Internunzio, che cerca di inimicarsi quanti più Governi e popoli esso può, ma non essere un argomento da poggiarvisi sopra per parte di un Governo illuminato e prudente quale è il suo che introdusse successivamente nelle sue colonie il più largo sistema di trattamento nelle sue relazioni cogli altri paesi, e che, coll'abolir che or ora fece dei din-itti differenziali, e delle sovrattasse, diede l'ultimo crollo al sistema protettivo, checchè abbiano fatto o detto in contrario onde opporvisi quegli stessi cattolici batavi che costantemente osteggiano il loro, non men che il nostro Governo per le ragioni che sappiamo. C'est vrai, c'est vrai, mi' rispose il Van de Putte, che io sapevo ,essere S!PeSiSO visitato, al suo ufficio, da; questo Nunzio Papale.

Ignaro della parte attribuita al nostro Console a Singapore nell'affare del sedicente Principe indiano, od arabo che egli fosse, io evitai ogni discussione su questo proposito.

Dissi intanto al mio collocutore che quanto più i comuni nostri nemici s'agitano e si travagliano per far nascere dissensi o conflitti fra i nostd Governi, per quanto sta in loro, tanto maggiori devono essere i nostri reciproci sforzi onde non darla vinta ai loro maneggi, e finii col dirgli che il negozio in distCOil'ISo quando fosse fondato suUa realtà od in giornata, o più tardi, ben' lungi dal poter ii"allentare od alterare le nostre buone relazioni attuali dovrebbe anzi, coll'andar del tempo, servir fra i due paesi come un nuovo e potente nesso onde renderle più intime e più cordiali. Mi parve che l'insieme delle mie avvertenze, fatte all'improvviso, come venni colto, non abbiano prodotto cattivo effetto sul mio collocutore.

Ci latSCiammo, ad ogni modo, nei migliori temnini ed intervenni nella seil"a stessa ad un gran pranzo in casa sua, al quale ero stato invitato qualche giorno prima.

212

L'INCARICATO D'AFFARI A BERNA, MARTUSCELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 185. Berna, 30 novembre 1872 (per. il 3 dicembre).

Facendo seguito al mio rapporto di ,questa serie in data 24 corrente numero 184 (l) col quale prometteva all'E. V. di farLe conoscere il risultato delle ricerche fatte da questo Dicastero di Polizia e Giustizia relativamente alla pubblicazione del Giornale clandestino La Rivoluzione Sociale, sono ora al caso di annunziarle:

Essersi lo stesso foglio realmente stampato a Neuchàtel presso il signor Giol"lgio Guillaurne fiLs, ma che non ne è comparso che un num.ero specimen e che deve ora aver gtà cessato la sua pubblicazione. Era redatto da un tal Laghi" Ticinese, che è partito.

213

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1909. Roma, 2 dicembre 1872, ore 17,25.

Je suis très satisfait des déclarations de M. de Rémusat relativement à l'incident du Père Secchi. C€jpendant je vous prie de les formuler dans un rapport qui puisse au besoin étre communiqué au Parlement si, camme je le suppose, la lettre de M. de Rémusat est confidentielle. Veuillez en outre insister pour que le

Père Secchi ne figure réel!lement dans les protocoles et les écritures de la Conférence 'qu'à titre de savant et non à celui de délégué du S. Siège. C'est à cette condition seulement que nous pourrons permettl'e à nos délégués de signer au nom du Gouvernement du Roi. Je vous ai envoyé hier longue lettre à ce sujet. Mais je ne prévoyais pas l'heureuse issue que Vous me faites entrevoir de cet incident.

(l) Non pubblicato.

214

IL MINISTRO A L'AJA, BERTINATTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4536. L' Aja, 2 dicembre 1872, ore 11,28 (per. ore 20).

Ministre des Affaires Etrangères me prie de vous demander si M. Van der Hoeven Ministre au Japon vous serait agréable dans la meme qualité près de notre Auguste Souverain. Je vous prie d'une réponse par le télégraphe afi.n que le Roi puisse en etre informé sans retard avant son départ pour la campagne. En cas d'agrément ce Ministre partirait pour Rome la semaine prochaine pour présenter ses lettres de créance.

215

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4537. Pietroburgo, 2 dicembre 1872, ore 16,50 (per. ore 20).

Ambassadeur de France a écrit à son Gouvernement qu'il ne croyait pas Cabinet Impérial disposé à intervenir activement pour solution question du Laurium, ce qui résulte également de mes propres informations.

216

IL CONSOLE A MALTA, SLYTHE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. 72. La Valletta, 2 dicembre 1872 (per. il 10).

L'ossequiato dispaccio di V. E. in margine distinto (l) mi pervenne regolarmente, e posso assicurarla che fin oggi nissuna incetta di armi è stata fatta in quest'Isola da emissari di ,qualsiasi partito. E le soggiugnerò che qui affatto igno

rasi il riferito movimento rivoluzionario nella vicina Sicilia e nelle Romagne; notizia peraltro, che per un momento conosciuta, sarebbe accolta e circolata con maligna compiacenza da questi nostri avversari.

Ringraziando l'E. V. della comunicazione contenuta nel precitato dispaccio, che mi spronerà a raddoppiare di vigilanza in tutto ciò che possa interessare il Govemo del Re e la Pubblica Sicurezza del Regno, ond'all'occorrenza prevenimela ...

(l) Non pubblicato.

217

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Carte Robilant)

L. P. Vienna, 2 dicembre 1872.

Vi ringrazio moltissimo per le vostre due lettere del 29 (l) che ho ricevuto oggi. Farò tesoro di ciò che mi dite sulla situazione in generale, e sulla legge delle corporazioni religiose in particolare, aspetto con impazienza di conoscere con precisione il testo del progetto di legge onde prepararmi alle possibili discussiond. che su di esso potrò aver a sostenere qui; :vi ripeto però non credo rrni si voglia attaccar seriamente. È bensì vero che la posizione dei due Ministeri (interni) qui è assai scossa, quella anzi dell'Ungherese è del tutto rovinata, ma un regresso serio neppure all'interno della Monarchia non è temibile, almeno tanto che resterà il Conte Andrassy, e la posizione sua mi par sempre abbastanza forte. Stando così le cose confido che Vienna non ci darà noje. Ho letto con sommo· piacere il sunto del vostro magnifico discorso, ma mi riservo di leggerlo attentamente in extensum, tosto che mi perverrà nei rendiconti ufficiali delle Camere. Non sono ancora in grado di dirvi l'impressione ;prodotta qui dal sunto ri;portatone dai giornali, e da 'quanto ne avrà scritto il Wimpffen poiché il Conte Andrassy è a Pesth, e tutta la vita politica è concentrata là in questo momento, ma spero poter veder il Conte giovedì ed esser allora in grado di scrivervi qualche cosa. Per 'quanto si può giudicarne da lontano, pare anche a me che la barca ministeriale abbia molto felicemente superato i primi scogli, e si abbia fondate speranze d'ulteriore felice navigazione. La <proibizione del meeting del Colosseo fu un atto di forza fatto con molta saviezza ed a proposito, l'effetto ne sarà stato salutare all'interno, e fece buonisstma impressione all'Estero. Venendo ora a pairlar dell'affare Uxkul, vi dirò che già sapevo tutto ciò che mi SICrivete, ed anzi ho già fatto quanto mi era possibiLe nel senso della vostra lettera. Però il fare di più mi è sommamente diffiiCile. Il Conte Uxkul ha alUssimi a,ppoggi qui, egli è personalmente amato dall'Imperatore da cui personalmente emana la sua scelta pel posto di Roma. Aggiungete a ciò che io sono seco lui in amichevole relazione da parecchi anni, che conosco anche benissimo la moglie e capirete quanto la

mia posizione sii delicata, quanto difficile mi sii intromettermi in quest'affare. Pare però che l'Uxkul ci voglia ajutar lui stesso, pokhé seppi ieri da un Aiutante di campo dell'Imperatore il quale bramerebbe aver lui il posto di Roma, ehe il candidato designato pare deciso a non accettar. Questa scelta d'altronde era stata fatta un po' alla leggera, poiché fra le varie ragioni che militano contro di essa, vi ha pur quella che il Wilmpffen deve esserne spiacentÌISISÌmo stando almeno a quanto dicevasi in proposito allorché mi trovavo in Roma, e gliene par. lavo siccome di cosa che sin d'allora sembravami nelle probabilità. Vi informerò per telegrafo di ciò che mi riescirà sapere in proposito, nulla ,però si deciderà pria del ritorno dell'Imperatore; intanto se mi sarà possibile far qualche cosa, v'accerto che non lascierò sfuggir l'occasione.

Durante il mio breve sog,giorno a Roma, vi espressi il desiderio di aver degli appunti sui Cardinali Papabili, di conoscere le vostre idee riguardo ad essi, mi prometteste tali appunti, ma io lasciai Roma dimenticandomi dl chiederveli e proprio sarebbe bene li avessi, poiché da un momento all'altro potrebbe presentarsi il caso di dover urgentemente discorrer del successore di Pio IX e non sarebbe conveniente ch'io fossi forzato ad un silenzio assoluto o quasi. Vi sarei dunque gratissimo se voleste valervi del primo corriere che verrà a Vienna, o d'altro mezzo sicura per mandarmi quelle note di cui mi teneste parola.

P. S.-Ho pensato ,bene di fal'Vi oggi pure un rapporto sulla situazione ministeriale nelle due parti della Monarchia, se avete dieci minuti da spendere, avrei caro lo leggeste, poiché parmi avervi delineato con abbastanza precisione lo stato delle cose.

(l) Non pubblicate.

218

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1968. Parigi, 3 dicembre 1872 (per. il 6).

I due ultimi voti dell'Assemblea nazionale che diedero per risultato l'uno a7 voti di maggioranza di sinistra in favore del Governo, l'altro una maggioranza di 6 voti contro di esso ed in favore della opposizione di destr,a, rendono la situazione del Presidente della Repubblica sommamente difficile e precaria. Oramai l'Assemblea si è divisa in due parti, quasi uguali per numero, in ciascuna delle quali sono venute a fondersi temporaneamente le rvarie frazioni minori. Dall'uno lato v'è tutta la destra e il centro destro. Dall'altro v'è la sinistra composta di radicali e di repubblicani, e il centro sinistro del quale però una frazione oscilla fra i due campi. In fondo e malgrado ogni contraria dichiarazione, la questione è posta fra la repubblica e il principio monarchico, fra quelli che vorrebbero la repubblica proclamata fin d'ora e quelli che trovandosi nell'impossibilità di stabilire una monarchia vorrebbero almeno riservare l'avvenire e rimanere nel così detto patto di Bordeaux.

Il signor Thiers si è dichiarato nel suo messaggio in favore deHa forma re-·

pubblicana con opinioni conservatrici, e nel !suo uJtimo discorso ahl'Assemblea

confessò ch'egU si considerava impegnato in questo sistema. Il movimento del

paese, per quanto risulta dalil.e più recenti elezioni e dagli inditrizzi dei municipii,

si pronunzia pure nel senso repubbLicano e si ·chiarisce in favore del sign.or

Thiers. Ne Tlilsulta una situazione complicata, confusa, che può dare luogo ad inci

denti gravi ad ogni istante. Dall'un lato ila destra può fmmare in molte questioni

e da un momento all'altTio una maggioranza nell'Assemblea ch'è H potere -legale

e sovrano deHo Stato, e dall'altro canto la sinistra ha ,gran parte del paese ddetro

di sé, ed ha -con sé, nellia questione principa,le, il Presidente deHa Repubblica il.

quale tuttavia ha dkhiMato che nella maggior parte delle altre questioni poli

tiche, amministrative e millitari era in perfetto disaccordo con questa parte·

dell'Ass~mblea che ilo sosteneva e J.o sostiene co' ·suoi appil.ausi e co' suoi voti. La destra ha già avuto un primo trionfo votando con 6 voti di maggioranza un biasimo contTio il Min~stro dell'Interno che fu forza.to per ciò a rassegnare il suo iPOrtafogli. Questo voto fu emesso so.pra una questione che tocca lo stesso Presidente della Repubblica, quella cioè dei tollerati indirizzi di consiglieri mwnicipaJli in f:avme delJ.a politica del signor Thiers. Se altre vittorie di egual valor fossero riportate daHa destra, com'è possibtle, il ~risultato inevitabile sarebbe di mettere· il ,signor Thiers nella necessità di scegJie<re :fra Je !seguenti ail.ternative; o rassegnare la ·carica di Presidente del1la Repubblka; o fMe un'evoluzione nel senso della destt-a, evoluzione r-esa oramai quasi impossibhle dalJ.e dichiarazioni del messaggio, da quelle fatte dal1signor Thier:s alla tr~buna, dai voti dell'Assemblea, dall',inasprimento degli animi delle due patrti dell'Assemblea stessa, e finailmente dal movimento rimpresso aLl'opinione del paese. I pa.rmti di sinistra mettono in ·campo un'altra soluz,ione, quella della dissoluzione completa o ;parziale deiH'As

semblea e di nuove elezioni generali o parziali. Ma sembra difficile lo sperare che

l'Assemblea stessa consenta ~con un suo voto alla sua dissoluzione immediata o

successiva. E d'altra parte è ugualmente difficile che il signor Thiers che mostrò

sempre un gran rispetto aUe forme legali di Governo si risolva a ricmrere ad

un co1po di Stato fa·cendo awello all'opinione degli elettori. Cionnondimeno il

movimento dell'opinione pubblica in questo senso potrebbe pronunciarsi in modo

talmente generale ed evidente da a:-endere questa soluzione non solo ,pOSISibile, ma

inevitabile. Ma .per ora le •cose non sono ancOTa giunte a tale estremità.

Per quanto mi risulta, il signor Thiers non si sarebbe fermato ancora ad una

risoluzione irrevocabile. Sembra ch'egli voglia attendere la nomina della Com

missione così detta de' trenta membri per prendere un partito, sia per provvedere·

alla nomina del Ministro dell'i!nterno, sia per determinare la sua futura regola di

condotta.

Egli confida nella ben nota sua abilità, nella sua fortuna, nel prestigio che· esercita sull'Assemblea e nella difficoltà in cui l'Assemblea stessa si troverebbe ove fosse costretta a dargli un successore. Ma comunque sia, la situazione si è· fatta difficile pel Governo ed io devo segnalarne la gravità all'E. V., giacché un voto dell'Assemblea può da un istante all'altro provocare una nuova crisi e· determinare un cambiamento di Governo o la dissoluzione generale o parziale· dell'Assemblea.

21:3:

219

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 118. Vienna, 4 dicembre 1872 (per. il 10).

Essendomi recato jeri dal Capo Sezione a questo I. e R. Ministero degLi Esteri Barone Orczy per avere alcuni maggiori schiarimenti sulla recente crisi ministeriale ungherese, ·già stava per accomiatarmi da lui, allorché Egli mi interpellò sulla •questione della restituzione al Re Francesco II delle sue proprietà private che formò recentemente oggetto di atto ufficioso dei tre Gabinetti Imperiali d'Europa :presso il Gabinetto di Roma, e richiesemi se prevedeva il seguito che quest'affare avrebbe. Risposi tosto: che nulla ne sapeva ufficialmente, che non mi si erano date istruzioni in proposito, né scritta cosa ·alcuna al rigua~do, e che anzi, mentre mi trovava in Roma, il Conte Wimpffen non aveva ancora fatta comunicazione di sorta in proposito. Valendomi della circostanza, chiesi al Barone Orczy se questa comunicazione fosse poi stata fatta, e mi rispose affeTmativamente. Insistendo egli in seguito per conoscere il mio apprezzamento particolare, gli risposi: essere, per conto •mio, assai spiacente che un passo di questa natura ·fosse stato concertato dalle tre Corti amiche, senza avere .prima presentito se vi fosse la possibilità di ottenere pel mome.Qto una favorevole soddisfazione al desiderio espresso. Gli dissi essere .quella una questione da non potersi assolutamente risolvere :per ora: l'opportunità farvi difetto nel modo il più assoluto. La soluzione appoggiata dai tre Governi Imperiali avere contro di sé questioni di principio di non poco momento, ed ostacoli materiali •gravissimi. Dissigli i giornali italiani avere sino ad og~ (a quanto parmi almeno) serbato il silenzio su quest'affare, ed esserne lietissimo poiché, ove esso venisse ad avere pubblicità, l'opinione pubblica in Italia non potrebbe a meno di esseTne <poco feUcemente impressionata, tanto più a riguardo dell'Austria-Ungheria, le cui istanze in appoggio agli Ordini religiosi non sono ignorate, e che trovandosi anche in questa faccenda a spiegare un'azione, che evidentemente non può a meno di riescire sgradita all'Italia, non dava prova di •quei sentimenti così amichevoli per noi, che generalmente si ritiene in Italia ci professi e .che senz'ambagi asserii, le si contracambia. Il Barone Orczy mostravasi compreso dei miei apprezzamenti tutti, e ben lasciavami vedere, dividere intieramente le mie idee sul nessun risultato pratico della questione, anzi sulla sua inopportunità. Questo discorso fattomi, e la forma ch'esso assunse ben tosto, mi dà fondata ragione di credere che il Conte Andrassy fu trascinato a malincuore ad unire l'azione del Gabinetto di Vienna a quella dei Gabinetti di PietrobUI1go e di BeTlino in un aif:fare non certamente fatto per lriescire di a.ggradimento all'Italia, e che indubbiamente non sarà egli che cercherà di rialzare la questione, se essa verrà a cadere di fronte all'impossibilità di un risultato pratico. Nel corso della conversazione si notò pure un identico modo di vedere la differenza essenziale che esisteva tra questo caso e la transazione avvenuta a favore degli Arciduchi austriaci; si toccò pure della possibilità di un atto iformale di rinuncia per parte di Francesco II, che il Barone Orczy dice

vami non credere possibile, ed ove anche si verifkasse, da ritenersi poco sicuro,. e ch'io non esitava a qualificare di nessuna importanza per l'Italia.

Credetti non inopportuno, a seconda di ,quanto mi era stato detto da S. E. il Ministro Sella, lasciare cadere incidentalmente nel discorso l'idea, ch'io dava come mia, di ripigliare la proposta già fatta per lo passato dell'acquisto del Palazzo Farnese, la quale avrebbe risolta in parte la questione per quanto si riferisce alle strettezze pecuniarie dell'ex Sovrano. Ma nulla mi fu in ciò risposto.

Ho ·creduto questi ragguagli potessero interessare l'E. V.: nel porgerli, pregiomi assicurarla che, ove non mi si tenga altrimenti parola sull'argomento, mi asterrò completamente dall'entraTe io in materia.

220

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

T. 1936. Roma, 5 dicembre 1872, ore 13.

Le Roi a reçu le fils du Khedive comme un part~culier en dehors de toute intervention du Ministre des Affaires Etrangères et sans méme que j'en fusse informé. Veuillez dire au Grand Vizir qu'il m'est impossible d'empècher le Roi de donner des audiences particuliières à qui ·bon lui semble et qu'il ne faut attribuer aucune portée politique à cet incident quelque regrettable qu'il soit.

221

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 12,21/368. Londra, 5 dicembre 1872 (per. l'11).

Comp·iendo alla II"iserva espressa nel mio Rapporto del 12 seorso novembre

n. -366 di questa Serie (l) ho l'onore di qui unito trasmettere a V.E. (Alleg. n. -l) (2) informazioni particolaireggiate intotrno all' • Anti Papa! League • esistente in Edimburgo a_wrestatemi, dietro mio invito dal R. Console per la Scozia.

I quesiti sopra i quali io avevo creduto d'i dover attilrare l'attenzione di quel :funzionario erano: il numero e la posizione sociale dei membri componenti l'associazione e lo scopo della stessa cioè se politico o religioso.

Il signor Breen mi fa conoscere non essere possibile di ottenere una lista dei nomi delle persone associate e della loro condizione essendoché molti dii essi abbiano posta alla loro sottoscrizione la condizione che non sia pubblicata la nota dei sottoscrittori, onde non essere disturbati da altre domande di sottoscrizione.

Ciò nonostante qualche lume io credo potrà ottenersi sul .proposito anche dalla

• Esposizione dei fondi e degli affari della Lega al 1° gennaio 1872 • che qui pure uni:sco (Alleg. n. 2).

In 'quanto allo scopo dell'associazione, come V. E. potrà ricavare dallo stesso Allegato n. 2, sembra essere stato da principio di riunire i protestanti in un corpo compatto davanti le urne elettorali, e che poi di mano in mano si sia allargata la sfera dell'associazione fino a proporsi di combattere il Papato • non come religione, giacché il Papato non è religione ma un dispotismo civile • (Alleg. n. 3 dilscorso del signor John:stone).

Unisco pure al !presente Rapporto l'Allegato n. 4 ,che consiste di varie pubblicazioni del i[>I"edetto Segretario della Lega e colla posta d'oggi trasmetto sotto fascia a ,codesto Ministero n. 10 fascicoli del giornale dell'Associazione.

Debbo far notare a V. E. che l'Allegato n. l sopra indicato mi fu confidenzialmente trasmesso dal signor Console essendocohé non era a lui diretto, ma sibbene adi altra persona da lui incaricata di !procacciarsi e fornirgli le informazioni.

L'opinione che mi sono formata su questo sog·getto in seguito alle predette informazioni, è che lo scopo reale della predetta Società è essenzialmente religioso. Ciò risulta dalla lettera del Segretario di quest'Associazione (Allegato suddetto n. l) nella ·quale, sebbene si tenti di considerare questa Società come un mezzo politico, si confessa ,però ,chiaramente che lo scopo finale della lotta contro il Papato è religioso. Ciò è poi reso palese dalla guerra che gli scritti della Lega muovono al signor Gladstone perché egli sia andato a messa in Grecia ed abbia dato segni di rispetto ai preti Greci. Senonché la natura di queste critiche serve pure, a mio avviso, a 'Caratterizzare come poco seria codesta Associazione la cui potenza, se deV'esi misurare alla stregua del suo bilancio economico, pare che debba essere ristretta a ben angusti confini.

Per questi motivi ed anche perché questa Associazione combatte il signor Gladstone attuale Capo del Governo Inglese e che è il più antico, il più sincero, ed il più efficace amico dell'Italia in questo Regno, pare a me che per la parte n01stra nulla assolutamente potrebbe esprimersi (ove venissero altre sol!lecitazioni) che potesse far credere alla nostra simpatia per questa Società.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non si pubblicano gli allegati
222

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

D. 132. Roma, 7 dicembre 1872.

Con il corriere di oggi parte, per la via di Brindisi, il signor Cavaliere Giovanni Giaccone, Consigliere d'Appello, già Console giudice in Alessandria d'Egitto e Delegato per l'Italia nella commissione internazionale che elaborò al Cairo

le basi della riforma giudiziaria dell'Egitto. Questo distinto magistrato fu uno dei componenti la commissione appositamente instituita dal nostro Ministero di Grazia e Giustizia per riferire sul progetto approvato dai Delegati delle potenze e .l'opera sua conciliante e prudente giovò non poco a condurre i lavori prepara· tori della riforma al punto in cui essi si trovavano quando l'Egitto volle deferire alla riunione dei rappresentanti diplomatici in Costantinopoli la soluzione delle ultime difficoltà.

Il signor Giaccone è incaricato di pr·endere parte ai lavori della commissione

.chiamata a risolvere le ilifficoltà da akune Potenze sollevate circa l'applicazione della riforma giudiziaria in materia penale. Le istruzioni che il Ministero gli ha dato sono conformi ·a quelle che V. S. ha precedentemente ricevute. A noi sembra che mentre in tutti i paesi dell'Impero Ottomano, i Tribunali :locali eserdtano la giurisdizione in materia criminale correzionale sopra gli stranieri senza Hmita_zione di sorta ·quanto alla natura del reato, non si possa contestare l'esercizio di tale giurisdizione a Tribunali misti composti in maggioranza di sudditi europei, ritenuti capaci di dare sufficienti guarentigie di una buona amministrazione deHa giustizia in materia civile e commerciale.

Le istruzioni del signor Giaccone sono dunque a questo riguardo molto :targhe e gli lasciano ampia .facoltà di accostarsi a qualunque temperamento che alla maggioranza delle Potenze piacerà di adottare, per conciliare le differenti opinioni che nell'ultimo periodo delle trattative si sono manifestate.

Ma nel dare al signor Giaccone l'incarico di recarsi a Costantinopoli per partecipare ai lavori della Commissione di ·cui faranno parte i giudici delle ·varie Potenze, il <Ministero si è proposto un secondo fine, ed il mandato dell'egregio nostro Magistrato deve possibilmente estendersi anche al resto delle trattative sia giovando a V. S. come consulente, sia per •preparare in private conferenze con _Nubar Pascià, o ·con quegli altri Rappresentanti esteri coi quali Ella stimerà meglio metterlo in relazione, una soluzione di varie difficoltà tuttora sussistenti nelle basi della riforma riguardante la giurisdizione in materia civile. Ed infatti, ancorché Nubar Pascià abbia calorosamente accolto le proposizioni espresse nella Memoria <lhe, a forma di ultime istruzioni, io trasmisi alla S. V. in data del 26 settembre (1), non ci risultò s:inora dhe, confomnemente alle nostre osservazioni, sia _stato ·emendato e completato il progetto sul quale la riunione diplomaHca di Costantinopoli era stata chiamata da Nubar PaSC!ià a votare; né sinora ci pervenne la notizia che un impegno positivo sia stato preso dall'Egitto relativamente alla formazione di una legge organica giudiziaria, legge che, se è ritenuta necessaria nei paesi di antica civiltà, dove ia giustizia funziona regolarmente col sussidio e la guarenHgia che le offrono le piÒ .perfette istituzioni polittche e sociali, .deve essere •considerata come assolutamente indispensabile in Egitto.

E però a questo riguardo il signor Giaccone Le dirà ·che egli ha l'incarico di insistere vivamente presso Nubar Pascià, .perché la legge giudiziaria non abbia ad essere una speranza ma una realtà; imperooché quando questa legge non sti

.avesse a fare o 1si facesse :in modo troppo 1imperfetto, noi non ,potremmo credere abbastanza giustificata la rinuncia che siamo disposti a fare del regime attuai

mente in vigore, giacché ci accontenteremmo in Egitto di guarentigie minori di.

quelle che offre l'ordinamento giudiziario di ~qualunque altro paese europeo.

Per persuadere Nubar Pascià della necessità di aderire non solo, ma di dare

esecuzione alle nostre proposizioni contenute nelle precitate mie istruzioni, ho

ritenuto che la presenza a Costantinopoli del signor Giaccone sarebbe di una in

contestabile utilità. Egli potrà richiamare a Nubar Pascià tutte le particolarità

delle precedenti trattative, riferirsi ai verbali impegni corsi sino da quanto pen

devano i negoziati davanti alla Comm1ssione del Cairo, valer,si infine della :pratica

perfetta cognizione delle cose d'Egitto, dei bisogni delle colonie europee per far

prevalere quei concetti che meglio corri.s.pondono agli interessi di queste ultirrne.

La scelta del signor Giaccone è dunque stata suggerita al Governo di Sua Mae

stà da un complesso di circostanze -che spiega più che a sufficienza perché da noi

si sia preferito mandare appositamente questo Magistrato a Costantinopoli an

ziché dare al Console giudice l'in-carico di prendere parte ai lavori della Com

missione che sta per riunirsi. E questa spiegazione desidero che Ella dia al

signor Console Giudice acciocché egli non abbia a supporre che da considerazioni.

personali sia stata ·guidata in questa circostanza la condotta del Ministero.

(l) Cfr. n. 135.

223

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 119. Vienna, 7 dicembre 1872 (per. il 10)..

I Delegati Austro-Ungarici alla conferenza di Berlino, relativa alla associazione internazionale degli operaj, facevano ritorno jeri a Vienna. Il Barone Hofmann, da me interpellato sul risultato dei lavori di detta commissione, dissemi che le proposte da essa fatte sono di due specie; le prime si riferiscono a provvedimenti a prendersi dai Governi a tutela dei legittimi diritti degli operaj, ed al modo di comporre i dissensi che tra questi e gli speculatori ~che li impiegano possono sorgere, i secondi sono di natura che può dirsi repressiva, e tendono ad impedire in modo assoluto le relazioni degli operaj, individualmente e collettivamente associati con estere società. Il Barone Hofmann soggiunsemi, ritenere che volentieri si darebbe comunicazione ai Governi non rappresentati in detta conferenza, dei processi verbali delle sue sedute; che però le domande in proposito· dovrebbero rivolgersi al Governo di Berlino, l'iniziativa della conferenza essendo· partita dal Gabinetto Germanico.

Sebbene abbia luogo di credere che .queste informazioni siano pure pervenute alla E. V. per mezzo del mio collega di Berlino, e molto probabilmente anzi in modo più esteso e più preciso, ciò non di meno ho creduto dover mio rirferirle quel poco ~che mi fu dato conoscere sino ad oggi qui su questo abbastanza impor-tante argomento.

224

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AI MINISTRI A BERLINO, DE LAUNAY, E A PARIGI, NIGRA (l)

.D. Roma, 8 dicembre 1872 .

Chiamo la speciale attenzione di V. S. Ill.ma sui carteggi raccolti nei nn. III, IV dell'incartamento 31 dei documenti litogirafati. Quei carteggi si riferiscono a gravi quistioni di diritto pubblico riflettenti le relazioni non dell'Italia soltanto ma anche dii molti altri ;paeiSi. con gJ;i Stati dell'America meridionale.

Dalla corris1pondenza ·del Perù Ella rileverà in qual modo ancora una volta per forza degli avven~menti sia stato colà praticato l'asilo diplomatico in favore dei compromessi poliUci del paese. Par·e all'Italia che la gra•vità degli avvenimenti giustificasse la condotta dei rappresentanti esteri sulla quale non sembra si siano fatte serie osservazioni per •parte dello stesso Governo peruano. Io desidererei nondimeno conoscere se il nostro giudizio sia conforme a quello del Governo ... che al !Par-o di noi avrà dovuto occuparsi di questa questione.

Un conflitto di legislazione nacque al Guatemala nell'applicazione della legge .militare agli Italiani nati in quel paese. Dei termini e dell'indole di tale questione V. S. potrà informarsi •colla scorta dei documenti sovra indicati. Per quanto d riguacrda abbiamo dato delle istruzioni tendenti a salvare il rispetto della legislazione d'origine in materia di diritti .personali senza però correre ad atti che potessero menomamente impegnare la nostra condotta nelle relazioni interna.zionali, che vogliamo conservare con quel paese. Dal canto suo il ra,ppresentante italiano a Guatemala si adoperò ad eliminare la causa dell'incidente od .almeno a rendere meno sensibili ·le difficoltà che s'incontravano neJ. contrasto d~ due legislazioni fondate sopra principi opposti. Ma la controversia non è nata solo fra .quella repubblica e l'Italia e siccome dai carteggi, ai quali mi sono più volte riferito risultò che anche ·altri Governi ebbero a far sentire le loro proteste al Guatemala per questo stesso affare, ·così io bramerei ch'Ella mi facesse conoscere il giudizio che intorno al medesimo porta il Governo ...

Più grave poi di tutti è la questione che, sotto forma diversa ed a proposito di differenti affari, si ripresenta tanto a Buenos Ayres quanto a Montevideo circa la definizione dei limiti entro i quali si circoscrive naturalmente l'azione diplomatica dei rappresentanti esteri. Prego V. S. di attentamente considerare ciò che in proposito scrivono i RR. Incaricati d'affari in quei paesi. A Montevideo soprattutto la pretesa del Ministro degli Affari Esteri è giunta a tal segno da respingere l'intervento della diplomazia anche quando a questa tocca di richiamare il Governo all'osservanza d'impegni assunti mediante transazioni aventi carattere diplomatico. La maggior parte delle legazioni colà stabilite, compresa anche quella degli Stati Uniti ebbe a sostenere senza frutti delle discussioni assai vive col Governo Uruguayano. Certamente la . . . avrà dovuto dare a questo riguardo delle istruzioni, del senso delle quali mi riuscirebbe grato aver precise notizie.

A noi sembra importante che, dal momento in cui si fa sempre più visibilela tendenza dei Governi sud-americani di stabilire un diritto nuovo talmente limitativo dell'azione diplomatica estera da renderne ·quasi imposs1bile l'esercizio per la legittima e necessaria tutela degli interessi degli stranieri, ai nostri agenti in quei lontani paesi venga tracciata una linea di condotta seguendo la quale possano esser sicuri di trovare all'evenienza l'appoggio dei colleghi dellema·ggiori potenze. E per dettare le istruzioni a tal fine necessarie a noi occorre di essere informati del senso di quelle che le potenze stesse danno ai loro rappresentanti. Trattandosi di stabilire per tal guisa un implicito accordo fra le potenze che hanno analoghi interessi in quei paesi noi ci lusinghiamo che la . . . non avrà alcuna difficoltà a farci conoscere il suo modo di vedere ed a. parteciparci il senso delle istruzioni che darà alle sue Legazioni presso l'Argentina e l'Uruguay.

(l) Analogo dispaccio venne inviato a Londra il 9 dicembre.

225

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 704. Berlino, 9 dicembre 1872 (per. il 13).

La Conférence austro-allemande pour l'étude des questions sociales a terminé

ses travaux. Les discussions ont eu Iieu sur les bases ind1quées dans la dépeche

confidentielle de cette Légation, n. 685 du 10 novembre échu -Affari in genere (1).

J'ai exprimé hier au Secrétaire d'Etat le désir d'avoir en temps et lieu, quand le secret aura été levé, quelques détails sur le résultat de ces séances. Il m'a dit qu'on était occupé à rédiger un mémoire; qu'il serait ensuite décidé s'il

conviendrait de le communiquer en tout ou en partie aux Gouvernements étran

gers. Jusqu'ici il n'avait pas été fait rapport à l'Empereur.

D'après le jugement qu'il avait entendu émettre par M. Wagner, le délegué

principal de l'Allemagne, M. de Balan était disposé à croire que sans avoir la

prétention de présenter une panacée des maux qui travaillent la société, les

membres de la Conférence étaient toutefois tombés d'accord pour proposer quel

ques idées pratiques lesquelles contribueraient à préparer le terrain à des amélio

rations sensibles dans les relations entre les patrons et les ouvriers etc. etc. Il

s'agirait moins de mesures répressives que de mesures préventives. Il se ·peut au

reste que ces impressions de M. Wagner soient légèrement optimistes, influencé

comme il doit l'étre un peu par amour ·propre d'acteur. M. de Balan m'a donné

l'assurance, si le travail des délégués austro-allemands était vraiment de nature à

étre porté à la connaissance d'autres Cabinets, que nous serions des premiers àc

étre renseignés à cet égard.

(l) Cfr. n. 192.

226

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L.p.l. Berlino, 9 dicembre 1872.

Pensonne ici, dans les régions officielles, ne m'a encore souflflé mot de la requete des trois Empereurs pour obtenir un règlement de la fortune du Roi François II. Je me suis tu de mon còté, car il ne m'appartenait ,pas de ,prendre une initiative.

Je tenais cependant à vérifier si M. de Thile était en mesure de m'expliquer comment les assurances si positives, qu'il m'avait données vers la mi-Septembre, avaient été démenties par le fait. Je lui racontai la démarche dont avait été chargé, un mois plus tard, le Chargé d'Affaires Im,péri:al à Rome par une dépeche du Prince de Bismarck.

M. de Thile m'en a témoigné sa sUI1priJse, en ajoutant que son • ancien chef en était bien capable •. J'étais le premier à lui apprendre la chose. Cela au reste, en comparant les dates, s'était passé depuis qu'il avait cessé, après sa démission, de travailler au Département des Affaires Etrangères. Il ne pouvait que me répéter ·ce qu'il m'avait confié en Septembre, à savoir qu'il avait été autorisé par le Prince de Bismarck à dire que S. A. avait décliné de joindre ses efforts à ceux de la Russie et de l'Autriche, et que nous devions y voir une nouvelle preuve des bons sentiments de la Prusse envers l'Italie; (Je vous en avais informé parma !ettre particulière du 2·2 Septembre, villa Serbelloni). Il i•gnorait les motifs qui avaient pu induire le Prince à changer d'avis.

Puisque le mot d'ordre donné en Septembre, et dont le Chancelier d'Alle

magne voulait se faire un mérite à nos yeux, a été changé en Octobre, il est

permis de supposer •que le Cabinet de Berlina cédé, peut-etre à contre-coeur, à

des instances ultérieures et pr·essantes, de la Russie surtout.

Le premier ·entretien que j'ai eu à ce sujet avec le Prince Gortchakow, ne

démontrait pas qu'il fiìt alors bien sur de son fait. (Je me réfère à mon rapport

confidentiel, n. 1064, du 12 Septembre (1). La dernière rphrase de la dépèche dont

le Prince de Lynar vous a donné lecture, autorise également à croire que son

Gouvernement agissait en que1que sorte par acquit de conscience. Il allait jusqu'à

nous indiquer le moyen de parer le coup, en nous retranchant derrière les

Chambres. Je doute fort que les Cabinets de St. Pétersbourg et de Vienne nous

suggèrent le meme moyen. Dans ce cas, il nous sera plus facile d'éventer la

mèche par une de ces réponses verbales, polies dans la forme, m.ais qui ne nous

engagent pas pour l'avenir . Ce n'est pas au moment où l'Italie doit faire rface à

tant d'infortunes causées par les inondations et précédemment par les guerres, que

le Parlement consentirait à voter, pour François Il, des sommes dont lui ou ses

partisans seraient tentés de faire le meme usage que les Souverains dépossédés de Hanovre et de la Hesse-Electora:le, auxque]s dl a fallu couper les viwes. Le Roi de Prusse les avait traités très largement, mais, les ayant surpris en flagrant

délit de conspiration, il a di'l leur retirer leurs revenus. D'après la loi du Séquestre, le Gouvernement est autorisé à employer ces revenus pour se défendre des el?-treprises de ces Princes dépossédés contre la sureté de l'Etat.

Le Prince de Bismarck reviendra ici avant Noel. On le dit peu satisfait de la marche des choses à l'intérieur et de la résistance du Souverain à ses projets de réforme. Il voulait faire une charge à fond de train pour mieux briser l'opposition de la Chambre des Seigneurs. La fournée de pairs n'aurait été à ses yeux qu'une demi-mesure, qui a mécontenté tous l·es partis. Il fallait transformer cette Assemblée en une espèce de Sénat, animé de sentiments plus conformes à l'esprit du siècle et aux grands chang-ements opérés en Allemagne. Le Chancelier visait aussi à se défaire de quelques uns de ses collègues, pour avoir un Ministère plus homogène, [plus à sa dévotion. Il n'a pas réussi encore à les désarçonner. Le Roi est attaché à ses anciens conseillers. Son premier Ministre ne se rebute pas pour autant. Il reviendra à la charge; jusqu'à ce qu'il l'emporte de guerre lasse. Il a pris la mesure de son Souverain. Il sait tout ce qu'il peut oser, autrement on ne s'expHquerait pas ses bouderies, ses longues absences à Varzin. Autrefois il circonvenait, serrait de .près Sa Majesté. Aujourd'hui, qu'il est devenu un pouvoir avec lequel il faut compter, il répond à des boutades par des boutades, il se met en greve, et attend patiemment jusqu'à ce que l'éléphant, dont il est l'habile •cornac, -pour me servir d'un mot du Due de Saxe-Cobour.g -, ait capitulé.

Pour le corps diplomaHque, que le Prince de Bismarck soit ici ou en Poméranie, cela revient au mème. Plus que jamais, il énonce la furme intention de laisser au Secrétaire d'Etat le soin de conférer avec nous. Il le fera peut-etre mème nommer Ministre des Affaires Etrangères, sauf à ne pas lui •permettre, comme il le disait à un de mes collègues, de se moucher sans sa permission.

Je vous ai écrit la nomination du Comte de Wesdehlen comme Chargé d'Affaires ad intérim. H est dans les meilleurs papiers du Chancelier de l'Empire. Ainsi, ses dépèches auront ·quelque influence. Il nous convient donc de l'endoctriner au point de vue de nos intérèts, en cherchant à pr-endre notre parti de nous trouver en présence d'un bloc de oglace. Il serait peut-ètre bien de trouver, -sans avoir l'air de la rechercher, -l'occasion de lui dire qu'à mon dernier passage à Rome, je m'étais exprimé de la manière la plus favorable sur M. de Keudell, dont les sympathies sont acquises aux meilleurs rapports entre les deux Pays; que nous avions pleine confiance dans les bonnes dispositions du Cabinet de Berlin, quant au choix qu'il lui plaira de faire d'un successeur au Comte Brassier; et que, si le Cabinet de Berlin fixait ses préférences sur M. de Keudell, ce diplomate serait pour nous persona gratissima.

Le Comte de Wesdehlen ne pourrait à moins que de rapporter à son Gouvernement cette impression, qui viendrait à l'appui du langage que j'ai tenu ici.

Je vous félicite, mon ·cher Ministre, de vostre excellent discours à la Chambre. Si chaque Ministre défend aussi bien son Département, nous éviterons un changement de Cabinet.

P. S. -Cette dépèche sera mise à la poste sur notre territoire, par le Chevalier Tosi qui pall't aujourd'hui en congé.

(l) Cfr. n. 120.

227

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL

D. 38. Roma, Il dicembre 1872.

Contemporaneamente ai rapporti, coi quali V. S. Hl.ma mi informava·delle difficoltà che erano da teme.rSii fra ila Spagna e gli Stati Uniti dell'America Settentrionale, io riceveva dal Ministro del Re a Washington un dispaccio (l) che allo stesso argomento si riferiva. Di questa comunicazione stimo opportuno mandare CO!Pia alla S. V. che saprà certamente farne presso il signor Zorrilla. quell'uso prudente che le circostanze e la speciale nostra posizione possono consigliarle. Dalla conversazione che Ella deve avere col Presidente del Consi.glio di Spagna bramerei rimanesse nell'animo suo l'impressione che questo nostro passo non è mosso da desiderio di interporci negli affari spagnoli, ma da simpatia verso due nazioni amiche. Non abbiamo fatto a Washington alcuna pratica che potesse far nascere l'idea che i nostri buoni uffici potrebbero utilmente adoperarsi per affiancare le difficoltà esistenti fra gli Stati Uniti e la Spagna. Ma quest'idea è forse nata in .quel Governo tanto più spontaneamente, in quanto· che nell'assestare le gravi sue difficoltà con la Gran Bretagna, egli desiderò che l'Italia fosse chiamata in tre ·casi diversi a formare parte dei vari tribunali arbitrali. Noi crediamo adunque che nell'atto spontaneo del Gabinetto di Washington che ci offre l'opportunità di esibire alla Spagna i buoni uffici di un Governo amico, si debba vedere soltanto l'effetto della fiducia inspirata al nostro paese alla grande confederazione americana, imperocchè in America, come in Europa, è certamente noto che noi abbiamo osservato ed osserviamo sino · allo scrupolo il progetto di non intrometterei negli affari spagnuoli, e per il rispetto del principio generale di non intervento che forma una base della nostra politica, e perché non ci riconosciamo alcun titolo speciale che non sia quello delle nostre ottime relazioni col Gabinetto di Madrid, per offrirgli i nostri buoni uffici nelle sue difficoltà internazionali. In questi sensi Ella potrà esprimersi nel fare al signor Zorrilla l'importante e confidenziale comunicazione che il signor Fi,sh ha desiderato far pervenire a Madrid per mezzo nostro. Così il'linguaggio di V. S. Ill.ma sarà conforme alla regola di condotta ch'io stesso volli seguire imperocchè prima di scrivere a Lei intorno a questo affare, ne tenni parola col Marchese di Montemar, che mi si dimostrò persuaso della buona accoglienza che il suo Governo farebbe alla comunicazione di cui Ella è ora incaricata. Se il signor Zorrilla :farà buon viso a questa comunicazione Ella potrà rimettergli una Nota verbale che riproducendo la sostanza delle proposte del signor Fish riesca conforme al linguaggio tenuto dal signor Conte Corti nel suo :rapporto e da me in questo dispa·ccio. Ma p!I"ima di rimettere 1a nota ver

bale Ella vorrà accertarsi che ci sarà fatta una risposta da poter essere trasmessa con probabilità di buon esito a Washington.

P. -S. -Nella conv·ersazione coi Ministri spagnoli parmi più opportuno per -ora che Ella eviti di entrare in particolari sui quattro punti delle proposte americane.

223·

(l) -Non pubblicato.
228

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T 4555. Madrid, 12 dicembre 1872, ore 13,30 (per. ore 18).

Quelques mouvements républicains ont eu lieu cette nuit. Il y a eu tme quinzaine de morts ou blessés entre troupes et insurgés. Toutefois à deux heures l'émeute était complètement réprimée et le calme rétabli. L'on a fait des nombreuses a·mestations.

229

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 120. Vienna, 13 dicembre 1872 (per. il 18).

Il Conte Andrassy che ebbi l'onore di vedere ieri, parlandomi incidentalmente del progetto di legge sulle corporazioni religiose, testè presentato al Parlamento dal R. Governo, dissemi averne preso conoscenza con molta soddisfazione ravvisandolo tutto ciò che si poteva desiderare di meglio. Valendosi poi dell'opportunità, volle ancora aggiungermi aver letto con molta attenzione ed in extenso, il discorso pronunziato da V. E. nella seduta della Camera del 27 scorso novembre; ed anzi piacquegli darmi il grato incarico di porgere a V. E.

• le sue più sentite felicitazioni per quello splendido discorso, in cui Ella ebbe occasione di tratteggiare con tale abilità di parola, la politica altrettanto savia quanto decisa che informa gli atti del GoV'erno del Re •. Queste sono, se non testualmente, nel loro preciso senso almeno le parole che il Conte Andrassy ben volle incaricarmi di far pervenire in nome suo all'E. V.

230

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Carte Robilant)

L. P. Vienna, 13 dicembre 1872.

Ho creduto dover mio riferirvi sommariamente col mio rapporto ufficiale d'oggi (1), la così favorevole ~ressione .prodotta sul Conte Andrassy, dal Vostro discorso del 27 scorso, tanto più che egli avevami in modo preciso incombenzato di farvi pervenir le sue feHcitazioni; tengo però ad aggiungervi ancora, che col vostro discorso non avete soltanto écrasé, come dissemi il Conte Andrassy i vostri oppositori, ma lo avete anche entusiasmato lui. Egli lo ha pro

·prio letto in extensum negLi atti del Parlamento, e proprio posso dirvi, che se il vostro discomo ha fatto felicissima impressione in Itatlia, paTì fu l'effetto prodotto sull'animo del. Conte Andrassy, 'che ebbe ad esprimermi la sua stima per Voi, :in modo isommamente .lusinghie;ro .per chi ha l'onore di :l.'appresenta·rvi qui. n Cardinal Antonelli potrà scriver quante Note vorrà, Andrassy torrà a prestito gli argomenti dal Vostro d1scorso per rispondergli. Pia·cquegli anche sommamente il vostro ,linguaggio a ~iguardo delila Francia, ed in generale iil. modo :flranco e degno col quaile teneste alta la dignità nazionale. Dissemi poi .aver Jetto ·con ,partkolar interesse la paxte che si ll'iferisce aLla questione del Laurium, avendovi in essa trovato nuovi argomenti a nostro favore. Insomma il Vostro discorso fu qui un succès énorme. Speriamo la legge passi press'a _poco come l'avete proposta, e non solo, come vi assicuravo, non avremo noje da Vienna, ma vi troveremo anzi franco e leale appog.gio.

Aspetto la vostra risposta al mio telegramma di ieri sull'affare del Laurium, risposta che sta a cuore al Conte Andrassy. La questione è questa: se si fece .appello all'Austria sola, il Conte ne sarebbe molto lusingato, e s'adoprerebbe a tutt'uomo per arrivar ad un risultato, se invece furono anche richiesti i buoni

-uffici di altre Potenze, eili mostrerà d'esser lieto di non trova.rsi soilo in

.simil affare, ma in fondo se ne laverà le mani. Il Ml?.rchese di Banneville ebbe a dirgli ieri come assicurò a me pure avergli scritto il Conte de Rémusat che .all'AUJStria esclusivamente era stata diretta la richiesta d'impiegar ses bons ofjices, ma ho visto chiaramente che l'Andrassy per esserne persuaso aveva bisogno di riceverne l'assicurazione da noi. Spero dunque di aver in proposito una vostra esplicita risposta.

Pare deciso che l'Uxkul andlrà a Roma, pokhé la nomina fu fatta sin da quando venne annunciata col telegrafo. Ho fatto tutto ciò che dipendeva da me nei limiti impostimi dalle circostanze che già vi .feci conoscere, per impedirne l'effettuazione, ma non son riescito, poiché non trovai fosse conveniente lasciar capire che quella destinazione non ci garbava. È però mio convincimento che se l'Uxkul va a Roma, non vi si fermerà a lungo, poiché non tarderà ad aver urti col Wimpffen, come li ebbe col Ludo1f a Costantinopoli. Peccato che tante ·circostanze militino contro quell'uomo, poiché altrimenti sarei lietissimo di vederlo succedere al Pollak. È persona ·di molti mezzi, sommamente educata, ·e che ha simpatia .per noi.

Questa lettera sarà consegnata al Prefetto di Venezia da persona sicura che parte questa sera, il tempo mi manca dunque per scrivervi più lungamente. non avvi d'altronde altro di importanza da dirvi oggi.

(l) Cfr. n. 229.

231

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONT VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

Roma, 14 dicembre 1872, ore 16.

Nous avons fait à Pétersbourg une démarche égale à celle faite à Vienne suT le Laurium mais le Cabinet russe semble vouloir se borner à donner des conseils de modération et décliner une intervention formelle. A Londres on a donné seulement connaissance de la démarche faite à Vienne et à S. Pétersbourg. L'Autriche reste donc seule dans ròle de médiateur si elle veut bien s'en cha~ger, ce qui nous serait très agréable à la France et à l'Italie.

232

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. P. Tunisi, 16 dicembre 1872 (per. il 23).

Non crederei inopportuno di rilevare oggi a V. E. come dopo la sentenza pronunziata a Firenze dalla Commissione arbitrale nella malaugurata questione della Gedeida Slia andato il Bardo mostrando se(mpre maggiore deferenza verso del R. Consolato. Non è che con ciò proceda più sollecitamente il corso degli affari, ché nulla vale a vincere l'apatia e la forza d'inerzia di questa gente, ed è non meno di prima necessaria da parte nostra l'insistenza; ma ho potuto per altro osservare una differenza grandissima nel modo stesso di trattarli e nella somma dei riguardi che vengono tuttodì usati a me ed alla mia consorte, la quale in occasione delle ordinarie visite per le feste del Bayram è stata segno di lusinghiere dimo-strazioni dalla famiglia del Bey e del suo Primo Ministro.

A tutto ciò deve certamente aver contribuito pur'ancn la parte del lumi

noso discorso ·che riguarda Tunisi, pronunziato da V. E. alla Camera dei Depu

tati nella tornata dei 27 novembre scorso, e che fu testualmente riportata nelle

colonne del giornale di Cagliari l'Avvenire di Sardegna; il fatto si è che il

Khasnadar me ne parlò non solo cnlla massima soddisfazione, ma diedemi il

grato incarico di porgernele i più sentiti ringraziamenti.

Che se poi quella esposizione tornò sommamente gradita nelle alte sfere

tunisine, incontrò egualmente l'applauso della parte colta della colonia ita

liana, la quale si rinfrancò nel vedere sempre pronta l'azione del Governo. del

Re a pro-teggere i suni legittimi interessi.

E pokhé ho parlato di questa nostra colonia, giovami eziandio constatare che lo spJrito della medesima si è di molto modificato, e che iPÌÙ non havvi nel suo seno aa stessa sistematica opposizione verso del Consolato e delle persone che lo compongono.

In questo stato di cose rimanendo illeso il prestigio dell'autorità consolare,

siami permesso di riverentemente dimandare se per avventura non trovasse

l'E. V. propizio il momento di 'provvedere alle mie particolari convenienze col

prendere in benigna considerazione il mio lungo desiderio di venir traslocato

a Covfù.

La residenza di circa 8 anni in questo di Tunisi, le tlotte continue e le·

disgustose peripezie che per ogni verso ebbi ad incontrare nel maneggio delli

affari, sono i soli titoli che congiunti alla graziosa di Lei benevolenza mi fanno·

oggi sperare di conseguire il bramato intento.

233

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

D. R. P. 8576. Roma, 17 dicembre 1872 (per. il 18).

Sebbene provengano da fonte non sempre bene informata, tuttavia poiché possono ,contenere qualche parte di vero che interessa appurare, le comunico le seguenti informazioni.

Si suppone che dal confine svizzero si introducano in Italia armi da guerra, e che il Governo elvetko ne abbia ultiunamente avuto rsentore. D'altra parte si crede che Garibaldi abbia mandato a Londra persona di confidenza p€r raccogliere a'I'IIIli e denari. Sarò grato all'E. V. se potrà per mezzo dei R. Rajppresentanti di Berna e Londra, appurare qual fondamento abbiano tali notizie.

234

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 456a. Parigi, 20 dicembre 1872, ore 17,10 (per. ore 21,10).

M. de Rémusat m'a dit qu'on veut l'interpeller à l'Assemblée nationale sur la question des Corporations réligieuses à Rome, mais qu'il espère écarter l'interpellation et en tout cas la combattr,e avec succès.

235

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

L. P. Roma, 19-20 dicembre 1872.

Le scrivo per cosa di cui Ella ebbe già più volte occasione di occuparsi,

e che acquista per noi una sempre ·maggiore importanza ed urgenza.

Alcuni giorni sono, fu a Roma e mi venne presentato dal Ministro d'Inghilterra Sir Bartle Frere che si recava a Brindisi per imbaroal'si .per Zanzibar per adempiere alla missione relativa alla schiavitù che gli fu affidata dal suo Gov•erno. Sir. B. Frere aveva per molti anni sostenuto cariche cosJPi•cue nell'India Inglese; è una delle persone più competenti nelle quistioni della politica inglese nelle colonie indiane, e mi mostrava la più sincera e illuminata simpatia per l'Italia. Credetti opportuno dunque di toccar con lui, per avere il suo avviso, l'argomento dei nostri progetti di colonia penitenziaria. Spiegai a Sir B. Frere qual era la nostra situazione. Noi non abbiamo akuna volontà né alcuna ragione di metterei ora a fare della politica coloniale. Anche uno

stabilimento di deportazione non sarà forse per l'Italia un'istituzione perma-nente. Ma abbiamo in alcune parti d'Italia alcune piaghe sociali triste retaggio del passato. Queste piaghe vogliamo guarirle a qualunque costo --.:. è per noi una questione di dovere e di onore nazionale. Noi non vogliamo transigere con questi disordini e rassegnarci a fare menage con essi. kbbiamo passato questi anni a fare grandi sforzi per metterei in misura di ifar fronte ai nostri impegni finanziari; un sentimento analogo di dovere ci impone di porre un termine alle condizioni anormali della Romagna, del Napoletano, della Sicilia, di ristabilire colà una sicurezza pari a quella delle altre ,parti di Italia e degli altri 'paesi civili d'Europa. Questo dovere, i giornali inglesi ce lo fanno spesso· sentire in un modo certo più sincero che obbligante.

Ora, se ci ponessimo in Italia ad applicare la pena di morte con un'implacabile frequenza, se ad ogni ~stante si alzasse il patibolo, l'opinione e i costumi in Italia vi ripugnerebbero, i giurati stessi finirebbero o per assolvere, o ,per ammettere in ogni caso le circostanze attenuanti.

Bisogna dunque pensare ad aggiungere alla pena di morte un'altra pena, quella della deportazione, tantopiù che presso le nostre impressionabili popolazioni del Mezzogiorno la pena della deportazione coLpi1sce [)iù le fantaStie e atterrisce più della stessa pena d'i morte. I briganti, per esempio, ,che sono atterriti dall'idea di andar a finire i loro giorni in paesi lontani, ed ignoti, vanno col più grande stoicismo incontro al patibolo.

Sir B. Frere mi parve associar:si a queste considerazioni che approvava con molta simpatia, ed era del mio avviso sulla efficacia affatto speciale della pena della deportazione in certe particolari circostanze. Avendogli io parlato delle per lo meno assai 'mediocri disposizioni che avevamo sempre trovato presso il Governo inglese a renderei un servrizio qualunque in questo affare, egli, benché con una riserva facilmente spiegabile, mi lasciò intendere che non sapeva quale ragione di politica indiana vi potesse essere per opporsi al nostro assai ragionevole e moderato desiderio.

Sir B. Frere ebbe la gentilezza di mdicarmi una persona, il signor F. Menat, competentissima nell'argomento, ,colla quale Ella avrebbe potuto intrattenersi a Londra, per avere dei consigli e delle indicazioni in proposito. Egli mi fece avere a quest'uopo una lettera che Ella troverà qui unita. Ho voluto informarla di queste mie conver,sazioni con Sir B. Frere anche per meglio spiegarle l'invio della lettera acdusa (1).

Ora, in quest'ordine d'idee, e intorno ai nostri progetti di colonia peni

tenziaria, io La prego di avere sollecitamente una nuova conversazione con

Lord GranvHle. Ella fu incaricata, or sono molti mesi, di chiedere al Governo

inglese se per parte sua non vi fossero state obbiezioni alla cessione aU'Italia,

per parte di un capo indipendente, d'un territorio posto sulla costa Nord Est

di Borneo. Questo capo indipendente aveva degli 1mpegni col Governo dell'India;

noi non volevamo quindi procedere nelle pratiche senza prima preve~ire il

Governo inglese ed avere la sua morale adesione. Finora non abbiamo ottenuto

una risposta. Lord GranviHe avrà dovuto certamente consultare i dtpartimenti

competenti ed anche il Governo dell'India. Lo spazio di tempo trascorso però·

ll) Non pubblicata.

.è tale che abbiamo dovuto supporre che questo scambio di comunicazioni abbia già avuto luogo, e che il loro risultato essendo sfavorevole, si abbia pre,ferito il silenzio ad una risposta negativa.

F~rattanto, si avvicinava l'ultimo termine per l() flcambio delle ratifiche dei trattati da noi conchiusi coi Bilrmani e col Siam. Abbiamo dunque fatto :partire H Comandante Ra,cchia. Due legni della nostra marina salr>eranno in questi giorni, .se già non sono salpati, per raggiungerlo in un porto dell'India.

Il Comandante Racchia deve compiere lo scambio delle ratifiche. Egli ricevette inoltre per istruzione di procedere nelle ricerche di un luogo dove si possa ·opportunamente stabilire un penitenziario in .qualche isola non lontana da Borneo, ma di lasciare da banda, in vista del silenzio serbato dal Governo inglese, il progetto studiato daP\Pl"i!IIla e relativo a un tratto di territorio al noro-ovest dell'isola stessa di Borneo.

L'argomento della sicurezza pubblica preoccupa troppo gli animi in Italia, la quistione di un lontano penitenziario è troppo all'ordine del giorno, perché, e nel pubblico e nei giornali, non si sia parlato della partenza del Comandante Ra1cchia in quest'ordine d'idee e di supposiziorui. H Governo olandese si preoccupò assai vivamente di questa partenza e di queste voci. Il Ministro delle Colonie ne parlò all'Aja al nostro Ministro, e l'Incaricato d'Affari dei Paesi Bassi me ne tenne parola. So che il nuovo Ministro olandese che è atteso a Roma da un giorno all'altro deve intrattenermi su questo affare.

Il Governo olandese ha posto innanzi sqpil'attutto dei dubbi intorno agli inconvenienti che una colonia ~penitenziaria vicina potrebbe avere per la sicurezza ,de' suoi possedimenti, dove !POtrebbero ·cercare rifugio quei maLfattori a cui riuscisse di fuggire dal penitenziario italiano. L'Incaricato d'Affari dei Paesi Bassi, che mi ripeteva il linguaggio contenuto in un dispaccio d'istruzioni, mi disse che l'apparire di una nuova bandiera in un possesso stabile poteva nuocere al prestigio esercitato sulle popolazioni dalla bandiera ol·andese e pareva accenna·re in .certo modo, non solo ai diritti della sovranità reale o anche solo alla sovranità nominale in ·quegli ar:dpelaghi, ma eziandio ad una specie di diritto d'esclusione per coloro che non vi avevano già tradizionalmente qualche possesso. Il Governo olandese non ha sollevato e non poteva sollevare delle opposizioni, ma ha espresso delle inquietudini e sopratutto parve lagnarsi del silenzio che noi avevamo serbato con esso.

Ciò che, le confesso, mi colpì alquanto in queste comunicazioni del Governo

•Olandese fu la notizia dataci da esso che di questi progetti del Governo italiano era stato prev·enuto dal Gabinetto di Londra.

Non ho potuto astenermi dal considerare che il Gabinetto inglese il quale aveva mantenuto verso di noi un così lungo ·e passivo silenzio, ne era però uscito ma solo per prevenirne il Governo dei Paesi Bassi e che era difficile il suppol're {!he lo avesse fatto nel senso di agevolare il nostro progetto.

In questo stato di cose, io 1la prego di avere, colla maggiore ·soUecitudine pos.sibile, una aperta e leale spiegazione con Lord Granville e anche parmi opportuno che Ella interessi in questo argomento il Signor Gladstone, il quale ha tante volte portato con predilezione il suo pensiero sulle condizioni politiche e sociali dell'Italia e ci ha, da tanti anni, abituati a contare sulla sua simpatia.

Lo .scopo che perseguiamo non può che essere approvato, il sentimento che· ci muove è quello di un Governo che vuole adempiere ai suoi doveri. I nostri rapporti coll'Inghilterra e la convinzione della solidarietà di interessi che esiste :fra i due Paesi ci consigliano di non agire se non d'accordo con essa e colla sua morale adesione in quelle contrade dove la politica inglese ha tanti e tanto potenti interessi. D'·altronde non si può supporre che noi abbiamo l'interesse di fare amministrativamente una razzia di malviventi e di gettarli a caso su una spiaggia remota. Ella sa che si tratta per noi di introdurre la deportazione nella scala penale dei nostri codici e di regolare, col concorso del Parlamento, H piano di uno stabilimento penitenziario di deportazione, ma Tegolare e dietro tutti i suggerimenti deUa esperienza e della scienza. Ma prima di tutto questo, bisogna che il Governo possa offrire la possibilità di trovare un luogo non troppo lontano dalle grandi linee della navigazione, in condizioni di clima compatibili coll'umanità e colle altre condizioni richieste.

L'Inghilterra ci potrebbe rendere senza alcun suo sacrificio, un ve1·o servizio, dandoci prova di buona volontà e presta.ndoci un certo concorso mor·ale nel raggiungere il nostro scopo.

La prego dunque innanzi tutto di chiedere una risposta relativamente al territorio nord-est di Borneo, risposta che, a quest'ora, non può a meno d'essere· pronta.

In seguito La prego di accertarsi se noi possiamo contare su qualche buona disposizione da parte del Governo inglese. È abbastanza nella natura degli ufficj e delle autorità coloniali d'essere diffidenti alquanto ed esclusive. Se quest'affare, dunque, in ogni <Circostanza, se·guita le vie burocratiche, si potrà attendersi. sempre a difficoltà e ad ostacoli. Le Tagioni, per esempio, che consigliarono H rifiuto per l'isola di Socotra la quale non pare che appartenga ora aH'Inghilterra, non furono indicate nella lettera particolare di Lord Granville, e forse se fossero state esaminate non sarebbero parse sufficienti per motivare un definitivo· rifiuto. La prego, anche a nome del Presidente del Consiglio, di occuparsi colla maggiore sollecitudine, e col •maggiore interesse, di questo affare. È da molti anni oramai che cerchiamo un angolo di terra, ma col desiderio e coll'intento di non metterei attraverso delle vedute e degli interessi inglesi, anzi col desiderio che lo scopo oi fosse agevolato dai consigli e dall'accordo morale del Governo britannico. Oramai ci preme di uscire dai dubbii a questo riguardo e di aecertarci delle disposizioni reali che possiamo trova·re.

20 dicembre.

P. S.-Ho veduto il nuovo Ministro dei Paesi Bassi che giunse jeri a Roma e che nella sua prima visita non tardò a parlarmi dell'affare di Borneo. Le osservazioni ch'egli mi fece si aggiravano tutte sull'argomento che uno stabilimento penitenziario a Borneo o in un'isola prossima ana costa di Borneo sarebbe stato un continuo pericolo alla sicurezza e alla pace dei possessi olandesi a Borneo, essendo impossibile impedire che, di tanto in tanto, ci fossero evasioni di deportati.

Gli esposi qual'era per noi Io stato delle cose e mi limitai a rispondergli che, indipendentemente dall'occupazione di ·qualche territorio su cui l'Olanda non avesse dei diritti, la questione di uno stabilimento penitenziario e di deporta-· .zione nort poteva essere risolta da noi che dopo maturi studj e col concorso di misure legislative, che non v'era quindi nulla d'urgente e d'immediato, e avremmo .avuto tempo di ritornare sull'argomento.

236

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

.R. 122. Vienna, 20 dicembre 1872 (per. il 26).

Il Conte Andrassy ch'io ebbi l'onore di vedere ieri, ,giorno del suo solito II"icevimento, chiedevami con particolare interessamento notizie dell'andamento della discussione sul progetto di legge per la soppressione delle Corporazioni Religiose in seno al Comitato della Camera, e mentre mi esternava sperare che ~la legge presentata dal R. Governo non sarebbe troppo gravemente mutilata dal Parlamento, ben lasciavami capire essere preparato a vedere eccettuata dall'applicazione dell'articolo 2° la Casa Generalizia dell'Ordine dei Gesuiti. Dalle sue parole facile era l'intendere ch'egli era lieto tale eccezion non venisse fatta per iniziativa del Governo, ma non essere affatto dolente che essa avesse ad effettuarsi, ravvisando in un tal fatto un'ineluttabile esigenza deHa col'rente generale della opinione pubblica in Europa. Egli soggiungevami ancora sperare vivamente che il Ministero non avrebbe fatto di ,quella quistione speciale questione di Gabinetto, non essendone assolutamente il caso.

H Conte Andrassy, tanto nel parlarmi di questi fatti speciali, come in tutti .i suoi discorsi dacchè feci ritorno da Roma, non tralascia mai occasione di esprimermi nel modo più largo la sua simpatia per l'Italia ed essenzialmente per la politica seguita dall'attuale Gabinetto. Avendolo io richiesto dell'attendtbilità della voce corsa nei giornali di una recente nota del Cardinale Antonelli relaUva aHa legge sopramenzionata; risposemi non averla ricevuta fino ad ora, e credere anzi non sia ~ancora redatta, non ravvisandosi al Vaticano prudente consiglio il farlo ora, meglio essendo asiP'ettare ~che la legge sorta dalle mani della commissione grandemente emendata, onde avere così maggior copia di argomenti da far valere in appoggio alla tanto lamentata ~ense,cuzione, di 'cui la Chiesa vuole ad ogni cOISto la si riten,ga vittima. Egli dissemi r1sultargli che nel principio il Santo Padre aveva accolto con molta moderazione il progetto di legge presentato dal Governo, ma che poscia le arti di chi ha interesse ad iiil[ledire qualsiasi conciliazione erano riuscite a mutare interamente l'animo di Sua Santità.

237

IL CONSOLE GENERALE A MARSIGLIA, STRAMBIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. 78. Marsiglia, 20 dicembre 1872 (per. il 27 ).

Diedi tosto tutte le disposizioni che erano in mio potere perché fossero fatte ricerche intorno alle supposte spedizioni d'armi e di bombe da Marsiglia in Italia ed altre mene rivoluzionarie su cui l'E. V. chiamava la mia attenzione col suo ossequiato dispaccio riservato del 19 novembre p.p. Politica S. N. (1). Ma i miei mezzi essendo éliSISai limitati credei di aver ricorso a questo Prefetto, signorLimbourg, il quale animato, come mostrasi, dalle miglioTi disposizioni a nostro riguardo e dalla convinzione che i rivoluzionari italiani non sono ormai diversi da quelli di Francia, di Germania e di ogni ·altro paese, perché egualmente nemici di ogni Governo esistente e contro i ·quali per conseguenza tutti i Governi dovrebbero agire con sentimento ed int.eresse di solidarietà, davasi .fidanza che·

m'avrebbe prestato aiuto sincero ed energico in tale bisogno.

Me lo promise infatti con premura, ripetendomi in tale circostanza le proteste e le dichiarazioni le più soddisfacenti. La ricerca circa le spedizioni d'armi sarà d'altronde tanto più facile inquantoché già da alcun tempo la si fa per conto del Governo spagnuolo.

Il Prefetto messosi d'accordo col Generale Comandante lo Stato d'assedio, il quale autorizza le spedizioni manifeste che si fanno in via commerciale, prescrisse alla Dogana di fornirne lo Stato ad ogni mese e quello di novembre mi fu mandato dal funzionario suddetto colla lettera che unisco (2).

Ma delle spedizioni di questa mattina io osservai, fin dal primo mio colloquio col signor Limbourg che poco o nulla ero preoccupato, p·erché le autorità italiane avevano facile mezzo di mantenere l'osservanza alle Leggi ed ai regolamenti riguardanti l'introduzione ed H commercio delle armi nel Regno.

Quanto poi alle spedizioni clandestine o di contrabbando, il signor Direttore delle Dogane, venne in persona a rendermi ·conto delle misure state prese, dietro ordini del Prefetto e del Generale, per renderle •sempre più diffidli e" secondo lui •per mare sarà quasi impossibile, tanta è la sorveglianza che dagli agenti doganali si esercita nel caricamento e nella spedizione dei bastimenti. Le spedizioni di contrabbando per via di terra, il Direttore delle Dogane le crede pure assai difficili, stante la sorveglianza che si esercita in città ed alle stazioni ferroviarie per disposizione .permanente avente per iscopo di proteggere la sicurezza interna di ·questo paese. Soggiunse il signor de Leuglé che ad ogni modo· le spedizioni clandestine che si tentassero per questa via dovendo necessariamente confluire alla frontiera di terra, cosi, dietro le sue indicazioni, il signor Prefetto aveva spontaneamente scritto al suo collega di Nizza perché quella venisse attentamente sorvegliata.

Quanto ad altre mene che avrebbero luogo in Marsiglia coll'intendimento di

agevolare movimenti ·rivoluzionari in Italia.. il Commissario Centrale, che è Capo·

della polizia politica e secreta e già serviva all'Impero, m'assicurò •ripetuta

mente che tutte le sue più scrupolose indagini non valsero a fare scoprire alcun

fatto che meritasse d'esser notato, e potette dar motivo ad inquietudini, come

similmente non erasi qui rintracciato alcun emissario che vi fosse stato speditfr

per accordi ed azione •comune a •scopo ISOVVffi'lsiJvo. Lo stesso Commissario, auto

rizzato a rapporti diretti con me, non ha mancato di promettermi che se alcun

fatto venisse scoperto in seguito, della natura di quelli che erano da me previsti

o temuti, non avrebbe mancato di partectparmeli e che io avrei potuto contare sempre sulla sua devozione agli interessi generali dell'ordine.

(l} Non pubblicato. (2} Non si pubblica.

Tutte queste informazioni concordano pienamente con quelle che in via privata io ho tentato procurarmi. Assieme paiono poter dissipare le apprensioni che erano sorte e meglio a ciò varranno ancora le disposizioni state prese da queste Autorità.

Dopo che fu domata l'insur~ezione comunista, la città di Marsiglia, malgrado le sue rappresentanze radicali ed i pessimi elementi indigeni e forestieri che vi sono nella sua popolazione, non cessò di godere una tranquillità perfetta, grazie allo stato d'assedio che vi domina e rende quasi impossibile ogni opera rivoluzionaria che in alcun modo si manifesti. N o i vicini godiamo il beneficio di questo stato di cose, ma quanto esso possa durare, con frase ormai volgare si risponde che non si sa.

238

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. R. P. 8695. Roma, 21 dicembre 1872.

Ho certa notizia che sullo scorcio del novembre u.s., si costituì in Londra un'Associazione repubblicana tra quegli operai italiani.

Un triwnvkato regge tale Società, e ,si COiffiiPOne di Domenico Lama, Antonio Raffoni (o probabilmente Ruffini, amico del Mazzini e preclaro scrittore) e Cristoforo Setacci.

Il recapito per la corrispondenza è Trafalgar Square B2, presso il Lama, cui si era attribuito, com'è noto alla E. V., l'incarico di acquisto d'armi da spedire in Italia.

Col sussidio di questi dati, 'confido che non riescirà difficile al R. RappTesentante a Londra di tener dietro alle mene repubblicane degli Italiani colà: residenti.

239

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VLSCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

D. 160. Roma, 22 dicembre 1872.

Dal n. 350 in data del 12 settembre, fino al n. 370 del 17 corrente (1), la corrispondenza politica di codesta Legazione mi è pervenuta regolarmente.

Ringrazio V. S. delle informazioni favoritemi circa l'associazione cattolica di

S. Sebastiano e l'altra associazione che sembra assai più potente, inaugurata nel Novembre scorso a Dublino e che corrtsponde a quelle ilstituite non solamente all'estero ma anche in Italia per gli interessi cattolki. Il modo di agire di queste associazioni in Inghilterra è talmente pubblico e .palese ch'io spero non potrà essere·

·troppo difficile che V. E. sia informata dello scopo immediato che le operazioni di

.quelle Società sono destinate ad avere. Quand'anche funzionassm-o unicamente come ·collettrici di denaro per la S. Sede o come Società di proselitismo politico in favore dei principi di Governo sui quali il partito ultra-cattolico fonda le sue speranze, le nozioni che noi potremo avere sopra quelle due Società riusciranno pur sempre interessanti e utili per il R. Governo.

Convengo pienamente con l'E. V. sulla nessuna convenienza di stabilire dei rapporti con l'altra società fondata in !scozia sotto il titolo di Anti PapaL League. Le informazioni ch'Ella mi ha trasmesse dimostrano infatti che quella società, almeno per ora, non potrà esercitare una seria influenza in codesto Paese.

La ringrazio di avermi segnalato il tono poco benevolo e spesse volte ostile delle corrispondenze del Times il quale ha in Roma due corrispondenti, il signor Federico Hardman appositamente inviato, ed il signor Shakspere Wood, un inglese stabilito da parecchi anni a Roma. Le poche relazioni che questi signori hanno con le persone del Governo e con gli uomini del partito governativo spiegano l'inesattezza tanto frequente delle informazioni che trasmettono al loro giornale. Ove Ella trovasse un modo indiretto e sicuro di far presente questa circostanza alla direzione del Times con speranze che simile osservazione possa avere qualche effetto, certamente si otterrebbe un miglioramento nelle Ìllllpressioni che quel grande organo della pubblicità produce in Inghilterra relativamente agli affari nostri.

(l) Cfr. nn. 118, 126, 149, 180, 182, 221.

240

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL CONSOLE GENERALE A LIVERPOOL, CAPELLO

D. s. N. Roma, 22 dicembre 1872.

Mi pregio accusarle ricevuta dei rapporti di V. S. Ill.ma, segnati n. 96 affari in generale e politico s.n. del 22 ottobre u.p. (1). Entrambi si riferivano ad argomenti d'indole politica e furono perciò riposti nei carteggi politici del Ministero. Le sono .grato delle interessanti informazioni rche Ella mi ha traSI!llesso sulle manifestazioni del sentimento pubblico di una cospicua città quale è quella ove Ella risiede. Gli adoperamenti del partito cattolico, e tutto ciò che, anche indipendentemente da tali maneggi, può contribuire a formare una opinione pubblica contraria ai nostri interessi, vogliono essere attentamente sorvegliati acciocché si possa, quando ne sia dimostrata l'utilità, reagire con quei mezzi che in un paese qual'è l'Inghilterra meglio giovano a rettificare i giudizi del pubblico. Mi lusingo che V. S.. avrà conservato con quakhe :persona influente nella stampa locale quelle buone relazioni che Ella avea stabilito sino al primo suo giungere in codesta residenza. Con questo mezzo Ella potrà indirettamente giovare a mantenere ed a accrescere il credito che importa all'Italia di conservare presso la nazione inglese.

Dei rapporti politici che Ella avrà occasione d'indirizzarmi, vorrà mandare copia al Ministro a Londra.

(l) Non pubblicati.

241

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL CONSOLE A MALTA, SLYTHE

D. s. N. Roma, 22 dicembre 1872.

Le accuso ricevuta dei rapporti segnati coi nn. 283 e 207 affari in generale e dei dispacci di serie politica compresi fra i nn. 5,6 e 72 incluso (1).

Delle informazioni relative ai movimenti delle navi da guerra, trasmessemi con lodevole esattezza da V. S. Ill.ma, il Ministero della Marina si è dimostrato molto soddisfatto. Allo stesso Ministero ho pure comunicato le notizie relative· alle nuove fortificazioni di Malta. In generale queste notizie interessano in particolare modo quel Ministero che anche recentemente mi ha fatto conoscere 11 desiderio che gli siano continuate.

Mi è grato poi di cogliere quest'occasione per ringraziarla dello zelo spiegato nell'adempiere ,gli incarichi che nell'interesse della sicurezza politica dello Stato ebbi a ,commetterle. Io desidererei che V. S. completasse il lodevole servizio· ch'Ella presta in questo ramo politico, trasmettendomi di quando in quando un rapporto sullo spirito pubblico dell'isola in riguardo all'Italia, sulle manifestazioni che ne possano essere l'espressione, nonché sopra tutte quelle altre cose che può interessare ad un paese vidno di conoscere non solamente al punto di vista della propria materiale sicurezza, ma anche sotto l'aspetto dell'importanza che harmo le relazioni di buon vicinato. Sono convinto che V. S. Ill.ma saprà disimpegnare anche ,quest'incarico con quel savio discernimento che già La ~raccomanda al Governo di Sua Maestà, mentre Le ripeto ...

242

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 12137/371. Londra, 22 dicembre 1872 (per. il 23).

Ho l'onore di confermarLe il mio telegiramma in data d'oggi (2) e dii mandarle qui accluso il testo del protocollo (2) che Lord Granville mi propone di fir-mare prossimamente insieme ai rappresentanti di Francia e di Turchia intorno· alla giurisdizione consolare nella provincia di '11ripoli di Barberia, trasmettendo parimenti a V. E. copia della nota stessa colla quale Mylord mi rivolge tale invito.

Siccome V. E. scorgerà, la Francia, accettando la sostituzione delle parole menzionate nei documenti qui annessi, ogni ostacolo alla sanzione dell'atto, nell'qpinione del p,rimo Segretario della Regina, resta rimosso.

Io credo pertanto interpretare le istruzioni comunicatemi da V. E. col suo diS!paccio Politico n. 145 (3), aderendo al d~illderio espressomi da Lord Granville· e mettendomi allo stesso scopo d'accordo coi miei Colleghi, a meno che Ella non mi trasmetta ordini in contrario.

235·

(l) -È pubblicato solo quest'ultimo dispaccio, al n. 216. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 43.
243

IL MINISTRO A L'AJA, BERTINATTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. 86. L'Aja, 22 dicembre 1872 (per. il 26).

L'unito estratto de:U'lndépendance belge mi fa tornare suH'argomento da me toccato nel mio rapporto riservato del 12 corrente (1), e prima ·ancora che io abbia avuto l'occa,sione d'un nuovo .colloquio col signor Van De Putte, che

_potrei, volendolo, accelerare, ma che sembrami più prudente lasciarla scegliere da lui medesimo, pel timore che una troppa fretta, per parte mia, noi porti, per avventura, ad immaginare 'Che noi non abbiam diritto di dar mano, proprio marte ad uno stabilimento penale nell'arc~pelago malese senza esserci, anzitutto, messi d'accordo col governo batavo, ed averne ottenuto in qualche guisa il beneplacito.

Fremendomi di assicurarci, all'uopo, il miglior buon volere possibile, ed

anche l'eventuale appoggio di questo, non meno che di riservare a quello del Re

la sua piena libe·rtà d'entratura e d'azione, ad ogni occorrenza, nello stesso

modo con cui mi preme di mantenere alle comunicazioni da me fatte a questo

Ministro delle Colonie ·quel carattere che hanno sin qui avuto, credo utile,

ad ogni evento, di ,far conoscere all'E. V. alcuni passati incidenti che ad esse

si riferiscono, e ·che vennero a mia cognizione dacchè dovetti preoccuparmi del

l'affare attuale.

Mi venne affermato da chi può saperlo .che questa Augusta Sovrana non vede

per nulla di buon occhio un nostro stabilimento penitenziario in un punto qualun

que che rasenti i possedimenti neerlandesi nell'India, o che sia tale da dare op

portunità ai nostri convicts d'ev·adersi dal loro per riparare nel nostro territorio.

Benché l'op,posizione delila Regina non sia sempre accompagnata da quella del

Re, e che talvolta, mi dicono, succeda appunto il contrario, non si può tuttavia non

tener conto di questa opposizione recisa ed individuale, attesa la sua notevole

influenza sopra coloro che la circondano, che non sono pochi, nè son destituiti,

a loro vicenda, di influenza politica.

La regnante Sofia, degna di nome come di fatto di questo appellativo, che ha

regolari relazioni €1Pistolari cogli ,statisti inglesi, per molti de' quali ha speciali

sim!patie, non può, qual buona olandese ·che è non approvare in maSJsiJma l'in

dirizzo da essi dato alla loro politica coloniale, come non può pa·rimenti non aver

comune co' suoi vicini quella subita gelosia che li agita, e li domina semprechè

credono, o sospettano che una nazione qualunque cerchi di attraversarli, o di

ormarli in questo loro indirizzo, che voglion tutto proprio, ed esclusivo quanto più

il possono.

Mi venne infatti assicurato, senza però che io abbia sinora potuto vedficarlo, mercè apposita lettura, che un articolo del Times di Londra, pubblicato nella scorsa estate, od in quel torno, chiamò l'attenzione di questo paese sui nostri ·progetti coùonia.li, e specia,lmente quella del Van de Putte, che ne parlò ipso facto a varii individui onde sapere alcun che di certo, e di preciso sulla probabilità o

consistenza dei medesimi.

Seppi, per altra parte, da lui stesso, dacchè entrammo in materia che egli era stato informato sui nostri propositi, non solo dalla brochure del Cerruti, ma altresì da altre sorgenti così nelle Indie come in Europa, e che il complesso delle informazioni ottenute concorreva a dar corpo a quelle sue apprensioni, che lo addussero a dirmi: nous n'aimons pas les mystères; ce qui nous a le plus frappé de votre part, c'est votre silence absolu.

Se si vuoi mettere intanto a calcolo così il nostro anteriore silenzio, come il fatto che ,egli ha creduto a buona fede, che noi intendevamo davvero di acquistare i pretesi diritti territoriali di quel sedicente Prindpe, che si rivolse a tal fine al R. .&gente Consolare a Singapore, si ,arriva di leggieri a conchiudere che, anche senza le insinuazioni confidenziali del Conte Granville al signor Bylandt, fatte tutt'altro che per attutirli, egli abbia concepiti quei serii timori che mi manifestò nel momento appunto in cui leggevasi nei giornali che quattro navi italiane da guerra, ed armate di tutto punto, stavano per isferrare dai nostri porti, onde dar capo a Borneo, e pigliarne possesso.

Se si aggiunge a questo che il partito clericale non mancò di soffiare in questo fuoco, soffio questo tanto più agevole a suscttare in ordine alle possessioni coloniali, monumento tuttora vivente della passata grandezza batava, nonchè degli audaci navigatori, ed eroi che la procacciarono, e fonte perenne di pubblica e privata ricchezza, che si teme di veder assottigliata, o perduta affatto, ove una nazione marittima, e potente qual'è, e può viemmegllio diventar l'Italia, cerchi con arti soppiatte, o con mezzi più o meno contestabili, di impadronirsene o tosto

o più tardi, ben vede l'E. V. quanto mi sia giunto opportuno l'ultimo dispaccio che ella mi ha inviato sopra questo proposito, non men che l'uso che io feci del medesimo senza ritardo.

(l) Non pubblicato.

244

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINLSTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. 2. Berlino, 22 dicembre 1872.

Comme le Prince de Bismarck me semblait en verve de causerie, j'ai amené 1a conversation sur un chapitre plus délicat que celui traité dans ma lettre n. l (1).

J'ai laissé percer quelque surprise que, contrairement à l'assurance qui m'avait été donnée par son secrétaire d'Etat, M. de Thile, une démarche eut été faite en faveur du Roi Françots II. Son Altesse m'a répondu avoir en effet écarté une démarche officielle. J'aurais pu relever que rien dans le langage de

M. de Thile ne m'avait autorisé à admettre une semblable restriction mentale. Mais je m'en suis abstenu. C'eut été donner dès l'abo~d un cachet d'aigreur à notre entretien. Il m'a paru préférable de ne pas l'interrompre dans ces explications.

L'Empereur avait rencontré en Allemagne François II. Il avait été frappé de sa dignité, de son maintien, de sa réserve, de sa résignation, de son désinté

l'l -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

ressement dans les affaires politiques. Il avait été ému en apprenant qu'il vivait dans un état qui touchait à la gene. Bref, ce Prince avait produit une bonne impression sur l'esprit et sur le coeur .de S. M. C'est dans cette disposition d'ame qu'Elle avait entendu les instances pressantes des Empereurs d'Autriche et de Russie. Il s'agissait de faire d'un commun accord •appel aux sentiments généreux du Roi d'Italie. Le Prince de Bismarck interpellé avait répondu que la position de ·son Souverain à cet égard n'était pas la meme que ceHe des deux autres Empereurs. Le Cabinet de Berlin avait déjà fait en son temps une démarche officieuse: nous avions ·alors été dans le cas de nous ex;primer dans ce sens que· la question avait été préjugée par des décrets dictatoriaux du Général Garibaldi, sW" lesquels il :n.e serait guère rpossible au Gouvernement Italien de revenir sans l'assentiment du pouvoir législatif. Un recours éventuel au Parlement étant indiqué, on avait cru bien faire en insérant dans la dépèche dont il nous a été donné lecture, le passage relatif à la présentation d'un projet de loi. Si les Chambres refusent, le Gouvernement est dégagé. M. de Bismarck pensait que ce serait bien de notre pad d'user d'un tel moyen. C'est dans cette mesure que l'Empereur s'était a,ssocié à la requete de la Russie et de l'Autriche.

J'ai dit à mon tour que j'ignorais si, quand et comment Vous répondriez à la démarche. Mais que d'après ma manière de voir on avait agi sans opportunité.. Ce n'etait pas au moment où une .partie considérable de notre temitoire avait été dévasté par les inondations, dégàts qui ne sauraient etre comrpensés ni par le Gouvernement, ni par la charité privée; ce n'était pas au moment où il y avait encore un arriéré de près de 100 miilions de francs pour subsides aux Communes qui ont souffert le plus de dommages de 11os dernières guerres; ce n'était pas dans ces circostances qu'un Gouvernement sérieux irait proposer aux Chambres de régler la fortune privée d'un Prince dépossédé. Nous avions cependant pas plus tard que l'année dernière, suggéré un moyen de tourner la question par l'achat du Palais Farnese. Il n'avait pas dépendu de nous que des offres faites avec tous les ménagements propres à sauvegarder la susceptibilité du propriétaire, n'eussent pas abouti. Nous serions prets à reprendre cette négociation, et certes nous ne lésinerions pas pour acheter cet immeuble au dessUis de sa valeur réeLle. Nous n'y regarderions pas à un million pvès. J'ai expliqué alors les détails de cette affaire etc. etc.

Le Prince de Bismarck m'a remercié de ces détails qu'il ne manquerait pas dle mpporter d l'Empereur Alexandre quand il le reverrait.

Je voulais continuer cet entretien, mais il a été interrompu par la maìtresse de maison qui est venue offrir son bras au Chancelier. Je comptais passer en revue la conduite de la Prusse vis à vis de l'ancien électeur de Hesse, et surtout de l'ex Roi de Hanov•re dépossédés de leur souv-eraineté à la suite de la guerre de 1866.

En voici un court eX!posé relativement au dernier de ces Princes.

En février 1868 les Chambres prussiennes furent saisies d'un projet de l.oi portant approbation des traités -conclus particulièrement par le Roi Guillaume avec chacun de ces Princes, et accordant à chacun d'eux des indemnités considérables. Pour obtenir un vote favorable de la Chambre des députés, il fallut poser la question de Cabinet. Le Prince de Bismwck dut ,prendre plusieurs foisla parole. Il fit valoir, entre autres, ces arguments. C'était un devoir de sa poli-

tique e:lctérieure de concHier les sentiments que le nouvel ordre de choses avait blessés en Allemagne et dans les autres pays de l'Europe.

P.ersonne ne saurait estimer ·en argent la valeur de cette conciliation. Un prétendant réduit à aviser lui-mème pour régler son sort et assurer son existence, est plus dangereux que celui qui est riche. Jamais encore le prétendant riche n'a réussi à fa:ire triompher ses prétentions, tandis que le pauvre qui n'a ainsi que ses partisans, rien à perdre, ose davantage et réussit parfois. Si l'Italie pouvait conclure avec ses princes dépossédés un traité analogue avec celui signé avec

la famHle de Hanovre, elle s'y preterait très volontiers et s'en montrerait satisfaite.

Par le traité du 29 Novembre 1867, il était assuré au Roi Geo·rges V, outre le chateau de Herrenhausen avec ses dépenidances et le domaine de Calenberg, une indemnité àe onze millions de thalers en rente prussienne 4lh %, et de cinq millions de thalers en es!pèces. Ma1s l'artide !Pl"emier stipule que les domaines

•COnservés en HanOIW"e resteront sous l'administrat'ion prussienne jusqu'à ce que le Roi Georges renonce eXIPtressément (ausdriilcklich) :IJOUr lui et pour ses héritiers au tròne de Hanovre. Ce mot expressément fait entendre que le traité contient déjà une renondation tacite, gràce à laquelle est obtenue la :remise àes sommes qUii composent l'indemnité; maiJs que ce genre de renonciation n'a pas été •considéré •comme suffisant poUtr mettre le Roi en possession des domaines qui lui ,gont 'conservés, et qu'on attend du Prince une renonciation formelle, nullement xepoussée en [principe, 1présw:nable plutòt puisqu'il la laisse figutrer comme condition 'essentielle de l'exécution d'une des clauses du traité. Il est à noter que il'a·rgument ci-dessus tiré de la pauweté dangereuse d'un P.rince _dépossédé ne pouvai:t s'a:IP!Pliquer au Roi de Hanovxe. Il avait eu soin, en quittant le tròne, d'ellliPorter pour une somme de 19 millions de thalers au portewr, él[lpartenant à l'Etat, et qu'il restitua lorsqu'il ·fit un accor:d avec la Prusse. Il recevait .donc moins qu'il ne restituait.

La Chambre des SeigneUtrs venait à peine de voter la loi déjà ad()ptée par 1a Chambre des d~putés, que le Cabinet de Berlin en ptrésence des conspi:rations ou11dies par le prétendant (légion HanOVIrienne, ooganisée et soldée en F!l'ance = discours à Hietzing) obtint du Roi Guillaw:ne une ordonnance (2 mars 1868) qui mettait •sous séquestre tous les biens, valeurs, revenus et intéretJs du Roti Geoiiges. 11 était en outre stiJpulé que le séquestre ne pourrait etre levé que par une ordonnance :royale. Entre la date de ·cette ordonnance et le jour où la sanction en fut demandée au Parlem.ent une année p!'esque entière s'écoula. Dans cet intelrValle les hostilités guel!fes redoublèrent de violence. C'est alors que le Gouvemement prussien .se dédda à saiJsir le Landtag d'un projet de loi conçu dans: les memes termes que l'ordonnance royale du 2 mars 1H68. La Chambre des députés le modifia d'une manière essentielle, en •Ce sens que le 1séquestl"e ne pouvait !Plus etre levé que par une loi.

Dans cette seconde discussion, le Prince de Bismarck prit aussi la parole contre un orateur qui soutenait que si le Gouvernement ·avai•t le droit de déjouer les menées ,guelfes, on ne saurait retirer au Roi Georges une dotation devenue .désormais sa propriété privée. Comment invoquer un droit privé, quant il a kté stipulé un traité !public. • Nous ne devions rien au Roi Geor.ges. Il n'est !POint

de juge pour fixer 'les chiffres de la fortune ,particulière qui sera laissée à un souve~rain, à un belligérant, une fois la guerre terminée. C'est la paix seule qui décide de cette question. Cette paix n'étant pa1s encore conclue, l'an s'est décidé à un armistice qui a été rompu par la 1partie adve.l1Se. Tel est, à mon sens, le point de vue légal...

Nous ne devions rien au Roi Georges. Nous avons donné dans l'intérét de la paix un exemple de générosité qui n'a pas, que je sache, son pareil dans l'histoire des Etats européens... Je n'ai pas entendu dire que les différentes branches de la Maison de Bourbon, dont le tr6ne a été renversé !Par la :révolution en France, aient reçu de ce pays -après avoir enrolé à l'ét~ranger pour les faire marcher contre leur patrie, des légions étrangères, françaises ou italiennes -les dotations qu'on alllrait pu avoir l'intention de leur laisser. Enfin, je regarde de méme camme très improbable que le Gouvernement de Madrid se croie légalement obligé de donner à ,Ja Reine Isabelle les moyens de lui faire la guerre, et que celtti de Florence soutienne de ses deniers les prétentions des Bourbons "·

D'après ce résumé que j'ai extrait des actes du Parlement, et des discours du Chancelier publiés dans quelques volumes à part, il me parait que j'aurais eu beau jeu à combattre le P·rince de Bismarck avec que1ques uns de ses propres arguments, et en faisant appel à Ia pénible expérience faite par la Couronne de Prus•se dans sa générosité à I'égard du Roi Geo:r:ges. Ce serait toucher peut-étre· une corde trop sensible. Mais on peut induire du langage qu'il m'a tenu qu'il n'est pas un champion très chaleureux de la démarche concertée entre les trois Souve.rains; qu'il eiìt peut-étre [)["éféré la détourner, comme il croyait peutétlre y avoir réussi, quand M. de Thile dùment autorisé, me donnait une assurance aussi formelle, en me recommandant le secret de crainte sans doute qu'on ne siìt à Pétembourg ou à Vienne que on s'en faisait un mérite à nos yeux. Cette insistance qu'il serait bien de soumettre un projet de loi à nos Chambres quand il peut prévoir à COtliP sùr un résultat négatid', ne démontre-t-elle pas aussi qu'il serait charmé que noUIS donnions par là en quelque sorte raison à la r-épugnance qu'il aura laissé entrevoir de s'embarquer dans une pareille voie? D'un autre còté, il n'y a évidemment pour •lui aucune urgence à recevoir de notre part une réponse, puisqu'il se réservait de porter à la connaissance de l'Empereur Alexandre mon récit .sur l'incident du Palais Farnese, comme un témoignage de nos bonnes intentions dans la limite du possible. En nommant ce Souverain, il indiquait en outre que c'était au Tsar -ce dont le Prince Gortchakoff au reste ne m'a pas fait mystère -qu'il fallait attribuer la part principale dans cette immixtion que chacun des tlrois souverains repousserait pour son compte si elle lui était ·adressée. Et cependant en Autriche, comme en Russie la liste est très longue des confiscations moins justifiables certainement que les n6tres fondées sur la raison d'Etat et sur la cause nationale.

Dans ·ces coirconstances, je persiste à croire que le rnieux vaudrait que vous vous bm-niez, Monsieur le Ministre, à rappeler vous méme verbalement aux re. présentants de chacun des pétihlonnaires quelle a déjà été la générosité de Notre Auguste Souverain vis à vis du Prince de Capoue et de la Famille du Comte de Syracuse, et cela indépendamment de ce qui a été réglé IPOUr les Princesses entrées dans la famil:le d'Autriche; à leur raconter nos vains efforts pour faire agréer, avec tous les ,procédés d'une eXJquise délica.tesse, un arrangement indilrect avec le Roi François II (Palais Farnese); à marquer que nous ne demanderions pas mieux de reprendre cette combinaison, malgré ~les embarras de notre trésor malgré des arriérés encore en liquidation pour des victimes de nos guerl'es nationales et malgré les désa8tres des dernières inondations. AUer au delà serait impossible en présence de l'opinion publique dont un Souverain constitutionnel doit tenk compte quels ·que soient les élans bien connus de sa générosité. Sou. mettre la question aux ChambTes, équivaudrait à l'enterrer. Un Gouvernement sérieux doit etre pris au sérieux. Or il ne saurait réclamer les suffrages du Parlement, quand il sait d'avance que ce 8erait peine perdue. Ce serait nous donner l'apparence de vouloir tirer notre épingle du jeu; en jouant une comédie d'un gout tl'ès discutable.

Le Comte de Wesdehlen est tres exact dans ses récits. Vos raisonnements seront fidèlement rapportés au Prince de Bismarck qui ne manquera pas d'en faire rapport à l'Empereur. Il importe surtout, à mon avis, d'éviter une communication écrite pour mieux réserver notre liberté d'action, soit qu'il nous convienne de régler plus tard et spontanément la question quand nos finances seront meilleures, soit que nous pensions que les fins de non recevoir sont préférables envers des prétendants aussi longtemps du moins qu'ils n'ont pas renoncé formellement à une revendication et à des intrigues mises en relief par des procès contre le brigandage.

(l) Cfr. n. 226.

245

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A BRUXELLES, BLANC

D. 12. Roma, 23 dicembre 1872.

La cor~ispondenza politica di codesta R. Legazione mi è pervenuta fino al

n. 81 inclusivamente (1). Nella serie progressiva dei numeri ho trovato ripetuto il n. 67 mancante invece il 77. La prego di voler verificare se Ja mancanza di quest'ultimo numero sia attribuibile a smarrimento o ad altra causa.

La ringrazio in particolar modo delle notizie favoritemi nei sovra indicati rapporti e La prego di esprimere anche al Cavalier di Sonnaz ~a mia soddisfazione per io zelo dimostrato durante la gestione interinale degli affari della Legazione.

Le informazioni relative a cose militari furono regolarmente trasmesse al Ministero della Guema che dimostrò di averle gradite. Per soddisfare ad un desiderio altre volte manifestato dai Ministeri delle Finanze e di Grazia e Giustizia io mi lusingo di ricevere da V. S. Ill.ma una relazione sulle condizioni finanziarie del Belgio e qualche rapiPorto dal quale .~isultino i progressi introdotti o nella legislazione o negli ordinamenti amministrativi di codesto paese.

Molto interessanti mi riuscirono le varie comunicazioni fattemi soprattutto ciò che più direttamente si riferisce alle relazioni dell'Italia con il Belgio. Ne

:risulta in complesso un miglioramento di quelle relazioni, miglioramento di cui possiamo essere contenti quando teniamo conto degli sforzi incessanti del

partito ultra cattolico per turbare le relazioni dell'Italia con gli altri paesi.

La conversazione avuta da V. S. con il signor di Chazal nel maggio scorso, le premure con le quali è stato dato un successore al signor Solvyns, l'esito che eebbe lo ~pinoso affare dell'exequatur al Console Pontificio di Anvevsa, non meno delle parole dette a V. S. nel novembre scorso da codesto Ministro degli Affari Esteri dimostrano l'intenzione di mantenere con noi deHe relazioni di buona ar:monia che noi pure desideriamo conservare. E dappoichè il signor D'Aspremont Lynden ha ·espresso a V. S. il desiderio che le sue parole mi fossero riferite Ella potrà, in occasione opportuna, fargli sapere la buona impressione che ci ha fatto quella spontanea ma amichevole dichiarazione. ·

Le informazioni che ho avute sul signor Van Loo, informazioni che lo indicano come persona di carattere conciliante e di senso pratico negli affari mi danno fondato motivo di credere che ·se il nuovo inviato belga verrà senza troppo ritardo a stabilirsi in Roma non avrà difficoltà a farsi presso di noi quella buona posizione che egli sembra essersi acquistata presso il Governo Svedese e la Società di Stoccolma. Ciò contribui·rà non poco a ristabilire l'intimità dei rapporti dell'Italia con il Belgio e così a scemare di molto l'importanza delle manifestazioni di sentimenti a noi ostili di un partito che in Belgio è forse più numeroso e potente, ma che esiste e dà frequenti segni di vita anche in altri paesi.

(l) Cfr. nn. 12, 113, 176, 1';16.

246

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

D. 271. Roma, 24 dicembre 1872.

La pregiata corrispondenza politica di codesta Legazione mi è pervenuta con tutta regolarità fino •al n. 1107 inclusivamente ed è con viva soddisfazione che io Le esprimo i rin~aziamenti del Governo del Re per lo zelo intelligente col quale la S. V. ha continuato nell'anno ora decorso a tenerci esattamente informati su tutte le questioni che, in •codesto paese, chiamano più specialmente l'attenzione del Ministero. Le notizie che Ella mi ha successivamente trasmesse sulla politica estera dell'Impero, sui rapporti fra la Prussia e gli altri Stati germanici, sul movimento religioso in Germania, mi riuscirono oltremodo interessanti ed ho apprezzato non meno le diligenti relazioni pel'Venutemi da codesta Legazione intorno ai progressi economici e legislativi dell'lmiPero. Questa ultima parte del lavoro di osservazione spettante alle RR. Rappresentanze all'estero va diventando ogni giorno [più Ìll:n[pOrtante. La •comunicazione periodtca delle princ~pali leggi costì emanate, anche di •quelle che non hanno diretta reiazione colla politica, sarà molto gradita, specialmente al Ministero di Grazia e Giustizia, e così, •per dò che riguarda la Finanza, tornerà utilissima al R. Governo la conoscenza dei provvedimenti ·adottati in tale materia dall'amministrazione dell'Impero. Ho veduto con piacere che, per questi studi di indole speciale, la S. V. si è valsa con profitto dell'opera del Segretario della Legazione; io approvo questo sistema,

mereè il quale le attitudini individuali trovano un vasto ed utilissimo campo di applicazione, e mi è grato esprimere in •questa Cir·costanza la mia soddisfazione a tutto il personale di codesto ufficio, che corrisponde così degnamente ane sollecite cure della S. V.

I rapporti generali che Ella mi farà pervenire intorno alle materie legislative e finanziarie, quando bene inteso non rispondano a questioni speciali iniziate da altri uffici del Ministero, dovranno essere ascritti alla serie Politica.

247

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

D. 273. Roma, 24 dicembre 1872.

La ringrazio della premura colla ·quale Ella mi ha costantemente tenuto in· formato delle dis!Posizioni del Governo germanico circa la rifor.ma giudiziaria in Egitto. Con vera soddisfazione ho riscontrato che d siamo trovati d'accordo . con codesto Gabinetto sull'accoglienza da farsi alla proposizione secondo la quale l'Egitto avrebbe stabilito una differenza di trattamento per quelle Potenze che non vorrebbero adetrire alla rifor:ma 'progettata.

Nel renderei conto dell'impressione prodotta a Berlino dalle nostre ultime istruzioni relative a ·quest'argomento, Ella mi ha accennato che uno dei punti sui quali il Gabinetto Germanico non era d'accordo con noi, rifletteva appunto il numero dei magistrati che debbono sedere nelle camere giudicanti della Corte d'Appello. Sembrò a codesto Governo che ·vi fosse•ro degli inconvenienti a che il numero dei giudici non sia dispari. Questa obiezione era già stata pre· sentata anche alla Commissione che presso di noi ha esaminato le quistioni riferentisi ai progetti di riforma giudiziaria per l'Egitto. A pag. 7, 8 di quella rela· zione (l), di cui V. S. ebbe un esemplare, Ella troverà le ragioni che prevalsero per mantenere che otto anzichè sette abbiano ad essere i Magi•strati sedenti nelle Camere della Corte di Appello. Alle ragioni espresse in quella relazione si aggiunsero altre nella discussione avvenuta in seno della commissione. Si pensò che nel caso di parità di voti si datrebbe la prevalenza a quella parte colla quale· ha votato il Presidente, si osservò che così in definitiva avrebbe sempre prevalso· l'opinione di un Magistrato europeo, perchè da uno di questi Magistrati deve essere esercitata la Presidenza effettiva delle Camere giudicanti.

Ma anche indipendentemente da queste ed altre simili considerazioni, sembrava a noi che trattandosi di quistioni che hanno già dato motivo a tanta discussione convenga p·rocurare di non suscitare delle difficoltà sopra quei punti che· ebbero già ad ottenere l'approvazione delle altre Potenze. Ed è perciò che nelle istruzioni che abbiamo dato a Costantinopoli ci siamo studiati di attenuare le difficoltà accomodandoci noi stessi ad accettare il parere che ci pareva raccogliere il maggior numero di voti.

Se il Governo di Berlino avesse voluto dare al suo rappresentante a Costantinopoli delle istruzioni conformi alle nostre, ovvero raccomandare anche semplicemente al signor di Keudel di procedere d'accordo col Ministro d'Italia in questa quistione, io ritengo che questa potrebbe molto più agevolmente risolversi nell'interesse di tutti.

Ella vedrà del resto dai documenti relativi a questo affare, lo stato presente delie trattative.

(l) Non pubblicata.

248

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

Roma, 24 dicembre 1872.

Per soddisfare al desiderio parecchie volte manifestato dai Ministri delle Finanze e di Grazia e Giustizia, le RR. Legazioni furono in passato invitate a trasmett&e in un ~l'apporto annuale le osservazioni fatte sulle condizioni finanziarie del Paese presso il quale risiedono ed a riferire in una o più ;relazioni circa i nuovi provvedimenti che in materia di legislazione furono introdotti nel paese medesimo. Per questi lavori è anzi stato raccomandato ai capi di missione di valersi dell'opera dei segretari di Legazione che abbiano speciali attitudini per applicarsi agli studi a tal fine necessari.

Nel rammentare le istruzioni impartite a questo riguardo già da alcuni anni, io mi propongo appunto di dare al .personale da Lei dipendente una buona occasione per distinguersi in lavori che, eseguiti sotto la direzione di V. S. Ill.ma. potranno riuscire di non poca utilità alle amministrazioni nostre che si dimoskano desiderose di raccogliere tali informazioni.

249

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

D. 53. Roma, 24 dicembre 1872.

Tostoché Ella ml ebbe significato per telegrafo che il Conte Andrassy desiderava sapere se all'Austria soltanto, ovvero anche ad altri Governi, l'Italia e la Francia aveano domandato d'interporre i buoni uffici per giungere ad un componimento nella quistione del Laurium, io pensai che una simile interrogazione per parte del Cancelliere imperiale potesse significar:e che altra sarebbe stata la sua condotta se all'Austria toccava di fare da sola la parte di mediatrice, ed altra invece :se l'invito nostro fosse stato egualmente diretto a parecchi Gabinetti. E siccome non mi pareva dubbioso che maggiore sarebbe stato l'impegno del Gabinetto di Vienna per riuscLre nella mediazione se av,esse saputo di avere a raccogliere sola tutto il merito della riuscita, cosi io mi feci premura d'informare

V. S. Ill.ma che, nello stato delle cose, noi facevamo assegnamento unicamente sui buoni uffici dell'Austria-Ungheria.

Dalle successive comunicaz,ioni fattemi da V. S. Ill.ma ho potuto rilevare che la nostra risposta sviluppata convenientemente nel colloquio ch'Ella avrà avuto col conte Andrassy, ha prodotto l'effetto deside-rato. Nel timore però che, in seguito a qualche rprimo rapporto poco favorevole che possa giungere a codesto Gabinetto dal rappresentante austriaco in Atene, il Cancelliere imperiale voglia senz'altro rinunciare a far accettare dalla Grecia un componimento sulla base dell'arbitraggio, ho scritto subito a Parigi proponendo che l'Italia e la Francia facciano nuove istanze a Vienna tendenti a ben specificare che la pa-rte di mediatrice è riservata all'Austria-Ungheria.

Aspetto da Parigi una risposta a tale mia proposizione che forse sarà trovata ora meno opportuna dal signor di Rémusat dopo che si sa in qual senso il conte Andrassy ha già dato le sue istruzioni ad Atene.

In ogni modo però, sia che noi ci concertiamo con la Francia per fare nuove istanze al Gabdnetto di Vienna, sia che una seconda domanda di buoni uffici o· di vera mediazione abbia a sembrare superflua, io desidero che V. S. Ill.ma, nel ringraziare il Conte Andrassy delle benevoli disposizioni che abbiamo incontrato a Vienna, procuri di confe,rmarlo in tali sue buone disposizioni, facendogli capire che la mediazione dell'Austria-Ungheria in questo affare mentre costituisce un segnalato servigio alla Grecia, toglie l'Italia e la Francia da una situazione spiacevole ed assicura quindi tutta la riconoscenza del R. Governo a quel Gabinett~ che la farà usare.

250

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1108. Berlino, 24 dicembre 1872 (per. il 30).

Dans l'entretien que j'ai eu le 22 avec le Prince de Bismarck et dont je rends compte par ,les deux lettres particulières ci-jointes (1), Son Altesse ,m'a confir:mé elle~mème qu'allégée désormais du fardeau de la Présidence, elle aurait plus: de loisir de s'occuper des Affaires Etrangères. Il est bien entendu quoiqu'il ait été· trop poli pour le dire, que rien ne sera changé à son système de ne conférer avec les Membres du Co-rps diplomattque que dans les cas d'urgence et d'une importance exceptionnelle. Le Secrétaire d'Etat ,et le Président de la Chancellerie Impériale resteront donc nos intermédiaires obligés.

Je suis presque disposé à croire, d'après quelques mots tombés incidemment dans la conversation, que s'il s'est un peu effacé en se démettant de ses fonctions de premier Ministre en Prusse, la cause doH en ètre attribuée en partie à ce qu'il n'a pas réussi jusqu'à présent à décider le Roi à former une administration plus· homogène. En se plaçant en seconde ligne, il s'attend à ce que les tiraillements: deviendront tels paTmi ses Collègues que 'S. M. finira par reconnaitre la néces

sité d'adopter ses vues. Quant à se désintéresser des affaires intérieures du Royaume, il n'y songe pas sérieusement, car elles pèsent d'un trop grand poids dans l'Empire pour ,qu'il ne ·tienne pas à concourir à leur marche régulière et satisfaisante. Il attache surtout beaucoup de prix à ,ce qu'il n'y ait aucun ralentissement dans les mesures dirigées pour combattre les menées du polonisme. A son avis, il importe de lutter avec énergie contre le rprogramme d'un parti qui s'abrite derrière la reHgion pour mieux en venir à la réalisation d'un but essentiellement politique. Le Gouvernement ne saurait tolérer ces intrigues qui ne tendent à rien moins qu'à préparer les éléments d'une reconstitution de la Pologne. Pour son •COmpte, la Prusse est tll'ès-décidée à ne IPaS renoncer, ne serait-ce que par des motifs stratégiques, au lot qui lui est échu lors du partage. Il suffit en effet de jeter un regard sur la carte pour voir que la Posnanie s'avance comme un coin dans la mona•rchie prussienne, et que la perte de cette Province nuirait beaucoup à la sécurité de ses 1rontières. Aussi le mot d'ordre est-il donné de germaniser le rplus possible le Grand Duché et de briser la résistance de la noblesse et d'une partie du Clergé gagné aux idées nationales.

Le décret exonérant le Prince de Bismarck de la Présidence du Mini:stère d'Etat a été signé par S. M. le 21 de ce mois. Ces fonctions sont remplies provisoirement par le Général de Roon, le doyen des Ministres qui a consenti, sur de vives instances du Souverain, à retirer sa démission. On est encore dans la phase de transition, et dans le domaine des conj-ectures. Des personnes ordinairement bien informées prétendent, entre autres, qu'il s'agirait de nommer Monsieur de Bismarck Chancelier d'Etat pour la Prusse, comme il l'est déjà pour l'Empire, et de lui assurer ainsi un ròle des plus préipondérants sur les autres Chefs de déipartements. Il semble peu probable toutefois ,que le Roi, très-jaloux, Lui aussi, de son autorité, ,consente à une semblable combinaison, qui ne cadrerait pas au reste avec les prindpes, meme largement interprétés du régime constitutionnel. Quelle que soit la solution définitive, la personnalité du Prince de Bismarck prime à un si haut degré qu'une subordination de sa part n'est pas admissible en pratique, abstraction ,faite bien entendu du Souverain et des Chambres. Il est, en quelque sorte comme un colosse de Rhodes, solidement établi dans le Royaume et dans l'Empire. S'il en était autrement, on ne lui rpasserait rpas tous ses caprices, ses bouderies et 1surtout .ses 1longues absences. En effet sa santé n'est vas altérée au point d'exiger ,autant de ménagements. Sa véritable maladie, il en convient lui-meme, est celle de ne pouvoir supporter aucune contradiction. Tant que le Roi vivra, le Chancelier peut jusqu'à un certain point se permettre de semblables allures; mais elles ne seront guère de mise, comme je l'ai déjà écrit, sous un nouveau règne.

Pour le moment, cet homme d'Etat se montre peu satisfait de sa position, entre autres, 'Vis-à-vis de la Ohambre des Seigneurs. Il a dit un mot plein d'amertume, quand je lui rparlais de notre reconnaissance pour les sympathies que feu le Comte Brassier, en suivant les instructions de S. A., avait toujours montré pour la ,cau:se italienne: • C'est ,sans doute un beau sentiment que la reconnaissance. Pour mon compte j'ai fait ici beaucoup d'ingrats •. Ce jugement est assez significatif.

V. E. aura aussi remarqué le passage de ma lettre particulière n. 2 d'où je serais autorisé à déduire que le projet d'un voyage de l'Empereur Guillaume à

Pétersbourg est assez probable. Les médecins l'auraient engagé à le retarder jusqu'au mois de mars. rSi l'entrevue de Berlin n'en avait pas déjà fourni la preuve, il est évident que le Cabinet Impérial a un grand intéret à entretenir les: :rp.eilleurs rapports avec la Russie, aussi bien qu'avec il'Autriche et avec l'Italie pour les détourner de toute tentation de se coaliser avec la France. Le Gouvernement de ce pays n'a certes aujourd'hui aucune velléité belliqueuse puisqu'il n'est pas encoxe dle taille à se mesurer avec l'Allema,gne. Il remjplit d'ailleurs. ponctuellement ses obligations et les devance meme. Ainsi du 15 au 2'5 Janvieril payera un accompte de 1'50 millions sur le rquatrième milliard. Mais la prudence indique de prendre ses précautions pour l'avenir.

Je remets mon e~pédition d'aujourd'hui à M. le Major Boetti qui partira demain ~pour le Piémont.

(l) Cfr. nn. 226, 244.

251

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1948. Roma, 26 dicembre 1872, are 16.

Vous ètes autorisé à signer avec Lord Granville et les Ambassadeurs de France et de Turquie le protocole pour Tripoli d'après dernière rédaction ~proposée: par la France et acceptée par la Turquie.

252

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI

D. 70. Roma, 26 dicembre 1872.

Con un raprporto in data del 27 novembre u.p. (1), Ella mi ha informato dei passi del Rappresentante della Santa Sede presso ·la Corte di Lisbona per ottenere, in vista sopratutto della legge relativa alle corporazioni religiose, che dei buoni uffici venissero fatti a Roma. Ella mi ha riferito l'esito negativo che ebbero quelle pratiche imperocché fu risposto a Monsignor Matera i rapporti della Chiesa collo· Stato essere mate·ria d'interna politica nella quale conseguentemente il Governo italiano avrebbe declinato di ammettere i buoni uffici di un'estera Potenza.

Ella I[)Otrà po~gendosene l'occasione, far conosrcere di avermi riferito le cose sovra ·esposte che produssero in noi la miglior impressione, trovando in esse una. prova del delicato procedere di codesto Governo a nostro riguardo.

(l) Cfr. n. 210.

253

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4575. Costantinopoli, 27 dicembre 1872, ore 16,25 (per. ore 22,55).

Le Ministre des Affaires Etrangères vient de me faire une visite et m'autoriser à annoncer à V. E. que la Sublime Porte regarde l'incident relatif à la visite du fils du Khédive comme vidé.

254

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 4578. Madrid, 27 dicembre 1872 (per. ore 10 del 28).

Le Gouvernement a été averti qu'il se prépare dans l'armée des pronunciamientos qui devraient éclater avant le 15 Janvier, mais il a pris les précautions et se tient sur ses gardes. L'opinion publique est inquiète et s'attend à quelque chose. Je télégraphierai aussitòt qu'il y ,aura quelque chose de plus posiUf.

255

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1982. Parigi 27 dicembre 1872 (per. l' 1 gennaio 1873).

Ebbi oggi occasione d'intrattenere S. E. il signor di Rémusat intorno agli affari delle miniere del Laurium e lo feci conformandomi alle direzioni impartitemi dall'E. V. col dispaccio di questa serie n. 435 del 20 ,corrente (l) e valendomi delle informazioni che Ella mi trasmise con telegramma del 23 successivo (1).

Il signor di Rémusat approva il suggerimento dato dall'E. V. che i Gabinetti di Roma e di V,ersaglia scrivano ciascuno dal canto suo un nuovo dispaccio a Vienna nello scopo di spingere maggiormente il Gabinetto austriaco a dare efficacia ai buoni uffizi che esso si decise a fare ad Atene per ottenere una soluzione di questa vertenza. Il Ministro francese degli Affari Esteri rimase quindi d'accol'do ,con me che egli scriverebbe al Mal'chese di Banneville incaricandolo di ringraziare il Conte Andrassy della nota spedita e di pregarlo di voler continuare

i buoni uffizi suoi, e di non scoraggiarsi degli ostacoli che potesse incontrare. Il signor di Rémusat aggiungerebbe nel suo dispaccio che oramai l'Austria resta difatti considerata come la mediatrice accettata dalla Francia e dall'Italia intorno alla questione pendente col Gabinetto d'Atene, che il Governo francese pel conto suo approva ed accetta fin d'ora la forma d'arbitraggio proposta dall'Austria, ma che se la Grecia obiettasse ad un arbitraggio diplomatico esso Governo francese è disposto ad acconciarsi ad un arbitraggio privato.

Ho promesso al signor di Rémusat d'informare di queste sue intenzioni V. E. che già dal canto suo propose di fare a Vienna un ufficio tendente allo scopo medesimo che il signor di Rémusat desidera ottenere col dispaccio che si dispone .a scrivere a Vienna.

(l) Non pubblicato.

256

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A BELGRADO, JOANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

. R. S. N. Belgrado, 27 dicembre 1872 (per. il 2 gennaio 1873).

Giunsero al P:rincipe Milano da quasi tutti i Sovrani d'Europa in specie dagli 1mperatori di Austria e di Germania, le lettere in risposta alla notificazione sua di essere uscito di minore età.

Ne fò menzione affinché non rimanga dubbio al Ministero sulla convenienza di abbracciare uno stesso partito nel dubbio se ad un Principe Vassallo spetti un .simile trattamento.

257

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

D. 54. Roma, 29 dicembre 1872.

Mi affretto a trasmettere a V. S. copia di un rapporto pervenutomi ieri da Atene. Le cose esposte dal Marchese Migliorati dipingono la situazione al punto di vista di un'ostinata resisten2la che il Governo ellenico sarebbe disposto ad opporr·e ai ·consigli di amkhevole •COffiiPOnimento nell'affare del Laurium. Però dal rapporto stesso risulterebbe ·che la maggioranza del paese, varie notabilità politiche e forse il Re stesso propenderebbero per una condotta più temperata e più conforme agli interessi della Grecia.

Dovendo certamente Ella avere in proposito qualche conversazione col Conte Andrassy mi pare utile ch'Ella conosca tutto ciò che da Atene mi viene riferito, perché V. S. potrà certamente trarne profitto nel senso di caldeggiare il progetto di un::~ vera ed efficace mediazione dell'Austria-Ungheria.

A questo proposito non sarà forse inutile che io Le trasmetta anche un estratto di un rapporto del Ministro del Re a Pietroburgo, rapporto dal quale· risulta che fra i passi fatti dalla Francia ed i nostri presso quel Gabinetto vi ha soltanto una differenza di forma.

258

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL

D. 39. Roma, 30 dicembre 1872.

La pregiata corrispondenza politica di codesta Legazione mi è pervenuta con tutta iregolarità fino al n. 241 i.ndUJS<> ed io l'ingrazio la S. V. per la cma assidua che Ella ha posto nell'informare il R. Governo de.gli eventi di codesto paese, tenendo d'ietro 'con diligenza alle lotte dei partiti da cui è intralciata l'azione deL Governo, alle successive mall'iiestazioni della pubbUca opinione, ed al contegno della stampa, che non sempre Le fu compito ,gradito il segnalare.

Io devo poi alla S. V. lodi non meno sincere, per la condotta che Ella seppe seguire, nella situazione creata alla Legazione italiana in Is:pa~gna, dalle condizioni della nuova Dinastia, e del paese che essa fu chiamata a reggere. Ella non ha mai dimenticato essere nostro costante proposito, non solo di astenerci da qualsiasi immissione negli ~affari interni della Spagna, ma eziandio di allontanare, col nostro contegno ogni sospetto che, per iscopi interessati, si volesse far nascere del contrario. La condotta passata della S. V. mi è di sicura guarentigia che, anche per l'avvenire, il Governo del Re non si troverà mai esposto, sotto questo ,rapporto ad ~alcuna sgradita supposizione.

Ponendomi a questo punto di vista io fui assai soddisfatto che le circostanze m'abbiano dispensato dal commettere alla S. V. una azione qualsiasi, per quanto· amichevole e disinteressata, nell'affare delle Colonie spagnole, del quale io L'avevo intrattenuta col mio precedente dispaccio, in seguito alle comunicazioni fattemi pervenire dal Segretario di Stato degli Stati Uniti di America. Ho scorto con piacere, dal telegramma di V. S. in data del 22 dicembre (l) che il signor Zorrilla si è reso perfettamente conto della reale entità di questo incidente; non ci rimane ora ehe a formare voti sinceri perché le riforme destinate alla pacificazione di Cuba ed al ristabilimento di cordiali rapporti fra la Spagna e gli Stati Uniti, ,po.siSano rkevere la loro attuazione senza aggravare le difficoltà interne di codesto paese già ~cotanto travagliato.

Ho apprezzato al loro giusto valore le considerazioni esposte nel rapporto riservato 'che Ella mi ha diretto in data del 2{) dicembre (l) in o11dine alla decorazione italiana che si sarebbe costì desiderata pel signor Gasset. Il telegrafo avendo in questi giorni annunziato l'uscita di quel Ministro dal Gabinetto, io spero che tale circostanza avrà per ·effetto di dispensare pel momento almeno, la R. Lega-~ zione dal preoccuparsi di ultel1iori insistenze al riguardo.

(l) Non pubblicato.

259

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL CONSOLE A SALONICCO, CESTARI

.D. s. N. Roma, 30 dicembre 1872.

La corrispondenza politica di codesto R. Consolato mi è perv·enuta regolarmente sino al n. 41 incluso. Furono parimente classificati fra i carteggi politici del Ministero i rapporti di V. S. segnati coi nn. 281 e 2•83 affari in generale (1), così richiedendo l'argomento trattato in quei rapporti.

Ella mi ha trasmesso successivamente delle informazioni sullo stato dell'amministrazione interna di codesto tmportante eyalet, mi ha segnalato le deplorabili condizioni della salute pubblica, conseguenze di improvvide disposizioni .amministratiV'e, e non ha mancato di tener d'occhio le condizioni della sicurezza pubblica nei distretti limitrofi aUa Grecia, ricordandosi opportunamente che ciò si collega con una quistione internazionale nella quale, oltre le parti interessate, -dovettero intervenire talvolta direttamente od indirettamente anche altri Governi.

Per avexmi trasmesso tutte queste notizie con lodlevole dil!igenza, io Le [pOl"!go .i miei ringraziamenti. Desidererei però che per rendere sempre più completo il .carteggio di V. S. e :liarlo diventatre ancora :più utile al Ministero, Ella adottasse

d'ora innanzi il metodo di ["iassumere in ·qualche rapporto tutto ciò che si ri,ferisce alle condizioni poHtiche e sociali dell'importante eyalet di Tessaglia e Macedonia avvertendo che vi .sono dei fatti che da soli non meriterebbero di essere ,gegnalati al R. Governo, i quali acquistano nel loro complesso una importanza sufficiente per dipingere una situazione sulla quale è interessante di avere di .quando in quando delle informazioni sicure e spassionate.

260

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL CONSOLE AD ALEPPO, SIMONDETTI

D. s. N. Roma, 31 dicembre 1872.

La corrispondenza politica di codesto R. Consolato mi pervenne regolarmente sino al n. 36 'incluso. Nell'informarmi dei vari affari che potevano avere od un interesse politico generale, ovvero un'importanza speciale per ·l'Italia, Ella diede prove di zelo e di intelligenza. Io mi :lielicito dunque con V. S. per il modo col quale ebbe a disimpegnare questa parte del servizio affidatole. Occupano nel di Lei carteggio politico una grandissima parte le quistioni religiose che diedero causa a parecchi incidenti di qualche gravità. Sebbene tutto cospiri a dare, negli affari interni delle provinde ottomane, una decisa prevalenza a ciò che ha attinenza colle lotte religiose, tuttavia io desidererei

che nella corrispondenza di V. S. col Ministero, destinata a far conoscere l.a situazione dei paesi compresi nel distretto consolare di Aleppo, apparisse che

v. S. tien conto in giusta proporzione anche degli altri elementi dai quali è permesso giudicare del progresso o del regresso di una società politica.

Con apposite istruzioni il Ministero Le ha tracciato la condotta da tenere riguardo alle difficoltà che sorgono dalla separazione avvenuta nella Chiesa Armeno-cattolica. Qui giova considerare che l'importanza delle possibili conseguenze di tali difficoltà fu molte volte esagerata. Si temevano lotte e resistenze ostinate nel Libano, e certamente il terreno era colà molto favorevole ad una agitazione religiosa. Ma fortunatamente simili timori sono svaniti e gli avvenuti disordini non si estesero fuori le mura di qualche chiostro. In generale possiamo essere contenti che, nei diversi incidenti ai quali hanno dato origine le passioni popolari ed il fanatismo religioso, la condotta dell'autorità e della forza pubblica fu imparziale. Se cir.costanze affatto speciali, come nel caso della profanazione della Chiesa di Iskilipe, rendevano difficile e deliocata l'azione dell'Autorità, con equa transazione che dimostra saviezz·a dalle due parti, venne a togliere ogni gravità all'accaduto. Comprendo che le popolazioni Cristiane rammentino i fatti del 1860 e ne conservino dolorosa memoria, ma dal complesso delle circostanze non mi pare giustificabile una continua apprensione il cui peg·giore effetto consiste appunto nel tenere le varie comunioni religiose in uno stato di mutua diffidenza e direi quasi di permanente ostilità. Non è mestieri che io Le dica che ii contegno del R. Agente in Aleppo non deve in alcuna guisa lasciar sospettare che possa dividere simili esagerati timori finchè non appaia chiaramente che l'autorità sia connivente colla parte fanatica dei Musulmani, ciò che attualmente non è che nulla può far credere che abbia da essere.

A complemento della corrispondenza politica di codesto R. Consolato, io aspetterò dunque che Ella faccia di tanto in tanto al Ministero quaLche rapporto· in ·cui, passando in rivista le condizioni generali :politiche e sociali del distretto di Aleppo, Ella pot,rà brevemente accennare a quei fatti che da iSOli non meritano di eesere segnalati al R. Governo, ma che nel loro 'complesso costitui>Scono· il fondamento di un giudizio che :può illuminare il Governo di Sua Maestà sulla situazione interna di una provincia importante dell'Impero ottomano.

Le raccomando poi in tali rapporti di astenersi da quelle espressioni che danno al linguaggio un carattere passionato tanto opposto all'indole proprio delle relazioni ufficiali, nelle quali quanto più gravi sono i fatti di cui si parla, tanto più moderate debbono e~sere le espressioni che si adoperano, acciocchè neppure possa nascere il sospetto che dalla passione siano inspirati i giudizi.

(l) Non pubblicati.

261

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL CONSOLE A GERUSALEMME, DE REGE

D. S. N. Roma, 31 dicembre 1872.

La corrispondenza politica di codesto R. Consolato mi è pervenuta fino al

n. 5 incluso. Anche il rarpporto di Lei n. 9 affari in ,generale (1), relativo ad un cambiamento avvenuto nella circoscrizione territoriale amministrativa della Pa~

lestina venne classificato fra i ca,rte.g.gi politici del Ministero così rkhiedendo l'argomento di quel rapporto.

Sinora V. S. mi ha soltanto informato di quei fatti più interessanti che ebbero a verificarsi dopo l'arrivo di Lei a Gerusalemme. Io mi aspetto però di ricevere, e fra non molto, qualche rapporto cil"ca le ,condizioni politiche e sociali del distretto consolare a Lei affidato e le osservazioni che uno studio accurato d'una situazione, in cui hanno tanta parte gli elementi religiosi e forestieri, Le awà suggerito. Allora soltanto il carteggio politico di codesto ufficio potrà dirsi completo abbastanza da rispondere allo scopo avuto in mira dal Governo del Re nel creare un consolato di carriera a Gerusalemme.

Al qual proposito mi sembra opportuno rilevare che dall'ultLrno rapporto, da Lei indirizzatomi drca la nomina del successore al patriavca latino di Gerusalemme, sembrerebbe che V. S. !SUpponga esser noi in posizione da poter influire in qualche maniera in così J.mportante elezione. E' mio debito perciò di far:le osservare che non solamente d mancherebbero i mezzi, ma anche la volontà d'intrometterei in simili fac,cende. Non siamo certamente indifferenti a che al posrto del patriarca Valergà suc:ceda persona di temperato consiglio, italiana di origine od aLmeno non ligia ad influenze straniere; ma dobbiamo considerare la s'celta del patriarca latino di Gerusalemme come un fatto che si produce all'infuori della sfera della nostra azione di cui potremo ·esser contenti o dolerci, ma senza che sopra di noi possa ricadere la più piccola parte di responsabilità. Ho perciò gradito il di Lei r3jpporto del 5 corr. (1), non già al punto di vista di quanto il

R. GoV'erno potrebbe essere chiamato a fare dopo la morte di Monsignor Valerga, ma bensì per le infoil1mazioni che mi permetteranno d'apprezzare la scelta che verrà fatta, se questa cadrà sopra alcuno dei cand1dati di cui Ella mi :rifertsce le qualità ed i sentimenti.

E dappoichè la scelta del patriarca è cosa di cui il Governo di S. M. non ha da occuparsi direttamente, appena è necessario soggiungere che, chiunque abbia ad essere l'eletto, il contegno tracciato alla S. V. nelle generali istruzioni ministeriali non avrà da subire alcuna variazione per ciò che si il"ifertsce alle relazioni con i dignitari del clero.

(l) Non pubblicato.

262

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL CONSOLE A SERAJEVO, PERROD

D. s. N. Roma, 31 dicembre 1872.

Il carteggio politico di codesio R. Consolato chiuso dal predecessore di V. S. con il rapporto segnato col n. 52, fu continuato dopo il di Lei arrivo a Serajevo · con una nuova numerazione ed io mi pregio accusarle la ricevuta dei rapporti di tale nuova serie sino al n. 8 incluso. Con lodevole sollecitudine Ella mi trasmette le notizie che si riferiscono a quegli affari, sui quali l'attenzione del R. Governo si porta, sia per l'importanza

che hanno avuto .rtguardo alle questioni d'interesse internazionale, sia pei'ché toccano a qualche interesse speciale italiano.

Vedrei però con piacere che a tale interessante ca,rteggio Ella aggiungesse di tanto in tanto qualche r<liP!Porto riassuntivo delle condizioni politiche e sociali dell'eyalet di Bosnia, avvertendo che anche certi fatti che da soli non meriterebbero di esser segnalati al Governo del Re, acquistano talvolta nel loro complesso un'importanza sufficiente per dare un'idea della situazione interna d'una provincia.

Nel raccomandare a V. S. di seguire d'ora innanzi questo metodo che servirà a rendere ,sempre più utile il di Lei carteggio col Ministero, mi è grato ...

(l) Non pubblicato.

263

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE A TRIPOLI, BOSIO

D. s. N. Roma, 31 dicembre 1872.

Nell'anno che oggi si compie V. S. non ha indirizzato al Ministero alcun rapporto politico, nè io farei osservazione in ,proposito, se non mi risultasse che l'argomento di scrivere non sarebbe mancato alla S. V. ove Ella avesse voluto informare il Ministero sopra vari affari che lo potevano interessare.

Prescindendo dalla relazione che Ella avrebbe dovuto farci delle condizioni interne di codesta provincia ottomana al punto di vista sia dell'amministrazione, sia delle relazioni che per essa la Turchia mantiene coi popoli del centro dell'A:frica, basterà ch'io Le accenni le quistioni rel-ative alla ,giurisdizione consolare che hanno dato motivo a varie difficoltà fra l'autorità locale ed i colleghi di V. S. senza che Ella me ne facesse parola.

Ho trovato qualche indicazione sul mercato degli schiavi, di cui si mostrò preocclJ!Pélta l'opinione pubblica .segnatamente in Inghilterra, nella lettera del medico di V. S., lettera di cui prego ringraziare quel signore.

Mi lusingo che Ella sarà prontamente ristabilita, se non abbastanza per scrivere di propria mano, almeno per dettare i rapporti che il Ministero attende da codesto Consolato.

Intanto debbo informare la S. V. che in questi giorni sarà firmato a Londra, fra la Turchia, l'Italia, la Gran Bretagna e la Francia un protocollo che assimila la giurisdizione consolare nell'eyalet di Tripoli a quella esercitata nelle altre provincie ottomane dai consoli esteri. Ella è stata in grado di conoscere praticamente come si esercita la giurisdizione dei consoli entro i limiti stabiliti dalle capitolazioni tanto in Siria, come a Scutari di'Albania, ed in altre residenze consolari del Levante; non Le occorrono adunque apposite istruzioni per sapere come dover regolarsi quando il nuovo regime verrà introdotto conformemente agli accordi che i Governi sono in procinto di prendere a Londra.

Dovrà però la S. V. aver presente, come no11ma generale, che accettando il nuovo regime non intendiamo introdurre nell'esercizio della giurisdizione di codesto Consolato delle r,estrizioni che non sarebbero ammessibili negli altri paesi di Turchia. Epperò presentandosi un caso dubbio, Ella vorrà riferirne contemporaneamente alla R. Legazione in Costantinopoli ed al Ministero.

264

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1987. Parigi, 31 dicembre 1872 (per. il 3 gennaio 1873).

Ho l'onore di qui unita trasmettere all'E. V. un'informazione che mi fu confi

denzialmente data da •questo si·gnor Prefetto di Polizia intorno alle mene d'alcuni

capi del partito rivoluzionario italiano e delle loro relazioni cogli agitatori

francesi.

Le indicazioni contenute nella lettera del Prefetto di Polizia gioveranno a

completare quelle che in qualche precedente incontro potei ottenere dal Governo··

francese e che trasmisi all'E. V. (1).

ALLEGATO.

RENAULT A NIGRA

CONFIDENZIALE. Parigi, 30 dicembre 1872.

J'ai ireçU depuis quelque teJnps, ISUr cles llllfanoeuw-es de C&tains chefs du parti

révolutionnaire italien, qui entretiennent des relations avec les principaux meneurs de la démagogie française réfugiés à l'étranger, des renseignements que je crois utile de vous communiquer.

Dès le mois de Mars dernier, Tibaldi, qui se croit appelé aux plus hautes destinées :politiques, laissait percer 1son intention de prépaa:-er nn mouv.ement insu:rrectionnel en Italie. c La France, disait-il, est énervée, c'est de l'Italie que partira le mouvement oc-égénerateuT des ~races Jatines pouoc-.arrh>~er à l'a.~ènemelllt successdf de tous les groupes fédératifs républicains •.

Cependant aucune démarche sérieuse ne parait avoir été tentée auprès des réfugiés en Angletevre et cen ,gu~sse, avant 1e :mois de Jui.Uet dernier.

Vers cette époque, un homme très-gravement compromis dans l'insurrection parisienne, le nommé Rocher, sollicitait vivement Garibaldi de se mettre à la téte d'un mouvement ayant pour but de proclame!l." la Répub1i.que en Espagne. • Je suis de tout .coem dans l·a telllta1Ji.ve .que vous voulez fa:ire, répondit GaribaLdi, mais je ne pui,s quitter ma patr1e •en 1ce moment, ·Ca!!." 1e1le ,peut avoi!l." besoin de moi •.

A la méme date, 1e brf\lit courait déjà parmi ll:es réfugiés de Londl'es qu'rme correspondance secrète était établie entre Tibaldi, La Cecilia, l'ancien Général de la Garde Nationa1e fédérée et Jacla11d, autre chef b1en .connu de l'insu!l."rec1Ji.on parisi:enne, .oorrespondaillrCe que l'oo supposait reLative à des PQ"oje·ts révolutionnailres. On signalait notamment Tibaldi et La Cecilia comme s'occupant activement d'enròler des volontaires pour une expédition au Mexique, mais cette idée ne reçut au.cune .sui!te et GaTibailldi, •dont on ava!it ·1nvoqué le patronage dans oette affaire, crut devoir écrire à La Cecilia pour lui dire que, ni lui ni son fils Ricciotti, n'avaient autorisé personne à se servir de leur nom pour enròler des réfugiés à destination du Mexique. L'opilllion générale :fult alors que 1a direction primitivement attribuée à cette expédition n'était qu'une manoeuvre pour en dissimuler le véri

table but et ·que 1es volontalires devaient étre envoyés en E•spaglne pour y soutenir l'insuvrection. Oette dernière 1supposition fut d'aiUeum confirmée pa!l." des rumeur-s très-graves qui se produisirent bientòt. On se rappelle, en effet, que La Cecilia,

255·

Tibaldi et Landeck (l'un des chefs les plus énergiques de la Commune de Paris) ont été soupçonnés de n'etre pas étrangers à l'attentat commis sur la personne du Roi Amédée.

Tibaldi passait, du reste, pour etre à la tete du groupe le plus dangereux de l'Association Internationale des Travailleurs, qu'on désignait sous le nom de • groupe des assassins •, et, d'après des informations recuei1lies au ,commencemen't du mods de Septembre, l'autorité espagnole aurait saisi une correspondance adressée de Londres et de Genève au nommé Castro, par Tibaldi, correspondance établissant de la manière la plus positive que ce dernder étaU .l'instigateur du complot. Je

crois devoir mentionner ici, mais sous toutes réserves, certaine's indicatdons qui me parvenaient à la meme époque au sujet des menées révolutionnaires attribuées à l'Internationale.

Au moment où se préparait la réunion à Rome des sociétés Hal,iennes qui a-.faient adhéré au pacte de fraternité présenté dans un précédent congrès, on signala1t les fréquentes •alilées et venues d'émissai!l'es de I'Inrternationale parmi lesquels on citait tout particuLièrement un nommé Dubo:iJs, de MarsetHe, qui deva:it se trouver à Sestri, vers la fin du mois d'Aout. Cet homme était venu, dit-on, porter à des ouvriers français employés dans les ateliers de Sestri et de Sampierdarena, l'invitation de se rendre à Monaco pour y recevoir des instructions sur la ligne de eonduite qu'ils devai€111t tenir. Il aurait été question, dans un des conciliabules tenus à Sestri, d'une petite machine éleotrique d'un transport fadle et

munie d'un fil très-mince, de 200 m de longueur, inventée par un mécanicien de Cazal, autrcfois employé par le génie militaire dans la fabrique royale. La puissance destruchlve de cette machine serait très-considérab1e, mais n n'a pas été possible de savoir à quel usage spécial elle était destinée.

Dans les premiers jours d'Aout, TibaLdi e Menotti Garibaldi font ensemble le voyage de Londres à Bruxelles; le premier se faisait passer pour anglais, le second prenait le nom de Dibo Rugierez, sujet américain: ils étaient accompagnés d'un italien porteur d'un passeport au nom de Angelo Banchi.

De retour à Londres, Tiba1di déploie une achlvité inaccoutumée; il reçoit souvenrt de1s !Ltali,ens en comité secret et affirme de plus en rp1us ses projets SUT l'Italie. • Les Italiens, dit-i!, ont étonné le monde par leur sagesse et leur bon

sens politique et il.s sont plus près qu'on ne le croit de l'unité répubUoaine. Victor Emmanuel sera, à coup sùr, le dernier roi de sa dynastie et il suffira de quelques

coups portés à ce ~trone vermoulu pour le jeter à teTre •.

En meme temps H. annonçait son proehain départ pour Rome, ajoutant qu'il n'attendait plus que quelques fonds pour mettre à exécution ses plans républicains.

Sondé sur ses disposi•tions à l'égaDd des réfugiés français, il témoigna l!e meme jour un profond dégout pour bon nombre d'entr'eux, et déclara que, laissant de còté ces imbéd1es, iJ consentaiJt seulement à s'affi1ier, avant ,son départ, à un groupe qui se rallierait à la Ligue Républicaine de Bradlaugh, aux sections dis&l

dentes de l'Internationale et au parti garibaLdien. Ce groupe, qui n'était enoore alors qu'à l'état de projet, devait se composer des chems les plus remuan1Js de ~'émigration, France, Leverdays, La Cecilia, Hubert, Husson, Tanguy, etc.

Enfin Tibaldi entretenait une correspondance considérable non pas, disait-il, pour ses besoins peTsOIIlne1s, mais pour ocrgandcser une grande conspiration qui profiterait à la France et à l'Italie (Lond!l'es 5 serptembre).

Bien que Tibaldi so1t l'intermédiai<re habituel des ~communications entre Garibaldi et le groupe révolutionnaire de Londres, l'hote de Caprera s'est plusieurs fois adTessé directement à d'autre meneurs politiques. Ainsi, dans ·les premiers jours d'Octobre, Garibaldi écrivait à La Cecilia une longue lettre dans 1aquelle il reprochait à l'ancien Général de la C'ommune de se 1ivrer plut6t à des études littérai:res et aux soins de l'existence materi<elle qu'aux étude>S mi1itail'es p1us que jamais nécessaires au parti démocratique militant. Après de considératlons générales S'Ur la situation morale de la France qui, à son avis, • montre déjà tous les germes de la putréfaction la plus caractérisée " Garibaldi disait: • Il ne faut pas désespérer: le parti républicain se réveille et fait de nouveaux prosélytes. On a entre les mains les deux armes ~uissan:tes, le suffrage universel éclairé peu à peu par l'instruction, et, en dernière analyse, la puissance des armes. Mais le peuple ayant été désarmé par les Ducrot et Companie qui n'ont pas voulu le défendre, et par toute la ,cUque des monarchistes, clédcaux, la question difficile est celle de savoir comment on pourra s'organiser de nouveau pour nne lutte prochaine. Tel doit etre le travail que, dans l'exil, doivent entreprendre ceux qui, comme La Cecilia, ont la téte du ,savant et 'le coeur du citoyen •.

Peu de 'temps après l'arrivée de cette 1ettre, Tiba1di effectue son départ et, dès ,le 22 Octobre, l'autorité fu-ançaise est ,informée que des relation:s directes sont établies entre des Comités du Midi de la France et les Comités d'action récemment organ:isés en !talie. En Romagne, dans le Napolitain et le Lomba:Dd-V én1tien, di:sait-on, l'organisation est <complète, et l'on dite ,oomme un des éléments les plus puissants de la propagande révolutionnlaire la nouvelle secte sociale des c Franchi Cafoni • qui devait se réunir à Gènes vers la fin d'octobre et recevoir des délégués français.

Cependant le si,1ence de Tiba1di qui, depuis <son départ n'avait pas écrit à ses amis de Lorukes, alarmadt ,eeg derni:ers. On l'edoutait les mesures que pouvait prendre le Gouvernement Italien qui, au dire des réfugiés, se préoccupait des intrigues de l'Internationale et soupçonnait une association intime entre cette société et le parti représenté par Garibaldi et Tibaldi.

Vers le 10 novembre, Tibaldi donne e:n:fin de ses nouvelles à La Cecilia et voici, d'après les renseignements recueillis, le sens de sa lettre.

c Mazzini et Gariba'Ldi, à force de patience et de ténacité ont fini, après vingt années de luttes, par rendre l'unité à 1'Italie, à fail'e de Rome la capitale. Mais la tache n'est pas finie; il s'agit ~aujourd'hui de renverser non seulement le Roi d'Italie, mais encore le Roi d'Espagne. La fusion des radicaux de ces deux pays est chose faite et i:ls ,comptent bi,en sur le concours de ila France •.

Partant de là, La Cecma recommandait à tous ses amis de France et de Londres d'étre ca1mes pour le moment, de ne rpas <compromettre la si1ruation.

Au sujet des moyens d'action dont le parti pourrait disposer, La Clecilia ajoutait que déjà, pour son compte et en dehors des forces recrutées en Italie, il s'était sérieusement occupé de la possibilité de créer un régiment de réfugiés à Londres et que, d'après un relevé fait par lui, d'accord ,avec Tibaldi et Lama, on pouvait compter sur 2.000 hommes, tous bien déterminés. A son avis, ce travail préparatoire laissait ,espérer qu'on mettrait à ~exéoution au printemps prochain, le projet d'un soulèvement considérable, pour ne pas dire général. Le signal partirait de Rome où tout le parti était absolument pret à marcher.

En ce qui concerne Tibaldi personnellement, La Cecilia émettait l'opinion suivante: • Sans doute Tibaldi n'a ,pas l'jnstruction d'un homme politique; il n'a pas l'étoffe d'un diplomate, mais :sa position ,et sa fovce lui viennent de Cayenne; il est connu de tout le monde et jouit en ItaUe d'une très-grande rpopularité. On est persuadé qu'il a beaucoup souffert pour \la cause; ,c'est un martyr. Comme intermédiaire, il est très-uti:le et au besoin, il saurad:t se servir d'un revolver ou d'un poignard •.

Vers le 18 novembre, un nommé Garera qui fait à Londres 'le commerce de cigares, homme sans valeur, mais que les réfugiés ménagent à cause de ses ressources pécuniaires, recevait de Tiba1di nne lettre dans :1aqueJ:1e ce dernier lui annonçait qu'il était satisfait de son voyage.

Peu de jours après, Felix Pyat dont 1e role est trop connu pour qu'il soit utile de le rappeler ici, chargeait Vésinier de développer dans une séance du Consei! fédéraliste de Londres, ses plains sur l'ltalie, qui se résument ainsi: • Pas de divisions. Tous 1es efforts doivent tendre en ce moment à la proclamation de la République ,en Italie. Cette nouve1le république peut tendre immédiatement la main à la France par le Midi qui, après les dernières lettres, est parfaitement

préparé •.

Vésini,er, un des chefs les plus ardents :et les plus audacierux du parti communiste français, ajoutait que F. Pyat avait vu à Génes Cordova Filippo, de Franchis et Kossuth; que ce dernier avait déclaré qu'il était bien décidé à consacrer toute son influence au mouvemenrt .qui se prépare en Italie; que les plans avaient. été longuement discutés; que la révolution éclaterait simultanément à Rome, Milan, Naples, Génes, ·et qu'au méme moment des émissaires, déjà désignés, fomenteraient une i:nsurrection à Nice, aux cris: Vive l'Ita:lie! A bas l'annexion!

Quant aux moyens financiers destinés à soutenir une pareille entreprise, Vésinier prétendait que tout était rprét, que l'argenrt; ne manqueiait pas, qu'iJ était fourni par la démocratie allemande, qu'Etzel, chef autorisé, en avait non seulement donné l'assurance par écrit, mais que déjà •:Les comités ita1iens de Rome et de· Génes avaient reçu des sommes importantes.

Cles dernières affi!rmations provoquèrent rune protestation de la part de Landeck qui :reprouvrait une immixtion de l'Alilemagne dans oo1Jte révolution.

Vésinier répondit que tous les moyens étaient bons pour obtenir un résultat; que non :seulement on acceptait le concours de la démocratie aHemande, mais: qu'on était meme à la veme d'accepter oo1ui des princes dépossédés par 1e Roi d'Italie, lesquels princes espéraient avoir ensuite bon marché des révolutionnaires pour remonter sur leurs trònes.

Enfin, dans la meme séance, un italien nommé Campani, est venu dire qu'il était envoyé en France et en Angleterre pour faire comprendre aux amis que les réunions du Colysée ne devaient pas etre le signa! d'un mouvement, que ces réunions n'·avaient qu'un seul but, celui de compter l:es forees de la démocratie ita-lienne, qu'il fal:la:it, au contraire, s'abstenir p1us que jamais de toute manifestation de nature à donner l'éveil.

D'autres informations font connaitre qu'un nommé Puzzi, tout récemment arrivé d'Italie, avait convoqué à Londres, le lO décembre, les membres du. Comité italien. Un certain nombre d'hommes influenis n'ayant pu étre avertis à temps, la séance· fut remise à la semaine suivante et I'on y admit par faveur spéciale Vésinier, déjà dté, et Jou:rdain, :réfugié de 1a Commune.

Puzzi communiqua à l'Assemblée des décrets rendus par les chefs des Ventes Centrales du parli d'action, qui s'étaient réunis à Rome, le 27 novembTe.

Ces décrets portent que les • Comités d'insurrection, dans toute l'Italie et meme au dehors, ont une autorité illimitée et peuvent prendre toutes les mesures exceptionnelles. Ils ont, en outre, la mission de discuter et de décider par un vote spécial et ad hoc si la mort du Roi Victor Emmanuel est utile et nécessaire au. succès de la République •.

Le résultat de ces décisions devait etre communiqué aux comités espagnol et français. La Cecilia était désigné comme le trait d'union :entre le parti italien et [es démocrates français qui attendent avec impatience le soulèvement de la péninsule.

Cependant les nouvelles données par Tibaldi à La Cecilia, dans les premiers jours de décembre courant, ne furent pas propres à confirmer les espérances conçues par les chefs du parti. Tibaldi, dans une lettre datée de Rome, disait en effet, que, malgré l'auréole attachée à son nom, malgré sa popularité, il était peu satisfait de l'accueil qu'il a:vait reçu partout où il ava:it passé. Il se :plaignait de la diffLculté qu'iJ. a:vait Lrencontrée :chez les trésoriers des ,comités pour obtenir le paiement de bons réguliers dont il était porteur et a l'aide desquels il devait payer ses dépenses. Il avait été Téduit à :entrer ·chez un :sculpteur de 1ses ami:s, pour le compte du quell il travai1lait ·en attendant ,1es instructions de Garibaldi. • Il faut bien se garder, disait-il, d'ajouter foi à tous ce qui se idit sur les :préparatifs d'une révolution et sur l'imminence d'une attaque; j'ai vu partout des fanfarons, des blagueurs, qui ,g',agitent dans les ,clubs, mais j'ai 1oonstaté ,chez le peuple, dans les. masses de la tiédeur, méme de l'indifférence. D'ailleurs la police est très active et ombrageuse; ,elle ·a saisi dernièrement un lot de bombes Orsini et elle entretien. des mouches dans toutes les réunions...

• ... Pour remuer la population, il faudrait qu'un événement saillant eut lieu, tel, par ex·emp1e, •que 1a mort du Roi •.

La Cecilia •COnCÙJUai.Jt de cetre •COl"!retspondance que l'absence de Tibaàldi ne seradt pas longue et qu'en présence de cette situation il y avait quelques raisons de :Penser que il'Espagne était ibeauOOUIP rplus avancée que l'ltahle et que la Rép;ublique .serai.Jt proclamée à Madrid avant de 'l'etre à Rome.

POUlt" compléter les indications qui précèdent, jil. sufUt de mentionna-, à toutes fins utiles, le voyage de Ricciotti Garibaldi en Angleterre et son passage en France, à la date du 15 décembre.

C'est vers 1e 16 déoombre que les rpartLsans du mouvement insurrectionnel .itali:en arpprennent, par Bendi, ·que leur ·chef Tibailidi, dont orn n'a pas ;reçu de .nouvel'Les depuis quelque 1ìemps, •a sans doute été al'reté par oodre de il.'autori·té italiemre.

Tel est, M. le Ministre, le résumé des renseignements parvenus à mon administration sur les faits qui peuvent intéresser votre Gouvernement.

(l) Annotazione marginale del documento: c All'Interno, 4 gennaio 1873 ed a Londra •.

265

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

.R. 1110. Berlino, 31 dicembre 1872 (per. il 4 gennaio 1873).

La vivacité des récriminations de la presse plus ou moins officieuse à Berlin, à propos de la dernìère allocution du Pape, laissait assez prévoir que les relations officielles en subiraient le contre-coup. J'avais mis hier M. de Balan sur la voie de s'expliquer en lui parlant de l'article inséré dans la Nord Deutsche Atlgemeine Zeitung et dont j'ai envoyé une traduction a V. E. par ma dépèche

n. 1109 (1), article où il était dairement énoncé que la harangue pontificale ne resterait pas sans que1que punition. Le Secrétaire d'Etat, en constatant que les relations avec le Vatican étaient

irès-tendues, se bornait à m'ex.primer qu'ordre avait été donné de sa~ilSir tous les

journaux ·qui se permettraient de publier des traductions de l'Allocution précitée,

mesure qui a déjà reçu une exécution à Posen entre autres.

La Gazette de CoLogne contenait ce matin un télégramme de Rome annonçant

que M. Stumm, Ch~gé d'Affaires ad intérim rp.rès le Vatican avait reçu

l'instruction de prendre un congé d'une durée indéterminée. Je me suis aussitòt

rendu au Ministère des Affaires Etrangères pour m'assur·er si cette nouvelle avait

quelque fondement et pour en connaìtre la véritable signification. Elle m'a été 'Confirmée par M. de Balan. Il disait que le représentant, mème intérimaire, de l'Allemagne ne devait pas etre exposé à entendre de la part du Pape, à l'occasion des félkitations ~ur le 11enouveLlement de J.'année, des rparoles semblables à celles prononcées au Consistoire. S. E. ajoutait en souriant que d'ailleurs la présence de ce diplomate en pareille conjoncture ne saurait etre agréable à Sa Sainteté; que dès lor.s M. 8tumm avait été engagé à •prendre un congé. Ce n'est pas une rupture diplomatique dans la v:raie acception du mot.

Il est cependant permis d'en conclure que si ce n'est pas là une rupture, on est du moins plus que jamais sur la pente.

(l) Non pubblicato.

266

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1242/373. Londra, 31 dicembre 1872 (per. il 4 gennaio 1873).

Nella notte dal 212 al 23 corrente mi è pervenuto il di Lei telegramma (l) col quale mi ha partecipato, che hl signor Ministro Inglese ,costà Le aveva letto un telegramma del suo Governo pel quale era stato incaricato di prevenirla che in una riunione rivoluzionaria si era deciso di attentare alla vita di S. M. Con questo telegramma Ella m'incaricava di ringrazia,re Lord Granville di questa comunicazione e di dirgli che noi gli saremmo stati molto riconoscenti se Egli avesse potuto farci pervenire delle indicazioni più specifiche a riguardo della detta riunione, e dei cospiratori.

Il signor Conte Granville non trovandosi in quel giorno nè a Londra nè al Castello di Walmer, mi affrettai di fargli immediatamente pervenire col mezzo del Foreign Office al luogo in cui si trovava una mia lettera particolare colla quale ho e<.>eguito l'ordine da Lei impartitomi. In essa ho specialmente insistito sulla necess1tà di avere le desiderate indicazioni, onde rendere proficuo l'avvertimento da lu' favoritoci in affare di tanta gravità.

Il 28 corrente, ncn avendo ancora ricevuto alcuna risposta, e Lord Granville trovandosi ancora assente da Londra, mi sono recato presso il signor Hammond onde avere chiarimenti in proposito, ed, ove fosse stato possibile, le notizie da me desiderate. Il signor Harr;mond mi disse che Lord Granville gli avea mandato la mia lettera, ma senza dargli alcun incarico, e che per affare di tal natura, era mestieri aspettare l'arrivo di Sua ;Si~noria la quale sarebbe giunta la sera stessa in Londra; soggiunse però che egli po~eva dirmi che non si erano fin'allora ricevute dal Ministero dell'Interno altre notizie oltre quelle già statele comunicate da Sir A. Paget.

Chiesi allora tostamente a Lord Granville un abboccamento con biglietto, che lasciai alla sua casa acciocchè gli fosse rimesso all'atto del suo arrivo in Londra, e ieri potei avere una conversazione col medesimo, il cui risultato le honotificato col mio telegramma di ieri stesso (1).

A conferma del medesimo mi pregio di significarle, che avendo rinnovato a Sua Signoria i di Lei ringrr-aziamenti la pregai di voler secondare la preghiera ,che Le aveva fatta nella mia lettera particolare del 2,3 cor11ente; Sua Signoria mostrandosi molto desiderosa di fornirci tutte le notizie che fossero per venire a sua cognizione, e manifestando il più vivo interesse per questo gravissimo soggetto mi 'confermò, 'che fino ad ora non Le era giunta veruna altra indicazione, e che ove ne avesse ricevute si sarebbe affrettata a fargliele pervenire.

Essendo venuto a mia notizia che Ricciotti Garibaldi era venuto a Londra E

che trovavasi alloggiato al Bath Hotel ho dato, or son otto giorni le opportune·

disposizioni per farlo continuamente sorvegliare, dappoichè rimane ancora a

mia disposizione parte del fondo fornitomi dal Ministero dell'Interno. Ho pure incaricato lo stesso Agente di far indagini a riguardo di attentati che si preparassero contro la Sacra Persona del Re, e di tenermi sollecitamente informato di tutto ciò che giungesse a sua notizia. Finora però non mi giunse alcuna relazione di chi fu da me di ciò incaricato. Mi venne pure d:llerito da ·altri che Ricciotti fu a Parigi prima di venire qui, che era alloggiato al Grand Hotel, e che abbia dovuto lasciare quella città per ordine della Polizia. Al Bath Hotel in Londra, parecchi Italiani si recavano r~petutamente a trovar!o all'ALbergo trattenendosi e pranzando anche con lui.

Venne poi ora a mia notizia che egli è partito dal Bath Hotel non risultandomi .però finora se egli abbia lasciato Londra, o se abbia solo cambiato la sua dimora in questa stessa Città. Tosto che avrò altre notizie mi affretterò a comunicargliele, occorrendo, anche telegraficamente.

(l) Non pubblicato.

267

IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, BRUNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE s.n. Trieste, 2 gennaio 1873 (per. il 7).

Ben sapendo quanto gravi sÌJano le oure dell'E. V. io mi astengo dal disturbarLa mediante relazioni sull'andamento delle cose politiche di questo paese, sempre quando non si tratti di avvenimenti tali da merita,re la superiore di Lei attenzione.

Nel corso dell'anno ora sptrato nuLla avvenne dd strao11dinario; ll'Oil'dine pubblico fu sempre mantenuto, ed i rappOil'ti ti1a la Luogotenenza ed hl Muni·dpio Tdestino, senza essere perfettamente cordiJali, non furono di·sturbati, come negli anni precedenti, da fatti irritanti e spiacevoli. Ciò nondimeno a chi con occhio scrutarto-re si facesse ad esamina,re le rpvesenti condizioni poi1it1che di -questa importante dttà ed a confrontarle con quelle che si avevano ne•gld anni precedenti, vi troverebbe una notevole differenza tutta a scapito del partito liberale, altrimenti detto, italiano. Come abbia potuto opera11si quasi insensibilmente questa trasmutazione 1o spiegherò all'E. V. 'procurando di essere i'l più che sia possi<bile breve e conciso.

Finché i·l Generale Meering ebbe •la direzione poliHca di questa provincia i suoi modi imperiosi, i suo1i so•spetti i·l più del!le voLte infondati, le sue pretese strane, la parte che, a saputa di tutti, prende-v-a neLla ~edaz:ione di a•rticoli ingiuriosi contro ,}e Autorità Munidpali e corn.tvo i1a aittadinanz,a, produssero un effetto contra11io a quello che H Governo Impe11iale aveva avuto di mira nel destinare quell'alto pmsonaggto a questa residenza.

Tutte le :llrazioni del pa,rtito liberale si riunirono in un sol fascio e questo non :llu mai così forte come allora. Mia questa unione che faceva la forza del pa,rttto Uberale non durò gran fatto. Fatti di pochissima importanza, esagemti dalLe passioni di taluni che nel mentre vantano .grandi sentimenti dd amor

patrio, pospongono poi i,l pubblico bene ~alle loro private ambiZlioni ed ai lo['O rancori, e forse anche un lavorio segreto esegu~rto sotto abHe direzione, hanno rotto quella buona a~rmonia che prima esisteva e prodotto J.a di:scoJ'Idia nel campo liberale al punto che il Governo si ride ora della sua opposizione. Ecco in qual modo ciò avvenne:

Il Cons1g:lio ComunaJ.e aveva ordinato la demohlzione di una pioco1la ed antica chiesa ~la chiesa di San Pietro) che ingombrava uno dei passi più frequentati della dttà. Questa demolizione eseguita, si ebbe un'a,rea disponibile· per una nuov;a costruZlione, e si presentarono aspiranti che offi,k:ono prezzi vantaggiosis:s1mi. Il Consiglio ComunaJe non accettò l'offerta, preferendo di fa,r costruire ad economia un palazzo di forme eleganti, per poscia ,affittarlo. Fin da prindpio l'orp:in,ione pubblica era divisa su questo a:11gomento; g[i uni appoggiavano le opinioni del Munidpio, gli altri le oppugnavano obiettando che es:so non dovev;a farsi il costruttore di case da affittare e ·che doveva vendere l'area da fabbricare al miglior offerente. Il giornale Il Cittadino di cui è direttore il noto signor A. Antonaz, che in altri tempi fu pure Dkerttore del Gio11nale L'Osservatore Triestino, prese la parte dei dissenzienti e fece anche deHe insinuazioni contro taluni dei .cons1glieri comunali più influenti e così ebbe p.rincipio l'opposizione accanita che om fa alla maggioronza del Consiglio Comunale, e La scissura che divise in due campi H partito libernle.

A questo proposito gioverà di nota11e che allorquando nel 1869 dovevano aver luogo ~le elezioni del nuovo Consiglio municipaLe, erasi costituHa una sodetà denominata « H Progresso » la qua,J:e spiegando ~la più g,rande attività era ,riuscHa a far eleggere un consiglio composto in g1rande mag;gioranza di persone libemld. ed affatto indipendenti dal Governo'.

Il giornale n Cittadino che aveva dato tutto il suo appoggio alla neonata Società del «Progresso » fu pu,re per quawche tempo iii. giQ['llale ufficioso del pa~rtito che era saJ.ito al potere. Ma, fonse perché voleva troppo dmporre ali. nuovo consiglio la ,propria opinione, fOI'ISe :perché questo non teneva bastevolmente in 'conto i suoi suggerknenti, forse anche per moUvi che io taccio, ma che i precedenti del Diretto,re potrebbero ~ustificare, il fatto è ·che detto giornale oolse l'occasione della cosimu.zione fatta dal Municipio per dschi:eram fra gli Oipl)OsLtori ali1a ma,gg,ioranza del Consi~lio MunicipaJ.e, 'e & fece J.'o11gano di un nucileo di malcontenti. Non mancarono persone di distinto patriottismo di intromettersi per conc-iliare gli andmi im·itati, ma l'opem loro riuscì inf11lllttuosa. Gli uni troppo ·esigevano e gLi a'ltri ostinati non vollero far coii1JCessioni. Cessando per taLi motivi il Cittadino di essere iJ. gi<mna,Le officioso deLla ,grande mag,giora:nza del Cons.tglio Municipale si dovette pensa,re a crea,re un nuovo giornale.

A .ta,l uopo fu inte11pel:lato il Deputato alLa Camera itaUana, si,g:nor Guerzoni, se ne av;['ebbe aceettata la direzione.

Questi venne a Trieste ed esaminò lo sta,to deLle cose, ma vedendo da un lato 1le difficoltà, soprnttutto per uno straniero, di dJ.rige,re un gio["lnale che doveva ~necessariamente fare opposiz,ione al Governo locale, e daWail.tro lato temendo con ragione che la sua qualità di cittadino i.taJiano e di Deputato potesse fa,r supporre che il Governo del Re avesse la mano in queH'opposi-zio.ne, respinse con :Eranchezza l'offertogli mandato. Si ,:r:kor~se allora ad nn giovane italiano qui da lungo tempo residente e ,si diede principio a~la .pubblicazione di un nuorvo giornale n Progresso il quale, privo di abbuonati e rdi qualsiasri influenza, non rvive che pel ,sussidio delle tpersone interessate a sorreggerlo. Ma la discordia nel '"affiiPo liberale ,continua [pliù !forte 1che !Prima, se pure non venne rinforzata dalle polemkhe del nuovo giornale.

Una sec0111da ~causa di debolezza per ,:iJl partito liberail.e ebbe or1gin'e dahle 'Opinioni opposte ,che in materia fer.rorvia,r,i,a ,prevalgono neilla c1amera di commercio e nel 00111siglio Comunale ,che è rpure Dieta Triestina.

La Camera di Comme:r:cio 'di cui fa[tno rpalrte rpa1recchi negozianti appa,rtenenti ad ailtri paesi dell'Impero e specialmente aHe ,provÌincie Tedesche, ed anche taluni appartenenti ad estere nazionalità, ha un'origine affatto dirversa òa quella del CoTIJS1glio Comunal1e, ed è natuiiale ~che fro questi due corpi nascano talvoiLta dei conflitti.

La Camera di Comme11cio la quale prima del 1866 promuoveva la costruz,ione della :ller11ovia delLa Pontebba, si pose ,a,lac:remente a patrocina,re la ferrovia del Predil dopo che le provincie rvenete vennero cedute OOI'Ita'li'a. L'oi])IÌnione pubblica, per contro, non è favorevole alla 'coslll'uzione della :Jiill11ea del Predil. Qui si 'erede che questa linea sia patrocinata dalla società delle :fiel'lrO'V'i.e Meridionali neil. proprtio interesse, ed a danno di Trieste, pe:rché spera che JJa .spesa enorme che sarà necessaria per costruirla non sarà aocor~data ,dal Reichsrath, ora sqprattutto che è assicurata la costruzione della ferrovia della Pontebba che, sebbene situata su estero territorio, assieura al Comme:r:cio triestino eguali rva:nta,g,gi, e pe:r:ché anche nel caso venisse costruita la strada del Bredil, ,crede che questa non giungel'ebbe fino a Trieste ma farebbe ca,po alLa fel'lrovia meridi<maLe, e quill1di il monopoliio che essa ese11c:iJta presentemente, continuerebbe in parte.

LI Consiglio Comunale pertanto, in dò anche sooretto da'l g,iorna1e Il Cittadino, si pose a 'patrocinare un nuovo progetto, sorto da pochi mesri, quello -cioè dd una nuova linea rper Laak e Laun:sdorf, la quale, indipendentemente daJ.la Sudbahn e con stazione propria in Trieste, metterebbe questo 'emporio iÌrl .comrmicaz,ion'e cOOle principali p~azze de1l'I!mrpero e deliJJa Germania. La ,Camera -di Co!Illffie:r:cio ~dal camo suo resistette aid ogni press1otl1Je e si mantenne :lierma a .sostenere di 'preifel'enm la Jdnea del PrediJl. Quindi, a,c,cuse contro :l:a servilLtà deLla Camere, perché Ug1a al Governo ed alla Fe11rovtiJa Mer1dionale sostiene :interessi eontra:rì a queilti del Commercio T·11iestino, e viceversa recriminazioni contro il Consiglio Mrmidpa,Le e Dieta T:riestina pe:r:ché •vinundando ad una via la cui costruzione è quasi assicurata, va a 'ee11care altri progetti aere:i. ed impossibili. E purtroppo è vevo che in affare di ~tanta importanza si è da1l pa1rtito che promuove la J.inea per Laak e Launsdorf, p11oceduto con imperdonabile 'leggerezza. Impe11CiOc'ché mi si assicura che n pvogetto :da esso pvesentato è rpieno di -eNori e ,di inesattezze, che ta.Lune fadlitaziond allegate furono riconosciute fa!llaci, e 'che vennero dconosciuti impossibhli ,certi riStpa'rmi 'di spesa che si pretoodeva:no ottenere in eonfronto de11a linea del P11edil, e non è pertanto senza fondamento ,che il Munidpio viene accusato 'di appoggia11e un progetto che non è serio. Le cose sono ora a questo punto, ma intanto di questo dualismo e deHe discrepanze nate fm i due prindpalii corpd che rappresentano gl'i

interessi morali e materiali della città, godono quelli SIO!LtanJto cui il divide et impera è re,gQlla di Stato.

Un punto però sul quale tutti sono d'accordo per avversare i progetti, anzi l'opera del Governo, e che perciò serve anJche di utile terreno pe!f la opposdzione politka, si è quello dei lavori del nuovo porto attualmente in costruzione. Questi 1:Lavod che, come è noto, vennero dal Governo a~pprovati mentre :hl Parlamento era sospeso, e che, ad opera finita, costeranno al1lo Stato oltre a 65 mihlon[ di franchi, sono avversati da tutti senza distinzione, dal 1\tlunidpio come dalla Camera di Commercio, dai proprietari di case, come dai negozianti, dagli armatori come dai nav1ga:nti. Ognnno vede in essi un attenta,to aiLla libertà di commercio deilil'emporio di Trieste a vcanta,ggio esclUSJivo del,la Società della ferrovia meddionale :ta quale avrà cosi, oltre al moo10polio dei trasporti da e per Tvieste, anche quello del porto e dei magazzini genernH. Gli inte:LHgenti poi pretendono che quei lavori renderanno penicolosa questa rada che è presentemente così sicura ,come qua,lsiasi porto chiuso. Il Governo, per contro, ha finora resistito ad ogni opposizione, e non fece a1cnn caso del,J.e petizioni, delle proteste e degli indirizzi che gli furono spediti dalle varie rappresentanze.

L'lm[p:resa Dus,sand che si rese sub-accollataria di detti lavori dalla Sodetà della Ferrovia Mertdionale che M ebbe in appalto, continua imperterrHa nell'intrapresa opera.

Quindi è che nonostante la discordia accennata nel campo liberale, nonostante il deplorabile dualismo della Camera di CommeTCio da una parte, e del Consdl?ìlio Comuna,le e Dieta Triestina da,ll'a1ltra, tutti i pamti si uniscono sul teoceno dei 'lavrori del porto per far opposizione al Governo, e questa opposizione, od almeno il malcontento che ne deriva, si spiega in tutte le poss'1bUi occasioni.

Questo Consola,to Generale mantenendosi neutro in tutte queste questioni

che direttamente non possono inte!fessare il R. Governo, si mantenne s~

nell'anno ora scorso crune nei precedenti in ottimi rappo,rti coUe dìffe!fenti

Auto~rH:à locali e specialmente col1la LuogotJenenza. Non v'ha gentilezza che

le dette autorità non cerchino di usarci tanto in materia uffida.'le che :nehle

relazioni private.

Quel partito, tanto audace, quanto poco numeroso, che ,per lo passato co

glieva non solo, ma cercava ogni pretesto per fare dimostrazioni contrall"ie al

rpresente aLl'dine di cose, si è scora~gia.to vedendo le buone irelazioni che esi

stono tra il Governo del Re e quello de1l'Iimpe!l"o, e da oltre due anni :n001 ha

più dato segni di vita.

Le domando scu:sa, signor Ministro, se poc porgerlle un'idea approosdmati

vamente giusta delle presenti condiziooi poJitiche di questo paese ho do,vuto

farLe una forse tmppo ,lunga l'ivista retrospettiva dei fatti p!l"incirpa'li che quasi

insensibUmente portarono non lievi alterazioni nei rapporti di queste popola

zioni ,col Governo centrale, alterazioni ,che sebbene non abb[ano origine ,che da

questioni munidpali, commerciali e ferroviarie, possono, ciò nonostante, me

rita,re la superiore ,attenzione dehl'E. V.

VogHa l'E. V. coonpiacersi 'di segnaTimi ,ricevuta de1l presente mio raworto

per mia tranquHlità.

268

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 124. Vienna, 3 gennaio 1873 (per. il 6).

I gesuiti si arrabbattano qui in ogni maniera onde ottenere appoggio affinché l'ecce:cio~e in odio alla loro casa genem1i~ia, messa in campo in seno al Comitato della Camero in Roma, nella discussione sul progetto di legge presentato dal R. Governo, non abbia a sortire il suo effetto. Il Padre provinciale dell'ilidtne in questa monarchia p1:1esentavasi a tale intento dail. Conte And:mssy in uno deglLi. sco·rsi giom[, e caLdamente pregavalo a voler intei'Iportre a favore della casa generalizia in questione i buoni uffici del govemo Imperiare.

Il conte Andrassy nel ciò narra=i d!e11i, l'iferiva.mi in pari tempo aver risposto al petente: iii. Gabinetto di Vtenna aver dato termine a1l suo compito nella quistione delil.e corporazioni religiose, coi buoni uffici da esso :liatti preiSISO il Governo ·italLi.ano in favore della conservazione delle case gene:mlizie, buoni uffici che erano ·stati favorevollmente accolti, come emergeva dall'articolo dehla legge presentata da.l R. Governo, coJ qua:J.e tale prindpio veniva ammesso; che dopo di ciò aLtro non gli restava a fare, e che d'altronde non poteva più essecre assolutamente del caso oggi s'intromettesse in modo alcuno nella quistione, dopo che iii. Santo Padre nella sua recente allocuzione aveva stigma,tdzmto l'dntiero fprogetto di legge, dkhiarandone anzi scomunicati gli autori ed i fauto1ri un tal fatto escludeva qualsi·asi intervento in favore de1la conservazione neLla sua integrotà di un qualsiasi adicolo della ·legge in quisttone, me:nrllre essa per intiero ed •anche senza le ec·cezioni •che si suppone orn possano venirvi introdotte, ern stata in sì solenne modo respinta dal Santo Padre. A tale rtsposta, dissemi il conte Andrassy, il Re;verendo Padre non aver trovato parole onde sostener la sua c·ausa, ed aver così avuto termine l'udienza.

Anche in questa cireostanza il conte Andtrassy volle esprtmersi meco nel modo hl .più @mpatico per :l'Italia, non lasciando dubbio di sorta nel mio animo che qUJalunque possa ·esseve l'·es1to della legge d'innanzi al Pamamento, iJl Gabinetto di Vien:na si considera come !Pienamente disinteressato ne1la qui:stione, avendo dal canto suo il Governo italiano adempito al suo compito d!i lealtà, colla poose:ntaZiione del ·pro.getto di legge già esamtnato dal Comttato del1a Camera. Egli non mancò di rilevax:e meco i•l di1gnitoso ed impacrziale contegno mantenuto dal Governo ltail.iano a fronte delle .provocazioni del Vaticano, esprd.mendomi il suo convincimento non esservi migliore linea di co~dotta per noi a seguilre. Nel mostrarmi concoll'de col nobille mio interlocutore nei suoi apprezzarrn~, disstgli non dubitare che ·l'allocuzione del Santo Padre non avrebbe effetto di ,sorta ,sulle intenzioni del R. Governo, che però non sapevo dissimtùru':gili l'ecdtazione .prodotta in Germania dalla parte della allocuZiione che a quelllla nazione riferivasi potrebbe per avventura avere un contraccoLpo anche in ItaHa e qtli:ndi influi,re notevo•lmente suhl'esito de1la discussione m Parlamento. H conte Andrassy mostrò dividere la mia opinione.

269

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1990. Parigi, 3 gennaio 1873 (per. il 7).

Ebbi l'onore dii l'li:lierire per telegrafo all'E. V. la demissdone data e mantenuta dal Conte di Bour,gomg dal posto di Amba,saiatore di ~randa presso la Santa Sede, il motivo di questa dimissione ed il susseguente invio in missione stmo~dilllélll'Ìa presso Sua Santità del signor di Corcelàes. DaHe informazioni datemi posteriormente sia dal Presidente della RerpubbHca, si'a da questo Ministro

,degli Affari Esteti mi r.i:sulta confermato che hl motivo determinante della dimissione del ,signor di Bourgo1ng è difatti l'oodine spedito da'l Mini:stro :lirancese della Marina al Comandante dell'Orénoque di fare non solo aH'occasdone del Natale 'la 'sua Vlisita ali'Amba,sc:i:atore di Franctia ,presso ,Ia S. Sede e rpoi a'l San,to Padre, ma di fare anche all'ocoasione del primo giorno dell'anno la sua visita aJ. M1nistro di Francia presso S. M. il Re e ,di concertair'si con esso per il.a presentazione eventllalle alla Maestà Sua. 11 Conte di Bouvgoing infol'lllllato di quest'o11dine mandò la sua demissione e la mantenne an;che dopo aver r,icevuto una lettera particolare del signor Thievs, colla quale il Presidente del'la Rerpubblioa spiegava le ragioni e la ,convenienza degli ovdini da<ti aJ. Com.an,dante de1l'Orénoque ed invitava dJ. signor di Bourgoing 'a ritirare ila data demiiS,,sione. In seguito a questo fatto ed avendo il signor di Bourgoing scritto cihe se il Comandante e gli ufficiali dell'Orénoque si presentavano a1l Papa in ,1Jali circostanze Sua Sant1tà aw,ebbe loro fatto 'comprendere che oramai potevano per l'avvendlre ~dispensarsi da ulteriori visdte al Vaticano, il Governo :fu-ancese spedì al Comandante predetto Ll'ordin.e di dmanere a bo1roo delila sua nave e di non :llar visita né all'Ambasciatore né al Ministro di FTan,cia, né al Vaticano né al Quirina,le. Ber da'r poi al Santo Padre le opportune spiegazioni sul dovere di aLta. con.venienm che aveva consigLiato l'ordine spedito in primo luogo a,l Comandante dell'Orénoque, iJ. .cui eseguimento non diminuiva in ',nuHa i Tiguavdi ed iJ. 'rispetto che iJ. Governo francese professa verso iJ. sommo Pontefice, il Presidente della Repubblica i:nviò in mi:ssione straordinaria presso Sua Santità H si~or Corcelles, i cui pvecedenti ed i cui sentimen1ti oattoJ.ici dovevano a·enderJ.o aeco1to presso la Santa Sede ed erano ad un tempo una spede di assicura:zJione presso il numeroso e potente partito clericale del!l'Assemblea nazionale. Eventualmente iJ. signor di Covcelles avrebbe potuto rimanere definlitivamente aocveditato presso Sua Santità, ove non si p11esentassero difficoLltà pecr parte deJ.Lla Santa Sede o non nascessero scrupoli invrincibHi neLl'animo suo. Il Governo francese sperava che l'accettazione per 'parte del signor di CoreelJ.es del posto d'Ambasciatore la,sciato ,cosi inopinatamente vacante dal Conte ,di Bourgoing avrebbe troncato subito ogni velleità d'interpellanze in seno a:lla Assemblea. Sen.onché sembra che il s~gnor di Corcel:les dopo i colloqui avut,i con Sua Santità e col Cardinale Antonelli sia piuttosto deciso a non accettaTe quel ,posto e consenta soLtanto a prolungare d'alquanto hl suo soggiorno a R<mNJ.. L'intei"peUanza all'Assemblea suJ.l'incidente a cui va ovamai unito H nome del

Conte dr Bourgoing av~à dunque luogo, secondo ogni !Probabilità. Il signor di Rémusat ed a quànto sembra anche il •signOT Fournier saranno attaccati vivamente daihl.a destra dell'Assemblea. Il Presidente della Repubblica mi disse che era il"isoluto a d:ifendevli effi'ca.cemente •col suo pemonale inteil"Vento, rivendicando altamente la reS(ponsabilità degli ordini Sjpediti al Comandante dell'Orénoque.

Intanto .nello scopo di difendere fin d'ora da ingiuste accuse il signor Fournier, il Giornail.e Ufficiale di oggi pubbUca la seguente no•ta:

« A proposito dell'dnddente che ha cag·ionato la diLmissione del Conte di Bou~goin1g 1paveechi g.iJovnali fecero gioca·re aJ. il'WSitro Ministro presso i1 Re d'l>taJ.ia una parte che non è la •SUa. Il signor Fournier 11imas:e es.h:~aneo a tutto questo affail"e. Nessun confli•tto insorse tra l'Amba,sciatore .e lui».

La •condotta tenuta in questa okcostan:z.a dal Conte •di Boul'going è giudicata, all'infuori del partito C'lericale e dei suoi ovgan,i, ,con mer1tata severità da tutti. Qua,ntunque H senttmento dei doveri che incombono agli Agenti DiploilllatLei sias.i singolarmente indebo'1ito in Francia, tuttavia s·i comprende come l'Ambas!Cia,tore di uno stato H •cui mestiere è di sciogliere le difficoJ.tà, 'Sia condannabi,le quando ·invece crea senza una necess:irtà ineluttabile, ·imbarazzi grav•i al Governo ·che gli .confidò un posto di fiduoia il più -aHo in grado ed uno dei più ·delicati.

Non ho bLsogno ,di dare aU'E. V. ragguagli sul signm di Cor,c.elles. I suoi antecede'lllti sono assai generalmente noti. A,ppartiene a.l p,a.rtito CattoUco che noverò fva i ·suoi ,più famosi rarppre,sentanti i:l Conte di Montalembert, e ,che in aJ.tri tempi ·si chiamò liberale, e nutrì la peri,colosa, e fino.va vana, ambizione di ric:onciliave iJ. Papato coJla libertà e colle .più nobiLi conquLS!te dello spidto uil'nallo e delJ:a civmtà. Il signor di Corceliles non è, ~credo, 'cambiato nelle sue convLnzioni. Ma tutto è mutato intorno a lui. m pamito ca,ttoU.co-llliberale di sua gioVientù non esLste 'più come .pal'ltito e vive ,soJo nella memoria o nella persona dei pochi suoi membvi sop:mVVIissuti, a,lCllmd. dei quali « taudabiliter se subjecerunt » alle dottrine del Vat1cano. I,J. si·gnor de Co~e:lles è del resto avanzato in età e l'attività del suo spirito è, a quanto mi si assicura, notevolme:nte diminuita.

270

IL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 189. Lisbona, 3 gennaio 1873 (per. il 14).

Ieri ebbe luogo, con ·l'usato cerimoniale di ,ga'1a, l'apertura solenne delle Covtes Pol'toghesi: il Re dkhiarò aperta la sessione pel corrente anno l:eg.gendovi il discorso che ho l'onore di trasmettere qui umto a V. E. (1).

NeU'anZJ~detto di:scOT,so delila Corona, H Min!ÌIStero ha avuto cura di non. fare alcuna promessa specificat.a onde dare H minor .campo 'poss~bile a·gli attac

26T

chi della opposizio[)Je, Hmitaooosi semplicemente ad accenna,re ai pochi fatti avvenuti nei scocrsi mesi cioè:

IJ. viaggio Reale nelle Provincie del Nord, dichiarando il Sovrano il. più vivo gradimento ,per le affettuose dimostrazioni di attaccamento e di simpatia di quelLe popolazioni verso l'Augusta Famiglia Reale, che non potrà mai dimentical'le.

La ~cospimzione contro la sicurezza dello Stato d.i cui avendo avuta conoscenza, il Ministero prese le opportune ·misure per tutelare la sicurezz;a pubblica, dedierendo i cospiratocri ed i ,loro complici ai tribunali competenti.

Da ultimo diverse misucre del Governo per mimliiorare parecchi \l'ami delila pubb1ic,a amministrazione da sottopotrSi alil'approvazione delle Cortes come pull.'e alcune proposte :finanziarie per ragm1ungerre il tanto desiderato .pa,reggio del bilancio, che al certo è la più importante questione 1pel Paese, il quale nutll.'e 'la ferma speranza che iJ. Min~tro Serpa sarà per :Ilare tutti gli sforzi a taJ:e scopo.

Ber quanto concerne l'attitudine dei diversi ipa,rtit.i neHe Cortes, nulila ho da agmiungere oltre quanto già ebbi l'onore di segnalare a V. E. nel mio precedente rapporto di questa serie.

(l) Non si pubblica.

271

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. p. CONFIDENZIALE. Londra, 3 gennaio 1873.

Inerentemente aJ:Ja di Lei lettera del 19 dicembre p.p. (l) ed appena iJ Signor Conte Granville rientrò momentaneamente a Londra ebbi ad in1Jrnif,tenerlo a riguardo dell'affare delil'·isola di Borneo, e della 1necessità in CUli eli troviamo di avere un luogo ;in cui si possa stabiHre la pena deila deportazione. Avendo avuto col medesimo una lunga ed 1mportante c.onversazione oredo mio dovere di riferirle hl più brevEmente possibile l'esposizione da me fattagli, e la conversazione a cui essa ·diede luogo SUJccessivamente.

L'esposiZJione da me fatta a S. S. è, in riassunto, come segue. La ori!minalità in Itailia è diversissima nelle sue varie parti. Le parti ,in cui essa è poco soddisfacente son la Sicilia, il Napoletano, ed alcune provincie delle Romagne. Sebbene in questi luoghi siamo immensamente lontani dallo ;stato in culi i precedenti Governi ci lasciarono quelle provincie, quando i Tri!stany, ed i Borjés c::l!pita.navano bande di 300, e più briganti, pUTe è deplorabi.lmente vero', che lo stato della sicurezza pubblica è !ungi dall'esservi sodd!isfacente. Noi siamo deliberati 'di metter fine a qualunque costo a questo stato nnorma,le, e di fare a tale scorpo tutti i poss1bili sforzi. Per noi è questa non solo una questi0011e del massimo interesse, politica, e quasi sociale, ma è que'stione· di dovere, e di onore. La ,stampa, ed in ispecie -l'inglese ce lo r1corda tutti i ,giorni, e spesso .con poca benevolenza, e giustil'lia, e con esagerazioni.

Quale <può essere il rimedio? La pena della morte? No. I gravi reati sono ancora frequenti. Il numero dei manutengoli che sono la vera base, ed il quartiere generale dei briganti, e senza la cui distruzione -è impossibile la dllistruzione del br~gantaggio, è gmnde assai. Pia,nta:l'e 1il <patibolo ad ogni passo, ad ogni momento è cosa altrettanto impossibile! Vi rtpugnano i ·costumi moderni, quelli il!l IÌ:spede dell'ltaii'a, ove si verifica inoltre la speda,J:e circostanza, che in una delle sue importanti parti non esiste neppur più ·la pena della morte rpel fatto del !Precedente Governo. Si dovrebbero fare delle carnificine, ed un tal sistema diverrebbe (quand'anche lo si ,g,tabUisse) inefficace 'per l'impos.sibH:ità di apjplicarlo, sulla quale i :brtganti farebbero assegnamento. I Giurati poi, od assolverebbero, o troverebbero sempre <le circostanze attenuanU.

Solo la deportazione, come pena, può, in Itailia, essere applicata largamente, ed efficacemente; essa soltanto può .reprimere ~la numerosa cLasse di manutengoli. I br1ganti oppongono alla minaccia della pena dd morte 1la speranza della ·grazia, maggiore tr:attandosi della maggior pena, maggiore in ~ragione della sua frequenza. Essi, avvezzi a mettere <la vita in pericolo, ['esi rpiù :feroci diail:la 'stessa lor vita, salgono spesso dJ. patibolo stoicacmente, cinicamente

(esempio tristissimo per le popola2lioni!). Invece la fantasia fervida, i1Il1maglinosa di quelle popolazioni .rende ad essi <ed alle loro famiglie terrdbhle J.,a pena della depo.rtazione. In Italia, e mass1me nel mezzodì, ove è grande l'attaecamento atla ·tel'lra, ed ail prop>rio sangue, 'il pensiero di non vedere più mai .il suolo natale, ~a moglie, i figli, di passare, e fìnia:e la vtita in lontano ignoto paese, lontani da tutto, e da tutti, è pensiero che attel11'isce. Non v'ha [più né :SrpernnZa di grazia né di fuga, né di ajuto esterno. La pena dehla deportazione è per noi Ull!a vera necessità. Unanime col Governo, coi pubblidsti, 'l·a domanda la pubblica opinione.

Noi non abbiamo alcun pensiero di fare dehle colonie; lo scopo che ci propOIIliamo è abbastanza giustificato dalle drC'OISta.n~e, perehé ci si possa sUJppor.re una voliontà che non abbiamo; vogUamo a,pplic:are un sistema penale. Non vogliamo neppw-e fare dclle colonie penali; ma sibbene degli •stabH1menti penali, un penitenzia'r.i.o lontano, I"egolare, .in cui i cond:a:nTIJa.ti si.aiilo rinchiusi. Ma oooorre di ·dire che non vogliamo fa~.e deLle deportazioni per fatto della polizia, e deLl'amministrazione, come si :fece tn altri pa·esi; non :lhss'aJ.t.ro, vi si OPIPOr.rebbero i nostiri rprindpii costituzionali, e S. S. sapeva come questi prindpii fossero rispetta<ti dalla Corona, dal Governo, dal ParLamento e dal Pa,ese intero. Vogliamo introdur.re la pena delLa deportazione nel Codice penale, e deportare 'Coloro a cui ·la pena ·della depor.taz.ione .sarà stata <regollial'lffiente applicata.

Ma finché non avr·erno trovato un .Luogo opportuno, conveniente per impianta~rvi questo sta~bil1mento, l'introduzione della pena de11a depo~azione, la revisione del Codice penale, tutto è imrposs1bi:le, tutto è .:>oorpeso, e i maili restano.

S. S. conosceva per moLte comunic:azioilli fatte durante parecchi anni al Govemo deLla Regina g.li sforzi e .i tentativi dal Govel'lno del Re per trovarte, ed avere a 1propria dilspOBizione un lembo di lontana terra su cui si potesse .convenien<temente pia,nta,re uno stabilimento penitenziario. Pur troppo tutti nostri sforzi erano finora stati vuoti d'effetto. L'ultima comunicazione fatta a

;1 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

S. S. da me stesso il 27 di gennaio scorso si riferiva alla cessione di una parte della Costa Nord Est dell'isola di Borneo, che il Capo di quel territorio era ctisposto a farci, e per la quale noi domandla.vano al Governo di S. M. la Regina se Egli non avesse difficoltà da opporvi. A ciò fare ci aveva consigliato non solo la circostanza che il Capo di quella parte dell'Isola aveva, per quanto sapevamo, degli impegni coll'Inghilterra, ma ben anco la considerazione delle relazioni che esistevano tra l'Italia e l'Inghilterra, della loro comunanza in molti interessi, ed il desiderio di non far nulla, senza la partecipazione del Governo Inglese, in que' mari ove aveva tanti, e prevalenti interessi. Però S. S. ben sapeva, che, sebbene fossero trascorsi undici mesi da quella comunicazione, essa non aveva ancora ricevuto una risposta. Poiché poi il signor Cavalier Visconti Venosta mi aveva invitato a spiegarmi lealmente, e francamente con S. S. io non poteva tacerle, che lo stesso signor Ministro degli Affari Esteri pensava che causa di questo silenzio fosse il desiderio di non rispondere, piuttostoché dare una risposta negativa. In questa opinione lo stesso signor Ministro era stato confermato dall'avere saputo che, intanto il Governo Inglese aveva comunicato il nostro progetto all'Olanda, a cui noi non avevamo ancora creduto opportuno di comunicar-lo; la quale comunicazione pareva che non avesse potuto farsi dal Governo della Regina con iscopo favorevole al nostro progetto.

Era ·intanto divenuta i.mmiln:ente iLa soadenza del tempo fissato per Ja ;ratifica del 'Drattato nostro, da S. S. conosciuto, coll'l.rnjpero Birmano, ond'è che si dovette di nuovo spedJire in quelle parti il Comandante Racchia. Però, allo stato delle cose, et"aaglisi dato istruzione dd non ooouparsi ora delll'isola di Borneo, ma di fal"e altre ricerche. A dargli queste istruzioni ci consi-gliarono le stesse coillSiderazioni che già arveva esposto, il desiderio della sua morale ade-sione, e m procedere d'aocordo col Governo Inglese, dalle quali considerazioni desideravano di non allontanarsi.

Ma noi non possiamo abbandonare il nostro scopo. Esso ci s.i impone come una necessità, come uma questione di cirv.iltà, di dovere, e di onore. Noi dob-biamo introdmtre nel nostro Codice ~ela .pena del:la deportazione, e per poterlo fare dobbiamo in 'Prima assiourarci di llllll illuogo conrveniente, ed opportuno, til quale perciò non sia troppo lontano dali1e grand'i linee di navigaz,ione, e cile soddis.faocia all}e rngioni di clima, ed aWtlre richieste daiLla umarutà.

L'Inghi'lterra poteva, senza alcun suo sacrificio, renderci un vero servigio" di cui Le saremm.o ·~ti, mostrandoci le sue buone disposizioni, e !Prestandooi un morale concorso per mggiungere iJ. nostro scopo.

Io :pregava conseguentemente S. S. : Io di volermi di.re quale riSjposta Essa fosse iJn grado di ~mi a1Ja comtmicazione farttale a riguarrdi dell'isola di Borneo; 2o ·di volermi dire se noi rpotevamo me assegnamento sulile buone disposizioni del Governo inglese, e sul suo m~eappowo negli sforzi che facevamo per trova·re un luogo conveniente a soddisfare allo scopo che d proponiamo di ccmseguire.

Se la Tispoota av.esse dovuto dil.pendere dane autordità locali Colon:icaJi, poh·emmo per avventura prevedere che essa non fosse per esser conforme al nOstro desiderio. Credevamo però cile le viste l~ghe, comprensive, ed amichevoli del Governo inglese Ja condurrebbero ra giudicafle sotto altro aspetto, e punto di vista questo soggetto, che era per noi della più gcrande importanza.

H siJ~or Conte Gran.YM1e dopo di avere ascoLtato l'esposizione che ho ora -compenddata mi d.isse, che se non aveva ancore dato una >risposta alla mia colllUnicazione rogua1:1dante una parte dehl.'isol!a di Borneo si fu perché reahnen:te non era ancora stato, e non era tuttom m grado di da~ela. Alcune difficoltà "si erano sollevate per parte deLLe Autorità looa1i ColoniaiJi J.e quaJ.i avevano con..sigmto il Governo a rivolgersi al Govoonatore dcll:a Guyarua, dai quaJ.e non erasi amJOOra Tdcevrurta ·la risposta.

Quanto alla ·comunicazione del nostro progetto fatta al:l'Olanda egli non l'aveva fatta wtroneamente, ma in seguito ad in:terpell1anza che gli era stata posta dal signor Ministro di quel Governo a Londra il signor Conte d:i Bylandt.

Sogg.tunse, che un tempo il Principe di Mettern:ich si em congratulato dei :rd.suJ:tati ottenuti dall'Inghllte:r:ra colla deportazione, ali1a quale egli ascriveva i :ri:suWta.ti favorevoli alla tranquihl.ità, ed aJ.:la siourezza pubblica che €SSa aveva meg:ld.o ottenuti comparativamente ad •altri Stati. S. S. non era del .tutto deùl'avvilso deJ. Principe di Metternich, né parlec1pava a tutte 1e idee favorevoli a questo sistema; però non poteva disconoscere che per qualche tempo esso aveva esercitato un effetto giudiziario utile sbairazzaJndo il paese da una massa di bwbanti. Però si era dovuto ll'liconoscere che questo sistema produceva molti ilnconvementi, che ne toglievano l'utilità. Anclle l'effetto dello spavento era .scemato; massime dappoiché eransi avuti esempi di deportati •che si ooano a.rricchlti.

Replicai che tutto ciò si poteva dire del sistema inglese per la deportazione, cioè d:i colonie create coi deportati; ma non degli stabilimenti penitenziarti .che noi ci [prqponevamo di fare, nei quali il <fatto da Lui indicato .era impossiJbile.

S. S. so~unse che, anche 1n questo sistema, essi non ravvisavano altro :iTutto :liuor questo di ottenere lo stesso effetto dehle caa-ceri i.n In·ghi:lte:r:ra -con tripla spesa.

Io non poteva (risposi) recare un giudizio anticipato suLle impressioni ·che un ta1e sistema di deportaziane fosse per prodUII1re sugli animi dngliesi; era però cosa ben certa, e non contestata da alcuno m Ltalia che quest'effetto .sui maJlfattori 1ta1i.an.i, e sulle loro famiglie, e ~per la pa.rte meri.dionale d'Italia, saJI"etbbe grandissimo.

Non .sarebbe egli meglio (disse S. S.) portare i malfattori italiani del Sud .a scontare la pena nel Nord delJ.'Italla, e viceversa?

Risposi, che ciò già si faceva da molto tempo, e con quale effetto S. S. pure lo conoscev·a per quanto io Le aveva esposto. Era però vero che i condannati, e le loro famiglie facevano sempre le [più vive istanze perché fos:sero lasciati a scontare le rpen:e nelLe loro terre native; om ciò stesso doveva maggiormente provare a S. S. quanto giustamente si aspetti in Italia un grande effetto repressivo dalJ.a depor,tazione.

S. S. rUornò sugli inoonveillienti del sistema deùJ.a deportazione. La diffi-coltà di custodire i condannati era gmndiJSsÌlina, ,}e fughe .erano frequenti. Esse recavano danno aJ.Le popolazioni inglesi ove la deporiazione aveva \luogo, promuovevano reclami, e lagnanze dahle popolazioni vicine. Questi inconvenienti verificatisi son queLli. cile avevano qui sconsigliato questo si:stema.

Risposi che questi mconvenient.i non si verificavano né si potevano verificare, che col sistema di deportazione UISato da:lll'Inghlltern-a, cioè :cohlo stabi:1imenito di colonie composte di deport:ati. Col sistema di stahilimenti ;penitenziatrii da me indicato essi pacrevano impossibili. I vddni di questii stabilimenti non sarebbero più minacc•iatii di quanto lo sia •La popolazione di Londra dai condannati rinchiusi nelle sue pcr.iJgioni. La minacda •sarebbe anzi molto più •a11ontana.ta nel caso d:i uno stahllimento di deportazione, neLLa cuii sede se per una pa:rt.e vi erano tutti i mezzi ;per la custodia, manc:avano però tutti i mezzi :che abbondano nella Città all'esterno delLe carceri per preparare, e fa:cilitare una fuga.

S. S. mi fece aUo:ra notare, che in que' luoghi lontan·i occ<ml'eva talvolta che gld stessi sorvegiLia:nti del:le cacrceri avev.ano bisogno di essere sorvegliati.

Chiesi a S. S. H ,pe:rmeSISo di farle notare alla mia vo!lta, che, orve si pacrtisse da queste basi, pa:revami che non si sa:rebbe mai potuto fur nulla. RJitoTnando poi a·llia sostanza del soggetto dissi .che il nostcro scorpo essendo unicamente queLlo che averva espresso, ne seguiva che nod non dovessi:mo mettere· molta importanza alla sceLta di uno, piuttostoché non di un aiLtro luogo per impiantarvi lo stabHimento di derportaztone, purché questo ·luogo soddi:S!fa:cesse· allo scopo ed alle :condizioni ·che aveva indieate. Noi non potevamo nerppur dire se quello :stabilimento sarebbe stato indefinitamente permanente, essendo che, in realtà, le dvcostanze che ora lo rendevano necessario erano di lor natura transitonie. H Govecrno britannico era certamente in grado di ajutarci efficacemente nei nostri sforzi nel modo che avevo dndica,to, ed io oorei stato molto grato a S. S. se si fosse compiaciuta di mrmi se noi potevamo a taJ fine· fare assegnamento sulle buone disposizioni, e sul mora'le concorrso del GO:verno della Regina.

l'l signor Conte mi rispose che certamente egli, ed hl suo Gorverno deside·ravatno di farei cosa gi'alta, e di poterei giovar:e; ma che temerva che l'e difficoltà che aveva incontrate la stessa Inghilterra avrebbero attraversato anche il nostro 'PirOIPosito. Ad ogni modo egli mi disse che doveva pa~lame coi suoi: ool:1eghi del Ministero.

(l) Cfr. n. 235.

272

IL MINISTRO AD ATENE, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 7. Atene, 4 gennaio 1873, ore 15 (per. ore 22,45).

Le Ministre d'Autriche a reçu des instructions conformes à tout ce que nous pouvions désirer. Dans ses entretiens jusqu'ioi officieux Deligeorgeis és:ita di:plomatiiquement; il a posé trois questions préjudicielles. Primo le Trilbunal d'.arbitrage sooa-t-il chavgé de décider si :Le diifférend a un caractère diiplomatique, secondo s'il décidait suffisant modification ou abrogation de la loli 1871 l'Italie et la France accerpteraient elles cette déc1sion? Terzo le 'Th:-ibunal arb1tra:ge :pou.11rai:t-iJ. s'en teillir vider c.es deux ;pomts et ne :pas etere saisi du. fond de la que.stion? Le Ministre de France et moi trouvons les deux premiers po•Ìints acceptalbles, le troisième bien peu. DeUgeo['lges veut tra~ner négociation jusqu'.aux éléction:s. Nous pen:sorns que l'Autriche dew"ait demander réponse •ootégorique au Gouvernement Grec, en cas de re:tius de la part de ce1ui-ai n.ous devrions étre autorisés à .présenter san:s délai utlitimatum. Deligeorges afin de gagner du temps veut ·tme réponse de Viernne à ses trois qu~orns. Pom déjouer ,cette ;m,an,oeuvre je prie V. E. de me donner répons1e par le télégraphe et de la faire connaitre rpar Vienne à mon collègue de Autriche.

273

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

D. R. P. 57. Roma, 4 gennaio 1873 (per. il 7).

Da alcuni mesi si hanno indizi che qUélllclle relazione irnterceda fu-a J.a Federaziorne dell'InternaZionale gmeVTIÌila e alcuni aderernti della stessa retta irn Italia per promuovere scioperi tra i lavoranti orefici.

Ho potuto avere ultimamente copia di una circolare del Comitato Federale Interrnaziona·le Ginevrino, diramata il 17 dicembre u.s. a tutte le seZiOilli e federazion[ per propugnare la ri:duzione delle ore giornaliere di lavoro a 9 an,che 'irn Ii~era, ad· esempio di V'ari altri paesi.

A ta•l'uorpo ·la Se~ione ginevrina, che si vanta la più ene,rgica di tutt.e quelle del:la Svizzera, richiede l'appoggio materiale e morale delle sezioni €1S!tere, e confida che lo sciopero degli O!Perai ginewini farà crescere la domanda delle braccia SU1l mercato di Ginevra.

Ne do rnotivia all'E. V. pE:lr opportuna i'llltehl:jJgenza, e com preghiern dii volermi a sua volta comu:nicare quei r~,ggua.glli che potrà ottenere cill"Ca il. centro di rpropa~nda dell'lnternazionaiLe che, stabilitosi in Svizzera, ha più dirette e frequenti comundooziorri con le sezioni itaildane.

274

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, GREPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 116. Monaco, 4 gennaio 1873 (per. il 7),

Iil Princilpe Adalberto di Baviera unitamernte aUa oorn.sorte si po['lrà dome~ nica m viaggio per !l'Italia.

Le d<ttà dn cui farà più 1un~ dimora saLranno Roma e NapoJ.i.

Il Princdpe AdaJJberto fu nel 1848 delegato dal Re Luigi a :lia:re rgQi onori di questa residenza arl Brirndpe ed alla PriniCÌ!Pessa. di Piemolllte ed ~n quella ctreostanza UJSIÒ loTo ogni sorta di coLrtesie. Non dubito qUÌJI1di che i Prirndpi di Baviera benché viaggino in stretto i[}Joognito, visiteranno i Pcincdipi. nostri.

Debbo però osservare aH'E.V. che il Principe Adalberto tuttoché si tenga all'infuori delle cose :pOili<tiche, non simpatizzò mai co~ mov;imento italiano co

me pure non simpatizza con queLlo odierno deLla Gel.'lnan.ia. Le sue inclinazioni sono assolutamente cleri.cali ed avendo rpoi ora rper moglie una infante di Spagna non credo si rechi 1n LtaJ.ia e specialmente a Roma coll'intenzione di wsare maggiori rigUJa:l'!di aiJ:1a nostra Augusta FamiJ~ia Reale di quelli che per OOl1to userà vel'so il Santo Padl'e.

Mi permetto quindi di fi.s.~mre l'attenzione dell'E. V. su queste circostanze in previdenza del oaso che hl Principe Adalberto avesse a dimostrare con qualche atto le sue inclinazioni poliltiche e religiose.

275

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1113. Berlino, 5 gennaio 1873 (per. il 15).

Depuls mon retoux à Bel'llin, je me suis liwé à des investigat1ons poU!r tacher de 8afV10ir si, lors de ·l'entrevue des trois Empereurs en septembre dernier, iii avait été parlé de l'exéouti.on de l'article V du Trnilité de Prague. Les données que j'ai recueillies confinnent les indications tJI'ansmises par le Mrarq·uis Spinola et rpar le Chevalier Tosi dans sa dépeche N. 1076 (1). ElJ.es se réswnent en ce que cette question n'a pas été mise officie1l€ment sua-le tapis. Tout au plus le Prince Gor:tchakow en aUil"alit: :il touché quelques mots en voie pa;rticulière, mais sans succès.

Quant au Cahmet de Vierme, ce n'étmt pas au moment où il ·resserrailt ses Jdens d'amttié avec •le nouvel EmpiJre, qu'dil aurait j.ugé opportun de plaider la cause du Danemark. D'un autre còté, il n'y a pas lieu de SU>pposer que ile Gouvernement .Ai1Jstro...Hongrois ait pris une dirrltiative pou.r renoncer à son droit de réclaaner l'application de l'arlicle précirté. Et pour ce qud concerne le Prince de Bisrnaa"ck, di! se sera bien garoé de provoquer lui~:rnème une explication à oe sujet, au risque d'en relever l'import.ance.

Le :frut est que s'iii y avairt eu .une entente dans un sens ou dans J'autre, on en aurait vu quelque effet. Or la question n'a ni avancé, ni reculé. Le représentant danois m'a positivement déclaré que :le Cab.ilnet de Berl.in n'aV'ait fait ni à lui, M. de Quaade, ·ni à son Gouvernement aucnme ouverlure ou Uil1e simple allusion qui pel'Il'lit d'indudre que le status qua se fut modi:fié d'une manière queLconque. Le discours prononcé par son Souverain à l'ouverture du Rigsdag n'écarta•irt pas, il est vrai, l'espoilt" d'une •so1ution satisfaisanrte. Mais iJ. éta1t évident que S. M. ne pouvait tenir un autre langage à moins d'en voulo1r venir à une rupture des relations diJplomatiques.

Jusqu'ici on ne voit pas 1lrOip en effet sur quelles bases une entente serailt

admiss1ble, puisque chacune des rpa.rties en liti.ge soutient des .points ·de vue

diamétmlement opposés. A défaut des chan.ces d'un accord dans Jes conjonctu

lres actuelles, on .garde de part et d'autre le s~lence le plus complet. Et cepen

dant H y aurait des deux còtés des motifs déterminants pour une transaction

équitable qui ne restreignit ou n'élar.git pas trop la portée de l'artide V. Le Danemaxk joue gros jeu en calculant sur des COIIDpJicatiooo ewupéennes. H en sortiJl"lait rpeut-etre anwin.dni du Jutland. Et l'Empire devrait pour son compte rechercher les suffa.-ages d'un vor.isin dont la neutralité et au besoin le concours rprotégeratient Wl des points les ;plus faibles des :ftrontières a11emandes. Ce! est l'avis du MaréchaJ. de Mo1tke.

Quel que soit l'avenir réservé à cette questi.on, la majOtrité des habitants du Nord Schleswilg ne se !asse pas de protester oontre il'incooporation de ee territoda.-e à la Pnlsse, soit opar des adresses, soit par des élec1lions de mndiJdart;s danois au Landtag et au Reichstag.

V. E. ayant appelé mon atJtention sur ce sujet dans nos entretiens à R{)me, il était de m0111 devotiT de Lui oommuruiquer mes impresskms.

(l) Non pubblicato.

276

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAVNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1114. Berlino, 5 gennaio 1873 (per. il 15).

H est un autre poi.nt que celui traité dans ma dépéche N. 1113 (l), sur lequel

V. E. appelait mon attention lors de mon dernier 'SéjOUJr à Rome. Une entente a-t-elle eu lieu entre les trois EmpereUIIS relativement à la question d'Orient?

Si entente ±1. y a, el!le aura été p1utòt négative en ce sens qu'm avait été COIIlVeiliU que 1es questiOIIl.S qui divh>ent, ne seraienlt pas souilevées et qu'ell.es seraienlt .provàsoirement et indéfiniment ajOIU.l"Ilées. OT, s'il existe des i.ntérèts en oo.1lision, ce sc:mt pa.-écisérnent ceux de l'Autriche et de la RUISSie en Orient séparé dle l'Occident par les pa.ys confus et troublés du Danube. Le Cabinet de Berlin eSt beaucoup p1us désintéressé vers ces OOilltrées, quoique d€1puds l'étalblissement du nouvel Emipiire, les convenances de l'Al!l.emagne la rpousseraient davantage vers il'A:urtriclle, da.ns le but de s'opposer, le cas échéan:t, à une influence :prépondérante de 1a Russie dans le bassin du DalnUJbe. D'un autre còté, tl. a fori à coeur de prévenir toute complication qui Ja fm-oerait à :prendre position, à s'aliéner PM là une des aut.res Cours du NO!l"d et à la rejeter peut--étre dans le camp :françads. On peut donc ètre certain que le Prdnce de Bisma.rck aiiJpliquera tous ses soÌilis à exercer une action modératriee stm" les Cabinets de Vienne et de St. Pétersboorg. Aussd lOIIl:gtemps du moms que l'AMemagne auro pour objectif ,prdncipal de tenir en échec les projets de revanche de la F1rance, il lui conviench"a de travail11er, autant qu'til peut dépendre de ses efforts, à la ooonservation du status qtw en Ordent. J e n'ai rpas besodn d'ajouter que c'est là aussi un •twram sua.-lequel nous devons emboUer :te meme .pas. Toutes les causes p1us ou moins la•tentes de di:ssentions dans ila grande .politique eumpéenne doivent en effet s'effac.er devant le besoin de maintenir la F·rance au repos. C'était !là, je crois, un des buts essentiels de l'entrevue de Berlin. Aux yeux des trois Puissances, les hénéfices de la paix et

l'étahlissement des rapports de bon voisinage ont été jugés de beaucoup préférabLes aux dangers d'une pertu11bation de la tranquillité générale, au moment où chaenne d'.eHes a des problèmes intérieu11s à .résoudre d'où dépend leur proopérité bien p1us que de la guerre meme la pùus heureuse. C'est pour ceJ.a qu'il y a ·eu ·récondliation entre Vienne et St. Pétersbourg, et entre Ber1in et Vienne la corusécration du nouvel ordre de chos:es en A1lernagne, consécration non pas offidelle puisque celle-d était déjà donnée en 1870, mais .intime et en quelque sorte de famil1e. Ll reste à savoir si la force des chooes, si l'imprévu, ou si la large part qu'il faut réserver aux passiorus dans Je domaine privé camme dans le donurilne politique, ne pèsera pas davaflltage dans la balance, que les bonnes dispos1tions qu'H n'est pas permis aujourd'hui de révoquer en doute.

(l) Cfr. n. 275.

277

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT.

T. 3. Renna, 6 gennaio 1873, ore 18,25.

Ministre du Roi à Athènes télégraphie qu'ensuite des prQPOsitions du Minisllre d'Autriche, M. DeJ:igeorg.is a .posé ·trois questions préjudicielles. Primo. Le Trtbunal arbitrai aura-t-il à décider si le. différend a un call"actère diplomatique? Secondo. S'il décidait su.ffi.re modification ou abrogation de la loi de 1871, cette décision serait-elle aoceptée? Tertio. Le Trifbunal arbitrad polll1l"ait""il s'en ·tenir à vider ces deux points san:s etre 'saisi du fond de ,la question? M. Deligeorgis parait se proposer de trainer les négociations jusqu'aux éléctions.

278

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 8. Madrid, 6 gennaio 1873, ore 17,30 (per. ore 21,40).

Due,de Vailence adnsi que t<;>utes J.es autres lllOtaibilités du .parti conservarteur ont refusé d'assister ce soir au ddiner de la Cour. Cette résolution va 'PrOJduire nne très~gralil!de impression.

279

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

D. 55. Roma, 6 gennaio 1873.

Vous m'avez mformé de l'·accueil favorab1e fait à Vienne à notre demande de bons offices dans J'affaire du Laurium. S. E. M. ·le Comte Andrassy vous av;ait prom~s d'envoyer des instructions au Représentant de l'A:ul!riche-Hofllgrd.e à Athènes.. afin de le mettre à meme de présenter 3 la Grèce la proposition suivante. Le Gouvm-nement Grec devra1t dési~ne.r deux ou trois puissances de son choix, rdont une •Serait choisie par l'Italie et la France on latssera!it la facul:té à la puissance choisie de prononcer arbitralement SW" ·la queSJtion., ou d'ern déférer •le j.u~ement à urn de ses tribnnaux.

En irntertprétant .parfaitement bien les mtentions du Gouvemement de S.

M. voUis avez déjà rr-emerc.ié S. E. le Chancelierr-Impérlial du concours obligeant et efficace qu'-il nous prete dans urne négocia:tiorn, aU!pl"ès de la Grèce, d'urne puissance amie et désiinteressée. Je vous pde, M. le Ministve, de vouJolir bien renouveler à S. E. M. le Comte Andtrassy l'expression de notre gratitude rpour cetrte nouvelle preuve d'amitié. Gràce à l'attitude sii amicale du Cabirrlet de Vienne, qui nous permet de le considérer d'accord avec Ja France, comme le média:teur darns notre différend avec ·la Grèce, noUJS pouvons aujourd'hUJi espérer l'aplanissemen.t de ces dliffiCUJltés en évita!IlJt toute aJJtération des ·l"€ll.ations internatiQIIlJales entre l'Itlillie ·et le Royaume heltlénique. Il faudra1t cependant qui à cause des objections des Mdnistres Gr.ecs ile Cabinet de Vienne ne renonçàt point dès le début au .ròle important qu'il a si obligeamment accepté. Vous voud:rez conséquemment prier S. E. le Chan.c.elier ~alde persister da!IlS ses demail"ches à Athènes.

Ayant nous memes proposé depuis longtemps à la Grèce un arr-bitrage comrne un des moyens de résoudre Ja questiOill du Laurium, nous ne <p0111vons avoir aucune dirflficulté à sousérire aux ·conditions proposées par l'AutricheHongrlie daillS sa communication au Gouvernement Hellénique. Nous aptprOUvons et nous act:eptons donc la forme d'arbitrage proposée pa1r S. E. M. le Comte And:rassy.

Nous serions méme disposés à accepter J.e jugement d'arbitres privés, sj_ par cette nouvelle concesslion nous pouvions fadilter l'aaTa!lllgement tant désiré. Nous tenons tout particulièrement à assurer, en ce qui dépend de nous le résultat d'une médiation si cm1dia1ement entrepr1se, et qui constlitrue un témoigna·ge public de nos excehlents rnpports avec le Gouvemement Impériail.

Vous .pouvez, M. le Ministre donner lec·ture de cette dépéche a S. E. le Comte Andrassy en l'accompagnant des dévelorppements que ce sujet co!IDpOrltJe..

280

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI

D. s. N. Roma, 6 gennaio 1873.

Segno ricevuta alla S. V. dei pregiati rapporti di codesto ConsoJa,to che mi pervennero sino al n. 179 incluso di serie 'POlitica; i due (l'apporti in data del 17 ottobre (l) e del 13 novembre (l) portando entrambi lo stesso numero (177) ho fartto appoore alil;u'ltimo di essi hl n. 177 blis.

Io rin.grazio ·la S. V. delil'•assiduttà col:la quale Elia mi ha, durante il'anno ora trascorso, informato di tutti ·i fatti più ,iJmportal!lJti che Le avvenne di notare 1n codesta residenza; e mi piace eziandio di manifestatrle la mia approva

zione .pel collltegno che ELla ha continuato a serbare con vantaggio delJa posizione delLa rappresentanza a Lei affidata. La particolare e delicata situazione del Consolato di S. M. di fronte aLle tendenze dei partiti in cui si divide la popolazione dii Nizm ed a:ltle d~sposizi.oni che quelle tendenze inspilrano aLle Autorità locali, non isfugge a1l'apprezmmento d.el Ministero; iii quale tiene conto alla S. V. della prudente riserva mereé Ja quale Ella ha saputo sempre evitare qualsiasi incidente che potesse divenire cagione di imbarazzi pel Governo del Re.

(l) Non pubblicato.

281

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, GREPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 117. MONACO, 6 gennaio 1873 (per. il 9).

NeLla scorsa settimana II10il avendo avuto J.uogo il consueto oonve~o diplomatico .presso il Ministro degl]d Esteri non ·ebbi sinora la oprportU!Illità d'accertaJrmi della impressione .prodotta daUa a1loouzione papaile su questo govemo e sul Re istesso al qu<rlie venne tosto commtliilicata.

Fmttanto rposso affermare che J.'opinJ.on.e pubbLica in Baviera si espresse a questo l'ig:uaroo come nel resto daLl'impero, ·giudicando l'aliloouzione IUllla offesa fatta ad troni de11a Germatnia ed a1la dignd.<tà nazionaJ.e.

I fog:Li tutti, non esCilusi quelli di pa·me li:bemle, biasian.M"ono ~e misure fiooaJlli adottate dailila magistratura prussiallla per impedilre la pubbUoazione dell'allocuzione rpapaJ.e, ritenendosi miglior consilgJdo che 1a nazione sia esattamente istrutta del lial!guaggio tenutosi dal carpo delJa cristianità a danno della Germania. Osservo però che l'acrcivescovo di Monaco puibbliJCò nel fogdio pastocale della diocesi l'allocuzione in lingua latina soltanto, senza a·~gnamento di glosse.

La determinazione presa dal governo prussiano di rdchia:IrutJ:e .iJ suo mrppresentante presso la Santa Sede fu vivatmente a'P!Plaudita dal !Partito liberale. Anzi alcuni fugli suggerivano iJ. richiamo anche di quello di Baviera. A questo proposito è bene J"icordare che il si~or Stumm avendo merametllte rarppresenrtato ,iJ. governo rprussiano non può il Conte Taufkirichen pretendere di sul'rogarlo come ne avrebbe avuto il diritto se iJ. primo fosse stato incaricato d'affari delJ.'impero germanico. Il principe Bisma:rck neWLa deteruninazione di aooreditare presso iii Santo Padre semplicemente un rappresentante della Prussia ebbe iJn mira d'd.mpedilre che il conte Tauikirchen avesse a porre mano neg:Li affarri di Germania.

282

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

T. 5. Roma, 9 gennaio 1873, ore 17,15.

La ~réponse de M. Deligeorgis aux prOjpOSitions de l'Autriche a produit sur moi ~a rplus fàcheuse impression. Je sais qu'il en est de meme à Paris et que M. de Rémusat Ì!l1lSiSte d'accord avec moi auprès du Comte An<kassy pour qu'il intel'lpelle pérem!Ptoirement le Cabinet Hellénique sur le point si l'wbitrage est défìnitivement accepté ou non. En présence des finasseries et des terg.ivertations de M. Deligeorgis il serait meme utile de dire nettement que l'arbitre dev:ra décider le fond méme de l'affah-e avec toutets les questions qui en dépendent. Je vous enverrai une dépeche à ce sujet aussitot que j'aurai r.eçu les rapports de la légation d'Athènes.

283

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 13. Londra, 9 gennaio 1813, ore 17,59 (per. ore 20,40).

J'ai la peine de vous annoncer la mort de l'empereur Napoléon avenue inopinément dJ. y a trois heures d'ici.

284

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. R. P. 170. Roma, 9 gennaio 1873 (per. l' 11).

Prego la S. V. di raccomandare calorosamente al rawresentante del Governo Italiano in Londra, di faa-e con la massima attenziOifle, vigJilare Ricciotti Garibaldi, che da qualche ~orno si è recato in quella città.

H Gari:brud:i è in relaz!Ì()IIIle con Marx ed ai1tri capi dell'Internazionale.

Le sarò grato se a suo telrnpo vorrà prestarsi ai1la cortesia di comnnica~rmi.

risultati della detta vigilanza.

285

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, GREPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 118. Monaco, 9 gennaio 1873 (per. il 13).

Il Signor di Pfretzchner mi tenne discorso oggi del suo col:loquio ~ prima avuto col Nunzio, colloquio da lui stesso qualificato come piuttosto vivo, al riguardo della allocuzione pontificia. Il Ministro degli Esteri Wssemi di non avere dissimulato al rappresentante della S. Sede quanto il Governo e le ·P<JIPOlazioni della Baviera fossero rimaste urtate dal linguaggio violento adoperato dal S. Padre contro la Germania. Il Nunzio mendicò iscuse facendo osservare che nella allocuzione erasi accw-atamente evitato di nominare ti.'Imperatore od aLtro regnante e perciò le accuse erano dirette alle ~one che reggevano nell'Impero la cosa pubblica, cioè ai membri del Gorverno. Non fu compito diffi

27C)

cile pecr questo Mini:stro degli Estecri di provare al Nunzio la vacuità del suo ragionarnento, non potendosi ammettere questa distialmone tra l'.iJmperatore ed i suoi ministri, tanto più in Prussia ove questi ultimi agliscono dietcro il dii'etto impulso del Sovrano.

Alla mia 11ichiesta quale giudizio avesse esternato il Re Luigi !intorno ahla allocuzione, il Signor di Pfretzchner mi disse che il carteg.gio era stato trasmesso a Sua Maestà la quale dimorando tuttora aJla campatgna non avea per anco espresse le sue opinioni. Aggiunse però il Ministro ch'egli stava elaborando un rapporto circostanziato smla questione destinato ad essere sottoposto al Re e ohe riservavasi di teneme discorso con Sua Maestà appena Essa sarà di ritorno m città ciò che avverrà a quanto dicesi verso il 20 corrente.

Rigua11do al Conte Tau&i11chen il Ministro degli Est&i solo disse, confermando quanto ebbi l'onore di riferire nel mio rapporto precedente, che il Signor Stumm essendo ,stato accreditato semplicemente come Incaricato d'Affari di Prussia, l!lO!Il si presentava :il caso in oui il rappresentarnte di Baviera avesse a supplire a11a mancanza del rappcresentante Germanico.

286

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1995. Parigi, 10 gennaio 1873 (per. il 13).

Ieri nel pomeriggio si sparse in Parigi la notizia dehla morte dell'Imperatore Napoleone III che fu confermata nella sera da molti telegrammi. In previsione dell'emo~ione che tale notizia poteva suscitare, il Governo aveva, benché assai poco ostensibilmente, 'Prese le occorrenti precaruz.ioni di polizia. Ma tanto nella sera di ieri, quanto oggi, il movimento apparente della popolazione non tradi in nessuna parte della città i sentimenti, invero molto contrari, che il tristo messaggio doveva provocare.

Nell'Assemblea nazionale che trovavasi in. seduta quando l'annunzio della morte di Napoleone III arrivò a Versaglia, la sensazione prodottane fu vivissima; ma nessuna paro·la relativa a tale avvenimento fu pronunziata alla tr1burna.

287

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Berlino, 10 gennaio 1873.

Les d!étails contenus dans votre lettre rparticulière du 22 décembre (l) m'ont vivement intéressé. Le Prince de Btsmark étant malade et d'ailleurs inabordable, j'en ad lu quelques passages au Secrétaire d'Eta.t pour bien inculquer vos con

iso

1lidéra.tions dans sa mémoire pour le ,cas surtout où il y aurait eu quelque lacune dans la ,correSjpondance du Comte de Wesdehlen. J'ai eu soin de bien mettre en év~dence un des [points essentiels de notre rpolitique, celui de rendre toujours plus intimes et ,cordiales nos relations avec l'Allemagne. Il m'a donné l'as:surance qu'on ne pelllSait pas autrement ici.

Je 1ui ai expliqué quelle était la différence de situation entre n,talie et l'Allemagne ,relaUvement à la question religieuse. Il a paru l'a!P{)récier, mais ,sa mani.ère de voir n'a pas un .grand poids dans la baJ.ance. Ce •sont là des

affaires ·sur lesquelles H n'ose se pvononcer sans une instl'UICtion formelle de son chef. M. de Balan s'est montré très satisfait de votre derniier discours à la Chambre des Députés. Les observatioru; peu bienveillantes de certains journaux a.Uemands sont sans auoone por:tée.

Je lui aii e~primé le désirr que, sa.lllS donner trop d'importance à :ta chose, l'on II'eCtifì.at d:aru; la !Pl"€SS€ allemande de faux bruits sw la nomination d'un chargé d'affaires à Rome, co:mme si elle indiquaiLt qu'il y aurait un long retard dans le choix d'•un suocesseur définitif du Comte Brassier, ,reta!Dd motivé pa<r un cel'ltain mécontentement de la p,r:usse à notre égard. Il serait assez indiqué pour couper court à des suppositions au.ssi inexacles de pub1ier ce qui est conforme à la vérité. M m'a promis de répondre à ce désir. Je lui ati demandé hier si. ·la chose avait été faite. IJ. m'a dit que ·la personne qui en avait été chal'gée s'était absentée pour quelques jours, •mais que dès son retour l'ar:ticle serait rédigé et imprimé.

Quant à la candidature pour le poste de Rome, rien n'est décidé. Je suppose que ce ne sera pas avant le iplÙntemps. J'ai seulement apprils d'une manière mclirecte que la semaine dernière l'Empereur a ~nte~llé le Prince de Bismark à ce sujet. Celui-ci a irépondu qu'il avait a1lumé sa lanterne pour

,découvrir le ruplomate qui conviendrait, mais que ses investigations n'avaient point encore abouti. Ma lettre ,particulière du 24 décembre sur un entretien qUJe j'avais eu avec le Chancelier !Pl'ouve assez dans quel embal'ras il se trouve, malgré sa meilleuxe volonté.

J'esrpère que notre Ministère trìomphera des graves difficultés en présence desquelles il va se trouver devant <le Pairlement saisi du projet de loi sur les corporations rrelig,ieu:ses. Ces difficmtés ne seront cer.tes pa•s arpJ.anies ,par l'attitude prise .paf" le Cab1net de Bel'lin ensui<te de 1'allocution du Pape au <dernier Consistoire. En face de cet exemple, notre opposition ne manquera rpas d'arppeler notre modération: de la timidité, sans tenir comJpte de la différence nécessaire des ;points de vue si on regarde de loin de Berlin, et de près, de très .pvès, de Rome. D'un autre còté Les éléments de la ·droii.te en France, ceux~memes de la gauche seront tentés, malgré M. Thiers, de [prendre sur ce tel'Tain le contre pied de •Ce qui se fait à Berlin. Cette conduite sera décorée du heau titre de <patriortisme. Il faudra en effet une forte dose d'habhlité rpour naviguer au milieu de ces courants contrakes; mais je suis conva1nou que vous, mon cher Mincistre, et M. Sella avez la trempe voulue pour soutenir avec succès la 1utte, et qu'il y .aura assez de bon sens chez la majollité du Parlement pour vous preter son ,appui.

(l) Non esiste in AVV.

288

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 19. Vienna, 11 gennaio 1873, ore 9 (per. ore 22,55).

On a proposé à ~urdeud!l de Cour de douze jours pour Napoléon III d'après précédent suivi mort Louis Philippe et chavger Ambassade à Londres présenter condoléances à l'Impératrice. On croit au Mi.nistère Emperew-ap[prouvera,. mais sa <Mcision n'est pas encore connue étant albsent.

289

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. 437. Roma, 11 gennaio 1873.

I giornali hanno recato la notizia che in forza di un recente decreto del Governo francese, la dispensa dalla presentazione del passaporto, che anteriori ordinanze aveano già conceduto ai viaggiatori provenienti dal Belgio, dalla Svizzera, dall'Inghiltenra e dalla Spagna, venne da ultimo estesa eziandio alla frontiera· tedesca. In seguito a tale misura, noi avremmo aspettato come naturale conseguenza, una comunicazione del Governo francese, la quale ci annunziasse essere· egualmente abolita la formalità dei passaporti per i viaggiatori provenienti dall'Italia. Senonchè mi è al contrario venuta sott'occhio, og•gi stesso, una nota del Ministero dell'Interno la quale, comunicando alcune nuove istruzioni ricevute dal Consolato di Francia in Genova in ordine appunto alla vidimazione dei passaporti, mi rivela implicitamente che la misura da noi ritenuta imminente e già divisata a riguardo dell'Italia, non entra punto, per ora, nelle viste del Governo della Repubblica.

La S. V. che conosce perfettamente qual'è il nostro modo di .pensare nella quistione dei passaporti, dividerà certamente la sol'presa che io provo nel veder mantenuta verso di noi una dis1posizione che dal canto nostro non si considera necessaria, e che oggi certamente assume un carattere aff-atto eccezionale, pe~ essere dalla Francia osservata unicamente a nostro riguardo. Già nello scorso· aprile, quando i passaporti cessarono di essere richiesti in Francia per le provenienze del Belgio e dei porti della Manica, noi avevamo ragione di attendere un più favorevole riscontro alla nota che V. S. indirizzò in proposito al signor di Rémusat. Oggi poi che, coll'estendersi della soppressione alla Germania, sono cessati gli ostacoli alla libera circolazione in tutti i punti del confine francese, io non saprei immaginare la ragione per cui si vuoi riservare all'Italia un trattamento così esclusivo.

Io La prego perciò vivamente, signor Ministro, di vol-er far presente a S. E. il signor di Rémusat questo increscevole stato di cose, e di insistere di nuovo· presso di lui perchè esso non abbia maggiormente a prolungarsi. Oltre al mate-·

riale detrimento che arreca agli affari ed ai rapporti commerciali fra i due paesi la conservazione di una formalità ormai dappertutto abbandonata, non isfuggirà al Ministro degli Affari Esteri della Repubblica quale sia l'impressione morale .che è destinata a produrre sull'opinione pubblica in Italia, ed in Francia stessa, l'eccezione in discorso: presso di noi, certamente essa non può essere giudicata conforme agli ottimi rapporti esistenti fra i due Governi. Già .prima d'ora vi fu .cilJi domandò, nei giornali ed anche nel Parlamento, l'adozione di una misura di rappresaglia, mercè la quale i sudditi 1irancesi sarebbero, al loro ingresso in Italia, assoggettati alle medesime esigenze che ora inquietano i nostri nazionali alla frontiera francese. Non occorre che io Le diJCa quanto ripugnerebbe .al Governo del Re di ·ricorrere ad una simile misura; ma, se dovesse perdurare lo stato di cose che deploriamo, io non so, in verità, se noi dovremo dispensarcene.

Il Governo del signor Thiers saprà apprezzare le considerazioni che formano l'oggetto del presente 'dispaccio. Questa dei passaJPOI1ti è una quistione che si presenta con troppa chiarezza ed urgenza, per non richiedere una SOìluzione pronta e soddisfacente. Io confido :perciò che il signor di Rémusat si aa-renderrà sen~ difficoltà alle istanze che V. S. gli vorrà fare, in nome del Governo del Re, per indurlo a promuovere un atto egualmente reclamato dalla giustizia e dalla reciproca convenienza.

290

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1996. Parigi, 11 gennaio 1873 (per. il 14).

Il JournaL officieL d'oggi pubblica un decreto del Presidente della Repubbli·ca in data del 10 1cor.rente col quale il .signor de Corcelles, deputato all'Assemblea nazionale, è nominato Ambasciatore della Repubblica francese presso la Santa Sede.

Lo stesso numero del giornale ufficiale dà in capo della sua parte non uffi.ciale l'annunzio della morte dell'ex-Imperatore nei seguenti termini, senza nessun'altra aggiunta:

• Napoleone III è morto ieri, 9 agosto, a Chislehurst •.

Anche nella tornata di ieri, non una sola parola fu pronunciata nell'Assemblea nazionale relativamente a questo avvenimento.

291

L'INCARICATO D'AFFARI A BRUXELLES, GERBAIX DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 86. Bruxelles, 11 gennaio 1873 (per. il17).

Le nobili parole pronunziate dal Presidente del Consiglio all'annunzio della morte di Napoleone Hl espressero un sentimento che sorge spontaneo nell'anÌimo

d'o;;ni italiano, e che ognuno di noi sentì il bisogno di manifestare. La viva e grave impressione prodotta da ·quell'avvenimento dimostra quanto fu profonda l'influenza dell'Imperatore defunto sul movimento politico che tuttora si va svolgendo in Europa. I grandi concetti del suo regno, ·quelli che gli conciliarono le simpatie dell'Inghilterra e dell'Italia, furono propriamente suoi, e li seppe se non compiere, almeno iniziare malgrado i pregiudizi della vecchia scuola politica francese. Gli errori che lo condussero a sì tragica rovina furono invece principalmente imputabili a queHa parte dell'opinione francese che s'ispira agli intrighi clericali e ad una cieca gelosia contro le nazionalità vicine. E' doloroso lo aver veduto, in questi due anni, rigettare sul nobile e silenzioso esule di Chislehurst tante terribili responsabilità alle quali ognuno in Francia, fino ai più altolocati oggidì, potrebbe riconoscere di avere almeno indirettamente (partecipato.

Auguriamoci che la Repubblica, la quale non riuscì finora a far dimenticare gli anni d'ordine e di prosperità dovuti dalla Francia all'Impero, non rinnovi la politica imperiale precisamente negli errori commessi verso la Germania e verso· l'Italia.

Sarebbe difficile il determinare presentemente le conseguenze della morte di Napoleone III per il suo partito. Sta di fatto che l'idea imperiale non cessò finora di essere considerata come l'alternativa più probabile per il caso o sperato

o temuto, della caduta della Repubblica. Per quanto ne [pOsso giudicare dal posto· ove sono, i Na[>Oleonidi sembrano rappresentare tuttora agli occhi dell'Europa stessa il principd.o di autorità nella foDma in cui tale principio può essere ancora applicabile alla Francia.

In quanto ai sentimenti dominanti nel Belgio, se per una parte i più illuminati sembrano riassumersi nella sostanza del notevole articolo pubblicato nel Times del 10, è troppo chiaro per altro che nella generalità e specialmente nelle alte sfere lasciarono amare e durevoli memorie gli intendimenti ed i maneggi della politica imperiale contro la dinastia di Leopoldo I e contro l'indipendenza di questo paese. Ma tutti rispettano l'omaggio di gratitudine e di riverente compianto• reso dall'Italia tutta alla memoria del nostro alleato di 1859.

292

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 20. Costantinopoli, 12 gennaio 1873, ore 11,15. (per. ore 11,55).

Le Ministre des affaires étrangères m'a fait une communication verbale sur l'impossibilité pour Franco Pacha de continuer le Gouvernement du Liban à cause de santé. La Sublime Porte désire savoir si le Gouvernement du Roi ne s'oppose cpas à ce qu'on le remplace par un autre Gouverneur selon les 1;€[-mes; et les conditions établis rpar le !r'èglement.

293

IL MINISTRO DEGLI ESTERI VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

T. 10. Roma, 12 gennaio 1873, ore 14,15.

J'attends décision du Roi absent relativement au deuil pour l'Empereur Napoléon. Veuillez me faire connaitre quel est le deuil pris à Vienne d'après l'étiquette de la cour d'Autriche et s'il a été notifié au ~corp dilplomatique (1).

294

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 33. Parigi, 15 gennaio 1873, ore 22,30 (per. ore 12 del 16).

Intei1Pellation à l'assemblée (2) a été changée en une sillliPle question à laquelle le garde des scéaux a répondu en disant que le Gouvernement de la république n'a pas changé sa politique de respect envers le St. Siège, qu'il n'a pas òté à l'Ambassadeur de France la surveillance des établissements réligieux français à Rome, ·qu'il ne veut pas encourager l'Italie mais qu'il tient à resteT en des excellentes rélations avec elle. L'incident a été cles.

295

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 35. Londra, 16 gennaio 1873, ore 21 (per. ore 10,25 del 17).

J'ai fait avec la Légation et la Députation militaire visite à l'lmpératrice. Elle m'a dit de vouloirr bien faire savoir au Roi qu'Elle était touchée des attentions et des marques unanimes de sympathie que l'Italie donnait à l'Empereur et qu'Elle recevait d'un grand nombre de villes, et que cela était pour Elle une grande consolation dans son malheur. Nous avons aussi visité le Prince Napoléon et la Princesse Clotilde. La reconnaissance que l'Italie témoigne pour l'Empereur fait une très-heureuse et générale impression dans ce pays et les journaux l'·approuvent.

296

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

(AVV)

L. P. Roma, 16 gennaio 1873.

Non so se le manifestazioni di riconoscenza in Italia alla memoria di Napoleone III abbiano prodotta cattiva impressione in Francia, sopratutto nelle sfere·

circa il lutto per la morte di Napoleone III, le proposte già riferite il giorno precedente (cfr. n. 288).

ufficiali .Il linguaggio di qualche giornale me lo farebbe credere. Per giudicru-e rettamente queste manifestazioni bisognerebbe trovarsi in Italia. Fu uno di quei moti spontanei profondi dell'animo che si direbbe appartengono più a quelle .emozioni che sono proprie alla vita degli inctividui più ,che alla vita delle nazioni. Supponete che a uno di noi giunga improvviso l'annunzio della morte di un uomo col quale fu, negli anni della sua gioventù, legato, da una viva affezione, che gli rese dei grandi sel"Vizi, che gli fu amico soccorritore e benefico in una prova dolorosa della sua vita. I dissidi sopravvennero, i due amici si credettero separati per sempre, nella vita i rancori recenti passano innanzi agli affetti antichi, ma la morte ripone gli antichi affetti innanzi a~ recenti rancori, e quando improvvisamente s'impara che l'amico il quale vi soccorse e vi tolse dalla sventura è morto nella sventura, si sente più vivo il bisogno di ritornare colla memoria alla prima amicizia e gli ultimi dissidi sono una ragione di più per ricordm-e i benefici .nicevuti. È questo il vero sentimento che s'i.mpadroni del pubblico italiano. Vi fu in questa occasione un solo elemento politico, il patriottismo vivace e persistente che vibra alla memoria del 18519, ma del resto può .dirsi che essa fu null'altro che l'espressione del sentimento umano della riconoscenza, all'infuori d'ogni considerazione politica. Tutti lo comprendono in Italia. Infatti voi sapete che v'è ,fra noi un partito considerevole che aveva fatto dell'Imperatore la sua béte noire, e quanto Mentana l'aveva reso impopolare. Ebbene questo partito, nella sua gran maggioranza, tacque e rispettò; esso comprese che contro certe correnti dell'opinione i partiti non possono nulla e che il paese, .almeno pel momento, voleva sentir parlare di Solferino e non dii Mentana. Ve ne darò un'altra prova. Tutti dissero, contemporaneamente all'insaputa l'uno dall'altro, tocca a Milano a prendere l'iniziativa, perché Milano essendo stata l'oggetto immediato del beneficio, si toglie così alla manifestazione ogni altro .significato che quello della gratitudine e si prevengono le contraddizioni, le ·diverse ed opposte memorie, quando non ve ne deve essere che una sola.

Ufficialmente voi sapete che cosa fu fatto. Il Re mandò le sue condoglianze -e prese un lutto di dodici giorni come la Corte d'Austria. Però ricorderete che, nella campagna del 1859, l'esercito sardo era sotto gli ordini di Napoleone III; il Ministro della guerra fece partire un Generale che aveva fatto la campagna del 185:9 con dei suoi aiutanti di campo per assistere al funerale. L'altro giorno mi si presentò naturalmente l'occasione di parlare di ciò, in una conversazione amichevole con Fournier. Il sentimento umano, dissi, e non politico di :riconoscenza che si manifestò nel nostro paese non impedisce agli italiani di rimanere convinti che il vero pegno dei buoni rapporti futuri fra ntalia e la Francia .sta nel successo in Francia d'una politica liberale e dell'opinione liberale. Per noi il desiderio delle amichevoli relazioni colla Francia è affatto indipendente dalle forme di governo che essa potrà scegliere ,ma se dovessimo avere delle preferenze esse sarebbero per un Governo che, come quello del Signor Thiers, tiene indietro da un lato la reazione che ci creerebbe degli imbarazzi e dei pericoli, dall'altro lato la demagogia che ci porrebbe sui confini una propaganda sovversiva.

Non so dunque come saranno apprezzate in Francia queste testimonianze alla memoria dell'lmpe,ratore Napoleone, ma feci osservare al Signor Fournier che in Italia e come effetto pratico, questo moto d'opinione verso le memorie del 1859 non può essere che un moto di opmwne simpatico verso la Francia everso i legami naturali che esistono fra i due paesi.

Qui del resto rpoche novità. La Commissione della Camera per la le.gge delle-· COI'ipoil"azionti ReHgio.se procede lentamente nei suoi lavori. Suppongo che la legge non verrà in discussione che nei primi giorni di marzo. Pel Governo le difficoltà parlamentari per questa legge non saranno poche. Io non dispero però che, con alcune correzioni indispensabili che portino più sulle formule legali che sugli effetti pratici, si possano sU[)e-rare. Ma è certo che colle violenze del Vaticano, cogli esempi della G€rmania e colle disposizioni dello spirito pubblico la condizione del Governo sarà assai difficile, non sarà però la volontà persistente che ci mancherà, né il proposito di proseguire in quella politica di moderazione che abbiamo seguito sinora. Mi terrò informato di quanto avverrà in seno alla Commissione, appena essa comincerà a deliberare e ne terrò informato voi pure· perché conosciate le varie fasi della questione. Sono lieto che l'incidente Bourgoing non abbia dato luogo ad una grave di.scussione nell'Assemblea. Un di:battimento in cui gli oratori non avrebbero fatto gara di benevolenza per l'Italia e il Governo sarebbe stato alquanto impacciato nel suo linguaggio non poteva avere che degli inconvenienti, soprattutto colle Assemblee aperte nell'uno e· nell'altro paese. Non conosco che per qualche estratto, trasmessomi dal telegrafo, il discorso del Signor Dufaure. Talune delle sue dlichiarazioni mi sembil"ano abbastanza soddisd:acenti, non intendo però bene, in bocca di un giureconsulto come il Signor Dufaure, la parola protettorato degli stabilimenti fondati dai francesi a Roma; essa ricorda i luoghi Santi di Gerusalemme e i privilegi giurisdizionali come la Turchia. È chiaro che questi stabiHmenti devono uni.formarsi alle leggi del paese dove si trovano e che per protettorato si deve intendere quella protezione che ogni governo può eventualmente esercitare per gl'interessi dei suoi nazionali all'estero. Noi non abbiamo voluto aver l'aria di mescolarci della questione della rappresentanza diplomatica .francese presso il Santo Padre, per un sentimento che il Governo francese deve approvare. Se avessimo dovuto esprimere la nostra opinione, avremmo detto che ciò che importa non è già la personalità dell'uno piuttosto che dell'altro diplomatico che la Francia invia presso· la Santa Sede, ma sibbene che mentre le due rappresentanze sono quelle d'un Eolo Governo, d'un solo paese, d'una sola politica, non paiano invece le rappresentanze dii due paesi, ,di 'drue Governi, di due !POlitiche affatto diverse, e che mentre l'una è incaricata di coltivare con noi le migliori relazioni, l'altra stia a Roma press'a poco come il nostro egregio Ressman stava a Parigi durante la Comune. È questa specie d'attitudine dimostrativa presa dall'Ambasciata di F!Tancia fra le altre rappresentanze presso il Vaticano che produce una cattiva impressione. Quanto all'Orénoque avrei detto che un Governo ha il diritto di mandare un suo bastimento in un porto d'uno Stato amico, ma che per la dimora di questo bastimento esistono dei limiti di tempo che non sono indicati dai trattatisti ma che si sentono e si apprezzano. Comprendo che se il Pontefice si decidesse a abbandonare l'Italia, la Francia desideri di mettere a sua disposizione un legno della sua marina, ma da Tolone a Civitavecchia la distanza non richiede molto tempo e il telegrafo è inventato da un pezzo. Mi limitai a osservare al Signor Fournier che noi eravamo rimasti estranei all'incidente, che l'anno scorso non avevamo voluto fare osservazioni per la '·isita degli ufficiali dell'Orénoque

al Pontefice e non al Re, ma se quest'anno lo stesso fatto si fosse rinnovato non avremmo potuto a meno di rimarcarlo come una dimostrazione poco amichevole verso di noi, che eravamo -grati al Governo francese d'averci prevenuti.

(l) Robilant rispose con t. pari data, non pubblicato, che l'Imperatore aveva accettato.

(2) Relativa alla questione di cui al n. 269.

297

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2002. Parigi, 17 gennaio 1873 (per. il 20).

Mi pregio accusar ricevuta del dispaccio di Serie politica N. 437 (l) che l'E. V. mi fece l'onore d'indirizzarmi in data dell'l! corrente e d'inviarle qui unita la copia (2) della ·lettera che conformemente alle Sue istruzioni io mi sono affu-ettato a scrivere al Ministro francese degli Affari Esteri onde dbmandare che la dispensa dalla presentazione del passaporto all'ingresso in Francia, -già conceduta ai viaggiatori provenienti dagli altri paesi limitrofi della Repubblica, sia estesa anche al confine italiano.

298

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A BELGRADO, JOANNINI, AL MINLSTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 174. Belgrado, 17 gennaio 1873 (per. il 23).

Nella sua politica verso l'estero non ha la Serbia mutato indirizzo: vuolsi

ch'essa abbia negato alla Russia, che le ne facea premura, di permettere al Me

tropolitano di Belgrado di recare al Concilio di Costantinopoli una voce danna

trice della nuova Chiesa Bulgara, e vuolsi eziandio essere chiaro a molti non

ricavarsi ma·ggiore vantaggio da una esclusiva amicizia e deferenza verso la

Russia di quello che sen ricavava dall'Austria-Ungheria: notaronsi e notansi

segni della volontà di riavvicinarsi alla monarchia vicina; parecchie persone

credono prossimo ·questo !fatto, ma dall'una parte vi fa ostacolo la diffidenza

reciproca fra le persone, Ja riluttanza del Signor Kallay a credere a semplici

dichiarazioni non accompagnate da fatti, e dall'altra l'opinione universale, cui

il ministero è impotente ad avversare e la ·quale suscitata da intrighi russi e

clericali darebbe forse il crollo al poco ascendente che rimane ancora al Governo.

All'Europa ed agli Stati che desiderano la pace nell'Oriente non dee in

verità importare gran fatto ·Che la Serbia cerchi in una od altra parte il sostegno

politico che le sembra prometterle buoni risultati: perché io stimo essere rotto

quel velo che agli occhi dell'Occidente nascondea la intima debolezza di questo

Stato, inabile a valersi delle sue favorevoli condizioni per stabilire il suo pri

mato fra gli Slavi dell'Impero Ottomano, ed incapace a svolgere le forze sue

tanto militari quanto finanziarie e commerciali. Colla sua azione la Serbia può accrescere la gravità di un assalto contro lo stato presente delle cose in Oriente: ma non dee temersi che dalla Serbia sola abbia origine un g•rave perturbamento della pace.

Anche l'ascendente in Bosnia del quale solevasi far rumore a Belgrado è ridotto quasi al nulla agli occhi stessi dei personaggi che ne faceano tema alle minaccie contro l'Impero Ottomano: agenti serbi s•criveano che un cinquantamila Bosniani solleverebbonsi al primo entrare di una mano di soldati Serbi; gli agentJ Russi, interrogati, ridussero il numero dei probabili .sollevati a cinque mila; ed agenti Croati, mentre inviavano a Belgrado !'·avviso che ufficiali dello stato maggiore austriaco stanno perlustrando la Bosnia in veste di monaci trappisti, avvisavano in pari tempo ·che la simpatia per la Serbia non muoverebbe più che due mila uomini a rivoltarsi, se precedentemente le armi della Serbia c~vessero ottenuto qualche ·vantaggio.

Nell'interno del PrinciJpato la condizione delle cose ha peggiorato negli ultimi mesi, e va peggiorando: il paese è impoverito dai cattivi raccolti, le finanze pubbliche se ne risentirono ed il commercio è in rovina. Avvennero incendi di foreste e formaronsi bande di briganti ad Usjtza, a Valievo ed a Kra·gujevatz. Il malcontento sembra generale: e forse n pericolo pare maggiore perché, come è d'uopo r~peterlo, le esatte notizie e la buona critica di esse, non è possibile i.n questo paese, ove non havvi aperta opposizione al Governo, e non stampa indipendente.

Se non riesce al Governo di assodare la sua popolarità non lo credo né forte né savio a sufficienza per mantenersi al potere: e la sua caduta minaccerebbe gravemente la stessa dinastia, rappresentata dal solo giovine Principe.

(l) -Cfr. n. 289. (2) -Non si pubblica.
299

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1266/377. Londra, 18 gennaio 1873 (per. il 22).

Mi faccio debito di riassumere la corrispondenza telegrafica relativa alla malattia, alla morte, ed ai funerali dell'Imperatore Napoleone.

Col mio telegramma del 9 corrente (l) speditole poco prima del mezzogiorno ebbi l'onore di informarla che io mi era recato a Chislehurst. e che mi era inscritto per prendere notizie dell'Imperatore Napoleone a cui erasi fatta l'operazione della pietra. Questa iscrizione io l'avea presa già da tre giorni. Le partecipava nel tempo stesso che era a mia cognizione che la Regina, ed altre Corti ne facevano chiedere notizie, e La pl'egavo di voler significare ciò a S. M. il Re, ove Ella 'l'avesse creduto a proposito.

Nel giorno stesso, e ·cil'ca tre ore dopo io Le telegrafai (2) che con mio dkìpiacere doveva annunziarle, che l'Imperatore era inopinatamente morto circa tre ore prima di quella in cui Le scriveva.

Nel successivo giorno 10 mi pervenne alle ore dieci e mezzo del mattino

un telegramma di S. M. il Re speditomi da Venafro nel giorno stesso col quale

Sua Maestà mi incaricava di darle subito notizie dell'Imperatore, al quale tele

gramma risposi immediatamente significando a Sua Maestà che, con mio grande

dispiacere doveva annunciarle la morte dell'Imperatore avvenuta nel giorno

precedente.

Nel successivo giorno 11 mi giunse il di Lei telegramma (l) col quale Ella

mi annunziava che io era autorizzato ad assistere ai funerali dell'Imperatore,

in seguito al quale telegramma chiesi con telegramma dello stesso giorno al Duca

di Bassano le notizie necessarie indicandogli le mie intenzioni, le quali indica

zioni mi furono dal Duca di Bassano fornite.

Ricevetti posaia, e nello stesso giorno 11 il di Lei telegramma (l) col quale

mi partecipava che S. M. il Re aveva indirizza,to direttamente col mezzo del

telegrafo le Sue condoglianze all'Imperatrice.

Il giorno 12 mi pervenne il di Lei telegramma (l) col quale Ella mi diceva

che l'Armata Piemontese aveva fatto la campagna del 1859 sotto gli ordini

dell'Imperatore Napoleone Hl, che il Signor Ministro della Guerra avew dato

ordine al Signor Tenente Generale Conte di Casanova di partire immediatamente

rper Londra con due aiutanti di campo onde assistere ai funeraLi dell'Lmpe.ratore,

ed Ella mi incaricava di annunziare il loro an-ivo.

In esecuzione di questa comunicazione ho tosto telegrafato al Signor Duca

di Bassano in piena conformità colla medesima, ed ill3 corrente Le telegrafai (1),

che i funerali dell'Imperatore avrebbero avuto luogo il giorno 15 alle ore undici

antÌJilleQ"idriane; che io aveva .prevenuto il Duca di Bassano diel mrio intervento,

e dell'invio del Signor Generale di Casanova con due Aiutanti di Campo. Le

partecipava ad un tempo che parecchie altre Legazioni intervenivano con tutto

il personale delle loro Legazioni, e che io pure vi sarei intervenuto coi due soli

impiegati che mi rimanevano. Con due telegrammi speditimi l'uno da Torino e

l'altro da Parigi il Signor Tenente Generale Cavalier Piola-Caselli spedito in

luogo del Signor Tenente Generale Conte di Casanova mi prevenne della sua

partenza da Torino ·e del suo arrivo a Parigi. Egli giunse di fatto a Londra il

mattino del giorno 15 insieme al Signor Colonnello Conte Biandrati di Raggio Comandante un reggimento d'artigJieri.a, al Signor Maggiore Cavaliere Rugiù Capo di Stato Maggiore della Divisione di Torino, ed al Signor Tenente di Stato Maggiore Buti.

Essendo intervenuto col personale della Legazione, e colla Deputazione militare ai funerali dell'Imperatore mi affrettai di informarla nello stesso giorno 15 con telegramma (l) ·che Le indirizzai a1ppena ritornato a LondTa, col quale Le dissi pure che ogni •cosa era avvenuta convenientemente.

Debbo ora soggiungere, che sono intervenuti a questa funebre cerimonia i Ministri di Svezia e di Danimarca col personale delle loro Legazioni, oltre ad un Segretario della Repubblica di Nicaragua. Dopo la funzione fummo avvertiti che il Principe Imperiale sarebbe disceso nella sala tevrena di Camden-House, residenza della Famiglia Imperiale, onde ringraziare quelli che erano intervenuti ai funerali dell'Imperatore. Vi ci recammo anche i miei Colleghi ed io, ed

il Principe disceso di fatto Insieme al Principe Napoleone espresse individualmente a cascuno la sua riconoscenza ·per la dimostrazione che avevamo dato al suo Genitore. Il Princ1pe Napoleone mi disse che era sensibilissimo alle dimostrazioni del Re e dell'Italia.

A •conferma poi del telegramma sped:itole ieri l'altro (l) e in aiil!Plificazione del medesimo mi pregio di significarle quanto segue..

Avendo chiesto di visitare il Principe Napoleone e la Principessa Clotilde, le Loro Altezze mcevettero me cogli impiegati della Legazione, e colla Commissione militare l'altro ieri dopo il mezzogiorno colla loro usata cortesia, e mostrandosi sensibili all'atto che si faceva per parte nostra.

Partii poscia insieme al .personale della Legazione, e colla deputazione militare al fine di inscriverci presso S. M. l'Imperatrice, ed il Principe Imperiale non pensando che Sua Maestà avrebbe potuto riceverei nelle attuali sue condizioni. Però giunti a Camden House il Duca di Bassano ci annunziò che Sua Maestà ci avrebbe cricevuti, e di fatto fummo introdotti presso di Lei nell'appartamento superiore. L'Imperatrice espresse meco colle parole più vive la sua sensibilità alle attenzioni che S. M. il Re Le aveva usate in questa circostanza, ed alle dimostrazioni di compianto che riceveva da tutte le parti d'Italia per la morte dell'Imperatore; soggiunse che nella sua grande sventura era questa per Lei una consolazione e mi pregò di far pervenire a S. M. il Re l'espressione di questi suoi sentimenti. Essa fece chiamare il Principe Lmperiale il quale discese quasi tosto portando il Gran Cordone dei 1S.S. Maurizio e Lazzaro, e strinse la mano a tutti ringraziando. Durante questo ricevimento S. M. l'Imperatrice parlava a stento per la commozione, e pei singhiozzi che interrompevano le sue parole.

Al mio ritorno dalla visita :fatta all'Imperatrice trovai un telegramma spe

ditomi dalla Presidenza del Senato col quale mi si notificava il testo del voto di

compianto che il Senato aveva emesso con un ordine del giorno da esso votato

unantmemente. A conferma dell'altro telegramma speditole oggi stesso (2) mi

pre.gio di ripeterle che io credetti opportuno, e non estraneo agili. atti che già

era stato autorizzato a fare, ed anzi come coiil!Plemento dei IIIredesimi il parte

cipare questo voto del Senato, di cui ho l'onore di far parte al Signor Duca di

Ba1ssano, acciocché ne informasse S. M. l'Illl(pelratrice ed il Principe II!Iljperiale.

Ieri sera il Signor Duca con telegramma mi iruformava che avendo comunicato

all'Imperatrice, ed al Principe Imperiale il voto del Senato, Sua Maestà ed il

Principe lo avevano incaricato di pregarmi di far pervenire al Senato stesso la

seguente loro :risposta, cioè:

• Le Sénat d'Italie a exprimé par un ordre du jour sa profonde douleur de la mort de ;l'Empereur, et :ses sentiments de reconnaissance pour Sa Majésté. Nous recevons ces temoignages de sy:mpathie ·comme une précieuse consolation dans l'immense malheur qui nous a frappés •.

Per ragioni di convenienza tanto verso il Governo, che verso il Senato le quali spero che V. E. vorrà apprezzare ho creduto opportuno di comunicare direttamente questa risposta a S. E. il Signor Cavaliere Vigliani Vice Presidente del Senato, da cui a·veva ricevuto la partecipazione del voto del Senato stesso.

Il Signor Tenente Generale Piola Caselli, cogli altri componenti la Deputa

zione militare è partito stamane da Londra per rientrare in Italia. Egli av,rebbe

voluto partire ieri stesso, ma non poté effettuare questo suo desiderio, dovendo·

ancora compiere parecchi atti di convenienza dipendenti dalla sua missione.

A conclusione di questo mio rapporto posso assicurare V. E. che la pubblica opinione, e la stampa di questo Paese si possono dire unanimi nello approvare e nel lodare le molteplici dimostrazioni di ,gratitudine ,che l'Ital,ia ha fatto pe!r l'Imperatnre in questa penosa circostanza, le quali sono generalmente attribuite a nobile, e deHcato sentire del Paese intero.

P. S. -In rettificazione di quanto è detto in questo rapporto debbo aggiungere che ai funerali dell'Imperatore era pure presente la Legazione del Porto. gallo rappresentata da un Segretario e da un addetto.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 283.

(l) Non pubblicato.

(l) -Cfr. n. 295-. (2) -Non pubblicato.
300

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T .40. Vienna, 19 gennaio 1873, ore 17,30 (per. ore 22,30).

Le Comte Andrassy vient de me communiquer une Note de M. Deligeorges. au Ministre d'Autriche dont j'envoie copie ce soir par poste. Ainsi que j'informais par mon télégramme du 16 courant et par mon rapport n. 130 (1), le Gouvernement Hellénique soumet contre proposition consistant en un appel aux quatre Grandes Puissances non intéressées qui • se prononceraient d'une ma. nière définitive ,gur la question diplomatique si les Gouvernements de France et d'Italie acceptent aussi ce mode de solution •. Il formule ensuite de la ma. nière suivante les questions sur lesquelles les quatre grandes Puissances auraient à se prononcer :

• -l) Si une affaire privée d'un sujet étranger qu'il,s'agi,sse de la propti"iété d'un meuble ou d'un immeuble peut ètre enlevée à la compétence des tribunaux du pays; • -2) Si les Gouvernements de France et d'Italie pourraient prononcer sur la portée de la Ioi de 1871 avant que les tribunaux eussent statué; • -3) Si la voie legislative ne peut conduire à une solution, soit par l'interprétation authentique de la loi de 1871, 'soit par l'abrogation mème de l'art. II de cette loi •.

Le Prince Ypsilanti a annoncé au Comte Andrassy une communication pressante. Je reverrai ce dernier probablement demain. Il se pourrait qu'il me pose ainsi qu'à l'Ambassadeur de France la question de l'acceptation ou non de la contre proposition de M. Deligeorges. Je la prendrai ad referendum. L'Envoyé Autrichien mande que M. Fercry oraignant 1crester sans poste d'ans le cas d'interruption des rélations diplomatiques se montre moins inststant. Ce Ministre de Russie déclare à tout le monde et au Comte Andrassy surtout comme son opinion personnelle qu'il faudrait absolument attendre réunion de la Chambre des: députés à Athènes.

(l) Non pubblicati.

301

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

D. 136. Roma, 20 gennaio 1873.

Le condizioni del Libano, sulle quali il Governo di Sua 1'vlaestà non ha mai cessato di tenersi informato, richiedono nuovi provvedimenti che fortunatamente però sono preveduti nel regolamento organico e negli atti internazionali che hanno determinato i casi e la forma del concorso delle Potenze negli affari della Montagna. Gli atti del 18,61 e 1864, e soprattutto il protocollo del 9 giugno 1861 tolgono ogni difficoltà a tale riguardo, né la S. V. avrà altra norma da seguire che quella tracciatale dagli atti e dal protocollo stesso, all'esecuzione perfetta dei quali, giova credere, tutti i Governi saranno ugualmente interessati. Gli ultimi rapporti del R. Console a Beirut accennano all'urgenza di provvedere alla nomina di un Governatore Generale in surrogazione di Franco Fascià, impedito dallo stato di salute, di continuare ad esercitare funzioni, che richiedono l'azione quotidiana e personale di un funzionario di tutta fiducia e di somma prudenza. I Consoli delle Potenze, riunitisi per deliberare sulle informazioni da trasmettersi a ,questo riguardo ai rispettivi Governi, sono stati d'accordo nel raccomandare che all'attuale provvisoria amministrazione della Montagna si ponga termine il più presto possibile. Dal canto suo la Sublime Porta sembra convinta della necessità di un pronto provvedimento. A questo riguardo dunque possiamo ritenere che il più perfetto accordo esista, e che la necessità di procedere alla nomina d'un nuovo Governatore sia da tutti riconosciuta. Interpellata da codesto Ministero degli Affari Esteri circa le nostre disposizioni, la S. V. ha già potuto, in seguito al mio telegramm!l del 14 corrente assicurare la Sublime Porta che da parte nostra non si fanno difficoltà, sempre che anche gli altri Governi consentano ad ammettere la necessità di rimpi8,zzare l'attuale Governatore del Libano. Per dò che 'COncerne il modo col quale rsi dovrà ìProcedere alla nuova nomina, ho sentito con piacere dal telegramma di V.S. in data del 12 (1), che la Sublime Porta intende che i termini e le condizioni del regolamento organicC' abbiano ad essere osservati. Per la scelta 'della persona che deve succedere a Franco Pascià io Le ho telegrafato d'intendersi con i rappresentanti delle altre Potenze e, dalle informazioni da V. S. trasmessemi per la stessa via telegrafica, scorgo con vera soddisfazione, che anche sopra questo punto non sarà malagevole che tutti si tro· vino d'aoco['do ne1la designazione di un funzionario Cll\pace e 1prudente, che offra tutte le desiderabili guarentigie. In occasione della nomina di Franco Pascià nella primavera del 1868, il Governo Ottomano ha cercato d'introdurre qualche

deroga parziale agli accordi :presi anteriormente colle Potenze, e particoLarmente in ciò che 'Concerne la durata dei :poteri del Governatore del Libano. Ebbe luogo

ahlora un carteggio di cui V. S. troverà i documenti principali nell'Archivio di codesta Legazione, dippoi non mancarono le occasioni in cui vennero segnalati al Governo di Sua Maestà altri tentativi parziali dell'Amministrazione ottomana per derogare a talune delle disposizioni del regol·amento organico.

Accenno a queste circostanze perché esse debbono farci avvertiti che, se si vuole conservata nella sua integrità l'opera delle potenze che guarentisce la tranquillità dei Libano, dobbiamo in tutte le occasioni, ma più particolarmente in questa essenzialissima della nomina del Governatore, vegliare contro certe tendenze dell'Amministrazione ottomana, della cui esistenza non si può dubitare. Mi lusingo però che nelle presenti congiunture questa considerazione ch'io debt>o fare a complemento delle istruzioni necessarie alla S. V. non abbia a trovare pratica applicazione.

(l) Cfr. n. 292.

302

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Parigi, 20 gennaio 1873.

Ieri sera ho pranzato a V EmSaglia dal Signor Thiers, ·che non aveva veduto

dopo la morte dell'Imperatore Napoleone. La conversazione che ebbi con lui fu

interrotta dall'arrivo del Principe Orloff, ma essa saa-à continuata domani al

I'Elvade dove il Presidente della Repubblica diede convegno. Il Signor Thiers

mi parlò delle dimostrazioni fatte in Italia all'occasione della morte di Na·po

leone III. Me ne parlò in modo molto conveniente, benché fosse per me evidente

che esse avevano dovuto spiacergli. Il progetto di monumento lo aveva punto

specialmente. Io gli risposi presso a poco nei termini, che trovo consegnati nella

lettera particolare giuntami oggi (1). Nel colloquio che avrò domani, se il S1gnor

Thiers ritorna sull'argomento, gli esporrò in modo più compiuto le vostre osser

vazioni ,nelle quali convengo interamente. Suppongo che il colloquio verserà

principalmente sulla questione dei nostri progetti di fortificazione e sull'orga

nizzazione delle compagnie territoriali alla frontiera francese. Il Governo della

repubblica ne è msospettito, e hl Signor Thiers me ne fece quaJ.che cenno ieri

sera, riservandosi di parlarmene più a lungo. Il votro telegramana di ieri l'al

tro (2) mi fornisce in sostanza il modo di rispondere. Il Presidente della Ren>ub

blica mi disse che egli voleva rimanere coll'Italia in ottime :relazioni di amicizia,

che era questo uno dei punti [princi,pali della sua poutioa, ma soggiunse che non

vorrebbe poi essere ingannato. Io gli risposi che le nostre ferme intenzioni erano

assolutamente identiche, che noi volevamo rimanere amici della Francia, ma

che non volevamo nemmeno noi essere più tardi vittima di troppo facili illusioni.

Il Governo del Re, gli dissi, ha intera confidenza nella vostra saggezza, ma ne

ha molto poca in quella del partito clericale dell'Assemblea. Si fu che a questo

punto la conversazione dovette interrompersi. In fondo la situazione fra l'Italia

e la Francia, detratte alcune oscillazioni, rimane la stessa dall'ultima guerra in

poi. L'Italia, in presenza d'una Assemblea ostile e di una opinione pubblica in gran parte sviata e ignorante e malevola, teme che un giorno o l'altro la Francia le rechi imbarazzi e pericoli e naturalmente fa bene a tenersi in su l'avviso e preparar.si. Dall'altro lato la Francia teme che l'attitudine difensiva dell'Italia possa convertirsi in offensiva ad un dato momento. L'Italia è ben risoluta a non recedere d'un passo dal cammino percorso; la Francia di contro non può ancora risolversi ad accettare apertamente, francamente i fatti compiuti. Il Governo francese steSISo, che in sostanza s'acconciò a questi fatti compiuti e lo dichiarò all'Assemblea, è tuttavia costretto ad usare infinite precauzioni, e non poté e non volle <rigettare altamente ed apertamente le speranze, piene di minaccia, dei clericali dell'Assemblea. Con tutto ciò, allo stato attuale delle cose in Francia, il Governo del Signor Thiers e ancora il migliore che per noi si possa sperare. Il Signor Thiers non è finto, né sa fingere. Non dice sempre tutto il suo pensiero ma non dice pensatamente il falso. È sincero quando assicura che vuol avere amichevoli relazioni con noi. Ha presso di sé il Signor de Rémusat, uomo di sensi onesti e liberali, di cui l11talia deve altamente lodarsi. Finché questi due uomini hanno in loro mano la politica ·estera della Francia, non credo che si abbia a temere .per la pace dell'Europa.

Une delle difficoltà che vedo sa>untare all'orizzonte è la posizione del Signor Fournier. Non potete immaginarvi, il cumulo d'accuse, d'ingiurie e d'imprecazioni che la delegazione dei membri dericali dell'Assemblea elevò contro Fournier presso il Signor Thiers. Lo si accusa perfino d'aver col suo linguaggio e colla sua attitudine scandalizzato il Re. Lo si taccia di menar vanto d'opinioni antireligiose scettdche, atee, di tenere discorsi sconvenienti pel Papa, per il cattolicismo e per che so io, il suo richiamo fu formalimente domandato al Signor Thiers. In fondo di tutte queste accuse il Signor Thiers trova, ira molte calunnie, qualche cosa di vero. Egli pensa che Fournier dovrebbe tenere una condotta molto più riservata e sopratutto un linguaggio più riservato. Agli occhi del Signor Thiers v'è qui una questione !Più di forma che di fondo, una questione di tenore. Ciò non di meno Thiers non volle sacrificare Fournier, ma desidera che il Re sappia che non volle specialmente a riguardo suo. Il Signor de Rémusat difese il Signor Fournier assai fermamente, ed io non esitai a difenderlo sia presso Rémusat sia presso Thiers. Però non sono bene sicuro che presto o tardi non si pensi, non già a sacrificado, ma a dargli una altra destinazione. Io volli fin d'ora dire a Rémusat ed a Thiers che una tale risoluzione produrrebbe in Italia una impressione deplorevole. La cosa dtpenderà in primo iluogo da:lle reilazioni che mstabiliranno fra Fournier e Corcelles. Se H Governo francese fosse ora costretto a scegliere fra i due, se la loro simultanea presenza in Roma fosse impossibile, la scelta non s~rebbe in questo momento favorevole a Foumier. In secondo luogo la •Cosa può anche dipencllere dall'indd.rizzo che piglierà la Commissione dei trenta. La lotta fra il Presidente della Repubblica e la Commissione se diminuita di vivacità, non è però meno seria. La Commissione vuole che l'Assemblea abbia sostanzialmente in mano i Ministri, e sia sottratta all'influenza della parola presente del Signor Thiers. Lo scopo di questa volontà, è di .poter

governare le elezioni future. Thiers finirà per cedere egli o resisterà? Non è possibile il saperlo per ora.

È probabile che Thiers mi parli anche di alcune questioni relative alla legge sulle corporazioni religiose. So che fu pregato di raccomandare il collegio romano e l'Archivio dei Gesuiti. Vi sarò grato se vorrete darmi qualche informazione che mi abiliti a parlare con cognizione di causa di quest'al'gomento.

(l) -Cfr. n. 296. (2) -Non pubblicato. Per la questione delle fortificazioni cfr. n. 315.
303

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

D. 162. Roma, 21 gennaio 1873.

Il 26 u.s. (1), rispondendo io ad un telegramma dell'E. V. in data del 22 dello stesso mese (2), La autorizzavo a firmare con Lord Granville e con gli Ambasciatori di Francia e di Turchia il protocollo relativo alla giurisdizione consolare nel territorio di Tripoli di Barberia.

Il R. Governo ,avea ricevuto pochi giorni prima una comunicazione ufficiale del Governo francese dalla quale risultava che il progetto proposto dalla Francia per il protocollo sovra indicato era stato accettato dalla Turchia. Nel telegramma sovra mentovato, io le indicavo perciò che il testo che noi eravamo disposti a f1rmare era quello awunto che in ultimo aveva riunito l'adesione dei Gabinetti di Parigi e di Costantinopoli.

Dappoi mi pervenne il rapporto di V. E. in data del 22: dicembre (3) al quale andava unito con la copia della nota a lei diretta da Lord Granville, il 20 dello stesso mese, un esemplare dello schema di protocollo concertato fra tutte le potenze.

Confrontando quest'ultimo testo con quello pochi giorni prima comunicatomi dal Governo francese, ho riscontrato ,qualche differenza che non è di pura forma. V. E. potrà Ella stessa rendersene conto, tr,asmettendole io oggi i veri documenti relativi a queste trattative. Ciò nondimeno sia che il testo definitivo abbia ad essere quello annesso alla nota di Lord Granville, sia invece che venga sottoposto alla firma il progetto che mi è stato comunicato dalla Francia, il Governo di S. M. mantiene all'E. V. la facoltà di sottoscrivere in suo nome il protocollo in questione, se pure le potenze interessate rimangono d'accordo di firmare quest'atto in Londra anziché a Costantinopoli come la Turchia recentemente avrebbe espresso il desiderio di fare.

Al quale proposito, debbo per ultimo 'Confermare all'E. V. il mio telegramma del 3 gennaio (3), col quale le facevo sapere che noi siamo indifferenti alla scelta dell'una o deii'altra città desiderando soltanto che quest'affare possa essere finalmente terminato, anche per non lasciare i RR. Agenti Consolari nel tenritorio di Tripoli di Barberia in una continua incertezza sulla condotta da seguire negli affari che alla loro giurisdizione si riferiscono.

(l) -Cfr. n. 251. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 242.
304

IL CONSOLE A SINGAPORE, FESTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. s. n. Singapore, 23 gennaio 1873 (per. il 26 febbraio).

Ho avuto l'onore di ricevere il dispaccio di V. E. sotto la data del 18 novembre 1872, serie Gabinetto, e senza numero (1).

In ·e.sso mi è fatto conoscere la intenzione superiore; che io eviti di occuparmi della proposta di S. A. Pengharan, Shariff Aken e che io però dferisca ciò che mi risulta in merito all'affare ed al proponente.

Anzitutto io prego V. E. di credere, che io non intervenni in questa pratica, fuorché ·per richiesta del Pengharan e mi limitai a trasmettere a V. E. la doma..'lda del medesimo pregando di riscontro, convinto in precedenza, che io dovea evitare di tratta,re in qualsiasi modo una questione così delicata e sulla quale non avea avuto alcuna istruzione.

Invitato per altro da V. E. a riferire quanto mi risulta sull'accennata proposta, io non credo dovermi molto dilungare.

Il territorio proposto dal Pengharan è il sultanato di Pontianah, nell'isola di Borneo, a ovest nord, in prospetto dell'isola di Banca. Pontianah fu dal Sultano data, dietro trattato, all'Olanda, fin dal 1824 o 1825. L'Olanda tiene a Pontianah una sede di Governo con ·un Residente, che io conobbi di persona. Ciò posto, abbenché io non conosca e non possa di Ieggieri procacciarmi il testo del trattato in discorso, che il Pengharan stesso mi ha confessato esistere, pur asseverando, che i patti di esso sono rescindibili e non involgono tutti i diritti di sovranità indipendente, tuttavia sono persuaso che V. E. non abbia in vista della sola circostanza dell'attuale occupazione di tal territorio per parte di nazione come l'Olanda verun intendimento, che io prosegua delle ricerche a questo riguardo.

Ad ogni modo, se venisse a modificarsi l'attuale stato di cose od in qualunque modo io venissi a verificare delle condizioni, che mi presentassero dell'interesse ad essere comunicate a V. E., io non mancherò di farlo come un dovere.

305

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

T. 18. Roma, 24 gennaio 1873, ore 13,45

Vout etes autorisé à procéder à la signature du protocole pour Tr~poli d'a:près dernière ,rédadion convenue entre nous, France, Angleterre et Turquie.

(l) Non pubblicato.

306

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2004. Parigi, 24 gennaio 1873 (per. il 27).

Dopo la morte dell'Imperatore Napoleone III le voci di fusione tra il rappresentante della dinastia legittima e la famiglia d'Orléans, già prima più volte sparse e smentite si riprodussero con maggiore asseveranza e ricominciarono a trovare credito. Attribui.vasi ·specialmente al Duca de Larochefoucauld-Btsaocia la dichiarazione fatta a nome del Conte di Parigi • che non esisteva più che una sola dinastia in Francia •. Dopo questo precedente venne con insistenza tanto maggiore spiegata in un senso conforme la presenza dei Principi d'Orléans al servizio funebre celebrato il 21 di questo mese in commemorazione della morte di Luigi XVI.

A chi rticord.asse le sì ricise ed esplicite proteste del Conte di Chambord in uno degli ultimi dei suoi manifesti la notizia della fusione doveva invero anche questa volta sembrare più che inverosimile. In fatto, la smentita non tardò a tener dietro all'asserzione. Essa viene ora dalla famiglia d'Orléans. La breve dichiarazione che l'E. V. troverà qui unita (l) e che cotn\l)al'Ve nel giornale Les débats di quest'oggi, porta l'impronta della sua origine ufficiale. • La celebrazione di un

·tale anniversario, vi è detto, non implica da parte dei Principi d'Orléans niuna .dimostrazione contraria ai princi.pi ed alle conquiste della rivoluzione francese di .quella che creò la Francia moderna •.

307

LL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1273/379. Londra, 24 gennaio 1873 (per. il 29).

Facendo seguito al mio rapporto del 31 dicembre p. p. n. 373 Politico (2) relativo all'attentato alla vita di Sua Maestà che si sarebbe scelleratamente deliberato da una congrega rivoluzionaria in Londra, debbo ora confermarle il tele

,gramma speditole il giorno 4 corrente (3). Con esso io Le significava che, per difetto di sufficiente libertà nella spesa io non aveva potuto avere sin allora dei risultati utili dalle ricerche sulla cospirazione contro la vita del Re. Ciò non per. tanto egli era qui che si trovavano i principali cospiratori, come La Cecilia, .Pyat, ed altri. Ricciotti Garibaldi era ancora in Londra. Non era possibile avere indicazioni utili che da alcuno di ·quel piccolo numero che è nei segreti di quei furfanti, e ;perciò rkhiedevasi la d1sponibilità di convenienti fondi, e che io avessi la libertà di disporre qui sul luogo delle somme che giudicassi necessarie. Io La pregava conseguentemente di volermi dire se S. E. il signor Ministro dell'Interno fosse disposto a !asciarmi in questa circostanza la mano libera per la spesa sotto la sola garanzia della mia discrezione, e se Egli fosse disposto a farmi .un fondo

di Lire 200 Sterline, mediante il conto che avrei poi mandato delle spese fatte nel 1872. Lo spendere piccole somme colla certezza di non averne alcun risultato parevami fosse far gettito del denaro. Per altra parte in un affare di tanta gravità io sentiva il dovere di mettere la mia responsabilità al coperto.

Ella si compiacque di telegrafarmi nel successivo giorno 6 che, in considerazione della gravità eccezionale del caso Ella aveva ottenuto, non senza difficoltà, dal signor Ministro dell'Interno che egli mettesse a mia disposiz·ione Franchi ·5000 che io domandava, ma lo stesso signor Ministro Le aveva espressa· mente raccomandato di pregarmi di non spenderli, che dopo di essermi personalmente assicurato dell'utilità delle indicazioni che si tratterebbe di ottenere.

Occorre appena che Le dica che nessuna somma di riguardo sarà spesa se non in rimunerazione di un servizio ottenuto. Non potendosi però avere un servizio un po' continuativo, ed utile senza anticipare qualche somma, è indispensabile. che le spese minori non possano essere comprese nella regola sopra indicata. Del resto mi preme troppo questo grave affare, perchè non me ne occupi io stesso personalmente.

Dopo ricevuto il predetto di Lei telegramma e prima di ricevere il predetto fondo, di cui non mi fu neppure notificata finora la spedizione, feci sorvegliare per otto giorni Ricciotti Garibaldi, e diedi le disposizioni per avere informazioni un po' precise sul fatto stato denunziato a Lei da questo Governo col mezzo di Sir A. Paget.

Le mosse di Ricciotti Gari:baldi, sebbene mi siano state riferite durante i detti otto giorni minutamente non paiono essere in relazione colle persone, che a quanto sembra, e dirò più sotto, congiurano contro la vita del Re. Mando perciò in Allegato n. l la copia dei rapporti (l) che ho ricevuti su questo soggetto solo pel caso, che alcuni degli indiwdui in essi indicati fossero già conosciuti dal Ministero dell'Interno. Ho fatto sospendere questa sorveglianza non parendomi essa abbastanza utile, e per risparmiare spese.

Mando inoltre in Allegato n. 2 la copia di altro rapporto (2) relativo alla congiura contro la vita del Re, nel quale, se sono veri i fatti indicativi, si hanno già delle importanti indicazioni, in continuazione delle quali spero poterne ottenere delle altre. Quelle che ora mando stabiliscono un punto di partenza per ulteriori indagini.

Nell'intento che •queste indagini possano riescire utili, e di risparmiare delle spese, La prego di d'ar pervenire a S. E. il signor Ministro dell'Interno l'espressione del mio desiderio di avere dal medesimo, e col di Lei mezzo, qualche comunicazione. Io ho bisogno di conoscere se le indicazioni che mi sono date qui, se i dlatti che mi sono qui annunziati si siano poi verificati e se siano riusciti di qualche utilità. Senza di ciò mi è impossibile il giudicare l'importanza dei servigi qui ricevuti, ed il moderare in modo equo ed utile la retribuzione. Per esempio, alcun temiPO fa mi fu annunziata la partenza del Tibaldi per l'Italia con prave intenzioni, ed io ne ho data partecipazione; ma non seppi poi di costà se realmente il Tibaldi sia andato in Italia, e se le indicazioni fornite sieno state di qualche utilità. Nel tempo stesso ricevevo qui delle lagnanze per essere stato

299'

da rne poco retribuito il rapporto che portava questa indicazione, che si diceva ·essere importante. A quanto parmi i giornali hanno annoverato il Tibaldi fra coloro che ebbero parte attiva alla progettata adunanza al Colosseo, ed alle successive al Teatro dell'Argentina ed esso si troverebbe fra gli individui stati

catturati.

Inoltre ove costà si abbia notizia di qualche relazione tra individui residenti

in Italia ed altri qui dimoranti, mi sarebbe assai utile il conoscere i fatti, i nomi,

gli indirizzi, poichè ciò gioverebbe a dare qui una direzione utile alle ricerche.

Questi, ed altri simili elementi desidero che mi siano sollecitamente forniti,

onde ciò che qui si può fare riesca utile, e non si spenda il denaro senza profitto.

Il signor Ministro dell'Interno giudicherà della convenienza di farmi simili co

:11unicazioni.

La prego di voler solleci.tare la spedizione delle predette Lire 200 Sterline,

delle quali sarebbe più facile, spedito e conveniente farmi l'invio col mezzo di

una cambiale di cui farei la ricevuta al Ministero dell'Interno.

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. n. 266. (3) -Non pubblicato. (l) -Non si pubblicano. (2) -Non si pubblica.
308

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

D. 137. Roma, 26 gennaio 1873.

Dai documenti successivamente trasmessi a codesta R. Legazione e da quelli

che unisco a questo Dispaccio (l) V. S. può formarsi un concetto preciso delle

intelligenze prese fra i Governi interessati per terminare mediante la firma di

un Protocollo, la controversia relativa ai limiti della giurisdizione dei Consolati

stabiliti nel territorio di Tripoli di Barberia.

Dalle ultime comunicazioni relative a quest'affare risulta quali siano le nostre intenzioni e come da noi si desidera facilitare ciò che può contribuire a ,terminare una vertenza da tanto tempo tenuta in sospeso.

Ella vedrà pure che, ove gli altri Governi non facciano difficoltà, noi siamo

disposti a firmare il Protocollo anche a Costantinopoli sempre che ben inteso il

testo da firmarsi non abbia a subire nuove variazioni.

Nel caso adunque anche gli altri Governi aderissero alla domanda della

Turchia di firmare a Costantinopoli il protocollo di ·cui si tratta, Ella voiflrà p.ren

dere norma dalle istruzioni da me date al Ministro del Re in Londra il 211 cor

rente (2) e nei limiti di quelle istruzioni Ella è autorizzato a sottoscrivere l'atto

in discorso.

309

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 259. Madrid, 27 gennaio 1873 (per. il 10 febbraio).

Les républicains ont donné hier à M. Castelar un grand banquet auquel assistaient les deux groupes du parti. les bienveiHants et les intransigeants, ceux-ci

cependant en beaucoup moins grand nombre. Dans cette occasion comme dans tputes celles du meme genre qui l'ont précédée, ce qui est ressorti de plus clair des nombreux dts.cours plus ou moins fougueux prononcés par les orateurs des deux nuances, c'est que la majorité du parti républicain, ne regardant l'état de choses actuel que 1comme transitoire et préparato1re à la réaltsation de ses espérance1s, doit, sans 1·ecourir aux armes, se ,contenter des Ubertés et droits individuels ga·rantis actuellement par la constitution, en attendant que la république vienne par une ·conséquence obligée et infaillible, s'implanter tout naturellement et sans secousses en Espagne.

L'on pourrait s'étonner que de pareilles théories puissent se produire au grand jour et pour ainsi dire en face de la Monarchie; mais malheureusement, la consécration des droits individuels est là pour tout expHquer et tout permettre.

Dans la séance d'avant hier des Cortès, le Général Nouvilas député républicain a interpellé le Ministre de la Guerre sur l'état de l'insurrection carliste en Catalogne qu'il a dépeint sous les couleurs les plus sombres, et qui malheureusement ne sont que trop v·raies. M. Cordova a tàché d'atténuer autant que possible les assertions de M. Nouv:i.las, en s'appliquant surtout à défendT"e le Général Gaminde chavgé des opérations militaires, et à faire les plus grands éloges des volontaires de l·a liberté qui se joignent courageusement aux troupes Royales pour repousser les Carlistes. Mais, camme j'ai eu si souvent l'occasion d'en informer V. E., il n'est plus douteux pour personne que l'insurrection a fait dans ces derniers temps des progrès vraiment alarmants, et qu'en Catalogne surtout, les deux chefs Carlistes SabaLrs et Castellis commandent avec bien plus d'autorité et sont bien mieux obéis que les AlcaLdes et autres représentants du Gouvernement. L'on va meme jusqu'à assurer que, sans qu'elle ose l'avouer, l'admi. nistration des chemins de fer de la Province, a pris avec les deux chefs de secrets arrangements qui lui permettent de faire circuler ses trains dans de certaines conditions et jusqu'à certaines limites.

Malgré ces facheux pronostics, le Gouvernement qui, sur sa demande, vient

d'envoyer de nouveaux renforts au Général Moriones, persiste à affirmer que sous

peu, il aura complètement raison de l'insurrection Ca:rliste en Catalogne camme

dans les provinces du Nord.

(l) -Non si pubblicano. (2) -Cfr. n. 303.
310

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

D. 63. Roma, 31 gennaio 1873.

Ieri l'altro il Rappresentante di Grecia, accreditato presso il Governo di S.l.VI., venne a dirmi che .da un telegramma, poco prima .giuntagli da Atene, risultava che una transazione diretta fra H fisco ellenico e la compagnia del Laurium non avea potuto essere firmata, per avere il signor Serpieri elevato all'ultimo momento nuove pretese che rendevano impossibile l'accomodamento progettato.

E' probabile che un'uguale comunicazione sia stata fatta per mezzo del Principe Ypsilanti al signor Conte Andrassy. E siccome una siffatta comunicazione

lZ -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

era probabilmente destinata a produrre un'impressione sfavorevole a danno della Società italo-:flrancese col far credere che quest'ultima sia divenuta intrattabile dopo che spera nell'appoggio di un'azione diplomatica più efficace, così io stimo utile cosa l'informare V. S., senza indugio, delle particoLarità che a questo nuovo incidente si riferiscono. A questo fine Le trasmetto qui unito copia dei rapporti del 2,5 e dei 26 ,cor['ente (l) indirizzatimi dal signor Mavchese Migliorati. Nel secondo di questi rapporti è compiegata la copia di una lettera del signor Serpieri al signor Ferry, Ministro di Francia in Atene, documento questo che mccomando alla specia1e attenzione di V. S. Ill.ma, come quello dal quale risulta chiaramente che tutto il vantato aggiustamento ideato dal signor Deligeorges ha consistito unicamente in un'offerta insufficiente da lui fatta fare, per mezzo del banchiere Baltazzi alla Compagnia italo~francese, per disinteressarla dalla speculazione delle ecvolades non solo, ma anche delle scorie.

Nella sua lettera il signor Serpieri mette in chiaro le differenze sostanziali che passano fra l'accomodamento che avrebbe avuto per base la fusione degli interessi dell'attuale Società con una compagnia di capitalisti greci rappresentata qal signor Melas, e l'offerta che il signor Baltazzi ha fatto in seguito agli accordi presi da lui con il signor Deligeorges.

Risulta in modo manifesto che, mentre anche in tutte le tmttative precedenti, venute prima d'ora a conoscenza del Governo del Re, il compenso da pattuirsi per disinteressare la Società Serpieri era sempre stato ritenuto potesse stabilirsi sulla base di una somma che variasse fra 15 e 12 milioni di franchi, ora il signor Deligeorges avrebbe voluto ridurre tale compenso a soli 5 milioni.

Dopo di ciò il signor Deligeorges spera tuttavia di darsi il diritto di far comparire come intrattabile la compagnia e di accusarla di aver reso impossibile qualunque transazione con le esagerate sue pretese.

Il Ministero non ha ricevuto comunicazione dei termini precisi nei quali furono presi gli accoTdi che permisero al signor Baltazzi di fare al signor Serpieri l'offerta di cui si tratta. Io vorrei sperare che questo nuovo incidente non abbia a creare nell'affare già tanto complicato che ci occupa delle altre serie difficoltà. Ma è pur prevedibile che le offerte del signor Baltazzi alla Società Ser!Pieri abbiano per ba1se una convenzione .fatta dal Governo greco con lo stesso signor Baltazzi per quelle ecvolades che la Società pretende es,secrle state concedute insieme alle scorie, epperciò io non posso omettere di chiamare l'attenzione del Governo Austro-Ungarico sopra un simile atto che si riduce ad una contmttazione fatta dal signor Deligeorges con un ,terzo intorno all"oggetto del litigio vertente fra la Società del Laurium ed il fisco greco. Bastami accennme il fatto. Non mi pare necessario dimostrarne la sconvenienza non solo riguardo a noi, .ma anche verso la Potenza che ·con i suoi buoni uffici ,si adopeTa amichevolmente a trovaTe il modo di Tisolvere le difficoltà nate nei nostri rafPIPorti colla Grecia.

E' la prima volta io credo che durante una mediazione si compiano atti dai quali tanto profondamente può riuscire alterato lo stato delle cose. Epperò contro qualsiasi conseguenza che da un siffatto procedere del Gabinetto di Atene potesse nascere, è dover nostro di fare sin d'ora ogni più ampia e formale riserva.

(l) Non pubblicati.

311

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1282/380. Londra, 31 gennaio 1873 (per. il 5 febbraio).

Mi affretto ad ·accusarle ricevuta del riverito di Lei Dispaccio del 13 corrente n. 161 Politico (1), pervenutomi col mezzo del signor Conte Maffei ~giunto qui ieri dal suo congedo, riguardante le trame ordite .qui contro la vita di S. M. il Re, al quale D~spaccio andava unita la copia in esso indicata di una relazione pervenutale col mezzo della Legazione di Parigi e che questa ebbe dal Governo Francese.

Questa comunicazione mi sa!rà molto utile, ed essa soddisfa già in parte alle domande che io Le faceva col mio rapporto del 24 corrente n. 379 Politico (2:) e ne ho anzi già fatto uso.

Le ac:chiudo ora copia di un nuovo ,rapporto (l) che ho o,r ora rice:vuto, e che si riferisce ad un ragguardevole acquisto di armi che si starebbe facendo a Birmingham, per esser·e spedite agli insorti Carlisti in !spagna. Sarebbero impegnate in ciò persone già indicate nelle relazioni da me spedite, col mio rapporto del 24 corrente n. 379 Politico siccome quelle che avrebbero parte principale alla trama contro la vita del Re. Per ·questo motivo, e pel particolare, ed importante interesse che abbiamo per le cose della Spagna, ho creduto opportuno di porgere speciale attenzione a questo affare, mettendone confidenzialmente a parte il mio Collega di Spagna qui, il signor Moret, e domandando al Console di Birmingham una speciale sorveglianza su questo affare, ed un rapporto, al qual fine gli ho pur dato le opportune istruzioni. Pervenendomi ulteriori informazioni, mi :llarò premura di partectparle tosto a V. E.

312

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 2.62. Madrid, 31 gennaio 1873 (per. il 10 febbraio).

La décision qu'avait prise et maintenue le Roi de remettre au lendemain de la naissance de l'enfant Royal sa présentation aux ·grands dignitaires de l'Etat (au lieu d'accomplir cette formalité au moment méme de la délivrance de la Reine) a failli amener les plus graves comme les plus inattendues com1plicat:iorus. En effet cette nombreuse fraction de Tadicaux qui, aux Cortès, ne sont separés que par des nuances d'avec les républicains se sont imaginés que Sa Majesté en ne voulant pas dans ~cette drconstances, tenir comiPte des objections de ses Min~stres, ne cherchait qu'un prétexte pour déterminer une crise et appeler le parti conservateur au pouvoir! Sous l'impression de cette crainte ils se sont rassemblés en foule dans la sale des conférences, et là, au milieu de la surexcitation générale des eSiPrits, ils en étaient venus à prQposer que les Cortès devaient se déclarer en permanence et, en proclamant leur transformation en constituante, aviser d la

situation. Les choses en étaient là, Iorsque Messieurs Martos et Zorrilla amvant en toute hàte à la réunion, expliquèrent que la résolution du Roi n'avait 1Pa5 la moindre cause politique, et tout aussitòt, le calme se rétablit comme par enchantement.

Toutefois, tel qu'il s'est produit et terminé, l'incident n'en renfeTme pas moins un grand enseignement, en venant prouver d'une manière malheureusement trop évidente que le jour où le Roi voudrait donner à sa politique une autre direction, l'immense majocrité de radicaux et républicains dont se composent les Cortès, s'y OIPPOS&aient résolument, et engageraient la Iutte, non rpas seulement avec le nouveau 'cabinet, mais aussd contre la Dynastie elle meme. Si .c'était là seulement une opinion qui me fùt personnelle, j'hésiterais à lui donner une forme aUSlsd affirmative, mais elle est entièrement partagée par les hommes politiques les plus sensés qui voient avec !es plus vives inquiétudes la tournure qu'ont pris les événements depuis I'arrivée des radicaux au pouvoir, et dont personne ne peut prévoir l'issue.

A ce tableau si peu favorable de la situation je regrette de devoir encore ajouter que dans !es provinces du Nord et surtout en Catalogne l'insurrection a fait de nouveau depuis ces derniers jours de tels progrès, que les communications avec la France sont comrp•lètement interrompues' soit rpar suite de la rupture des chemins de fer sur de très long parcours, soìt par suite de décharges d'armes à feu contre !es trains en marche, et qu'aujourd'hui meme le général Moriones a demandé en termes les plus pressants un renfort de 8 mille hommes, sans les quels il ne peut faire fàce à l'insurrection.

Le seui còté un peu encourageant de la situation est la [Pleine confìrmation de la rup.ture coffi[Jiète du Due de Montpensier avec l'ex-Reine Iisabelle. Cet événement n'est pas seulement favorable en ce sens qu'il divise profondement le parti Alphonsiste, mais il contribuera aussi à arreter dans leur mouvement d'évolution, un nombre important d'Unionistes qui ne se soucieront plus d'aller vers un pa,rti qui se fractionne d'une manière aussi ostensible. Je dois toute fois me rectifi·er au sujet de l'information que j'avais relatée précédemment, et d'après la quelle l'ex-Reine aurait retiré son abdkation en faveur de son fils: le fait n'a pas été confirmé.

P. S. -L'Adrninistration des rpostes ayant dù prendre de nouvelles dispositions, à la suite de la rupture des chemins de fer du Nord, pour assurer ses correspondances avec l'étranger, je sera1s très obHgé a V. E. de vouloir bien m'informer 1si ce rap[Port comme •ceux qui l'ont pr-écédé Lui sont régulièrement parvenus.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 307.
313

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Vienna, 31 gennaio 1873.

Mi valgo .dell'oiJiPortunità dell'imminente arrivo qui della persona che deve recapitar la mia corrispondenza ufficiale alla Prefettura d'Udine, per parlarle

d'una questione abbastanza delicata, ed al cui riguardo tengo a ben chiarirle la mia opinione. Questa si è la venuta o non di S. M. a Vienna, ed il problema uguale per S.A.R. il Principe Umberto. V. E. sa e d'altronde non potrebbe dubitare che nessuno sarebbe più di me lieto, se durante il tempo in cui ho l'onore di rappresentar l'Italia in ·questa capitale, si verificasse un fatto che porrebbe il suggello alle cordiali relazioni felicemente esistenti fra i due <Stati, e anzi a renderle maggiormente strette e simpatiche; quindi per mio conto certo non solleverò difficoltà ,che non fossero assolutamente motivate dal decoro dell'Italia, dalla dignità del Re. Ma Le ripeto di ciò ben so Ella è persuasa, e quindi entro senz'altro nei miei apprezzamenti. Ritengo fermamente il Conte Andrassy non solo desideri vivamente che Vittorio Emanuele venga a Vienna all'epoca dell'Esposizione affermar colla Sua presenza qui l'esistenza di quel fascio Germania, Austda ed Italia, che e~li ha fatto base della sua politica, ma sarebbe rprop!rio dolentissimo se ciò non s'effettuasse. L'Imperatore si è prestato ai desideri del suo primo Ministro incaricando il Conte WiffiiPffen di far a S. M. l'ambasciata ch'Ella sa; ·comunicazione d'altronde che fu :fatta in modo piress'a poco analogo a tutti i Sovrani, ma nel fondo del'animo suo sarebbe lietissimo, se nessuno dei membri della Casa di Savoia venisse a visitarlo. Prova di ciò mi è la riserva assoluta che con me è serbata da tutti qui in quest'argomento. I più alti funzionari della Corte mi fanno una domanda asciutta a ,cui io riSIPondo colla maggior riserva, e tutto finisce lì. Intanto ogni giorno ho nuove prove del mal volere generale che regna a Corte contro di noi, malvolere che ·cesserebbe immediatamente di palesarsi ove l'Imperatore volesse seriamente preparar il terreno alla venuta dell'Augusto Nostro Sovrano, e del Principe Ereditario. Se non vado errato, dal Principe Eugenio in poi, nessun P<rincipe di Casa Savoia ebbe a venir a Vienna; quindi se dopo tutto ciò che è successo da quell'epoca, il Capo della Casa od un membro di e:ssa deve venkci conviene assolutamente si abbia la certezza vi trovi quell'accoglienza che Gli è dovuta. Conseguentemente prego V. E. quanto caldamente so e posso, a ben chiarir la situazione a S. M. ed anche a S.A.R. il B.rinc1pe Umberto, affinché qualsiasi pa1sso possa presso di Loro fatre il Conte Wimpffen, abbiano a dargli risposta evasiva che per nulla impegni l'avvenire. Non mi dissimulo che l'astensione della nostra Casa Reale non passerà inosservata, ed anzi impressionerà non poco, ma creda a me che mi trorvo sopra luogo, ed in posizione da conoscere perfettamente il terreno; se non mutano le ciil",costan,r.-~, impossibile si è ,che non solo S. M. ma neppure nessun membro dell'Augusta Sua Casa venga qui. Convien avoc presente che l'occupazione di Roma colle sue necessarie conseguenze, fu un fatto ,che mutò essenzialmente la nostra posizione qui. In faccia al Governo ci troviamo in molto mtgliori 'condizioni, la nostra Unità essendosi così viemmagiormente affermata, ed .il partito Uberale che è al rpotere trovando in tal circostanza nuova ragione da desiderar sempre più un intimo accordo fra i due paesi. Ma in faccia alla Corte la situazione è mutata in senso opposto, la questione religiosa serve ammirabilmente di pretesto a coprir i mal sopiti rancori di tutti i Principi spodestati che qui si accolgono, e fornire loro il·mezzo accetto per agir sull'animo dell'Imperatore. Il Conte An:drassy edotto dall'esempio della sorte toccata al suo rpredecessore non si perita di vincere quelle oppo,sizioni, ed io conoscendo il terreno non so fargliene torto; ma avre,ssimo torto marc:io noi se chiu

dessimo gli oc:Cihi su di una tal situazione che è palese a chiunque la .guardi da vicino. D'altronde la nostra ·astensione non potrà far male ad altri, se non a chi ne è ·causa. Tutti ne capiranno la ragionevolezza. L'opinione pubbUca saprà a

•chi darne ·co.lipa, e le relazioni fra i due Stati non ne soffriranno, ne rlstpondo. D'altronde •ritengo anche poss1bilissimo il caso che vedendosi mancar al convegno che qui Sii daranno i prindpali Sovrani d'Europa, ed i Principi Reali, il Re d'Italia ed il Pvincipe Ereditario, il partito liberale faocia sentir abbastanza altamente la rsua meraviglia da costringer 1\Lm:peratore a far atti tali da 'render [possibile la venuta qui del Principe Umberto almeno. L'E,sposlizione durerà sei mesi, quindi il .tempo non mancherà pevché ciò abbia campo da succedere: dirò di più ritengo pTobabile tal eventualità si verifichi, ma colla maggior ins1stenza che mi è possibile, mi permetto pregar S. M. a !asciarmi solo giudke delle decisioni a prendersL

314

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, CADORNA, E A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

D. Roma, l febbraio 1873.

Con il corriere d'oggi trasmetto a V. S. un esemplare del fascicolo (l) di

documenti presentati alla Camera dei Deputati, relativi all'affare del • Laurìum •.

Un altro ·esemplare di questa pubblicazione Le fu già trasmesso per la posta

sotto fascia.

I documenti pubblicati comprendono il primo periodo delle trattative, perio

do che fu chiuso il giorno in cui, d'accordo fra di loro, l'Italia e la Francia

ebbero ricorso agli speciali buoni uffici dell'Austria-Ungheria per appianare pos

sibilmente le loro difficoltà con la Grecia. Però i documenti compresi nel fasci

colo sovra indicato bastano a stabilire esattamente il carattere della controversia

pendente, non meno che l'indole conciliativa della proposta che noi abbiamo

fatta alla Grecia. Senza entrare nelle particolarità delle trattative posteriori, è

mestieri che io informi la S. V. dello stato attuale della vertenza.

Il Gabinetto di Vienna ha ripetuto ad Atene la nostra proposta di rimettere

la questione ad un arbitrato giudiziario oppure diplomatico. A tale proposta il

signor Deligeorges ha risposto con una nota dell'li gennaio di cui è utile che

V. S. abbia sott'occhi il testo.

S. E. il Conte Andrassy ci ha comunicato ufficialmente la nota greca e la nostra risposta è ·stata nel senso di :rifiutavci a favorire i disegni del signor Deligeorges il quale, spostando la quistione, spera forse di guadagnar tempo. Ella troverà qui unito copia del mio dispaccio al Conte di Robilant che contiene tale risposta.

Ora, secondo le informazioni pervenutemi da Vienna è quasi certo che il Governo austro-ungarico proporrà alia Grecia, alla Francia ed a noi di interTo

gare le Grandi Potenze disinter·essate nell'affare del Laurium ponendo loro una quistione concepita presso a poco in questi termini: • Vuolsi considerare l'arbitraggio come il mezzo più acconcio di risolvere la quistione del Laurium? •. Noi ci concertiamo in questo momento con la Francia sulla risposta che converrà allora di fare alla proposizione dell'Austria-Ungheria, e probabilmente tale risposta consisterà nell'accettare l'offerta del Governo di Vienna. Nello stesso tempo però noi destderiamo raocomandare al Conte Andrassy di mettere sin d'o·ra la Grecia in mora di dichiarare se accetta la scelta che noi saremmo disposti a fare dell'Austria-Ungheria come arbitro nel caso in cui le Potenze interrogate riconosceranno nell'arbitraggio il mezzo più acconcio di mettere fine alla vertenza in discorso.

Questa raccomandazione che noi ci proponiamo di fare al Gabinetto di Vienna ci è suggerita dalla necessità di guarentirci contro le ulteriori procrastinazioni del Governo greco il •quale anche dopo il verdetto affermativo delle Grandi Potenze ·Cercherebbe sen2la dubbio nelle discussioni sulla scelta dell'arbitro o degli arbitri, sulle questioni da sottoporre al giudizio arbitrale sulla procedura da seguire altrettanti mezzi di tirar le cose in lungo.

Stando alle informazioni che si aveano a Vienna pare che non si dubiti del voto unanime e favorevole delle Potenz·e che l'Austria-Ungheria offre d'interrogare. Ma ciò nondimeno reputo necessario che senza indugio V. S. procuri d'informare esattamente codesto Mirustro degli Affari Esteri dello stato della quistione del carattere internazionale ormai incancellabile che la vertenza ha preso in seguito ad un complesso di circostanze indipendenti dalla volontà dei Governi d'Italia e di Francia e dell'indoLe vera del rimedio che noi abbiamo piroposto alla Grecia di adottare per togliere di mezzo ogni difficoltà. Ella vorrà pertanto ins~stere p•articola:rnnente sopra questa circostanza, che proponendo di :rimettere la quistione del Laurium ad un giudizio d'arbitri noi abbiamo offerto alla Grecia di appigliarsi ad un mezzo contemplato in tutte le legislazioni civili, le quali ammettono perfettamente che per accordo delle parti qualunque causa possa definirsi ad un giudizio arbitrale sostituendo questo giudizio di sua natura inappellabile a quello dei tribunali ordinari.

EUa vorrà inoltre rimettere a codesto Ministro degli Affari Esteri un esem

plare dei documenti pubblicati per Ie stampe.

(l) Si tratta del LV 20. Documenti Diplomatici concernenti le trattative con la Grecia per l'affare del Laurium, presentati dal ministro per gli affari esteri Visconti Venosta nella tornata del 30 novembre 1872.

315

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

(AVV)

L. P. Roma, 2 febbraio 1873.

Vi ringrazio delle vostre lettere particolari e approfitto del corriere per ri

spondervi.

Quanto voi dite intorno alla situazione attuale fra l'Italia e la Francia è per

fettamente vero e non ho nulla ad aggiungere. Quante volte mi occorse di tencrne

parola con Fournier e con qualche altro francese mi sono sempre espresso colla

massima franchezza. La •questione dei rapporti fra l'Italia e la F·rancia è una questione che deve essere 'risoluta molto :più in Francia che in Italia. L'Italia che desidera profondamente la pace, che non domanda altro che di essere lasciata tranquilla, considera l'eventualità d'un conflitto colla Francia colla più grande delle ripugnanze possibili. Noi non speriamo altro che di vivere in buona armo. nia colla nostra vicina. Il nostro più evidente interesse guarentisce la sincerità di questo desiderio. Ciò che esiste in Italia non è un sentimento d'ostilità verso la Francia, ma un sentimento d'inquietudine della ostilità della Fmncia verso di noi, e quel tanto di irritazione che si accompagna all'inquietudine. Togliete la causa e si vedrà immediatamente scomparire l'effetto. Ma si può togliere la causa? La causa sarebbe tolta il giorno in cui il Governo francese potesse prendere un'attitudine più netta e più franca verso di noi, in cui la Francia non fosse governata da una Assemblea la cui maggioranza è clericale e nemica nostra, in cui l'opinione pubblica francese mostrasse veramente di comprendere che, oggi, gli interessi della politica francese in Italia sono altri che gli interessi clericali e non consistono precisamente nello stringere, colle proprie mani della Francia, l'alleanza dell'Italia e della Germania. Ma tutto ciò non è possibile e anche col più grande ottimismo sulle intenzioni degli uomini che governano la Francia è d'uopo rtconoscere rche non è in loro fa,coltà l'ottenere ora questi risultati. Non rimane dunque che a trattare con una cura blanda una situazione di cui non si possono far scomparire a un tratto le cause, cercando di non compromettere l'avvenire e sperando nei beneficii del tempo. Per parte nostra, cerco di seguitare questa politica, evitando gli incidenti, palliandoli all'occorrenza, facendo prova di disposizioni sinceramente amichevoli e concilianti. Il Governo francese, dal canto suo, conosrce ormai per una esperienza di tre anni qual'è la situazione e sa quali sono le precauzioni necessarie per non aggravarla frattanto e non comprometterla, sa anche che cosa potrebbe fare, quando ne abbia l'occasione e la possibilità, per migliorarla.

Ma voi comprendete rche questa politica di pozioni calmanti non può essere tutto. V'è anche un'altra politica di previdenza pei casi peggiori, indipendenti dalla nostra volontà, politica che ci si impone come un dovere. Finchè ci sarà nella situazione un elemento di incertezza o di diffidenza è naturale rche noi facciamo 'Corrispondere ad esso un elemento adeguato di precauzioni. Quando noi vediamo il Governo del signor Thiers per un semplice atto di convenienza internazionale, come la visita degli Ufficiali dell'Orénoque, incontrare tante difficoltà e essere costretto a negoziare con esse e un poco anche a capitolare, è impossibile non pensare ai casi nostri. Il Governo francese il quale ci dice che egli è costretto a tener conto di ~quella parte considerevole dell'opinione che ci è ostile, troverà naturale che noi pure frattanto conserviamo con cura tutti gli atouts che possono trovarsi nelle nostre carte.

Voi avete detto benissimo al signor Thiers: noi vogliamo rimanere amici vostri, ma non vogliamo però esporci a rimanere più tardi vittima di troppo facili illusioni. E a proposito degli armamenti avete posto benissimo la questione dicendo: non vogliamo che voi siate le nostre dupes, ma non vogliamo neppure essere un giorno le vostre.

Che la Francia non sarà mai la nostra dupe contando che noi desideriamo di vivere con essa in buona armonia, e che non ci passeranno mai per il capo delle intenzioni aggressive, lo potete dire francamente senza tema nè di ingannarvi nè

di ingannaG.'e. Rimane l'altra parte che d rigua~rda e certo è più naturale si possa dubitare che intenzioni simili esistano in Francia piuttosto che in Italia, dove sarebbero una pura e semplice assurdità.

Voi toc,cate questa questione nella vostra lettera (l) e :mi dite che, a vostro avviso, sinchè il signor Thiers rimane al potere, l'Italia non ha nulla da temere. Io sono disposto a dividere la vostra fiducia e a confidare nei vostri apprezzamenti che hanno sempre un grande peso per me. Vi dirò per altro che da più di un lato mi è giunta la voce che nell'entourage della Presidenza si parla talvolta d'una po3sibile ripresa delle armi francesi verso l'Italia, quando, liberato il territorio, pagata l'indennità, riordinato l'esercito, la Francia riprenderà una politica attiva in Europa. Si dice che l'Italia non solo ha a temere della eventualità che può portare la destra al pote~re, rendere possibile la ~fusione e la restaurazione monarchica, ma che se la vita e il potere durano al signor Thiers, egli non ha solo l'ambizione di riparare le rovine del 1870, ma anche, compiuta quest'opera, di restaurare il prestigio antico della F~rancia nelle vie di quella politica che, a suo avviso, non avrebbe mai dovuto essere abbandonata.

A questo pr01posito io non ho che una rac,comandazione a farvi che, del resto, è superflua ed è di rimanere costantemente in sull'avviso e di usare la massima vigilanza.

Quanto agli armamenti non so troppo che dirvi. Non posso pe~rsuadermi che il signor Thiers colle sue note idee, colla sua esperienza, sapendo ciò che egli fa in Francia, possa scorgere qualche cosa di eccezionale in ciò che noi facciamo. Per le fortificazioni il Ministro della Guerra ha presentato alla Camera un progetto di legge e nessun lavoro può essere incominciato prima che sia votato. Il Colonnello de La Haye, attaché militaire di Francia, avrà mandato a Versailles questo progetto di legge. Il signor Thiers può studiarlo e convincersi che non v'è nulla di più di ciò che farebbe qualunque governo il quale non voglia ricevere la taccia di inerte e di negligente nel provvedere alle precauzioni no:r:mali di qualunque paese. Non si fanno ~che dei lavori di casermaggio per le compagnie a organizzazione territoriale che si reclutano nelle vallate delle Alpi. Le condizioni dell'Italia non ci permisero di stabilire l'organizzazione teuitoriale che per la riserva. Ma nelle vallate delle Alpi queste difficoltà non esistevano e, per assecondare l'autonomia valligiana, più vivace dell'autonom~a puramente amministrativa del distretto, il Ministro della Guerra ha organizzato alcune compagnie per vallata, nelle quali si riservano anche reclute della prima categoria. Sulla frontiera francese, compreso il Sempione, queste compagnie sono in numero di dieci. Sapete quale ne è l'effettivo? In tempo di pace queste dieci compagni~e contano collettivamente 900 uomini, sul piede di guerra ne contano in tutto 3000. Vedete ora di che si tratta. Se la memoria non mi tradisce il bilancio della guerra francese è di circa 425 milioni, l'italiano è di 148. I forti francesi verso l'Italia sono tutti armati, i nostri non lo sono. Nelle piazze francesi verso l'Italia v'è un forte concentramento di materiale di guerra. Il Generale Ricotti non se ne adombra perché, siccome la guerra si fa alla frontiera o per passare la frontiera, trova naturale che il materiale si concentri da quella parte e egli stesso concentrerà il suo non nelle

Puglie ma nella valle del Po. Aggiungete che il Ministro della Guem-a sta ora per congedare la classe del 1848, vale a dire ci>rca 30.000 uomini. Ora pensate agli armamenti della Francia che voi conoscete e che mettono in pensiero lo stato maggiore prussiano.

Ho letto con molto interesse quanto voi mi scrivete del signor Fournier. Da alcuni diJsco11si che questi mi fece ho collljpreso ·che egli conosceva la situazione che gli è fatta a Versailles, e mi diceva di sentirsi fortemente tentato a dare la propria dimissione. Io ne lo sconsigliai vivamente. Avete fatto benissimo a non nascondere al signor Thiers e al signor de Rémusat che il ritiro del signor Fournier produrrebbe la peggiore impressione. Può darsi che il signor Fournier sia un pò nervoso e che talvolta pa·rli più colla vivacità d'un uomo di spirito, che colla riserva tradizionale della di.plomazi.a. Ma vi assicuro, colla maggiore imparzialità ·e ponendomi anche al punto di vista del Governo francese, che le accuse fattegli sono delle pure e semplici calunnie, inventate e ammannite con quel fiele devoto 'che ben conosciamo. E.gli non ha mai che io mi sappia menato vanto di opinioni irreligiose, non ha mai tenuto discorsi sconV·enienti verso il Papa, non ha mai scandolezzato nessun di noi. Ben !ungi da ciò. Pensate all'affare deUa lapide di Galileo. È vero che egli tiene, rara avis fra i diplomatici francesi, un linguaggio francamente amichevole per l'Italia, che condanna le esagerazioni e le illusioni degli ultra clericali, ma io vi accerto che non l'ho mai udito esprimersi che nel senso di approvare e di consigliare una politica di riguardi e di larga moderazione verso il Vaticano e verso tutto quanto tocca il sentimento religioso. Quella mancanza di tenore che gli si rimprovera non l'ho mai rimarcata. Io cr·edo che certe vivacità di linguaggio le riserba forse per la sua corrispondenza col suo Governo. Lo suppongo almeno, perché nei suoi rapporti con noi non ho mai osservato cosa che sia eccessiva. Il suo ritiro sarebbe deplorabile perché l'opinione pubblica vi darebbe un significato anche più grande del vero e che nessuno potrebbe attenuare. Io non posso far assistere il pubblico alle conversazioni che avvengono nel mio Gabinetto. Il signor Fournier r1mase qui adunque per quaLche tempo senza ·che il pubblico attac•casse alcun particolare .significato alla sua personalità. Gli ultimi incid~ti misero in rilievo questa personalità, si seppe da tutti quali idee quale politica verso l'Italia egli rappresentava, e per dir meglio ,per quali idee e per quale politica egli aveva delle franche preferenze. Questa s1ituazione gli avrebbe potuto giovare molto nell'opera alla quale egli vorrebbe consacrare i suoi sforzi che è quella di ristabilire le simpatie francesi assai scosse e di riavvicinare i due paesi. Egli aveva, per così dire, preso posizione, cosa, voi lo sapete, assai difficile per un diplomatico. Sventuratamente le troppo evidenti perplessità del suo Governo paralizzarono questa azione la quale egli stesso lo sente, deve subire un temps d'arret; e non può raccogliere i frutti che se ne prometteva. Ma ad ogni modo s'egli fosse richiamato, l'impressione in Italia sarebbe o che la politica del signor Thiers, si è modificata in seguito a impegni presi colla destra, o ,che il signor Fournier si è avveduto che la politica del suo Governo non era la politica che egli qui professava e non .potè consentire a rimanere .qui come un paravento ingannatore dietro cui si nascondevano intenzioni tutt'altro che benevole. Vi aggiungo poi che con Fournier io

posso contare su molta buona volontà per tutti quegli incidenti che con un nulla possono diventare estremamente penosi e difficili. Con lui [pOISiSO contare su una buona volontà eguale alla mia. Se vi capita dunque di nuovo l'occasione, esprimetevi come avete fatto nel passato.

Voi desiderate alcune infol'mazioni per norma del vostro linguagrgio particolare sull'~chivio dei Gesuiti e sul Collegio Romano. Fournier me ne parlò ieri l'altro, anzi mi lesse il dispaccio ricevuto benché non ne avesse istruzione. Ciò rimanga dunque 1fra noi. Il tenore di questo linguaggio mi fece una certa tmpressione. Non già che H linguaggio ne fosse duro per noi o meno conveniente, ma v'era un tal elogio dei gesuiti, una tale identHìcazione della compagnia di Gesù colla religione cattolica, che la firma del signor de Rémusat vi faceva proprio una strana figura.

Si tratta dunque in primo luogo degli Archivi del Generale dei Gesuiti che si trovano nel convento del Gesù a Roma e che si teme il Governo italiano si approprii se il Convento del Gesù è soppresso. lo non credo punto che gli Archivi dell'Ordine dei Gesuiti si trovino ora al Gesù. Sono convinto che a quest'ora, sono già altrove, come sarebbe facile anche oggi mandarli altrove. Ad ogni modo risposi a Fournier che io non potevo dirgli se il Convento del Gesù fosse in tutto o in parte conservato perché ciò dipendeva dalla Camera. Nel caso che il Convento fosse soppresso gli archivi dell'amministrazione economica del Convento stesso rimanevano coll'ente soppresso. Ma gli Archivi dell'ordine intero, della direzione e della corrispondenza dell'ordine non potevano essere che gli archivi del General~ato. Ora il Generalato come funzione ecclesiastica non poteva essere da noi soppresso. Pe·r noi si trattava di dargli o non dargli una casa, di dargli e non dargli una dotazione, La funzione ecclesiastica rimaneva fuori della nostra competenza. Gli archivi del Generalato non appartenevano dunque all'ente soppresso, ma al Generale. lo credo che i Gesuiti fanno chiasso intorno a questi Archivi, per eccitare i pregiudizi popolari con delle pubblicità intorno ai misteri dell'Archivio dei Gesuiti e ~crearrci delle difficoltà. La questione del Collegio Romano è più complicata. Speravo di poter avere oggi una memoria sul Collegio Romano che vi avrei trasmessa, perché poteste farvi dell'affare un'idea esatta e perché il modo con cui se ne parla nei giornali clericali e anche nei dispacci dei governi mostra che si ignorano i termini della questipne. Questa memoria non l'ho ancora ricevuta, spero di mandarvela fra un paio di giorni.

I Rettori dei Collegi stranieri a Roma pubblicarono una protesta contro un parere d'una Commissione consultiva del Governo che dichiarò non essere il Collegio Romano un Istituto internazionale, ma sibbene un Istituto creato a Roma dai Pontefici. Ma la questione se il Collegio Romano sia internazionale non rè che accessoria, perché se esso rè un Istituto per l'insegnamento ecclesiastico esso è, in ogni modo, tutelato dalla legge delle guarentigie. La questione è di sapere se il Collegio Romano è una corporazione monastica di gesuiti nel cui seno si es&cita un insegnamento, nel qual caso, seguirebbe la legge di soppressione, oppure un Istituto d'insegnamento ecclesiastico semplicemente diretto dai gesuiti nel qual caso la legge nuova non lo toccherebbe ed esso rimarrebbe, per la legge delle guarentigie, sotto la esclusiva direzione del Papa.

Vedete che tal questione non può essere decisa che coll'esame dei titoli di fondazione. Io credo e tale è pure l'avviso del Guardasigilli che la legge non lo tocca. Ad ogni modo non voglio esprimermi in modo assoluto e vedrò !a memoria che aspetto e che vi spedkò.

Il Ministero ha dinanzi a sè una grande difficoltà, quella della legge sulle corporazioni religiose. Quanto dissero finora i giornali sulle deliberazioni della Commissione non è esatto. La Commissione non ha ancora preso alcuna decisione. I suoi componenti non fecero altro finora che scambiare le loro idee sull'insieme della legge ·e sulle principali questioni, ma non si venne ad al. cun voto. È vero però che da queato scambio preliminare di idee risultò probabile che la Commissione non accetterà l'articolo delle Case Generalizie nella forma da noi proposta, ma la maggioranza della Commissione si propone di studiare un altro sistema da sostituirsi a quello da noi proposto. Questo nuovo sistema sarà tale da .poter ess·ere o da non poter essere accettato dal Ministero? Ecco una previsione sulla quale non potrei pronunciarmi. Per parte mia sono disposto ad accettare qualcosa che modifichi in parte il nostro sistema, ma non qualcosa che lo snaturi affatto e ne sia la negazione.

Frattanto a rendere più difficile e forse impossibile il nostro compito ven. gono le manifestazioni dell'Episcopato francese. Nulla può più sicuramente indisporre la Camera che questo continuo appello all'ingerenza e alla pressione estera, accompagnato da un linguaggio di ingiurie e di minaccia. Per darvi un'idea dell'effetto che questo linguaggio produce anche sui più moderati vi unisco qui una lettera che ricevetti un'ora fa dal nostro comune amico Guerrieri Gonzaga. È vero che il nostro amico non è un modello di sangue freddo, ma vi dò la lettera come specimen. Io non mi meraviglio del linguaggio dei Vescovi francesi; rendere più difficile al Governo italiano una politica moderata è probabilmente nei calcoli del Vaticano. Spero però che il Governo francese vorrà in ogni caso o nelle risposte, se ne farà, ai Vescovi o in qualunque altra possibile manifestazione, calcolare il suo linguaggio in modo da tener conto di questo stato di ·cose e da non rendere più difficili gli sfocrzi che facciamo per vincere le resistenze della Camera e per ottenere una soluzione moderata.

Chiudo questa lunga lettera pregandovi di mandarmi le informazioni che potrete raccogliere sulla fusione dei due rami della Casa di Borbone.

(l) Cfr. n. 302.

316

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2008. Parigi, 4 febbraio 1873 (per. l' 8).

L'e!piscopato francese ha cominciato da qualche giorno e va proseguendo una vera campagna in favore degli ordini religiosi esistenti in Roma e nelle antiche provincie Romane, col mezzo di lettere e d'indirizzi mandati al Presidente della Repubblica francese. Alcune di queste lettere nelle quali non mancano le 'solite ingirn-ie verso il Governo di S. M. furono pubblicate nell'Univers

ed in altri periodici clericali. Mentre ho l'onore di segnalare all'E. V. questo movimento che probabilmente si estenderà a tutto l'Episcopato francese, mi

pregio d'informarla che il Governo della Repubblica s'astenne finora dal farmene parola. Dal mio canto ho creduto di non dover prendere l'iniziativa di domande e di spiegazioni a questo riguardo, senza previa istruzione dell'E. V. Non volli con una tale iniziativa anche indirettamente lasciar constatare che da noi si ammetta in un Governo estero il diritto d'ingerenza nella Legge che sta ora attendendo la discussione ed il voto del Parlamento Nazionale. Mi limitai in discorsi extra ufficiali, colle persone che per incidente mi parlarono della questione, a lasciar compr·endere come si provveda male all'interesse delle corporazioni religiose con dimostrazioni le quali non possono avere altro effetto .che l'indisporre l'opinione pubblica italiana, giustamente impaziente di ogni straniera pressione.

Se, e come il signor Thiers abbia risposto o intenda rispondere alle domande dei Vescovi non potr·ei dire in modo assolutamente esatto. Ho cragione di credere però che il Presidente della Repubblica non ha incmaggiato nè vuole incoraggiare le speranze dell'episcopato, protestando pur tuttavia dello interesse che esso porta a tutto ciò che si riferisce a tali questioni e del suo desiderio di potere giovare entro i limiti convenienti ai legittimi interessi !religiosi che possono esservi implicati.

L'E. V. giudicherà nella sua saviezza se allo stato delle cose convenga al Governo del Re l'ignorare queste domande dell'episcopato francese, fino a che non siano rilevate dal Governo della Repubblica, ovvero se convenga fin d'ora mettere il Governo francese stesso in avv·ert·enza contro gli inconvenienti ed i pericoli che l'attitudine dell'episcopato francese può generare per le relazioni dei due Governi d'Italia e di Francia, quando questa attitudine non fosse apertamente disapprovata dal Governo della Repubblica.

317

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. R. P. 883. Roma, 5 febbraio 1873 (per. il 7).

Continuando le comunicazioni relative alla propaganda della Associazione Internazionale, rendo noto all'E. V., per quelle partecipazioni che credesse opportune di fare ai Governi di Spagna, di Francia e della Svizzera e al nostro Rappresentante presso il Governo Inglese, quanto segue.

Con .particolare insistenza vengono diramate circolari stampate dalla tipografia di propaganda internazionalista di S. Imier, tendenti a persuadere che l'elemento contadinesco, sarà l'unico e ìl migliore per compiere il movimento insurrezionale nel nostro Regno, questi eccitamenti fin'ora non hanno trovato un terreno propizio, ma sarebbe desiderabile che uno stato amico, qual'è la Svizzera, trovasse modo d'impedire che venissero da una sua tipografia, o al· meno anche per solidarietà d'interessi, giacchè trattasi di propaganda socialista, fornisse a tempo informazioni.

Nei progetti della demagogia figura per prtmo, quello che il moto insurrezionale debba partire dalla Spagna, per estendersi nel Mezzogiorno della Francia. In tal caso sarebbonsi scambiate lettere tra Barcellona e Ginevra.

A New York, ma più probabilmente a Londra, la Federazione Operaia Internazionale di Bruxelles, sta per costituire un Comitato centrale composto di una rappresentanza di rivoluzionari comunisti di ogni nazione, che dovrebbe avere per precipuo scopo quello di provvedere armi, apparecchiare un contingente di uomini arrischiati e tenere in accordo la razza latina, mercè attive corrispondenze ed emissari, affinchè il movimento insurrezionale abbia a riuscire simultaneo nei diversi paesi.

Sarebbe poi utile di conoscere dettagliatamente ciò che si è discusso nel CongreSISo InteiiTlazionale di Cordova, dove intervenne qualche Italiano, coane sedicentesi rappresentante del Fascio di Bologna.

In quel Congresso si affermò che tutto è pronto nel Mezzodì della Francia, che dei navigli Inglesi ed Americani trasporterebbero armi dalle fabbriche Inglesi ed Americane e che i rifugiati della Comune si adoperano alacremente a questo scopo.

Quantunque queste notizie appariscano colorite dall'esagerazione, nondimeno la prudenza vuole che siano tenute in conto, se non altro per appurarle, ed io quindi sarò grato all'E. V. ,se si compiacerà di parteciparmi quanto le venisse intorno alle medesime comunicato.

318

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2009. Parigi, 5 febbraio 1873 (per. l' 8).

Riferendomi al mio rapporto di questa Serie N. 2002 in data del 17 gennaio ultimo (1), ho l'onore d'informare l'E. V. che con una lettera del 31 dello stesso mese S. E. il Ministro degli Affari Esteri dlella Repubblica m'annunzia di essersi messo in corrispondenza col suo Collega dell'Interno per concertarsi seco lui intorno alla questione dell'abolizione dei passaporti al confine francoitaliano. Il signor di Rémusat promette di farmi conoscere la soluzione rtostochè il Ministro dell'Interno gli avrà definitivamente risposto.

319

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA , AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Londra, 7 febbraio 1873.

Il signor Monat essendosi dis:impegnato degli affari ,che aveva in corso !POtei avere col medesimo una nuova lunga conversa9-ione sul soggetto della scelta

di un luogo che possa essere conveniente per istabilirvi le case per la deportazione.

Il signor Monat è -d'a~viso che l'isola di Borneo non ci convenga. Egli dice, che è troppo lontana, che il suo clima è malsano, che il luogo che da noi sarebbe scelto manca di gran copia delle case necessarie. Suggerisce invece come luogo molto più opportuno le isole, od alcuna delle isol•e di Nicobar.

Uissi al signor Monat, che già da alcuni anni si erano fatti dei passi presso il Governo Inglese •per conoscere se ·avrebbe avuto osservazioni da fare pel caso che quelle isole, allora possedute dalla Danimarca, passassero in vostro possesso al fine di stabilirvi la pena della deportazione; che si attese per tempo notevole la risposta; e che Lord Clarendon, allora Ministro degli Affari Esteri, 3i credette in grado di darcela allora soltanto che ci rispose che era dolente di doverci dire che quelle isole erano state cedute dalla Danimarca all'Inghilterra. Per altra parte si affermava, che il clima, e le circostanze locali non fossero favorevoli allo stabilimento di un luogo di pena. Ora poi che le dette Isole erano proprie dell'Inghilterra che se le era fatte cedere allora appunto che sapeva da noi stessi che desideravamo di occuparle, parevami che nuovi passi che si facessero per ottenere la cessione dell'Inghilterra stessa presentassero difficoltà ancora maggiori di riuscita.

Il signor Monat mi rispo.se che non era di questo avviso. Ora le circostanze erano, a suo credere, cambiate da quello che erano allora, ed il GoveriiO Inglese sarebbe più proclive a secondare il nostro desiderio. L'Inghilterra faceva assolutamente nessun uso di quelle Isole, nè poteva mettere importanza a possederle. Anche nel caso che l'Inghilterra facesse ostacoli ad una cessione, il nostro scopo poteva ottenersi mediante una locazione a lungo termine che ne ottenessimo, per esempio, per cento anni. Il Governo Inglese poi non avrebbe, a suo avviso, posto certamente degli ostacoli ad accondiscendere ad una simile locazione, la quale poi, occorrendo, avrebbe potuto essere prolungata quando non ne fosse lontana la scadenza, od anche prima, in favorevoli circostanze.

Rispetto alla salubrità di quelle Isole, ed alla conv.enienza di collocare nelle medesime uno stabilimento penale, il signor Monat sostenne che quel clima non era insalubre, che con lavori di non molta importanza, e richiedenti un te,mpo non lungo ;poteva essere reso ancora mtigliore; e che vi esisteva tutto ciò che poteva essere necessar:o alla vita. Soggiunse che per altra parte quelle Isole presentavano il vantaggio di ess·ere abbastanza lontane per la diportazione, ma non tanto da cagionare gravi spese, e difficile sorveglianza; e che esse si trovavano sulla grande linea di navigazione all'Oriente. Il signor Monat entrò in molte particolarità di fatto a conforto di questa sua opinione, e mi comunicò il fascicolo di ottobre 1870 della CaLcutta Review nel quale si contiene un lungo articolo sulle isole di Nicobar. Siccome le cose dettemi a questo riguardo dal signor Monat sono appunto queUe che si contengono nel detto articolo, così mi astengo ora dal ripeterle. Le mando per l'opposto sotto fascia codesto fascicolo della predetta Rivista. Siccome però debbo restituire codesta ;pubblicazione al signor Monat, così la prego di volerrrnela rimandare tostochè Ella ne abbia presa cognizione. Prendo il partito di farLe questo invio perché non sarebbe possibile il trovar modo di comperare questo fascicolo separato di una pubblicazione periodica.

Ella che dai documenti relativi alle isole Nicobar esistenti nel Ministero può aver notizia di ciò che ebbe luogo su questo soggetto giudicherà se il suggerimento del ,signor Monat IPo&sa essere pa-e:>o in ,considerazione, e, quando Ella sia in grado di lf,arlo, La pregherei di darmene un cenno per mia norma, onde essere posto in grado di ,continuare le mie conve,rsazioni col signor Monat, il quale in modo molto gentile si è mostrato ben disposto a continuarle.

Da qualche giornale italiano ho rilevato, che vi si afferma che il Capitano Racchia, dopo di aver compiuto il suo mandato nell'Impero Birmano, doveva raggiungere altlre due navi, e recarsi a prendere possesso di una terra destinata ad essere luogo per iscontare la pena della deportazione, e che il Capitano Racchia stesso avrebbe avuto H Governo di quella terra, la quale non si dice :}uale sia. Questa notizia ritengo per certo ,che sia una favola, poiché Ella colla 3Ua lettera del 19 dicembre p.p. (l) mi ha scritto che il Capitano Racchia aveva avuto ordine, alla sua partenza, di non occuparsi di questo affare, e mi >criveva di dire ciò a Lord Granville, il che feci, come Le riferii nella mia lettera del 3 gennaio p.p. (2).

Finora Lord Granville non mi fece alcun cenno sul soggetto delle mie comunicazioni da me riferite nella predetta mia lettera del 3 gennaio.

P. S. -L'ultimo rapporto della Legazione sulle isole Nicobar è del 30 lugldo 69 n. 3 Politica.

(l) Cfr. n. 297.

320

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 59. Pietroburgo, 8 febbraio 1873, ore 11,15 (per. ore 14,20).

Ambassadeur de France a reçu information de son Gouvernement que le Cabinet autrichien, tout en écartant question préjudicielle de la Grèce à sa proposition de médiatio!'. consentirait à interroger Puissances si elles pensent que la voie de l'arbit-.cage serait la plus apte pour amener résultat satisfaisant dans question Laurium. Gouvernement français prévient Ambassadeur de Fran. ce qu'il devra se mettre d'accord avec représentant italien sur les démarches à faire près du Cabinet impérial dès que proposition susdite sera adressée à la Rus:sie. Détails :par lettre.

321

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 60. Madrid, 8 febbraio 1873, ore 21,30 (per. ore 2,20 del 9).

Par suite de la nomination du général Hidalgo à un commandement en Catalogne tout le corps d'offiders d'artillerie a donné sa démission. Le Minis

tère après s'etre fait donner vote de confiance par les Cortès, l'a acceptée, et le Roi bien qu'entièrement contraire à l'acceptation a df.t y consentir. S. M. est très i:rrité contre le Ministère sans •cependant pouvoir rien changer. La situation devient de plus en plus tendue. Explications par poste. Je prie V. E. de vouloir ibien transmettre au Roi.

(l) -Cfr. n. 235. (2) -Cfr. n. 271.
322

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE s. n. Parigi, 8 febbraio 1873 (per. il 16).

È importante p€1 Governo di S. M. l'essere informato il più esattament€ che sia possibile delle forze di cui la Francia possa disporre pel caso in cui, contro le gen€rali speranze, la pace dell'Europa venisse ad essere subitamente turbata. La Francia occupa pur sempre nel mondo un posto tale da dover formare un serio elemento di calcolo nelle previsioni degli Stati esteri. Ciò è specialmente vero per l'Italia, divenuta grande Potenza continentale e mediterranea, nella doppia eventualità di una guerra in cui Francia ed Italia si trovassero in campi opposti, e di una guerra in cui le due nazioni si t~ovassero alleate nel campo medesimo.

Nello scopo quindi di fornire al Governo del Re i necessari elementi d'informazion€, ebbi cura di mandare succ€ssivamente €d a suo tempo all'E. V. i bilanci .francesi della guerra e della marina, €d i documenti legislativi € regolamentari che si riferiscono al nuovo ordinamento militare della Francia. Ma in argomento di tanto rilievo non bastano informazioni generali e documenti l€gislativi o regolamentari. Occorrono di più ragguagli precisi sullo stato effettivo d€lle forze militari attuali, e dentro certi limiti delle future; sulla loro composizione matedale e morale; sulla loro distribuzione; sul loro armamento, sui mezzi più o meno vasti, più o meno rapidi di concentrazion€, e su varie altre questioni il cui esame e studio oltrepassano la mia competenza €d €sigono cognizioni tecniche speciali. Fu perciò savio consiglio l'avere inviato a Parigi, in ·qualità di Addetto militare a questa R. Legazione, un ufficiale superiore, il Luogotenente Colonnello Rossi, appartenente al Corpo Reale dello Stato Maggior·e, competentissimo nella materia, colla missione di raccogliere e fornire al

R. Ministero della Guerra le informazioni speciali e tecniche dianzi accennate. Il Luogotenente Colonnello Rossi ha compiuto in massima parte con lodevole sollecitudine l'incarico affidatogli e mandò con successive relazioni al Comando del R. Stato Maggiore generale il risultato degli speciali suoi studi, in guisa che il R. Ministero della Guerra è in possesso di tutti gli elem€nti più indispensabili per formarsi un concetto esatto delle forze militari della Francia al principiare del presente anno 1873. Ora, affinché di questo fatto rimanga la debita constatazione nella corrispondenza fra questa Legazione ed il R. Ministero degli Affari Esteri, ed a scarko della l"esponsabilità che incombe all'uno ed all'altra, ho invitato il Luogotenente Colonnello Rossi ad indicarmi in una speciale relazione la natura e la misura delle informazioni da lui raccolte e comunicate

all'Autorità militare da cui dipende. Ho l'onor·e di mandare all'E. V. questa relazione (l) unita al presente dispaccio che confido al corriere di Gabinetto Anielli ·e La prego di volermi segnare ricevuta di questa spedizione.

Ho accennato di sopra che il Signor Rossi aveva compiuto l'affidatogli incarico in massima parte. Di fatto, la serie delle relazioni dell'Addetto militarre alla R. Legazione abbmccia tutte le parti del quesito e costituisce un lavoro coscienzioso e completo sulla materia che formava l'oggetto della sua missione speciale. Anche la parte che si riferisce alle forze marittime vi trovò il suo luogo. Ma in questa speciale materia le osservazioni del Luogotenente Colonnello Rossi hanno dovuto restringersi entro certi limiti. Egli mandò al Comando dello Stato Maggiore il bilancio francese della marina, l'ultima list-a delle navi da ·guerra compilata nel 1870, ed altri ragguagli ha inviati o sta per inviare relativamente ai mezzi di cui dispone la Francia per trasportare truppe per la via di mare. Ciò nondimeno le questioni che si riferiscono allo stato delle forze navali della Francia sono tali da dover essere studiate anch'esse in modo accurato e speciale, ·e da persone che abbiano competenza affatto speciale nella materia. Si tratta in fatto di sapere esattamente non solo il numero, la qualità, l'armamento, la forza e la celerità delle navi da guerra, la loro distribuzione, il loro comando, il loro equipaggio, la loro capacità di trasporto e la forza delle truppe specialmente destinate a combattere a bordo, ma ben anche di conoscere tutti gli elementi ·che la marina mercantile ·e specialmente quella a vapore possono fornire in caso di guerra a complemento e sussidio della marineria italiana.

So •che il R. Ministero della Marina si oocu[pa di tali inforn:.3~ioni ed akune ne domandò direttamente al R. Console generale a Parigi, e recentemente per mezzo del R. Ministero degli Affari Esteri chiese a questa Legazione la lista delle navi da guerra francesi (Dispaccio ministeriale N. 1439 affari in genere 26 gennaio) (1). Il R. Console generale non ha natura,lmente né i mezzi, né la competenza per fornire le chieste informazioni, e la R. Legazione si trova nel ·medesimo caso.

Quanto alla lista delle navi da guerra, prego l'E. V. di voler far sapere al

R. Ministro della Marina che questa lista non è compilata che in ristretto numero di esemplari destinati agli ufficiali di marina francesi, che l'ultima compilata ha la data del 1870, e che una copia di essa è stata mandata dal Luogotenente Colonnello Rossi al Comando del R. Stato Maggiore generale, a cui il

R. Ministro della Marina potrà domandarne comunicazione.

Ma questi ragguagli, procurati per via indiretta, non bastano. È importante ch'essi siano raccolti nel modo più completo e più preciso che sia possibile, ed è egualmente importante ch'essi siena concentrati in un solo ufficio speciale insieme ai ragguagli sulle forze di terra, e non disseminati in vari uffici.

Ho l'onore di pregare l'E. V. di voler chiamare su questo argomento l'attenzione dei due Ministri di guerra e di marina, e mi permetto di suggerire le misure seguenti:

l) Destinare alla R. Legazione a Parigi un Addetto militare scelto fra gli ufficiali più distinti della R. Marina, ad esempio dell'Inghilterra che ha in

Parigi, in tale qualità, un capitano di vascello, e della Russia che ·Vi ha un contrammiraglio;

2) Dare a quest'ufficiale di marina una missione, per lo studio della marina di guerra, simile a quella data al Luogotenente Colonnello Rossi perr lo studio delle forze di terra;

3) Procurarsi le informazioni relative agli arsenali e porti di guerra della Francia col mezzo dell'invio regolare e frequente in detti porti, specialmente a Tolone, di RR. navi da guerra, i cui comandanti od ufficiali sarebbero incaricati durante il soggiorno in essi di raccogliervi i necessari ragguagli, ciò che forse non potrebbe agevolmente fare neanche un Addetto di marina da Parigi.

(l) Non pubblicato.

323

1L MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 65. Madrid, 9 febbraio 1873, ore 19,30 (per. ore 11 del 10).

Voici ce •que j·e viens de télégraphier à S. M. à Rome. Le Roi est profondément blessé de la pression ,parlementaire exer•cée sur lui par le Ministère pour le forcer à accepter la demission de tout le Corps des officiers d'Artillerie, et S. M. !Pl"évoyant des nouvel1es atteintes à sa dignité et à son autorité a déclaré ce matin à M. Zo·rrilla qu'il était décidé à abdiquer. A peine ai-je appris cette nouvelle tout à fait inattendue j'ai cru devoir faire parvenir à S. M. l'indkatlion de la formation d'un Cabinet de conciliation comme moyen de pouvoir encore gouverner. .Je me suis permis de demander en meme temps si S. M. avait été consultée. Un Conseil de Min1stres aura lieu ce soir pour délibérer sur •ia déclaration du Roi. .Je télégraphierai autant que possible.

324

IL CONSOLE GENERALE A BUDAPEST, SALVINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 56. Budapest, 9 febbraio 1873 (per. il 12).

Nella seduta di ieri, questa Camera dei Deputati adottò una deliberazione la di cui importanza mi pare meriti essere segnalata all'attenzione di V. E. Vi diede luogo una petizione della Deputazione provinciale del Comitato di Csanàd, in cui vien richiesta la espulsione dei Gesuiti dall'Ungheria.

Il Deputato di sinistra Desiderio Majthenyi si fe·ce organo di detta petizione, ed appellandosi ad antiche leggi tuttora in vigore, propose senz'altro che la Camera deliberasse tale espulsione, ed ·applicasse ai beni posseduti dall'Ordine le disposizioni cont·enute nelle leggi stesse.

Tale proposta d:u sostenuta da altri Deputati di sinistra e contrastata da alcuno di destra, finché il Deputato di questa parte Conte Teodoro Csaky prese

la parola dicendo, che se la proposta Majthenyi non poteva essere messa. in discussione nella sua crudità, e perché estranea all'ordine del giorno {discutendosi adesso il Bilancio dell'Interno) dovesse tuttavia esser mantenuta nella sua sostanza, fosse stampata e distribuita ai Deputati, e che più tardi dovesse esser stabilito se e quando la Camera sarà a discutere in merito sulla medesima.

Questa rpropo,sta del Deputato Csaky, malgrado viva opposizione per parte del Conte Alberto Apponyi, fu accettata dalla Camera a grande maggioranza di voti. Per essa votò la sinistra ed un gran numero di Deputati di destra.

Si riprese quindi la discussione dell'ordine del giorno, cioè il Bilancio del Ministero dell'Interno.

325

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 63. Madrid, 10 febbraio 1873, ore 1,25 (per. ore 10,45).

Demain lundi à l heure en Conseil extraordinaire le Roi posera comme condition sine qua non de son maintien au trone la formation d'un Cabinet de conciliation.

326

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

T. 28. Roma, 10 febbraio 1873, ore 14.

Je vous autorise à adresser au Comte Andrassy une note pour lui annoncer que le Gouvernement du Roi accepte sa proposition d'interroger les grandes puissances relativement à l'arbitrage pour l'affaire du Laurium, telle qu'elle est formulée dans la Dépeche qu'il vous a adressé le 6 février.

327

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 29. Roma, 10 febbraio 1873, ore 14,15.

J'ai autorisé le Comte de Robilant à accepter par une Note écrite la proposition du Comte Andrassy de demander Russie, Allemagne et Angleterre si elle ,croient l'avbitrage le moyen le plus propre à résoud:re la question du Laurium dan:s sa phase actuelle.

328

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 67. Madrid. 10 febbraio 1873, ore 21,30 (per. ore 10,30 dell '11).

Le Roi vient de me diire que M. Zorrilla a refusé au nom de tout le Cabinet la formation d'un Ministère de conciliation sous prétexte que le sang coulerait dans les rues de Madrid. S. M. a donc maintenu sa résolution d'abdiquer qu'il fera connaitre demain par un messag·e aux Cortès. La ville est très agitée et l'on s'attend à un mouvement républicain. M. Topete et les aut·res généraux conservateurs sont tous venus offrir au Roi de créer une situation de force. Mais S. M. a refus:é absolument de recourir aux moyens violents. Au reste avec la dissolution artillerie et le manque de soldats dernièrement éloignés de Madrid la tentative eut été douteuse. Je prie V. E. de vouloir bien tmilSIIIlettre au Roi ce télégramme que je n'ai pas absolument le temps de reproduire.

329

IL MINISTRO A BERNA, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 191. Berna, 10 febbraio 1873 (per. il 13).

Non reputo poter meglio rispondere alli ossequiati dispacci n. 102 e 104 in data 13 e 27 gennaio prossimo passato (1), aventi per oggetto le mene dell'Internazionale, che presentando all'E. V. il sunto di un colloquio avuto or dianzi sull'argomento medesimo col Presidente della Confederazione.

Alla domanda che io gli indirizzava al fine di conoscere il suo sentimento intorno all'importanza che av·esse oggi qui tale società rispose che ai suoi occhi l'Internazionale era in !svizzera come del rimanente per diverse cagioni dappertutto, in istato di decadenza, e ne fanno .fede la diminuzione de' suoi gior· nali ed il discredito in cui sono caduti i suoi apostoli.

Le sue dottrine hanno bensì in parecchi cantoni non pochi aderenti, sopra tutto fra gli operai addetti alle industrie che richieggono la riunione di molte braccia in mezzo e vicino a certe agglomerazioni urbane. Ma come la maggioranza del Popolo Svizzero è composta di paesani, che non le comprendono e si sono chiariti avversi a tali dottrine così accade che nelle condizioni precedenti, di queste popolazioni sieno meno a temersi qui che altrove i tentativi diretti a ridurle in atto. I rurali sono stati in ogni tempo di complessione e di genio conservativ o.

Stimai qui necessario di rammentare al mio interlocutore il recente sciopero degli operai Ginevrini, che non è per anco finito, ed egli aggiunse che stava per farmene menzione appunto perché io avessi a vedere in questo ten

tativo impotente una prova di quanto egli affermava, poiché a Ginevra gli scioperanti sono stati abbandonati dagli altri mestieri, onde sia, che né il Governo Ginevrino né il Consiglio federale abbiano menomamente avuto a dar~ne pensiero.

L'E. V. troverà allegati (l) a questo mio rapporto alcuni stampati, dai quali 3i può desumere sopra ·che porti la differenza che esiste a Ginevra tra il capitalista e l'operaio nell'industria dell'oreficeria.

Le agitazioni cui si sono lasciati trascinare in diversi cantoni i giornalieri impiegati a certe particolari fabbriche erano il più spesso promosse dagli operai forestieri e principalmente dai Tedeschi, ma dopo le grandi soddisfazioni d'ogni genere toccate in 'sorte alla Germania nell'ultima guerra, la mente di costoro si era rivolta a più temperati consigli. Etssi sono invero seemati qui oggi di numero in tutti i •principali centri di popolazione e non vi hanno più i capi, che prima li spingevano alla propaganda e, pel mezzo negativo dello sciopero, all'azione.

Gli operai francesi non furono mai in gran numero nei cantoni e coloro che a seguito dell'insurrezione parigina poterono riparare in !svizzera e che ;;otto veste di emigrati politici stanno ora in Ginevra, nel cantone di Vaud e nel Giura Bernese sono pochi e senza influenza sopra quelli d'altre nazioni che difficilmente del resto si affiatano con loro.

Ciò risulta da indagini diligentemente fatte all'uopo di fornke al Ministro della Confederazione a Parigi argomento per rettificare su questo punto le idee del Signor Thiers e d'oUenere quindi, che gli Svizzeri siano pareggiati in Francia agli attinenti delle nazioni meglio trattate a codesto rispetto.

Il Signor Ceresole lamentò che gli esploratori, mantenuti da alcuni governi, e qui voleva principalmente accennare alla Francia, nei cantoni prendessero spesso i più singolari abbagli e dando corpo a delle ombre, ingannassero i governi da cui sono mandati: ciò che fanno, meno per illuminarli su quanto succede veramente in !svizzera, che per assicurarsi la continuazione di un non meritato salario. Onde avvenga che per loro cagione sia posta in sospetto nonché l'oculatezza delle autorità Elvetiche, la loro lealtà. A queste parole io aggiunsi essere lieto che questa digressione non toccasse il Governo Reale, il quale non ha mai avuto argomento di sospettare le autorità Svizzere; così gli forniva una prova della fiducia del Governo Italiano dandogli comunicazione di aLcuni nomi sospetti, e di a1cuni fatti che nell'interesse dei due paesi importa l'appurare. Queste comunicazioni saranno prese in considerazione e quando occorra io sarò informato delle macchinazioni che l'Internazionale ed altre società fossero per intraprendere a pregiudizio dei nostri ordini economici e politici.

Fu poi •Con segni di grande soddisfazione che il primo magistrato della Svizzera apprese come avessi nelle mie istruzioni di far comprendere al Consiglio federale che l'Italia rifugge dall'entrare nell'idea d'una opera comune agli altri stati all'uopo di combattere le mene dell'Internazionale, e che, come aveva già fatto, .sconsiglierebbe di dar seguito alle proposte che per questo oggetto erano state messe innanzi da taluno di essi.

Il S1gnor Ceresole non si dissimula i pericoli, onde per 'le dottrine dell'Internazionale sono minacciate le basi della civilità moderna. Egli vede in tali dottrine un incamminamento a.d uno stato di ·cose, dal quale l'Europa si credeva uscita da molti secoli, ma crede che le proposte fatte per indurre i Governi ad un'opera potrebbero ove fossero ammesse porre a repentaglio in tutte le sue manifestazioni la libertà, mentre non è che nella libertà che si può cercare rimedio a questi pericoli.

Non mancherò d'informare, quando sia necessario, l'E. V. di quanto fosse per tentarsi qui a nostro danno dalla società internazionale come altresì di ciò che potrebbe tentare a danno di altre nazioni.

(l) Non pubblicati.

(l) Non si pubblieano.

330

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1142. Berlino, 10 febbraio 1873 (per. il 16).

La lutte entre l'Eglise et l'Etat se poursuit avec une égale ardeur. Les Evéques vo1ent dans les lois anti-cléricales une violation flagrante de leurs droits. Ils contestent au pouvoir législatif toute compétence de s'immiscer dans les affaires du clergé catholique et d'en régler l'instruction et les devoirs. Ils déclarent incompatible avec leur conscience d'accepter la situation qui leur serait faite par les nouvelles lois. Ils laissent prévoir une résistance à outrance. Ils reçoivent déjà les adhésions des ,chapìtres de leurs diocèses. Le Cabinet de Berlin condamne ces manifestations dans les termes les plus formels, et il espère que les tentatives insensées de l'Episcopat échoueront devant le bon sens des populations et l'énergie du pouvoir civil.

Le Prince de Bismarck est d'avis que lorsque le vote du Landtag aura donné les armes necessaires pour faire respecter l'autorité de l'Etat, l'opposition se calmera. Le Président du Conseil, Général de Roon, prévoit une lutte longue et difficile, mais il faut que le Gouvernement, du moment où il l'a acceptée, ne recule pas. Il compte bien que les réformes entreprises seront dans l'avenir une oeuvre de paix. Il semble douter cependant qu'il en soit ainsi du vivant du Pape actuel. Son successeur aura peut-étre à ·coeur de prendre d'autres allures.

Le Ministre des Cultes et de l'Instruction publique avec lequel j'ai eu un entretien sur ce sujet, estime, lui aussi, que dès que les nouvelles lois seront promulguées, le haut clergé y pensera deux fois avant de ·continuer à prècher la révolte. Parmi ces lois il y en a deux dont il ne dépend que de lui mème de ne pas tomber sous leur application. S'il persistait dans son attitude factieuse, le Gouvernement n'hésiterait pas à sévir avec un extrème rigueur, et il en aurait les moyens. Il ne faut pas oublier, M. Falk me le laissait coonprendre, que l'Al1emagne depuis l'époque de Luther est le terrain des créformes, que ce travail s'est poursuivi à travers ces trois siècles, et qu'aujourd'hui la couronne de l'Empire est portée par un Prince qui n'est plus tenu en lisière par le Vatican comme aux temps des Empereurs de la Maison d'Autriche.

Pour prononcer un jugement sur une situation aussi compHquée, il :fau

drait savoir s'il était vraiment nécessrure de s'engager dans une voie qui n'est

pas sans dangers. A cela il est répondu qu'on n'avait pas le choix, puisque le

Gouvernement n'a fait que relever le gant du défi. Le camp opposé prétend

au contraire qu'il est en état de légitime défense, et que c'est le Prince de

Bismarck qui, par les manoeuvres les plus astucieuses a conduit les choses au

point où le confiit était inévitable. Dans ce but il a fait flèche de tout bois,

entre autres de la dernière allocution de Pie IX, représentée comme une insulte

contr,e l'Empereur afin de vaincre ses derniers scrupules. Ne pouvant émaner

des décrets spéciaux pour triompher de sa bète noire, le polonisme chez lequel

nationalité est inséparable de religion, il a invoqué la raison d'Etat pour obte

nir des lois générales de répression là meme où jusqu'ici 1es populations catho

liques avaient témoigné de leur patriotisme.

En admettant meme la nécessité de prendre hardiment position, il y a lieu de se demander ,si les moyens seront proportionnés au but, ou 'SÌ l'on ne se livre pas à de faux calculs, comme Joseph II dont les ordonnances minutieuses le faisaient appeler pa,r Frédéric le Grand: « mon ftère le sacristain •. &s idées de réformes étaient plus philosophiques que judicieuses et jetèrent dans ses Etats des semences de troubles et d'irréligion. Le fameux décret sur la cons. titution civile du clergé en France qui confisquait, au profit de la puissance séculière, les droits jurisdictionnels du St. Siège et de l'Episcopat, n'a pas eu de meilleures chances de succès. Napoléon l er échoua dans ses tentatives de se ménager un clergé complaisant et servile. Il convient aussi de rappeler l'incident des Archeveques de Cologne et de Posen enfermés dans des forteresses sous Frédéric"Guillaume III à l'occasion des controverses sur les mariages mixtes. Son successeur s'empressa de les relacher en présence d'une vive fermentation dans ,ces p,rovinces. Et meme il fit d'importantes concessions à Rome -nommément l'abolition du pla,cet -pour rpel'mettre au St. Siège d'en venir à un accommodement.

Les circonstances, il est vrai, ne sont pas les mèmes aujourd'hui. Néanmoins malgré les forces dont dispose ce Gouvernement, malgré l'appui d'une majorité si condescendante à lui octroyer des pouvoirs qui empiètent sur le domaine de la liberté, raffermira-t-il pour autant l'union de l'Allema,gne, gagnera-t-il surtout les suffrages de la Bavière? Est-il prudent avec la perspective d'une nouvelle guerre avec 1a France, de préparer, je ne dirai pas des trahisons à domicile, mais tout au moins une ,certaine tiédeur pour la défense de la cause nationale parmi les populations catholiques encore assez ferventes, par exemple dans les Provinces Rhénanes? Obéiront-elles alors de préférence à l'offkier ou au curé? On 'Se souvient peut-etre et on s'exagère la portée de ce jugement pìrononcé par M. d'Ancillon, un des Ministres de Frédér1c-Guillaume III • ,ce ne sont pas les garnisons, les villes de guerre, ce ne sont pas les forteresses fédérales qui nous protégeront ,contre la France protectice des catholiques, mais le mur d'airain du protestantisme ».

D'un autre còté, le Cabinet de Berlin est·il convaincu qu'il suffi.ra de la publication des lois dont il s'agit pour que l'episcopat garde bouche close? Ce serait là une forte illusion. Les Evèques r,ecevront le mot d'ordre de Rome de serrer les rangs pour faire respecter la liberté de l'Eglise et décliner une suprématie de l'Etat. Il est deux points surtout sur lesquels ils ne transigeront pas -à savoir pour ce qui a trait à l'éducation des prètres -qu'on voudrait enlever à la direction exclusive du clergé et au pouvoir disciplinaire des Autorités ecclesiastiques. Ils croiraient signer leur abdication en acceptant sur cette matière la suprématie de l'Etat.

Il ne faut pas perdre de vue néanmoins, comme le laissait entendre M. Falk que la dignité Impériale est pour la premtère fois entre les mains d'un Souverain protestant. Ce Miniske ajoutait que dès lors nous n'étions plus aux temps du Saint Empire Romain. Il ne s'est pas étendu davantage sur ce sujet. Mais il est permis d'en tirer la conclusion que, sans aller aussi loin que certains réformateurs qui prodament la doctrine cujus regio ejus religio, doctrine qui ne serait plus de m~s:e dans ce siècle de progrès, le nouvel Emptre où la majorité appartient au culte des dissidents, où les rationalistes abondent mème parmi les pasteurs évangéliques, est tout natureHement disposé à mettre en oeuvre la maxime que le Gouvernement Spirituel de l'Eglise doit ètre subordonné au pouvoir temporel.

La réforme du XVJème siècle avai tlaissé deux partis à peu près égaux entre lesquels la victoire resta incertaine. Plus tard la paix de Westphalie fit aux deux religions une portion égale et régla les choses de manière à ce qu'elles pussent vivre en paix. Il y eut en quelque sorte deux Allemagnes, l'une catholi· que, l'autre protestante, chacune ayant ses droits, sa position légale, son organisation particulière; l'une ayant pour point d'appui la Maison d'Autriche, l'autre balançant cet avantage par le nombre et l'importance des Princes qui lui appartenaient. De là une division dans l'ordre religieux, comme dans l'ordre politique, deux directions oppos:ées données aux esprits et une incompatibilité presque enttère entre JE's deux moitiés de la Nation. Du reste Ies précautions avaient été multipliées pour que les rapports extérieurs au moins fussent pacifiques. Cet équilibre a été rompu à la suite des guerres sous Napoléon Jer par les Traités de Wl5, ainsi que par les guerres de 1866 et 1870-71. On a reculé au delà paix de Westphalie, en ce sens que c'est maintenant l'élément protestant qui domine avec les traditions de la Maison régnante en Prusse, et avec un Gouvernement qui tout libéral qu'il soit se croit obligé, par raison d'Etat, de prendre le contrepied des aspirations françaises, polonaises, particularistes, qui se donnent la main pour restaurer l'Allemagne à leur façon dès qu'elles en trouveraient le joint.

Pour ce qui concerne particuUèrement l'Ita,J!ie, si nous n'avons qu'à nous féliciter de voir l'Allemagne parcourir une voie qui l'écarte de plus en plus de ceux qui en voudraient à notre indépendance nationale, il me semble toutefois qu'il y a aussi un revers à la médaille. L'énergie que le Cabinet de Berlin déploie pour saper dans ses bases toute velléité d'opposition à l'onnipotence de l'Etat vis-à-vis de l'Eglise catholique, doit nécessairement av?ir son contrecoup auprès de l'opposition qui voudrait, sans tenir compte de la différence de situation, nous pousser également à des mesures plus radicales encore contre le St. Siège. En second lieu, il a fallu ici modifier quelques articles de la Constitution pour la mettre d'accord avec les nouvelles lois ecclésiastiques. Cet exemple servira aussi d'encouragement à ceux qui .prechent chez nous un changement partiel du Statuto.

Quoi qu'il en soit, je ne vois pas que dans ces conjonctures il fiìt sage de notre part de nous écarter de la ligne de modération et de ménagement vis-à-vis du Vatican. Nos conditions ne sont pas les memes que celles de l'Allemagne. Attendons d'ailleUII1S de voir quelle sera l'issue d'une campagne où le genie d'un Moltke ne saurait dresser un pian de campagne. S'il n'y a pas de défections dans les rangs du clergé, s'il est secondé par les populations des campagnes moins atteintes que les habitants des villes par l'indifférentisme religieux il ne serait pas invraisemblable que par lassitude ou par circonspection le Cabinet de Berlin fìt ou reçut des ouvertures rpour une treve, pour un modus vivendì. Il pourrait se présenter telle circonstance où il conviendrait soit au St. Siège, soit au Gouvernement prussien de déposer les armes. Dans les rapports entre la Russie et le Vatican nous voyons de ces alternatives de paix apparente et de guerre selon que des intérets réputés majeurs sont dans la balance. Le jour où le Prince de Bismarck disparaitrait de la scène du monde, il sera assez malaisé à retrouver un homme de taille à continuer sa politique hardie. Un changement de règne pourrait meme couper les ailes à son vol dans cette direction. C'est là un motif de plus pour ne pas nous fermer la voie à toute chance d'entente sinon avec Pie IX, du moins avec un autre Pape élu par un Conclave dont nous devons nous appliquer à rendre la réunion possible dans notre pays.

331

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. l. Berlino, 10 febbraio 1873.

J'ai appris par Lord Odo Russell que Lord Granville l'avait interpellé en voie confidentielle sur les motifs du retard du Cabinet de Berlin à nommer un successeur au Comte Brassier. A Londres on attachait du prix à ce que l'Allemagne eùt à Rome un représentant al'ant les conditions requises pour bien remplir ce poste important. Lord Odo Russell n'était pas chargé d'en entretenir le Prince de Bismarck ou Monsieur de Balan, mais il était bien aise de m'entendre à ce sujet.

Je lui ai raconté sommairement quelles étaient les bonnes intentions du

Chancelier Impérial et qu'il avait demandé qu'on lui laissat quelque temps

pour procéder à un choix qui présentait des difficultés précisément parce qu'on

était à la recherche d'un candidat ayant les qualités si exceptionneUes requi.ses

pour s'acquitter au mieux de ses fonctions.

Jusqu'ici on ne m'a pas souffié mot au Ministère des Affaires Etrangères

sur la question d'une Ambassade. De mon còté je me tiens sur la réserve. Le

seul diplomate qui m'en ait parlé ici a été mon Collègue de Turquie. H m'a

demandé quelle était notre manière de voir à ce sujet. Je lui ai répondu, et

il s'·est empressé d'en écrire à son Gouvernement, qu'en principe nous n'aurions

aucune objection, et que si le Cabinet de Berlìn exprimait un désir dans ce sens,

nous serions prets à le seconder. Aristarchi Bey croit que le moment est arrivé de

prendre une décision. Il compte se rendre au mois d'Avril prochain à Constantinople pour gagner le Grand Vizir à ses vues. La dernière entrevue des trois Empereurs a démontré que la position trop inférieure faite ici aux Envoyés Extraordinaires et Ministres Plénipotentiares nuit aux intérèts du service. Nous sommes la seule Cour d'Europe où sauf lors des quatre réceptions durant le Carnaval une étiquette très sévère les exclut des réceptions chez le Souverain. Ils perdent ainsi l'occasion de s'entretenir av·ec ·le Chef de l'Etat et d'exercer, ne serait ce que par ricochet quelque influence sur le Prinoe de Bismarck, et sur d'autres personnag·es dont il convient de ·cultiver la connaissance autrement on vit dans un isolement presque compiet. Cet inconvénient se fait sentir plus vivement encore lors des visites des tètes couronnées, qui deviennent plus fréquentes par le rapprochement des distances, et en suite des rapports d'intimité qui se sont établis depuis l'automne dernier entre les trois Puissances du Nord. L'Italie et la Turquie comptent parmi les grandes Puissances, elles ne doivent pas se laisser distancer par l'ancien Aréopage.

Aristarchi Bey a des convenances personnelles en jeu; rpuisque la Sublime Porte entreUent ·ailleurs des Ambassadeurs, c'est rpour lui affaire de carrière d'atteindre le sommet de la hiérarchioe. Je m'explique donc son insistance et je n'y ver.rais pas un motif pour nous d'accélérer le pas dans cette voie. Il en serait tout autrement si vraiment l'intérèt du servic·e souffrait de cette disparité de rang. Notre doyen, le Ministre de Belgique, prétend sous ce rapport que s'il appartenait à un grand pays, il n'hésiterait pas un seul instant à engag.er son Gouvernement à lui conférer le titre d'Ambassadeur. Vous savez que ni en 1871, ni en 1872 à mon passage à Rome, je ne me suis prononcé d'une façon aussi nette. Si inconvénients il y avait, je tachais de les surmonter de mon mieux. J'avais meme des préférenc·es pour le maintien du status quo qui me rpermettait une vie plus tranquil1e et plus d'.assiduité aux travaux de la Légation. Mais il est de fait qui en Septembre dernier, nous avons joué un ròle par trop effacé, mème comme simples observ·ateurs. Quand je dis nous je pa<rle de tout le Cmps diplomatique à l'exception des Ambassadeurs. Il y avait mème un còté plaisant, je n'ose dire ridicule à voir des diplomates interrompant leurs congés et r·evenant des quatre coins de l'Europe à toute vapeur pour rester en quarantaine à leur poste. Les E•mpereurs dans le but, je veux l'admettre, du maintien de la paix ont pris l'engagement de se communiquer leurs vues réci:proques de nature à compromettre 1a tranquillité générale. Les entrevues se renouvel1eront donc, et il n'est pas sans importance de se ménager une porte ouverte pour mieux étudier leurs allures, pour veiller autant que possible au grain. Le Prince de Bismarck, inaccessible chez lui, se montre parfois aux réunions plus 1restreintes à la Cour et qui commencent vers Novembre jusqu'au printemps. Il invite parfois les Ambassadeurs à sa table. Bref, il y a pour ceux-ci de bien plus nombreuses chanoes que pour nous de se trouver dans les ·centres influents et de recueillir des impressions qu1 ne sont pas à dédaigner pour la marche des affaires.

Je vous soumets ces considérations par acquit de conscience. Veuillez en peser

la valeur •et aviser ·enne tenant compte que de ce que Vous penseriez rentrer dans

les exigenoes du service. Dans le cas où Vous estimeriez que le moment est veou

de sortir de notre réserve, il y aurait un moyen assez indiqué de mettre le Cabi

net de Berlin en mesure de se prononcer, sans que nous eussions l'air de prendre

une initiative trop directe. Vous pourriez laisser entendre au Comte de Wesdehlen, en lui demandant une réponse, que si l'élévation de notre Mission à Berlin au rang d'Ambassade devait faciliter en quoi que ce fut le choix du représentant de l'AHemagne à Rome, notre Gouvernement ne verrait pour sa part aucun obstacle à une ·entente à cet égard, entente qui témoignerait une fois de plus de nos excellentes relations.

Sans viser à une démonstration politique, il y aurait néanmoins tout avantage à ce qu'à Vienne et à Pétersbourg on acquit toujour:s mieux la preuve que le terrain nous est favorable ici. Nos actions monteront près ces Cours et rpour ne pas laisser le champ trop libre à l'Allemagne, elles ne manqueront pas de demander la parité de traitement pour leurs représentants à Rome. Quant à la France, il en sera de mème. Nous nous ferons une bonne note soit auprès de ce Gouvernement, soit aupvès de l'opinion publique en ouvrrant la marche. Indépendamment des raisons politiques qui parleraient en faveur de nos préférences pour la Prusse puisque nous commencerons par elle, il y aurait pour justifìer notre détermination ce motif que j'ai indiqué plus haut, que ce Pays est le seui en Europe où l'étiquette a établi une ligne de démarcation si tranchée entre les Ambassadeurs et les Envoyés.

Vous av.ez pu Vous apercevoir que si je ne consultais que mes gouts, je me serais abstenu de Vous écrire sur ce sujet qu'il me répugne beaucoup de traiter, de crainte de me donner mème les apparences, de ne vouloir monter en grade que par ambition personnelle. Mais j'ai cru de mon devoir de vous tenir aujourd'hui ce langage puisqu'en 1871 et 1872, quand Vous avez bien voulu m'entretenir de ce sujet j'avais cru pouvoir Vous dire que pour le moment je ne voyais pas l'ur. gence de changer le rang de ce poste. Vous comprendrez aisément, mon cher Ministre, que mon assurance d'alors soit ébranlée par les nombreuses réflexions que mes collègues et quelques personnes de la société ne se font pas faute de m'adresser, malgré le silence que j'ai toujours gardé à cet égard. Ces réflexions pa:raissent gagner de va1eur à une époque où les deuils et les maladies d'Augustes personnages ont limité les invitations générales pour les Ministres.

332

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. 2. Berlino, 10 febbraio 1873.

J'ai vainement cherché parmi les dépèches remises par le Courrier Anielli la lettre particulière que semblait m'annoncer votre télégramme du 2r7 janvier échu (1). Je l'ai regretté, car c'est dans cette sorte de correspondance que je puise les [ndications les plus intéressantes et les rpilus utiles rpour me guider dans le labyrinthe de la politique.

Mes dernières lettres particulières avaient trait aux récits dans la presse sur un échange de vues qui aurait eu lieu en 1870 entre les Cabinets de Rome,

de Parts et de Vienne pour une intervention aJ'IIIlée en faveur de la France. La Spenersche Zeitung vous mettait directement en cause dans des termes offensants et injustes. Bien de plus nature! donc que mes observations sur ce sujet au Secrétaire d'Etat qui au reste s'est empressé de désavouer d'une manière très péremptoire l'article de ce journal, et de l'engager directement et indirectement à s'abstenir de semblables attaques. Il m'avait paru en outre ~mportant de laisser comprendre qu'il convenait de couper court aux commentaires dont les révélations du Due de Grammont fourniraient ici les éléments. On commençait à faire trop de bruit sur cet incident. Il transpirait déjà des allusions assez compromettantes sur les courses du Comte de Vitzthum entre Vienne, Florence et Paris. O.r c'était là un point qu'à mon avis il valait mieux laisser dans un certain clair-obscur, car j'avoue que, d'·après quelques propos qui m'ont été tenus par Notre Auguste Souverain en 1871 il m'avait semblé que nous avions été un peu sur la voie de sortir de la neutralité. Sa Majesté, tout en me remerciant de mon attitude et de mes indications qui avaient toujours laissé prevok le succès des armées allemandes, me disait, entre autres, • Nous l'avons échappé belle! •. Il faut eSIPére:r du moins que nous n'aurons laissé entre les mains du Comte de Vitzthum aucune pièce compromettante, car nous avons 'eu par l'incident Beust-Grammont la .preuve qu'on ne saurait trop se prémunir contre les indiscrétions. Quoiqu'il en soit, je persiste à soutenir mordicus que les événements1 m'ont donné :ra~son, quand j'affirmais que la présence au pouvoir du Ministère actuel était un gage du maintien d'une stricte neutralité avant comme après les graves désastres de la France.

(l) Non pubblicato.

333

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL

T. 30. Roma, 11 febbraio 1873, ore 15,10.

J'ai reommuniqué au Roi vos télégrammes (1). J'attends sa réponse que je vous communiquerai. En attendant je vous ~ie de faire savoir au Roi Amédée que s'il le désire une ou deux frégates ·italiennes iront l'attendlre dans le port que vous

me désignerez par télégraphe. J'attends de ·connaitre 1es dispositions du Roi Amédée.

334

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 69. Madrid, 11 febbraio 1873, ore 10,20 (per. ore 0,45 del 12).

Aussitot après présentation message annonçant abdication LL. MM. partiront pour le Portugal. Le Roi désire qu'on lui expédie immédiatament à Valence un bateau à vapeur pour recevoir équipage et suite. J'accompagnerai LL. MM. jusqu'à la frontière et reviendrai ici attendre les ordres de V. E. Il n'est pas dou

teux que les Cortès qui se sont déclarées en permanence vont proclamer la république. Tout le monde rend homma.ge à la loyauté et à la fermeté du Roi qui en abdiquant au moment où l'on portait atteinte à sa royauté et à son armée quitte le tròne en laissant intacte la Constitution qu'Il avait jurée et se retire fièrement comme un noble fils de la Maison de Savoie.

(l) Cfr. nn. 325 e 328.

335

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 70. Madrid, 11 febbraio 1873, ore 23,30 (per. ore 14,30 del 12).

Je viens d'annoncer au Roi le départ de Leurs Majestés dans une heure pour le Portugal. J'accompagnerai LL. MM. jusqu'à la frontière, laissant M. Alcon à la Légation jusqu'à mon retour. Je 1prie instamment V. E. dle m'accuser réception de mes nombreux télégrammes, qui jusqu'ici sont tous ,restés sans réponse.

336

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1143. Berlino, 11 febbraio 1873 (per. il 16).

D'après des confidences faites au Majeur Mocenni par le P1rince de Poligna·c, Chef d'Escadron, Attaché militaire à l'Ambassade de France à Berlin, l'Allemagne sérieusement inquiétée par les progrès rapides de la Russie dans le déve· loppement de ses fmces et pa·r la perspective d'une entente éventuelle entre Pétersbourg et Paris, se serait déjà mis à l'oeuvre pour préparer une contre-mine. Le Prince de Bismarck veut pré\'enir la Russie sans lui laisser le temps, pas plus qu'à la France, d'organiser davantage ses moyens d'attaque. Déjà à Salzbourg, les Souverains de Prusse et d'Autriche s'étaient mis d'accord pour une alliance offensi\'e et défensive qui a été scellée lors de l'entrevue à Berlin en septembre dernier. M. de Polignac donnait cette nouvelle camme certaine. Dans un délai très-rapproché les deux Puissances seraient en mesure de disposer à eet effet de 1.500.000 combattants pourvus de tout le matériel nécessaire de campagne. Il s'agirait d'une reconstitution de la Pologne. La Prusse s'agrandirait de quelques Provinces de l'Autriche, et celle-ci aurait carte bianche vers les Principautés Danubiennes et vers les còtes Orientales de l'Adriatique. Le terrain le plus favorable pour provoquer une collision serait l'Orient. Dans ce but des agents secrets prussiens auraient déjà tendu leurs filets; ils encouragent sous main dans ces contrées un mouvement religieux contraire aux aspirations de l'orthodoxie russe, ils accordent des subsides pour la fondation d'Eglises dissidentes. On vise par là à forcer le Cabinet de St. Pétersbourg à démasquer ses batteries. L'An.gleterre dont ~la .fibre est devenue plus sensible en .suite des nombreux mécomptes de sa politique, se rangerait ·Contre la Russie à laquelle on sau:rait bien donner l'apparence de vouloir attenter à l'intégrité de l'Empire Ottoman. Il ne saurait nous convenir, ajoutait M. de Polignac, de contribuer par notre inaction à l'éta.

blis.sement de la suprématie d'une Pui!ssance dont l'ambition ne connaitrait alors plus de bornes. Il nous im;porterait au contraire de veiller à ce que l'équilibre européen ne fut pas compromis davantage, et :surtout de nous opposer à une extension du territo1re de l'Autrkhe-Hongvie vers l'Adriatique. Notre lot seTait la Savoie et Nice.

M. Mocenni avec le tact qui le distingue s'est limité à entendre ce récit (libellé sous forme de mémoire) non sans faire comprendre toutefois qu'en sa qualité d'Attaché militaire il s'abstenait d'empiéter sur le domaine politique réservé au Chef de la Mission. Mais il .avait tout lieu de croire que M. de Polignac avait déjà écrit des rapports dans ce sens à Paris. Est-il l'écho de son Ambassadeur? C'est là un point que nous tàcherons d'eclaireir. Pil'ésumant peut-ètre que je ne mordrais pas au hameçon, il aura jugé préférable d'essayer de tendre la ligne an Major Mocenni dont les opinions sont moins connues. Quoi qu'il en soit, il faut espérer qu'on n'attaohera à Paris aucun prix à ces divagations d'un dilettante politique et légitimiste à outrance, chez lequel cependant la haine contre la Prusse l'emporte sur ses antipathies ·contre l'Italie. U est vrai que la France est le pays par excellence des illusions. Ce n'est pas à nous à la mettre en garde, mais comme il ne serait pas impossible qu'on cherchat à faire miroiter à nos jeux aussi, ne serait-ce que pour nous détacher de l'Allemagne, ces élucubrations fantaisistes, je les signale, pour ce qui elles valent, à V. E.

Certainement le Prince de Bismarck a joué un role des plus habiles en amenant les choses au point où, sous les auspices de l'Empereur d'Allemagne, les Souverains de Russie et d'Autriche sont venus se donner ici une accolade. Le Cabinet de Berlin calculait fort justement en se ménageant ·ainsi les chances de contenir, au besoin, l'un parr l'autre ses deux voisins s'il prenait un jour à l'un d'eux la fantaisie de rechercher l'alliance de la France. Il en serait de meme quant à l'Orient si d'un coté ou de l'autre on faisait mine d'y courir l'aventure. Là, comme ailleurs, le Prince de Bismarck vise au maintien du status quo, absorbé comme il l'est dans le travail d'unifkation d~ l'Allemagne. Son espii.'H sans doute est trop perspicace pour ne pas entrevoir dans l'avenir des dangers du coté de 1a Russie, preuve en est qu'on ne cesse de fortifier les frontières prussiennes vers le Nord et l'Est, entre autres, Posen, ce qui n'indiquerait guère une tendance à reconstituer la Pologne. Les efforts et les dépenses pour la marine allemande sont concentrés sur la défense des cOtes de la Baltique au moyen de batteries flottantes et de fortifi.cations permanentes. Il est vrai que dans le pian de défense de l'Etat, on s'occupe moins de se renforcer ve;rs l'Autriche. Cela prouve que le besoin en est moins urgent parce que la ligne est moins difficile à surveiller. Mais vouloir induir,e de ce qu'un Gouvernement pourvoit à la 1s1lreté de son territoire, qu'il n'attend que le moment de se jeter sur son voisin, c'est aller un peu loin dans ses soupçons. Que la F;rance ne puisse dormir sur les lauriers de l'Allemagne, qu'elle poursuive des projets de revanche, c'est explicable de meme qu'elle s'applique à nous tenter de lui prèter notre concours. Mais qu'elle suppose que nous serions enclins à lui donner main forte pour l'aider à reprendre son .ancienne suprématie et ses tons arrogants meme au prix de la Savoie et de Nice, •C'e serait 1pa:r trop nalf de sa part. Nous dievrions plutòt nous ranger parmi les Etats qui ont, comme l'Empire germanique, un véritable intérèt à la consolidation de la paix européenne. Or si la sécurité générale a fa:it quelques pll'ogrès,

on le doit en partie aussi à cette entrevue des trois souverains, qu'on voudrait nous représenter maintenant comme une scène du baiser de Judas. L'Empereur Alexandre aurait été trahi dans les coulisses par ses augustes collègues! C'est le cas d'appliquer ici le dicton-qui veut trop prouver, ne prouve rien, et excite plutòt la défiance sur sa sincérité. Le genre de perfidie imputé au Prince de Bismarck n'est pas de mise, surtout quand on connaìt les sentiments de sympathie qui existent entre les Souverains actuels de P.russe et de Russie. Je ne veux pas affirmer pour autant que l'avenir se présente sous les couleurs les plus riantes. Il n'est point d'esprit juste et réfiéchi qui ne sente qu'au fond il reste toujours dans la .situation de l'Europe quelque chose d'incertain et de précai.Ire, tant il est difficile de se •rasseoir dans des conditions régulières et naturelles après les commotions les plus puissantes. Il suffirait peut-etre d'une étincelle pour rallumer les passions aujourd'hui sinon assoupies, du moins contenues et pour transformer le jeu nature! des antagonismes internationaux en conflits redoutables. Le Prince de Bismarck ménage peut-etre d'autres surprises, surtout si la république de M. Thiers tombait entre les mains d'un Gambetta, ou d'un prétendant qui chercherait à se faire un marche-pied au tròne en paossionnant l'opinion publique pour les anciennes traditions françaises. Mais que de parti pris le Chancelier conspire déjà pour mettre le feu aux poudres, quand les convenances de sa patrie lui dictent de vouer d'abord tous ses soins au développement pacifique de l'oeuvre dont il est le principal auteur, on ne saurait l'admettre de la part d'un homme d'Etat aussi supérieur. Il y a d'ailleurs entre la plupart des Etats l'intelligence de la solidarité qui existe entre l'ordre intérieur dans chaque

pays, et cet ordre d'une espèce plus élevée et ·plus générale qu'on nomme l·a paix du Continent. Peut-etre n'est-il pas en Europe beaucoup de Gouvernements dont la sécurité intérieure n'eut à souffrir d'un ébranlement qui serait iinfailliblement universel. Il y aurait bien là de quoi faire réfléchir. Et quant à la France depuis que la guerre et les révolutions périodiques ont imprimé à sa politique de fausses allures et l'ont reduite à l'impuissance vis-à-vics de l'Allemagne au moins pour un certain nombre d'années, une action isolée de sa part serait la plus périlleuse et la dernière peut-etre de ses tentatives. Cette considération la pousse peut-etre à se rapprocher de nous et de la Russie. Le plus sage est de ne pas jouer à la lotterie dans une pareille association.

337

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 140. Vienna, 11 febbraio 1873 (per. il 16).

Questa mattina mi pervenne il pregiato teLegramma di V. E. datato da Roma (10 corrente, o,re 2,20 minuti sera) (l) e non ho tardato ad uniformarmi agli orclini prescrittimi indirizzando oggi stesso a S. E. il Conte Andrassy apposita Nota, di cui unisco copia (2), onde annunziargli che il Governo del Re accetta la sua proposta, d'interrogare le Grandi Potenze relativamente aLl'arbitrato per

l'affarre deL • Laurium •, taL quaLe è formuLato neL Dispaccio che mi è stato .diretto H 6 corrente.

L'Ambasciata di Francia ha fatto anch'essa pari comunicazione della quale -ebbi lettura e potei assicura~rmi essere iJdientica alla mia nella sostanza, se non nella forma.

(l) -Cfr. n. 326, che reca però sw registro dei telegrammi come ora di partenza le 14. (2) -Non si pubblica.
338

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. 3. Berlino, 11 febbraio 1873.

Ma lettre particulière n. 2 (l) était déjà écdte quand j'ai reçu ~er la votre du 6 courant (2), dont je vous remercie beaucoup. Je n'ai suivi qu'un penchant tout nature! en me mettant sur la breche pour présenter id quelques ·Observations sur certains alfticles du journalisrne allemand. n s'agissait d'ailleurs de vous mettre à l'abri désormais d'attaques aussi injustes que d:éjplorées. Je l'eusse fait rpour ·cha~cun de mes chefs, ma~s a fortiori, pour vous qui m'avez montré tant d'amitié et de confiance.

J'ai lu avec un vif intéret ce que vous me mandez sur la loi des corporations religieuses. Il me répugne d'admettre qu'au dernier moment il ne se ralliera pas au Ministère une majorité animée camme lui de senti:ments de modération et d'égards vis-à-vis du Vatican. Le Courrier de Cabinet vous apportera ma dépeche n. 1142 (3) où se trouvent quelques considérations à l'appui d'une semblable attitude dictée par nos propres convenances. Un changement .de Cabinet dans les conditions actuelles serait une faute. On comprend que le jeu naturel des constitutions parlementaires amène successivement au pouvoir. des hommes d'Etat de différentes nuances y compris ceux de la gauche pour autant qu'ils soient monarchiques. Mais un Ministère d'opinions trop ;avalllCées ne serait pas de mise aujourd'hui où il faudrait contrebalanoer le trop plein de liberté, en accentuant davantage les principes d'ordre et d'autorité, si nous voulons nous prémunir contre les idées républicaines de la France .et de l'Espagne où la position du Roi Amédée ne tient rplus qu'à un fil. Il faut donc espérer que vous paxviendrez à conjurer l'orage qui semble se préparer dans notre parlement. Le radicalisme, comme vous ·le dites fort bien a

.chez nous pour l'Allemagne dies tenckesses fort sujettes à caution. C'est en outre un élément qui ne ·cadrerait point avec les vues des trois Empereurs dont nous devons rechercher l'amitié pour l'opposer, le cas échéant, à l'inimitié de la France.

J'ai padé ce matin à M. Balan dans le sens de •ce que vous m'écrivez sur la question commerciale. Il m'a remercié de ces détails qui confirment pleinement les rapports de la Légation Impériale près notre Cour. Le Cabinet de Berlin, M. de Balan a insisté sur ,ce point à deux reprises, compte heaucoup sur notre résistance aux doctrines protectionnistes françaises condamnées par

une économie publique bien entendue. Il i..mipoJ;te qu'on ne fasse point un [Pas en ardère. Sur ce terrain • comme sur tous les autres • on nolliS considère ici camme les alliés de l'Allemagne. A ce titre nous ne perdrons certainement pas de vue quand dans les négociations M. Ozenne ou Forunier, tà'cheront, à défaut d'autrers rcordes, de faire vibrer ,celle du sentiment de gratitude ou d'églmds au profit de la France, que si 1e Cabinet de Berlin se trouve en ~ésence d'un g,rave conflit ent,re l'Eglise et l'Etat, c'est précisément pavce qu'il a fait la sourde oreille à un parti qui n'aurait pas mieux demandé que d'enròler l'Allemargne dians le nombre de nos adver~Saives.

Ma lettre particulière n. 2 (l) parle d'une démarche privée faite par Lord Granville auprès de Sir Odo Russe! pour connaitre le motif du retard apporté au choix du successeur du Comte Brassier. Y a-t-il là dessous plus qu'un simple intèret de curiosiité ou de bienveillance à notre endroit? On a fait courtr le bruit que l'Angleterre voyant avec quelque défiance se resserrer l'inUmité entre les trois Cours du Nord, se serait rapprochée davantage de la France. Tel serait meme la raison d'Etat pour laquelle le Cabinet de Londres aurait fait les concessions commerciales désirées par M. Thi·ers. Serait-il disposé à réunir les faisceaux de l'ancienne alliance occidentale. A ce point de vue il tenait peut-etre à védfier s'il fallait attribuer à quelque froideur survenue entre nous et l'Allemagne, la cause du retard de celle-ci à remplir la lacune laissée par la mort du Comte Brassier. Ce sont là des suppositions sur lesquelles je ne veux pars m'arreter davantage. Auraient-elles que1que rapport avec les récits du Prince de Polignac? (dépeche n. 1143) (2).

Ma lettre rpal'tkuliere n. l (3) a trait aussi à la question d'.Arrnbassade. Je m'en remets à votre bon jugement. Mais j'avoue que si, contre mes désiJ's, vous vous décidiez à quitter le portefeuille, je préférerai que vous ne laissiez pas à d'autres le soin de prendre une détermination sur cette question; camme sur celle de le promotion du Chevalier Tosi, promotion qui est mon caeterum censeo.

Les télég.rammes de Madrid deviennent de plus en plus inquiétants. L'abdication du Roi déjà résolue en prindpe allait ètre présentée aux Cortes; M. de Balan prétend ne rien savoir de plus que ce que nous raconte l'agence· télégraphique Wolff. Le Roi Amédée sous certains rapports ne chasse pas de race puisqu'il renonce à la Couronne tandis que son Auguste Père a évincé de leurs trònes plusieurs Souverains. C'est là un rude échec .pour le principe· monarchique. Nous verrons si les chances Hohenzollern reprennent.

(l) -Cfr. n. 332. (2) -La minuta di questa lettera non è conservata in AVV. (3) -Cfr. n. 330.

333 13 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

339

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI

T. 31. Roma, 12 febbraio 1873, ore 11.

LL. MM. le Roi et la Reine d'Espagne partiront pour le Portugal immédiatement après la leciure du message d'abdication. Le Comte de Barrai les:

accompagnera jusqu'à la frontière. Vous irez à leur rencontre pour vous mettre à leur disposition. Veuillez demander au Roi s'il a l'intention d'attendre que des batiments de guerre italiens ·arrivent à Lisbonne pour ramener LL. MM. en Italie. Télégraphiez d'urgence.

(l) -Cfr. n. 332. (2) -Cfr. n. 336. (3) -Cfr. n. 331.
340

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, ALCON, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 72. Madrid, 12 febbraio 1873, ore 8,02 (per. ore 20,30 del 13).

LL. MM. parties ce matin à 6 heures. Comte Barrai les accompagne jusqu'à la frontière et il sera de retour dans 4 jours. n m'a chargé de dire a V. E. ·qu'il lui a adressé ces derniers jou11s plusieurs télégrammes.

341

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, ALCON, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 73. Madrid, 12 febbraio 1873, ore 13,30 (per. ore 20,45 del 13).

LL. MM. continuent leur voyage jusqu'à Aranjuez parfaitement. Le Sénat ·et les Cortès constitués en as:>emblée nationale ont dédaré que la république sera la forme de Gouvernement en Espagne, des constituants seront appelés pou.r déterminer la forme que la république devra avoir. Rivero nommé président de l'Assemblée, Figueras Président du Ministère sans portefeuille, Castelar affaires étrangères, Echegar:ay finances, Salmeron Gràce et justice, Pi inté

rieur, Cocdoba guerre, Béranger mal'ine, Becerra travaux publics, Salmeron colonies.

342

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, ALCON, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 267. Madrid, 12 febbraio 1873 (per. il 20).

S. E. M. le Comte de Barrai, avant de partir ce matin pour accompagner Leurs Majestés jusqu'à la frontière de Portugal, me recommanda tout spécialement de télégraphter à V. E. leur départ, ainsi que j'ai eu l'honneur de le faire, et de Lui communiquer en meme temps qu'il Lui avait expédié ces jom:;s derniers plusieurs dépeches telegraphiques, des quelles, par l'état d'irrégularité de service de ces bureaux, il n'avait reçu aucune réponse avant son départ.

La précipitation avec la quelle s'est déroulé le grand événement de l'abdication de S.a Majesté le Roi Amédée, l'a mis dans le cas de beaucoup d'allées et venues au Palais Royal et l'a empeché de compléter ses télégra,phes par des dépeches écrites et détaillées. Il m'a donc chargé d'informer V. E. qu'à .son prochain retour il Lui enverra un rapport sur ces derniers événements.

Les deux gazettes officielles que j'ai l'honneur de Lui remettre ci jointes. mettront V. E. au courant de l'état actuel des choses; dans ces memes journaux. se trouvent le message de Sa Majesté aux Cortès abdiquant sa couronne et la réponse de l'Assemblée nationale au Roi.

Toujours secondant le désir de S. E. Monsieur le Comte de Barra!, j'ai eu l'honneur de télég:ra,phier ·ce matin à V. E. (l) la déclaration faite par l'Assemblée, de la République comme forme de Gouvernement en Espagne, comme aussi les noms des hommes politique appelés à former le nouveau Gouvernement.

343

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, A VITTORIO EMANUELE II

(Copia)

Madrid, 13 febbraio 1873.

Je viens, en les faisant précéder d'un rapide a.perçu, traçe à VotreMajesté les derniers moments de cette crise supreme qui a amené l'abdication du Roi Amédée.

Depuis longtemps, je voyais arriver la fin de cette situation violente dans la quelle se trouvait fatalement enveloppée la Dynastie, sans trop savoir ce-· pendant sous quelle forme se prod'uirait le dénoument. Et si Votre Majesté a daigné quelques fois jeter les yeux sur la correspondance de cette Légation, Elle a du voir que quelque douloureuse que fut pour moi la péntble mission de dixe la verité, et malg;ré l'insistance de certaines pe!'Sonnes à affirmer quedepuis l'arrivée des radicaux au pouvoir, jamais la situation n'avait été aussi favorable, je n'ai pas cessé un seui instant de penser et d'écrire qu'avec ces hommes faux et pevfides, les événements allaient se précipiter dans le sens républicain et que <la cause de la Dynastie était irrévocablement perdue. Je· pouvais d'autant moins en douter, que dans .mes nombreuses conversations avec

M. Zorrilla il m'avait été facile de me convaincre que ce personnage d'une naiveté incroyable en fait de Gouvernement, ne pouvant se cOIIll[>arer qu'à son ambition démesurée, et dont au reste dans les demiers temps, la sincérité était devenue fort suspecte, M. Zorrilla, dis-je, n'était en realité qu'un instrument entre les mains des Martos, Rivero, Becerra, Echegaray et autres républicains déguisés ~sous le masque du radicalisme, qui travaillaient résolument à établir la >r~ublique sur les ruines de la Dynastie. En effet, pendant que M. Zorrilla se nourrisait d'illusions, se faisait chaque jour, aux Cortès, l'organe de propositions Ies plus irritantes comme les plus anti monarchiques, et croyait pouvoir tout conjurer en répetant à tout propos de stériles protestations dynastiques, l'insurrection carliste grandissait, les mouvements républicains se multipliaient, et le pays tout entier terrorisé par l'impunité acquise aux plus grands crimes· et ne jouissant plus d'aucune securité, était livré à l'anarchie. En meme temps,.

les répubJ.icains qui avaient poussé de toutes leurs fol'ces à cette perturbation générale, s'appliquaient à annuler complètement l'autorité aussi bien que l'initiative du Roi qui, bien lodn d'avoi1r sa .part légitime dans l'adion gouvernementale, était devenu en réalité le véritable prisonnier des radicaux.

Les •choses en étaient là, lorsque sous la pression des Etats Unis, secrètement a,ppuyés :par certains membres du Gouvernement et des Cortès, surgit tout à coup la fameuse question des réformes aux Colonies, question souverainement impopulaire, à la quelle le pays répondit par la Ligue Nationate, et dont le Ministère ne Cll'aignit pas d'en faire remonter la r~ollJSabdtité ju:squ'au Roi, en dléclarant que c'était le dés1r de S. M. -Bientòt après, sous :prétexte d'un simple défaut de formalité dans l'acte de présentation du Prince nouveau-né, les républicains mélés aux radicaux, s'assemblant tumultueusement dans la salle des Conférences prétendirent que le Roi dont la loyauté proverbiale aurait dù le mettre à l'abri de tout soupçon, avait voulu se servir de ce subterfuge pour chasse;r le Ministère; et d'excitations en excitations, toutes perfidement calculées, finirent par parler ouvertement de la création d'une nouvelle constituante destinée à changer la forme du Gouvernement.

A parti;r de ce mOiffient les républicains qui aux Cortès comme dans leurs clubs et leurs journaux, se posent déjà en maitres absolus de la situation et en parlant des Cortès les traitent de Souveraines, les républicains diis-je, s'emparent de la nomination du Général Hidalgo en Catalogne pour provoquer entre le Gouvernement et le ·corps d'artillerie un conflit des plus graves qui se termine par la démission en masse de tous les officiers de cette arme. Et pour que le Roi ne puisse pas constitutianneUement se refuser à une mesure de dissolution qui va Le priver de son dernier appui à Madrid, le Ministère, avec une insigne perfidie, arrive auprès de S. M. avec un vote de confiance des Cortès qui ne laisse au Roi d'autre alternative que de signer le décret ou de provoquer nne crise ministérielle à la quelle, cette fois, l'on était parfaitement decidé à répondre par la création instantanée d'une Constituante prononçant la déchéance de la Dynastie. Bien plus, sans en prévenir S. M., le Mi· nistre de la guerre avait déjà remplacé les officiers démissionnaires d'artillerie par une immense cfournée de sergents aux quels les canons avaient été consignés. Le Roi se trouvait ainsi sans forces et uniquement entouré des VoLontai1'es de La tiberté complètement aux ordres des républicains dont ils partagent toutes les idées.

C'est ici que vient se piacer la dernière crise dans la quelle le Roi s'inspi

rant de la véritable situation des choses, reprend avec autant d'energie que

de dignité son ròle de Souverain. Se voyant très clairement joué par un mi

nistère perfide, Sa Majesté fit appeler le Président du Conseil auquel il repro

cha en termes très vifs la déloyauté de sa .conduite. M. Zorri1la se mit à pleurer

protestant de son inaltérable dévouement au Roi, ainsi que cela a été son ha

bitude lorsqu'il se sent accablé par I'évidence des faits; mais S. M. sans s'a,r

reter à cette scène d'attendrissement, lui déclara en termes catégoriques que

depuis la rupture du Ministère de Conciliation, rupture amenée uniquement par

le parti radica!, les choses en étant arrivées à un état de •crise permanente, il

ne voyait pas d'autre moyen de sortir d'une situation impossible, qu'en réta

blissant ce meme Ministère de conciliation. En meme temps S. M. ajouta que sa décision à cet égard était tellement arrètée, que si cette ,condition n'était pas immédiatement acceptée, Elle était résolue à abdiquer. A ces paroles prononcées d'un ton énergique M. Zorrilla devenant blème d'émotion, :répondit que cela était impossible et qu'un par.eil changement ferait immédiatement couler le sang dans les rues de Madrid. Mais S. M. coupant court aux ob~ections du Président du Conseil lui donna jusqu'au lendemain pour réflechir et Lui apporter une réponse. Le lendemain M. Zorrilla se présenta de nouveau à S. M. pour lui déclarer, au nom de tout le Cabinet, qu'il refusait la proposition. A son tour, le Roi répliqua par l'annonce immédiate d'un message aux Cortès

destiné à leur faire connaitre son abdication.

La lecture aux Cortès de ce cremarquable document qui s'inspire des plus nobles sentiments et qui tout en rendant, dans un style crempli de tact, hommage au caractère de la nation Espagnole, rejette avec pleine raison, la faute des événements sur l'intransigeance des partis, pll"odu~sit un effet prodigieux en portant au comble l'émotion de l'Assemblée. Dès ce moment déjà, les Cor. tès, par les cris et les discours tumultueux qui se croisaient en tout sens, .s'étaient converties en véritable constituante où le 1sort du princi,pe monarchique étaH irrévocablement 1condamné. Séance tenante, une comm}ssion fut nommée pour rédiger la réponse au message qui fut présentée le lendemain au Roi par

M. Rivero Président des Cortès, accompagné de quatre membres appartenant au parti républicain.

Cette réponse que je crois de nouveau mettre sous les yeux de Votre Majesté, bien que se plaçant à un point de vue différent, n'en ~contient pas moins dans les expressions les plus respectueuses comme les plus sympatiques, un hommage éclatant du caractère loyal et chevaleresque du Roi ainsi qu'aux éminentes vertus de S. M. la Reine.

L'entrevue fut ~courte, et M. Rive!l"o, v1siblement troublé par l'attitude à la fois froide et noble de S. M. qui jusqu'à la fin a voulu rester Constitutionnel, se retira confus et tremblant sans pouvoir ajouter une seule parole au message dont il était porteur.

Tel est, Sire, le récit succinct des derniers événements qui sont venus mettre fin à l'existence de la Dynrustie. Le lendemain LL.MM. prenaient la iroute du Portugal et ainsi que Votre Majesté a dù en ètre ~informée, ElleSI trouvaient partout sur lelllr passage l'accueil le ,plus !l"espectueux et le plus sympathique.

Et maintenant, si Votre Majesté veut bien m'autoriser à soumettre à sa haute appréciation mon opinion sur cet événement qui fera époque dans l'histoire, je me permettrai de Lui ,dire très !l"especteusement qu'au point où en étaient anivées les choses, et constamment en présence d'impasses sans issues, le Roi en sa1s}ssant l'occasion où la dignité de Souverain et de Chef de l'armée étaient simultanément attaquées pour sortir irésolument d'une situation devenue absolument intolérable et qui pouvait .finir par une ~catastrophe, le Roi dis-je, a agi avec autant d'habilité que de noblesse de sentiments. En effet, .si Sa Majesté eut laissé échapper cette occasion, le parti répubEcain n'e"Cit pas tardé à :provoquer de nouveaux conflits, et émettre de nouvelles prétentions tncompatibles avec l'honneur de la Couronne. Bien plus, l'application imminente de la loi sur l'abolition immédiate de l'esclavage aurait achevé de soulever tous les partis contre la Dynastie à la ~quelle la Nation aurait eternellement

reproché la pe,rte de ses Antilles qu'elle regarde avec raison comme certaine dans l'avenir.

Par tous ces motifs, et après avoir dans la faible mesure de mes forces et de mes discrètes indications, fait tout le possible pour le maintien de la Dynastie, je ne crois rien ,exagérer en affirmant avec la très respectueuse franchise d'un sujet fidèle et dévoué à Votl'le Majesté, que bien qu'en lui meme l'acte soit douloureux, cependant la situation faite à la Couronne étant bien telle que je viens de la décrire, le Roi en est sorti avec autant dle ibonheur que de loyauté, et que bien loin de Lui nuilre, son abdication S[lontanée sera un titre de plus à sa gioire comme à celle de la Maison de Savoie.

(l) Cfr. n. 341.

344

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1144. Berlino, 13 febbraio 1873 (per. il 17).

Mon Collègue d'Espagne a reçu avant hier au soir une circulaire télégraphique annonçant l'intention parfaitement arretée du Roi Amédée d'abdiquer et il'inutiiLité deiS effmts du Min1stèire !POUr faire revenir Sa Majesté d'une déte.rmination dont le;; motifs n'étaient pas indiqués. Hier dans la soirée une dépeche du Président de l'Assemblée Nationale notifiait la proclamation de la République.

M. de la Escossura avait demandé le meme jour une audience au Chancelier Impérial, en exprimant l'espoir qu'elle lui serait accordée dans des circonstances aussi exceptionneHes. Il a été reçu dans la soirée par Son Altesse.

Après avoir communiqué ces deux nouvelles importantes, il a dit au Prince de Bisma-rck combien il avait attaché de prix à se ménager un entretien avec Son Altesse. Une parole bienveillante de sa part produirait le meilleur effet à Madrid. Il ajoutait, en émettant une opinion personnelle, que son Gouvernement n'avait qu'une politique étrangère à suivre, celle de se tenir en dehors d'une tutelle de la France. Le pacte de Famille, les mariages espagnols sous Louis Philippe prouvaient assez que l'influence de cette Puissance avait été pernicieuse. Arnie ou ennemie, l'action de l'Espagne n'était pas à dédaigner s'il surgissait un nouveau conflit européen. Un corps d'observation de 40 mille hommes vers les Pyrénées obligerait alors la France à partager ses forces ainsi amoindries vers le Nord. Quant à la politique intérieure, l'abdication du Roi Amédée étant désormais un fait accompli au vif déplaisir du parti nombreux qui le soutenait, il n'y avait d'autre solution à la c-rise que de recourir à la forme républicaine. Quelques mots sympathiques de l'Allemagne dans des conjonctures aussi graves, trouveraient le meilleur écho et donneraient de la force à un Gouvernement appelé avant tout à sauvegarder le principe d'ordre social.

Le Prince de BiSJma11ck a exprimé des ìregrets sur la résolution prise par le Roi Amédée. Il admettait qu'en présence d'une telle situation, il fallait pourvoir au plus pressé, c'est-à-dire à la marche des affaires dans l'Etat; que dès

lors l'Assemblée nationale ne pouvait procéder autrement qu'elle l'a fait. Pour ce qui •concerne l'AHemagne, elle n'est .pas intéressée directement au delà des Py.rénées. Le régime des dnterventions n'est plus de mise. Le Cabinet de Berlin n'a point de candidat. Sans doute la Royauté est très recommandable en suite d'es avantages de cette institution, mais il n'est pas dit rpour autant qu'elle doive s'appliquer à chaque Pays :sans tenir compte de ses conditions particulières.

• J.e vous autorise à écrire à Madrid que nous respectons l'indépendance de l'Espagne et ·que nous reconnaitrons le Gouvernement qu'il lui plaira de se donner aussitòt qu'il sera réellement constitué •.

Le langage de M. de la Escossura répondait à ses convictions patriotiques .pour ce qui a trait aux rapports entre l'Espagne et la France, mais il était en meme tem.ps très-habile. On ne saurait 1gnorer ici en effet que le nouveau Min~stre des Mfaires Etrangères M. Castela1r de meme que ses Collègues M. Figueras et Py Margal ont beaucoup travaillé en octobre 1870 rpour dédde.r le Maréchal Prim à rvenir en aide à la république française. Il convenait donc de montrer aujourd'hui des prédilections pour l'Allemagne victorieuse. Le langage du Prince de Bismarck n'a pas été moins habile, en cherchant, dès la levée du rideau sur la nouvelle scène espagnole, à ne pas susciter des embarras, et meme à témoigner quelque intéret aux acteurs investis des premiers ròles.

M. de la Escossura espérait que ces tri:stes événements ne troubleraient pas les ·rapports d'amitié qui doivent continuer à exister entre l'Espagne et l'Italie, entre deux Nations appelées à se tendre la main dans la bonne comme dans la mauvaise fortune. Il agirait dans ce sens et me priait d'en faire autant. J'ai répondu poliment. S'il avait pu lire dans le fond de ma pensée, il aurait compri.s qu'a.prèls ce qui vient de se passer, je maintenai:s a fortiori la manière de voir que je n'ai cessé d'émettre sur tous les tons. Plus que jamais en effet il •convient de nous défaire de cette rphraséologie vide de sens sur la communauté des races latines. Ce n'est pas à Paris, ni à Madrid que nous aurons un !POint d'appui que nous ne devons chercller que sur nous"'ffiemes. Tout en ne négligeant rien pour rester les amis de chacune des Puissances européennes, nos préférences seront bien mieux placées vers le Nord et surtout en Allemagne.

Il va se jouer un drame en Espagne. Une république unitaire n'est pas

viable à ·la longue, c'est tout au plus si une république fédérative aurait des

chances de durée. Le régime parlementaire poussé à l'excès, comme il l'est dans

ce pays, rend impossible la consolidation de tout Gouvernement régulier. Le

pouvoir tombera dans les mains du Général qui sera assez adroit pour se con

cilier les suffrages et l'appui de l'Armée.

Pour ·ce qui concerne le Roi Amédée, l'expérience qu'il vient de faire est

un avertissement que les Princes doivent rester rivés au sol de la patrie, sur

tout quand cette patrie se nomme • Italie • et qu'ils appartiennent à la Maison

de Savoie. De ·quelque manière qu'on colore sa sortie de l'Espagne, il n'en

restera pas moins une ombre dans le tableau de notre histoire.

La république de M. Thiers profitera un peu de cet interrègne. Aussi s'empresse-t-elle d'après le télégramme, de donner des ordres très-rigoureux pour la :surveillance des fu'ontières vers l'Espagne. Peu lui importait que les Carlis

tes eussent toutes les facilités de se ravitailler, de se pourvoir de plomb et de poudre en France pour entretenir l'agitation dans la Péninsule.

C'était une fiche de consolation pour le pa·rti légitimiste, pour nos adversaires; mais on ne permet plus de conspirer contre la république espagnole pour ménager à leur tour les républicains français.

345

IL CONSOLE GENERALE A BARCELLONA, A DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 112. Barcellona, 13 febbraio 1873 (per. il 18).

La città di Barcellona continua nella maggiore calma apparente, poiché gli animi sono agitatissimi ed in aspettativa di avvenimenti gravissimi.

I Carlisti hanno tentato di promuovere disordini in Barcellona, con lo &co;po di produrre discredito alla •causa repubblicana, cercand0 dd eccitare antagonismo ed animosità fra la .guarnigione ed il popolo. I loro tentativi sono stati scoperti, e tosto andarono falliti, in seguito alle misure che sono conseguenza del Bando pubblicato dal Governatore Civile, contenuto nello annesso stampato (1). H Colonnello Penascos con una .sezione di cfanteria e cavalleria, penetrando nel Café de las DeUcias, ove solevano riunirsi in giornaliero conciliabolo taluni della Giunta Carlista, è riuscito ad arrestarne vari, fra i quali due

o tre CabeciU.as delle partite armate di questi dintorni, che, avvalendosi delle circostanze attuali, si erano furtivamente introdotti nella città, col fine di organizzarvi una sedizione in favore loro.

Molte truppe sono rientrate in città per rinforzarne la guarnigione, che è ritenuta tutta nei quartieri, pronta a reprimere qualsivoglia tentativo di disordine.

Corrono intanto voci allarmanti sull'attitudine dell'esercito, e specialmente per quelli che sono in campagna contro i Carlisti, asseverandosi da taluni che i loro Capi, Generlllii Moriones e Gaminde, non intendono riconoscere come legale il Governo costituitosi ora in Madrid. Vuolsi ancora che già non esista accordo fra Barcellona e Madrid sulla forma della Repubblica, da una parte desiderandosi federale con autonomia nei Municipi, e dall'altra unitaria.

Gli avvenimenti che nella Spagna si preparano, presentano aspetto grave· e minaccioso, in vista dei partiti estremi che sono ora in lotta.

La parte più notevole e più facoltosa della popolazione di Barcellona è ben lontana dal mostrarsi lieta e propensa al cambio succeduto in Madrid. Le Chiese di questa città sono da tre giorni chiuse, e per le strade non si vedono· più preti. Il Municipio e la Deputazione Provinciale rilasciano continuamente armi al popolo, il quale pel momento non osa spingersi. a fatali opere, perché vi è contenuto dalla severa attitudine dell'Esercito. Ma se la guarnigione ed il popolo finiranno per associarsi tra loro, quale .potrà esserne la conseguenza? Ne ho discorso con gli altri Consoli, miei Colleghi, i quali, in caso di pericoli, si riuniranno meco per prendere di accordo opportuni e prudenti temperamenti.

(l) Non si pubblica.

346

IL CONSOLE A TRIPOLI, BOSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. l. Tripoli, 13 febbraio 1873 (per. il 15 marzo).

Dappoiché Ella me lo ordina, col miglior animo mi accingo a sottomettere

all'E. V. il presente rapporto sotto la Serie Politica. Procurerò per quanto è

possibile di mantenerlo nei limiti di detta materia, non astanti le difficoltà che

presentano le condizioni di questo paese d'intrattenersi su· d'un argomento che

scarseggia d'interesse, se non d'esistenza.

Fra tutte le provincie dell'Africa e dell'Oriente che mi fu concesso di visi

tare, la Tripolitania brilla e distinguesi dalle altre col triste privilegio dell'iso

lamento che le impone la sua posizione geografica, usufruttata dalla razza con

quistatrice turca; la quale abilmente se ne servì per spegnervi qualunque aspi

razione che nutrir potesse in questo paese un germe qualsiasi di discordia fra

razza e partiti.

Essa vi domina ora, stabile e solidamente fidente, sovra un popolo corrotto

nelle città, esausto dalle estorsioni del governo e dall'usura degli Europei nelle

campagne, e dappertutto, più che in ogni altro luogo d'Oriente, fatalista, igno

rante ed apatico. Disarmato e senza capi, circoscritto dai deserti della Sirta a

Levante, dalle tribù nemiche e rapaci dei Uor-Ghumma sulle frontiere tunisine

al ponente, dagli Tuaregh e dal Sahara a Mezzodì, senza risorse, privo di vita

lità propria, esposto alla avanie dei Scheik, a lor volta spogliati dal governo

locale, in blocco, di quanto stentatamente rapirono, questo povero popolo non

sogna altra felicità se non quella di impunemente godere d'innanzi la sua sdru

scita tenda i raggi del suo bel sole, che nessuno potrebbe rapirgli, se non la

pngwne ove vien posto senza pietà se havvi speranza di estorcergli un mezzo

Mahbubo (2 lire italiane).

Ecco la compassionevole istoria di questa popolazione, ch'io d'altro lato non credo produttiva, quantunque cadesse in mani migliori. Lo stoicismo ha generato in essa una cotale indolenza che moltissimi sarebbero gli anni necessari ad infonderle una novella e rigogliosa vita.

La razza turca considera questo paese qual rudero del suo impero e, non .astante il suo bellissimo clima, Tripoli è per Costantinopoli una Lambessa ed una Cajenna turca, ove tutti i peggiori furfanti delle isole greche e gl'indomiti abitanti della Gheyana Albanese mandansi a riempierne le prigioni od a popolarvl l'oasi di Morzuk nel Fezzan.

I dignitari istessi, 'che per ragione di servizio e di gov,erno ac~cettano di venirvi, vi sono spinti dalla speranza di potervi mungere una vacca che credono prospera, ma che, caduta da una mano ad un'altra più spietata, trovano esausta e ridotta agli estremi.

È certamente crudele senso il dovere assistere, qual freddo spettatore a tali eccessi; ma la lunga pratica che ho dello Oriente avendomi pur troppo

abituato a simili spettacoLi di nequizie non credetti fossero novità l'accennare all'E. V. fatti che in qualsiasi provincia turca si avverano, ma specialmente in Bagdad, perché una regione remota, ed in Tripoli ove vi esiste una differenza di razza fra i conquistatori e gli usurpati.

Il Pascià Governator~e Generale Militare e Civile di questa Provincia è algerino di nascita ~ed educato in Francia, ov'egli !l'aggiunse, da quanto afferma, il ,grado di Commandant d'Artiglieria, in seguito adi esami sostenuti in Metz alla scuola di applicazione. Egli è fra i funzionari turchi uno, se non de' più soggetti alla venalità, almeno persona che certe forme esteriori si stud~a di osservare. Aly JUza Pascia ha forme cortesi, aria dignitosa che male non confarebbe aRa sua fisionomia geniale, ove, con troprpo poca cura, sotto quell'apparenza, non si mascherasse un tal 1che di tronfio e vanitoso, che il vero merito elimina, ma sotto al quale i maligni vorrebbero vedervi un copertojo alla sua dappochezza.

L'unico difetto che qualche volta intralcia senza interrompere il corso degli affari, si è ch'egli presta troppo benigno orecchio a qualche persona che lo attornia, e fra le altre ad un suo medico, greco di origine, intrigante d'indole, ma ancor più interessato ad immischiarsi in ogni pendenza onde pescarvi nel torbido.

Al postutto Aly Riza Pascià è un Governatore che :llra tanti altri rpresceglierei, poiché qualche idea di Europeo innegabilmente la possiede; per sovra più parla in francese assai bene, abbenché ne strazi l'ortografia e la sintassi con tale una brutalità da farne vergognare la scuola Militare di Metz che gli conferì le spalline da maggiore.

Onde questa biografia sembrar non possa passionata all'E. V., occorre ch'io

prenda l'ardire di riferire un aneddoto allo svolgimento del quale mi trovai

presente, e che varrà a definire ancor meglio un Maresciallo dell'Impero.

Ottomano.

Essendo nel 1870 giunto in questa rada il Vapore da guerra francese « Sa

lamandra », sul quale feci il viaggio di escursione descritto nel mio rapporto

n. 28 Affari in genere, il Pasdà volle ;personalmente restituire la visita ch'eragli stata fatta dal comandante il detto legno Signor Planche. Trovandomi a bordo qual invitato a pranzo assistetti alla visita e qual non fu la nosfu'a sorpresa nell'udire dal MarescialJo accertarci ~che 'in un'es,cursione da esso ·fatta nel golfo della Sirta avea trovato e fatto pescare nove cannoni, già appartenenti alla flotta Ottomana incendiata in Navarino durante la insurrezione Ellena, e che il corrente sottomarino avea colà trascinato.

Il bravo Comandante Planche, l'eroico difensore di Lafère, non dimenticherà al certo, come io non posso dimenticarmene, questa storiella, che non racconterei neppure ridendo ad un soldato • Rea! navi ».

Mi accorgo, Eccellenza, che da un dispaccio Serie Politica mio malgrado ne venni distolto da una personalità, a me simpatica egli è vero, ma che non confà troppo al serio argomento che l'intestazione del mio rapporto indicherebbe.

L'Autorità dei Governatori Generali in questa provincia lontana dal centro moderatore della capitaie, azzardosa sempre se rappresentata da Muscir che un capriccio od un intrigo può chiamare al sommo potere del Viziriato, poco curanti di Consoli colla speranza di avvicinare Ambasciatori, non può diventare se non quella che è: la negazione cioè d'ogni sano pdncipio di amministrazione interna la quale dovrebbe essere benevola benché severa, clemente ma giusta, misericordiosa innanzi la povertà e lo squallore della carestia, in una parola l'autorità che il progresso della società moderna richiede.

Riservandomi di fare tema speciale delle relazioni politiche e commerciali che uni,scono questa reggenza ,coll'Africa centrale ...

347

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Parigi, 13 febbraio 1873.

Vi ringrazio dell'ultima vostra lettera (l) che mi riuscì utilissima per confermare e ,compiere ciò ,che aveva precedentemente detto al s~gnor Thiens e al signor de Rémusat 1sia rrkipetto alla nostra attitudine venso la Francia, sia rispetto agli armamenti, sia rispetto alle corporazioni religiose.

In questa vostra lettera mi raccomandate d'informarvi di quanto si riferisce alla tante volte annunciata fusione dei due rami Borbonici di Francia, e mi dite, fra le altre cose, che v'è chi suppone che il signor Thiers, malgrado il suo lingua,ggio presente, non sarebbe alieno di tentare più tardi un intervento armato, che è quanto dire una guerra coll'Italia, quando, pagate l'indennità, ottenuta l'evacuazione del territorio francese, riwd:inato l'esercito, la Francia avrà riacquistato forza bastante per potersi perigliare in quest'avventura. Tutto è possibile in Francia, e quindi anche l'eventualità d'una guerra coll'Italia quando si presentassero le condizioni favorevoli al punto di vista francese. Ma è certo ,per me che allo stato attuale delle cose il signor Thiers non ha tali intenzioni, e che le richieste condizioni favorevoli al suo punto di vista non esistono per ora. Ed anche quando, per eventi imprevisti, queste condizioni venissero a verificarsi dubito assai che hl signor Thiers potesse risolversi ad un atto così grave. Thiers è ostinato, ma non ardito né temerario. Che i partiti, non dirò estremi, ma troppo risoluti, gli ripugnano è dimostrato dalla sua presente attitudine verso la maggioranza di destra e in seno alla Commissione dei Trenta. Del resto l'eventualità di cui parliamo e le condizioni che sole potrebbero renderJa possibile si riferiscono ad un avvenire che è ancora lontano ed ,oscuro. Aggiungerò che la nostra attitudine, le nostre previsioni e le nostre

precauzioni possono renderlo più lontano ancora.

Il mio avviso è che finché il signor Thiers rimane a capo del Governo francese non v'ha a temere ch'esso prenda un'iniziativa di rottura né con noi

né con altri. La sua politica sembra essere il prepararsi per approfittare dei ·conflitti che potessero nascere fra alcune delle gr~;mdi potenze, conflitti ai quali la Francia, secondo lui, potrebbe e secondo i casi dovrebbe pigliar parte.

Il pericolo, secondo me, sta altrove. Noi dobbiamo temerlo dall'un lato nell'avvenimento in Francia d'una Repubblica rossa, in seguito alle velleità di propaganda che nutriTebbe senza dubbio Ve'l"ISO l'Italia, e dall'altro lato nella restaurazione horbon1ca del .ramo legittimiJSta in Francia; ed ag.giungerò, più .ancora in questo che in quello.

La morte di Napoleone III e l'abdicazione del Re di Spagna lasciano la Francia e la Spagna nell'alternativa seguente: Gambetta e Borboni in Francia, Castelar e Borboni in !spagna. Thiers ,sente il pericolo e ne è preoccupato. La repubblica in !spagna nuocerà senza dubbio al tentativo di introdurre e man· tenere una repubblica moderata in Francia. Gli errori e le colpe inevitabili .di quella •Cadranno rper ·controcolpo :su questa. Il partito legittim1sta in Francia ne guadagnerà di tanto. FUJSIÌone vera :fra i due cr:ami borbonici francesi non c'è nè ci sarà. Ma non è impossibile che vi si' più tardi una sottomissione degli .Orleanesi al Cont·e di Chambord. La tendenza nella parte conservatrice dell'Assemblea e nelle alte classi è decisamente legittimista. E questa tendenza fa visibili progressi. Gli eventi di Spagna l'accresceranno. La que.stione della forma di Governo in Francia, se fosse risolta dall'Assemblea presente, sarebbe risolta nel senso della Monarchia legittimista. Se è sottomessa al suffragio univer· sale, è la Repubblica che uscirebbe dall'urna. Thiers spera di guadagnar tempo e di giungere all'evacuazione del territorio e quindi alla rinnovazione dell'Assemblea. Ma la maggioranza di destra sembra decisa a non lasciare il posto leggermente e farà il possibile per rimanere il più lungamente che potrà e in .ogni caso per preparare elezioni conformi alle sue idee. Chi vincerà fra Thiers e la destra? Un mese fa la vittoria finale di Thiers sembrava ed era sicura. ·Ora, dopo la proclamazione della repubblica in Ispa.gna, dopo le concessioni fatte alla Commissione dei Trenta, questa vittoria mi pare molto meno sicura.

Comunque sia, noi dobbiamo prevedere la probabilità ed anche la possibilità e provvedere in conseguenza.

Vi mando un dispaccio ufficiale relativo aUe informazioni sullo Stato dalle .forze militari della Francia. Chiamo la vostra attenzione e quella del Governo sulla relazione del Colonnello Rossi che vi è annessa.

Spero che Fournier ci resterà. Rémusat m'ha detto anzi che sarebbe spia.cevolissimo se Fournier potesse credere che vi sia stato nel Governo francese un revirement e un cambiamento. Sia a Idi lui dguardo, ,sia nell'attitudine della politica francese verso l'Italia. Io credo di fatto che 'Thiers è sincero quando protesta che vuol esserci amico. Una politica diversa sarebbe contraria al suo interesse. I nemici di Thiers in Francia, nemici potenti e temibili sono i medesimi che nutrono più ostilità verso l'Italia.

Vi sarei grato se poteste mandarmi qualche infomnazione intorno allo stato in cui si trova la questione dei beni particolari ·reclamati a noi dai Borboni di Napoli. Queste informazioni mi sono chieste confidenzialmente, ed a titolo di semplice ragguaglio da una persona che avrebbe interesse a conoscere lo stato di fortuna della famiglia del Conte d'Aquila.

(l) Cfr. n. 315.

348

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 81. Costantinopoli, 14 febbraio 1873, ore 14,20 (per. ore 20,30).

Francd Pacha étant mort Rustem Bey a été nomme Gouverneur du Liban et élévé au grade de Mouchir.

349

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 268. Madrid, 14 febbraio 1873 (per. il 20)..

Je ne crois mieux répondre à la demande d'informations sur les derniers événements que renfermait le dernier télégramme de V. E. qu'en lui transmettant ci-joint la copie du rapport que j'adresse à Sa Majesté sous le couvert du sec:rétaire particulier de ,son cabinet (1).

J'ajouterai aujourd'hui que si quelque doute pouvait encore subsister sur la moralité politique des hommes qui entouraient le Roi avant son abdication et dont quatre après avoir été ses Ministres sont devenus le lendemain ceux de la République, ces doutes devraient entièrement disparaitre devant un discours prononcé hier aux Cortès par M. Martos, ,ce personnage qui a le plus contribué à mettre la Dynastie dans une situation intolérable, dis,cours dans le quel il a fait la déclaration solennelle de ses princlpes républicains qui a-t-il dit ont été ceux de toute sa vie. Au reste, 'comme je l'ai télégraphié ce matin (2) à V. E., la Capitale aussi bien que les provinces sont tranquilles et cette tranquillité meme prouve qu'avant d'etre dans les faits, la république était déjà dans les prévisions de tout le monde.

Le Roi qui pendant le voyage ,s'est montré extrèmement satisfait du dénouement qu'Il a si spontanément choisi, m'a dit qu'après un court séjour à Lisbonne, son intention était d'aller avec la Reim~ demeurer pour quelque temps en Belgique.

350

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL

T. 43. Roma, 15 febbraio 1873, ore 15,45.

Depuis le 8 jusqu'à aujourd'hui, j'ai reçu de vous n. 7 télégrammes et de

M. Alcon, n. 3. Je pense que \POUr le moment vous devez vous borner à répondre à la communication de Castelar que vous l'avez transmise au Gou.

vernement du Roi. Je suppose que, après ce qui s'est passé vous désirerez prendre un congé: j'ai donc envoyé ordre au Comte Maffei de se rendre à Madrid pour gérer la Légation. Il partira de Londres dans cinq ou six jours. Veuillez me dire ,quel1es sont les instructions reçues par les Ministres d'Angleterre et d'AHemagne.

(l) -Cfr. n. 343. (2) -T. 84, non pubblicato, in cui Barrai annunciava di aver ricevuto la comunicazione dello stabilimento del Governo repubblicano e del desiderio di questo di mantenere buone· relazioni con tutte le potenze.
351

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 85. Madrid, 15 febbraio 1873, ore 14 (per. ore 21).

Dans les circonstances délicates du moment, je me permets de soumettre à V. E. ce qui suit. D'après la façon tout-à-·fait courtoise avec laquelle le Roi et la nation se sont quittés, il me parait que 1es relations avec l'Espagne peuvent d'autant moins ètre altérées, que la république en Espagne est bien plus favorable à la politique de l'Italie qu'une restauration. Mais comme, personnellement, j'ai maintenant très-fausse position ici, je propose à V. E. comme terme moyen de me donner un ·congé qui laisserait au Gouvernement du Roi tout le temps d'avilser. Il faudrait, dans ·ce ·cas, envoyer immédiatement, ici un seorétai·re que je laiJsseraJils char,gé des affaires par intérim. Le Minlistre des Etats Unis d'Amérique a immédiatement reconnu la République. Mes autres collègues ont répondu à la communication du nouveau Ministre des Affaires Etrangères qu'ils demanderaient des instructions. J'attends réponse de V. E. à ce sujet. J'ai envoyé hier à V. E. un long rapport détaillé sur tous 1es derniers ·événements. J'ai prévenu le Consul à Valence.

352

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

'T. 90. Costantinopoli, 15 febbraio 1873, ore 16,15 (per. ore 22,25).

Le Grand Vizir a été destitué et le Seraschier Essad Pacha nommé à sa place. Le nouveau Grand Vizir passe pour avoir des sympathies allemandes ayant fait ses études à Berlin. On le dit aussi favorable au changement dans l'ordre de succession au trone, et on attribue à ·cela 1sa nomination. Le Miinistre de la Marine Hussein Pacha nommé Seraschier. Aucun autre changement pour 'le mome!llt. I:l semit Ql)portun de hàter l'envoi de la décoration proposée par mon rapport politique n. 238 (l) pour le nouveau grand Vizir.

(l) Non pubblicato.

353

IL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 92. Lisbona, 15 febbraio 1873, ore 20,40 (per. ore 11,20 del 16).

J'ai eu l'honneur de présenter aujourd'hui officiellement l'adresse du Sénat au Roi Amédée, et d'en remettre copie authentique. Sa Majesté me charge de prier V. E. d'etre l'interprète de sa vive reconnaissance pour les sentiment~ d'approbation et dévouement que le Sénat dlu RoyaU!Ille a eXJ)rimés en cette grave drconstance en son nom et ,celui de la nation. L'approbation de J:a noble conduite du Roi Amédée est ici unanime, et j'en reçois constamment le témoignage de tous còtés pour le transmettre. Le Co!1ps Dtplomatique a demandé par mon entremise à ètre recu. Les Cortès portugaises voulaient envoyer une députation: le Roi a remel'Cié, ne voulant ,pas de démonstations officielles pendant son séjour, mais il reçoit particulièrement. J'ai annoncé au Roi la prochaine arrivée de nos frégates ici et à Valence. Deux cuirassés anglaises avecAdmiral arrivées hier ,par ordre de S. M. Britannique à la disposition du Roi Amédée. Le Ministre de France a communiqué verbalement à S. M. message télégraphique du Président exprimant sympathie. Après le télégramme affectueux du Roi Vietar Emmanuel, et l'adresse du Sénat très appréciée, S. M., dans un entretien avec moi, n'a plus montré d'irritation.

354

L'INCARICATO D'AFFARI A BRUXELLES, GERBAIX DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 89. Bruxelles, 15 febbraio 1873 (per. il 19).

Non v'ha alcuno qui che non renda omaggio alla dignitosa e nobile condotta del Re Amedeo. Egli ha dimostrato il senno di Lepoldo I; ma la Spagna non ebbe la saviezza del Belgio.

In quanto alle conseguenze della proclamazione della Repubblica in !spagna è generale qui l'impressione che il Regno di Portogallo è seriamente minacciato, che i radicali di Spagna agiranno di concerto con quelli di Francia,. e che gli interessi della rivoluzione come quelli della reazione nei due paesi sono ormai solidali.

Mi mancano i dati per esprimere qualsiasi previsione sull'azione che potranno esercitare su tale situazione le Potenze Europee interessate al mantenimento dell'ordine nell'occidente d'Europa, e gli Stati Uniti che sembranOt disposti a non tollerare più oltre le anormali condizioni di Cuba.

355

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Vienna, 15 febbra4o 1873.

Vi scrivo sotto la grave impressione da me provata all'annunzio dell'abdicazione del Re Amedeo. Fui contrario sin dal primo giorno all'accettazione di quella Corona, a segno tale che mi astenni dal presentarmi al Re prima della sua partenza non sentendomi di felicitarlo. Ma lasciamo star quel fatto più che compiuto, la fine fu francamente migliore di quanto mi aspettavo, ed anzi quasi me ne rallegrerei di cuore se non fosse che essa in certo qual modo implica un piccolo smacco per noi che ben vedo rallegra molta gente. La simpatia che tutti qui professano all'Italia ed alla Casa di Savoia trovò in questa circostanza buona occasione di sfogarsi, i giornali tutti neri e rossi poiché altri non ve n'ha, non risparmiano i loro frizzi alla Casa di Savoia, in quanto alla Corte ed alla Società, m'immagino facilmente ciò che vi si dice, non potendolo però evidentemente saper con precisione. Ciò non di meno devo dire che il Conte Andrassy s'e~esse meco in modo molto simpati:co pel Re Amedeo, lodando· singolarmente la dignitosa sua abdicazione. Egual linguaggio mi tennero non pochi miei colleghi, e so che in modo non dissimile parlano pure le persone· spassionate, le quali in verità, come sapete, sono in minor numero qui che ovun. que. Le conseguenze per noi dell'accaduto dipenderanno a parer mio moltissimo· dall'attitudine che saremo per prender al riguardo. Spero in una dimostrazione· di simpatia per parte della Camera al ·giovane Principe che fa ritorno fra noi, ~ro pure 1gli si farà festosa aocoglienza al suo arrivo in Patria. Tutto ciò sL può far senza dimostrar nè rancore nè ostilità veTISO la Spagna poiché convien. evitar anche la semplice apparenza del dispetto che troppo riuscirebbe gradito a chi ci osteggia. Daoché :mi son :messo a svilUlPIPar le mie idee su questa questione,. mi permetto sottoporvene una ancora. E' usanza generalmente ammessa, che chi in qualunque maniera scende da un Trono conserva sino al fine dei suoi giorni il titolo di Maestà. Nel caso attuale però io son d'avviso s'abbia da far astrazione assoluta da tal usanza. Il Principe Amedeo non deve andar ad ingrossar la schiera dei Sovrani spodestati, ritorni ad essere S. A. R. il Duca d'Aosta e niente più, Egli se ne troverà molto meglio. Toglierà cosi per l'avvenire molte · cause d'imbarazzi tanto a Lui quanto al Suo Paese. Vado più in là, vorrei che· una circolare ai R. Agenti all'E.stero, annunciasse che S. A. R. il Principe Amedeo avendo rinunciato alla Corona di Spagna ha ripreso il suo titolo di Duca d'Aosta ed il suo rango nella famiglia Reale, invitandoli a darne partecipazione alle Corti presso cui sono accreditati. Son persuaso ciò farebbe buonissimo effetto qui ed ovunque, ma converrebbe fosse fatto subito altrimenti perderebbe quel carattere di spontaneità che aggiungerebbe molto valore ad un simil atto. Sarebbe però assolutamente necessario che il titolo di Maestà fosse completamente abbandonato anche per parte dei famigliari del Duca altrimenti tutti si crederebbero in dovere per atto di cortesia di dar quel titolo al Duca ed alla Duchessa, e nulla si sarebbe ottenuto, la posizione resterebbe egual

mente falsa per Loro, ed anche devo dirlo poiché me ne preoccupo, pel Principe Umberto, e per la Principessa Margherita. Siatemi indulgente per la mia insistenza su quell'argomento, io vivo a Vienna, avendo continuamente sott'occhio Sovrani senza Stato, e sono in grado di constatar quanto falsa sia la loro posizione anche a fronte della gente che ha maggior simpatia per la causa ch'essi rappresentano; desidererei dunque sommamente che il nostro Principe Amedeo non facesse assolutamente parte di quella ridicola schiera. Qui si teme assai 'che il mal esempio della Spagna abbia cattive conseguenze pel Portogallo, in quanto alil'Italia, non ho paura si verifichi la profezia del Figueroa, anzi spero molto che quanto succede in quella penisola ci serva di salutar esempio e facda far senno a 1chi ne ha bisogno. Nelle attuali 'Circostanze però, crederei meno opportuno che mai una scossa qualsiasi in Italia, e grave a mio avviso la produrrebbe, una crisi ministeriale che dovesse portar al potere uomini che non ispirassero fiducia al Paese ed all'Europa. In conseguenza di ciò adunque, rivenendo su quanto vi dicevo nella mia precedente lettera, parmi abbiate stretto dovere di andar nelle concessioni a farsi alla Camera sulla Legge delle Corporazioni Religiose al di là di quanto sareste andati prima, qualche cosa non dubito la maggioranza 1si dLspo:nrà a f,arla pei Genera,lati Se non per le Case Generalizie, contentatevi di quel poco ed accettatelo. Tutti capiranno che non abbiate voluto tirar la corda fino a strapparla, e qui in particolare vi ::o.,sicuro il Conte Andrassy il capirà meglio di tutti, e non vi darà noie, e questo è l'essenziale, poiché è inutile pensar qualunque cosa si faccia di assopir l'odio del partito clericale. Ricevo in questo momento i giornali nostri, e parmi fin d'ora scorgere che la questione del ritorno in Italia del Principe Amedeo sta prendendo per l'appunto l'indirizzo da me ,così vivamente desiderato. Tanto

meglio.

Gli affari di Spagna capitarono in mal punto per la nostra questione del Laurium, si ha qui più che mai paura di \E[J'inger le cose a ,segno che ad Atene pure si proclami la Repubblica, e vedo più éhe mai lontana la soluzione di quell'imbroglio. Non vi dico altro su quest'argomento, poiché proprio già troppo ve ne ,scrivo, e ve ne telegrafo ufficialmente. Pel momento altro non ho da di.rrvi che meriti la pena si fa,cd? perder i vostri ptreziosi momenti a leggermi, faedo quindi punto raffermandovi ...

356

IL MINLSTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 95. Madrid, 16 febbraio 1873, ore 23 (per. ore 9,45 del 17).

Les Mintstres d'Allemagne, Angleterre ni aucun autre n'ont encore reçu ordre de reconnaitre République mais ils croient que cela ne P'eut rpas tarder. Celui d'Al1emagne et l'Ambassadeur de France ont été autorisés à continuer exrpédition des affaires 'courantes. Le Ministre de Russie aime à penser que son Gouvernement prendra du temps et lui donnera un congé de six mois. J'attendrai Comte Maffei pour quitter Madrid.

357

L'INCARICATO D'AFFARI A BRUXELLES, GERBAIX DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 90. Bruxelles, 16 febbraio 1873 (per. il 22)..

Chi si fa ad osservare e ~riferire gli intendimenti e le operazioni del partito· della rivoluzione cosmopolita incorre necessariamente nel rischio o di esagerarne o di disconoscerne i pericoli. La vigilanza, ad ogni modo, non essendo· mai troppa, ho creduto mio dovere di avvisare V. E. che i rivoluzionari nel Belgio affermano esser in completo accordo con quelli di Francia, di Spagna e di Portogallo per assecondare anzitutto un movimento repubblicano prossimo· ad avverarsi, secondoché dicono, in Portogallo ,e pel successo del quale contano sui concerti che pretendono esistere tra il vecchio Saldanha coi suoi amici, ed i partigiani dell'unione iberica oggi al potere di Madrid. L'incaricato d'Affari di Spagna qui, signor de Prat, (sposato alla Principessa di Los, che fu dama di Palazzo della Regina Maria Vittoria) mi dice confidenziaLmente non poter contraddire tali suwosizioni, ed il Ministro di PortogaLlo, signor d'Antas, che·

V. E. conosce, non mi cela una seria inquietudine al riguardo. Un mio collega crede pure di sapere che la situazione del Portogallo sia attualmente oggetto di negoziati tra Londra e Berlino.

Parecchi tra i membri dell'Internazionale che si trovavano a Bruxelles partirono per Madrid alla notizia dell'abdicazione, ed il mio collega d'Inghilterra mi dice che da Londra pure parecchi comunisti ed internazionali si portarono in !spagna.

Non spetta a me riferire a V. E. sulle relazioni tra i radicali di Francia e quelli di Spagna. Solo ricorderò che Prim, pochi giorni prima che fosse assassinato, mi disse aver prove in mano che il Governo di Bordeaux, nelle sue strettezze, trovava danari da inviare ai repubblicani di Spagna.

Ignoro quante forze gli uomini di quel partito troveranno per tentar di realizzare il loro piano ma quel piano può essere considerato come fissato ormai a quanto risulterebbe da fonti attendibili, se non assolutamente sicure. Essi confidano che la repubblica federativa iberica si costituirà coll'assorbimento del Portogallo, e che dopo lo sgombro del territorio francese dai tedeschi, riuscite secondo le loro mire le elezioni, sarà istituita la repubblica federativa in Francia, operata la riunione del Belgio, e creata così una Federazione repubblicana d'Occidente.

Il pericolo, se pericolo veramente vi è, non è vicino ad ogni modo per il Belgio. Solo gli amici del Belgio possono deplorare la demoralizzazione dell'esercito, lo scoraggiamento dei Generali a cui il ministero, per considerazioni elettorali, nega le riforme dichiarate da essi necessarie per poter almeno esprimere all'occorrenza un movimento operaio, -l'accecamento del partito cattolico che non si cura che di usufruire materialmente, a beneficio delle sue creature, l'amministraz~one affidatagli, -le divisioni dei liberali, sempre più sopraffatti dai radicali.

Il Generale Chazal partì l'altro ieri per Parigi ove vedrà gli uomini importanti; si crede che abbia confidenziali incarichi del Re presso il signor Thiers. Egli mi disse di essere profondamente ~disgustato della 'persistenza dei Ubell"ali come dei cattolici a sagrificare l'esercito agli interessi elettorali, e della ripu. gnanza del Re ad interpone la propria autor:ità pel1SOnale per la quistione militare, mi confidò aver rinnovata al Re la dichiarazione di non voler più, in qualsiasi eventualità, accettare il comando d'un esercito che egli crede insuffi. ciente perfino per il mantenimento dell'ordine all'interno. Dopo il suo soggiorno a Parigi il Generale Chazal intende di recarsi a passare qualche mese

.a Pau, ove ha dei ,possedimenti.

Vi è chi dice che il signor Thier.s è punito dall'imbarazzo in cui lo mette la condizione iPre.sente della Spagna, della debolezza mostrata nella rePII"€ssiOne delle mene carliste sul confine dei Pirenei. Quel che si può dire con più serietà è che la situazione della repubblica conservativa in Francia è diventata più difficile. Gli avvenimenti di Spagna accrescono in Francia l'attività sia dei rivoluzionari che della reazione. Ai repubblicani moderati conservativi non è di vantaggio lo ~ettacolo ,che ofue la S!Pagna, iPa~odlia o c~icatura che lo si voglia ·chiamare. I clericali ,come è naturale, godono forse altrettanto dei radicali. Sperano che l'Italia patisca qualche contraccolpo dalle complicazioni spagnuole. A tal proposito dirò qui che cercai invano di avere il testo della supplica dei Vescovi del Belgio, ~iuniti a Tournai in compagnia del Nunzio Cattani, al Re Leopoldo, diretta ad ottenere nngerenza del Governo belga nelia qu!istione delle corporazioni religiose a Roma in nome dei Cattolici del Belgio; V. E. avrà visto un sunto di detta petizione sui giornali; ad ogni buon fine ne accludo qui la riproduzione (1).

E' un gran problema il determinare quale sia il male peggiore, della prevalenza della rivoluzione o della reazione in Spagna ed in Francia. Tra la sognata federazione repubblicana d'occidente ed una doppia ristaurazione borbonicoclericale che possa ripetere il motto di Luigi XIV • il n'y a plus de Pyrénées • ·è a sperarsi che le influenze europee e la forza delle cose introdurranno mezzi termini meno minacciosi.

358

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. S.N. Madrid, 16 febbraio 1873 (per. il 22).

J'ai l'honneur de transmettre ci-joint in extensum à V. E. la communication du Mini:stre d'Etat annonçant la nouvelle forme du Gouvernement Espa.gnol, et dont je Lui avais immédiatement fait connaitre le sens par mon télégramme du 13 (2). Ainsi que j'ai eu 1soin d'en infor:mer V. E., les chef.s de Mission mes ·Collègues, y ont répondu iPar un si:m!Ple accusé de réception, en ajoutant qu'ils l'avaient tranSIIll.ÌSe à leurs Gouvernements. Conformément aux instructions reçues ce matin par le télégraphe (3) je viens d'en agir de mème.

D'après Le langa,ge de ces memes Chefs d~ M<ission, il ne parait pas. douteux cependant que la J.""econnaiJs,sance de la république ne se fera pas attendre longtemps. Déjà meme, l'Ambassadeur de France et le Ministre de Prusse ont reçu l'instruction de continuer comme par le passé à expédier les affaires courantes. La seule Cour qui à ce qu'il .parait 'sera la moi.ns disposée et mettra le fP].us de temps à reconnaitre le nouvel O·rdre de choses sera la Russie. Son représentant ici !Parle de la :probabilité d'un ~congé de six mois qu'on lui donnerait IPOUr voir la tournure que prendlront les événements.

Le Ministre des Etats Unis qui comme je l'ai télégraphié a V. E. reconnaissait immédiatement la nouvelle république sans qu'il ait eu le temps matériel d'en recevoir l'or.dre de son Gouvernement, a été reçu hier en audience solenne1le IPar tout le Ministère réuni. Les discours qui se sont échangés à cette occasion, témoignent des plus grandes sympathies réciproques. Le Général Sickles a meme déclaré que son Gouvernement aiderait à l'apaisement de l'insurrection de Cuba. Cette attitude du Ministre américain semblerait tout-à-fait confirmer ·ce que j'avais toujours soupçonné de l'ingérence des Etats Unis dans les affaires de Cuba, en secrète connivence avec le parti radica!.

Dans la séance d'hier des Cortès, un deputé ayant demandé à connaitre les télégrammes qui pouvaient avoir été adressés au Gouvernement après le départ du Roi, soit par le Roi d'Italie soit par M. Montemar, le Ministre d'Etat a répondu que • le Roi d'Italie, Souverain essentiellement constitutionnel, n'adresse pas de télégrammes aux Ministres des affaires étrangères; que son Ministre s'entend avec le représentant ~agnol en Italie qui a trasmis des info11mations favorab1es à la nation E®a·gnole •. Quant aux télégrammes de

M. Montemar, le Ministre a refusé nettement d'en donner communication.

.ALLEGATO.

CASTELAR A DE BA.RlRAL

Madrid, 12 febbraio 1873.

Muy Sefior mio: Habiendo presentado el Rey Don Amadeo I por si, y por sus sucesores, la renuncia a la Corona de Espafia, las Cortes de la Nacion, quieta Y pacificamente elegidas por el sufragio universal, asumieron la soberania y proclamaron en una d~ las votaciones mas solemnes, mas numerosas, y mas compaotas que regi.stl1an los anales de IJJUestro Parlamento, ~como forma definitiva de Gobienw la forma republicana; la actitud pacifica del pueblo de Madrid, el 6rden que reina en todos los ambitos de :1a nacion, 'La circunstanda de haber nacido el nnevo Gobierno de las convicciones de una mayoria monarquica y con el asentimiento de los diputados mas conservadores, que si hicieron reservas respecto a sus opiniones individuales, declararon su resolucion de someterse a la nueva legalidad; todas estas cireunstandas prueban a una que la nueva forma de Gobierno es ya la forma politica definitiva de nuestra Patria. A unas Cortes constituyentes que seran e11egidas con toda libertad y que espresaTan la ·sinoeridad del pensamiento y de 1a volunrtad nacional toca organizar en 1lo pOTv;eni!l" l!a Republli.c<a ES!lJ3,fioJa.

Inmediatamente despues de ila ,proolamacion de la Republica las dos cama!MB reunidas en asamblea nacional nombraron el <Gobierno compuesto de los siguientes Rep!resentantes d~ la Nacion: !Presidente sin cartera, Don Estanislao Figueras; Ministro de Gracia y JustLc~a, Don Nd!colas Salmeron; de la Guerra, Don Fernando Fernand~z de Coodoba; de Hacienda, Don José Echegaray; de Marina, Don José Marea de Beranger; de la GobernaiCion, Don F11ancisoo Pi y Margall; de Fomento, Don Manuel Becerra; de Ultramar, Don F·randsco Salmeron y de Estado el que

suscribe.

Escuso decir à V. E. que el nuevo Gobierno tiene entre sus propositos

politicos en el inrteri<>r conservar à todo wance el 6rden publioo y en el exrterior

conservar y ·estrechar Clas buenas re1aciones que tmen à Espafta con todas las

potencias.

(l) -Non si pubblica. (2) -Recte del 14, cfr. p. 346, nota 2. (3) -Cfr. n. 350.
359

IL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 192. Lisbona, 16 febbraio 1873 (per. il 3 marzo).

Come già Le annunziai telegraficamente, il Re Amedeo, abdi>catario di Slpa

gna e la Regina Maria Vittoria, giunsero a Lisbona il 13 corrente ed ebbi l'ono

re di ricevere alla stazione le LL. MM.

Il Re di Portogallo e la Regina Maria Pia, il Minister<> e personaggi di

Corte vennero all'incontro dei Sovrani che furono condotti al Real Palazzo

di Belem, preparato la notte stessa per ricevere gli Augusti Ospiti, ed ove pure

ebbi l'onore di accompagnarli. La Regina Maria Vittoria comincia a rimettersi

delle fatiche del precipitoso viaggio dopo il Suo recente parto ed il Re Amedeo

è in perfetta salute sebbene naturalmente assai preoccupato. Sua Maestà fu

molto soddisfatto dell'annunzio delle fregate italiane spedite a Sua disposi

zione non che degli indirizzi ricevuti d'Italia e specialmente dell'Ordine del

giorno del Senato del Regno, da me presentatogli conforme agli ordini tele

grafici ricevuti da V. E. È anche •con viva soddisfazione che Sua Maestà ha

potuto accertarsi della rispettosa simpatia che in Lisbona gli si offre da tutte

le classi di persone ed è degno di rimarcare come non siavi che una sola espres

sione, cioè di meritare il Re Amedeo l'ammira2'lione e ll'approvazione genera1e per

la nobile leale e dignitosa condotta da Lui tenuta.

La Regina d'Inghilterra fece immediatamente partire da Gibilterra una

divisione di corazzate qui giunte con un Contro Ammiraglio alla disposizione

del Re Amedeo, ed il resto della Squadra sotto il comando d'altro Ammiraglio

arrivò il giorno dopo. Quest'ultima credesi per restare qui come d'osservazione

in seguito degli avvenimenti Spagnuoli, i quali fanno temere un controcolpo in

Portogallo.

A seconda degli ordini di V. E. mi posi subito agli ordini del Re Amede(}

e giornalmente S. M. degna ricevermi con la maggiore cortesia e benevolenza.

360

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 97. Costantinopoli, 17 febbraio 1873, ore 12 (per. ore 13).

Tous les Ministres sont changés, exceptés le Ministre des Affaires Etrangères et •Celui de la Marine. On attribue la •crise à des intringues du palais pour un grand emprunt à l'étranger, auquel le Grand Vizir destitué était hostile. Le Baron Haussmann, arrivé ici d'Egypte, ne serait pas étranger à cette intrigue.

361

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 98. Costantinopoli, 17 febbraio 1873, ore 15,27 (per. ore 17,10).

Délégués ont signé avant'hier à l'unanimité projet de réforme judiciaire en Egypte et on regarde à présent cette affaire comme résolue. V. E. me permet rappeler urgence de signer protocole sur la ,propriété, recevant continuelles plaintes des Italiens. Ministre de Grèce vient de recevoir autorisation de signer protocole.

362

IL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 193. Lisbona, 17 febbraio 1873 (per. il 3 marzo).

L'abdicazione del Re Amedeo e l'immediata proclamazione della Repubblica in Spagna ha qui prodotto verace costernazione, sentimento ben naturale in Portogallo pei pericoli eventuali e forse prossimi che può presentare un esempio co3ì funesto nel vicino paese, e la propaganda, se non atti più ostili, ne sarà qui l'inevitabile conseguenza poiché l'obiettivo estero della Spagna sarà anzi tutto il Portogallo e la repubblica Iberica.

Io sempre scrissi e ripeto che il Portogallo è essenzialmente Monarchico e Costituzionale ma dissi puranche e sempre che la sua inerzia tradizionale lo espone a colpi di sorpresa di ogni genere e, tra gli altri, l'attentato del 19 maggio 1870 ne fa fede. Io non voglio e.sagerare, finora pericoli seri, ma soltanto constatare l'eventualità di cui il Governo ed il Paese sentono pur la misura. Infatti da un lato il Ministero per mezzo del Presidente del Consiglio lo ha dichiarato alle Cortes, dall'altro in alcune riunioni politiche ed in alcuni giornali furono fatte ,già se non dichiarazioni esplic.ite per certo allusioni vepubblicane.

Il Govemo ha presentato leggi al Parlamento .per prendere rpcr:-ovvedimenti di precauzioni. Tra questi la chiamata sotto le armi della riserva, nove mila uomini, la quale darà all'Armata Portoghese un effettivo di 30 mila soldati, dei quali 10 mila per la guarnigione di Lisbona.

A mio credere il mezzo efficace per scongiurare i pericoli sarebbe quello che tutto il partito Monarchico si riunisse compatto per appoggiare il Governo in questi gravi momenti, ma pur troppo non è nè sarà il caso poiché l'opposizione ha già dichiarato che non voterà le misure governative, anzi nella riu~ nione del partito J,stodco si voJea perfino fare un indirizzo alla Corona per cambiare il Ministero, sebbene, come V. E. avrà scorto dai miei pas:sati dispacci, l'attuale Gabinetto goda meritamente della fiducia della Corona e del Paese e sia quello che presenta maggiori elementi di energia e capacità.

L'altra garanzia sarebbe quella di essere sicuri dell'esercito: il Governo lO'

crede e lo spera ma costanti e recenti esempi hanno dimostrato che l'elemento

dei bassi uffiziali è ben !ungi dall'essere sicuro, non che quello di alcuni Uffi

ciali Superiori.

Credo, ed ho motivo di prevederlo, che questo Ministero degli Affari Esteri

si proponga di fare appello alle Potenze più amiche, e noi siamo in tale caso fra

i primi, per una efficace protezione all'autonomia del Portogallo. Ma senza

volere qui anticipare su questa eventualità ed ancora meno discuterla senza

istruzioni speciali di V. E., mi permetto osservare, ammettendo che le Potenze

amiche, specialmente l'Inghilterra legata da un trattato, nell'interesse del prin

cipio Monarchico e della autonomia portoghese fossero disposte a coadiuvarlo,

contro attacchi esterni, sarà sempre d'uopo che il Portogallo si garantisca da

se stesso contro i pericoli interni e questi saranno, nelle circostanze attuali, i

più urgenti.

La miglior garanzia di fatti, a mio avviso, contro l'eventualità di repubbli

canismo in questo Regno è l'antipatia assoluta ed universale per l'unità Ib€

ri<ca. Ora è facile il supporre e prevedere che l'Iberismo sarebb€ la conseguenza

naturale ed inevitabile della Spagna e del Portogallo repubblicani. Ripeto che

non intendo, con i brevi cenni che precedono, allarmare il R. Governo sulle

sorti del Portogallo, ma è mio dovere porlo in avvertenza circa pericoli even

tuali che colpi arditi di sorpresa da un lato ed inerzia di, resistenza dall'altro

possono essere la più o meno prossima o lontana conseguenza dei gravi e recenti.

avvenimenti Spagnuoli.

363

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL

T. 47. Roma, 18 febbraio 1873, ore 16.

Le Comte Maffei arrivera sans retard à Madrid. Vous pourrez donc prendre un congé dont vous pouvez avoir besoin, et sortir d'une position que j'avais déjà reconnue embarras:sante pour vous. Cependant je vous prie d'éviter que votre départ puisse etre interprété camme un acte de dépit du Gouvernement du Roi. Vous aurez donc soin de faire connaìtre, soit dans vos conversations particulières avec vos Collègue·s, soit en présentant le Comte Maffei à M. Castelar, que le Gouvernement du Roi suivra en ·cette cil'constance l'exem!Ple des autres grandes puissances, en maintenant de fait des rapports avec le Gouvernement provisoire et en reconnaissant la république espagnole aUJstsitòt qu'elle aura été constituée d'une manière régulière et définitive. Les derniers: événements n'ont provoqué du reste parmi les hommes éclairés en Italie que des sentiments de sympathie pour le Prince Amédée. Aucun sentiment de rancune ne se fait jour dans Ie.s appréciations de l'opinion publique sur !es événement:s d'E,spagne.

364

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE A SINGAPORE, FESTA

D. S.N. Roma, 19 febbraio 1873.

Le accuso la rdcevuta del rapporto di V. S. ULma in dlata 2 .gennaio (l) e Le porgo i miei ringraziamenti per le notizie trasmessemi intorno al viaggio della

R. Pirocorvetta il Vittor Pisani e de' viaggiatori italiani che esplorano in questo momento le lontane regioni alle quali approdò quella nave.

V. S. avrà probabilmente a quest'ora avuto occasione di abboccarsi col Capitano di Vascello Comandante Racchia, ed avrà conosciuto da lui lo scopo del viaggio di altri due bastimenti da guerra nazionali, il Governolo e la Vedetta, che ,forse saranno già giunti a Singapore quando perverrà a Lei questo mio Dispaccio.

Il viaggio del Commendatore Racchia e dei dUe bastimenti posti sotto il su... comando ha risvegliato nei paesi coloniali di Europa delle apprensioni che, per

·essere infondate, non sono meno apprezzabili da noi che vogliamo assolutamente astenerci da dar ragione a quelle Potenze di sospettare le nostre intenzioni. L'Italia non ha mai d:ormato alcun progetto che potesse in alcuna guisa ledere i diritti degli Stati che l'hanno preceduta nello stabilire relazioni commerciali

.e coloniali in codest·e lontane regioni.

Tale essendo il nostro fermo divisamento, Ella comprende che tutto ciò che ·è di natura a destare sospetti sulla nostra condotta verso i capi indigeni che potessero cercare di mettersi in relazione con codesto Consolato, deve essere evitato. Ed io sono indotto a farle più particolarmente una raccomandazione a questo riguardo in quanto che il Governo dei Paesi Bassi pare supporre che

V. S. Ill.ma abbia delLe relazioni col Sultano di Atchin (Sumatra) e con Satd Ali

Surebaya di Borneo, e che queste relazioni tenderebbero niente meno che ad .assicurare al primo l'assistenza dell'Italia ed a estendere all'altro i benefici della cittadinanza italiana.

Ritengo che le informazioni pervenute a tale riguardo all'Aia siano quanto meno molto esagerate; imperoc·ché 'certamente V. S. Ill.ma mi avrebbe informato di tutto ciò che concerne i personaggi indigeni sovra nominati prima dl prendere verso i medesimi alcun impegno compromettente per il R. Governo. Ma stimo opportuno riferirle ogni cosa perché Ella possa da se stessa vedere con

.quanta circospezione è necessario che codesto Consolato proceda in un momento in ·cui la creazione stessa di codesto ufficio di prima categoria ha bastato per ingenerare diffidenza nella sospettosa politica di alcuni Gabinetti.

Questi pochi cenni basteranno a tracciarle, signor Console, la linea di con.dotta prudente e riservata dalla quale il R. Governo desidera che Ella non abbia mai a dipartirsi. Se il Commendatore Racchia si trova ancora a Singapore io La autorizzo a lasciavgli prendere lettura di questo dispaccio che del resto Ella deve considerare come contenente istruzioni affatto confidenziali.

(l) Non pubblicato.

365

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 270. Madrid, 20 febbraio 1873 (per. il 25).

J'ai l'honneur d'a'ccuser réception et de remercier V. E. de sa Dépèche politique du 2 courant N. 41 (l) ainsi que de la s&-ie de documents diplomatiques qui y étaient joints parfaitement conforme à la note indicative qui les accompagnait.

Bien que le nouveau Gouv,ernement ait ins,crit sur son Program,me: Ordre, Liberté, Justice, l'opinion publique cependant voit déjà avec terreur le moment où il sera débordé par les républicains féd&-aux que ni J.'amnistie générale, ni l'abolition du serment, ni la promesse d'armer le peuple, toutes mesures votées par les Cortés (dans ~es quelles est venu se fond're Le Senat) ne peuvent satisfaire. Ce que veulent les républkains féd&-aux qui trainent à leur suite les internationaux et les communistes, c'est le pouvoir leur donnant toute faculté contrairement aux unitaires, de parsemer le territoire Espagnol de petites républiques ,s'appuyant les unes sur les autres et mettant en pratique les detestables théories du socialisme. Dans leurs sourdes menaces contre le Gouvernement actuel ils lui reprochent, avec raison du reste, qu'il n'a pas, malgré tous les efforts qu'il fait dans ce but, le droit de prolonger plus longtemps son existence et qu'il doit procéder immédiatement à de nouvelles électdons d'où sortira J.'Assemblée constituente chargée de décider sur la focrme définitive du Gouvernement. La bataille va dane s'engager entre unitaires et fédéraux, et personne ne peut dire pour le moment de quel còté sera la vktoire.

Les alarmes que détermine une pareille perspective sont tellement vives que les organes du parti Alphonsiste aussi bien que ceux de l'ancien parti conservateur appuyent énerglquement ,Je Gouvernement actuel dans l'espérance qu'il pourra tout au moins maintenir l'ordre. Quant à l'armée qui pourrait à un moment donné intervenir dans la lutte, elle est pour le moment très disséminée, très découragée et surtout fort divisée par suite des éléments dissolvants qui y ont été introduits.

En somme la situation est remplie de dangers et ,si l'on ajoute que plusieurs des chefs de la démagogie Européenne et entr'autres le fameux Cluseret sont comme par suite d'un mot d'ol'dre, accourus simultanément à Madrid, l'on peut facilement se rendre compte des craintes unanimes qu'inspire un pareil état de choses.

(l) Non pubblicato.

366

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 107. Costantinopoli, 21 febbraio 1873, ore 13,45 (per. ore 22,50).

Lundi rprochain nous signerons rprotocole pour Tri,poli. En cette occasion Ministre des Affaires Etrangères nous communiquera projet de protocole du Liban. On :propose quant à la dUII'ée ·des fonctions du nouveau Gouverneur de retourner à la durée de trois ans. Représentants de France et d'Angleterre sont autorisés à accepter cette ·combinaison. J'aUendrai les instructions de V. E.

367

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 244. Costantinopoli, 21 febbraio 1873 (per. il 28).

Ho avuto l'onore d'informar V. E. per telegrafo de' cambiamenti qui sueceduti nelLe alte sfere dell'Amministrazione. Sebbene inattesi, non potrei dire ch'essi abbiano fatto grande impressione nel pubblico, il quale comincia ormai ad abituarsi a questi repentini e quasi periodici colpi di scena che vengono dal Palazzo e di cui non giunge ad indovinare il motivo o la necessità.

Un punto solo emerge chiaro da tutto questo tramestio di uomini e di cose ed è che il Sultano, dopo la morte di Aali-Pacha e dopo essersi affrancato dalla incomoda tutela anglo-francese, int·ende non solo di regnare ma anche governare. Trovò Mahmoud Pacha docile a secondario in questa nuova via, renitenti Midhat Pacha e Mehmet Ruchdi. Il nuovo Gran Vezir, Essad Pacha, giovane ancora, elevato in poco tempo per favore specia1e del Sultano e della Corte ai più alti posti ed ai più grandi onori, ha voce non solo di essere disposto a compiacere il suo Signore nella riuscita di questo suo disegno, ma di esser puranco favorevole al cambiamento che vorrebbesi da lui effettuare nell'ordine di successione al trono.

Il passato Gran Vezir era avverso alla conclusione di un grand'imprestito che si dovrebbe contrarre principalmente per far fronte agli impegni presi con Hirsch di completare in pochi anni tutta la rete deUe strade ferrate, tutte le strade rotabili necessarie al loro sviluppo e tutti i porti di sbocco.

Mehmet Ruschdi Pacha temeva che una somma così vistosa di 25 milioni di lire, la quale doveva essere spesa nello elasso di sei anni, oltre al riuscire assai onerosa al pubblico erario, avrebbe potuto facilmente essere invertita, per volere speciale del Sultano, ad usi meno utili e meno produttivi. Egli dunque, opinava col passato Ministro delle Fina11ze Sadyk Pacha, che si facessero piuttosto dei piccoli imprestiti annuali sulla piazza stessa di Costantinopoli, a misura che i bisogni r..e giustificassero la necessità.

Ma il ben noto Barone Haussman, qua venuto con lettere commendatizie del Khediv,e presso la casa del Sultano, ha saputo così bene insinuarsi in essa che è riuscito a farvi prevalere l'idea di un grande imprestito all'estero.

Infatti pochi giorni dopo la sua presentazione al Sultano, il Gran Vezir ven1va bruscamente dimesso e sostituito dal Seraskiere Essad Pacha.

Costui, personalmente, è persona a tutti accetta per i suoi modi gentili e per la sua ,educazione europea, dappoichè fu per parecchi anni preposto alla direzione degli allievi militari turchi che si mandavano in Parigi, e poscia fu inviato in missione straordinaria a Berlino, ove studiò accuratamente la organizzazione militare gevmanica di cui è grande ammiratore. Ma non si crede dotato della capacità necessaria a reggere il timone dello Stato nelle presenti d&fficili ~congiunture; e si rprevede che sarà, come il suo predecessore Mahmoud, docile strumento del Sultano e del Harem Imperiale.

Egli è venuto ieri a rendermi visita nella residenza della R. Legazione a Pera.

368

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. l. Berlino, 21 febbraio 1873.

J'ai profité de mon entretien dont j'ai rendu compte par ma dépeche d'aujourd'hui (l) pour toucher quelques mots sUJr le choix d'un nouveau représentant d'Allemagne près notre Cour. Le Prince de Bismarck m'a dit que ce choix était retardé par les hésitations de l'Empereur à contresigner la démission de

M. de Thile et de nommer ainsi définitivement M. de Balan à la piace de Se· c.:rétaire d'Etat. Il fau<h-a d'ailleurs un vote dlu Reich:stag pour augmenter le traitement du nouveau titulaire. Al011s seulement il y aura une vacance :réelle du poste de Bruxelles, et il sera plus facile de combiner un mouvement diplomat1que dans des proportions assez larges.

Le Chancelier ,se montrait satisfait de la manière dont M. de Keudell remplissait ses fonctions à Constantinople. La candidature pour Rome semblait se porter ou sur lui ou sur M. de Schlozer. Il serait cependant regrettable qUe ce d&nier diìt quitter de sitòt Washington où il rend des services très-utiles. Il est très sympathique à notre cause, il a la meme manière de voir que Son Altesse, sauf qu'il est peut-etre trop Iibéral dans un temps où H convient plusque jamais, tout en d:aisant une bonne part à la liberté, d'établir un contrepoids en renforçant le principe d'autorité. Le Comte de Perponcher est mis également sur les rangs. C'est un parfait gentilhomme; ton, manière, élégance ne laissent rien à désirer, mais il serait plutòt le décor d'une Légation qu'une cheville ouvriè:re rcom.me il le faut dans une rmission de cette importance. Le Comte d'Arnim ambitionnait aussi beaucoup le poste de Rome. Le Prince de Bismarck s'est borné à cette affirmation, sans discuter l es chances de l'Ambassadeur à Paris.

Il semblerait doiliC que M. de Keudell a gagné du terrain, et que son concurrent sérieux est M. de Schlozer ·qui a été Secrétaire de Légation de M. de Bismarck quand celui-ci représentait la Prusse à St. Pétersbourg. Il y a mème eu, entre eux, à cette époque des tiraillements très accentués, mais qui ont fait. place plus tard à des rapports les plus amicaux. Son Chef a-reconnu en lui un homme de caractère et de conviction, et lui a voué dès lors une grande estime. M. de Schlozer a résidé comme Conseiller de Légation à Rome de 186'5 à 1869. Il s'était fait une excellente position dans la société romaine et parmi ses Collègues. Lord Odo Russel m'en a parlé avec beaucoup d'éloges, comme d'un diplomate ayant toutes les qualités requises pour ètre persona grata auprès de notre Gouvernement. H a été accrédité en mai 1869, comme Ministre Résident au Mexique d'où il a été transféré en Jui11et 1871 aux Etats-Unis: d'Amérique.

Dans cet entretien, le Prince de Bismarck n'a fait aucune allusiton à la question d'Ambassade. Je me suis abstenu de mon còté parce qu'il me répugne, vous le savez, de prendre une initiative. Mais tout en voulant soit vis-à-vis de· Rome, soit vis-à-vis de Berlin me désintéresser personnellement de cette question, je crois de mon devoir, surtout depuis les affaires d'Espagne, de vous répéter combien il importe de ne rien négliger dci pour nol.llS rendre agréables: et resserrer nos relations, comme de mettre la représentation de Notre Auguste Souverain sur le mème pied que celle des autres Grandes Puissances. Non pas qu'aux yeux des clairvoyants il soit nécessaire d'ajouter au prestige de la Couronne, mais il faut aussi savoir le faire valoir auprès de ceux qui jugent d'après. les formes extérieures.

(l) Non pubblicato.

369

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. 2.. Berlino, 21 febbraio 1873.

Lors de la discussion des projets de lois ecclésiastiques présentés dernièrement au Landstag, un député de la fraction du centre, M. Mallinckrodt laissa entendre à la tribune qu'après la victoire de Sedan le Cabinet de Berlin nousavait encouragé à prendre possession de Rome. L'orateur cherchait à démontrer par là que la provocation dans le conflit engagé entre l'•Eglise et l'Etat ne venait pas du còté des catholiques. Le Prince de Bismarck m'a prévenu qu'il ne pourrait à moins que de répondre à une allégation dénuée de toute vérité. Il serait dans le cas d'en faire ressortir l'entière inexactitude, en rappelant .qu'à cette époque précisément les raiP!Ports entre l'Allemagne et l'Italie étaient emprednts d'une certaine froideur, parce qu'on nous attribuait une attitude de neutralité un peu chancelante. La Prusse avait espéré mieux de la part d'un Etat pour lequel ses bons procédés étaient notoires. Ce manque d'intimité dans les rapports s'était prolongé jusque vers la fin de la guerre, et par contrecoup il y avait mème eu un rapprochement à Versailles avec le Pape. L'équilpée 1du Général Garibaldi réussi.ssant à pénétr&en France à la tète de ses 1partisans IPOUr faire cause commune avec les ennemis

de l'Allemagne, avait pQ'oduit le plus mauvai.s effet au Quartier général à Versailles. Son Altesse s'en était vivement expliqué avec M. Thiers, en lui déclacrant que les prisonnie:·s Garibaldiens ne sauraient etre traités sur le mème pied que les soldats de l'armée frança1se, etc. etc.

J'ai répondu que s'il le fallait, je serais prèt à porter témoignage contre l'assertion de M. Mallinckrodt, puisque ma correspondance avec mon Gouvernement était là pour prouver que je m'étais convaincu que la Prusse dans cette période avait à peu près viré de bord à notre endroit. Mais je n'avais cessé de combrattre les soupçons du Cabinet de Berlin par des assurances dont je me faisais le garant, du maintien d'une stricte neutralité, avant comme après l es premiers triomphes de l'Allemagne. Quant au Général Garibaldi, un nombre très restreint de ses partisans, échappant, comme lui, à notre surveillance, l'avaient suivi d'Italie sur le territoire français. Ses quelques compagnies s'étaient .formées surtout dans la colonie italienne à Marseille, sans compter tous les polonais qui s'étaient 'rangés sous no1s clrapeaux. Au reste S. A. devrait se souvenir d'une conversation que j'avais eue avec elle en Juillet 1870 (lettre par· ticulière et réservée à V. E. N. 2. du 27 du mème mois) (1). Je l'avais mis en garde contre certain en ItaHe, sur ses arrière-<pensées qui n'ont pas manqué de se produire quand la république, quelques semaines plus tard, a été proclamée à Paris, comme il en serait de mème si Gambetta revenait au pouvoir.

Je comprenais parfaitement qu'il opposàt une dénégation catégorique à un fait erroné, mais je le laissais juge de l'opportunité d'y mèler des observations qui seraient de nature à soulever de regrettables commentaires en Italie.

Au reste le Prince de Bismarck sait très bi:en manier la parole à la tribur..e, et je ne doute pas qu'il ne s'y exprime avec le tact et la mesure de l'hom.me d'Etat.

370

IL MINISTRO AD ATENE, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 109. Atene, 22 febbraio 1873, ore 13,20 (per. ore 20,45).

La réponse du Gouvernement grec à la dernière proposition autrichienne part aujourd'hui. M. Deligeorges confirme acceptation en principe de l'arbitrage, à condition qu'il se borne à la question c:liiplomatique, il exdut absolument qu'il s'occupe de la question de fond. Le Ministre Autrichien considère ses efforts comme échoués.

371

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL

D. 42. Roma, 22 febbraio 1873.

Il precipitare degli ultimi avvenimenti mi ha impedito d'intrattenermi per iscritto con V. S. Ill.ma intorno ad una situazione di cui non era in poter nostro modificare od attenuare gli effetti. Mi dovetti dunque limitare a segnarle

la ricevuta delle notizie telegrafiche trasmessemi, ed a porgerle i m1e1 ringraziamenti per le informazioni da noi ansiosamente aspettate, e che ho ricevute ieri coi rapporti del 1,2, e 14 febbraio (1).

Ancor prima che V. S. esprimesse il desiderio di ottenere un congedo, io avea in previsione di ciò, destinato a prender la reggenza interinale di codesta Legazione il Consigliere Conte Maffei, il quale sarà probabilmente giunto a quest'ora al suo nuovo posto. Le disposizioni prese a tal riguardo dal Governo di S. M. sono dettate dalla situazione creata dagli avvenimenti passati. E mi pare quasi superfluo l'accennare non doversi alle medesLme attribuire alcuno speciale significato politico.

Opportunamente V. S. Ill.ma mi ha segnalato per telegrafo che in seguito al modo con cui il Principe di Savoia ):la preso commiato dalla Spagna qualunque segno di risentimento per parte del Governo italiano sarebbe fuor di proposito, mentre fra i vari regimi di Governo possibili in codesto paese, la Repubblica moderata sarebbe forse quella che potrebbe conservare le migliori relazioni con l'Italia. Dividendo pienamente con V. S. Ill.ma questo pensiero io ebbi appunto ad inspirarmi nel dettare sommariamente per telegrafo le istruzioni che doveano determinare il contegno di Lei verso il Governo di fatto creato in Madrid.

Conformandoci alle dedsioni prese dalla maggior parte dei Governi d'Europa noi manteniamo le relazioni di fatto esistenti fra l'Italia e la Spagna, riservando il riconoscimento di diritto ad un'epoca in cui il nuovo Governo Spagnolo potrà considerarsi come regolarmente costituito. L'unanimità dei Gabinetti nello adottare in quest'occasione un tale atteggiamento ci persuade a non discostarci noi pure da una linea di condotta che ci offre il vantaggio di non dover esser noi nè i primi, nè gli ultimi a riconoscere il Governo che piacerà alla Spagna di dare a se stessa. Noi riconosceremo adunque il nuovo Governo Spagnuolo insieme agli altri Governi coi quali ci manteniamo, non solamente in questo, ma in tutti gli affari gravi in una perfetta comunione di idee.

Le istruzioni che il Governo del Re può dare in questo momento, e che io La prego di lasciare al signor Conte MaMei, si riassumono in poche parole; prudente riserva negli atti e nel linguaggio. Questa riserva non deve dar pretesto a supporre l'esistenza di un nascosto risentimento per i fatti accaduti. Siffatto risentimento, ·che non esiste, sarebbe contrario agli interessi ben intesi della politica italiana. Ma dappokhé durante i due ult1mi anni il contegno nostro verso la Spagna fu appunto ispirato da così scrupolosi riguardi che mai nessuno degli uomini politici di codesto paese ha potuto imputarci la benché menoma intromessa negli affari spagnuoli, sarebbe ora del tutto inesplicabile una condotta diversa da [parte nostra. Fummo muti spettatori di ciò che è avvenutO" in passato a Madrid, non possiamo ora esser sospettati di dispetto o di malumore, conservando lo stesso silenzio. Le nostre simpatie sono assicurate alla ·causa dell'o111dine e della Ubertà. Noi facciamo i voti i più sinceri perché appunto nell'unione dell'ordine e della libertà la Spagna possa trovare la durevole guarentigia della sua prosperità politica.

(l) Cfr. Serie l, vol. XIII, n. 311.

(l) Cfr. nn. 342, 349.

372

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

L. P. Roma, 22 febbraio 1873.

Credo opportuno di informarLa di un colloquio che ebbi ieri l'altro coll'Incaricato d'Affari di Germania, colloquio che è la continuazione e la conferma di quanto fu, in questi ultimi tempi, l'oggetto delle nostre corrispondenze confidenziali.

Il Conte di Wesdehlen mi interrogò sulla questione delle nostre trattative commerciali colla Francia. Questa interrogazione non era nuova. In alcune conversazioni avvenute fra il Conte Wesdehlen e me, or fa qualche tempo, gli aveva detto che nello scorso autunno il Governo francese ci aveva lasciato intravedere l'intenzione di aprire con noi delle trattative per la revisione del nostro trattato commerciale, che dopo quell'epoca non ci aveva fatto alcun'altra comunicazione forse perché aveva preferito di rivolgersi prima all'Inghilterra ed al Belgio e i cui trattati erano scaduti, che conchiuse le nuove stipulazioni con questi due paesi era probabile che il Governo francese si proponesse ora di rivolgersi a noi, facendoci delle proposte pratiche e positive che finora non erano mai state formulate. Entrando nel merito della questione, mi espressi col Conte Wesdehlen nel modo stesso con cui Ella era stata autorizzata dal Ministro delle Finanze e da me ad esprimersi a Berlino, quando se ne fosse presentata l'occasione.

Ieri l'altro potei dare all'Incaricato d'Affari di Germania una nuova informazione, perché nel mattino stesso avevo ricevuto dal nostro Ministro a Parigi un telegramma nel quale m'era annunziata la partenza imminente per Roma del signor Ozenne incaricato di portarci delle proposte relative alla revisione del trattato esistente ora tra la Francia e l'Italia.

Il Conte di Wesdehlen mi disse ch'egli aveva appunto ricevuto su questa questione un dispaccio del Principe di Bismarck al quale aveva riferito le conversazioni avute in proposito col Ministro delle ,Finanze e con me. • Voi, egli mi disse, vi siete limitato a toccare del lato economico e commerciale della questione, ma il Ministro Sella mi svolse anche alcune considerazioni politiche. Egli non mi nascose che, a suo avviso, il Governo italiano doveva avere alcuni riguardi in vista dello stato dei rapporti fra l'Italia e la Francia, tanto pel presente quanto per l'avvenire, e che v'era forse qualche opportunità a dare una prova di buon volere, nei limiti del possibile, al Governo del signor Thiers, il solo che, nelle attuali circostanze, offra una guarentigia alle pacifiche relazioni fra i due paesi. Ora-continuò il Conte di Wesdehlen-non si vorrebbe a Berlino, e ciò risulta dai dispacci che ho ricevuti, che certe preoccupazioni fo11se esagerate dei pericoli che ,possono presentare i rapporti fra l'Italia e la Francia pesassero per modo nei consigli del Governo italiano da indurlo a concessioni le quali incoraggiassero le tendenze protezioniste del signor Thiers con d,anno degli interessi economici non solo dell'Italia, ma anche di tutti quegli

altri paesi che hanno dei trattati commerciali ancora in vigore colla Francia. Gli attuali rapporti che esistono fra l'Italia e la Germania devono rassicurare l'Italia per quanto concerne la parte politica della questione. La Francia non è ora in condizioni tali da (poter assumere verso l'Italia un'attitudine aggressiva e lo fos1se anche, nello ,stato delle nostre attuali :relazioni, l'Italia non sarebbe sola, la Germania non crederebbe che i suoi inter·essi politici le consigliassero di !asciarla sola e non è probabile che la Francia volesse porsi sulle braccia non una sola, ma due delle Nazioni sue vicine •.

Risposi al Conte di Wesdehlen che ero assai lieto di udire il linguaggio ch'egli mi teneva per incarico del suo Governo, e credetti l'occasione opportuna per esprimermi francamente con lui nel senso stesso in cui Ella fu più volte, nelle mie lettere particolari, autorizzata ad esprimersi a Berlino. I nostri rapporti attuali col Governo francese, gli dissi, sono abbastanza soddisfacenti e non abbiamo a lagnarci di esso, ma coi rancori destati in Francia contro di noi dalla neutralità che abbiamo conservata durante la guerra, e dalla occupazione di Roma, con un partito potente nell'Ass·emblea e che ci è palesamente ostile, con una opinione pubblica che non ci è certo, in gran parte, benevola, le :relazioni soddisfacenti dell'oggi non ci possono ispirare una grande sicurezza per l'avvenire. L'Italia non desidera certo un conflitto colla Francia; essa ha bisogno di pace e in .questo pure i suoi interessi sono simili a quelli della Germania; e non solo ha bisogno della pace, ma anche della fiducia nella conservazione ·e nella durata della pace. In questo stato di cose noi seguitiamo verso la Francia una politica conciliante, prudente, improntata, se volete, da certi riguardi per due motivi, il primo perché con un paese vicino, col quale abbiamo molti il"apporti e 1ìrequentissimi affari le occasioni di conflitto potrebbero essere frequenti e se un incWente sol'lgesse ad ogni tratto ne verrebbe una situazione di continuo tesa, minacciosa che sarebbe inquietante per 1'Europa e dannosa pel nostro credito, per lo sviluppo delle nostre risorse e ·per le condizioni dello spirito pubblico e dei partiti all'interno, il secondo perché questa politica conciliante quand'anche non servisse a prevenire delle eventualità che pure vorremmo evitare, servirà almeno a porci dal lato della ragione e del diritto ed a conciliarci il favore dell'opinione pubblica europea e dei Governi imparziali. Ma questa non può essere e non è per noi una politica di facili illusioni che potrebbe poi procurarci qualche amaro disinganno. L'Italia sente benissimo ch'essa deve cercare la sua sicurezza nella costituzione delle sue forze e in una buona situazione internazionale. Ora la base di questa buona situazione internazionale il Governo italiano la cerca appunto nelle relazioni che cerchiamo di rendere sempre migliori, sempre più intime colla Germania. È questa la nostra politica, dissi al Conte di Wesdehlen, e vi dichiaro nel modo più esplicito che da parte nostra rendere sempre più intime le nostre relazioni colla Germania è una parte essenziale del nostro programma perché vi scorgiamo un interesse di primo ordine per l'Italia.

Nel corso della conversazione credei anche opportuno di toccare col Conte Wesdehlen un argomento del quale Le tenni qualche volta pacrola nelle mie lettere. Ho osservato, gli dissi, nei ·giornali tedeschi una tendenza che deploro e che consiste nel supporre che in Italia vi sia un partito tedesco, e un partito francese; il partito francese sarebbero i moderati, i conservatori, il tedesco i

14 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

radicali. E avendomi il Conte Wesdehlen replicato che se non nel presente, almeno nel passato qualche apparenza aveva potuto giustificare questo giudizio, cercai di rettificare un tale concetto. Innanzi tutto e per gran ventura. la politica estera rimane superiore alle classificazioni dei partiti e in Italia i partiti in cui si divide quella immensa maggioranza del paese che si raccoglie sul terreno legale delle nostre istituzioni, non avrebbero altra norma nella loro politica estera che quella degli interessi italiani. Inoltre per non lasciarsi fuorviare da giudizi inesatti, bisognava tenere conto dei precedenti, del passato e della storia della nostra ricostituzione nazionale. Fin da quando il Piemonte, dopo le onorate sventure del 48 e del 49, poté riprendere una politica attiva, la direzione di questa politica, nei consigli del Governo, rimase nelle mani del partito moderato. Il [partito radicale ,credeva che per compiere l'impresa nazionale, bastasse l'appoggiarsi nelle sole forze rivoluzionarie dell'interno, il partito moderato credeva che fosse necessario tener conto delle condizioni generali dell'Europa e avere delle alleanze. L'alleanza che trovò fu quella della Francia; fu con essa che il Piemonte andò al Congresso di Parigi, che si fece la guerra del 59, che si mantenne il principio di non intervento e si compierono le annessioni. È dunque naturale che ne sia risultato per questo partito un complesso di precedenti che non v'è alcuna ragione di sconfessare, ma che si adducono a torto in vista delle circostanze attuali che sono affatto mutate. Il proprio d'una politica estera d'uomini di governo, e d'uomini conservatori è d'essere una politica pratica la quale tiene conto delle condizioni di fatto. Ora è certo che non è nel signor Thiers, né nell'assemblea di Versailles, né nell'opinione pubblica della Francia attuale che noi possiamo immaginarci di trovare l'alleato del 1859. Quello stesso senso pratico che ci fece allora cercare l'alleanza francese, ci mostra ora la comunanza di interessi che gli avvenimenti hanno creata fra l'Italia e la Germania, e ci consiglia di cercare in questa comunanza di interessi la base della nuova nostra situazione internazionale. Inoltre, dissi al Conte Wesdehlen, gli uomini dell'opinione liberale ma conservatrice, gli uomini devoti al principio monarchico, vedono bene che cosa rappresenti la Germania e che gran posto essa abbia nell'insieme delle forze conservatrici dell'Europa. Che in Italia tanto il partito moderato quanto il radicale desiderino egualmente i buoni rapporti fra l'Italia e la Germania, ciò è vero e non v'è che da rallegrarsene perché ciò prova che gli interessi generali del paese sono superiori alle divergenze dei partiti, ed è sempre un bene che una politica estera possa essere egualmente praticata dai partiti che si succedono al potere. Ma è inesatto il supporre che il partito moderato in Italia possa avere altre intenzioni, perché nelle intime relazioni fra l'Italia e la Germania esso vede e una guarentigia di sicurezza e di pace per l'Italia, e una guarentigia per l'avvenire di quei principi e di quegli interessi conservatori che sono egualmente minacciatì in Europa dalla propaganda demagogica e dalla reazione clericale.

Ho voluto riferirLe questa conversazione. Quando giungerà a Roma il signor Ozenne La informerò delle proposte che ci saranno fatte e delle considerazioni che ci saranno ispirate dal punto di vista dei nostri interessi economici e commerciali. Ho anche promesso al Conte Wesdehlen di informarlo dell'andamento dei negoziati, perché i due Governi possano scambiarsi in tempo utile le loro vedute in proposito.

373

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

.R. 1330/394. Londra, 22 febbraio 1873 (per. il 28).

Mi è pervenuto a suo tempo il di Lei telegramma del 15 corrente (l) col quale mi ha fatto l'onore di incaricarmi di procurarmi notizie, senza però farne il soggetto di una diretta interrogazione, di ciò che intendesse di fare il Governo Britannico a riguardo del riconoscimento della Repubblica di Spagna.

Le confermo il mio telegramma del suc•ces1sivo giorno 16 (1) co~ quale Le ho significato che !l signor Conte Granville aveva ordinato al signor Layard di rimanere a Madrid mantenendo comunicazioni meramente ufficiose col Governo attuale di fatto; ma che il Governo Britannico non avrebbe rilasciato lettere di credito presso l'attuale Governo della 1Spagna prima che la Nazione Spagnola l'avesse ratificato. Questa determinazione ch'io potei conoscere in modo certo senza dirigere al Foreign Office una interpellanza mi risultò ch'era allora appunto stata nei medesimi termini comunicata qui al mio Collega signor Moret.

Io le soggiungeva nel predetto Dispaccio che il signor Moret aveva date le ,sue dimissioni, e che in discorso familiare e confidenziale mi esternava il più grande interesse pel Re Amedeo e si palesava inacerbito contro i suoi amici radicali dell'ultimo Ministero pel modo con cui si erano regolati col Re.

Lo stesso signor Moret poi avendo conosciuto la prossima partenza del .signor Conte Maffei per Madrid mi disse in modo affatto confidenziale e privato, e per l'interesse che portava alla persona del Re Amedeo, che egli temeva .che l'allontanamento del Conte di Barrai e la sua surrogazione con un semplice gerente della Legazione fossero .giudic!lti a Madrid tale atto da doversi ascriverne la causa allo stesso Re Amedeo. Io mi limitai a dirgli che era troppo noto quale fosse la condizione penosa che si era fatta al Conte di Barrai quando ·<!ncora il Re era a Madrtd e ·che perciò appariva chiaro quale essa dovesse essere dopo che il Re aveva abdicato ed era partito. Le diceva poi nel mio telegramma che mi limitava a riferire semplicemente questa conversazione, poiché Ella avrebbe giudicato qual peso si dovesse dare all'asserzione del si· gnor Moret, specialmente a petto della condizione personale quasi impossibile, :allo stato delle cose, del .signor. Conte di Barrai, ed alla sua domanda di congedo, tanto più poi nel caso che Ella credesse di fare, rispetto al riconoscimento .del nuovo Governo, la stessa risposta fatta dal signor Conte Granville, la quale, ammettendo delle relazioni ufficiose col Governo attuale di fatto, allontanava l'idea di un rifiuto assoluto di voler poi riconoscere una Repubblica in Spagna.

Ed ora mi occorre solo di .soggiungere che mi consta che, nonostante ciò che dicono in contrario i telegrammi che vengono da Madrid, il signor Conte Granville non ha punto mutato nel soggetto del riconoscimento della Repubblica attuale Spagnuola, la determinazione che sin dal principio, come dissi sopra, ha comunicato al signor Moret.

(l) Non pubblicato.

374

IL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. s. n. Lisbona, 22 febbraio 1873 (per. il 3 marzo).

Il mio precedente Dispaccio (l) ha già informato V. E. dell'arrivo a Lisbona del Re Amedeo e della Regina Vittoria, dello stato delle LL. MM. e dell'affettuosa ospitalità di questa Corte e della splendida accoglienza fatta dalla popolazione di Lisbona al degno figlio del N.A.S. Gli omaggi che S. M. riceve giornalmente sono universali. Ognuno fa a gara per attestare all'Illustre Principe la sua simpatia e la sua approvazione per la Sua nobile condotta.

Numerosi indirizzi giungono giornalmente d'Italia per telegrafo al Re Amedeo dai Municipi, Guardie Nazionali, Società politiche ecc.

Il Re degnò incaricarmi di rispondere e ringraziare per telegrafo in Suo Rea! nome. Mi permisi osservare, nella quasi certezza che tali indirizzi si moltiplichino, se non sarebbe preferibile che fossero fatti ringraziamenti collettivi agli Italiani per mezzo della nostra Gazzetta Officiale. Sua Maestà mi rinnovò l'ordine di rispondere a tutti per telegrafo.

La corazzata • Roma • giunse nel Tago il 20 corrente dopo propizia e pronta navigazione di 5 giorni e mezzo. L'Ammiraglio Bracchetti col suo Stato Mag. giore furono subito a porsi agli ordini del Re Amedeo e l'indomani ebbi l'onore di presentarli alle LL. MM. Fedelissime. Lo stesso giorno furono meco invitati a pranzo a Corte. [l • Conte Verde • non è jpemDJCO giunto.

L'indomani dell'arrivo della • Roma • fui ufficialmente a bordo della Flotta Inglese per r1ngraziare in nome del Re Amedeo l'Ammiraglio in Capo Hornby ed il 2° Ammiraglio Macdonald, posto specialmente con la sua Divisione agli ordini del Nostro Principe, dicendo loro che Sua Maestà s'imbarcherebbe sulla flotta Italiana. Aggiunsi ai ringraziamenti del Re Amedeo quelli del Governo del Re per l'interesse e la graziosità di S. M. Britannica e del Suo Governo in questa circostanza.

In pari tempo ho invitato a pranzo ·gli Ammiragli Inglesi con l'Ammiraglio Bracchetti e gli Ufficiali Superiori della nostra squadra, il Presidente del Consiglio e il Ministro degli Affari Esteri non che aUri personaggi Portoghesi ed alcuni Sipagnuol•i che sono qui presso il Re Amedeo. Sua Maestà saputo questo prossimo pranzo alla Legazione ha degnato invitarsi Egli stesso, facendo in tal guisa al Ministro d'Italia un segnalato favore e dimostrando a me la Sua personale benevolenza.

La Regina Maria Vittoria continua a migliorare giornalmente e spero sarà

presto intieramente rimessa. La Regina Maria Pia non che il Re Don Luigi di

mostrano agli augusti Fratello e •cognata la ma,ggiore affezione. Non è peranco

decisa l'epoca d~lla partenza né l'itinerario delle LL.MM. -La Regina Vittoria

soffrendo di mare vorrà forse fare il viaggio per l'Italia parte sulla flotta parte

in ferrovia.

(l) Cfr. n. 359.

375

IL PRESIOENTE DELLA REPUBBLICA FRANCESE, THIERS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Versailles, 22 febbraio 1873.

Sachant que vous etes en Italie l'un des hommes les plus éclairés, les plus sages, les mieux disposés pour la France, je vous prie de bien accueillir M. Ozenne, nòtre négociateur !pour les affaires de Commerce. Quand vous l'aurez entendu, car il mérite d'etre attentivement écouté, vous reconnaitrez que les intérets de l'Italie sont tout à fait hors de danger dans les arrangements dont il s'agit, arrangements purement fiscaux et nullement industriels. Je vous serais donc fort reconnaissant de seconder cette négociation dont le succès aura les ptus heoceu:ses coru;équences pour les bons ll"apparts que je voudrais voir régner entre la France et l'Italie. Il serait pour nous très important que la négociation marchat aussi vite que possible, car chaque jour perdu est une perte considérable pour nos finances.

376

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Carte Robilant)

L. P. Vienna, 23 febbraio 1873.

Nulla ho di particolarmente interessante a scrivervi oggi; non voglio però lasciar partir la Contessa Donhof, senza incaricarla di portarvi un mio saluto almeno.

La riflessione e la più precisa conoscenza dei fatti, ha prodotto qui una.

favorevole reazione in favore del Principe Amedeo la di cui condotta è oggi

altamente lodata da quanti hanno un pò di buon senso e sufficiente imparzia

lità. Le testimonianze di rispetto a quel Principe, e d'affetto per la Dinastia a

cui diede luogo in Italia l'abdicazione del Duca d'Aosta, produssero del pari qui

una impressione favorevolissima al nostro paese. Di questi fatti che io constato,.

non vedesi il riflesso nei giornali, poiché la stampa di Vienna è tutta Repubbli

cana o clericale, e quindi per nulla simpatica alla dinastia di Savoia. Convien

però aver presente, che se la stampa qui ha una grande importanza finanziaria,

non l'ha del pari politica, non rappresentando essa partiti politici, bensi invece

Associazioni Bancarie.

Nulla di nuovo è fin qui accaduto che mi faccia mutar sentimenti intorno

all'opportunità o non della venuta a Vienna del Re e del Principe Umberto,

è però questa questione che non perdo di vista, poiché tanto più dopo l'acca

duto in Spagna, piacerebbemi la Casa di Savoia fosse rappresentata al convegno

che si daranno in Vienna i Sovrani dell'Europa Occidentale. Se fosse possibile

procurar che una iniziativa in proposito venisse da Berlino, persisto a ritener

questo sarebbe il miglior anzi l'unico mezzo d'appianar ogni difficoltà. Nella vostra saviezza apprezzerete se al De Launay sarebbe possibile far qualche cosa in questo senso. Intanto credo opportuno riferirvi risultarmi che gli Imperatori Guglielmo ,ed Alessandro hanno fatto presentire verrebbero qui nella seconda metà di Giugno. Il Sultano che sul prindpio non mostravasi intenzionato di venire, ora lascia intendere che verrà probabilmente anche Lui a quella stessa epoca, in Compagnia di suo figlio! Il Principe Ereditario di Germania sarà qui colla Consorte in fin d'Aprile, e contemporaneamente giungeranno pure il Principe di Galles ed il Conte di Fiandra, i tre Principi essendo Presidenti delle rispettive commissioni. Ma su questa questione della TaJIJipresentanza Italiana all'apertura dell'Esposizione, non mancherò di comunicarvi le mie ulteriori idee, mano mano esse si concreteranno dipendentemente da quanto mi risulterà saranno per far gli altri Stati.

377

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 115. Madrid, 25 febbraio 1873, ore 2,30 (per. ore 21,10).

.A;près deux jours de 'crise ministérielle l'ASISemblée nationale usant de sa souveraineté a constitué nouveau pouvoir exécutif avec éléments purement républi:cains. Les nouvelles élections pour la Constituante auront lieu le 31 mars et l'Assemblée constituante pourra se réunir le 20 avril. Ces résolutions ont calmé l'agitation des partis, qui dans la journée d'hier avait pris des pmportions considérables et produit une véritable panique dans la ville.

378

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

D. R. 282. Roma, 25 febbraio 1873.

Dell'interesse che destarono in codesto paese, tanto nei circoli di Corte,

quanto nella stampa periodica, i recenti casi di Spagna, io ebbi una prova nel

l'importante carteggio di V.S. -Né io mi ITistetti dal sottQporne al Re la parte

più essenziale, quella cioè che riferivasi alle impressioni ed ai giudizi raccolti

da V.S. Ill.ma i quali confermano l'unan~me ap!provazione che ha riscosso la

condotta del Principe di Savoja che regnava in !spagna.

E dappoièhé Ella ebbe anche ad informarmi delle disposizioni del Governo

di Berlino in quanto si riferisce al riconoscimento della Repubblica Spagnuola,

io stimo utile farle conoscere sommariamente le istruzioni impartite al R. In

caricato d'Affari interinale a Madrid.

Conformandoci alle decisioni prese dalla maggior parte dei Governi di

Europa noi manteniamo le relazioni di fatto esistenti tra l'Italia e la Spagna

riservando il riconoscimento di diritto ad un'epoca in cui il nuovo Governo Spagnuolo potrà considerarsi come regolarmente costituito. L'unanimità dei Gabinetti nell'adottare in quest'occasione un tale atteggiamento ci persuade a non allontanarci noi pure da una linea di condotta che ci offre il vantaggio di non dover esser noi né i primi né gli ultimi a riconoscere il Governo che piacerà alla Spagna di dare a se stessa. Noi riconosceremo dunque il nuovo Governo Spagnuolo insieme agli altri Governi con i quali ci manteniamo non solamente in questo, ma in tutti gli affari più gravi in una perfetta comunione di idee. Ma per continuare .questo atteggiamento che abbiamo francamente detto alla Spagna di voler serbare, ci occorrerà di essere costantemente informati delle disposizioni dei varì Governi e particolarmente poi di quelle del Gabinetto di Berlino ed a questo proposito io non dubito della cura di Lei per procurarmi sollecita notizia delle decisioni che dal medesimo saranno prese.

Il nostro contegno verso la Spagna non può significare un risentimento che non esiste e che sarebbe. contrario agli interessi ben intesi della nostra politica. Dev'essere considerato, ed è infatti la continuazione del sistema di scrupolosa astensione da noi seguito da molti anni negli affari interni della Spagna. Siamo stati spettatori silenziosi di tutto ciò che è accaduto in quel paese. Le nostre sim[patie non continueranno per ciò meno ad essere a.sskurate al tlrionfo deila causa dell'ordine e della libertà in I~agna come in qualunque altra parte d'Europa.

Tali essendo i nostri sentimenti, il linguaggio di V. S. Ill.ma potrà all'occorrenza prenderne norma.

379

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2022. Parigi, 25 febbraio 1873 (per. il 28).

Ho interrogato oggi il signor di Rémusat intorno alle idee del Governo francese rispetto al riconoscimento ufficiale del nuovo Governo repubblicano costituitosi in !spagna in seguito alla abdicazione del Re Amedeo. Il signor di Rémusat mi disse che il Governo francese era entrato, come altri Governi, in comunicazione regolare col nuovo Governo spagnuolo per mezzo del suo Ambasciatore a Madrid e dell'Ambasciatore di Spagna a Parigi. Ma quanto al riconoscimento formale ed ufficiale della Repubblica spagnuola, il signor di Rémusat mi osservò che il Governo francese, quantunque risoluto in principio a procedere ad un tale riconoscimento, aveva tuttavia tardato e tardava ancora a farlo per alcune ragioni, la tN"ima delle quali era un riguardo di convenienza verso il Re Amedeo e verso il Governo del Re d'Italia, essendo sembrato conveniente di attendere che il Re Amedo avesse terminato il suo viaggio, tanto più se ·questo viaggio dovesse proseguirsi per la via di Francia, prima di procedere alla formalità del riconoscimento. In secondo luogo il Governo francese ha ritardato e ritarda ancora a compiere quest'atto perché vorrebbe avere la certezza di essere subito imitato da altri Governi nel fatto del riconoscimento e di non trovarsi solo in tale situazione. Esso vorrebbe in ciò modellarsi

sull'attitudine del Governo inglese, essendo anche disposto a precedere, purché sia di poco, quest'ultimo. Finalmente le notizie giunte in questi ultimi giorni da Madrid che accennano a crisi di Governo, a nuove elezioni ed a altre misure che hanno per effetto d'affievolire e di rendere incerta la situazione del nuovo Governo spagnuolo, hanno contribuito a consigliare al Governo francese un prudente temporeggiamento.

380

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A BRUXELLES, BLANC

D. 14. Roma, 26 febbraio 1873.

Ringrazio V. S. Ill.ma della sua pregiata corrispondenza politica che mi giunse 1sino al n. 90 incluso. DotPO che Ella mi ebbe mandato il dupHcato del rapporto n. 77 (l) che mi riuscì di sommo intere.Sse, ricevetti per occasione particolare il piego che conteneva la prima spedizione di quel rapporto.

Le notizie che V. S. mi ha favorito sulle mene del partito sovversivo, mene che avrebbero per obiettivo immediato il Portogallo e successivamente poi la Francia, il Belgio e l'Italia sono molto gravi. Interesso particola:mente la S. V. a voler raccogliere tutti i dati positivi che perverranno a sua cognizione ed a trasmettermeli senza indugio. Il carattere riflessivo del Ministro portoghese in Bruxelles Le permetterà probabilmente di avere con lui confidenziali discorsi sopra questo argomento e di mantenere così con quel diplomatico un utile scambio d'informazioni.

Il nostro Ministro dell'Interno era stato informato nel gennaio che un congresso regionale d'internazionalisti si era riunito a Bruxelles il 2,5 e 26 dicembre: sotto la presidenza di certo Flaivand. Vi furono letti vari indirizzi e fra gli altri anche di qualche sedicente rappresentante di sezioni italiane. Interesserebbe al Governo del Re di conoscere quale importanza abbia avuto quel congresso che mandò alle sezioni italiane una delle solite circolari nelle quali si affermano ·le dottrine più sovversive dell'ordine sociale.

In un sequestro di bombe Orsini fatto a Livorno nel novembre dell'anno passato fu trovato un biglietto .firmato da certo Labotte-Dussin che si seppe essere un fabbricante d'armi in Liegi. L'autorità nostra desidererebbe che accurate indagini fossero da V. S. dirette a scoprire quali relazioni presumibilmente possano esistere fra il Labotte-Dussin e i fautori dei partiti che soli possono aver interesse di procurarsi i congegni pericolosi stati sequestrati. Quel sequestro coincideva con l'agitazione che si diceva creata in Roma dal progetto di tenere un meeting al Colosseo per promuovere l'introduzione del suffragio universale in Italia. Ed è naturale che sopra quella pretesa agitazione fondavano calcoli anche i più caldi fautori della reazione.

(l) Non pubblicato.

381

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

D. 166. Roma, 26 febbraio 1873.

Lo scambio di idee che ebbe luogo fra i Gabinetti dell'Aja e di Londra relativamente al progetto attribuito all'Italia di fondare una colonia penitenziaria in un'isola al Nol1d di Borneo mi f,a supporre ,che anche recentemente i Paesi Bassi avranno segnalato al Governo inglese il contegno del Console italiano a Singapore, al quale il Governo neerlandese attribuisce un'azione contraria ai suoi interessi, specialmente riguardo alla pacificazione di certe parti di Sumatra. Le diffidenze dell'Olanda a nostro riguardo mi sembrano inespJicabili. Il R. Console a Singapore si sarebbe stranamente dipartito dalle sue istruzioni se avesse, anche soltanto in apparenza, favorito i Sultani indigeni nelle loro contese col Governo batavo. Ma siccome le lagnanze venuteci dall'Aja erano quanto mai insistenti, il R. Ministero si è determinato ad ogni buon fine a ripetere telegraficamente al R. Console in Singapore l'ordine di tenere una condotta che non faccia sospettare delle intenzioni che non abbiamo.

Potendo darsi il caso che Lord Granville intrattenesse V. E. di questo affare, è desiderio del Governo del Re che Ella si adoperi a dissipare qualunque dubbio che le apprensioni del Governo neerlandese avessero potuto far nascere anche a Londra.

382

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. CONFIDENZIALE 448. Roma, 26 febbraio 1873.

In seguito alle comunicazioni favoritemi da V. S. e da me trasmesse al Ministero dell'Interno, furono fatte delle indagini per appurare varie circostanze· relative ai maneggi del partito d'azione. Ed ora il Ministero dell'Interno mi fa sapere di aver motivo di credere che della macchinetta elettrica, di cui parlava il Prefetto di Polizia di Parigi, siasi bensì tenuto discorso dal Dubois, Bosio Mariano ed altri della Comune di Marl'i;lia, ma non per servirsene in Italia. Il modello di tal macchina sarebbe stato spedito a Londra al Pyat pel Comitato· di colà. Le nostre Autorità sperano di giungere a scoprire l'autore di questo pericoloso congegno; non pare però che sia la persona stata indicata alla polizia francese. Si conosce che la macchina agisce colla dinamite accendibile coll'elettrico. Finora pare se ne siano fabbricate soltanto alcune per Barcellona, dove il Dubois predetto si troverebbe da qualche tempo con altri cinque notabili fautori dell'Internazionale.

Al quale proposito stimo opportuno che V. S. sappia essere stato notato dalle nostre Autorità un maggior movimento negli uomini appartenenti al partito· avanzato dopo che la situazione della Spagna loro offre speranze che prima non aveano. Nè debbo nasconderle che anche nel Belgio vi siano fondate apprensioni di tentativi che il partito radicale vorrebbe estendere prima al Portogallo e poscia alla Francia ed al Belgio, sperando di trascinare nel vortice di una rivoluzione anche l'Italia. A questo riguardo il R. Ministro a Bruxelles ha chiamata l'attenzione del Ministero sopra le relazioni che egli dice esistere fra i capi del partito rivoluzionario di tutti i paesi sovranominati, ed è notevole che in questi giorni, appunto si siano moltiplicati gli avvisi che il nostro Ministero dell'Interno riceve sui convegni che hanno luogo in !svizzera fra i membri più esaltati del partito sovra indicato.

Le notizie raccolte sopra tali convegni non sono però abbastanza specificate per poter formare oggetto di comunicazioni al Governo francese che secondo le intelligenze prese, spero vorrà continuare a farci conoscere le informazioni che egli stesso riceverà sopra i tentativi che minacciano la causa dell'ordine .sociale in tanta parte dell'Europa.

383

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. CONFIDENZIALE 449. Roma, 26 febbraio 1873.

Gli ultimi casi di Spagna hanno risvegliato le speranze di alcuni fautori del partito borbonico anche in Italia. Ed il Ministero dell'Interno mi ha a questo proposito notificato che il signor Alfredo Dentice, Cavaliere di Compagnia del Conte di Trapani, è arrivato recentemente a Napoli proveniente da Parigi. Sembra che egli abbia portato istruzioni del partito legittimista francese poiché, dopo aver avuto frequenti colloqui coi noti borbonici di Napoli, fece partire per Parigi il signor Enrico Podestà, incaricato da un comitato borbonico di tenersi a disposizione del Conte di Trapani per l'eventualità che le cose di Spagna volgessero in modo ·conforme ai desideri dei Borboni.

Di queste informazioni Ella vorrà fare quell'uso discreto che le sembrerà

più opportuno, procurando tuttavia tenermi informato di tutto ciò che possa

interessare la sicurezza pubblica del Regno contro i maneggi delle persone ade

renti al partito borbonico.

384

IL MINISTRO AD ATENE, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 119. Atene, 27 febbraio 1873, ore 13,05 (per. ore 20,30).

J'ai la !Satisfaction d'informer V. E. que la Société franco-italienne vient de céder tous ses droits sur le Laurium à la Banque Ottomane au prix de douze millions et demi de fmncs.

385

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

D. R. 65. Roma, 27 febbraio 1873.

Potendo essere utile che la V. S. Ill.ma abbia particolareggiate notizie sullo stato presente delle relazioni fra codesto Impero ed il Principato di Serbia, Le trasmetto, con questo dispaccio, copia d'un rapporto del R. Agente a :&!lgrado, che su tale argomento ha chiamato l'attenzione del governo di S. M.

Ricollegando quelle notiz,ie con quelle voci che si sparsero non è gran tempo circa le intelligenze corse fra l'Austria e la Turchia riguardo agli affari del Principato, intelligenze che avrebbero anzi reso necessario un accordo speciale fra il Valì di Bosnia e la superiore autorità delle province austriache di frontiera, l'argomento sembra infatti degno di attenzione come quello che tocca direttamente ad un complesso d'interessi economici e politici assai gravi.

ALLEGATO.

JOANNINI A VISCONTI VENOSTA

R. 176. Belgrado, 14 febbraio 1873.

V'ha mancanza assoluta di fatti diplomatici e di atti nuovi e produttori di cambiamenti nella politica interna ed esteriore della Serbia. Mantengonsi ogni dÌ più intime le relazioni colla Russia e si inacerbiscono le relazioni coll'Austria-Ungheria. Sembra che in questo stato si riconosca opportuno il far sentire alla Serbia quanto valesse l'amicizia vecchia e pigliando occasione da una non grave querela degli ufficiali suoi di dogana, querela alla quale non venne dato peso bastante a credere necessaria una rimostranza scritta in forma di nota, l'Ungheria ha ordinato di interrompere i viaggi fra Pest e Belgrado e minacciasi di interrompere del pari le comunicazioni fra Belgrado e le vicine città della spiaggia sinistra del Danubio.

Sono altissime le querimonie che fannosene in Serbia, e gravissimo il danno che sen risentirà: ma forse, diceasi a me, da un danno nascerà un vantaggio: l'arsenale di Kragujevatz non esisterebbe se l'Austria non avesse in antico interdetto il trasporto delle armi e dovremo ad essa probabilmente che si formi con sovvenzione dello stato una compagnia Serbo-Russa o Serbo-Francese per la navigazione danubiana.

Lagnansi parimenti questi Signori della proibizione che si introduca in Ungheria il loro diario semi-ufficiale il J edinstwo.

Il Principe Milano intendeva recarsi a Vienna, ma gli ultimi fatti fanno temere a ragione ch'egli non sarebbe accolto con molti segni di amicizia e di benevolenza; e non vi si pensa più.

La stretta amicizia colla Russia è necessità di politica interiore: se la nazione avesse intera fiducia nei suoi governanti e se l'amministrazione pubblica ne avessesoddisfatti i desiderii, rimarrebbe forza sufficiente al governo per imporre al paese una politica che ai suoi occhi sarebbe lodevole, se ne risultasse un vantaggio palese in politica o nel commercio: ma che in caso contrario è giudicata opposta agli interessi che i cristiani dell'Oriente credono comuni a loro stessi ed alla Russia.

Il Governo Serbo fa della Russia un sostegno al suo ascendente nell'interno del Principato: ma può giudicarsi che non sarà sufficiente, accrescendosi d'importanza i segni del malcontento e scemando ogni dì la considerazione e la fiducia verso i ministri i quali sono di un fatto per sicuro colpevoli e sindacabili di lasciare che il Principe si rinchiuda e non si adoperi in nessun modo a guadagnare l'animo dei Serbi.

In questa condizione di cose è di necessità sospeso ogni negoziato a Costantinopoli, e non si parla nè di ferrovia nè di Zwornik.

386

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

D. 68. Roma, 28 febbraio 1873.

Le" accuso ricevuta della sua pregiata corrispondenza politica fino al n. 144 induso. r raiPporti del 10 e 14 corrente portano entrambi il n. 141 (1).

La ringrazio per le interessanti notizie da Lei favoritemi specialmente su ciò che ha tratto alla quistione costituzionale la quale minaccia di diventare grossa assai e forse di avere anche il suo contraccolpo nella politica estera dell'rmper<>. Le informazioni quindi ed i giudizi che su tale argomento Ella mi comunica, tornano sommamente utili al R. Governo.

r giornali e le notizie che pervengono da Pest segnalano l'approvazione non senza una viva opposizione, per parte della Camera d'una proposta del deputato Csaky pel'ché si mettesse, in seguito, all'ordine del giorno una peti~ione del comitato di Csanad tendente ad ottenere la espulsione dal Regno dei gesuiti. L'interesse grandissimo che noi portiamo a conoscere quanto si opera nei vari paesi a riguardo degli ordini religiosi in generale, ai gesuiti in particolare, mi spinge ad intrattenerLa su questa materia pregandoLa a darmi maggiori ragguagLi in prQIPosito, facendomi sapere l'imp11essione che 1la proposta Cs,aky, stata approvata nella seduta dell'8 corrente ha prodotto nei circoli politici e di Corte nonché nella pubblica opinione e se sarà probabile l'adozione della misura di rigore stata proposta.

387

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

D. R. 69. Roma, 28 febbraio 1873.

E' cosa certamente importante per il Governo di S. M. l'essere informato il più esattamente che sia possibile delle forze di cui dispongono i vari paesi nel caso in cui contro le generali speranze, la pace dell'Europa venisse subitamente turbata. La Monarchia Austro-Ungarica occupa nel mondo un posto tale da

{l) Non pubblicati.

:formare pur sempre un serio elemento di calcolo nelle previsioni degli Stati Esteri. Ciò è specialmente vero poi per l'Italia che confinando coll'Austria, ha un doppio interesse a conoscerne le forze e come potenza continentale e come Stato che fronteggia tanta parte delle coste italiane nell'Adriatico.

Per procurarsi i necessari elementi d'informazione il Ministro degli Esteri ha ripetutamente insistito presso le Legazioni Italiane per ricevere annualmente i bilanci della guerra e della Marina dei singoli Stati; ma in materia di tanto rilievo non bastano informazioni generali e documenti legislativi o regolamentari. Occorrono ragguagli rpiù p!I"ectsi ,sullo Stato effettivo delle forze, sulla loro composizione materiale e morale, sulla distribuzione, armamento, sui mezzi di concentrazione su tutte le varie quistioni il cui esame e studio esigono cognizioni tecniche speciali.

Alcuni degli addetti militari, mandati dal R. Governo all'estero, hanno .stimato utile di aggiungere alla corrispondenza diretta al Corpo di Stato Maggiore, un rapporto riassuntivo di tale carteggio e trasmisero quel loro rapporto per mezzo del titolare della Legazione al R. Ministero degli Esteri.

Con questo sistema pare che si raggiunga perfettamente lo scopo di sod<Us:fare alle esigenz.e più sopra accennate di una accurata e diligente informazione circa le forze militari e navali dei paesi presso i quali risiedono degli addetti militarri. Ewerò Ella vedirà s:Lgnor Ministro, se convenga che anche il Colonnello Pozzolini, sia da Lei incaricato di un lavoro di tal genere.

La spedizione periodica e regolare del corriere fra Udine e Vienna Le per

metterà in tal caso di trasmettermi con tutta sicurezza il rapporto di codesto

Addetto Militare.

388

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

D. 74. Roma, 28 febbraio 1873.

Ringrazio V.S. del rap[pOII"to (l) indirizzatomi il 16 di questo mese, circa

l'impressione prodotta in codesto paese dai recenti casi di Spagna. Quel rap

porto fu da me posto sotto gli occhi del Re.

Ella mi fece conoscere per telegrafo le intenzioni del Gabinetto di Vienna

circa il futuro riconoscimento del Governo di Spagna ed a mia volta pure per

via telegrafica ho informato V. S. che ci trovavamo d'accordo col Conte An

drassy sulla condotta da tenere a tale riguardo. A conferma del carteggio tele

grafico mi resta dunque soltanto da far conoscere a V. S. per sommi capi, le

istruzioni impartite all'Incaricato d'Affari di S. M. che interinalmente reggerà il

posto di Madrid, mentre il Conte di Barrai si reca in congedo.

Conformandoci alle decisioni prese dalla maggior parte dei Governi d'Eu

ropa noi manteniamo le relazioni di fatto esistenti tra l'Italia e la Spagna, riser

vando il riconoscimento di diritto ad un'epoca in cui il nuovo Governo Spagnolo• potrà considerarsi come regolarmente costituito. L'unanimità dei Gabinetti nell'adottare questa linea di condotta ci persuase a seguire il loro esempio, tanto· più che così, ci facilitavamo il mezzo di non essere noi nè i primi, nè gli ultimi a riconoscere il Governo che alla Spagna piacerà di dare a se stessa. Ma per mantenerci in questo atteggiamento di cui non abbiamo fatto mistero alla Spagna ci occorrerà di essere costantemente informati delle disposizioni dei vari Gabinetti ed a questo fine io conto sulle intelligenze prese da V. S. col Conte Andrassy per essere in tempo avvisato delle risoluzioni che saranno prese a Vienna.

Nelle istruzioni mandate a Madrid ho insistito specialmente sopra questo punto, che col nostro contegno noi non vogliamo dimostrare un :risentimento che non proviamo e che sarebbe inoltre contrario all'interesse bene inteso della politica italiana. Noi vogliamo perseverare nel sistema di scrupolosa astensione seguito senza interruzione negli ultimi anni in tutti gli affari interni della Spagna. Siamo stati spettatori silenziosi di tutto ciò che accadeva in quel paese; la nostra riserva attuale non può dunque essere interpretata come segno di dispetto o come prova di malevolenza. Le nostre simpatie continueranno ad essere assicurate al trionfo della causa dell'ordine e della libertà, in !spagna come in qualunque altro paese di Europa.

(l) Non pubblicato.

389

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2.46. Costantinopoli, 28 febbraio 1873 (per. il 7 marzo)..

In continuazione di quanto ebbi l'onore di esporre a V. E. col mio precedente rapporto delli 2,1 corrente (1), mi affretto a trasmetterle copia del progetto di. Protocollo (2) concernente la nomina di Rustem Pacha a Governatore del Libano, con le correzioni da me richieste ed accettate dalla Sublime Porta.

Come scorgerà V. E. dalla detta copia, il Ministero Imperiale degli Affari Esteri, prendendo a modello il precedente Protocollo delli 27 luglio 186.S, avea seguito la stessa no!'ma nella indicazione dei rappresentanti deHe Potenze soscriventi, assegnando cioè una parte distinta e quasi eccezionale al rappresentante d'Italia.

Debbo però, per amor del vero, assicurare V.E. che non sì tosto ne fed le mie doglianze con Khalil Pacha, egli fu sollecito a dichiararmi che l'inserzione della frase • ainsi que le représentant de Sa Majesté le Roi d'Italie • non era stata punto intenzionale e si disse pronto ad accettare la modificazione da me proposta la quale consisteva nella cancellazione della frase anzidetta e nell'ag-

giunzione, naturalissima del resto, • des signataires du protocole du 2:7 juillet 18,68 •. Non mi fu d'uopo spender molte parole con S. E. il Ministro, a cui ricordai brevemente quel che era occorso a tal proposito nel 1868, per convincerlo della ragionevolezza della mia domanda.

So che gli altri miei colleghi trovano accettabile il :progetto summentovato di Protocollo e sono disposti a firmarlo. Ed io valendomi dell'autorizzaZiione impart1tami da V.E. per telegramma delli 2'2 corrente (1), lo sottoscriverò pure.

(l) -Cfr. n. 367. (2) -Non si pubblica.
390

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2026. Parigi, 1 marzo 1873 (per. il 5).

Il s1gnor di Rémusat m'ha fatto sapere ieri sera che aveva ,ri,cevuto dal .signor Ferry, Min!istro di ~rancia Ìll1 Atene, U!Il teleg,ramma in data del 27 febbraio, il quale annunziava quanto segue:

Per la somma di 12.500.000 franchi ila società Ser1pieri-Roux avrebbe ceduto li suoi dkitti e i suoi obbHghi ad una compagnia dd banchieri ,greci di Costantinopoli e di Atene. L'atto di cessione sarebbe regolare e definitivo e non conterrebbe nessuna ~clausola ri:solutoria. Il processo relativo alle scorie del Laurium sarebbe a cadeo della nuova società. A quest'ultima soltanto il Governo greco dovrebbe orama<i dirigersi per fa,r valere le sue pretese. GJJ. interessi dei nazionali :llrancesi ed italiani essendo perciò posti fuori di questione, i due Governi di Francia e di Italia non awebbero ad intervenke ulteriormente.

Tale è il sunto del teleg,ramma del signor Ferry, ed il signor di Rémusat -eOJ:JJCorda neLl'accetta,rne la cOIIlC1usione.

È a sperare ~che le notizie ricevute dall'E.V. e quelle che giungeranno qui per la corrispondenza ovdina11.1ia confermeranno il contenuto del citato telegramma e quindi ~la soluzione di questa Lunga vertenza.

391

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

T. 63. Roma, 2 marzo 1873, ore 16,25.

Un télégramme du M. Migliorati (2) confirme que la question du Laurium a été arrangée par la cession des étahLissements franco-italiens à une société grecque.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 384.
392

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE A SINGAPORE, FESTA

D. s. N. Roma, 3 marzo 1873.

Ebbi già occasione ·col mio D~spaccio del 19 febbraio scorso, (l) d'intrattenere

V.S. ·dei progetti del R. Governo relativi allo stabilimento di una colonia penitenziaria nello estremo Oviente, e delle cireostanze che erano venute da ultimo a so.spenderne la esecuzione. Siccome [però Ella si sarà trovata nel caso di padare di queste cose col Commendatore Racchia e col Commendatore Giordano, ed avuto riguardo alla posizione speciale di codesto consolato per :vispetto ai paesi di cui si tratta, io credo utile che V. S. sia esattamente .informata delle istruzioni del R. Governo a taLe prQPOsito.

Come Ella saprà, gli sguardi nostri .si erano da uLtimo rivolti su alcune isole al Nord del Borneo, e su un territorio al nord-ovest di quel continente, che i rapporti del Commendatore Racchia designavano appropriati aLlo sco•po e che il Sultano di Bruni attuale possessore sarebbe stato dispooto a cedere aH'ItaHa; si sperava inoltre che ·l'Inghilterra e l'Olanda padrone di altri ter!llitori in quelle regioni non avrebbero fa•tto opposizione allo stabiUmento progettato. Non è mestieri che io segnali a V. S. come questa ultima circostanza fosse .essenziale per noi. Egli è infatti evidente che, date le condizioni attuali, una colonia nascente in 1paesi •così lontani ed inospitali non 'solo non ;potrebbe solidamente attecchire a dispetto dei più importanti vicini, ma neppure quasi il potrebbe senza il loro concorso volonteroso; il contegno delle Autori·tà inglese ed olandese verso la nuova colonia, l'ajuto più o meno prontamente prestato in caso di bisogno, il trattamento delle nostre navi nei loro porti, le provviste di combustibili, sostanze alimentari, attrezm ecc. per i coloni sono tutte circostanze in oui H mal volere anche non palese dei vicini Governi coloniali basterebbe di per sé a crearoi •gravissimi imbarazzi. Egli è perciò che prima ancora della partenza del Commendatm-e Racchia per l'Oriente, noi avevamo più di una volta fatto :interpellare il Governo britannico sulle sue eventuali disposizioni a riguardo del possibi.le stabilimento di una colonia italiana al nord del Borneo. Senonché nessuna risposta positiva ci venne dato di ottenere in proposito da Londra, tanto che noi dovevamo intez,preta:re cotale Tiserva in senso sfavorevole ai nostri desideri. E .per di più il Governo neerlandese che noi non avevamo oreduto di dover intenpellare, si espresse di maniera sia col R. Mini,stro all'Aja, sia per mezzo del suo rappresentante in Roma, oirca i progetti coloniaLi attribuiti all'Italia e dei quali n'era forse esagerata l'importanza, da fa•rd chiaramente •comprendere che la esecuzione delle prime istruzioni impartite al Co:rrnnendatore Racchia avrebbe incontrato presso quel Gove•rno la più viva owosizione. In tale stato di cose, il Governo del Re il quale è alieno non solo dal rprocurarci alcuni imbarazzi internazionali per questo affare delle colnnie, ma desidera invece procedere in esso d'accordo ·colle potenze amiche interessate, Ditenne •Che non ·Convenisse addivenire a nessun atto di natura a

pregiudica,re la quistione, prima di aver scambiato in proposito le sue idee· colle potenze stesse. Pel'ciò ho spedito al Commendatore Rac,chia il tele,gramma. che Ehla conosce e ,col quale gld. era data istruzione di far ritorno d:n Italia,

e di inviare il Governolo e ~la Vedetta verso le isole del Nord di Borneo in missione di 'semplice esplorazione.

Ella conosce ora tutte le drcostanze essenziali di questo affare, sufficientemente per regola,re su di esse la 1sua condotta. Questa deve essere oltre modo. circoSIPetta e tale da evitare di !fornir materia a1cuna alle diffidenze delle autorità coloniali inglesi ed olandesi. Ciò non toglie naturalmente che Ella abbia a prestarsi con tutto lo zelo per procurail"e ai legni della R. Marina ed ai mandatari del R. Governo ·costì le ma.ggiori possibili agevolezze e tutto il concorso di cui possono abbisognare: purché Ella non perda di vista le circostanze· speciali che consigliano al R. Consolato ila più ·grande prudenza, senza la quale· potrebbe andaTe compromesso lo scopo che noi ci proporuamo.

(l) Cfr. n. 364.

393

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1343/398. Londra, 3 marzo 1873 (per. il 9)..

Col mio rapporto dell'H febbracio p.p. N. 389 Politico, (l) ebbi già a significarle, che stava attendendo 'dal signor Console di Dublino la ~isposta ad alcuni quesiti, che sul soggetto delle associazioni Ca,ttoliche tin Irlanda, accompa,gnati da alcune di>l'ezioni, gli aveva mandati prima che egli l'icevesse da

V. E. l'oroine di fal'le direttamente delle relazioni politiche su questo soggetto. Avendo ora ri'cevuto dal predetto signor Console :la risposta ai detti quesiti, credo di doverne comunicare a V. E. il 'risultato.

1". La nuova Associazione Cattolica fu pl'omossa in Dublino nel no'Vembre scorso dal C~dinaJ.e Cullen al suo ll"itorno da Roma, sotto il titolo di « Catholic Union of b,eland •. Essa è fondata interamente sulle basi delle associazioni consimili che esistono .in Italia, ed in altri paesi del Continente, sotto il titolo di Società per la protezione degli interessi Cattolici.

2°. Lo tscqpo di questa Società non differisce da quello delle altre 8ocietà pTedette, cioè: sostenere con ogni mezzo poosibile legale, la causa del Papato; · risvegliare lo spimto delle popo·lazioni allo stesso scopo, e reclama,re la irestaurazione del potere tempora~e del Pontefice con manifestazioni ~pubbLiche, con istanze ai poteri ~costituiti; raccogliere sottoscrizioni, e donazioni a sostegno del Pontefke, e della sua ammdnistrazione; agitare dl Paese nell'interesse della Chiesa in I'Tlanda, ed a.Urove; propugna.re l'ingerenza del Clero nell'educazione della gioventù; disporre gli elettori a favore di candidati benevisi alla .gerarchia Clericale in occas,ione di elezioni sì parziali che generali, sì mundcirpali, che politiche.

3°. I mezzi di cui la Società può disporre, ancora non si ·conoscono, non avendo essa finora pubblicato a1c:U!n rendiconto economico, attesa la sua breve . es.Lstenza. Però si SUJppone generalmente, che finora i suoi fondi non siano rilevanti. Per l'iscrizione fra i membri della Società è richiesto il contr1buto annuo di una Lira Sterlina; ma basta il pa.gamento di uno scellino per esserne Socio. Fin qui d. membri della Società non sono che 150; itila i soci sono assai numerooi, e le domande di nuove iscriziond. come soci sono pure molto numero.se, essendo esse solleoita•te da parecchie congregazioni.

4°. Rtspetto alla ol"ganizzazione deLla Società, essa ha un Presidente, ed

un Consigld.o. Il PresLdente è Lord Granard; il Consiglio si compone di quasi

tutto l'a.Lto Clero d'Irlanda e di 10 membri Irlandesi del Parlamento. Lord

Granard è Pa.ri del Regno; egli dovette nello scorso anno dare le sue dimissioni

da Luogotenente nella Contea di Leitrine per causa della sua veemente pro

testa ·contro la sentenza pronunziata dal Giuddce Keogh sulla elezione di Gal

way. Nel Consiglio figurano il Cal'di.nale CuUen e Monsignor Gettigan, Lord

Primate d'Irlanda; i 10 membri del Parlamento sono:

Molto Onorevole W. H. Fol1d Cogan, ;per la Contea di Kildare.

Capitano Sir John Esmonde per la Contea di Waterford.

Mr. Matthew Peter d'Arcy per la Contea di Wexford.

Mr. Denis Caulfield Heron per la Contea di Tipperary.

Mr. W. Archer Redmond per la Contea di Wexford.

Mr. Edmurud Dease ,per la Contea di Queen.

Mr. Myles W. O'Reilly per la Contea di Longford.

Mr. David Shedock ;per la Contea di King.

Mr. P. Jame1s S.mith per la Contea di Westmeath.

Mr. Edward John Synan per la Contea di L1mertck.

Questi sono i membri più influenti della Società. Fra i 103 membri del

Parlamento che compongono la deputazione d'I.rlanda, finora la .parte che ha

fatto adesione aUa Società è limitata. Gli altri associati sono per la più pa['"te

Sacerdoti; v'ha quakhe Signora, e vi sono poch:i proprietari. Però devesi tener

calcolo che ·la Società è affatto nei suoi primordi; ed è perciò probabile che le

sue file si andranno ingrossando col tempo, massime per effetto della propa

ganda ·attiva •Che va facendo il Clero.

5°. L'ufficio della pubblicità in favore della Società è specialmente adem

piuto daJ Freeman's Journal, che ne è l'organo prindpale, al qua•le furono fin

qui .comunkate le poche deliberazioni .prese dalla Società stessa. L'Evening

Telegraph, e la Nation Wripton, quando lo credono utile, secondano il detto

giornale •con articoli più violenti. Le :pubblicazioni fatte fin qui non ebbero un

gr:ande interesse e furono limitate a brevi rendiconti sui ,P·rocedtmenti della

Società, all'annunzio delle nuove adesioni, a corriSIPondenze intorno alle rela

zioni della Società •colle Società del Continente, alle risposte fatte dal Papa al

Vescovo di E.rmeland, al Consiglìo dell'Unione Cattolica di Colonia, a Monsignor

Mermillod eoc., ad indirizzi dal medesimo ricevuti, eac. a dvcolari di Vescovi

ed alle istanze della Società presso il Ministero 'Inglese, relative alla riforma

Universitaria in Irlanda, ed alla protezione delle istituzioni religiose in Roma.

6°. Quanto aHa esistenza di subcentri o diramazionli in !danda, non vi esi-stono altri Comitati. Però i membri della Società dimoranti nelle dive1.1se Contee· hanno il compito di procurare le adesioni dei loro conterrane,i, e, se sono religiosi, delle loro con,gregazioni. La Società è anche in relazione coi Comitati Cattolici dei centri 'più popolati In,glesi, ove predomini l'elemento Ir<landese.

7°. F1inora non si è fatta pubblicazione di Statuti, o di regolamenti della Società. Una lista di membri, eletti, e dei membri contributori, V. E. la troverà in due brani del giornale The Freeman's del 18 gennaio p.p., che unisco al presente rap[porto. Fra le nuove elezioni, ed adesioni avvenute dopo, non v'è alcun nome degno di nota.

Unisco pure parecchi a1tr;i brani deLlo stesso ,giornale, che ho sceH,i fra molti, siocome queHi che contengono documenti, scritti, corrispondenze, che· possono servcire a ~caratterizzare questa Società.

Fa,rò notare per ultimo, che il progetto di legge .per l'Università di Dublino, del quale oggi stesso si deve fare la seconda lettura alla Camera dei Comuni, fu ben 1ungi dallo accontentare il partito Cattolico d'Irlanda. Questo partito, e massime la gerarchia superiore del Clero ché lo guida, vuole avere esso nelle mani l'istruzione, e l'educazione_. non vede nel Bill che la secolarizzazione dell'insegnamento, e la porta chiusa per l'avvenire alle sue pretese. Non può però tacersi, che non ne sono contenti neppure i Protestanti che portano in politica le loro preoccupazioni religiose, i quali deplorano J.a cessazione dei privilegi del Trinity College, e l'applicazione di una parte delle sue proprietà, e dotazioni alla Università centrale, di carattere meramente lali-co, ,che il Bill predetto, stabilisce. Io non dubito di affermare che, queste pretese di molti Protestanti non sono che la continuazione del sistema di ingiustizia con oui l'Irla~da fu per tanto tempo governata, e ,che è in gran parte la causa dello stato attuale di quel Paese. La politica che già da tempo notevole segue, ed applica il Go'Verno · ~iberale consiste nel preparare all'Irlanda un avvenire migliore, rendendole giustizia, a d~spe'bto del Clero CattoHco, che vorrebbe fondarvi il dispotismo Teocratico, e dei Protestanti fanatici, che vorrebbero mantenervi la negazion~ della Libertà e dell'eguaglianza di diritti, mediante la conservazione dei loro privilegi oppressivi. Il sistema di essere gtusti coWirlanda, non cedendo alle esorbitanti pretese della Gera:vchia Ecclesiastica, il quale è veramente ltberale, onorevole, e che caratterizza il Regno della Regina Vitto,I.1ia, non 1può fallire al suo scopo, sebbene non sia a sperarsi, che questo possa essere conseguito altrimenti che dopo la presente generazione.

Per quanto 11iguarda l'Italia, credo, che la predetta Società Cattoli-ca Irlandese non abbia mag,giore importanza di quella che hanno le altre simiLi Società del Continente, e dell'ItaUa in ispecie. Essa non po.trà mai esercita~r~e un'azione mo,rale propria sul nostro Paese; essa non potrà recargli disturbi materiali con atti di violenza, il ~che non è nep[pure del suo instituto~; essa non sarà del pari mai da tanto da esercitare un'azione efficace, e polttica sul Governo Inglese, per fa,rgli cambia.re la sua politica verso 1'1-tal·ia. Farmi anzi che la sua azione e quella dei suoi Prelati e giornali potrebbe convertil1Si a benefioio dei sentimenti ItaUani Uberali, e nazionali, e che ciò si otterrebbe se .i nootri giornali liberali, tenendosi al corrente delle pubblicazioni kla,ndesi di questo genere, le facessero conoscere ed apprezzare dal pubbHco con tutte le loro eso11bitanze.

383·

Esse sono di tal natura che anche gli uomini sinceramente reUgiosi non .possono a meno di non sentire nella loro coscienza una a:-eazione contro un sistema, che si fonda unkamente swla negazione della veri·tà, della giustizia, della libertà, e sulla base che gli l·taliani sono •un popolo, che, a servdgio di •un preteso interesse reltgioso di altri popoli, non ha i diritti naturali, che appartengono a tutti i popoli, ed a tutte le nazioni del mondo. All'intento che ora ho indicato, potrebbero per avventura giovare i vari brani di giornald, che già Le ho mandati, e che si trOIVano uniti al presente ra::ooJorto, il quale ritengo .che avrà la sua conttnuaZlione in quelli, che il stgnor Console di DubUno ebbe l'incarico di fa,re successivamente a V. E.

Non pOISISo omettere, chiudendo questo ra.pporto, di rendere la dovuta giustizia alla sollecitudine ed alla intelligenza con cui il si.gnor Console Generale attuale di Dublino mi ha fin qui fomito le informa22ioni su questo soggetto, ed ha corrisposto alle mie richieste ed istruzroni.

(l) Non pubblicato.

394

IL MINISTRO A MADRID, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 273. Madrid, 3 marzo 1873 (per. il 9).

Conformément aux instruction.s de V. E., j'ai présenté hiea:-le Comte Maffei au Mi1nistre d'Etat, en ayant bien soin de ·lui dire qu'ayant obtenu un congé, c'était le Comte Maffei qui sea:-ait chargé de gérer les affakes de cette Légation pendant mon absence.

M. Castelar m'a fait un accueil des .plus empréssés et, •tout en évitant de parler du .passé, il a cependant de lui mème abordé la question politique en me disant que toute restauration Bourbonienne étant radicalment i.mposs1ble et ne pouvant mème ètre tentée sans fadcre vea:-ser des fiots de sang, la république lui semblait ce qu'il y avai·t de mieux non pas seulemen.t pour l'Espagne mais aussi potU" les PuiJSsances étrangères qui ne tardea:-aient .pas à voir dans le nouvel ordre des choses un gage asstU"é d'ordre et de J.ibérté.

Sans répondre aux appréciations de M. Castelar sur les avantages de la république dans son application à l'Espagne, je me suiJS borné à lui dire que certainement le Gouvernement qui donnerait l'ordre et la liberté, ne pouvait manqu& d'ètre apprécié par l'Europe. M. Castelar s'est ensuite mis à fake le plus .grand éloge de l'Italie dont il s'est déclaré un des admirateurs les pilus smcères. Enfìn revenant à la situation .présente de l'Espagne, il a terminé en me dtsant que certaines questions pendantes aux Co11tès demandant une pl'ompte solution, les élootions ne pourraient .guère avoir lieu avant le mots prochain, et qu'ainsi, ce ne serait qu'en mai que 1es Cortès constituan.tes seraient en état de se réunir.

Ainsi que V. E. pourra s'en convaincre ·par •cette conversation, nos relations avec le nouveau rég1me étahli en Espagne, sont bien telles que les désirarit le Gouvernement du Roi, exemptes de tout esprit de rancune ou de dépit.

Avant de quitter eette Légation c'est pour moi un devoir en mème temps qu'un platsir de .porter à la connaissance de V. S. le OO!e et 1e dévouement dont a :fuit t»:euve M. ile Commandeur Alcon dans le concours lsli inteilligent qu'il m'a prèté pendant ies six mois que je ,sui:s resté seul à .cette Légation. Je ne saurais en faire as,sez l'éloge et je serais eharmé que le Mintstèlre voulut bien par une communication particulière lui en témotgner lui meme sa rpropre satisfaetion.

395

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1155. Berlino, 3 marzo 1873 (per. il 12).

n m'a paru opportun de provoquer une eX!ception à la regie admise icd. de traiter les affaires directement avec le Secréta,ire d'Etat. J'ai donc demandé au Chancelier Impérial une audience qui m'a été aceordée ce matin.

J e tenais, en me prévalant de votre lettre particulière du 22 février échu (1), à 1ui tater le pouls, à m'assurer si son langage était conforme à celui qui vous a été tenu par le Comte de Wesdehlen. Je lui ai lu quelques extraits de cette lettre, en signalant vos observations d'une valeur mcontestahle lors meme qu'elle:s rentrent dans l'or:dre d'idées que maintes fois déjà j'ai été autorisé à développer. n m'a char.gé de Vous remercier, en son nom. Il émettait l'espoir que les faits viendraient à l'aJPPUi de ces bonnes .paroles et de •ces sentiments qui sont entièrement partagés .ici. L'occasion va s'en présenter en suite de ·l'arrivée à Rome de M. Ozenne, porteur de prorpo.sitions relatives à la révision du T·raité de Commerce entre l'Italie et la Fran·ce. Un écart de notre part des sages prmdpes économiques, de cette grande école à laquelle appartenait le Comte de Cavour, produirait l'impression la .plus regrettable en Allema,gne. Ce serait un pas en aiTière dans la voie du dévelo,ppement de l'mdustrie et du commerce. Le monde financier jetterait les hauts cDis, et le proverbe:

• In Geldsa,chen hort die GemiithUchkeit auf • (En affaires d'argent la placidité est hors de mise), volerait de bOUIChe en bouche. Le pal'lti ultramontain croirait que ses actio!lJS sont à :la harusse. Ll y vermit une porte ouverte à la nomination d'un Ministre de l'Empire près le Vatican.

Il ne faut pas oublier qu'il eiì.t suffi. en 1870-71 quand J.e quartier général de l'Elmpereur était établi à Versailles, d'un mot d'encouragament, d'une simple démonstration d1plomaUque en faveur du Pape, pour se conciliier J.es suffrages des Ultramonta•ms. Le Cahinet de Beruin s'est abstenu précisément parce qu'dl tenait à sauvegarder ses bonnes relatio!lJS avec l'Italie. La •conséquence en a été qu'il se trouve depuis lors en présence d'une crise intérieure qui lui cause de sérieux embauas et dont il désirerait voir le terme. L'envoi d'un Ministre au Vatiocan a:madouerait un peu le St. Siège vis-à-vts duquel le Cabinet de Rome paraitrait dtsposé lui aussi à faire quelque conce•ssion.

J'ai répondu qu'à la date de mes dernières nouvelles, nous [gnQ['ions encore quelles prorpositions nous seraient faites par M. Ozenne. Si eHes étaient acceptables et si nous nous décidioms après mùr examen à certaines conce..."Sions, tout me portaH à croire qu'elle ne seraient pas de nature à porter un préjudice direct aux intéréts matériels de l'Allemagne, et cela en répJdque au proverbe cité ci-dessus. Les recettes des Douanes de ce Pays ne souffriraient aucun dommage d'une élévation du tarif, entre autres, sur les soies grèges et sur ~les oranges. Au reste, d'après les arrangements concertés à F;rancfort, l'Ahlemagne avait renancé au droit d'invaquer le traitement de la NaHan la plus favorisée en ce qui concerne les raptports commerciaux entre 1l'Italie et la France. Il ne restait donc que la question de principe dont mon Gouvernement reconnaissait lui aussi toute l'importance, et une question de bons procédés vis-à-vis d'une Puissance dont l'amitié nous était chère. Et camme preuve du prix que naus y attachions, nous aurions soin de I'informer de 'la marche des pourpaders, et d es considérations qui nous guideraient au point de vue des inté:rets économiques, et commerciaux. De la sorte ~les deux Gouvevnements seront à ~méme d'échanger, en temps utile, leuvs vues sur cette matière.

Le Prince de Bismarck s'est montré très satisfait de l'intentian que nous manifestions de nous tenir en cammunication à cet égavd avec le Cabtinet de Bevlin. Il m'a v'ivement engagé à insister pour que nous tenions ferme. Notre, Traité avec la France n'espire qu'au 22 février 1875. Il durera encore plus long-temps peut-étre que M. Thiers. Avec celui-ci tombera un système dont H est la clef de voùte. L'Angleterre ,sans doute a danné un mauva[s exemple. On ne saurait admettre l'assertion de M. Gladstone ou de Lord GranVJiJ.le que de, simples raisons commerciales avaient dicté la conduite du Cabinet Britannique. Ce serait par trap ingénu d'y préter foi, en présence des dénégations les plus péremptoires des Autorités les plus campétentes en Allema,gne qui ont été appelées à danner un avis à la Chancellerie Imperiale. Elles sont unanimes à déclarer que l'intérét pulitique seui a été en jeu. Il se ~réveme au-delà de la Manche un certain penchant pour une restauratian de l'andenne A:lliance Occidentale. Mais quels que soient les torts de la Grande Bretagne, et de la Belgique~ qui l'a suivie de près, au moins ces deux Puissances avaient-elles pour excuse que leurs Tratités avaient été dénoncés. Telle n'est pas la position de l'Italie. Elle a deux ans devant elle pour vadr venir, pour discuter avec le 1loisir et la maturité que eomporte un semblable argument. « C'est le cas de nous prouver que vas préférences sont pour nous, vos amis, et non pour ceux qui sont et resteront vas adversaires ».

H ne m'appartient pas de donner des conseils au Gauvernement. Il saura

aviser au mieux de nos intéréts commerciaux. Mais si des intérèts politiques

étaàent en jeu, la balance devrait, à mes yeux, peser p1us du coté de Berlin

que du d'>té de Parìs. Quant à la corde du sentiment Vlis-à-vis de la France

M. Ozenne ne manquera pas d'y toucher elle ne vibre plus que très faiblement en Italie. Il serait une faute et une vaine tentative que d'essayer de la remettre en mouvement, et mème d'en prendre les apparences.

Je me réfèlre à la dérpèche suivante où je rends compte de l'autre partie de mon entretien avec le Prince de Bismarck.

(l) Cfr. n. 372.

396

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1156. Berlino, 3 marzo 1873 (per. il 12).

Le la[}Jgage qui vous a été tenu par le Comte de Wesdehlen sur l'attitude pleine de bienveillance du Cabinet de Berlin à l'égard de J.'Italie, m'a été pleinement et 1téra:tivement c<m.ffu."mé rpar le Prince de Bismavck dans l'entretien que j'ai eu avec lui aujourd'hUi.

«S'il y a, disait-il, une a1liance prédestinée c'est bien ·celle entre les deux Pays. Elle sera toujours désirable pour nous. Nous ne sommes pas votisins. n n'y a donc pas d'ocoasion de conflits. Nous sommes la seule Puissance vraiment désintéressée à votre égard ou plutòt vraiment intéressée à votre exi:stence, à votre prospérité. M. Thievs succombera bientòt sous le poids des affaires. A un age aussi avancé, H n'y a pas d'organisation humaine qui :pui:sse résister à 1.11ne semblable tache. Après Lui, c'est l'inconnu; la guerre· civile, ou une république sociaUste ennemie de tout Gouvernement assis sur des principes d'ordre, ou une mo:na.rohie qui devra, bon gré mal gré, s'appuyer sur le parti clévkal, et se tprononcer par conséquent .contre une Italie ayant Rome pour capitale. Au ,reste la France depuis trois siècles n'a jamais été l'arnie désintéressée de votre Pays. Elle n'a jamais eu d'autre but que d'asseoir chez vous: sa dominatio:n ».

M. de Bismarck •Comprenait qu'en prévision de certaines éventua1ités, nous ohemhions par une attitude conctliante et compatible avec notre dignité à mettre dès-à-présent de notre còté la raison et le bon droit, et à nous concilier ainsi l'opinion publiique des Gouvernements impart.iaux. «Mais l'armée allemande ne vaut-elle pa:s autant que ·cette opinion pub1ique? Cette armée doit vous inspirer confiance. Vous ne resteriez pas isolés en cas de Lutte ». Il n'est pas à .présum·er que la Fra:nce voudrait se mettre sur les bras deux Puissances auxqueHes elle est limitrophe. Far la pnssession de Metz, de l'Alsace-Lorraine la route est ouverte vers le coeur de la France. A href délai, l'Ahlemagne peut condentser et faire manoeuvrer 800.000 hommes dans ces positions stratégiques. C'est là une ,garantie matérielle ·contre la pnssibilité d'une revanche. Si 'la France entreprenait une attaque vers le Sud de l'Allema.gne ou à travers la Be1gique, ses troupes d'invasion seraient tournées et coupées par une armée qui déboucherait de Metz et de Strasbourg. Ces conditions sont également une ,garantie ·contre toute .te:ntative qui ne cadrerait pa,s avec la communauté d'intérèts qui existe entre l'Allema:gne et l'Italie.

Quant à l'Autriche-Hongrie, ,c'est encore :là une Pu~ssance limitrophe à l'Italie. Le Cabinet de Vienne est aujourd'hui avec elle darus d'excellents termes. Mais qu'il avrive un changement de Ministère, que le Comte Andrassy soit evincé du poote important qu'il oc:cupe, le vent tournerait très rprobablement ail.or:s pour porter au pouvoir un parti ayant des attaches avec les :cléricaux et avec de hautes influences à la Cour. Si le pvogramme de ce parti ne serait pa.s alors celui de viser à ressaisir Ies possessions perdues dans la Péninsruler du moins chercherait-il à ~établir le pouvoir temporel du Pape, et à faciliter une restauration des Bourbons de Naples.

La Russie est trop éloignée pour rprendre réel!lemen,t à .coeur tout ce qui touche à l'I~taLie. L'ALiemagne seule, et c'était la concJJusion du P·rince Chancelier, se trouve dans les ~conditions voulues pour rester en alliance ékoite avec notre Pays.

J e me suis empressé de ,remercier Son Altes1se de ses assurances, d'un bon vouloir qui était bien récirproque, et dont nous savions apprécie'r tout le pri.x, soit 1pou~ le maintien de la rpaix qui rentrait dans nos convenances mutluelles, soit pour nous prémunir contre des complications qui se produkaient malgré notre vigHan;ce pour les détourner. J'ajoutai:s que je rparta,geais ses vues sur la valeur, assez sujette à caution, de l'amitié des voisins; que ses ·considérations. à ce sujet nous donnaient la juste mesure sur la portée de l'entrevue des trois Empereurs. Le P:dnce de Bismarck a souri en entendant cette dernière observation. Il n'y orpposait aucun démenti. J'ai dit aussi que cette confiance t1imitée dans les disrpOISitions des Puissances à nous limitrophes, nous faisait un devoir de rplacer avant tout notre sécudté dans nos rpropres forces. En mème temps nous avions le vif dés.ir et la VO'lonté constante d'entretenir et de rendre toujours. plus intimes nos relations avec l'Allemagne. C'était là une partie essentielle de notre programme de politique internationale, et pour nous aussi un intéret de· premier orme.

Cette dépeche et celle qui la précède sur ma ~conversation avec le Prince· de Bismarck se ~complètent l'une par l'autre. Ses arguments, tout en faisant la part de l'avocat qui plaidait pour son clocher, pour nous retenir sur la ,pente de· faire à la F~rance des concessions, à ses yeux, d'un ca,ractère plus poJ.itique que· commerciai, :ses a11guments, dis-je, sont néanmoins t·rès-significatifs pour le· présent comme pour l'avenir. Ce serait peut-ètre manquer de circonsrpection que de ne pas en tenk compte.

397

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2029. Parigi, 4 marzo 1873 (per. l' 8).

Ebbi l'onore d'informare l'E. V. ·col mio rapporto di questa Serie n. 2002 in data del 17 gennaio ultimo (1), delle ,pratiche d1e feci, giusta le iJStruzioni da Lei impartitemi, presso il Governo francese allo scopo di ottenere l'abollizione della formaLità dei passaporti sul confine itala-francese. Mi pregio di trasmetterrle ora qui unita in cQpia la risposta che ebbi in proposito dal Ministro degli Affal'li Ester,i della Repubblica. Vi sono esposte le considerazioni ;per le quali H Govel'no francese crede di dover mantenere l'obbligo dei passaporti sul confine verso l'Italia.

ALLEGATO.

RÉMUSAT A NIGRA

Versailles, 3 marzo 1873.

Dans la lettre que vous m'avez fait l'honneur de m'écrire, le 15 janvier dernier, vous avez exprimé le désir de connaitre les intentions du Gouvernement Français en ce qui concerne le maintien, ou l'abolition des passeports à la frontière franco-italienne. En meme temps vous faisiez observer que l'Italie serait aujourd'hui le seul pays limitrophe vis à vis du quel nous maintiendrions l'obligation d'un passeport, et qu'une semblable exception pourrait imposer au Gouvernement Italien la nécessité d'appliquer un traitement analogue aux voyageurs qui entrent dans la Péninsule par la frontière française.

Permettez moi, M. le Chevalier, de vous faire remarquer que cette dernière observation ne s'applique pas exactement à la situation actuelle. En effet nous n'avons pas cessé d'exiger la production d'un titre de voyage pour les relations avec l'Espagne. Vous reconnaitrez, d'autre part, avec moi, M. le Chevalier, que si, en fait, et par suite d'une certaine tolérance, les autorités Italiennes s'abstiennent de demander un passeport aux voyageurs venant de France, cet état de choses n'a pas été consacré jusqu'à ce jour par une décision officielle de l'Autorité supérieure. En principe, donc, le Gouvernement Italien maintient l'obligation du passeport et celle du visa diplomatique meme en ce qui concerne les contrats d'émigration, que la loi française dispense du visa. C'est ce qui résulte, d'ailleurs,. d'une lettre adressée à IliOtre ConsUil Général à Genes par la Direction de la Sureté publique (Buxeau de la Questure Italienne) établissant que le passeport est le seul titre reconnu valide, dont doivent etre munis, aux termes des lois italiennes, les indigènes qui viennent en France ou traversent notre territoire pour se rendre à l'étranger, et qu'il est indispensable que ce titre soit régulièrement expédié et revetu des visas

:nécessaires pour la destination voisine ou lointaine.

(l) Cfr. n. 297.

398

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. 147. Vienna, 4 11 Marzo 1873 (per. il 9).

Il Conte Andrassy rparlandomi jeri incidentalmente delle informazioni da Esso ricevute sulle probabili sorti della legge r:elatd.va alle Coriporazioni Religiose dkevami, il Barone Hi.ilbner Incaricato d'Affa['i Imperiale presso la Santa Sede avea<gli sc11itto, sembrargli conveniente egli fosse autorizzato a concertarsi col s1g:nor de Corcelles allo scopo che la F.rancia e l'Austnia-Ungheria esercitassero un'azione comune sul Governo Italiano onde ottenere che •la legge sulle Conporazioni reUgiooe avesse a ['Ìusdre il più che possibile favorevole al Papato ed in armonia quindi coi desidel'l1i dei due predetti Governi. Ma a tal domanda il Conte dissemi aveagli dato risposta: l'Inviato Imperiale <presso il Vaticano non aver da prendere concerti di sorta con altri che coll'Inviato presso la Corte d'Italia: ti ·due l!nviati l!mperiali non dovendo assolutamente rappresentare se non una sola polittca come rappresentano un solo Sowano ed inoltre dicevami avergli soggiunto le azioni d~plomatiche collettive presenta·re sempre inconvenienti ·gravissimi, che solo possono essere compensati •in pa.rte allorché si ha l'intendimento di addivenire in extremis ad un'azione di più energlica natura,

nel caso presente quest'eventualità essendo in modo assoluto posta fuotri di questione, gli inconvenienti della collettivHà restano soli e primo fra essi quello di gravemente offendere la .giusta suscettibilità dell'Italia, quindi, anche il pensiero, deve esserne smesso. L'Italia, egli dicevami, ha sempre mostrato apprezzare ri passi che presso di Lei abbiamo fatto a triguardo dd questa questione e son persuaso, il R. Governo farà quanto da lui dipende per soddisfare, entro i limiti del possibile, ai desiderH che gli abbiamo espresso, nulla intendiamo fare che possa nuocere ad una tal situazione.

Credetti dovergli mostrare apprezzare io grandemente una tal Hnea di condotta, e soggiungev-agli anzi sembrarmi essa 1a sola pratica poiché nelle attuali drcostanze il concorso che la Francia avrebbe potuto prestare aU'Austria, invece di esse•re una forza altro non sarebbe stato se non una causa di debolezza. Il Conte mi dava pienamente ragione ed agg.iungevami ancora _aver per soprappiù scritto al Barone Hiibner dovere avere presente • essere cosa sommamente inutile Io studiarsi di ottenere concessioni a favor di chi altamente dichia;ra non voJere asrsolutamente ammettere n~pure la possibilità d'una conciliazione qualunque. Conseguentemente d'altronde [sic] vada a finir la cosa, conchiudeva egli, le nostre relazioni evidentemente non potranno soffrire danno di •sorta poggiando esse sopra ben altri interessi. Io sono giornalmente heDsa,gliato da lettere di Vescovi e preti che mi •chiedono il nostro intervento in questa facrcenda, ma sem,pre vi rispondo che essendo ben deciso a non pregiudi-care in modo alcuno le nostre relazioni coll'Italia qualunque sia l'esito di •questa speciale questione non mi trovo in grado di assecondare i loro desiderii •. Tutto ciò il Conte Andra.ssy dicevami confidamni nel modo il più riservato: prego quindi l'E. V. a non dare pubblicità di sorta, anche limitata all'-inserzione sulla raccolta Iitografata dei documenti diplomatici a que..cno mio raprpor:to.

399

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBLLANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. 149. Vienna, 4 marzo 1873 (per. il 9).

Ringrazio l'E. V. per la comunicazàone che le piacque darmi col suo ossequiato dispaccio della presente serie n. 66, 27 scorso febbrajo (1), del rapporto del R. Ministro a Berlino riferentesi a certe confidenze fatte al Maggiore Macenni dal suo collega di Francia Principe di PoUgnac.

Ma varrò aU'occorrenza delle informazioni contenute in quel .rapporto, come di indizio per fare altre investigazioni intomo alle combinazioni poStSibili della politica dei varj Govemi. Sin d'ora però posso dire che i giovani diplomatici addetti qui alle Ambasciate di Francia e di Russia, tengono abbastanza pubblicamente un linguaggio assolutamente rinformato aUe idee enunciate dal Prinoipe di Polignac, parlano cioè altamente di non lontane even

tualità in cui necessariamente Francia e Russia si troverebbero alleate cont·ro la Ger>mania. A mio avviso .però tutto oiò significa ancor poco, essendo per gli uni conseguenza di ·leggerezza nazionale e sete di rivincita, .per gli altri desiderio di assecondare il partito che alla Corte stessa di Pietrobu11go, aspira ad inaugurare una politica .contraria a quella seguita fin qui dadl'Imperatore Alessandro II. Ciò nondillileno non •trovo si abbia a chiudere gLi occhi sull'avvenire, -che a me pure ·sembra abbastanza car.ico di nubi ed ho 1uogo di credere che il Conte Andrassy se ne preoccupi seriamente: e ·conseguenza anzi di ciò sarebbe il più .intimo ac•cordo colla Corte di Berlino strettosi dacché eglti. è al potere, e quello del pari che vorrebbe veder stringersi coll'Italia, facendo anzi ogni 'suo possibile affinché questo accordo sia suggellato dalla venuta di Re Vittorio Emanuele a Vienna, oircootanza questa a •cui si riferisce altro mio rapporto di oggi. Se mi fosse permesso di esprimere il mio avvtso su questo impo[1tarnte a:vgomento, direi che l'Italia ha ogni interesse di a•ssecondare per ·Conto suo questa politica del Gabinetto di Vienna, anche per la conservazione della pace in Europa, pokhé non v'ha dubbio ·che ovce risultas1se in modo ben chiaro e ben positivo che la Germania, l'Auskia e l'ItaHa sono unite in un sol fascio, la F•rancia a malgrado la sua leggerezza, non si periterebbe a turbare la pace, poco potendo contare sull'ajuto della Russia, da cui sarebbe divisa da una compatta zona di armati che si estenderebbe da Danzika al Mediterraneo. In quanto poi all'idea che la Germania voglia essa agg.redire la Russia per rompergli ile gambe prima che essa si trovi in misura di aggredire a sua volta, lascio al mio eg.regio collega di Berlino lo apprezzarla, limitandomi per conto mio a ·di<re che per la ·conoscenza che ho della Prussia e delle attuaU eondi:zJoni dell'Impero germanico, non la credo affatto probabi,le.

Però, rLpeto, tutto dò non deve essere perduto di vista sotto i suoi varj aspetti possi'bili, e certamente, per conto mio, non mancherò di tenere ,gli occhi aperti qui, e di rag;gua.gliare l'E. V. di og;ni indizio che riuscirò a scoprire possa avere attinenza colle future possibili combinazioni politiche.

(l) Non pubblicato; il rapporto da Berlino trasmesso a Vienna è il n. 336.

400

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. 1157. Berlino, 4 marzo 1873 (per. il 12).

Dans mon entretien avec le Prince de Bismarck, j'ai eu l'occasion de m'exp1iquer dans le sens de la dépeche réservée de V. E. n. 282 du 25 février échu (1). Il m'a d1t que J.e Cabinet de Berlin se •trouvai.t, lui aussi, d'avis de n'etre, ni ile premier, ni le dernier, à reconnaitre formellement la république es:pa,gnole. Personnellement M. de Bismarck avait montré les meillewres dispositions à cet égard, lors de l'audience qu'H avait accordée à M. Escosura

(ra.pport n. 1144) (2), mais les choses ont un peu changé, depuis que l'Empe

reur a pris Ieeture des télégrammes adressés par M. Castelar à M~s. Quinet, Gambt!tta et au Général Garibaldi. Sa Majesté avait eu également sous les yeux un extrait de reertain disicours tenu par ce Mini:sfu-e des Affaires E.fu-angères, où il donnait à entendre, non seulement la supérdorité des nouvelles institutions de san pays sur la Monarchie constitutionnelle, mais que celle-ci n'est qu'une transition à la répubHque. Un tel rlangage n'était pas fait pour gagner les sympathies du Monarque. En outre, le Cabinet de Madrid a commis la maladresse de faire parvenir ses cificulaires meme aux Etats du Sud de l'Allemagne, et rcela par l'entremise de S<m representant à Vdenne. Ce mode de rprocéder est des p1us irréguliers, car le Cabinet de Berlin est le seui compétent dans l'Empire, pour tout ce qui a trait à la ,politique internationale. Sous de parehlles conditions, il est facile de s'e~pliquer que l'Mlemagne ne se mette pas sur les premiers ranrgs pour procéder à la reconnaissance du Gouvernement Espa:gnol. Il convdendra, au reste, d'attendre qu'il se soit rrégulièrement constitué. En d'autres termes, on ne consi!dère pas ici la situation en Esrpa.gne comme offrant des garranties assez sérieuses, pour qu'une reconnaissance faite dès maintenant

ne so~t pas entarchée d'un défaut de précirpitartion.

Le Chancelier Impérial s'est borné à ces quelques observations. Il veut en effet, avarnt de prendre un rparti définitif, vorir comment se dévelorpperont les événements en E~spagne. Pour le moment, les partis s'agitent, s'011ganisent. JUISiqu'iJCi 1es collisions sanglantes ont été évitées. A ne ·considérer que le moment présent, ce serait sans doute une exagérati<m de voir dans ce qui se passe un état anarchique, et de s'effrayer outre mesure du déploiement des libertés nouvelles. Les chefs républicadns sont les premiers à precher le calme et l'ordre à le1lil's o;>artisans, car ils sentent qu'ils y sont 'intéressés plus que tous les autres. Mais enfin, combien de temps croit-on qu',une situation semblable rpuisse se prolonger sans que les passiorns s'aUument, sans que les dissentiments s'aigrissent, sans que les simples marufesta.tions dégénèrent en con!Ht? Il est fort à prévoir que cette situation s'envenimera au poin.t, où tout deviendra également possible et rimpossible.

(l) -Cfr. n. 378. (2) -Cfr. n. 344.
401

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1345/399. Londra, 5 marzo 1873 (per. il 9).

Mi pregio segnare ~rircevuta all'E. V. del dispacdo n. 166 1po1itico dn data 26 febbraio (1), non che della unita copia del dispaccio ministeria,le al R. Console in S1ngapore, in data 19 febbraio ultimo (2).

Nel lllingraziare l'E. V. per detta comunticazione, è mio compito l'informacrla, che Lo.rd Granville ln()[l mi tenne finora .pa·rola alcuna, drca il contegno del nostro Console in Singarpore, o sull'attitudine del R. Governo in que·i parag,gi, né mi risulta d'altra parte che il Governo neeruandese abbia in qualche modo comunicato al Gabinetto dd S. James le sue infondate apprensdoa1i, o tenutogli parola dei pretesi adoperamenti del R. Coinsole irn Singapore, contrariamente agli interessi del Governo Batavo.

Avrò ·presenti all'evenienza le istruZiioni che l'E. V. si compiaceva impartirmi a questo riguardo.

(l) -Cfr. n. 381. (2) -Cfr. n. 364.
402

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 151. Vienna, 5 Marzo 1873 (per. il 9).

Sarà probabilmente noto aU'E. V. che Nazen-OUJl.-Moulk Mirza Makom Khan Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziaruo di S. M. I. lo Schah, giungeva non è .guarì in Europa C()[l missione di notificare a parecchie Corti il prossimo arrivo del di lui Sovrano. Recartosd egli a Vienna reduce da Pietroburgo venne· a farmi visita annunziandomi che lo Schah sarebbe già pel 15 mag,gio ad ossequiare lo Czar e quindi a Lontdra sostando forse a Berlirno e finalmente in questa capitale in sulla metà del mese di luglio.

M'intrattenne poscia dello scopo principale della sua visita dicendomi, essere vivissimo desiderio del di lui Sovrano dii c()[loscere un paese col quale il suo strintse sin da tempi remotissimi intimi legami politici e commerciaU e il Re· Vittorio EmaiiJJuele mcui Ferron Khan ebbe sì altamente a lodarsi nel 1860, per l'onoo-evole accoglienza fattagli a Torino.

Lo Schah non vowebbe però essere di molestia al Nostro Aiugusto Sovrano onde, se la sua brama non potesse avere effetto, Sii recherebbe egli in Roma nel più stretto incognito (ciò che sembrami assai difficile via•ggiando egli con un seguito di 150 persone) prima di andare a Costantinopoli d'onde farà ritorno nei suoi Stati per Trebisonda e Poti.

Nell'esprimermi siffatto divisamento, l'Inviato Pel'lsiano mi ha lasciato capire che Nasr ed-Din, dl cui itinerario sarebbe di visitare l'Italia dopo hl soggiorno di Vienna e perciò verso la metà, o fine di agosto, muterebbe volentieri consiglio a seconda dell'epoca aJ.la quale piacerebbe al Nostro Re di riceverlo.

N.el,prender commiato mi ha pregato di scrivere su ciò a V. E., e sarà oltremodo grato di ottenere una rispoSita qualsiasi per mezzo del nostro rappresentante a Londra ove saTà tra 15 giorni.

In ogni modo Mal'com Khan 1si recherà costà fra un mese [per presentare a

S. M. il Re le sue lettere eredenziali e non dubito ch'egli rinnuovlÌ allora le entrature già fattemi intorno ad un abboccamento fra il suo ed H nostro Sovrano.

403

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 274. Madrid, 5 marzo 1873 (per. l' 11).

In obbedienza ai di Lei ordini, appena mi riuscì possibile, mi allontanai da Londra e senza alcuna fermata, per la premura ,che da V. E. mi veniva fatta, qui giunsi per la via dei Pirenei dopo un disagioso viaggio il mattino del giomo 28 dello scorso mese.

Il signor Conte di Barrai poté ieri terminare i suoi preparativi di partenza e mosse nella sera alla volta di Parigi rimettendomi la gestione di questa R. Le,gazione, siccome l'E. V. ne ricevette avviso telegrafico.

La gravità degli eventi che si vanno presentemente svolgendo in !spagna e inesperienza nella qua,Je mi trovo di tutto ciò che concerne questa infel1ce contrada, rendono vieppiù difficile ,per me una posizione che V. E. comprenderà di leggieri essere complicatissima anche per quei diplomatici che si trovano qui accreditati da lungo tempo.

Sento pe!'ciò doppiamente il bisogno d'impetrare tutta l'L11dulgenza di V. E. e, se attività e prudenza varranno a soddisfare al compito che mi è affidato, posso accertarLa che non traléliSCerò alcuna cura per cercare di cm·rispondere alla fiducia che codesto Ministero ha ben voluto dimostrarmi nel darmi questa destinazione negli attuali momenti.

Ho l'onoce di accusarLe ricezione del dispa,cdo politico n. 42 (l) consegnatomi dal signor Conte di Barrai poco 1prima della sua partenza. Ne presi attenta conoscenza e osserverò in ogni circostanza la riserva di atti e di linguaggio che forma il tenore delle istruzioni in esso contenute.

I pochi giorni che ho qui passati furono talmente assorbiti dai doveri connessi con un primo arrivo e coH'immediato congedo del signor Conte di Barrai, -che Um1ta,tissimi sono gli apprezzamenti che ho potuto formarmi del diJSiordinato .stato di ,cose che regna in !spagna. Secondo il parere di coloro che per esperienza e posizione possono essere considerati come personaggi autorevoli, è impossibile formulare un ,giudizio esatto di ciò che da un momento all'altro può insorgere. Le lotte fra le parti radicali e federali del campo repubblicano, l'ognor crescente movimento ca11lista, l'indifferenza e la demoralizzazione della ,gran massa del popolo spagnuolo e soprattutto poi il triste spettacolo della quasi completa dissoluzione dell'a=ata, sono altrettante cause che oscurano l'avvenire rendendo ad ogni istante possibile l'ana~hia. Il panico che la presenza a Madrid di quanto v'ha di peggiore fra i comunisti aveva fatto nascere nella capitale or sono alcuni giorni, è felicemente diminuito per la savia risoluzione presa dalla parte influente della popolazione di armarsi per il mantenimento dell'ordine pubblico. Ma se Madrid è pel momento tranquilla, non può dirsl lo stesso delle provicncie che sono in balia allo sgoverno e alle passioni rivoLuzionarie, e cosa strana, 'ma pu:r vera, il Ministero ha ieri nelle Cortes biasimato quest'o11ganizzazione della oitta

dinanza madrilena pe11ché fatta senza il concorso del Governo.

Insomma il criterio che mi san potuto formare nel mio brevissimo soggiorno è che, se le nuove elezioni non stabiUranno una forma repubblicana uni·taria e se la parte della Spagna che non è •carlista si dividerà 1in tante ~razioni federali a foggia delle antiche sue •colonie della America meridionale, H campo potrà ancora resta·re aperto a un •Colpo di Stato da .parte di quakhe generale alla testa di quanto rimarrà dell'armata. Si direbbe che l'attuale Governo paven,U una simile eventualità, poiché tutto quanto il .generale Cordova fece finora per l'esercito, valse a gettarlo nell'indi.sciplina e nella disor•ganizzazione, quasi sd. volesse distru11lo coll'utopia di sostituirvi le masse di volontari armat,i che debbono fo["IIIlare d'ora mnanzi la difesa della nazione spa~uoia.

In mezzo a questa confusione la lotta dmportante tra gli unitari e i federali ha incominciato nelle Co,rtes. Il Ministero ha però presentato il progetto di legge per ·la di.Jssoluzione dell'.hssemblea e per ia convocazione della costituente il l o venturo maggio.

Questo schema di leg.ge contiene delle clausole che svelano le ve,re tendenze federali del Gabinetto del signor Figueras e che saranno combattute vivamente dagli antichi radicali ora repubblicani unitari. Esso riduce a vent'anni l'età degli elettori da venticinque, che è il ·tel1ffiine fissato da·l codice spa·~nuolo, e ~riserba al Governo la facoltà di abbreviall"e i giorni stabili.rti per le elezioni.

Di più si .teme che il Ministero attuale ·ricorra immediatamente a nuove elezioni municipali e provinciali onde ass1c:ura:rsi il successo delle altre.

Appena votate le leggi attua,lmente pendooti per l'abolizione della schiavitù e l'organizzazione dei batta,glioni di volontari le Cortes saTanno sospese e sa·rà nominata la Commi,ssione consilltiva che ne deve tener luogo fino alla convocazione della Costituente.

(l) Cfr. n. 371.

404

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Berlino, 5 marzo 1873.

J,e vous suis très reconnaissant de votre lettre (l) qui m'a été remise par le Courrier Villa. Mes dépèches confidantie1les de ce jour y seTvent de réponse. Il m'avait paru opportun de me ménager une entrevue avec le P!l.'ince Chancelier non seulement pour contròler 1le lan:gage qui vous avait été tenu par le Comte de Wesdehlen, et pour m'expliquer dans le sens de votre lettre, mais aussi pourr-rappeler au Prince de Bismarck la recommandation que je lui avais faite le mois dernier de rester dans la juste mesure le jour où il releverait à la tribune une fausse assertion de M. Mallinkrodt (ma lettre particuUère du 21 février n. 2) (21). Je lui ai dane dit inckLemment que j'étai:s convaincu qu'en répondant aux attaques d'un adversaire, il se souviendrait que ses paroles seraient entendues aussi par des amis. Il résulte de sa :réponse qu'il se borne,ra à constater le fait qu'au moment où on lui prètait le ròle de nous avoir conseillé

de marcher sur Rome, il existait précisément une certaine altération dans les rapports ·entre Berlin et Florence et un rapprochement entre l'Allemagne et le Vatican. On était alors sous le coup de la fikheuse impression produite par l'équipée de Garibaldi qui avec un certain nombre de ses partisans s'était rendu en France. Certes il n'y avait pas eu ·consentement de notre part, mais peut-etre un défaut de surveillance à nos frontières. J'avais déjà combattu cet argument. Je n'ai pas insisté. Il me suffisait de l'avoir itérativement mis en garde sur ce point.

Au ·reste vous aurez vu que ses observations sur les relations entre l'Italie et l'Allemagne ont été très correctes: l'al.tliance prédestinée est dési,rahle au plus haut point. Si ma mémoire ne me trahit pas, il a mème dit que .cette alliance lui était nécessa,ire. Trois fois ce mot alliance éventuelle est venu sur ses lèv·res. La porte est donc ouverte pour cette combinaison. La situation est donc conforme à mes vues, aux instructions que j'ai reçues. Il ne tient qu'à nous de ne rpas la ·Compromettre, en manoeuvrant entre autres, avec habilité dans les négociations pour une révi&ion de notre Traité de Commerce avec la France.

Sur cette question M. Delbri.ick se prononçait comme le ChanceLier Impérial pour que, dans l'iintéret des sages prindpes économiques, nous ne suwions ·paiS l'exemple de l'Angleterre et de la Belgique, surtout quand nous avions une a:nnée devant nous avant que les accords actuels puissent ètre dénoncés au terme de féwier 1875. Il nous convient de gagner du temps; de traìner ·les choses en longueur, d'invoquer les voeux de nos chambres de commerce, les résultats de la dernière enquete industrielle, de nous retrancher enfin, ·tel est mon avis derrière l'opinion publique 'ell Italie que la France ,s'aliénerait de plus en plus si ~lle faisai't mine d',insister pour un T·raité léonin qui d'ailleurs ne serait pas .sanctionné par notre Parlement.

Vous aurez remarqué que, surtout depuis les événements d'Espagne, j'ai accentué la nécessité tPOur tous ceux qui appartiennent au rparti conservateur de serrer les rangs, etc. etc. Je l'ai fait .pa.rce que telle est ma conviction, et en meme temps tPQur que Si mes dépèches étaient placées SOUIS les yeux du Roi,

S. M. se rendìt de plus en plus compte du grave inconvénient de changer de Ministres dans des conjonctures où le Gouvernement doit présenter des conditions de stabilité et de garanties à l'Europe Monarehique.

A propos des c.ritiques sur les incartades de M. Castelar, celle notamment d'avoir fait pa•rvenir ses circulaires aux Etats du Sud de l'Ailemagne .pa.r l'entremise du représentant espagnol à Vienne, le Prince de Bismarck relevatt très carrément l'irrégularité de ces procédés. La politique étrangère de l'Empire devait etre concentrée à Berlin, aux termes memes de la Constitution fédérale.

.J'ai fait une allusion à l'éventualité de la suppression de notre Légation à Stuttgart dans le ·cas où n01s ·chambres ne voteraient plus l'aLlocation nécessaire. S~girait alors la question, si ce poste serait réuni à Munich ou à BevLin. M. de Bismarck n'hésitait pas, sans que je lui euSise diredement demandé son avis, à laisser entendre qu'alors il sera1t convenable de l'annexer à notre Léga,tion ici. Il me semble opportun que vous soyez instruit de ce détaH pour aviser le cas échéant. J'espère bien que le Comte Rati parviendra à écarter l'épée de Damodès. La ·carr1ère diplomatique est si peu privilégiée qu'H serait vraiment dom

.mage de voir .disparaìtre ce .poste quelque secondaire qu'H soit. Je sais d'autre part que le Comte Greppi désire y étendre sa compétence. Ce ne serait certes pas moi qui la lui contenderais, car, c'est un .grand dérangement que de se rendre à ces petttes Cours. C'est ce qui va m'arriver pour Cacrlsruhe. Le Grand Due vient de me faire savoir qu'i,l me recevra avant le 15 de ce mois pour la présentation de mes lettres de créance. Je compte partir dans deux ou trois jours.

Je vous remercie du bon accueil que vous avez fa1t au Chevalier Tosi et des renseignements préoieux qu'il a puisés auprès de vous \Sur maintes questions. J'en'ai pris note pour .régler mon langage et mon attitude. D'apxès ce que

M. Tosi m'a rapporté je m'ahstiens pour tout ce qui rega•rde l'étahHssement d'une Ambassade. La voie la meilleuTe à suivre me parait en effet celle que vous en touchiez quelque mot au Comte de Wesdehlen.

Dans ma conversation avec le Prince de Bismarck, je n'ai <pas remis sur le tapis le choix d'un Représentant de l'Allema:gne près notre Cour; mais je sais indirectement que les chances oont pour M. de Keudel. Qu'avez vous pensé des éloges qui m'ont été faits vers la fin de féwier sur ce diplomate, lorsque dans le commencement de Janv;ier ainsi que je vous l'éorivais, le Chancelier en traçait un portrait tout autre? H faut donc adlmettre que son premier jugement a été beaucoup modifi.é, et que M. de Keudel s'est montré, contre son attente, à la hauteur de la mi:ssion qu'il remplit aujourd'hui. Au reste l'essentiel pour nous est que ·ce diplomate joutt ou passe pour jouir dans le public de la confiance du Pri<nce Chancelier. Son .transfert à Rome produirait pa•r conséquent une bonne impl'el!Sion pa.rmi nos amis, et.donnerait à réfléchir à nos adversaires. Quant au C'omte d'Arntm, comme il tcourt deux lièvres à la fois, et convoite aussi l'Ambassade de Londres où le Comte Bernstorff est atteint d'une maladie incurable; il y aura de la mal'ge pour satisfaire son ambition au delà de la Manche, et nous n'aurons qu'à nous féliciter d'avoir échappé à la présence à Rome d'un très mauvais coucheur.

Je suis très soucieux des détermina-tions que prendra le Ministère en présence des difficultés que ·lui :suscite le projet de loi sur ·les co11porationls religieuses à Rome. Pour peu que vous et vos collègues parveniez à sauvegarder votre dignité vis-à-vis de la CocrnmiJSsion de la Chambre, vous ferez acte de dévouement et de patriotisme en continuant à monter la garde auprès de la Monarchie et de nos institutions dans un moment où certes il serait dangereux de trop s'avancer vern la Gauche.

(l) -Cfr. n. 372. (2) -Cfr. n. 369.
405

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

.R. 247. Costantinopoli, 7 marzo 1873 (per. il 14).

Ho l'onore di qui unito traS\ffiettere a V. E. in originale il protocollo fil'ffiato 11 12-24 febbraio u:s. in Costantinopoli da me e dai Rappresentanti di Francia, della Gran Bretagna e della SubHme Porta, concernente la giurisdizione Consolare in T·ripoli di Barberia, nonché, pure in origina<le, l'atto o protocollo colletti-vo alla stessa data debitamente paTafato.

t5 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

ALLEGATO I.

Sublime Porta, 24 febbraio 1873..

PROTOCOLE

La Sublime Porte s'étant adressée aux Gouvernements de la France, de la

Grande Bretagne et de l'Italie pour leur exprimer le désir que, dans la province

de TTipoli d'Afrique, la compétence de la judd[ction locrue dans les causes entre

les indigènes et les étrangers de nationalité française, anglaise ou italienne, fiì.t

étabUe sur les mèmes bases que dans \Les Provinoes de l'Empire Ottoman en

Europe et en Asie, J.es mts Gouvernements, après avoir adhéré individuellemenrt:·

à ce voeu, ont résolu de consacrer leur assentiment par un acte coll.ectif.

Les soussignés, à ce dument autorisés, sont convenus, en conséquence, des

disposiltions suivantes.

Art. 1er.

Les Agents de la France, de J.'AngLeterre et de 1'Italie à TJ."IiJpoli d'Afrique· recewont de leurs Gouveznements des ordres ~écis et formels pour que désormais· tous les procès et toutes le contestations entre les indigènes et sujets Français, Anglais ou JitaJ.iens dans ,cette province, quelle que soit ila nationalité du défendeur,. sotent jugés conformément aux ·(Usposi.tions des capitulation:s en vigueur, et de la meme manière que ces capitulations sont appliquées dans les provinces de l'Empire Ottoman en Europe et en Asie.

Art. II.

La Sublime Porte s'engage à tra:Lter les Consuls et les SIUjets Anglais, Français: et Itail.iens à Tdpoli d'Afrique, en ce qui ·COlliCerne [a jUll'idiclion Consulaire, sur le pied de la nation la plus favorisée, et à ,Jes fai<re participer à la jouissance de toute faveur ou avanrtage aooordé sous ce 1rapport aux CbllJSIUls et aux SIUjets de· tout autre Eta,t. ·

ALLEGATO II..

Sublime Porta, 24 febbraio 1873.

PROTOCOLE

L'Envoyé Extraordinarie et Ministre Plénipotentiaire d'Italie, le Ministre des

Affaires EtrangèTes de l'Empire Ottoman et les Ambassadeurs de France et de la Grande Bretagne, réunis ce jourd'hui, le 12/24 Février 1873, à la Sublime Porte, ont procédé, en vertu de l'autorisation de leurs Gouvernements, à la signature du protocole •Co1lectif, arreté d'un coffilmun 'accord, concernant •la juridiction conSIUlaire à Tiripoli d'Afrique.

En foi de quoi, le présent protocole a été s:igné et scellé en quatre expéditions: par les Plénipotentiaires des di,tes Puissances.

406

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2034. Parigi, 8 marzo 1873 (per. l' 11)..

Ho l'onore d'accusare ricevuta dei due dispacci confidenziali 'di serie po-· lit1ca nn. 448 e 449 che l'E. V. volle mdirizzarmi in data del 26 febbrajo u. (l)' e che mi :furono consegnati jer l'altro dal R. Corriere di Gabinetto, Vil'la..

COIIltinuerò, come lo desidera l'E. V., ad insistere in ogni occasione presso il Governo francese affinché voglia colla ma:ssima diligenza possibile tenerci -informati d'ogni tentativo minaccioso •per l'ordine sociale che verrà a srua conoscenza e dal mio la,to •gli riferirò ogni più essenziale [ndkazione raccolita nello stesso mteresse dal R. Governo e che piacerà all'E. V. di trasmettermi. Sarà a tal fine utile che l'E. V. voglia invitare il R. Ministero dell'Interno a meglio specificare, .tostoché dò .gli sa•rà ,possibile, le notizie menzionate nel primo dei sopracitati suoi dispacd onde io sia messo ·in .grado di farne al'lgomento d'una ·comunicazione non tr<mpo vaga al Governo francese (1).

(l) Cfr. nn. 382 e 383.

407

IL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE R. 194. Lisbona, 8 marzo 1873 (per. il 20).

M. de Andrade Corvo, lVLinistre des Affaires Etrangères, m'aya:nt témoigné Je désir de me faire des communications cOIIlfidentielles, je me suis rendu avant hier au Ministère.

S. E. m'a dit dès le premier abood qu'il désirait depuis quelque temps in_former le Ministre d'Italie des démai"ches pal'lticuldères qu'il avait cru devoir .faire auprès des Grandes Puissances européennes depuis l'abdicatiOIIl E-spagnole, laquelle pourrait dans un temps p1us ou moina rapproché porter un contrecoup 'en Portugal, et du résultat de ces démarches en me .prouvant l'exactitude de

ce résultat par des documents reservés.

J'ai par conséquent l'honneur de rendre compte ci-après et fidèlement de mon entretien avec le Ministre .pol'ltugais et des réponses que les principaux Cabinets européens ont fait à ses ouvertures pour assurer davantage l'autonomie et l'indépendance du Portugal mona:rohique et consti.tutionnel, en présence des dangers éventue1s dont l'Espagne répubHcaine pourrait devenir le

-point de départ pour ce pays-ci. Avant tout, c'est l'Anglete=e qui a parlé clair et ex,plicitement. Lord

GranrvUle, dans un entretien récent avec M. Moret a décla,ré à l'Ambassadeur -espagnol à Londres que le Gouver:nement britannique a par prino1pe de ne ·pas s'immiscer dans les affaires des a:utres pays mads qu'il doit pourtant affirmer «que l'AngleteNe est liée par des traités formels et que l'Espagne ne doit pas ,g'attend:re à ce que l'Angleterre resterait indifférente à toute ag!l'es:sion qui pourra1t porter atteinte à l'autonomie età l'<indépendance ·du Portugal ». Cette déclaration explicite et formelle a été répétée par Dépèches à M. Layard, Ministre britannique à Madrid et à Sir Charles Murray ki, avec ordre

.d'en -donner lecture aux Gouvememen:ts respec.ti:Es. La Fran!ce a fait la décJ.a,ration suiwnte: daiils un entretien entre M. de Rèmusat et M. de Se~sal, le Ministre fra.nçais a notifié au Ministre portugais

à Paris « que le Portugal est rm ami de la France et que son autonomie lui tient à coeur •.

M. de Rémusat a ensuite ajouté que la France serait prète au besoin à prendre meme l'irntiative d'un acte co1lectif européen en faveur du Portugal, mai's qu'il préférerait que cette initiative fiì.t prise par une Puissance pllliS étroitement liée avec le Portugal et dont la ·tache serait p1us facile. En tout cas le .concouns de la France lui est a,ssuré d'avance. M. de Rémusat a fait mème à l'Ambassadeur espagnol à Paris, M. d'Olozaga la prem1ère pal'tie de cette déclaration.

L'Aut11iche a été également favorable. Le Comte Andrassy a informé le Vtcoonte de Coelho, Ministre portugais à Vienne, avoir dit explicitement au Ministre d'Espagne que les premières déclarations du Président de l'Assemblée et ensuite du Gouvernement espa.gnol n'étaient pas de nature à rassurer l'Europe sur les intentions agressives de l'Espagne puiJSique iLs ont accentué la propagande répub1icaine et encouragé l'exemJple de l'Espagne actuelle envers la race latine, surtout à l'occident de l'Europe ce qui veut dire le Portugal: que ce pay.s était l'ami de l'Autriche la quelle aimait et estimait la Nation portugaise, son Roi et sa Dynastie: enfin que avant de reconnaitre offidellement la r~ublique espagnole il fallait attendre que celle-ci assume des attitudes rplus rassurantes.

De Berlin on n'a pas encore des informations explicites et concrètes, mais

M. de Andrade Corvo est porté à oroire par des rensei,gnements personnels que la P.msse suiwa la po1itique autrichienne et laissera au Comte Andrassy la latitude de ·conoréter l'appui mora[, et au besoin plus efficace, en faveur du Portugal; en effet on lui mande de Vienne, d'après les on dit, qu'on s'y montre très-satisfait de cette espèce de premier ròle que la Prusse laisse à l'Autriche sur une question intern.ationale, laque11e question, toujours selon les informations particulières de Vienne, sera bientòt l'objet de poul'iparlers entre les •trois Empereurs dans leur ,pobable prochaine entrevue.

Quant à la Russie M. de An·drade Corvo, sans en avoir encore de certitude .est fòndé à espérer et meme à croire, m'a-t-il dit après un entretien avec le Mi:nistre de RlliSSie qui sortait du Ministère lorsque j'y entrais, que ce sera l'Empereur Alexandre qui prendra probablement l'.initiative d'un acte collectif eurorpéen pour concréter des stipulations aptes à affil'mer l'autonomie et 1'1ndépendance du Portugal contre ·toute aogression éventuélle tendante à des changements dans 1a forme ac.tuelle de ses institutions.

Après ce qui précède M. de Andrade Corvo m'a dit en avoir déjà si.gnalé

un .resumé par télégraphe à sa Légation à Rome et a ajouié qu'il seratit très

désiorable que l'Italie comme une grande Puissance la plus arnie du Portugal

par des lieilJS de famille et parité d'institutions et comme Grande Nation Mo

narchique de Race Latine vouliì.t preter son •Concours effi.cace à ces bonnes dis

position.s des Grandes Puissances européennes non seulement en faveur du

Portugal mais aussi en hommage au principe mona•rchique, qui en rprésence

des dan.gers républicains et socialistes, devrait ètre maintenant de plus en

plus solidaire partout.

J'ai répondu à S. E. que je rapporterai!S à mon Gouvernement notre conversation, à la première occasion favorable ne pouvant .pas courir le idsque de la poste, en répétant bien explidtement ce que j'avais eu l'honneur de dire au Roi et à lui-meme ai!J['Iès l'Abd1cation ES[)agnole (ma précédente dépeche rpolitique) que quelque soit ~'intéTet de l'Europe en faveur de (l'autonomie du Portugal monarchique et constitutionnel et les charnces de le garantir contre des agressions exté11ieures, il faut avant tout qu'il sache se garantir lui-meme des dan,gers intérieurs avec tous les moyens légaux, qui sont bien 'suffisants à mon avis pour conjurer surtout les coups de SUI'IPtrise qui sont le véritable danger pour ce pays qui est, camme je l'ai ~toujours pensé et dit, dynastique, constitutionnel et anti ibérique.

Voilà, M. le Ministre, l'exposé fidèle de la communication confidentielle et reservée quc ce Ministre des Affaires Etrangères vient de me faire, avec l'appui des documents dont il est nanti, et pour etre rplus SUr d'avOIÌr transmis exadement mon entretien je viens dé lire à S. E. la présente dépeche (c'est pourquoi je l'ai rédigée en français) avant de l'expédier et qui l'a trowvée exacte.

Je ne doute ~pas que V. E. crecevra les mèmes indications à Rome par la

voie directe du Rerprésentant de S. M. très-fidèle.

P. S. Qui unita una Jettera pel Marrchese Dragonetti con preghiera di curarne il skuro recapito.

(l) Annotazione marginale del documento: c All'Interno 22-3-'73 •.

408

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

D. 169. Roma, 9 marzo 1873.

Sir Augustus Paget mi ha comunicato a titwo d'informazione uno scambio

d'idee avvenuto :!ira il suo Governo ed il Gabinetto di Parigi relativamente alla

opportunità di insistere presso il Governo cinese acciocché i rappresentanti

deHe potenze occidentali a Pechino pOISSano essere personalmente ammessi

alla presenza dell'Imperatore. È utile che la E. V. abbia pure conoscenza di

questo particolare.

Nell'oocasione in cui doveva eSISere dichiarata J.a ma,ggiore età deU'Impe

ratore della China (gennaio 1873) il Governo francese :!ieee dire a Londra che

sembrava.gli convenisse approfittare di tale congiuntura per stabilire il diritto

dei rappresentanti diplomat1ci europei di es,sere ricevuti aUa Corte. Nell'opi

nione del Governo francese questa prerogativa era essenziale, sia come mezzo

efficace di azione sul potere centrale a Pechino, sia come testimonianza di

consideraz1ione tendente ad accrescere nelJ'autorità secondada dell'Impero e

nella popolazione indigena il prestigio delle es,te~re r<~~ppresentanz.e.

A questa comunicazione rispose Lord Granville per mezzo di un dispaccio a Lord Lyons in data del 5 febbraio 1873, nel quale si obiettava: che non si hanno sufficienti prove per inferire che la mancanza di rarprporti diretti coll'Imperatore abbia recato finora alcun reale nocumento agJ.i interessi commerciali ed altri affidati alla tutela dei :rappresentanti esteri a Pechino; che i pun>ti tuttora controver~i potranno :neglio regolarsi mercè uno sviluppo più abilmente inteso dei rap1Jorti sociali fra indigeni e stranieri, anziché invo

cando l'intervento personale dell'Imperatore in sostegno delle pratiche diplomatiche; 1che questo giovane sovrano non sembra del resto molto adatto a prendere ,un'ilngerenza attiva negli affari; che si può dubitare se il vantaggio eventuale da attendersi dalla mdsura invocata non sia più che bHanciato dalle pericolose conseguenze di un fallito tentativo, quando il Governo cinese rifìutasse di accogliere la domanda delle potenze; che infatti in tale evenrt;ualttà, queste si troverebbero nell'increscevole bivio o di desistere con poca <N.gnità dalle avanzate pretese, o di imporne l'ammissione con atti di ostilità non giustificati dalle circostanze. Per questi motivi, il Governo britann1co esprJmeva il 'parere che i rappresentanti esteri a Pechino avessero a limitarsi nel trasmettere le loro congratulazioni all'~eratore p& mezzo del Principe Kung, a :far sentire che essi avrebbero volentierd .presentato i ·loro complimenti direttamente a Sua Maestà ma che pur riserv,ando al riguardo i loro diritti pel futuro, ,essi tpreferivano di non sollevare ora tale questione, nella speranza che l'esperienza degli affari persuaderebbe S. M. I. della convenienza di adottare spontaneamente gli usi in vigore presso le altre Corti.

È questo il tenore delle considerazioni esposte da Lol"d Granville al Governo francese sulla questione in discorso, e delle quali Sir A. Paget fu incari,cato di danni comunicazione.

Pure apprezzando ciò che vi ha di .pratico nel modo di vedere del Governo britannico, noi ci troviamo per om dispensati dal prendere akuna parte a questa discussione, inquantoché sebbene noi abbiamo un trattato colla Cina ed un Rappresentante accreditato a Pechino, questi vi •ri:siede raramente essendo costantemente trattenuto a Yedo da importanti interessi del nostro commercio. In questo momento del resto, il Conte Fe' d'Ostiani ha ottenuto un congedo per recarsi in Italia e non avremmo quindi opportuni!tà d'impartirgli speciali istruzioni sull'argomento del quale si sono occupate la Francia e l'Inghilterra.

409

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 276. Madrid, 9 marzo 1873 (per. il 15).

Nel mio ultimo rapporto (l) feci allusione all'esitazione che di!mostravano

i radicali di rovesciare il Ministero, e questo si avverò. Ieri si discusse la vo

tazione di un ozxhlne del giorno proposto dal signor Pr~imo de Rivera che in

troduceva nel progetto di legge governativo, per la dissoluzione del Congresso,

la modificazione di stabilire l'età degli elettori a 21 anni in'Vece di venti e di

ritardare d'un mese la convocazione della Costituente fissandola pel l" giugno

invece del l o mag,gio.

Il signor Filgueras d1chiarò di accettare quest'ordine del giorno come estre

mo limite di transazione facendone una quistione di Gabinetto e, sebbene i

carpi del ,partito radicale vi fa,cessero accanita opposizione, esso venne approvato con 187 voti contro 19. Non astante questa C1ifra rilevante, fino aJ.l'ultimo momento della discUISlSÌone il suo risultato pare,va incerto, tanto il volta faccia della maggioranza radkale era rpoco ,preveduto. Ma in questo paese è semrp,re l'imprevisto che padroneggia la situazione, e dl signor Mar:tos ne fu di nuovo il « Deus ex machina ». Egli aveva fatto una vivissima propaganda in favore dei suoi amici i Ministri, e lo stato minaccioso che aveva ieri Maddd, non che il prospetto dei disordini che sarebbero stati immediata conseguenza della ~caduta del Mni1stero in questi gravissimi ~momenti, contribuirr"ono ad assicurare il successo del Min~tero. Molti deputati dkhiararono dl non risrpondere della tranquillità nelle loro provincie se avveniva un cambio di Gabinetto e la folla che circondava !il Congresso gridava: « Aile barrica,te! morte ai radicali!».

Nella terribile crW che attraversa og,gi la Spa,grrm questo voto dell'assemblea è ancora ciò che maggJormente può favorire il mantenimento dell'ordine e il pubblico lo accolse in tal senso. Persino i Conservatori più ostiiLi alla fo,rma repubblicana non celano la loro soddi,sfuzione nel vedere distrutto il partito radicale al quale devesi lo stato attuale di cose, e sebbene le nubi che oscurano il futuro non siano per la presente vittoria ministeriafe menomamente diradate, tuttavia si può almeno ora sperare di avere un breve periodo di sosta, che l'agitazione dei pamati gioil'ni non ,pareva promettere.

(l) Non pubblicato.

410

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Parigi, 9 marzo 1873.

La situazione politica in Francia ~continua ad essere più oscura e più incerta che mai. Parlo, beninteso, della sola situazione politica, rperché la situazione materiale e dirò anche sociale è relativamente buona. La 'base della rpiramide è solida. La popolazione della Francia è operosa, iproduttrice e sostanzialmente conservatrice. L'esercito non sd occupa di politica ed obbed'isce al Ministro della Guerra. La Magistratura è generalmente i1Il1;parziale, onesta e vigilante. La Amministrazione ha i suoi difetti, ma è anoor:a una delle migliori d'Europa, cammina da sé, ed obbed~sce a tradizioni d'onestà e di :regolarità invidiabile. Il clero, po1itkamente cattivo, è esemplare dii costumi e più isrtrutto che in ogni altro rpaese cattol1co. Con tali elementi la F1rancia ha potuto e può resistere alle scosse straordinarie di questi ultimi anni, le quali avrebbero condotto ad estil'ema rovina ceil'te nazioni meno fortemente costituite. Ma la cima della pirr"amide è mobile e si può dire che non esiste. L'ultima lettera del Conte di Chambord al Vescovo d'Orleans diminuì singolarmente la speranza del partito legittimis:ta e scavò ancora il !fosso che serpara i due rami borbonici. Gli orleanisti, in se,guito

a quella lettera, si rialzarono alquanto. Ma ·Continuano ad esseTe impotenti a raccozzare una maggioranza in Parlamento o fuori. Il disconso ult1mo di Thiers ha finito .per non piacere alla maggioranza monarch1ca. Non poteva essere altrimenti. Questa maggioranza ,s'accorge ora che in sostanza essa è invitata a lavorare per la Repubblica, ed a da:re a questa fo11ma di Governo elementi di conservazione e di durata. La legge sui poteri :pubblici che si discute ora, sarà votata. Ormai la maggioranza di destra non può .più recedere su questo punto. Ma essa vorrà riaversi in altra guisa. Mentre Thiers tende evidentemente allo stabilimento definitivo della Re:pubbUca, ed alla dissoluzione dell'Assemblea dorpo l'evacuazione, la ma,ggioranza monarchi:ca, trovandosi nell'impossibilità di proclamare la 'monwchia, vuole ahneno riservare l'avvenire, allontanare la dissoluzione dell'Assemblea e quindi le nuove elezioni, e quando queste siano diventate inevitabili, desiderava farle essa stessa nel suo senso. Dobbiamo :peTciò as:pettarci nuovi dissensi e nuovi attacchi contro i Ministri di Thiws. Questi attacchi avranno per oggetto probabilmente i trattati commereiali:i, specia~mente quello conchiuso coll'Inghilterra, e IPOi le nomine d~i Ptrefetti. Quale di queste due tendenze finirà per prevalere? Quella ,seguJta da Thiers senza dubbio, ,se avrà salute. Ma Thiers è malato da quaLche giorno in seguito ad un raffreddamento che lo coLpì all'uscire dall'A:ssemblea dopo il 1suo ulti.Ino discorso. Questo raffreddamento risvegliò un antico reumatismo ®igastrico che Io fece vlivamente soffrire. Io lo vidi ieri sera. Era, come aJ solito, nel suo ·salone, e !si trattenne abbastanza lungamente con me. Ma lo trovai molto accasciato. Egli mi aveva promesso di venire a pranzo da me giovedì prossimo all'occasione dell'anniversario della nascita del Re, e ieri sera mi disse che ci ven·ebbe senza fallo. Ma la signora Thiers mi sussurrò all'orecchlo che non contassi ,troppo su questa ~~·omessa e che il dottor Barthe certa·mente non consentirebbe a lasciar ve:-_ìre il Presidente a pranzare a Padgi. Questo stato di salute di Thiers se non si migliora presto, può diventare assai inquietante. Il Governo francese spera ottenere l'evacuazione in agosto prossimo. Non credo ancora a questa data. Ma H pagamento dell'indennità è certamente possibile, se non in agosto, pr1ma che finisca l'autunno. In guisa

che la dissoluzione dell'Assemblea e le nuove elezioni dovrebbero aver luogo nel pensiero del Governo, prima che spiri il 1873.

411

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, ALL'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI

D. 44. Roma, 10 marzo 1873.

Il Ministero dell'Interno mi ha manifestato, non ha guari, il desiderio di avere, possibilmente, qualche particolareggiata informazione intorno a ciò che si sarebbe operato in un Congresso 1nternaZJionalista riunitosi qualche tempo fa a Cordova ed a·l quale avrebbero preso parte anche degli Italiani come rap

presentanti del • Fa~cio rivoluzionario •, eombriocola demagogica esistente in Bologna.

In presenza delle condizioni in cui versa la Spagrna ogg;igion1o, non potrei dare a V. S. l'i!llcarico di rivoLgersi alle persone del Governo pex avere quelle notizie nelle vie ordinarie. Però non posso esimermi dal rpartedparle la domanda che le ho accenna.ta, perché Ella possa .tenerla presente pel caso in cui le si offra occasione di ,soddisfarla. L'azione che il .partito sorvversivo COSDlopolita esercita in questo momento nella penisola iberica è troppo manifesta, e troppo· evidente, d'altro lato, è il pericolo cui potrebbero andare incontro .gli altri Stati se quell'azione trionfasse, perché non sia d'uopo di ra·ccogliere con diligenza tutti quei dati che possano giovare a rimuovere in tempo utile ogni seria minaccia di perturbazione della pubblica quiete dove essa non fu ancora alterata. V. S. conosce perfettamente, per averne fatto ng.getto di studio speciale in Inghilterra, l'organizzazione e gli mtendimenti della «Internazionale», e perciò trovasi in •grado meglio di ogni a1tro di sol"'Veglia.rne le mene, sia che esse provengano dal Consiglio generale tnternazionalista che O!l"a ha la sua sede in Nuova York e che agisce in senso unita•rio, oppure dai vari Comiotati federali che sono sorti nei diversi paesi dopo il Congresso tenutosi aU'Aja, e dei quali i più irrequieti ed influenti sernbrano essere quelli esistenti in !svizzera, nei distretti del Giura. Il R. Min~stero dell'Interno possiede documenti da cui risulta che gli adepti della Internazionale in Isrpa•gna si .tengono-in corrispon:denza con quelli che si trovano in Italia, e mi ha comunicato, fra le altre cose, il testo di una circolare che la Commiss,ione della Internazionale spagnuola residente in Alcoy indirizzava, tempo fa, ai promotori d'i un cong~r·esso internazionale a Mirandola. Mi ha comunicato altresì (e di questa, come più dmportante per attualità, mi pregio di trasmettere a V.S. una copia) (l) tm'altra circolare ·che si ·riferisce alla Spagna emanante dal Coll'Jlitato internazionalista di

Sonviillier, nel Giura bernese, e diretta a tutte le sezioni della medesima setta sparse nei vari paesi.

Sono persuaso che la S. V. saprà trarre profitto di queste notizie, e che non mancherà di tenermi edotto di quanto le riuscisse di sa.pere circa questa importante materia. Credo bene intanto di soggiungere, per di Lei !informazione, essermi stato annunziato dal Ministero dell'Interno che un tale Enrico Croce, romano, già addetto all'Ispettorato generale dell'Internazionale in Italia, dovrebbe quanto prima trovarsi in Madri.d.

412

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1353/400. Londra, 10 marzo 1873 (per. il 14).

Ho l'onore di accusarle ricevuta del di Lei dispaccio del 26 febbraio p.p.

n. 167 Politico, (l) riflettente i ringraziamenti che V. E. mi incaricò di pre

sentaTe a Lord Granville ,pe1 contegno osservato dal Governo Britannico in occasione de1l'abdi~cazione del Re Amedeo aHa Comna di Spagna.

In esecuzione dei di Lei ordini ho rivolto al sigtrlor Conte Granville la nota 'del 7 ,corrente, di cui mi (pregio di qui unire !copia, ed al fine di compiere il mio onorevole mandato nel modo il più cortese possibile, l'ho recata, e consegnata io stesso personailanente a Lord Granvùlle ripetendogli a voce le cose espresse nella mia nota stessa.

Sua Signoria mi palesò molta soddisfazione per questa comunicazione, me ne ringraziò e mi disse che si sarebbe fatto premura di recarla a notizia di S. M. la Regina. Il si>g;nor Conte si riferì ai sentimenti che l'opinione ,pubblica mglese aveva manifestato unanimemen~te ,in quelle circostanze, per constatare la simpatia che v'era nel popolo lnglese per .l'Italia. Confermai al si,gnor COOlte che eguali sentimènti :si nutrivano da1l'Halia verso l'In,ghilterra, e .gli espressi la mia ferma fiducia sulla durevolezza e costanza di questa reciproca ·Simpatia, siccome quella che aveva per base non solo la comunanza di molti, e gralllJdi mteressi, ma ben anco la ~reciproca stima dei due popoli ed alcune ~mportanti loro qualità, e tendenze naturali fl'a di loro molto :somiglianti. Era poi per me il più piacevole dei doveri quello di ~poter essere organo della espressione di simili sentimenti, siccome saTebbe sempre sta,to uno dci mrici principali desideri, quello di poter in qualche modo contribuire a mantenere, e rafforzare in ogni circostanza le amichevoli ·relazioni dei due popoli, e dei due Governi. n signor Conte mi 'ringraziò coi modi squisitamente cortesi che gli sono ahltuali.

.ALLEGATO.

CADORNA A GRANVILLE

Londra, 7 marzo 1873.

Monsieur le Chevalier Visconti Venosta a reçu de Sir A. Paget la corr.munication qu'hl :Lui a rait par ol'dre de Votre Sei~gneur.te d'un rapport de MonsieUJr Layard se référant à l'impression produite en Espagne par l'abdication du Roi Amédée. Ce rapport revenant à honneur du Prince de Savoie, qui a déposé cette couronne, a été communiqué à Sa Majesté le Roi, qui, à l'occasion des derniers événements de l'Espagne, a reçu de la part du Gouvernement Britannique des preuves d'amitié aux quelles Son coeur a été très-sensible; il est à la connaissance de Monsieur le Chevalier Visconti Venosta que Sa Majesté le Roi a fait parvenir directement à Sa Majesté la Reine Ses remerciments pour l'envoi de Frégates Anglaises à Lisbonne, et il ne doute pas que Sir A. Paget aura participé à Votre Seigneurie l'excellente impression produite en Italie par un acte si aimable, et spontané, qui témoigna1t des sympathies de 1:'Ang,leterre pour l'Auguste MaLson Régnante en Italie.

D'après les ordres que j'ai reçus de Monsieur le Milllistre des AffaiTes Etrangè~es, je suis heur~eux, MonsieUJr J.e Comte, de Vous exipl'Imer et de Vous confirme:r de la part de mon Gouvernemeni les sentiments de reconnaissance que l'attitude, et les actes de l'Angleterre eu oette cia:-constance, ont exe!'cité dans toute l'Ita1ie.

En me félicitant d'avoir été appelé à l'exécution d'un ordre, pour moi si honorable, et agréable, j'ai l'honneur...

(l) Non pubblicato.

413

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Vienna, 9-10 marzo 1873.

COIITle avete vi•sto dal mio ra:pporto ufficiale del 4 corrente (1), il fatto che io preconizzavo possibile, d'un energico intervento del Conte Andrassy allo scopo di ottener la venuta del Re a Vienna, comincia a verificarsi, ed anzi parmi che egli non si lascerà scoraggiar daglri ostacoo. Ebbi occasione di riveder il Conte giovedì ed egli abbordò di nuovo immediatamente la questione come un uomo ri•soluto à l'emporter. Non aveva però ancora vilsto l'Imperatore dOJPO il nostro primo colloquio, quindi l'affare non potrà fare un passo decisivo ptl'lima che egli ne abbia cond:erito col Sovcr.-ano. Egli dissemi: « Mais enfin qu'est-ce qu'il vous faut? Si l'Empereur vous disait Lui meme ce que je vous dis moi, cela décdderait-il le Roi? ~ Lasciommi poi balenar l'idea che l'Imperatore scrivesse una lettera al Re. Come ben potete capire non mi compromisi in modo alcuno, dissi costantemente essere al bujo delle attuaili intenzioni di S. M. sembrarmi però difficile si risolva a venire, conoscendo la sua ripugnanza pei viaggi all'Estero, mille circostanze d'altronde rendendo poco probabile si risolva a far in questo caso un'eccezione. Entrammo nel vivo di queste· circostanze~ Egli assicmommi ·che r:ispondeva di tutto e di tutti e fra i mille argomenti che per persuadernni mi fè balenar da/Vanti agli occhi, uno di essi ha in verità molto peso per me « Dovete ca,pire » e~ dissemi «l'dmportanza speciale che ha per Voi in questo momento il desiderio Nostro di aver qui il Vostro Re, esso deve provarvi quanto teniamo a constatar che il passato è morto, e che il trasporto della vostra capitale a Roma, nonché l'esito .finale qualunque possa essere della legge sul·le corporazioni religiose, non sono circostalllZe capaci di modificar menomamente le strette ed amichevoli relazioni che devono esistere fra i due Paesi •. Insomma Egli tCi tiene in modo assoluto, vedlremo se saprà indurre l'Imperatore a far un atto che dimootri la sua solidarietà dn questoaffare col suo primo Ministro. Credo però ·difficile Francesco Gius€ipipe scriva al Re, o faccia qualche cosa d'analogamente esplidto, se non ha prima l'ass:icuranza che il passo che sarebbe per fare troverebbe Vittorio Emanuele dis{posto. ad accettar l'invito: ho quindi urgenza di esser asskurato in proposito. [ntanto col Conte Andrassy ed anche coll'Imperatore, s'egli facesse nascere l'occasionedi parlarmi, mi barcamenerò come meglio saprò. N001 posso 1però a meno di di·rvi, che allo stesso modo che io insisteva prima perché né S. M. né il Principe Umberto venissero 'continuando le cose, •come si presentavano, sarei d'assoluto avviso il Re non potersi esimere d'accettare se l'Imperatore gli scrivesse od m altro modo gli rinnovasse esplicitamente l'invito, poiché in tal caso rispondo.

dell'esito della visita. Non si tratterebbe evidentemente d'u..11a lunga fermata qui, quattro giOl'ni mi pare basterebbero. In quanto all'epoca persisto a ritener che •Se la si potesse combinar colla venuta dell'Imperatore di Germania, l'effetto sarebbe maggior in Eurorpa, evidentemente non ho neppur alla lontana toccato questo tasto in verità moLto delicato, però dai ragionamenti fattimi dal Conte Andrassy, ho luogo di credere a Lui pure soflrida questa combinazione. Dal colloquio ohe io ebbi con Voi a Roma sulla questione della venuta del Re all'Esposizione, e da quanto mi scrivete nella vostra lettera del 2 scorso febbraio mi son fatta l'impressione che per •conto Vostro non siete contrario a che quesrtdea si realizzi .pu1"ché si ottenga il con·como di tutte le volute drcostanze. Questa ·condizione Voi ben sapete averla io pure posta in cima ai miei pensieri, quindi se io Vi dirò è mio avviso il Re abbia da veniTe, non dubito dividerete la mia opinione. Ben capisco che il far divider da S. M. i nostri apprezzamenti, non sa•rà cosa facile, spero però vi riuscirete, .perché .H Re non si è mai rifiutato a fa,r cosa, anche a Lui poco grata, che tornasse a vantaggio dell'l•talia. Vengo a saper in questo momento ehe la persona che deve .portar questa lettera a Roma, ha differito il suo viaggio sino a posdoma•ni, potrebbe quindi verificarsi il caso che io dovessi ancora aggirungere qualche cosa di più preciso su questo ar.gomento, ove però non abbia assoluta necessità di veder ril Conte Andrassy domani lunedì alla sua .solita udienza, m'asterrò dall'andarvi, sembrarndomi m·eglio de le laisser venir, che d'andar all'incontro delle ·sue aperture. Il telegrafo ci ha portato oggi il testo dell'aHocuzione fatta al Sarnto Padre dal Principe Alfredo Lkhtenstein, se il nome della persorna non è sba.gliata, mi fà in verità meraVIiglia, pokhé il Principe Alfredo è colla moglie degli habitués di ·ca•>:a mia, .pranzò da me, m'inrvitò a ,pranzo a casa sua, e vengono .spesso a trovamni. Egli ·poi non ha qui posizione politica né religiosa di .sorta, in fatto di pohtica intema esprimesi assai liberamente, ad ogni modo però è pe11sona senz'dmportanza di sorta. ln questo momento non è a Vienna, .non è dunque impossibile ·sia proprio lui. l'oratore in questione. Bisogna proprio dire che il partito che il Principe di Bisma!X!k qualiil.cò egregiamente l'Interna:l)ionacl.e nera è dec1so a far perder la .pazienza al Governo Italiano; spero però non rarggiUtngerà il suo jrne, e che continueremo in quel•la legale lop.ganimità che dalla gente seria di tutti i paesi non è considerata come una ,debolezza, ma bensì come una prova di forza. Sciolta la questione delle Corporazioni Religiose avremo les coudées molto più franches, ed allora H momento potrà venire di spiegar un'attitudine più energica a criguardo di chi viene ·dall'estero irn casa nostra col deciso .proposito di turbar la noska qUtiete.

10 m-arzo.

Non ho più vi•sto Andrassy, non ho dunque cosa da aggiungervi oggi. Un telegramma di stamane annuncia •che il Principe Imperiale di Rwssia è stato nominato Presidente onorario della Commissione russà ;per l'Esposizione, locché vuole dire •che egli sarà qui a rpresenz;iar la solennità dell'inaugurazdone. Presentandosene la •convenienza, saressimo semprre J.n tema:>o di far altrettanto pel Principe Umberto anche ari fin d'aprile, ma pel momento non mi par del caso, la questione della nostra rappresenta.nza a quella solenrnHà, può beniss1mo .rimaner in sospeso fino all'ultimo momento.

(l) Cfr. n. 399.

414

IL SEGRETARIO GENERALE ALL'INTERNO, CAVALLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. P. R. 1939. Roma, 11 marzo 1873 (per. il 12).

Secondo recenti notizie Ricciotti Gaxibaldi e certo Giarrizzo trovansi ora a Londra per fare accolta d'armi e dena~rL

Il ritorno del Ritzotizz, o Rizziothl, a Londra, di cui mi ha informato la

E. V. coinciderebbe con 1a venuta del Rtcciotti, e non è impossibile che si tratti di una sola e stessa persona.

Interesserebbe perciò che il R. Rappresentante a Londra d~s!Ponesse !Per le occorrenti verifiche ed indagini sui menzionati indivMui, onde mi rivoLgo alla E. V. con preghiera di fare le necessarie premure ed informarmi poi con quakhe sollecitudine dell'esito della v:igilanza praticata.

415

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1163. Berlino, 11 marzo 1873 (per. il 15).

Nella seduta di ieri a questa Camera dei Signori, discutendosi la propos•ta di modificare gli articoli 15 e 18 deLla Costituzione Pru:ssiana, il Brincipe dd Bisma·rck prese la parola e disco~rse a lU!lligo di siffatta misura, volendo dimostrare essere questa di indole E:ssenzia1mente politica, e non religiosa quale la si vuol rappresentare da coloro ·che invocano contro· di essa gli interessi speciali di questa o di quella confessione.

Il signor Conte de Launay ebbe già ad .informa!l"e nel suo ·carteggio •l'E. V. delle discussioni che ebbero luogo nell'alt!ro ramo del Parlamento Prussiano su questo importarntissimo argomento. Le proposte erano state approva.te in terza lettura dalla Camera dei Deputati, •come è detto nel Tapporto Politico

n. 1139 (l): a norma di esse come è noto all'E. V., 1a Chiesa Evangelica, quella Cattolica Romana, ed ognd. altra Società re1tgiosa, so110 sottoposte alie le~gi dello Stato ed alla sorveglianza di quest'ultimo : e circa gli ecclesiasttci, lo Stato regola con legge 1a loco educazione nom.ina e destituzione, e stabilisce pure i limiti della podestà discipl.inare delJ:a Chiesa.

I giornali non mancheranno di riproduiTe per esteso il lungo discorso politico-stortco del Principe di Bismarck alla Camera dei Signori. Ciò che mi importa di rifel'lire sin d'ora alla E. V. si è il brano del discorso medesimo, col quale 11 Prind:pe •con:lluta le asserzioni che erano state messe innanzi nella Camera dei Deputa.ti, •sovra .gli ,incoraggiamenti dati dal Gab~netto di Berlino e

quello di Firenze per il possesso d.i Roma. Secondo il resoconto della Spencrsche· Zeitung, le parole del Principe di Bi,smarek furono le seguenti:

«Nell'altra Camera si sostennero con qualche ~risolutezza e con piena. ignoranza dei fatti, delle inesattezze •sovra tale avgomento. A quanti furono con noi in Francia, è noto che le nostre relazioni, del r1manente buone naturalmente con l'ItaLia, soggiacquero per tutta la durata della guerra, non voglio dire ad un turbamento, ma però ad un malumore, che perdurò ·sino aLla conclusione della pace. Era l'intera attitudine dell'Italia, nella quale, secondo· il nostro modo di vedere, l'affetto per i francesi era più forte che non l'interesse proprio del paese, altrimenti l'Italia avrebbe dovuto difendere con noi la sua indtpendenza contro la Francia. Questo era per noi un fenomeno assai sovprendente, e sorse il dubbio quale delle diverse incll1uenze sarebbe per prevalere presso il Governo italiano. Egli era un fatto, che sotto la condotta di Garibaldi ,stavano contro di noi delle forze combattenti, la cui .partenza dall'Italia, avrebbe potuto, come noi credevamo, essere in11pecJ.i.ta •Con mag·gioreenergia. Era questo un malumore, .oggi feHcemente •supera.to, fra la politica. italiana e la politica tedesca. Era quindi ben lungi, che una predilezione pelr' l'Ita>lia esercitasse influenza sovra la nostra politka d'allora •.

Mi riservo di tra1smettere il resoconto ufficiale della seduta di ieri di que-sta Camera dei Signori, non appena verrà pubblkato. L'E. V. rileverà intanto dal brano di sopra riportato, con quanta cura il Principe di Bismarck, nel respingere una accusa che poteva nuocergli presso i ·cattolici tedeschi, si sia studiato di non spiacere in nessun •modo a'l Governo del Re, e di accennare anzi come di quell'antico malumore non rimane punto traccia fra i due paesL

(l) Non pubblicato.

416

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AD ALESSANDRIA D'EGITTO, G. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 145. Cairo, 13 marzo 1873, ore 16,45 (per. ore 20,45).

Vice-Roi m'a donné lecrture de la corr~ndance de Barbolani avec Nubar Pacha sur nomination des juges. Il refuse rendre officiel enga.gement que sousforme officieuse doit etre .garantie silre pour les 1puissalllces et sauver sa dignité et indépendance. Sa promesse l'engage et s'il manquait iles puissances auraientalors le droit de l'appeler à se conformer meme avec ·résolutions extrèmes. Il est décidé à refuser ayant télégraphié dans ·ce sens à Nubar Pacha, et qu'il serait pénible de voir rompre négodations reprises par suite de nos encouragements pour question pour laquelle commission du Caire n'avait pas laissé au Vice-Roi que la forme pour 'le •Choix des magistrats. Le but prindpal de la réforme judiciaire est de d'étruire des prépondérances qui ont affaibli l'Egypte et il est nn grand intéret du Vice-Roi de maintenir padaite égalité entre les; éléments qui constitueraient tribunaux.

417

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

T. 71. Roma, 14 marzo 1873.

J'ai 'reçu Votre lettre pa:rtioulière du 9 (1). Avant de la recevoir j'avais

lu au Roi Votre rapport du 4 (2). DaTIJS long entretien q:ue j'ai eu avec S. M.,

j'ai aoquiJS la 1convktion que maLgré les répugnances naturelles du Roi .contre

les longs voyages surtout dan:s la 1sai:son des chasses et pour les cérémonies

d'a,pparat il ne s'obstinerait pa1s à refuser de se ll."endre à Vienne si j'avais le

moyen de lui démontrer que ,l'Empereur d'Aut11i:che désire réellement ce voyage.

Une J.ettre autographe de l'Empereur au Roi serait sans doute la meilleure

preuve de ce ·désir et en mème temps la meilleure garantìe d'un bon accueil.

L'époque à préférer ·serait ceLle du séjour de l'Empereur d'Allemagne à Vienne,

la visite de,vrait ètre aUJSSi très courte. Il ne !J:)eUt pas y avoir de doute sur les

avantages du voyage du Roi à Vienne pourvu que vous pu1ssiez gamntilr un .accueil non seulement courtois mais cordial. C'est l'avis du Ministère.

418

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. R. P. 2063. Roma, 15 marzo 1873 (per. il 16).

Il Comitato federale dell'In.ternazionale del Giura Bernese, di crui pdù volte ·ho fatto parola all'E. V., tenne nei giorni 26 e 27 febbraio u.s. nuove adunanze, _In esse si diede lettura ·di parecchie comunkazioni di sezioni 'gineV'l'li:ne, italiane, belghe, olandesi ed Lnglesi. Una tva le pdù importanti ha tratto ad un prossimo sciopero degli operai presso le Sezioni p011toghesi.

Il Segretario del!le Seziom di resistenza ·di Lisbona, ·raccomanda la solidarietà internazionale, e scongiura g.U operai di altri paesi a non accorrere colà in concorrenza a quelli che divisano di mettersi in 'SCiopero.

Alle menzionate adunanze si è pure trattato della :federazione inglese, la quale d'accovdo con le altre vuoi promuovere tra poco un congresso' rivoluzionario europeo, secondo H programma sociale e rpoli.tico deliberato a Nottingham, avversando le idee autoritarie ·di quello dell'Aja.

Mi è poi assicurato da autorevole fonte come siasi già costituito il Comitato promotore di tale Congresso europeo. n Generale Cluseret si adopererebbe già per esso 1n !spagna, mentre daLla Francia, dal Belgio e dalla Svizzera sarebbero già stati nominati i rappresentanti.

Tanto mi pregio di pa.rte.oi!parle per quelle .comunicazioni ·che 'credesse opportune, e rinnova,ndole la preghiera di m'c'comandare al Regio Rappresentante in Svizzera di porre una speciale attenzione nel •seguire le mene demagogiche a Sonvi!llier dove si aecentrano tante corrispondenze sovversive.

(l) -Cfr. n. 413. (2) -Cfr. n. 399.
419

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 278. Madrid, 15 marzo 1873 (per. il 25).

DaJ. giorno in cui il signor Martos persuase la maggioranza radicale a non raspingere l'emendamento ·proposto dal signor Primo de Rivera onde modificare lo schema di legge per la dissoluzione dell'Assemblea nazionale e convocazione delle Costituenti che <il Gabinetto aveva dichiarato accettare, le sedute della Camera hanno pe11duto ogni importanza. Prossima a sciogliersi, i suoi membri per più ragioni si sono dispersi. Molti andarono nelle provincie per prepararsi alle nuove elezioni.

Dimessoo:i il signor Martos dalla sua carica di presidente del Congresso, gli avanzi del partito radicale sfiduciati e avviUti davanti all'opinione pubblica, non presentano più .in seno all'Assemblea che il disordine e lo spirito di parte inc·agliando l'azione del Governo che non hanno avuto il coraggio di rovesciare. Gli eventi si succedono con una tale rarpidità che, se· a ciò si aggiungono le difficoltà che impediscono e ritardano l'invio delle corrispondenze, spesso ·la situazione che formò og.getto di un rapporto si trova interamente mutata l'istante in cui esso giunge a destino. Talune osservazioni rertrospe>ttive gioveranno però all'apprezzamento del passato e al concetto esatto del .presente.

Dal rarpporto del signor Conte di Barrai di questa serie dellì 14 febbraio

n. 268 (l) est•raggo il passo seguente:

« J'ajouterai aujourd'hui que si quelque doute pouvait encore subsister sur la moralité politique des hommes qui entoura~ent le Roi avant son abdication et dont quatre après avok été ses Ministres sont devenus le lendemain ceux de la république, ces doutes dev({'aient entièrement disparaitre devant un discoul1S rprononcé hier aux Cortes par M. Martos, le rpersonna.ge qui a le plus contribué à mettre la Dynastie dans une s1tuation intolérable, discours dans lequel il fait la déclaration tSolennelle de se!s principes rérpublicains qui, a-t-il dit, ont été ceux de toute sa vie~.

Nella crisi del 24 febbraio fu ancora H signor Martos che appoggiò il ritiro dei quattro Ministri che avevano servtto la Monarchia e il rimpasto del Gabinetto in senso rpuramente repubblicano.

Nella memoranda giornata dell'8 :marzo, di cui diedi cenno a V. E. col mio .rapporto politico n. 276 (1), è il sig:nor Martos che nuovamente assicurò la vittoria ai suoi antichi amici, sebbene egli figurasse in quel momento fra i princ·ipali oapi dei radicali che così disertò.

H signor Castelar doveva essere animato da uno spirito profetico allorché nella estate del 1871, quando H signor Martos già sedeva sul banco dei Ministri, e che l'attuale Segretario di Stato per gli affari Esteri disse nelle Cortes dagli estremi seggi della sinistra: « Scorgo fra i membri del Governo il mio più caro

e più fedele compagno; quello che era il sostegno e la speranza del nostro par-tito repubblicano. Egli è il signor Martos. Ma non diJSpero di vederlo un giornO> a fare a noi ri.torno per contribuire al trionfo del,le nostre comuni idee».

Nessuno dei Ministri, e tanto meno colui che così direttamente veniva additato, si alzò a ,confutar tali insinuazioni. Ciò basti a mettere in evidenza quale doveva essere la posizione della monarchia il giorno che per la seconda volrta ebbe, per quanto duro mi riesca il dirlo, l'imprudenza di confidare le sue sorti a un Ministero di cui l'anima era quello stesso signor Martos, che ognìi cosa ora dimostra essere stato sempre d'intelligenza con coloro che cospiravano contro l'esistenza della Dinastia.

Molto gravi queste accuse possono sembrare; però sono radicate nell'opinione di tutti quelli che qui hanno seguito l'attitudine dell'ultimo gabinetto deil Re Amedeo. Dall'importantissima questione dell'abolizione de1la schiavHù a Portorico -questione che sotto un nobile sembiante era atta a cattivare i sentimenti cavaUereschi del Re, ma sotto la quale celavansi ,gli intrighi degli Stati Uniti e gli impegni formali, secondo la voce generale, contratti dal signor Martos -, fino al decreto concernente gli ufficiali dell'Artiglieria che fece traboccar la misura, una serie di prc.vvedimenti vennero \SUccessivamente proposti a

S. M. coll'intento palese di minare il suo trono, stancando la sua pazienza e riducendàlo al passo estremo al quale finalmente !Si appigliò.

Qua~1>te amarezze devono aver ricolmo l'animo g,eneroso del giovane Principe, nello scoprire le insidie che a ogni piè sospilllto gli venivano rtese e dalle quali a1la fine uscì 'COn un atto degno della tradizionale elevatezza di sentire di Casa Savoia!

Consumato così H grave atto al quale la monarchia fu condotta dalle defezioni e indifferentismo dei conservatori e dal tradimento dei rad1caH, il paese cadde preda della repubblica senza transizione, perché tutto era stato da lunga mano prepa,rato. L'esercito già era invaso dal malcontento e nessun generale al momen,to dell'abdicazione del Re si sentì la forza di mettersi aHa testa di una dittatura. Quand'anche 1si fosse trovato un tal uomo, in nome di chi o p€r chi avrebbe egli potuto fare un colpo di Stato? !in si.ffatta guisa dunque la Spagna ,passò all'ordinamento democratico senza lotte e senza convulsioni. Glii uomini attualmente al potere menano di ciò gran vanto e mostrano stupiTSi che l'Europa non riconosca un cambiamento che apparentemente ebbe 'l'approvazione della maggioranza delle popolazioni. Ma chi è coilui che può pa,ssar solo qui pochi giorni e non convincersi che simile stato di cose è da ascriversi unicamente al,la loro apatia, alle loro divisioni intestine e soprattutto alla ,generale· loro demoralizzazione? Qual'è l'altro paese al mondo, tranne l'America meridionale, ove colla centesima parte dei mali che devastano la Spagna, si incontrerebbe tanta noncuranza per i pericoli èhe da ogni lato la cir,condano?

Tale è la posizione in cui la repubblica ha trovato l1ibero il suo campo e di cui trasse immediatamente vantaggio. In un istan,te si affrettò di tutto distruggere. Istituzioni, esercito, sentimento di unità nazionale, credito :pubblico.

Da un'Assemblea irregolarmente formata in contraddizione colla costituzione vigente e senza che nulla sia stato fatto per porla nella via della legalità, uscì un Governo, il quale come già dissi in altro rapporto, ha la stessa pecca. Il provvisorio qui non ha affatto quel carattere che hanno avuto altri Governi

legalmente costituiti sotto quel nome l'indomani di una dvoluzione, e che ·come tali han rpotuto essere riconoociuti dalle potenze estere. Ma nel caso attuale come potrebbero esse farlo? Chi rarppresenta il potere esecutivo? Lasciando in dispante la sfera politica, con chi potrebbe u:n Govermo .straniero ·conchiUJdere una convenzione anche puramente amministrativa?

Lntanto nonostante questo difetto di legaLità gli uomini •che hanno presentemente le il'ledini dello Stato hanno già quasi tutto mutato -capi militari, auto~ità politiche, polizia.

Ciò detto, parmi conforme al vero il seguente riassunto: Partito conservatore, impotente per le frazioni che conta in sé -Legittimisti, divisi tra gli eccessi dei Carlisti e le aspirazioni degli AJfonsisti, i quali aspettano che giun•ga il loro momento propizio -Radicali, d:ispel'si -RepubbLicani unita.ri, travolti dal corrente rivoluzionario -Federalismo, blandito dal Govermo, potente nelle provincie -Tendenze internazionaliste e socialiste rpreponderanti in molte rparti, specialmente nel mezzogiorno. Ecco il quadro del paese dopo l'importante voto dell'AssemblE'.a delli 8 cor:rente, che formò il punto al quaJe mi sono arrestato per fare alcuni riflessi retrospettivi, come quello che, secondo me, segni una delle fasi distinte di questa rivoluzione.

In !spagna ti migliori calcoli possono verificarsi infondati da'll'oggi all'indomani. Però nelle condizioni attuali non vedo qual aLtra forma di reggimento possa avere la supremazia tranne la repubblicana.

Nel mio prossimo rapponto esporrò a V. E. quanto, lasciato in baHa a se .stesso -dovrei dire al federalismo -questo Governo si proponga di fare, e La prego gradire ...

(l) -Cfr. n. 349. (2) -Cfr. n. 409.
420

IL MINISTRO A BRUXELLES, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 92. Bruxelles, 16 marzo 1873 (per. il 26).

Dagli estratti dei giornali qui uniti V. E. rileverà quale i.Jn:pressione abbia .prodotto nell'opnione liberale il linguaggio che i fogli cledca1i asseriscono essere stato tenuto dal Ministro belga presso la Santa Sede ad una deputazione di cattolici belgi.

I carpi del partito liberale manifestano l'intenzione d'interpellare in proposito il Ministro nella prossima discussione 1sul bilancio degli Affari Esteri.

Debbo aggiungere che nel Corpo diplomatico, il quale cons1dera tali incidenti non al punto di vista dei partiti, ma secondo le norme del diritto delle genti, si ritiene generalmente che il merito della moderazione alla quaJe d atteniamo 'con •SÌ lodevole saviezza, non sarebbe diminuito da qualche atto o dichiarazione che mantenesse illesi, di fronte a simili precedenti, i diritti e la dignità dello Stato.

421

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 155. Madrid, 17 marzo 1873, ore 14 (per. ore 21 del 18)..

Vos instructiorus m'ont :pt'-rmis de restituer au Ministre des Affaires Etrangères la visite de courtoisie qu'il me fit il y a quelque .temps. En exprimant sa sympathie pour l'Halie il m'a informé qu'il allait supprimer sa missi.0111 près· le St. Siège, ave.c qui il me déclam le Gowvernement espagnol n'aurait aUJCune sorte de relation. La conversation tomba naturehlement sur notre église ici qui sera affectée 1par cet acte du Gouvernement et au sujet de ilaquelle je tenais à connaitre la véritable situation. P m'a dit que la démarche p!l"écilpitée de l'Ambassadeur de France n'aura nullement préjugé l'affaire; qu'on n'a pas· encore examiné archives, et ... (l) au Gouvernement du Roi -cette propriété si sa fondation itaHenne était prouvée. Je ne suis ,pas sorti de ma ,réserve, mais comme la nonciature fera disparaitre tout document favorable aux droits qu'incontestablement notre pays ,possède, et que le départ de l'Agent apostolique patr .suite de la •cessation des relations avec le St. Siège en confiera pr-obablement les intérets à l'Ambassade de France, si rien, meme de façon indireote ou officieu.se, ne vient provoquer la prompte soluti0111 de l'ill1cident de cette église, que les italiens ioi n'abandonneront certes. pas, le Ponti:fe pourrait bien susciter plus tard des embarras avec cette dernière puissance.

422

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. 159. Vienna, 18 marzo 1873 (per. il 22)..

Il discorso pronunciato da~ Principe Alfredo di l.Jichtenstein nel presentare al Santo Padre la deputazione cattolica internazionaLe, di cui ebbe testè · ad occupa:mi la stanliPa italiana, fu del pari oggetto ·di commenti molti pe;r parte del giornalismo au.stt-iaco, che in massima parte nell'altamente disapprovar chi si era fatto lecito insultar una Na2Ji0111e anrica nella ·sua stessa capitale, censurava pur il Governo italiano di permettere simil >Caso si vetrificasse. Devo anche dtre che non poche persone qui mi parla,rono di quest'incidente, esprimendomi la ,Joro disapprovaz,ione per l'operato de!l Pil'indpe di LichtellSitein. Ieri poi essendomi recato dal Conte Andrassy alla sua ebdomadaria udienza, ebbi a sentirmi da lui ripetere eguale apprezzamento su quest'incidente, senonché Egli aggiung.evami ancora, che a suo avviso il Governo italiano avrebbe fatto egregiamente a dar lo sfratto a quel Signore tosto do1po messo il piede

fuori del Vaticano. La conclusione del suo discorso era però, che l'accaduto non poteva evidentemente aver importanza di sorta.

Giunti a questo punto credetti non dover lasciar passare la cosa del tutto -così ·1irscia, e risposi: rdsultanni dai giornali nostri, poiché comunicazioni in proposito non ne avevo ricevute di sorta dall'E. V., che il fa,tto di cui Egli mi parlava aveva vivamente eccitato l'opinione pubblica in Italia, e non senza ragione, poiché :se si era voluto colla legge delle guarentigie dconoscer l'inviolabilità al Parpa, non si era mai inteso accovdarla del .pari ai farabutti esteri, a cui poteva sa1tar H grillo di venirci ad insultar in casa nostra : che però sembravami il R. Governo rnon avesse creduto prender provvedimenti di sorta, sentendosi abbastanza forte per tener in non cale gli sproloqui di simil gente. Soggiungeva quindi tosto che ciò non di meno, per conto mio, ciò ·che trovavo di più spiacevole in quest'affare si era che il Principe di Lichtenstein, ed i 31 altri Austriaci <suoi co~pa.gni, fra i .quali alcuni Consiglieri intimi e Ciambellani, non si sarebbero perita·ti di trascorrere a stmili eocessi, ove non avessero avuto la certezza che il loro operato rispondesse a senttmenti che regnano qui in alto, e quindi riesckebbe gradito in questi cireoli di Corte. Naturalmente il Conte AndraSISy non poté ammettere questo mio apprezzamento, ed anzi devo dire che con molto calore si sforzò di combatterlo, adducendomi come prova della sua a11gomentazione, la condotta amichevole verno l'Italia da cui il Governo Imperiale non ebbe mai a diparttrsi dal '66 in poi, condotta a cui sempre il Sovrano si era associato.

Non contestai affatto questa special aliegazione, pienamente conforme alla verità, anzi di:ss1gli constatarla con vero rpiacere, 1sebbene ciò non modificasse per niente il mio sovra espresso apprezzamento. La conversazione durò a lungo, ed avrebbe potuto durare maggiormente anche, senza produrre un riavvieinamento nelle nos,tre idee: poiché le mie poggiano su di U:l profondo convincimento, che dividerebbe ch1unque altro trovandosi qui nella mia posizione, non fosse cieco o sordo; e quelle del Conte Andra:s:sy qualunque che siano, non possono da lui esprimersi differentemente di come il fa, giustizia vuol anche io dtca, ·che nessuno è più di lui ·in diritto di sostener la tesi contra11ia alla mia, poiché cer.tamente nessuno è più di lui sincero e lea.le nell'indirizzo che sotto il suo i:m:puliso la politi.ca del Governo austro-ungarico segue nelle sue relazioni amichevoli coll'Italia. Queste ·continueranno come per lo passato ad essere ottime, finché il Conte resterà al potere, ne ho il convincimento; qual cambianento 'Potrebbero subire ove la direzione delle cose passc:tsse nelle mani di uomini di parte derkale, paxmi inutile d'arrestarvi •sopra il pensiero per ora, tanto più che dubbio in proposito non vi può essere.

(l) Gruppo indecifrato.

423

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. 160. Vienna, 18 marzo 1873 (per. il 22).

Ho ricevuto il telegramma dell'E. V. del 14 corrente (1), e ne La ringrazio;

esso mi serv1ra di norma nelle ulteriori conversazioni che potrò avere col Conte Ancka,ssy relativamente alla possibHità o non della venuta di S. M. a

Vienna .in occasione dell'Esposizione. L'E. V. con quel suo telegramma mi lascia capire non ritenere impossibile S. M. il Re aderisca a venir a far in tal circostanza una visita all'Imperatore Francesco Giuseppe ove si verifichi il concorso di due drcostanze:

l o che l'accoglienza che S. M. troverebbe sia non solo cortese, ma cordiale;

2o che S. M. possa aver la certezza che ·la sua visita sarebbe personalmente gradita all'Imperatore. Non trovo abbiezione di soTta a far a queste due condizioni, che anzi a mio avviso anche devono essere poste ·Come sine qua non. In quanto poi al modo di assicurarsi di esse, io ne vedo uno solo, e si è che

S. M. l'Imperatore scriva una lettera al Re per .invitarlo. Se Francesco Giuseppe si risolverà a ciò faTe, il Re non potrà aver dubbio di sorta sul di Lui desiderio di stringergli la mano, ed al tempo stesso questo fatto solo basterà a mio avv.tso a · rass:iouraroi suila •cordialità dell'accoglienza.

Ove l'invito non fosse fatto in così formai maniera, con mio rincrescimento devo dire ·che .per .conto mio, mentre ho il convincimento che il Re ISall'ebbe sempre accolto in modo col'diale dall'Lmper:atore, che è troppo cavalleresco rper non fa!1gli un'accoglienza so.Uo ogni a·spetto onorevole, non rispondo poi affatto, né dei membri della Famiglia Imperiale, né dei circoli di Corte, e tanto meno poi dei ·club ·cattolici politici che credo capaoi di qualsiasi improntitudJiJne, ove non abbiano l'assoluta .certezza che il Re d'Italia è l'ospite gradito dell'Imperatore.

Ln •conclUJSione quindi, tenendo a ben .precisare il mio apprezzamento, rispettosamente orpino, S. M. n Re non solo non possa esimersi da·l venire a Vienna se inv1tato con lettera dall'I.mperatore, ma anzi aver ogni ra•gione d'accettar l'invito, poiché la stretta di mano che i due Sovrani si darebbero in quella dr.costanza, sarebbe feconda di buone conseguenze per l'avvenire dei due Stati e per la pace dell'Europa. Ove poi la lettera in questione non venga scritta, non solo non ravviserei prudente la venuta di S. M. su ·di un semplice nuovo invito ripetutog.Li per mezzo mio o del Ministro Imperiale a Roma, ma troverei anche inoppomuna la venuta di S. A. R. il Principe Umberto.

Con parole cortesi si potrebbe rispondere alla .cortesia usata nel fa•r ripeter il vel'bale invito, che potrebbesi .per tal modo .lasciar cadere. Questa soluzione sa·rebbe ·certamente incresciosa, poiché laooierebbe sfugrtr una propizia occasione di stringer maggiormente ancora le relazioni fra i due Sta•ti, ma al tempo stesso, non ho ombra di timore ch'essa avesse ad altera,re il cordiale accordo che felicemente regna fra i due Govemi.

(l) Cfr. n. 417.

424

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 161. Vienna, 19 marzo 1873 (per. il 22).

Nell'intento di corrispondere al deside11io espressomi dall'E. V. col •suo ossequiato dispaccio del 28 scorso febbrajo n. 68 della presente serie (1), non ho

mancato di scandagliare, come meglio mi fu possibile, quale impressione avesse· prodotto in questi ciTColi politici e di Corte, l'ado:zllone nella Camera di Pest della proposta Csaky relativa aNa presa in conside:raZJione di una petizione del Comitato di Oranad tendente ad ottenere l'espulsione dal Regno dei Gesuiti.

Premettendo a questo proposito ciò ·che ·~à altre voUe ebbi a dke, doè che qui quasi nessuno si occupa degli Affar.i Ungheresi, sa:lvo allorché vi può essere minaccia d'una crdsi che eventualmente potrebbe avere il suo contraccolpo a Vienna, sono però in grado di riferire all'E. V. che l'incident•e in parola non fu •preso in grande considerazione, neppure dalle persone che s'interessano in modo •pal'ticolare a quel Regno. Ne parlai infatti ·con varhl pel'sonaggi che, sebbene ungheresi, l"1siedono a Vienna .per ragioni d'ufficio e per special loro convenienza. Le risposte ch'io n'ebbi furono presso a poco conformi e sono le seguenti.

La lotta :lira la società civile ed il clero non ha in Ungheria il carattetre acerbo che ha in altri Stati, il clero ungherese trovandosi in contatto continuo con pel"sone appartenenti ad altre Religioni segue una linea di condotta molto più moderata e prudente che non altrove, quindi un vero conflitto è moltodiffidle si verdfichi e possa assumere grosse proporz,ioni.

I Gesuiti seguono l'esempio che loro dà l'Alto e Basso Clero secolare. e· sono talmente tolleranti anzi che ammettono nei loro collegi anche ~ragazzi di altre :religioni. Questi collegi da loro tenuti sono in numero di tre e la pensione che vi si paga è ~talmente modica che nessun altro più economi·co mezzodi fa,r educare la gioventù si potrebbe avere; questa drcostanza fa si che quegli istituti ~sono abbastanza popolari colà e quindi sarebbe poco beae accolta la loro soppressione.

In quanto a!lla circostanza della adozione della proposta Csaky, essa sa.rebbe stata rma concessione momentanea fatta alla sinistra ma si ritiene senza conseguenza per H seguito.

Evidentemente riferisco senza garantire né i fatti né gli appvezzamenti; le fonti però a cui ebbi ad attingere queste mie informazion~ sono abbastanza attendibiili per farmele ritenere non lontane dal vero; non mancherò però df raggua,gliiare l'E. V. di quanto potrà ulteriormente giun,gere a mia conoscenza a questo riguardo.

(l) Cfr. n. 386.

425

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 280. Madrid, 19 marzo 1873 (per. il 27)..

Ho l'onore di accusare ricevuta del di Lei :pregiato rapporto confidenziale

di questa sede n. 44 (l) e di accertarla che nulla tralascerò per conformarmi

alle istruzioni in esso da V. E. impartitemi.

Fan dal primo momento che assunsi la reggenza di questa Legazione, fu

uno dei miei principali pensieri di occuparmi dell'impor·tante questione dell'In··

tevnazionale, che indubitatamente ha ora qui uno dei suoi centri più attivi, e di tenere V. E. infonnata di tutto ciò che ·poteva riferirsi alle ramificazioni che quella setta nemica d'ogni ovdine sociale e politico possiede ~n Italia. Pur·troppo nello stato in ~cui vevsa la Spagna, ·come V. E. benissimo osserva, non mi sarà possibile di valermi dei mezzi ordinari. Ciò aumenterà di molto le mie difficoltà; ma tale ·civcostanza accresce del pari il mio desid~io di soddi!sfare il meglio possibile quanto V. E. mi dice di aspettare da me, e se mi occorn-e11à per questo quaLche spesa ,stJraordtnaria spero che voTrà ottenermi daH'on. signor Ministro dell'Interno l'autorizzazione di farla.

Ho già mosso privatamente qualche passo per sapere se il De Domenicis è in questo momento a Maddd; però, finora almeno, senza dsultarto.

Ieri, anniversario dell'inaugurazione della Comune di Pa!fig,i, ·si leggeva su

tutte le cantonate della città, stampato a grossi caratteri, il seguente appello

al popolo:

«Madrid 18 marzo 1873 -Associazione lllJtevnazionale degLi Operai. Comitato locale della federazione madrilena Operati: Per commemorare •la gloriosa insurrezione del popolo di Parigi in questo stesso giorno del 1871, il nostro comìrtiato vi invita ad una .pubbLica riunione che avrà luogo oggi martedì, alle ore otto della sera nella .sala degli Studì di San !sidro. L'Internazionale, espressione la più ,genuina del proletariato, ci ri<corda ogg.i la sollevazione degli operaci in favore dei loro diritti calpestati dall'infame borghesia. Simili agli eroi di Padgi, noi rsperiamo la redenzione degli operai per mano sola degli operai.

Venite, privilegiati d'ogni colore, vaffiiPiri succhiatori de[ sangue dello

spogliato popolo; venite conservatori d'ogni stampo che in pieno congresso

avete infamato il nome glorioso di quei capitani; venite, repubbLicani ohe avete

soltanto mitmglia per l'dnfelioe proletaruo; venite, onesti cittadini ~che avete

paura dei cenci come se fossero un l;'imorso; venite .tutti, che il miglior modo

di commemorare quegli eroi è di chiamarvi a discussione affinché sieno espo>ste

le vostre ratgioni, i vostri moti,vi e pe11sino i vostri insulti a fronte dell'igno

ranza e della miseria ch'è il nostro solo patrimonio.

E tu pQPolo industriale vieni \PUre; è della tua sorte, del tuo avvenire

·Che si ~tratta, è del pane dei tuoi disgrazia,ti figli».

Il meeting ebbe luogo, ~iuscì affollatissimo e nessun ostacolo vi venne

offerto dal:le autorità, tle quali al pari di tutta La ctttà ne dovevano aver

conoscenza.

Quti non è :lluor di propostto di fare un'altra citazione retrospettiva più

grave di .quelle contenute nel mio rapporto di questa Serie n. 278 (1). Con

viene richiamare alla memoria ·che nella seduta delle Cortes del 30 maggio 1871,

di .cui V. E. •ricvette informazioni il l o giugno ·col rapporto politico n. 35 (2) gli

attuali m~nistri signori Pi y Margall e Castelar opposero energicamente la

proposta del Ministro dell'Interno Spagnuolo contro gli individui che parteci

parono ai misfatti della Comune di Parigi, nella quale oc,caiSione il 'signor Pti

y Margall, fome il più .influente membro di questo Gabinetto, .giunse fino al

punto di di,ohiarare che egli e i suoi amici avrebbero votato contro una simile

proposta « perché non sapevano se quei delitti erano certi, e perché se trattavasi di delitti della comune li sconoscevano e negavano compLetamente ».

Or bene questi uomini sono oggi al potere. Essi, il signor Castela-r SJpecial

mente come già dissi a V. E. con altro rapporto, vengono reputati onesti. Ma

con tali a[}tecedenti, come possono adesso ·resistere a coloro cod quali si asso

ciarnno, sebbene possano allora aver ciò fa•tto senza prevedere che così presto

avrebbero dovuto sperimentare le funeste ·conseguenze della proclamaz:ione di

tali princÌipii?

Spinto dunque dall'andazzo che trasporta gli stessi Ministri, l'elemento

sovve~~vo diventa sventuratamente ogni dì più inca[zante e pd.ù audace.

Senza eccezioni tutti i Rappresentanti esteri che sono qui aecredHati da

molto tempo, gtudicano la situazione sotto i colori più tetri.

All'Ambasciatore di Francia e ai Ministri d'InghiLterra, di Alemagna e di

Portogallo H comitato dell'Internazionale mandò una circolare per informarli

che la loro morte e l'incendio del loro palazzo era stato deciso il gio·rno che

il popolo avrebbe insorto. La circolare era anonima ma portava un bollo su

cui si leggevano le parole: Ana-rchia -Dissoluzione sociale -Collettività -Questo

documento, sintomo significante dei tempi che corrono, venne trasmesso al

signor Castela-r.

All'adunanza di ieri sera, come V. E. può ben immaginare, si tennero i discorsi più veementi e consentanei in tutto al programma col quale si convocava quella .riunione. Essa però non durò molto e si decise tenerne un'altra in un locale di capacità più adatta, al cui scopo si aprì una sottoscrizione. Le principali risoluzioni che vi furono prese furono di esigere dal Governo il ddtritto al lavoro, ecdtandolo a promuovere a tale effetto importanti opere pubbliche, con aumento della tariffa usuale dei salarì.

I giornali annunziano ogg,i che domenica prossima si terrà 'un meeting imponente di operai, e così percorriamo le varie fasi che .gli intransigentes, come i violenti vengono qui chiamati, stanno preparando per la pertul'bazione dell'oroine sociale.

P. S. -Al momento di spedire il presente .rapporto mi giunge notizia che anche in Alcoy, sede pericolosa degli internazion~listi citatami da V. E., venne celebrato l'anniversa1"io della Comune di Pamgi, e che sulle mura si era affisso un avviso, orlato di nero e stampato in rosso, del tenore seguente:

«LA COMUNE»

«Compagni: il 18 marzo 1871 ebbe luogo in Parigi la proclamazione della Comune.

Gli eroi e i martiri che tanto si sforzarono per lo stabilimento della vera giustizia ci impongono il dovere di consacrare :loro un ricOl'do nel secondo anniversario del primo stadio della rivoluzione sociale.

Il Comitato locale delle sezioni di Alcoy per l'associazione Internazionale degli Operai ·spera che ogni Internazionalista concorrerà al meetdn:g ·che avrà luogo quest'oggi martedì 18 marzo alle ore 7 1/2 della sera nel Teatro principale -Si sollecita il concorso delle operaie».

«SaLute e Liquidazione sociaLe -Anarchia e coLLettività».

Pel Comitato locale, H Segretario dell'interno. Akoy 18 marzo 1873 ».

Da Valenza si annuncia pure che gli Internazionalisti hanno celebrato lo stesso anniversario informando i conservatori che, sebbene vinta ne1la capitale francese, la Comune non cesserà la ·SUa propa,ganda per ottenere n suo

trionfo. I gior:nali ben ,pensanti osservano che andando di questo rpasso, il giorno non è lontano 1in cui Govevno e classi operaie brameranno a~restarsi sull'orlo dell'abisso verso il quale si lasciano trascinare, ma che forse sarà troppo tardi. Disgraziatamente quanto succ.ede in questo paese pienamente giustlifi.ca tali timori.

(l) Cfr. n. 411.

(l) -Cfr. n. 419. (2) -N{)n pubblicato.
426

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. 2306. Roma, 20 marzo 1873 (per. il 21).

Fò seguito alle varie comunicazioni precedenti, sulle mene dell'Internazionale, avvertendo l'E. V. essermi riferito come i Comitati di Siviglia, Bar.oe1lona e Sonvillier abbiano scritto ad alcune SeZJioni italiane che in !spagna sia imminente la rivoluzione sociale.

Dai detti Comitati si lavorerebbe alacremente sia per poter proclamare

in diverse località della Spagna la Comune, sia per mandare alla campagna

delle bande armate che proclamerebbero le leggi del socialismo internazionale.

Sembra che ciò avverandosi accorrerebbe in !spagna una gran quantità d'Internazionalisti da ogni parte di Europa e di America.

427

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1372/405. Londra, 21 marzo 1873 (per. il 28).

Spedisco col presente rapporto una ·nuova relazione dell'Agente di polizia (1). La notizia che si voglia tentare qualche movimento nel prossimo aprile mi pare che meriti di essere presa in considerazione. Dal complesso delle in formazioni pare a ritenersi che il centro di questa azione in Italia sia Firenze, e che colà si faccia capo tanto da qui, quanto da Ginevra. Il Puzzi (o Puzi) della cui partenza per Firenze ho dato notizia prima d'ora (e del quale è cenno anche nel rapporto segreto che il Governo Francese comunicò al mio Collega, il signor Cavalier Nigra), deve trovarvisi ancora, e seguendo le sue traccie, e conoscendosi le persone più pregiudicate in Firenze in questo genere di tenta

tivi, non dovrebbe essere difficile di impossessarsi e di tenere il filo di questi fatti che sono annunziati. Siccome poi il Tibaldi era qui uno dei principali attori in questo genere di affari, così è di tutta probabilità, che, se esso è tuttora in Italia, si possa, seguendolo, averne vantaggio. Sebbene però sia molto probabile, che si voglia fare qualche tentativo, però io sono persuaso che tali cose, preparate da tali ribaldi, e cogli scarsi mezzi materiali, e morali che sono a loro disposizione, non possono eccedere i limiti di quegli stolti tentativi, che già altre volte si sono annegati nel ridicolo. Con ciò però non intendo di escludere la necessità di una sorveglianza per poter soffocare i tentativi di disordine al principio con pronta, ed energica repressione.

La malefica azione di costoro, che fra pochi, e dall'estero hanno la pretensione di ordinare, e dirigere sollevamenti e rivolte, se non mi pare a questo riguardo tale da darsene troppo pensiero, la credo però possibile, e tristemente efficace quando si tratti di far commettere un assassinio al cui compimento bastano pochi sicarì ed un po' di denaro. Le indagini fatte fare a Ginevra e 'continuate qu[ a riguarido del progettato attentato contro la vita del Re, se hanno confermato le notizie di un si!m.ile scellerato proposito date da prima costà da questo Governo, non hanno però condotto finora alla cognizione di alcun atto pratico, preparatorio, o prossimo di esecuzione. È solo confermata la notizia del proposito di servirsi delle bombe indicate nel qui unito, e nei precedenti rapporti, e la notizia sulla esistenza di queste bombe e sulla determinazione, e sul modo di procurarsele, al che ora si aggiungerebbe l'indicazione del modo col quale sarebbero spedite in Italia, cioè in cassetto con minerale di piombo. Io conosco il mezzo col quale l'Agente si procura queste notizie, e ·credo che esso sia fra i migliori che si possono avere in questa fatta di cose, che, in generale, e per la natura nori lasciano mai di presentare della incertezza. Sarebbe necessario, che io potessi continuare a far esercitare una non interrotta sorveglianza; ma ciò non sarebbe possibile senza esaurire, in non molto tempo i pochi mezzi che il Ministero dell'Interno si è adattato a fornirmi, col diffidamento espresso che non me ne avrebbe dati altri. Il più basso ·confidente incaricato anche solo di .sorvegliare gli andamenti di un individuo, qui non costa mai meno di una sterlina al giorno, oltre alle spese di vettura, ragguardevoli in questa vasta città, ed oltre a ciò che devesi pagare a chi lo dirige, e ne riceve le relazioni. Io pertanto stretto da questa necessità, per fare la maggior possibile economia, ed allontanare il più possibile l'epoca nella quale, rimanendo senza fondi, dovrò sospendere ogni indagine, ho stabilito, e prevenuto chi spetta, che (per qaunto riguarda questo progetto di attentato) darò un competente premio allora soltanto che mi venga notificato un fatto di pratica preparazione di esecuzione con indicazioni sufficienti a poterne far sorvegliare la continuazione.

Quanto alla provvista di armi da spedirsi da qui in Italia, che era annunziata nei rapporti, che ho precedentemente spediti, e che vidi confermata dal Dispaccio 2·2, febbraio •p.;p. N. 165 Politko di codesto Min1stero (1), relativo· all'Alfonso Ari1stilde Giarrizzo, non .ho mancato di indirizza111ni all'Agente Consolare di Birmingham ove è l'emporio delle armi, ed al Console Generale dì

Liverpool, ove dovevano essere spedite per esservi imbarcate, e diedi ad ambedue tutte le opportune direzioni, ed indicazioni, e li fornii dei fondi per le relative necessarie spese. Molta corrispondenza ebbe luogo fra essi, e fra essi e questa Legazione, e molti rapporti ho ricevuto su questo soggetto; ma finora non si è afferrata alcuna S[Jedizione ·che si riferisse all'Italia e sebbene siavi ragione di credere che qualche pratica sia in corso a questo riguardo, ho ordinato di sospendere una sorveglianza ·che cagiona una spesa, che non potrei continuare lungamente, e che non mi può dare la ·certezza che in breve tempo si abbia ad ottenere un risultato positivo. Ho però autorizzato anche a Bir· mingham, ed a Liverpool la promessa di un premio, se si daranno informazioni di fatti positivi, e che possano essere seguiti da una sorveglianza; e quando i miei fondi siano vicini alla consunzione, ritirerò anche questa autorizzazione, onde mantenermi nei limiti delle diStruzioni, e degli ordini che ho ricevuti.

Rimane ora che accenni alle informazioni chiestemi col Suo Dispaccio 2 marzo Corrente N. 168 Politico, a riguardo del De Dominicis, e coll'altro Dispaccio predetto, N. 165 Politico (1), a riguardo dell'Alfonso Aristide Giarrizzo. Ho dato le opportune indicazioni, e direzioni acciocchè, per quanto sia possibile, queste informazioni mi sieno procurate, e tostochè mi pervengano, mi farò premura di darne comunicazione all'E. V., onde le possa far pervenire al Ministero dell'Interno, il quale vorrà però tener presente, che anche queste indagini richiedono una spesa, che faccio sul fondo di Lire cinque mila Italiane in carta che mi ha fornite.

Credo intanto opportuno di mandarle qui unita, la nota delle spese da me fatte nello scorso anno col !fondo di Lire 1500 Italiane in carta, che mi fu fornito al principio dell'anno stesso, il quale conto si chiude al 31 dicembre

p.p. -col mio debito di Lire Sterline 2.14.1. che metto nel conto nuovo, ed in aggiunta al predetto fondo di Lire 5000. Dal l gennaio p.p. alla fine febbraio p.p. -in cui le predette Lire 5000 furono pagate al mio procuratore, ho anticipato io stesso i fondi per le spese del servizio di polizia.

(l) Non si pubblica.

(l) Non pubblicato.

428

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 160. Berlino, 22 marzo 1873, ore 22,47 (per. ore 1,50 del 23).

Le p,rince de Bilsmarck vient de me pder de lui écrire une lettre confidentielle et particuUère au sujet de l'opportunité de procéder sans plus de retard à la nomination d'un représentant près notre cour. Le Prince de Bismarck veut se servir de cette lettre pour vaincre les hésitations de l'Empereur sur le choix du titulafre. J'ai promis cette lettre pour dernatn. Pud:sque vous jugez qu'il est dans nos convenances politiques que l'Allemagne nomme un Ambassadeur, le moment serait venu d'en toucher un mot au Prince de Bismarck. Veuillez donc me télégraphier Votre manière de voir et m'autoriser à m'en prévalotr confidentieUement dans la lettre dont il s'agit.

(l) Non pubblicati.

429

Il MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

D. 172. Roma, 22 marzo 1873.

Ella conos>eerà già l'intenzione dello Sdah di Persia di visitare nel corrente anno i principali stati d'Europa. A notificare questo suo divisamento ai vari rstati egli ha illiViato in mÌ'~>sione straordinaria Malcom Khan, il quale durante il suo soggiorno in Vienna, ebbe occasione di abboccarsi con il generale Robilant al quale espose eSisere intenzione del suo Sovrano di recax!Si a visitare l'Italia dopo il soggiorno di Vienna e che sarebbe perciò a Roma verso la metà o fine d'agosto, :facendo però intendere che lo Sciah muterebbe volentieri consiglio a seconda dell'epoca nella quale piacerebbe al Re di riceverlo.

L'Inviato rpePSiano deve recarsi a Londra e po~cia a Roma per presentare le sue credenziali. J:o La prego quindi di fargli conoscere tutto il piacere che noi proviamo per le dimostrazioni di simpatia che in tal modo ci attesta lo Sciah, e nel vedere vieppiù stringersi così i legami di amicizia che uniscono i due paesi ed i due Sovrani ed Ella può a&Sicurare Malcom Khan che la r.ma missione sarà accolta in Italia con universale favore.

Quanto all'epoca poi nella quale lo Sciah si propone di venire in Italia

essa, com'Ella ben sa, è la meno favorevole, principalmente per un soggiorno

in Roma. Mi riservo però di prendere gli ordini di Sua Maestà, ed allorquando

l'inviato persiano si troverà in Roma spero di poter prendere con lui ogni

definitivo concerto.

430

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A BELGRADO, JOANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 183. Belgrado, 22 marzo 1873 (per. il 27).

Va crescendo il malcontento verso il Ministero; l'autorità dei singoli mi

nistri dirigenti, del generale Blaznavatz cioè e del signor Ristic è interamente

perduta: devesi ciò alla cattiva amministrazione in ogni ramo, ed al cadere

delle speranze e dei voti coi quali il paese salutava l'avvenimento del Ptt·incipe

Milano al potere. Non è lecito a nessuno il giudicare in quale modo ed in

qual tempo si paleserà questo malcontento; è impossibile il sapere se alla ma

nifestazione sua corrispondano secreti convegni e cospirazioni, ed a quale scopo

essi tendano: è infine impossibile ugualmente l'antivedere se la caduta dei mi

nistri trascinerà seco la caduta del Principe e della dinastia.

Non mi arrischio troppo considerando la presente condizione del paese

come una conseguenza del viaggio del Principe a Livadia e dell'autorità che

ne venne agli agenti Russi in Serbia. Havvene una prova singolare e conclu

dente: il consolato Russo coopera alla redazione di un diario di Belgrado • L'mJ

venire » (Budutchnost); e con suo mezzo dall'un lato e col palesare tutte le piaghe della Serbia nel campo finanziario ed amministrativo contribuisce ad accrescere il numero dei disaffezionati, e dall'altro si scaglia ogni dì control'Austria-Ungheria e grida contro di essa la crociata Serba. Un giornale di più o di meno è ,cosa di \POCO affare: ma l'im'Portanza dell'Avvenire nasce da ciò ch'essa è la prima gazzetta opponente che comparisce in Serbia: che i rigori del Governo non la minacciano perché protetta dal credito Russo: e più specialmente perché per la prima volta si rompe la muraglia che si credeva forte a sufficienza per impedire ad una opposizione di qualunque guisa il penetrare nel callliPO governativo, disturbandone la sonnolenta quiete: e questo, fatto lo si deve alla Russia, la quale avrà in proposito nuovi uomini, che si addestrano sotto l'egida sua. e che sono minaccia oggi e saranno domani stru

menti di Governo.

Sono due i fattori nella politica interna del Principato, in questo momento: il malcontento generale e l'autorità Russa: si accordano bene nel presente, ma quale uso farà del primo il secondo elemento? Dovrebbe essere sufficiente alla Russia l'avere così presto e così compiutamente ottenuto che la Serbia pochi anni addietro creduta atta ad agire energicamente nell'Impero Ottomano. ne sia oggi creduta incapace.

431

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 252. Costantinopoli, 22 marzo 1873 (per. il 28).

Il Generale Ignatiev, AmbasiCiatore di Russia, dO{Po aver spedito al Ministro degli Affari Esteri una Nota di cui ho l'onore di mandar copia (l) a V. E., ha firmato jeri il protocollo che concede agli stranieri il diritto di possedere beni immobili in Turchia.

Valendomi della auto-rizzazione datami per telegrafo da V. E. e tenendo·

presente le istruzioni ricevute con l'ossequiato dispaccio di questa Serie di

N. 12,2 delli 20 luglio scorso anno (2), ho indirizzato anch'io una Nota al Ministero Imperiale degli Affari Esteri nella quale ho creduto di dover meglio precisare la nostra posizione rimpetto alle conseguenze probabili risultanti dal· la adesione che 'Siamo .diJSrposti a dare al ptrotocollo in quistione.

Anzitutto ho creduto necessario come V. E. scor:gerà dall'annessa CO[pia, di prender atto della dichiarazione contenuta nella Nota direttami da Server Pacha, che tutti i sudditi Ottomani, senza distinzione di razza o di religione, sono eguali davanti alla legge. Questo ci darà il diritto di esigere che la testimonianza di un italiano non sia ricusata dai Tribunali Ottomani. Mentre se io avessi fatto una riserva esplicita in questo senso il Ministro degli Affari Esteri non si sarebbe creduto autorizzato ad ammetterla.

Non ho creduto nemmeno interloquire del nostro diritto ad intervenire in '.favore d'instituti pii, perché la Sublime Porta dichiara che col trattato di Parigi e la pubblicazione dello Hatti-Hol1mayoum tutti i protettorati, il Russo come il Francese, sugli stabilimenti religiosi in Turchia sono in diritto cessati. Ma è notorio che l'intervento officioso di fatto è ammesso e il nostro non sarebbe quindi ricusato .

L'Iradè del Sultano, che autorizza il Ministro degli Affari Esteri a firmare meco il protocollo, è giunto ieri alla Porta, sicché credo sarò chiamato domani a compiere questo atto tanto desiderato dalla nostra numerosa Colonia.

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. n. 24.
432

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 76. Roma, 23 marzo 1873, ore 17,45.

Je vous aut&iJSe à écrire au Prince de Bismarck ~la lettre au sujet du choix du Représentant allemand à Rome. Quant à l'affaire de l'Ambassade, je crains en mettant cela par écrit d'exclure des noms qui pourraient etre les plus convenables. Mais rien n'empeche que vous ajoutiez verbalement que si la difficulté venait du titre, et s'il convenait au Prince de Bi&na,rck de nommer à Rome un Ambassadeur, l'Italie s'empresserait de son còté d'élever à Ambassade sa Légatlon à Berlin. Je ferai la mème déclaration au Comte Wesdehlen.

433

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 162. Costantinopoli, 23 marzo 1873, ore 16,20 (per. ore 21,10).

Je viens de signer avec Savfet Pacha protocol relatif au droit de propriété immobiliaire. Général Ignatieff l'a signé mercredi passé.

434

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 285. Madrid, 26 marzo 1873 (per. il 4 aprite).

Consolidato al potere allo scioglimento dell'Assemblea, una delle prime cure

del Governo repubblicano fu di rivolgere un proclama alla nazione circa H

movimento insurrezionale carlista, che in questi ultimi tempi aumentò consi

derevolmente d'intensità in presenza della debolezza risultante dalla dissolu

zione di tutti quegli elementi che potevano contribuire a reprimerlo.

Trasmetto qui unito a V. E. la traduzione di questo importante documento

che porta la firma di tutti i Ministri.

Nella mia corrispondenza non ho potuto che incidentalmente far menzione del Carlismo, il quale benché potente nelle campagne non ha però finora riuscito ad avere la supremazia in alcune città. È un fatto positivo, confessatomi confidenzialmente dai membri dell'Ambasciata Francese che la sorveglianza -mai stata molto attiva -esercitata alla frontiera dal Governo del signor Thiers, si è notevolmente rilassata dal giorno in cui fu proclamata la repubblica e che questo difetto di vigilanza è da ascriversi fra le tante cause che hanno aumentato l'audacia dei fautori di Don Carlos. Uno scambio di corrispondenza ebbe luogo fra i Ministri degli Affari Esteri di Francia e di Spagna; l'uno reclamando contro gli attentati del selvaggio curato Santa Cruz il quale aveva catturato quattro impiegati francesi della ferrovia del Nord; l'altro protestando contro la mollezza colla quale le autorità francesi guardavano il confine e citando che persino questo partigiano di triste celebrità aveva trovato skuro rifugio in Bajona mentre inutili erano le istanze del Governo S{pagnuolo per che venisse internato in qualche altra città.

Il Gabinetto di Madxid ino.ltre non .tacque che molti Ca:rlisti vestivano la divisa di guardia mobile francese e che vad membri di famtglie nobi-li del mezzogiorno della F·rancia Sii erano uniti agLi insorti. Il s:i<gnor Thiers ha fatto assicurare qui dal March~se di Bouillé che avrebbe d'ora innanzi emanato ordini severi, e credo che infatti, per qualche tempo almeno, si userà mag·giore attenzione; ma stando all'opindone dei componenti dell'Ambasciata Francese stessa, in Francia per poco che Le Autorità nei distretti dei Pirenei sieno di colore legittimi·sta, trovano tutto naturale di chiudere l'occhio alla vi~ilanza per favorire i moti Borbonici.

Così aiutata, l'insurrezione nelle Provincie Basche ha potuto divtdersi lin infinite guerillas che rpercol'!l'orno un'area vastissima di cui occupano tutta la parte montuosa. In quella parte della Spagna per tradizioni, per la memoria che ·gLi a•ntichi privilegi hanno radicato e per l'influenza clericale i Cadisti sornO' mo1to .potenti. Guidati da preti fanatici atterrJscono le popolazion-i, stancando i soldati mandati contro di loro in distretti quasi inaccessibHi a forze ll"egolari, e rendono il paese agitato e insicuro. La ferrovia del Nord continua a essere per un lungo tratto interrotta, ne è prevedi:bile quando le corrnunicazioni potr·anno essere ristabilite sopra un piede normale, a meno di venire a pa.tti cogli insorta.

Nella Catalogna ove l'eserdto è stato maggiormente travagliato dalla indisciplina, le bande di partigiani sotto gli ordini dell'ex zuarvo pontificJo Saballis, del famigerato condottiero borbonico 'I1ristany e dello stesso Don Alfonso fratello del pretendente, hanno assunto organizzazione e importanza.

Il raggio dell'cinsurrezione comprende la Bisca,glia, parte della Gutpuzcoa e di Alava, quasi tutta la NavaTTa e parte della Catalo•gna. Le truppe disoi:ganizzate e prive degli anUchi capi m cui avevano fiducia, non hanno saputo dare alle operazioni militari dirette dai generali della Repubblica quell'effi.,cacia che sola avrebbe potuto stabilire il prestigio del nuovo Governo.

A ciò va grandemente attribuita la diffusione del movimento che non ha guari era più drcoscritto e che ora ha quasi preso il cara.ttere di .guerra civile. Molti qui credono che l'attitudine di astensione che serba in questo istante' la parte Alfonsista abbia avuto l'effetto di aumentare nel partito monarchico,

·tanto fra l'elemento aristocratico che popolare, il numero di coloro che contem

plerebbero la ristorazione del ramo prtmogenito come un mezzo di uscire dalla

terribile complicazione a cui la penisola si trova in preda. Ma sebbene questa

s:a un'opinione divisa anche da p-ersone non senza autorità; sebbene i Carlisti abbiano delle aderenze in tutti i rami della società e che i loro giornali aumentino ogni giorno di circolazione, non si può, a mio avviso, per un istante dubitare che come formola storica Don Carlos non sia altrettanto impossibile in !spagna che il Conte di Chambord in Francia. In ogni caso l'animo rifugge dall'ammettere che ai tempi nostri possa avverarsi il contrario.

Se i Carlisti :possedessero le forze che i suoi partigiani suppongono, nello stato attua•le delle cose già aV'rebbero dovuto a quest'ora o1trepaSrSare l'J:ibro, in1grossando le loro fila ad ogni passo, poiché nissun ostacolo avrebbe potuto esser loro opposto. Invece di ciò malgrado i loro presenti successi il Carlismo non ha oggi maggiori risorse di quelle che ha sempre avuto in ognuno dei varì periodi di rivoluzione. La periferia in cui si aggira è la stessa che per lo passato, e nulla può all'infuori di tener cinque o sei provincie in aHaTIIlle.

Occupato dalle sue lotte coll'assemblea, il Governo repubbUcano si è limitato da che salì al potere a ripetere di essere risoluto a mantenere la disci!pli:na nell'esercito ed a ristabiliire l'ordine nelle .provincie. Ora fa un appello energ-ico al paese e rimane a vedersi il ·risultato che avrà il decreto per la formazione dei batta.glioni di volontari.

Mio scopo con questo rapporto i! di mettere davanti agld. occhi di V. E. la posizione che occupano rispettivamente i due rami Borbonici nella loro gara per la corona di Spagna. I Carlisti fedeli alle loro soltte tradizioni reazionarie; gli Alfonsisti condannati ad astenersi da ogni movimento dall'impossibilità di porre avanrti il loro candidato. Pel momento dunque ogni dstorazione sembra impossibile.

Se la repubbLica attuale passerà in mano ai violenti, avrà il corso vortiginooo di un toNente e anche la sua durata. Se da tanto caos uscisse un soLdato

o un uomo politico che ne fosse l'incarnazione modera·ta, allora essa potrà avere una esistenza un po' meno effimera e probabilmente trasformarsi in una dittatura.

Ma a suo tempo e dopo Dio sa quanti rivolgimenti, se un pretendente m=archico ha qualche avvenire, a condiZJione che l'impazienza dei suoi fautori non lo spinga alle avventure rischiate e che questi lascino campo libero all'attuale pericoloso, ma necessario, esperimento della forma repubbLicana, secondo l'opinione che qui sento generalmente esprimere, esso sarebbe ancora il Prin-· cipe Alfonso.

Quanto a Don Cados se avesse anche 1.ma lontana probabilità di ricupe

rare il tremo, egli dovrebbe già trovarvisi seduto. La miglior prova che non

la possiede, è la sua situazione presente ad onta della recrudescenza di rtgore

che spiega il suo partito.

Dicesi ·che H s>1gnor Moret, che il signor Castelar ha di nuovo scongiurato di conHnuare a rappresentare provvisoriamente la Repubblica in Inghtlterra, abbia calmato la cattiva impreSrSione che qui creò l'attitudine ostile .presa dal Governo Britannico nella •interipellanza che glii venne mossa or fa qualche tempo alla Camera dei Comuni circa l'irnprestito carlista apertosi in Londra, a:l quale mi venne affermato l'ex Duca di Modena ahbia largamente contribuito. Il s1gnor Moret av·rebbe scritto che la corrispondenza da lui scambiata con U Foreign Office a tale riguardo era stata di natura a dissipar·e ogni sent1mento sfavorevole. L'annunzio però che ci reca il telegrafo di un nuovo incidente sollevatosi neHa Camera dei Comuni il quale fornì occasione a Lord Enfield di dichiarare che 1la vendita di armi ai Carlisti non costituiva un atto illegale, è tale da diminuire l'effetto prodotto dalle asskurazioni mandate dal signor Moret e che il signor Caste1ar 1si era affrettato di far ;pubblicare.

ALLEGATO.

PRESIDENZA DEL POTERE ESECUTIVO DELLA REPUBBLICA

Madrid, 25 marzo 1873.

IL POTERE ESECUTIVO ALLA NAZIONE

SPAGNUOLI:

Il Governo, che il voto delle Cortes ha eletto, e cile l'approvazione della Nazione ha ,confermato, si crederebbe indegno del suo compito, incaJpace della responsabilità che assume, se nascondesse la verità per amara che sia con palliativi propri soltanto dei popoli affiliitti da irrimediaibile debolezza e consumati da obbrobriosa impotenza.

È l!a verità che i pavtig1ani del regime assoluto, inJSorti in anne, secondo le loro proclamazioni, per rovesciaa:-e un Re straniero, hanno pevsistito neHa l01ro ostinata resistenza dopo che la Nazione proclamando la Repubblica è entrarta in pieno possesso di se stessa e ha iniziato l'esercizio della sua sovranità, alla quale deve sottomettersi op parlito.

Invano le idee più diverse hanno la più ampia libertà; invano i com1z1 si aprono al voto inrupendente d'ogni cittadino, invano iJ. g:i!udizio lega,le prossimo a pronunciarsi assicura il Governo alla maggioranza della nazione; conoscendo i realisti 1che le generaziond educate nene idee del secolo non verranno mai a il.oro per La via del'La iltberlà e deil. diritto, pretendono 1mporre la ·loro dominazione colla forza, ~col ferro, e 'COl :liuoco.

Così distruggono le ·COmUJilioa2iioni, rompono i telegrafi, devastano i campi, aggravano di tasse le popolazioni, incendiano gli archivi, rubano come briganti, immolano persone inermi e ,senza difesa, fuchlano gli ~eroi caduti in potere dei loro paa:-tigiani e fra hl fumo dei loro ~end!i rispondono a1lilo st·abhlimento di una Repubblica di conciliazione e dii pace ool:l'ONibile spettacolo di una ristaurazione di guerra e di vendetta.

Già è tempo ,che hl popolo Spagnuolo riconoscendo con maturo senno l'immenso danno, .si decida ad applicare coil 1suo tradizionaile eroismo un energico rimedio. La guerra .santa dl:'llla J.tbertà deve rispondere allla guerra barrbara deHa tirannia. Iii. Govcea-no nonostante la ,grave si1Juazi01111e p!'esente è infattcabile nello scongiurare i pericoli delil'ordiille pubblico, per ristabill.We la d~sciplina nell'armata, per armaa:-e i volontari della RepubbUca. I soldati della Catalogna già sono !in movimento perseguitando ti nemici della libertà. Il va\loroso e 'disciplinato corpo d'esercLto del Nord .conferma col .suo sangue in eroici combattimenti la sua lealtà a11a repubblica. Le truppe di Valenza non hanno un momento di sosta. Le fazioni dell'Andailusia ,sono disan.imate e spossate dalla focmidabile persecuzione che soffrono. E da per tutto ove è stata ~nizialta la perfida ribellione neHe aLtre .provincie, l'hanno combattuta e annichHita il popolo 1nsieme coll'aa:-mata.

16 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

Apprezzando questa nobilissima condotta, il. Governo iiavora senza riposo allo scopo di :rirundre il più ~an numero di mezzi e di forze.

Le risorse votate dalle Cortes per contribuire aN'armamento nazionale si applicano •0001 rutta l'attività •COil!Sentirta daJJte leggi. I vantaggi atoCOl1dati &l'armata nelle ultime riforme si portano a eff.etto con tutto lo zelo e attività che permette la penu:ria dell'Erario. I battaglioni di CO!I'!pi francll:i. il di roui regolamento venne pubblicato, sorgono ·con tutta ila prestezza che permette una nuova organizzazd.one. Le autorità militari e ciVIhli delle .provincie più travagliate sono completamente penetrate di essere in guerra aperta e sono risolute a sostenere Ja guerra senza posa e rsenza mi.sericordli.a.

Però nei Governi repubblicam è necessarrio il •conco11so di 1Jutti senza eccezione, se deve reggersi La società da se stessa. Ogni ci11tadino deve sapere che difendellldo la repubblica difende la sua ,dignità morale e i suoi imprescrittib1ili diritti. n partito liberaJ.e deve ricordare ~che la libertà tanto pregiata, ila libertà per la quaile tanti sacri:fizi ha fatto, è indissolubilmente legata alla forma repubblicana. Che non sia trascurato come non lo fu nella .guerra civHe ogni mezzo di combattere; che le Milizie cittadine sieno mobilizzate. Che i corpi franchi si armino. Che i cittadini ~armati mantengano la pace pubblica, i!l focQlare, la rprO(pdetà allo scO([Jo di dispoNe dei soldati per cadere con forza e vigore sopra lle fazioni. Soltam!to così potremo dimostrare 'che siamo meritevoili della libertà rise!l"Vata a quei popoJi capaci di remmersi e salvarsi da tloro medesimi. Soiltanto così con eroici sfoczi, potremo ,saLvare La RepubbLica e colla Repubblica ia il!ibertà e la patria.

Il Presidente del Governo della Repubblica

Estanislao Figueras

Il Ministro di Stato Emilio Ca:stelar

Il Ministro di Grazia e Giustizia

Nicolas Salmeron

Il Ministro della Guerra

Juan Acosta

I! Ministro dell'Interno

Francisco Pi y Margall

Il Ministro delle Finanze

Juan Tutau

Il Ministro della Marina

Jaoobo Oreyro

Il Ministro dei Lavori Pubblici

Eduardo Chao

Il Ministro delle Colonie

José Cristobal Sorni

435

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL CONSOLE A TRIPOLI, BOSIO

D. s. N. Roma, 27 marzo 1873.

La questione relativa ai limiti della giurisdizione consolare in Tripoli di Barberia è ,stata decilisa nel senso che d'ora innanzi tutte le •CalliSe fra gli indi.geni ed i sudditi itaHani in codesta Brov1nda, qualunque sia la nazJ.onalità del convenuto, abbiano ad essere giudicate conformemente alle disposizioni delle capitolazioni in vigore, nello stesso modo in cui le capitolazioni stesse .sono applica.te nelle province ottomane d'Europa e d'Asia. Per determinare .questa norma di applicazione delle .ca1pitolaZJioni in vigore, fu sottoscritto a .Costantinopoli il giorno 12-24 febbraio 1873 un Protocollo al quale presero parte, ~col Ministro degli .Mfari Esteri di S. M. il Sultano il R. Inviato Straordinario e Ministro Plen1potenziario ed i rappresentanti di Francia e della Gran Brettagna. Le trasmetto qui unito, copia del predetto Protocollo, dal quale Le risulterà:

l) Che hl R. Governo ha assunto l'obbligo di da,re al suo Console in Tripoli di Barberia delle istruzioni precise e formali perché egli abbia ad uniformarsi alla decilsione pvesa nel Protocollo stesso;

2) Che 1l'applicazione del Brotooollo è !subordinata ad una condizione, e doè che anche gli agenti e sudditi degli altri stati ricevano lo stesso trattamento in ciò che concerne la g,iurisdiz.ione cOIJISOla·re.

V. S. Ill.ma vorrà dunque d'ora innanzi :restringere i limiti della propria .competenza in materia giudiziaria a quei casi nei quali, secondo le capitolazioni in vigore 'tale competenza saTebbe ammessa nei paesi del!l'lmpero Ottomano ,situati in Europa od in Asia. E se alc·uno dei suoi colleghi continuasse a godere 'di un trattamento privilegiato, Ella vorrà riferirne al Ministero.

InÙlnlto La prego di dare agli agenti dipendenti da cotesto Re~io CollJSOlato gli opportuni avvisi, imperocché, sebbene i medesimi non siano investiti dii giurisdizione dvile e penale, è necessario che siano in grado di dare ai R. :Sudditi che li intel"Pellassero, ogni opportuna informazione.

436

IL CONSOLE A SINGAPORE, FESTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. s. N. Singapore, 27 marzo 1873 (per. il 9 maggio).

Ho avuto l'onore di ·r:icevere l'ossequiato diJSpaccio di V. E., in data 19 febbraio p,p. (l) ed ho con qualche soddisfazione rilevato da esso che la E. V. ha ritenuto per esagerate le informazioni che il Gabinetto dell'Aja accennava

{l) Cfr. n. 364.

aver ricevuto sull'azione di quooto R. Consolato r.iJspetto a certi capi indigeni

posti sotto la di(pendenza dell'Olanda.

A quest'ora il ritorno del Commendatore Racdùa confido abbia elucida,te più circostanze ed abbia assicurato V. E. sul mio contegno in generale qui tenuto. Però alla benevola lettera di V. E. io debbo una risposta netta e senza retkenze e questa Le spiegherà, che nulla di quanto Le fu fatto supporre ha pur ombra di fondamento e che sono pure e mere invenzioni dirette ad uno· scopo, che credo spiegare con sufficienti dati.

Difatti io non :parlai mai col Sultano di Acheen né ebbi mai sue lettere, né havvi neppure una parola da lui a me o da me a lui sc·ritta. Soltanto un giorno venne da me un figlio di Raja, che aveiVo incontrato dal Marajah di Johore (erano i primi giorni di febbraio epoca molto prossima alla $·ta della lettera di V. E.) e cercandomi il segreto mi disse ·essere incaricato dal Sultano dd Acheen di sentire il pensiero dei Consoli d'Italia, Stati Uniti d'Amer;ica e un'altra nazione (che non afferrai bene) a .proposito d'un trattato di commercio che sarebbe offerto dal suo mittente a condizioni di pieno speciale favore. Risposi non aver mandato di trattare tale questione, non credere che il Sultano di Acheen nella sua condizione Dispetto all'Olanda avesse l'indipendenza necessaria per stringer tra•ttati di commeroio; mai l'I·talia avrebbe voluto prendersi su1le braccia delle differenze coll'Olanda. La materia essendo delicata ed io non avendo idee abbastanza esatte sulle condizioni di Acheen, alle tnsdstenze che il menzionato mandatario mi facea ,per avere una risposta da riferire al suo mandante, feci sentire essere difficile il combinall'e e gli dissi che· mi serivesse i suoi .desi:d&i ond'io potessi vedere cosa era la faccenda con animo pacato prima di nulla rispondere. Non vidi mai più né quegli né altri a quest'oggetto; si è poi fatto qui scalpore di ugual visita fatta daHo stesso e da altri al Console degli Stati Uniti, che dibatté qualche condizione di miglioramento locale e qualche patto fondamentale :per un trattato, però quanto a me solo si disse che si sapeva essere il negoziatore venuto da me ma non aver conohi'lliSo nieme.

Da ciò all'assicurare ad Acheen l'assistenza d'Italia il tratto è troppo grande perché valesse di esser riferito per telegrafo aU'Aja e dall'Aja a Roma.

Quanto all'altro Capo lindigeno che sarebbe Said Alì Surebaya di Borneo, non lo conosco, non l'ho mai visto, non so che esista. Forse lo si scambia col Pengharan Shariff Allee di cui ho scritto a cotesto superior :dicastero a proposito delle trattazioni da lui intavolate col signor Cerruti, ma, al ricevere della lettera di V. E. sotto ·la data del 18 novembre (1), io gli feci conoscere l'inutilità delle sue insistenze e ;richiesto da lUJi, gl!i scrissi nna lettera per dir,gli che il Governo del mio Sovrano mi avea orotnato di non rprocedere eon lui a vel'una tx:attativa sull'affare in argomento.

Non mi venne mai l'oocasione di parlar con nessuno d'i concessioni di cittadinanza itaUana.

Ma altra era, a quanto pare, la ragione dei procedimenti de1l'Aja che non i sospetti sulla condotta del Console Italiano in Stngapore. In febbraio si progettava in Batavia ed all'Aja la occupal'lione md1itare di Acheen, che ha luogo

appunto m questi giorni e la venuta di due bastimenti Italiani da .guel'lra non. era per l'epoca una testimonianza molto opportuna. Quindi per istornarne la venuta hanno precipitosamente arruffato una matassa di intrighi affettando delle paure ohe erano ben l!ungi dall'avere.

A quest'ora l'occupazione del territorio di Acheen si Uene per un fatto com.piuto, abbenché qui non se ne 1saJppiano finora notizie positive. Non manca taluno che propenderebbe a credere ad una difesa un po' seria, ma le forze dell'Olanda dn questi mari ad ogni modo escludono ogni pensiero di lunga resistenza.

Del 'resto è strano come il Console Generale di Olanda in Singapore e le autorità inglesi di qui abbondino d'ogni sorta di riguardi verso di me, anzi da due giorni a questa parte essendo qui il Resildente di ,Batavia signor Hoogeveen non cesso più dal ricevere inviti d'ogni maniera e visite di complimento ohe accennerebbero alla migliore intelligenza. Ii Residente di Batavia mi ha fatto conoscre che bramerebbe di aver da me una lettera d'introduzione per

V. E. rper l'occasione d'una gita che egli intraprende ora in Eurorpa ed in Italia ed io senza esitare accettai di ddstur~e V. E. a tale ri'guardo.

Spero ohe V. E. non troverà nulla di reprensibile nella mia c<mdotta come sopra spiegata, che è quella che effettivamente tenni finora e che mi pal"e tutt'affatto consentanea alle savissime prescrizioni che Ella mi ha tracciato.

(l) Non pubblicata.

437

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. Berlino, 27 marzo 1813 .

.Au diner qui a eu 1ieu le 22 mam au Ministère des Affaires Etrangères, à l'occasion de la :féte de 'l'Empereur, j'ai écha!l1gé quelques phrases de politesse avec le Prince de Bismarck. S. A. me dit alors que je rpourrais lui rendre un service, en lui fourndssant dans 'un'e letmre parrticulière et confidentie1le, quelques al"guments pour vaincre les hésitations de S. M., à :propos de ·la nomination d'un représentant près notre Cour. Le Chancelier se prévaudrait de cette communfuation, pour accélérer le choix d'un titulaire.

J'aurais pu répondre que c'était là un sujet que j'avais déjà épuisé, dans mes entretiens avec :le Ministre et meme avec l'E:mpereur, lors de mon dernier séjour à Dresd.e, et qu'un sentiment, ,peut-étre exagéré, de dignité ne me permettait plus de revenir sur pareil sujet. Mai·s, du moment où l'on me demandait en bonne intention un service, il y aurait eu mauvaise gràce à m'y refuser, et j'ai promis la lettre pour le lendemain.

Puisque V. E. étai-t d'accord avec moi, ainsi qu'Elle l'a dit vers la fin de février au Chevalier Tosi, pour .reconnaitre qu'il était dans nos convenances politiques que l'Allemagne nommàt un Ambassadeur, il m'avait semblé que nous pouvions saisir la baLle au ,bond, pour en toucher un mot au P11ince de Bismavck. J e me prorposais de lui dire que, s'il Na.it peut-etre arreté dans ses combinaisons par une question de titre supérieur à celui de Ministre Plénipo

tentiaire, nous serions prets de notre còté à élever simultanément au rang d'Amibassade notre Légation à Berlin.

Vers minu1t, j'expéd.iais un télégramme dans ce 1sens à V. E., en Lui demandant ses instl'llctions, qui 'me sont parvenues le lendemain au ~sok, 23. Le 24, j'écvivais au Prince que je me dispooais à lui envoyer ~la lettre dont nous avions ~parlé, lorsque j'avais reçu de Rome, sur 'ce méme sujet, un télégramme qui m'obligeait à lui demander ,préalablement la faveur d'une audience.

Le 25, le Secrétaire d'Etat venait 'Chez moi pour me prier, au nom de son chef, empeché de me voir ensuite d'occupatiolliS très nombreuses au Retchstag, de lui exp1iquer mon billet. J e me suis empressé de ~le faire dans le sens de votre télégramme, en ac·centuant hien que les termes mémes dans lesquels cette question d'Ambassade était mise sur le tapis, prouvait que nous n'avions d'autre but que celui de fadliter le choix du successeur du Comte Brassier, question dont nous laissions la solution au Prince de Bismarck, tout à fait selon ses convenances. Ce n'étai~t pas là une iniltiative de ma pal"t, putsque mon Gouvernement depuis plusieurs mois avait songé à cette éventuaHté, mais en la subordonnant aux déterminations qui seraient jugées les plus ·convenables par le Cab1net de Bevlin, pour sa ,propre représentation poHtique à Rome. Je tenais à l'énoncer, car M. de Balan ,m'avait demandé si j'avai:s, ou non, provoqué votre télégramme. J'ai ajouté que la méme déclaraUon serait faite au Comte de Wesdehlen.

M. de Balan se réservait de rapporter ce message au Prince de Bismarck. D'après sa manière de vok personnelle, il pensait que la combinaison d'une Ambassade à Rome dérangera1t peut-étre ·les ca1cu1s de S. A. Il s'engageatit à me faire ,savoir si le Chancelier désirait encore la lettre promise, et si l'argument de l'Ambassade auraH quelque valeur, dans le but qu'.il avatit en vue.

Dès le lendemain 26, je recevais la visite de M. de Balan. Le Prince de Bilsmavck me fatsait reme11cier du bon procédé de l'avoir pressenti. Il (préférait que, dans la lettre ,qu'il m'avait demandé, il ne fiìt IPélJS question de l'Amlbassade. Cela lui créerait aujourd'hw des embarras. Le budget de l'Empke est déjà présenrté au Reichstag. Le Secrétaire d'Etat me laissait comprendre à demi mot, que ,peut-<ètre on n'avait .pas ici en ce moment sous la ma1n un dlilplomate (lui pourrait convenir camme Ambassa:deur pl"ès notre Cour, et qu'ainsi une combinaison de ce genre contracr:-ierait, p.tutòt qu'elle ne servirait, les calouls du Chancelier. Une aurtre difficulté surgissait des nombreuses compétitions et des différents courants à la Cour. Mai:s le fond de la question n'étatt préjugé en ruen pour l'avenir. Il resterait d'ailleum à resoudre la question d'initiative.

J'ai répondu que, sur ce dernier point, lÌJ. n'y avait eu qu'une initiative de bons procédés de notre part, la ~seule admissible entre Puissances amies et qui se respectent. Il allait sans dire que l'élévartion éventuelle à un rang supérieur de la mission de l'AHemagne à Rome, ne rpourrait avoir lieu que simultanément avec ce qui conceme cette Légation Royale. Je ne manquerais pas de me confo11mer au désir eXJprimé rpar le Prince de BJ:smarck en lui adressant la lettre convenue.

M. de Balan ajoutait que, en prindpe, son ·chef n'était pas très porté 1pour l'institution des Ambassadeurs, et que, au point de vue des affaires, il n'admettait aucune différence entre eux et les Envoyés Extraordinaires. Je me suis

permi:s de ·combattre cette opin,ion, en ce sens que, grike à l'étiquette de cette Cour, nous n'avions pas les méme avantages. Je ·ra:ppelai,s, entre autres, ce qui s'éta~t :passé lors de l'·entrevue des troi:s Empereurs, en Septembre dernier: à cette époque, nous avions interrompu nos congés, rpoUll' arriver en ,toute hate à Berlin et pour y trouver porte dose. Qua,nt à ce qui me concerne, je ne m'y exrposerais pas une seconde foi:s. Je ne croirai's rpas de la dignité de mon Gouvemement, què son représentant ne fut ,pa,s traité sUll' le meme pied que ceux des autres Puissances. S'il y avait eu ici, dans cette occasion, un MLnistre du temrpérament fougueux du Prince de Bismarck, il n'aura1t pas supporté 24 heures une semblahle :position. Il n'y avatt rpas jusqu'aux Secrétaill'es d'Ambassade, qui affectaient des airs de supériorité oor leull's collègues des Légations. Par la for,ce meme des ohoses, et sans doute contre les :prévisions de

S. A., il en étadt résulté une diJSpartté de traa.tement qui nui:sait aux mtérets du service, les seuls dont je me préoccupais, pu~squ'i1s étaient en connexion intime avec nos excellents raPi>wts, que j'avais à creur de dévelorp:per en chaque circonstance.

J'ai envoyé aujourd'hui les deux lettres ci-jointes (l) au Prince de Bismal1ck. J'espère que V. E. en a(~Jiprouvera la teneur. Je ne sais encore si l'idée mise en avant ~avec tant de délicatesse, ainsi que vou:s me l'aviez suggéré, fera son chemin. Mais M. de Balan est assez persrpicac~e pour avoir démi'Hé le fond de ma pensée et l'avoir découve.r.t au Chancelier, à savoir qu'il s'a1git d'une combinaison mise sur le tapis après mure réflexion, et qu'il y aurait non seulement mauvaise ,grace, mais quelques ,inconvénients, à la laisser tomber purement et simplement.

L'évacuation prochaine du territoire français va donner des allures pLus libres au Gouvernement de Versailles. Il n'est rpas à présumer qu'on nous cherche querelle immédiatement, mais il n'est rpas moins vrai que l'époque de la lutte, rpresque inévitable, est antidpée ;par cette 1ibération de territoire. D'un autre coté, le flot qui mont des idées démocratiques, l'existence de républiques en France et en Esrpagne, 1peuvent constLtuer des dangers rpour 'les. principes consell'VartelM'S et monarchiques. Il nous convient d'en,tourer le tròne d'Italie du plus grand prestige dans l'orpinion publique. C'étaient là autant de motifs, pour que nous ne laissions ,pas échapper l'occasion, toute naturelle, d'arprpeler l'attention du Cabinet de Ber1in sur les avanta,ges d'une Ambassade à Rome, pour lui comme pour nous. En outre, la ma'ladie du Comte de Bernstorff à Londres, laissait ,prévoir sa fin ,prochaine. C'était là une nouve1le issue qui s'ouvrait rpour le Comte ATnim, qui désire quttter Paris, ou H farudra le remplacer. C'était un concours de circonstances qui indiquait l'opportunité. et l'ul'gence peut-etre, d'aplanir la voie aux combinaiiSons éventuelles du Chancelier Imperia!. C'est bien ainsi qu'il doit avoir envisagé le:s choses, rpui,squ'il m'a fait remercier paT ~le Secrétaire d'Etat.

M. Mocenni, qui part demain pour l'Italie, mettra lui-meme cette lettre à la poste à F~lorence.

(l) Non si pubblicano.

438

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI

T. 78. Roma, 28 marzo 1873, ore 17,40.

Je vous enverrai demaiJn dépèche pour déclarer au Gouvernement portugais que nous sommes v~vement intéressés au maintien de l':indépenda'llJce du Portugal, et que nous ne cesserO'llJS de coQpérer av·ec les autres grandes Puissances à la conservation d'une dY'nastie avec laquelle nous avons tant de liens de parenté et de sympathie.

439

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 253. Costantinopoli, 28 marzo 1873 (per. il 4 aprile).

Come ebbi di già ad annunziarlo per telegrafo all'E. V. ho firmato li 11/23 ma·rzo •cadente, con S. E. Safvet Paoha, MiJ!l:istro Imperiale degli Affari Esteri il Protocollo ll'elativo alla propl'ietà immobiliare nell'lirnQ>ero.

A ·complemento delle comunicazioni relative che ebbi l'onore di fare all'E. V. ·COl mio antecedente dispaooio poLitico delli 22 cadente mese (1), mi reco ·a debito di qui unito trasmettere a codesto Ministero il predetto istrumento originale finnato.

Debbo aggiungere che il diritto regola.rnnente pei forestieri del 3 % pella trasferta dn propl"io nome delle proprietà immobiliari è sta.to per accordo intervenuto [o scorso anno colla POI'Ita, ridotto all'l % per coloro che faranno sdffatto trapasso non ,più tardi del l • agosto 1Pl"oss1mo. Mi sto adQP&ando presso la S. Porta ed ho buona spe11anza di ottenere da essa che tale termine utile per fruire di ·tale riduzione 1Sia rpei nostri nazionaLi prorogato di sed mesd dalla suindicata data.

Mentre ho fatto di già parte a tutti i p1indpali R. Consolatd nell'Impero dell'effettuata firma del Protocollo non mancherò di farli ugualmente iPartecipi, per norma delle colonie nazionali, del termine utile per addivenire aHe dette volture col minor diritto sovraindicato.

440

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE AD ALESSANDRIA D'EGITTO, G. DE MARTINO

D. 78. Roma, 29 marzo 1873.

Essendo giunto in Roma di ritorno da Costantinopoli il signor Consigliere Giaccone io potei finalmente mettermi in ,grado di giudicare dello stato pre

sente della questione della riforma giudiziaria in Egitto per quella :parte cihe concerne la scelta dei magistrati che il Khed:ivé ha dichiarato di voler prendere in Europa.

A questo riguardo giova premettere un breve sunto dei passi che ha fa·tto la rprogettata ri!f011IIla dopoché in seguito delle istanze dell'Italia si è riunita in Costantinopoli la Commissione di cui H signor Consigliere Giaccone fu uno dei mernb~i più operosi.

Attenendosi alle istruzioni impar.titegli dal R. Governo il Delegato italiano ha potuto esercitare durante il suo sog·giomo a Co.stan.t.inopoli una influenza che non ha poco contribuito a condurre a termine nella parte che direi quasi tecnica un'opera laboriosa e che, soltanto pochi mesi or sono offriva ancora tai!J. e tante difficoltà da lasciaroi noi stessi dubbiosi del buon esito finale della riforma ideata da S. A. Noi abbiamo dunque accolto 'colla più viva soddisfazione la notizia che ·tutte le difficoltà essendo ormai aippianate, i rappresentanti. diplomatici delle varie Potenze avrebbero, quando che sia, potuto m1UMr.si in conferenza per far risultare in nn protocollo finale l'adesione dei loro GQIVel'II1i rispettivi ai progetti elaborati con tanto studio e fatica nelle commissioni :internazionahl appositamente crea.te. Ci sembrava infa.tti che dl miglior modo di far risultare l'impegno reciproco nascente dagU accordi che si vogliono strlingere consisterebbe appunto in un atto collettivo dal quale apparirebbero e la presentazione fatta dal Governo E.giziano dei progetti sovra mentovati e l'accettazione simultanea dei vad Stati. Nulla impedirebbe invero che H protocollo firmato simultaneamente dai •rappresentanti deHe Potenze maggiormente interessate LI"imanes:se poi aperto per l'adesione degli Stati che non. si fossero fatti rappresentare nella conferenza.

Ma avendo Sir H. Elliot, Ambasciatore della Gran Breta·gna, decHnato di intervenire ad una nuova dunione dei capi di md.ssione a Costantinopoli, si è creduto che dell'adesione dei singoli Governi bastasse almeno per ora far risultare mediante uno scambio di note fra Nubar Pacha ed i rappres:entantj. esteri accreditati presso la Sublime Porta Ottomana. Per questo motivo Nuba'r Pacha ha inddrizzato a quei lrarppresenrtanti una sua lettera circolare in data del 24 febbraio di cui è opportuno che V. S. abbia sotto gli occhi la copia 'che qui unisco. (l)

A questa circolare i singoLi ra,ppresentan.ti delle 'potenze hanno fatto delle risposte separa.te e molto dissimili tanto nella forma ·che nella sostanza.

Mentre gli uni hanno puramente e semplicemente accettato senza akuna riserva l'ol'dinamento giudiziario 'proposto da Nuba'r Pacha, gli altri (e sonoquelli che ,padano in nome di Sta·ti aventi i maggiori interessi iu Egitto) hanno c·reduto di dovere domandare nuovi schiarumenti sopra alcuni particolari, rtiservaTe completamente l'approvazione dei loro Governi ed anche delle Assemblee legislative che in alcuni 'paesi dovranno necessariamente essere interrogate.

Dal canto nostro non abbiarrno avuto occasione di dare al R. Rappresentante a Costantinopoli delle i'struzioni •srpecia'1i sul contegno che egli dovea serbare al momento della ·conclusione di un negozdato in cui avevamo preso

una parte sempre attiva. Il signor Conte Bavbolani non ebbe dunque che a seguwe m queLl'occasione le istruzioni generaLi ,che egli aveva ed a non dirpartiDsi dalla via che gli era naturalmente tracciata dalla parte che noi avevamo avuta nelle fasi precedenti delle 'tl'attative.

Il R. Rappresentante ebbe dUilique con Nubar Pacha uno scambio di idee cile terminò con quello delle note del 14 febbraio, del l" e 2 marzo deLle quali S.. A. il Khedhne ha dato comunicazione a V. S. Ill.ma e di cui ad ogni buon fine unisco copia a questo ruspaccdo.

Sostanzialmente le cose 1stavano in questi termini. Il R. Ministro a Costantinopoli si credeva autorizzato, sotto la semplice riserva della ra1tifica del suo Governo, ad accettare H nuovo ordinamento giudiziario egiz.iano quale risulta dai progetti allegati alla dvcolare di Nubar Pacha del 24 febbraio ultimo passato. Ma il R. 'racrJII)resentante non poteva sevarare la sua adesione dalla soddisfacente risoluzione di uno dei più gravi punti di questione sul quale il Governo di S. M. ha la coscienza di avere stno dal prindpio delle trattative chiamato la più sel'ia attenzione di S. A. H Kedive. L'obiezione infatti ~che in tutte le <Circostanze si è sempre affacciata per la prlma nelle commissioni incaricate dell'esame della progettata riforma e ~che sembra anche maggiormente preoccupare l'opinione pubblica è questa: si domanda in quali paesi, in quale proporzione, secondo quale sistema il Khedive sceglierà i magistrati eul'opei che saranno chiamati a sedere nei ~tribunali egiziani? Non si :può disconoscere ~che il ,silenzio che per varie ragioni si dovette serbare nei :progetti dell'ordinamento $'iuidi'ziario lascia sussistere a questo riguardo la più seria e più legittima inquietudine.

Però nel marzo 1871, dopo che la Commissione itaLiana ~riunita allora in Firenze, ebbe ad emettere certi pensieri sopm questo :prindpalissimo punto di questione, il Governo del Re ebbe occasione di rossicurarsi sul modo col qual:e tale difficoltà sarebbe (pOtuta risolversi.

ln una lettera di Nubar Pacha indirizzata a V. S. I'Ll.ma il 21 marzo di quell'anno si dimostravano con avgomenti di 'incontestabile valore tutti ~gLi inconvenienti che riiSulterebbero se :per la scelta dei magistrati presso l'una piuttosto :che :presso un'altra nazione si fossero prestabiliti criteri dai quali il Govemo egi:z.iano non fosse libero di dipartirsi. Nessuno infatti avrebbe potuto ~dai'e una nol'ffia costante .per determinaTe la proporzione numerica dei magistrati da scegliersi presso le diverse nazioni.

Però Nubar Pa:cha rieonoseeva allora tutto ciò che vi era d:i giusto e di iondato nelle nostre preooc:upazioni. Bisognava scartare possibilmente la suscettibilità delle varie Potenze, bisognava i:noltre ovviare al pericolo ,che l'una

o l'aLtra di queste a<Clquistasse nei tribuna:lii egiziani una preponderanza, che all'Egitto stesso importa di ev,itare. Questo intento sembrava ra,ggiunto col progetto egregiamente sviluppato nel:la lettera sovra mentovata, mediante il quale i magistrati pei tribunali di Ia istanza sarebbero presi negli stati di secondo ordine e quelli del,la Corte d'Alp:pello sarebbelt'o invece chiamati in egua,l numero da cia,scuno degli Stati rappresentati nella commissione che ha elaborato H primo progetto al Cairo.

« Ecco, conchiudeva aLlora Nubar Pacha, quali sono le idee di S. A. II vostro Govenno apprezzerà le idee •che gli sottometto. Se come lo spero le approverà, m'aff·retterò a scriverne ufficialmente».

Ora la lettera di Nubar Pacha scritta in Cairo a V. S. il 2 ma·rzo 1871 non era altro che la condUJSione di un negoziato in cui il Ministro egiziano non faceva che ripetere le mtenzioni del Vice-Re a V. S. IU.ma manifestate nei vari colloqui che quelle trattative aveano r·esi necessail1Ì..

H Governo del Re ~riposava dunque rtranquillo ·che il ·punto d:i questione in discorso non avrebbe potuto ,creare alcuna nuova difficoUà. In un negozdato in cui tutto avea proceduto sin dal principio nei termin•i della mas1sima •reci~roca fiducia ·e del:la massima buona fede, l'ItaLia non voleva con intempestive discussioni accrescere gli ostacoli che suLle prime, :giova ricordarlo, s'innalzavano ad ogni IPa&SO per impedlire l'effettuaZJione della il1ilforma progettata dal Khedive. Per ispi11ito di conciliazione e per far-~prova di quella simpa.tia .costante che il Governo del Re ha dimostrato a S. A. nel sostenerla o1gnora neHe difficoltà che hanno incontrato le sue idee riicwma•trici, noi abbiamo potuto accontentarci deLle dichiarazioni contenute nella lettera del 21 marzo 1871 appunto perehé itn quella lettera trovavamo la promessa di darci un'uffieiale comunicazione delle idee in essa esposte.

Era pertanto cosa ben naturale che al momento di dare la nostra accettazione al progetto ultimato di riforma, il Rappresentante d'Italia a Costantinopoli chiedesse a Nuba.r Pacha una dichia.razione ufficiale d:i ciò che nel 1871 era sta1to ·~à a V. S. promesso. Era cosa natur-ale che il Conte Ba•rbolani prendesse atto di quelle dichiarazioni e ·che per tal guisa dallo scambio di quelle note risultasse l'tmpegno che S. A. prendeva verso l'Italia. Noi non ci preoccupiamo soltanto in questa circostanza di assicurerei la presenza di un ma~strato itaHano nella corte d'appello, noi intendiamo essere guarentiti contro· il pericolo che tutti g.Li altri magistrati od almeno la maggioranza di eSISi a•bbiano ad appa.rtenere ad una ~sola naziOillalità. Uno de.gli appunti più gravi che si siano fatti al progetto di modificare H regime attua•lmente in vigore· per la .giur,isdizione consolare in Egitto consiste appunto nel pericolo che secondo alcuni crea in codesto Paese l'incessante gara delle influenze straniere.

Questa gara ·non potrebbe i:nvadere l'ordinamento giudizia,rio senza compromettere l'amministrazione della giUIStizia. Noi non domandiamo dunque a<l Khedive che ·di adotta,re un smema ch'e.gl!i stesso ha proposto e che semblra allontana.re dl ,pericolo •contro il quale dobbiamo ,premunird.

Una concessione noi :potevamo fa:re, e l'abbiamo fatta al Khedive. Ci siamo aocontenta.ti che l'impegno ~relativo alla .scelta dei magistrati europei risultasse· da uno 1scambio di note distinto e separato da quello da cui risultare dovea la nostra approvazione della riforma giudiziaria. Ed infatti sebbene •le due note del Conte Barbo·lani in da,ta del l • marzo non possano andar disgiunte· perehé costituiscono due a1tti correlativi, ciò nondimeno la nostTa accettazione del ,progetto ·comunicato anche aJ.le altre Potenze appare nella forma adottata dal signor Conte Barbolani, affatto incondizionato.

Io credo che se S. A. avesse ben considerato in quali termini erano state ,poste le cose nell'accordo passato tra il suo Ministro ed il R. Rap!P["esentante, V. S. Ul.ma non si sarebbe trovata nella spiacevole circostanza di rice

43~

vere la nota di Sherif Pacha in data del 13 marzo comllllioatami col pregiato di Lei rapporto in data del 15 de1lo stesso mese. (l)

Questa nota >Sconfessa pienamente ed .in forma ufficiale Iii negoziatore egiziano. Essa ha dunque per na.turale con:seguenza di an!llullare sin d'ora gli effetti delle comun.icazioni scambiate fra Nubar Pacha ed i>l C<mte Bal"bolani non 'solamente per quanto si l"i:fel'isce aN:a sceLta dei MagiJStrati europei ma ben anco all'aecettazione dei progetti comunkati a quel R. Rappresentante con la circolaTe del 24 febbraio. Sopra questo pUillto V. S. Ill.ma non può accettare dirscussione. Le due note del l • marzo scritte dal Conte Bavbolani a Nubar Pacha non possono a questo punto di vista ·andaT disgiunte, esse sono correlative; respingendone una il Governo ·egiziano le ha invalidate entTambe.

Noi possiamo essere dispiacenti ·che S. A. li Khed'ive abbia voluto dare immediatamente una forma ufficiale ad un atto tanto grave quale è que!llo di sconfessare il negoziatore col quale l'Italia e le altre potenze hanno stnora trattato questioni tanto delkate.

S. A. il Khedive vorrà riflettere ·ohe per tale procedere rimane profondamente scossa ~ fede che prima d'ora noi avevamo potuto prestare agli impegni assunti durante il lungo e faticoso negoziato. Noi rpotressimo andaTe sino a chiederei quale garanzia maggiore abbiano ottenuto le potenze trasportando le trattative fuori della sede del Govemo Egiziano a Oostarttinopoli, mentre in realtà la Porta Ottomana che non cessa di contestare all'Egitto d1 diritto di avere relazioni dirette con l'estero, non ha con alcun suo atto dimostl'ato dd approvare le trottative condotte da Nuba·r Pacha. Ma io non voglio spirngevmi sino a dedurre le conseguenze di questioni ed altri riflessi sui quali però E1:1a deve chiamare >l'attenzione di S. A. Noi abbiamo preso con questo affare urna parte consider·evole e ci siamo ognora condotti in modo di non lasc·iar alcun dubbio dei sentimenti di simpatia che ci animano verso il Governo del Vice-Re.

Ma non possiamo al momento di conchiuder.e rinurnziare a ciò che a nostro avviso è .indispensabile anche per la .giustificazione della nostra condotta in un affare iJn cui si tratta di cambiare l'oroine della giurisdizione in paesi dove numerose sono le colonie Italiane.

Se colla nota di She11if Pacha non si fosse dato a questo incidente un carattere ufficiale, noi avremmo potuto forse esaminare in:sieme al Governo Egi7liano se, ferma rimanendo la sostanza degli impegni da lui assunti si poteva da parte nostra tener conto nella forma delle osservazioni fatte a

V. S. Ill.ma da S. A. ma nello stato attuale di cose il R. Governo non veidle come questo negoziato ·possa essere utilmente rdpigliato se prima non viene tolto il carattere ufficiale che coLla nota predetta si è dato all'incidente attuale.

•-lo non posso suppor.re che S. A. il Khedive voglia contestare o iTitLrare l'impegno assunto 1n suo nome nelLa lettera del 21 maJ."Zo 1871 e riprodotto nella lettera di Nubar Pacha al Conte Barbolani. in data del l • marzo di quest'anno. S. A. mi sembra preoccupata da·glii mconvenienti che nascerebbero da11a tpUbhlidtà che si desse a questi impegni. Om a questo rigual'do non è malagevole lo intendersi e V. S. .potrebbe suggerire come un suo .pensiero che S. -A. autorizzasse Nubar Pacha a firmare col Conte Barbolani un protocollo

(l} Non pubblicato.

segreto contenente le dichiarazioni espresse nelle note già scambiate a Costantinopoli. Nel protocollo noi consentiremmo ammettere la clausola comminatoria contenuta nella nota del R. Inviato a Costantinopoli per il caso di inossel"Va•nza delle condizioni pattuite; ma S. A. dovrebbe dal canto suo concedere che nel testo del protocollo a~I)pal"issero accetta•te tutte le altre condizioni quaLi Tisultano complessivamente dane due note sovra mentovate.

Ella vOI'Tà espTimersi con S. A. nel senso di questo dtspaccio pregandola di· volei'ile prestare tutta l'attenzione che la .gravità di quanto EHa avrà l'onore di esporle richiede.

(l) Cfr. n. 431.

(l) Non si pubblica.

441

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

D. 77. Roma, 31 marzo 1873,

Nell'interessante car.teggio di V. S. Ill..ma fissarono particolarmente la mia .attenzione ti rapporti concernenti le visite dei Sovrani esteri aHa Corte di Vienna, rapporti coi quali mi ha dato comun.icazione anche del desiderio nuovamente espressole da S. E. il Conte Andrassy di vedere figurare :ka quei Sovranti. anche ril Re d'Italia. Mi feci premura di mettere sotto gli occhti. del Re i rapporti SOVTa ri:ferUi, e della conversazione ch'io ebbi con S. M. già feci conoscere alla S. V. il sunto nel telegramma del 14 coNente (l) ch'io qui confermo •null'altro avendo per ora da aggiungere in proposito.

442

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 290. Madrid, l aprile 1873 (per. il 14).

L'ultima riunione pubblica tenuta qui dall'Internazionale dalla data del

mio rapporto di questa Serie n. 280 (2), continua a rivela·re moltissima attilvità

fra i capi della setta: ciò nonostante è degno di nota il poco comrlderevole

J>rogresso che questa crociata contro l'ordine sociale pare compiere in seno alle

masse popolari della Spagna e soprattutto a Madrid, ad onta che il Governo

repubblicano non vi opponga il più piccolo freno.

L'adunanza di operai che io in quel rapporto annunciavo, si verificò real

mente, ma un manifesto stampato e affisso nelle pubbliche vie dichiarava che

l'Internazionale non aveva nulla in •comune coi promotori di quella riunione,

i quali invece essa qualificava di suoi nemici.

Il secondo meeting dei veri internazionalisti ebbe luogo tre giorni sono

in un locale più vasto e riuscì più numeroso del primo.

Avanti di darne un breve rendiconto a V. E., desidero premettere alcuni

cenni sulle due principali frazioni che in questo momento dividono l'Interna

zionale in !spagna e che sono rispettivamente rappresentate da distinti giornali..

Havvi primieramente la sezione internazionalista autoritaria che prende il nome·

di « Nuova Federazione Madlrilena ~ ed ha per or:gano ufficiale il diario chia

mato l'Emancipazione. Essa rsegue i !Pl"incipi del Congresso dell'Aja ed è in.

ostiLità coll'« Antica Federazione Maclll"ilena ~ anti-autoritaria, e sola associazione

riconosciuta dal Consiglio regionale federalista di Valenza.

L'« Antica Federazione Madrilena ~ dirsconosce l'autocrrazia del Consiglio

di Nuova York e adotta il programma della conferenza di Rimini e dei Con

gresrsi di Saint Imier e di Cordova. Questa frazione è raJprpresentata dalla Fe

derazione rdi Bal'cellona e da un altro recente giornale chiamato H Condenado,

i quali avversano il precitato consiglio e propugnano il principio dell'autonomia

delle federazioni.

Fra questi due diver,si campi regna un'ac-canita lotta. La «Nuova Federa

zione Madrilena •, che riceve ordini e istruzioni dal Consiglio generale di

Nuova York, procura di abbattere ad ogni costo l'associazione antiautoritaria

sua rivale a cui si è unito il capo internazionalista Gonzales Morago, già rap

presentante della sezione spagnuola al Congresso dell'Aja, ma che attualmente

dalle teorie autocratiche passò all'autonomia delle federazioni. Contro questo•

protesta l'anzidetto giornale L'Emancipazione, pubblicando un manifesto allo

scopo d'invitare gli operai in nome del comitato supremo di Nuova York a costi

tuirsi in rparrtito politico a norma dei cenni da quest'ultimo emanati, per favo-

rire l'avvenimento della Repubblica sociale, e per che, permettendolo le circo

stanze, i consigli locali si trasformino in giunte rivoluzionarie • le quali non si

sciolgano alla prima intimazione del Governo •.

Nel diramare siffatte istruzioni il manifesto in parola contiene però la signi

ficante confessione che l'Internazionale, la quale or fa un anno • infondeva ter-·

rare nei borghesi spagnuoli e ispirava grandi simpatie nelle classi operaie, è oggi

quasi obliata e disertata da molti dei suoi aderenti •. In questo documento si

cerca ad attribuire tale fenomeno ai • maneggi criminosi di intriganti •, ma la

verità è che in !spagna il pop9lo fortunatamente non ignora le sventure che ter

rebbero dietro al trionfo delle idee degli internazionalist1. Però qui come altro

ve -esiste pur sempre il pericolo che, sebbene conscio del male che lo minaccia, il

popolo non osi atteggiarsi contro questi nemici della società.

Da quanto segue V. E. potrà formarsi un criterio dei principi di cui lo stato

di cose presente permette la pubblica propugnazione e dibattimento.

Sabato scorso 29 marzo, veniva dunque celebrata la seconda adunanza dell'Interrnazionale nel locale detto « Ramillete » nella via di Alameda. All'ingressodella sala erano in vendita i numeri l", 2" e 3" del Condenado giornale rappresentante le idee dei membri del comitato che avevano emesso l'invito per la riunione. Il numero 1° dice che i redattori erano « suLLa breccia disposti a difendere i fini dell'Internazionale, ossia l'anarchia e il collettivismo, come pure l'ateismo, base senza la quale nè la ragione nè la logica sarebbero con loro».

Il numero 2<> tessendo la storia della lotta di una parte della classe operaia di Parigi, ossia la Comune, contro la classe rurale e le altre da esso designate coll'epiteto di borghesi, esorta gli operai a impugnare le armi e a lanciarsi risoluti a combatteTe in imitazione della Comune di Parigi. Il numero 3<> dtmostra chenon può essen-i libertà dove non esiste l'equilibrio dei capitali; che neppure è

compatibile la libertà con qualsiasi autorità, e accenna alle migliaia di società già fondate in tutta la Spagna per arrivare all'anarchia ed allo spoglio dei ricchi.

Alle ore otto della sera si aprì con gran concorso la seduta ed il presidente esponendo che essa era la continuazione di quella antecedente stata interrotta nella sala degli Studi di Sant'Isidoro e tenuta in commemorazione degli operai della Comune, d<J!PO un breve elogio 1sul loro conto, propose la discussione del tema seguente: Condotta che deve seguire iL proLetariato per giungere più pron.tamente aLLa sua più compLeta emancipazione.

Concessa la parola nell'ordine col quale era chiesta, il cittadino Juan Cedlio espose che la classe operaia aveva per nemiche tutte le altre classi. Che esisteva una divisione fra la classe borghese e gli operai. Che la ri·voluzione del 1868 aveva portato soltanto un cambiamento di nome, lasciando sussistere e gran.demente aumentando ogni abuso contro il popolo; non esser per la qual cosa conveniente di dare appoggio a nissun partito ,politico e, giunto un istante opportuno, doversene a!IJ~Profittare ~colle amm:i. Che in questi momenti gli sfOII'zi dell'Internazionale dovevano mirare a promuovere riunioni di operai ed eleggere alcuni di essi come deputati alle Cortes. Il cittadino Justo José osservò che importava all'unione di prendere l'iniziativa e a lui tenne dietro Miguel Rodriguez raccomandando la formazione di un centro d'azione a favore della classe operaia facendo suonar la minaccia d'insurrezione. Finalmente il cittadino José Romero .disse che nissuno aveva in quella riunione .fatto la definizione di ciò che s'intendeva colle parole emancipazione dell'operaio. Che se si voleva emanciparlo dal lavoro come classe, ciò era impossibile perché l'uomo era nato destinato al lavoro. Che l'operaio doveva soltanto aspirare al suo miglioramento materiale e morale e che questo risultato doveva unicamente essere ricercato:

l) Nella giusta ripartizione e distribuzione delle tasse per non essere ag_gravati da esse, adottandosi il vero sistema delle democrazie che è il principio proporzionale.

2) Inviando uomini onesti alle Cortes onde procurare che le leggi sieno ·dirette al bene materiale e morale del popolo e mai alla corruzione e alle spogliazioni che gettano nel dispregio le notabilità politiche della Spagna come si è veduto dopo il 1868.

3) Mantenendo l'ordine pubblico che più di tutto era necessario agli operai per non essere privi di lavoro e per accrescere la prosperità generale e la loro particolare.

Conchiuse perciò condannando coloro che pretendevano destare rivalità e fomentare la guerra di classe, perché tutti gli uomini sono fratelli e perché le discordie producono le grandi crisi le quali sopra ogni cosa indeboliscono la società gettando nella miseria operai e popolo. Affermò infine che il miglioramento materiale dell'operaio d6veva avere per base il suo miglioramento morale e intellettuale.

L'ultima parte di questo discorso nella quale si raccomandava l'urgenza di mantenere l'ordine pubblico nelle attuali circostanze, venne fischiata.

In mezzo al tumulto molti altri presero la parola e molte furono le aberrazioni proposte per giungere alla repubblica socialista tirando partito della forma .iederale che ne offriva il più sicuro cammino.

Uno di questi veementi oratori rappresentò che la repubblica federale doveva comporsi di Stati in cadauna rprovincia indipendenti tda qualsiasi GovernO' centrale e senza organizzazione militare permanente, onde affrancare il popolo dal capitale, ottenere l'emancipazione del lavoro etc .

Un altro, che allegò di essere comandante di un battaglione federale disse:

• nulla si può sperare dalle costituenti. Già si vede quanto succede cogli attuali Ministri, i quali dimenticano i principi che difendevano nell'opposizione e ciò che ci avevano promesso. Distrutto l'esercito, oggi fra Barcellona, Madrid e le mille aspirazioni che abbiamo in !spagna, la Comune, assassinata a Parigi da soldati codardi davanti ai Tedeschi, rinascerà sul nostro suolo. La situazione è nostra sul terreno della forza. Io stesso ho ottenuto una parte dell'edifizio di nn ministero per l'uso del pubblico; che ciascuno scelga un locale che gli convenga;· che nessuno dia il suo voto per mandare deputati alle Cortes perché essi non tengono mai le loro promesse. Operai, il vostro scopo è di fornirvi di munizioni, che di fucili questo Governo inetto ha già abbastanza provveduto iL popolo, contro il quale non possiede elementi di resistenza •.

In somma continuò una discussione senza risultato per decidere se era conveniente eleggere deputati per ottenere la ripartizione di beni; parlarono alcuni forestieri che ,pretendevano essere avanzi della Comune di Parigi, esortando gli: astanti a imitare le gesta dei comunisti.

L'adunanza venne sciolta circa .la mezzanotte e si convenne di convocarla· per un altro giorno.

Ove le cose che precedono non possedessero altro interesse tranne quello df dimostrare una volta di più la posizione di questo Governo rimpetto il partitO' estremo, esse mi sembrano dipingere assai esattamente la situazione.

Il signor Figueras ha fatto smentire che i comunisti ultimamente arrestati a Parigi fossero in possesso di documenti importanti da lui firmati. Ma il Capo del potere esecutivo non può far smentire che il notissimo internazionalista di Ge· rona Rubau Donadeu, di cui venne fatto spesso menzione a V. E. neLla passata corrispondenza di questa serie, sia oggi stesso il suo compagno abituale insieme al quale fece il suo recente viaggio in Catalogna.

Aggiungerò ancora che uno dei membri meglio informati del Corpo diplomatico estero mi assicurò che il signor Figueras aveva concesso agli internazionalisti l'uso di un edificio pubblico a Barcellona per tenere le loro riunioni, e· che ne aveva fatto altrettanto a Gerona.

(l) -Cfr. n. 417. (2) -Cfr. n. 425.
443

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL GENERALE LAMARMORA

L. P. Roma, 4 aprile 1873.

Perdoni per l'errore commesso inviandole per telegramma l'invito di recarsi a votare. Ella sa come si fanno queste cose negli uffici ministeriali. Si prende l'elenco dei deputati e si va avanti. Io scrissi lettere particolari a deputati perché venissero, ma mi presi ben guardia di scrivere a Lei: sapevo purtroppO' in che disposizioni d'animo si trova non avendo ancora dimenticato l'ultima let-· tera. Comunque sia anche questa volta la burrasca è superata, e buon grado O· malgrado nostro rimaniamo inchiodati à la senette; perché il banco dei ministri non è niente di meglio, e Lei lo sa per prova forse più di noi.

Lo Spenner Zeitung, come è suo ufficio, vorrebbe avvolgerci nelle spire di Bismarck distaccandoci affatto e compromettendoci colla Francia. Dovè il signor Wesdehlen adoprarsi pertinacemente per persuadere alcuni ministri presso i quali è più !amigliare, e che sono più accessibili alle simpatie prussiane. Recentemente Egli fece ogni sforzo per impedire che il ministero entrasse in pourparlers coll'inviato francese il signor Ozenne, per la revisione del trattato commerciale, ma per buona sorte non è riuscito. La lotta però è stata assai viva anche in seno del Consiglio. Io ritengo che per ora l'Italia debba mantenersi libera ne' suoi movimenti e non lasciarsi attrarre troppo nè di qua nè di là. Riservarsi insomma la scelta delle sue alleanze secondo gli avvenimenti. Intanto mostrarsi benevola sì ma indipendente verso tutti e da tutti; e impiegare attivamente il suo tempo a ordinare le sue :finanze, il suo esercito e la difesa dello stato, senza precipitazione ma senza ritardo. Questo a mio avviso è il mezzo più sicuro per farci rispettare e ricercare. Io confido che tutti gli uomini di buona voJontà vor,ranno ajutatrci, e che che Lei abbia detto e <pos...<:.a dirmi io sono oeTto di potere fare assegnamento anche sul suo validissimo appoggio. Per ora non spingo la cosa più in là per non farmi strapazzare...

444

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 177. Parigi, 5 aprile 1873, ore 8,15 (per. ore 10,20)..

M. Buffet candidat de diroite et COlliSildéré comm.e adversaiTe de M. Thiers a• été nommé President de l'Assemblée contre M. Martel candidat du Gouvernement. Echec grave pour Thiers.

445

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

T. 79. Roma, 5 aprile 1873, ore 13,30

Si l'Angleterre et autres grandes puissances y consenten t nous adhérons à la prolongation des !pOUVoirs de Rustem Pacha. Veuillez dire à Nubar Pacha que j'ai donné instructions au Consul général à Alexandrie d'insister auprès du Vice Roi pour que S. A. revienne au système qui avait été convenu entre Vous et Nubar.

445·

446

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI

T. 80. Roma, 5 aprile 1873, ore 17,15.

Profì.tez du plus prochain bateau pour écrire au Chargé d'affaires à Montevideo ce qui suit: • Convention pour les créances antérieures à 18'5'2 a été signée aujourd'hui. Le totale des réclamations fì.xé à un million deux cent mille pesos jouissance du 1er janvier 1874. Les autres clauses sont celles du traité Anglo-français. Six-mois pour échanger ratifìcations à Montevideo. Répartition des titres verifì.cation et classement des créances sans intervention de l'autorité locale. Il faut maintenant aviser au meilleur moyen de faire ces opérations sans engager responsabilité du Gouvernement italien. Faites moi connaitre votre manière de voir à ce sujet •.

447

IL MINISTRO A BERNA, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 192. Berna, 7 aprile 1873 (per. il 10).

Come furono nelle mie mani, mi son fatto sollecito Idi (porre sotto agli occhi del Presidente della Confederazione, i documenti inclusi nell'ossequiato dispaccio di questa serie n. 105, in data dell'8 marzo p. p. (l) concernente il preteso Direttorio o Vorovt scismatico dell'Internazionale .sedente in SonvilLier nel Giura Bernese, le mene del quale hanno già formato, ad istanza del R. Ministero dell'Interno, l'oggetto di replicate rimostranze al Consiglio Federale, per parte di questa R. Legazione.

Il signor Ceresole, dopo aver preso cognizione degli accennati documenti e del dispaccio ~cui erano allegati, si dolse cortesemente 1di essere costretto di ripetermi in questa occorrenza, quanto mi era già stato risposto dal suo predecessore e recentemente da lui stesso nell'ultima conferenza che ebbe meco intorno all'argomento medesimo. Il tenore di queste risposte fu già recato a cognizione di V. E. con speciale rapporto nel quale io esponeva come il primo Magistrato della Confederazione, avesse preso l'impegno di vigilare attentamente per far cessare, quandochesia, e per reprimere all'uopo, per quanto lo consentono le pubbliche malleverie, le mene che io gli denunziava.

La vigilanza della Polizia Svizzera e le mLe (particolari indagini non sono riUIEdte ad iscO!Pfire Il prefato direttorio di SonviUier. Tutti 1sanno qui, che nel ricco ed industrioso villaggio di questo nome sono, come in altri comuni della valle di Saint Imier, molti operai di diverse nazioni, fra i quali parecchi Italiani, come si sa pure che non pochi di questi operai fanno parte delle associazioni più

-o meno comuniste che hanno attinenze con l'Internazionale, ma non si è potuto riconoscere nei diversi piccoli Comitati a cui si accentrano in disformi condizioni quelli operai, il formidabile Direttorio che secondo i menzionati documenti,

promuoverebbe .scioperi e congressi dovunque, e principalmente in Svizzera,. dove, per diverse cause già indicate a cotesto Ministero, l'Internazionale è ora in piena decadenza.

Io era in procinto di rispondere in coerenza di ciò che precede, al surriferito disPaccio, ·quando mi ,giun1se quello del 31 marzo ~senza numero) (l) col quale mi si commette di fare novelle pratiche perché le Autorità Svizzere non abbiano a rimanersi, dal badare alle flagranti trame degli instancabili cospiratori di Sonvillier.

Cangiai allora di proposito e mi recai senz'altro al Palazzo Federale all'uopo di eseguire gli ordini ricevuti. Sul Presidente della Confederazione fece anzitutto breccia la parte di quest'ultimo dispaccio in cui si legge, che i Ministri del Re all'Estero avevano con relazioni conformi indicato all'E. V. Sonvillier, come il centro principale donde si fa sentire l'azione dell'Internazionale, nei :paesi presso i quali sono accreditati.

Non è possibile, mi disse l'alto Magistrato che esista in questo paese un centro di cospirazione il quale eserciti un'influenza così pericolosa sopra le classi operaie di tutta Europa, senza che, eccettuato quello d'Italia, nessuno· degli altri Ministri presso la Confederazione ne abbia mai mosso querela, nè questo loro silenzio potrebbe attribuirsi alla riserva diplomatica, avvegnacchè· ognuno qui ben conosca che per motivi di molta minore importanza pei paesi che rappresentano, essi non ri-finiscono di fare rimostranze, soventi, inopportune ed impronte, al Consiglio Federale.

lo stesso per vero dire ho interrogato a codesto riguardo i miei colleghi di qui e tutti mi hanno assicurato d'ignorare affatto ciò che io loro richiedeva. Il signor Lanfrey mi disse che la vigilanza politica nel Giura Svizzero era esercitata ~convenientemente d:a P,refetti dlei Dipartimenti limitrofi, ma che e.gli era ,certo ~che il ,suo Governo lo avrebbe avvertito, se per opera di questi PrefettL fos:se venuto a conoSicere l'esistenza di un simigliante Direttorio nel Giura.

Dall'attitudine presente di tutti gli altri Governi, eccettuato l'Italiano e dal fatto che i cospiratori di Sonvillier, checché essi possan dire, non hanno alcun credito presso gl'Internazionali della Svizzera, nè sono conosciuti menomamente nel Cantone stesso in cui dimorano, il Presidente della Confederazione reputa poter sospettare che il R. Governo ed i nostri Ministri all'Estero non siano tratti in errore, come è accaduto talvolta ad altri Governi, da alcuni truffatori politici aventi stanza nel Giura co' quali possano o direttamente o per indiretto consapevoli o non consapevoli, avere per avventura, attinenza alcuni dei nostri Agenti.

La Svizzera ebbe altre volte a soffrire noie .grandi dalla presen2'la sul suo· territorio di avventurieri di simigli'ante fatta, i quali avevano interesse di far parlare di se .stessi e delle loro opere all'Estero e di nasconderle al paese dove si trovavano. Per questa guisa hanno acquistato non di rado talvolta mediante· i Governi stessi di cui si dichiaravano nemici, una certa rinomanza che lorO'· procacciò quindi il concorso degli avanotti e dei gonzi che senza saperlo somministravano, onde ~cam1pare, a dei tristi, ·cui giovavano le tenebre e che la luce" avrebbe ridotti a niente.

44T

Questi sospetti non sono senza ragione, poiché in ognuno de' documenti esaminati, è fatto in primo luogo cenno delle oblazioni spedite o ricevute al fine di sostenere la stampa consacrata all'apostolato dell'Internazionale, ma di cui, eccettuata alcuna paginetta volante, riprodotta come per derisione dai fogli liberali e conservatori, non è chi abbia mai visto i prodotti della stampa di Sonvillier.

Le oblazioni sono domandate altresì per soccorrere i minutieri scioperanti di ·Ginevra, dove, come ognun sa, questo sciopero è già da lungo tempo cessato.

I congressi che questi truffatori avrebbero promosso in !svizzera od altrove

non sono mai stati l'opera loro. Quello che doveva riunirsi dopo Pasqua a Zu

rigo fu promosso dagli operai di quella città. Lo stesso sarà degli scioperi che

annunziano in altre parti d'Europa.

Queste considerazioni non impediranno la continuazione delle indagini che

il Consiglio Federale si è obbligato di fare. Anzi una inchiesta speciale sarà

istituita a questo fine, perché il Governo Reale, cui ne verranno a suo tempo

comunicati i risultati, possa apprezzare il conto che la Confederazione fa delle

nostre rimostranze ed avvertenze.

Il signor Ceresole però porge preghiera all'E. V. perché voglia da parte

sua, provocare le ricerche opportune al fine di appurare le sorgenti di qua

lunque genere da cui son pervenute le notizie, sulle quali si fondano le de

nunzie ch'io fui incaricato di fare.

Non debbo infine tacere qui, come gl'Italiani che per la maggior parte

attendono nel Giura a gentili e fruttifere industrie e i molti nostri contadini

che vi sono ora utilmente occupati nella costruzione delle ferrovie, meritino

di essere con ogni cura protetti. Questa legazione non fa mai loro difetto a

codesto riguardo. Se alcuno di essi è stato colà sedotto dalle predicazioni so.cialistiche, la maggior parte è rimasta immune da quel contagio. Onde sia che io credo di dover usare qui di molte cautele per impedire che i nostri non siano confusi cogli operai di altre nazioni, che come quei della Germania fecero un tempo sì grande abuso della ospitalità Elvetica.

(l) -Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

448

IL MINISTRO A L'AJA, BERTINATTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. 92. L'Aja, 7 aprile 1873 (per. il 12).

Il contegno da me tenuto con questo Ministero come tosto, mercè il Dispaccio riservato N. 24 (serie politica) (l) mi vennero fatte conoscere le precise intenzioni del Governo del Re rispetto ad uno stabilimento penitenziario nell'arcipelago malese, e le spiegazioni, ed assicurazioni da me date a questi statisti di vario colore onde dissipar, quando ne ebbi il destro, le appcr:-ensdoni, ed i timori da essi concepiti sul conto nostro rispetto ai loro possedimenti nelle Indie orientali, hanno finito per raggiungere lo scopo desiderato dall'E. V. Le stesse guerresche complicazioni attuali a Sumatra tra l'Olanda ed il

Sultano di Atchin (che riusciranno, credo, ad una conquista per parte dei Batavi), ed il Dispaccio dell'E. V. n. 28 (l) (serie politica) che in previsione di

-esse mi venne indirizzato, e che mi giunse molto a proposito, mi giovarono non poco per far prevalere, ed accettare da questo Ministro delle Colonie le nostre vedute in genere riguardo alla politica coloniale, nonché riguardo all'indirizzo 1praUco, che intendliam dare quando che sia alla fondazione l()enale onde si tratta.

Gli uomini influenti in questo paese, coi quali mi misi successivamente in relazione, riuscirono a convincersi della nostra lealtà a loro riguardo, e non solo non mi sembrano più gelosi dell'Italia risorta, come in passato, ed alieni anzi,ché no dallo intendersi amichevolmente con noi, 'IDa mi pajon, all'incontro, esser desiderosi di avere un'occasione favorevole onde renderei quei maggiori servigì che stanno in loro facoltà, e che noi possiamo bramare.

In seguito a varie intime conferen:zJe avute col Van de Putte, e tutre, mancomale, d'un carattere confidenziale, io sono oramai in grado di affermare all'E. V. che qui si è disposti ad entrare in qualche trattativa con noi onde .agevolarci lo scopo che ci preoccupa, ed a farci eventuaLmente qualche proposta anche più larga, dato che la fiducia possa esser maggiore, e più salda in noi, che nol sia, e nol possa sempre essere nei potenti loro vicini.

L'essenziale in giornata si è di conoscere le nostre vedute particolari per .addivenire quindi ad uno scambio hinc inde d'idee sul proposito. Qui si conosce l'arrivo in Italia del Comandante Racchia. Si ha un'ottima ~iinione intorno alla sua capacità, e si sarebbe lieti, credo, se si potesse venire ad un pourparZer col medesimo, che io pure conosco personalmente, ed al quale darei, occorrendo, tutto il mio appoggio ove l'E. V. il credesse opportuno.

Il Barone de Gericke non è puranco informato dell'oggetto di questo mio dispaccio, che deve, per ora, rimaner segreto. L'affare è intieramente iniziato dal signor Van de Putte ohe intende risenvarlo a se stesso, e che non ne informerà i suoi colleghi fuorché nel momento che gli parrà più conveniente per promuoverne l'attuazione se si risponde dal lato nostro alla sua entratura.

(l) Non pubblicato.

449

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

(Carte Robilant)

L. P. Roma, 8 aprile 1873.

Ricevo oggi la vostra lettera del 4 (l); credo che nella mia ultima spedizione abbia già risposto a una parte di questa lettera. Vi darò per altro tosto qualche schiarimento sulle parole da me dette al Conte Wimpffen. Alla fine di un colloquio affatto confidenziale su cose politiche e non politiche, il Conte Wimpffen mi toccò dell'argomento, dicendomi che mi parlava in nome suo personale ed esprimendo il desiderio che l'evento potesse verificarsi e l'opinione che sarebbe stato ottima cosa che si verificasse. Gli risposi che io pure, come uomo politico dividevo la sua opinione e desideravo che la cosa fosse possibile, e accentuai il mio desiderio personale in modo che l'espressione che vi davo corrispondesse alla sua. Non potevo fare altrimenti poiché avrei potuto

lasciar supporre ciò che non è, vale a dire che qui vi sia qualche partito presO> contrario o delle disposizioni poco favorevoli anche nel campo delle idee politiche, mentre le sole difficoltà sono quelle che voi sapete, che sono ispirate al Re da un alto sentimento di delicatezza e che sparirebbero dinanzi a un atto di iniziativa personale dell'Imperatore. Del resto, altro non aggiunsi al Conte Wimpffen e non gli lasciai neppure presentire la possibilità di un impegno.

Scrivo oggi al Re pel telegramma da mandare a Vienna il giorno stesso delle nozze dell'Arciduchessa. Non dubito che S. M. lo farà molto volentieri. Vi prego dunque di indicarmi il giorno preciso delle nozze in modo che vi sia il tempo necessario perché S. M. è in Piemonte. Voi mi chiedete della situazione del Ministero. La questione del macinato offriva un grave pericolo che fu superato. Credo, dopo questo voto che le questioni finanziarie, a meno che il Mirustero stesso non lo vnglia, non offiriranno (più, per l'attuale sessione delle occasioni inevitabili di crisi.

Ma fra quindici giorni avremo dinanzi alla Camera la legge delle corporazioni religiose. Ora ecco qual'è, a questo riguardo, lo stato delle cose. Il controprogetto della Commissione, anche qual'è, incontrerà molta opposiziOne; benché non si possa dire sicuro il risultato, io sono però persuaso che se il Ministero s'accorda con la Commissione su questo controprogetto, con qualche modificazione che forse potremo ottenere, vi sarà una maggioranza per accettarlo. Se invece il Ministero persiste nel suo progetto primitivo, specialmente per quanto concerne i Generalati, e lo oppone al controprogetto della Commissione, vi è posso dire la certezza assoluta che saremo battuti. Pei Generalati non si potrà dunque ottenere che il sistema della Commissione.

Il Presidente del Consiglio è partito per le feste di Pasqua. Sarà di ritorno· domenica e allora il Consiglio deciderà se deve o non deve accettare il progetto della Co.rnmiiSisione e mettersi d'accordo con essa. È virtuailmente decidere la questione della crisi. Aggiungo che, purtroppo, la decisione dipenderà in gran parte da me, perché Sella si disinteressa della questione e se mi dichiaro assolutamente contrario a una transazione, credo che il Ministero mi seguirà per questa via.

Ora la decisione è penosa. Da un lato la responsabilità di provocare, nelle circostanze attuali, una crisi con un voto parlamentare in seguito al quale rimarrebbe poca libertà al Re di formare un nuovo Gabinetto altrove che nell'opposizione e per una questione sulla quale non converrebbe al partito moderato di sciogliere la Camera e di fare le elezioni. Dall'altro Iato voi conoscete il controprogetto della Commissione, le differenze sono notevoli, la legge sarà più difficile a eseguire, voi sapete il linguaggio che ho sempre tenuto e vi confesso che il fatto di un Ministero il quale presenta sopra una questione importante un progetto e ne accetta un altro notevolmente di'Verso mi ispira una enorme ripugnanza e che un istinto assai forte mi spinge a dare il mio portafoglio come pegno della lealtà del mio linguaggio. Se mi facessero delle osservazioni non saprei che cosa rispondere, poiché la mia opinione è nota e non potrei accettare la responsabilità di una alterazione qualunque di rapporti in seguito a un fatto indipendente dnlla mia volontà. Il giorno in cui il nostrO'

progetto fu pubblicato noi abbiamo... (l) implkitamente ,che la nostra soluzione la credevamo compatibile e cogli interessi dei cattolici e con quelli dell'Italia. Ora come sostenere con la stessa voce che una soluzione diversa è ugualmente buona? V'è in ciò un sentimento che mi domina e che appartiene più ancora all'ordine dei sentimenti pr1ivati che dei politici. gccovi dunque quale è finora lo stato delle cose.

(l) Non pubblicata.

450

IL MINISTRO A BERNA, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 193. Berna, 8 aprile 1873 (per. il 12).

Essendomi recato ieri al Palazzo Federale per dar recapito ad alcune faccende attinenti al Regio Servizio, il Presidente della Confederazione mi accolse con singolare benevolenza e rammentandomi come, non ha guarì, io mi fossi !agnato con lui che la Confederazione non avesse modo d'impedire la Corrispondenza di Ginevra, foglio semiclandestino, che al soldo della reazione clericale si era dato la missione d'infamare con ogni maniera di calunnie alcuni Govèrni amici della Svizzera e, principalmente l'Italiano ed il Tedesco, mi annunziò confidenzialmente che il Consiglio Federale aveva risoluto di far cessare una così vit:uperevole pubblicazione.

Avendo io quindi chiesto a lui per quali mezzi, con le vigenti leggi sulla stampa intendesse raggiungere questo lodevole scopo, mi fu detto che dopo l'allontanamento del signor Mermillod che era l'anima di tale corrispondenza, questo foglio trovavasi ora esclusivamente nelle mani di alcuni stranieri di nazionalità diversa che saranno espulsi dalla Svizzera senza che vi abbia luogo a temere che i rispettivi Governi abbiano a reclamare in loro favore.

In questa stessa occasione il signor Ceresole mi partecipò che il Consiglio Federale darebbe esecuzione ad una sua ordinanza che è già in pronto da un anno per impedire il ritorno di Don Carlos a Ginevra e per snidare da quella città le combriccole legittimiste.

La risoluzione concernente la Corris.pondenza di Ginevra è stata senza dubbio provocata dagli improperi ch'esso foglio scagliava contro il Presidente della Confederazione all'occasione della cacciata del Vescovo di Hebron, e fors'anche dalla considerazione che questa risoluzione non sarà per dispiacere a Berlino.

Non so quale sarà realmente l'effetto di questi provvedimenti. Ho stimato in ogni caso doverne informare l'E. V.

451

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. 459. Roma, 9 aprile 1873.

Avendo il Ministro dell'Interno di nuovo chiamato la mia attenzione sopra la questione dei passaporti con la Francia, io dovetti fargli conoscere che se· condo ~e informaz:ioni trasmessemi da V. S. ,cop il ~rap,porto del 4 macr-zo (2),

noi non potevamo lusingarci che il Governo della Repubblica volesse per ora

abrogare le disposizioni adottate sulla frontiera italiana relativamente all'ob

bligo di presentare un passaporto regolare per entrare in Francia. Di tale que

stione si occupano intanto anche i giornali del nostro paese, ed alcuni di essi

muovono acerba rampogna al Ministero stimando che di tale affa,re il Governo

italiano non si sia occupato colla necessaria attività. In uno degli ultimi giorni

di marzo la Gazzetta di Torino, giornale di quaLche 1mportanza nella città

dove si pubblica, rivolge un appello alla Camera di Commercio, proponendo

venga adottata un'energica risoluzione nel senso di sollecitare dal Governo i

passi necessari per risolvere una questione di cui più vivamente si preoccu

pano, come è ben naturale, le popolazioni delle provincie confinanti con la

Francia.

Dopo i passi fatti da V. S. lll.ma presso il signor di Rémusat, e la risposta

datale da codesto Ministro, io crederei senza utilità il ripetere delle formali

istanze che, probabilmente, non condurrebbero a miglior effetto. Ma stimo ciò

nondimeno opportuno che V. S. conosca l'importanza che ha acquistato la que

stione dei passaporti, e quella sempre maggiore che avrebbe se il ceto com

merciale torinese aderisse alle sollecitazioni della stampa, e porgesse in pro

posito delle petizioni al Governo od al Parlamento.

Se la questione venisse alla Camera, io non crederei vantaggioso alle rela

zioni dell'Italia con la Francia il pubblicare le lettere scambiate fra V. S. Ill.ma

ed il signor di Rémusat intorno a questo affare. Epperò sarà bene che Ella,

sapendo come stanno le cose, colga ogni opportuna occasione di far sentire

al Ministro degli Affari Esteri della Repubblica che questa questione potrebbe

dar motivo ad una discussione che, nelle presenti condizioni, non gioverebbe ai

buoni rapporti fra i due paesi.

(l) -La lacuna è nell'originale. (2) -Cfr. n. 397.
452

IL CONSOLE A SINGAPORE, FESTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. S. N. Singapore, 9 aprile 1873 (per. il 16).

Coll'ultimo corriere, qui giunto ieri l'altro, mi pervenne l'ossequiato dispaccio di V. E. sotto la data 3 marzo 1873, di serie politica S. N. (1).

In esso m'è delineato l'intendimento del Governo del Re intorno alla creazione d'una colonia penitenziaria nell'estremo oriente, ed alle missioni del Commendatore Racchia e Commendatore Giordano; intendimento ora modificato in senso restrittivo in faccia all'accoglienza poco favorevole dimostrata dai Governi dell'Inghilte11ra e dell'Olanda.

Io bramo che V. E. si accerti che conformerò esattamente la mia condotta alla linea che mi viene prescritta, e mi convinco, che a quest'ora Ella ha riconosciuto non solo esagerate, ma menzognere le asserzioni dell'Olanda a carico mio, essendo la pura, la esatta verità quanto io avevo l'onore di scrivere a

V. E. col mio rapporto del 26 marzò p.p. (2). Del resto V. E. vorrà convenir

meco, che la progettata occupazione di Acheen per parte dell'Olanda era cer

tamente atta a fomentare per quel momento sospetti e timori, che forse altri

menti non si .sarebbero suscitati.

Sarà tuttavia per me un dovere stretto il procedere, se possibile, anche con

maggior circospezione che in passato, pur prestandomi ai bisogni delle navi

e dei funzionari, che V. E. credesse di mandare in queste regioni, per quello,

come rper altro scopo. A questo riguaDdo, spero che tanto il Commendatore Rac

chia, che dl Commendatore Giordano rpotll"anno dichiaraJII"si soddisfatti di me.

N otiz.ie, che ho da Labuan sulla R. Pilrocorvetta Governolo, mi fanno co

noscere che quella R. nave fu molto ben accolta in Sarawak dal Rajah Carlo

Brooke, col quale, mesi sono qua in SingapoTe, mi sono legato di ottimo rap

porto, e tale, che gli presentai qui il Commendatore Giordano e fu da lui invitato

a Sarawak.

Anche in Labuan ebbe la nave ottima accoglienza; e di là si apprestava a

lasciare H Commendatore Giordano sul continente di Borneo per una perlustra

zione della parte Nmrl, Novd-est, di quell'isola hnmensa; mentre f:rattanto la cor

vetta avrebbe visitato la costa e le baje e l'isola di Banguey, salvo a portare

dQpo, in questa, il Commendatore Gio11dano per una ispezione all'interno. Dopo

ciò la corvetta intende andalre a Manila poi ad Hong Kong.

È degno di nota che il Governo dell'Impero Germanico anch'esso pare va

gheggi il pelllSi!ero di avere una 'colonia nell'estremo Oriente. Difatti la Piro

corvetta • Nympha • Capitano Von Blanc di 92'5 tonnellate, parti di qui quasi

contemporaneamente alla • Governolo • per ignota missione nell'arcipelago di

Sulu, e mi si disse ed ora mi si conferma andar essa ad occupare un'isola per

.conto della Germania.

(l) -Cfr. n. 392. (2) -Recte 27 marzo; cfr. n. 436.
453

IL SEGRETARIO GENERALE ALL'INTERNO, CAVALLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. R. P. 3104. Roma, 10 aprite 1873 (per. l' 11).

Da qualche mese si diffondono voci con qualche insistenza nella Sicilia e

nelle Calabrie di prossimi movimenti insurrezionali.

Sebbene si abbia argomento di ritenere che si tratti di vane millanterie

del partito avanzato, tuttavia quelle voci sparse con maliziose arti, valgono a

mantenere qualche inquietudine fra quelle popolazioni.

Interessa quindi di rintracciare per diverse vie la fonte di siffatte dicerie

e di siffatti propositi sovversivi, onde parrebbe opportuno di far praticare

qualche indagine a Malta, per riconoscere, se come non è improbabile, non si

rannodi colà alcun filo delle trame repubblicane che si vorrebbero ordire in

Sicilia e nelle Calabrie.

Sarei quindi tenuto all'E. V. se volesse, come già altra volta, procurarmi ·per mezzo del R. Console di Malta confidenziali informazioni sulle relazioni che colà si possano mantenere al partito d'azione nelle menzionate Provincie.

454

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Parigi, 10 aprile 1873.

V'informo confidenzialmente che in una delle ultime udienze il signor de Rémusat disse al Conte di Arnim che il Governo francese era assai preoccupato dei progressi dai Carlisti in !spagna, e gli domandò se non vi fosse opportunità che i Governi di Francia, d'Allemagna e d'Italia avvisassero d'accordo per un'azione combinata, destinata a scongiurare il pericolo d'un trionfo finale dei Carlisti. Il Conte d'An1:im non ha, 'CJ"edo, nessuna istruzione che lo abiliti ad entrar in uno scambio d'idee a questo proposito. Egli si limitò quindi a riferire al suo Governo questa specie d'entratura fattagli da Rémusat, se pure può chiamarsi con questo nome. Rémusat finora non mi parlò di ciò; e Thiers non ne !Parlò nemmeno esso nè ad Arnim. nè a me benché nelle sue convlell'Sazioni con noi si mostri anche egli preoccupato degli affari di Spagna. So che egli ha fatto pervenire al Maresciallo Serrano consigli destinati a spingerlo a mettersi a capo del partito repubblicano suo devoto. Io non so veramente che cosa, nel momento attuale, i tre Governi potrebbero fare di utile per la Spagna nell'intento d'allontanare la probabilità d'un trionfo del partito Carlista. Previsioni e progetti mi sembrano finora prematuri. Ad ogni modo chiamo la vostra attenzione fin d'ora su questo argomento.

455

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2M. Costantinopoli, 11 aprile 1873 (per. il 18).

L'Egregio titolare di questa Legazione, il signor Conte Barbolani, è par

tito in congedo nella notte dal 5 al 6 corrente pell'Italia.

Io ho assunto in conseguenza la gestione degli affari di questa Missione. Nel sobbarcarmi di bel nuovo a tale non lieve incarico, mi permetto di rispettosamente raocomandamni alla indulgente benevolenza di già esperimentata dell'E. V. di cui ho pur tanto mestieri.

La questione per anco insoluta della riforma giudiziaria in Egitto è fra

quelle che continuano a richiamare la dovuta attenzione di questa Legazione.

Nubar Pacha, come è noto di già all'E. V., mi fece parte ieri l'altro d'un.

telegramma allor ricevuto dal Khedive, in cui Sua Altezza dichiarava di non

poter accettare né nei termini, né nelle sue conclusioni la lettera del l marzo·

u.s. per cui il Conte Barbolani prendeva atto delle dichiarazioni fattegli dal suo Ministro circa la composizione dei nuovi Tribunali da insediarsi in Egitto.

Siffatti Trtbunali venrebbero ad essere, secondo le eSJpressioni del Khedive. dei veri Tribunali internaZJionali e non più dei Trtbunald egiziani; la Porta annuì alla istituzione di questi e non di quelli, quindd essa awebbe dritto d'annullare ogni concessione fatta a questo riguardo.

Nubar Pacha mi richiese di far conoscere queste dichiarazioni di Sua Altezza al Governo del Re, di cui desiderava vivamente di conoscere le conseguenti formali intenzioni.

Se il Governo Italiano consente, mi soggiungeva Nubar Pacha, ad accontentarsi delle dichiarazioni contenute nella sua lettera delli 24 febbraio sulla futura composizione dei Tribunali e delle Corti facendo in modo come non si fosse altrimenti risposto ad essa, ovvero segnandone semplicemente ricevuta con qualche frase benevola e generale, siccome fece, a suo dire, questo Ministro d'Allemagna, la riforma avrà il suo pratico seguito, qualunque sieno le opposizioni che continuino a venir da altra parte cioè di Francia; il venirne a capo è bisogno, diceva, che lo riguarda. Se il Governo del Re insiste pel mantenimento puro e semplice delle espressioni e del senso della lettera responsiva in discorso, il progetto di riforma ha a considerarsi come completamente caduto a vuoto.

Ho cercato inutilmente di provare al Ministro del Khedive come nulla as

solutamente vi fosse di lesivo delle altrui suscettibilità nelle frasi e nel senso

d'una comunicazione che non fa che confermare un comune precedente con

certo, comunicazione per cui egli stesso avea dinanzi espresso il miglior gradi

mento; Nubar Pacha rispondeva ognora, essere non poter dire come e quanto

dolente di esser andato troppo oltre nelle concessioni e nelle dichiarazioni fatte

da lui su questo punto -aver dovuto farne la sincera confessione egli stesso

al Suo Signore,. il quale non può da esse trovarsi vincolato.

Dai rtscontri che l'E. V. stimerà far .giungere a Nubar Paocha su questo proposito, egli afferma che regolerà il tenore della risposta che deve tuttora dare alle domande fattegli in forma ufficiale da questo Ambasciatore di Fran.cia, sullo stesso proposito.

456

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

D. 287. Roma, 14 Aprile 1873.

Mi pregio accusarle ricevuta dei rapporti politici di codesta R. Legazione .sino al n. 1175 illJCluso. Ella conosce il vivo interesse con cui si seguono in Italia

gli avvenimenti della Germania, epperciò Le sono particolarmente grato anche

di quella parte del carteggio politico che a quegli avvenimenti si riferisce.

Delle accoglienze fatte a V. S. alla Corte di Baden non dubitava. Il Sovrano e la Famiglia Regnante di quel ducato si dimostrarono in ogni occorrenza animati di sentimenti della più viva simpatia per l'Italia. Sono convinto che, se le mutate condizioni politiche più non richiedono la presenza di un nostro rappresentante permanente a Carlsruhe, non soffriranno da tal fatto le nostre relazioni col Governo e la Corte Badese.. relazioni che a V. S. Ill.ma sono ora pHrticolarmente raccomandate.

Al rapporto del 3 ma,rzo (n. 1155) (l) rispondo per la parte che si riferisce alle trattative commerciali con la Francia, con un dispaccio di Serie commerciale. In quel dispaccio sono esposte le ragioni che sul terreno economico e finanziario ci dirigono nelle trattative stesse. Tali ragioni attenuano l'importanza politica di un negoziato che ha bensì due aspetti diversi, l'uno politico e l'altro economico finanziario, ma che noi dobbiamo anzitutto esaminare sotto quest'ultimo punto di vista.

457

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 296. Madrid, 14 aprile 1873 (per. il 25).

Quanto ho finora scritto a V. E. sulle ispirazioni politiche che dominano il Potere esecutivo della Repubblica Spagnuola ha ricevuto piena conferma in questi giorni.

Ogni speranza di indUI'Ire il signor Figueras ad assumere un'attitudine energica rimpetto ai partiti veementi, prezzo al quale le numerose frazioni di conservatori facenti capo nella personalità del Maresciallo Serrano promettevano il loro appoggio alla forma repubblicana che avrebbe saputo far rispettare l'ordine pubblico, è ormai svanita. Quantunque molti sieno stati gli ingannati dalle buone disposizioni che il Ministero dichiarava nutrire e dai sentimenti concilianti spiegati specialmente dal signor Castelar, era evidente per chiunque~ avesse seguito con attenzione l'andamento delle cose che la preponderanza demagogica l'avrebbe vinta.

Infatti riammettendo nell'esercito alle condizioni che venivano esatte le parecchie centinaia di ufficiali che il memorabile decreto del Generale Cordova tolse· all'artiglieria, il Governo ultra repubblicano che ora impera avrebbe fornito l'arma più micidiale contro la sua esistenza. Non soltanto ristabiliva un corpo distintissimo il ,quale per tradizione avrebbe obbedito al Generale che l'opinione pubblica addita come quello che potrebbe porsi alla testa di una dittatura, ma l'artiglieria ricostituita avrebbe servito di nucleo al resto dell'armata.

L'Ambasciatore di Francia prestò fede alla possibilità di un componimento· che avrebbe dato un indirizzo più moderato al Governo. Egli medesimo non mi celò di aver ricevuto istruzioni di appoggiare questa transazione, e i frequenti abboccamenti che ebbe col signor Castelar nel lungo periodo durante il quale penderono i negoziati provano, quand'anche non avessi avuto quell'assicurazione dalla bocca stessa del Marchese di Bouillé, l'importanza che il Gabinetto di Versailles annetteva alla conclusione di un accordo colle frazioni conservatrici. Personalmente il signor Thiers dimostrò il suo interesse al Duca della Torre colla lettera rivolta alla moglie di quest'ultimo residente a Biarritz e che

imprudentemente venne, dicesi per la nota vanità di quell'ambiziosissima donna,.. resa di pubblica ragione. Il Duca scrisse una lettera di ringraziamento al signor Thiers di cui il Marchese di Bouillé fu l'intermediario e tutto questo non passò inosservato nel campo dei repubblicani avanzati. Il passato del Maresciallo, la posizione che occupa nell'esercito, le riunioni tenutesi in casa sua dai signori Sagasta, Topete, Rios Rosas e Romero Ortiz le quali palesavano un'attività nei conservatori da molto tempo non più veduta, e le ragioni ovvie che nella presente situazione della Francia il signor Thiers deve avere per favorire da questo lato dei Pirenei, l'avvenimento di un Governo d'ordine nemico della rivoluzione, sono altrettante cause che avrebbero dovuto far dubitare dell'apparenza di sincerità dai ministri che seggono oggi al potere un istante dimostrata, forse per un altro motivo tranne quello di guadagnar tempo e avvicinarsi all'epoca delle elezioni senza timore che alcuna forza costituita venga a disputar loro il trionfo. Come tale conciliazione potesse da taluni mettersi nel novero delle cose probabili, reca invero meraviglia; dato un impulso meno demagogico alla cosa pubblica, gli uomini che ia reggono diventano impossibili e, sotto l'influenza dei clubs federalisti, dovettero finalmente gettare la maschera.

Quanto al signor Castelar, la personalità più conciliante del gabinetto e sulla quale i conservatori fondavano molta speranza, la sua posizione è la seguente. Egli è un uomo debole che per coltura e merito letterario si trova connesso colla miglior società. Questa circostanza aprì l'adito a porsi in comunicazione con lui, con molta soddisfazione del suo amor proprio. Ma anche ammettendo che il signor Castelar sia di buona fede e che il suo distinto ingegno gli faccia vedere il pericolo in cui versa la repubblica di fare naufragio sullo scoglio dell'anarchia, il passato lo lega ai suoi compagni e la solidarietà da lui sempre professata lo condanna a far causa comune con loro. Non uno dei discorsi da lui pronunciati da che si trova al Ministero, è scevro di allusioni significanti della politica che segue il potere esecutivo spagnuolo tanto all'interno, quanto rispetto alle potenze estere e sopra di ciò non havvi dunque campo a farsi illusione.

Il tempo che ci separa dalle elezioni non è che brevissimo e le opinioni le più autorevoli sono divise sulla probabilità degli eventi che potranno verificarsi nell'intervallo. Io non so veramente ove sia l'uomo o l'elemento che possa impedire ai partiti violenti di averle interamente in loro balìa. Molte persone assennate reputano che sarà indispensabile di ritardare la riunione dei comizi sia a causa dell'astensione di tutti i partiti politici eccettuato il repubblicano maggiormente accentuato sia a cagione dell'insurrezione Carlista che domina in un numero sì grande di provincie, e che allora il Duca della Torre potrà coll'appoggio dei conservatori e dei generali che si riannodano attorno a lui, tentare un colpo di Stato in favore di una dittatura per combattere l'idra rivòluzionaria.

Altre persone di uguale esperienza pretendono invece che il Maresciallo non possegga più l'energia che lo distingueva altre volte e che non avendo avuto l'ordine di porsi alla testa di un pronunciamento l'indomani dell'abdicazione del Duca di Aosta quando lo stato delle truppe non era quello di oggi e quando tutte le circostanze potevano favorirlo, sia poco probabile che voglia ora lanciarsi in un'avventura resa così rischiata dai tanti ostacoli del momento.

Non posso che ripetere perciò a V. E. che nella situazione attuale della Spagna tutto è possibile, e che dall'eccesso del male può forse uscire una soluzione che il personaggio politico più illuminato durerebbe fatica ad accennare.

(l) Cfr. n. 395.

458

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 18.9. Costantinopoli, 15 aprile 1873, are 17,27 (per. ore 20).

Ruschdi Pachà Sirvani Zadé a été nommé Grand' Vizir. Sa Majesté aurait laissé entendre dernièrement qu'elle ne trouvait Essad Pacha assez rompu aux affaires. Une partie du public attribue la disgrace à des intrigues concernant I'emprunt contracté dernièrement.

459

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

(AVV)

L. P. Roma, 15 aprile 1873.

Vi scrivo due righe col corriere benché non abbia gran cose a dirvi. Lessi con qualche meraviglia quanto mi avete scritto sulle parole dette dal signor de Rémusat al Conte Arnim, sugli affari di Spagna (1). Non so davtvero che cosa di pratico sì possa proporre. Ad ogni modo staremo a vedere se le preoccupazioni di cui le parole che mi citate sono un sintomo avranno un seguito qualunque. La sola cosa un pò concreta che esista finora in fatto di politica iberica -è una certa disposizione delle Potenze a proteggere con effi.cacia il Portogallo.

Da qualche giorno il Papa è alquanto indisposto di salute. Finora pare non

vi sia ragione di vicino allarme, solo lo stato del Santo Padre diventerebbe

grave se esso si prolungasse, perché anche una infermità non grave diventa tale

per un vecchio se si prolunga e se si accompagna, come pareva ieri e ieri l'altro,

a una diminuzione di forze. Oggi però le notizie sono alquanto migliori. Four

nier esce ora dal mio Gabinetto. Egli è venuto a parlarmi appunto delle voci

che corrono sulla salute del Papa, mi disse che Rémusat ·gli aveva scritto in

proposito e lo aveva incaricato di chiedermi se avevo qualche cosa a dire sulle

previsioni nostre e sul da farsi ne1 caso d'una vacanza della Santa Sede. Gli

dissi che la prima e formale· dichiarazione che gli facevo è che l'ordine il più

completo, la più completa tranquillità avrebbero, in ogni caso, assicurato la

libretà morale e materiale la più assoluta al Conclave radunato in Roma. Quanto

al resto esposi sommariamente le idee conformi a quelle che parmi avervi fatto

conoscere l'estate scorsa, quando fra alcuni Governi avvenne uno scambio di

idee. Dissi che l'interesse tanto della Francia quanto dell'Italia era che fosse

eletto, se possibile, un Papa a tendenze moderate e concilianti; e la nuova no

mina non fosse il segnale di maggiori turbamenti nel mondo cattolico e non

aggravasse le difficoltà attuali. All'Italia non conveniva esercitare un'azione troppo apparente che avrebbe nociuto piuttosto che giovato. L'intento desiderato era primo che non si facesse una elezione sommaria e precipitata perché il partito estremo l'avrebbe manipolata e nelle condizioni attuali della Società Cattolica, la elezione stessa avrebbe potuto essere contestata; secondo che il Conclave si tenesse in Roma perché il Conclave fuori di Roma era anche il nuovo Papa fuori di Roma e sulle braccia di qualche Governo. Se il partito esaltato avesse avuto un primo trionfo o nella forma o sul luogo dell'elezione, lo avrebbe avuto indubbiamente anche nella scelta del candidato. Quanto poi a questa ,scelta, noi non potevamo avere un •candidato; ma desideravamo che le Potenze che potevano averlo e che desideravano un'elezione moderata si concertassero fra di loro. Ma speriamo che il Santo Padre si ristabilisca in salute.

Frattanto tra otto o dieci giorni avremo alla Camera la legge delle Corporazioni religiose. A quest'ora avrete potuto avere il progetto della Commissione e compararlo col nostro. Il nostro è, a mio avviso preferibile, più chiaro a comprendersi sopratutto più facile ad eseguirsi. Alla Camera però la situazione è la seguente. Il progetto della Commissione, accettato da noi con qualche modificazione, incontrerà delle serie difficoltà ma finirà coll'ottenere una maggioranza che lo voti. Se invece persisterà nel suo primitivo progetto opponendolo alla Commissione, saremo senza dubbio battuti. L'alternativa poco lieta è dunque questa; o prendere la responsabilità d'una crisi ministeriale dopo un voto che non lascerà libertà al Re di costituire un Ministero altrove che nella sinistra e in una questione sulla quale non converrebbe fare l'elezioni; o accettare un progetto che modifica il nostro, che è meno soddisfacente, meno conforme al linguaggio .finora tenuto e vi confesso che, per me almeno la ripugnanza è enorme. In questi tre o quattro giorni, ora che i miei colleghi sono di ritorno a Roma, prenderemo un partito. Finora la diplomazia tace. Tanto il Ministro d'Austria, quanto quello di Francia non hanno ricevuto isWuzioni di tenermi parola in proposito, o di farmi osservazione di sorta sul progetto della Commissione o sull'attitudine, che il Ministero potrà prendere. A Versailles forse il Governo non sarà malcontento che la questione scompaia quasi dietro le tante altre preoccupazioni della Francia. A Vienna credo che il Conte Andrassy è convinto delle nostre difficoltà, non vorrebbe aumentarle e preferisce un articolo meno buono sui Gen~alati a un mutamento nell'ind~rizzo della politica moderata in Italia, poiché la situazione parlamentare è quale ve la esposi.

Le mie comunicazioni sulle trattative commerciali vi avranno posto al corrente della questione come qui si è presentata durante le trattative col signor Ozenne, che ,probabilmente arvrete anche veduto. Il signor Ozenne non ottenne tutto, ma ottenne, a mio avviso, quello che poteva ragionevolmente sperare. Pensate che se non ci ,fossero state le considerazioni politiche, il solo fatto che la proroga proposta al Trattato è di un anno solo, sarebbe bastato perché non si vedesse alcuna ragione seria a fare delle nuove stipulazioni per un anno. Il signor Ozenne avrebbe preferito la stipulazione immediata di un Trattato di principio, ammettendo però che la tariffa si sarebbe discussa fra cinque mesi. Questa forma, da cui non appariva la reciprocità, avrebbe incontrato la maggiore opposizione nella Camera e nel paese. La forma adottata è quella che ci mette meglio in grado di giustificare il nostro operato e risponde meglio allo ,stato della questione, poiché la trattativa consisterà per .avere nella discussione delle tariffe. Frattanto il signor Thiers ha ottenuto forse tutto quello che si riprometteva dalla missione Ozenne, vale a dire l'argomento di una concessione già ottenuta da far valere a Vienna e a Berna e sopratutto una prova da far valere dinnanzi all'Assemblea che, almeno per quanto riguarda l'Italia, ciò che egli aveva sostenuto, intorno alla possibilità di procedere ad una Tevisione anticipata dei trattati in vigore sulla base della legge sulle materie prime, non era 3enza fondamento.

(l) Cfr. n. 454.

460

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A BELGRADO, JOANNINI; AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

.R. 186. Belgrado, 15 aprile 1873 (per. il 20).

Il Ministero avea rinunciato in massa quando passò all'altra vita il presidente del Consiglio; in omaggio, dissero, ai principi costituzionali.

Ieri fu alla fine annunciato il nuovo ministero fatto e presieduto dal signor Ristié; nei primi giorni che seguirono la morte del Generale Blaznavatz sembra il Principe avesse riluttanza a commettere al signor Ristié di comporlo ed in fatto sarebbe la cuTa stata forse affidata al signor Marinovié, se questi avesse accolto con minore freddezza le proposte fattegli: egli non rifiutò in modo assoluto l'incarico, ma pregò il Principe a non imporgli una cura ch'egli considera gravosa e difficile.

Son conservati nella nuova amministrazione in maggior numero gli antichi ministri : il signor Ristié ha la presidenza e gli esteri come per il passato: all'interno è posto il Prefetto di Belgrado, signor Tussakovié, uomo onesto ma intellettualmente, parmi, poco atto all'ufficio: alla guerra ed ai lavori pubblici furono nominati il Tenente Colonnello Leschjanin ed il signor Alimpié prefetto di Passarovitz; ambo stimatissimi; l'Alimpié è giudicato inoltre come dotato di una coltura di gran lunga superiore ai suoi colleghi, alla quale unirebbe fermezza di propositi. Insomma il ministero, in quanto a persone è migliorato: la nomina di Alimpié, dovrebbe particolarmente essere approvata perché introduce un nuovo elemento nell'amministrazione e rompe quell'esclusione e quel dualismo che regnarono finché il Ristié governò riunito al Blaznavatz.

L'omaggio ai principi statutari reso colla rinuncia collettiva apparisce derisibile posto a confronto della neutralità assoluta sia della Scuptcina e dei suoi membri sia dell'opinione pubblica, delle quali non si tenne conto e che non diedero a divedersi in nessuna manifesta guisa. Dovrei notare al contrario che, per quanto era possibile il chiarirlo, in Belgrado era molto favorevolmente accolta la notizia di un ministero Marinovié, e che si accertava anco in questa ·occasione che la simpatia dell'universale non è guadagnata al signor Ristié.

È lecito lo sperare alcune migliorie nell'amministrazione interna, per ciò che spetta alle relazioni estere esse rimarranno quali sono; e mancherà a moderare le risoluzioni del signor Ristié e l'ascendente dello stato estero al quale è ligio, l'indole temperatrice, conciliativa e timida del signor Blaznavatz.

461

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 192. Vienna, 18 aprile 1873, ore 10,45 (per. ore 11,45).

L'Em!Pereur a d:it hier au ,soi!r au •concert à M. Curtopas:si qui me rem[plaçait. • J'espère voir le Roi sans faute durant l'Exposition. ,Cela me ferait un vrai plaisir •. Et plus tard il répéta encore les mots suivants: • Je compte sur la venue du Roi que j'aurai grand plaisir à voir •. Ces paroles fort aimables, mais qui pirobablernent ont été dites éga1ernent à l'adresse de tous les autres souverains, ne modiftent pas à mon avis les termes de la question. Je persiste à trouver nécessaire démarche plus directe.

462

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A BELGRADO, JOANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 188. Belgrado, 18 aprile 1873 (per. il 23).

Un articolo della gazzetta officiosa • Jediastva • contiene il programma del nuovo miilÌIStero intorno alla via [pOlitica che intendesi seguire all'este:ro e dalle dichiarazioni che in esso si lessero, di voler mantenere relazioni amichevoli coll'Austria-Ungheria, potevasi prevedere che qualche serio tentativo verrebbe fatto per condurre ad una riconciliazione. Il signor Marinovié ri-fiutava la presidenza del ministero specialmente a cagione dei cattivi rapporti colla monarchia vicina; e conscio della necessità di cedere un poco prima od un po' più tardi non volea che il Ristié uscendo dal Governo lasciasse a lui il peso e la responsabilità di atti che egli stesso avrebbe potuto dipingere come non confacenti alla dignità del Governo serbo.

Come ho l'onore di scrivere telegraficamente a V. E. il signor Ristié parte domani mattina e reca al Conte Andrassy una lettera del Principe Milano, nella quale Sua Altezza chiede che il suo ministro possa convenire in uno scambio ài opinioni col Ministro Imperiale e trovare il modo di porre le relazioni dei due Stati nella condizione richiesta dai loro propri interessi.

A Vienna si ha per sicuro una opinione poco favorevole della lealtà del .signor Ristié, e non so s'egli stesso fermamente spera buoni risultamenti dal .suo viaggio: ma il fatto che mi compiaccio di accertare si è che in un modo o nell'altro, con ·questo od altro ministero il buon accordo sarà prontamente ristabilito fra l'Austria-Ungheria e la Serbia.

Gli affari in contestazione sollevati dall'Agenzia Austro-Ungarica aveano pigliato negli ultimi giorni un carattere più grave: il signor Kallay, a proposito di un fallimento di un suddito suo che l'autorità giudiziaria serba prese a regolare, ed in risposta alla nota colla quale dichiaravasi che il Governo serbo non potea assolutamente correggere un fatto conforme alle leggi, si risolveva

17 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

a protestare. Ed era a temersi che a questa protesta avrebbero succeduto in breve provvedimenti dannosi in sommo grado alla Serbia.

Parmi avere scritto altra volta che le oscillazioni nella politica della Serbia succedevano con una intermittenza di circa due anni: e non sembrami avere sbagliato.

Si parla del viaggio del Principe Milano a Costantinopoli: se vi sarà la possibilità ch'egli si rechi a visitare Vienna, bisognerà che s'adatti a visitare il S.ultano: ma credo che nulla saravvi di fisso prk'lla del ritorno del signor· Ristié.

463

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1177. Berlino, 19 aprile 1873 (per. il 26).

En Allemagne il n'est question en ce moment que du voyage prochain de 1'Empereur Guillaume à St. Pétersbourg. Sa Majesté s'y rendra avec une suite aussi nombreuse que briNante. Cette vilsite était décidée depuis pJusieurs mois.. Elle ,est en quelque sorte le complément obligé de l'entrevue de Berlin au mois de septembre dernier. Entre les Monarques déjà unis par des liens de parenté, il existe une véritable sympathie dont ils aiment à multiplier les témoignages. L'ancienne aversion de ce Pays contre la Russie a perdu de son intensité depuis la guerre de 1870-71 durant laquelle cette dernière Puissance a su habilment concilier ses propres intérèts, en Orient, du moins, avec ceux que l'Allemagne défendait vers ses frontières occidentales. Le sentiment de reconnaissance a donc aussi sa part dans la rencontre des deux Souverains. Le P<rince de Bismarck n'a gardé d'en contrarier les manifestations. Elles servent les froids calculs des convenances politiques.

Le nouvel Empire est limitrophe à trois grands Etats. L'un d'eux poursuit des projets de vengeance, tandis que les deux autres peuvent deveni<r des voisins commodes ou incommodes selon que les événements se dessineront en Ocddent ou en Orient. n saute aux yeux que [es Firançais, à moins de suivre· une politique de casse-cou en attaquant seuls, passeraient à l'offensive dès qu'ils verraient l'Allemagne engagée dans une lutte avec une autre grande Puissance, ou aussitòt qu'ils auraient quelques chances d'un appui étranger dans une guerre de revanche. Ils doivent donc ètre considé<rés comme les alliés: empressés et complaisants de chaque Puissance qui voudrait se preter mème indirectentent à leurs passions rancuneuses. Oir il est connu qu'il existe à la Cour de Vienne et dans les rangs de l'Armée un parti qui vise à regagner la position perdue en 1866. Les arguments ne manqueraient pas au besoin pour explique1 une volte-face, celui, entre autres, que le Cabinet de Berlin exerçant une trop grande force d'attraction sur les sujets Allemands en Autriche, il importerait de profiter de toute combinaison pour rétablir l'ancienne [pToportion de force. On représenterait à l'Empereur François Joseph que ce serait peut

.~tre là un moyen de sortir de ses embarras intérieurs. Mais avant de s'avancer dans une voie qui a été si funeste à Napoléon III, le Cabinet de Vienne devrait

,avoir •les coudées :lìranches du còté de la Russde. En effet, si celle-ci voulait à son tour profiter des conjonctures pour marcher vers le Danube ou exercer une propagande slave, les Habsbourg auraient assez à faire chez eux. Ils suffiraient à peine à la besogne pour parer au danger plus pressant. Si les velléités éventuelles de l'Autriche pourraient etre paralysées meme par le seul contre poids de la Hongrie dont la presque autonomie a été obtenue gràce aux victokes de 186•6, la situation de l'Allemagne est bien plus complexe vis-à-vb de la Russie. Les rapports entre les deux Gouvernements, comme entre les det:tx Dynasties, sont aujourd'hui, il n'y a nul doute, sur un pied très-satisfaisant. Mais il n'est pas moins vrai que l'opinion publique en Russie, pour .autant qu'il est permis de la connaitre, est loin de partager les sentiments qui ont cours dans les régions officielles. La tendance nationale accentue d'autres (préférences qui seTViraient mieux ses convoitises. Le Cabinet de St. Pétersbourg réussira-t-il longtemps à la tenir en bride, comme il l'a fait en escamotant la révision du Traité de 1856, et en lui procurant un dérivatif vers l'Asie centrale? Il pourrait étre forcé par les circonstances à jeter son dévolu sur des Pays qui intéressent davantage l'Allemagne. Pour réussir dans ses cresseins, il y aurait danger qu'il ne siìt pas résister aux avances de la France. D'ailleurs la Russie ne saurait etTe comptée parmi les anciens alliés de la Prusse. Cet .allié a été ·contre elle dans la guerre des 7 ans. Il a profité de ses malheurs en 1807. En 18115, il a empeché que l'Alsace fiìt de nouveau réunie à l'Allemagne. En 1<82·9, il voulait donner aux Bourbons la rive gauche du Rhin pour obtenir en échange des avantages en Turquie. En 1850, il travaillait à lui imposer l'humiliation d'Olmiìtz. Ces enseignements historiques sont certes gravés dans la mémoi•re du Prince .de B~smwck. Mais la ra1son di'Etat lui ,prescrit de vivre dans les meilleurs termes avec la Russie pour mieux tenir en échec la France et meme l'Angleterre qui semble se rapprocher du Cabinet de Versailles. Le voyage à St. Pétersbourg rentre dans cet ordre d'idées. La combinaison russe restera in•diquée, tant que les hommes d'Etat de ce Pays ne montreront pas leur vrai jeu dans la question .d'Orient, et ne forceront pas l'Allemagne à prendre position. C'est là un terrain sur lequel on ne saurait d'ici faire des concessions qui iraient à l'encontre des intérets austro-allemands, au moins vers le Bas-Danube ou vers les còtes Orientales de l'Adriatique. Dans ces régions le status quo doit étre le programme du Cabinet de Berlin aussi bien que le nòtre. Il n'est donc pas à présumer qu'il prenne à cet égarrl des engagements qui équivaudraient à un sa·crifice des intéréts de l'Allemagne. H n'est guère d'ailileurs danls les habitudes du Chancelier de se lier les mains d'avance. Il abondera dans les assurances de bon vouloir. Il se montrera p•ret à ne susciter aucun embarras dans le Royaume de Pologne, à ne poìnt favoriser les tendances séparatistes du parti allemand dans les Provinces Baltiques aussi longtemps qu'il pourra compter sur une neutralité bienveillante ou sur l'appui mora! de la Russie dans l'éventualité d'une ·seconde prise de •corps avec la France. Il •se prononcera meme contre iles prétentìons de l'Angleterre dans l'Asie centrale. Il sait aussi bien enguirlander son monde que le Prince Gortchacow. Son esprit est tout aussi fertile en expé

dients pour charmer la galerie. Mais il sait aussi qu'on est trop fin observateur à St. Pétersbourg pour ne s'etre pas rendu compte que si l'Allemagne a les qualités d'un ami utile, elle a aussi les moyens de devenir un ennemi très dangereux, et que la balance penchera du còté où elle mettra son épée. Elle parait en effet s'appliquer à former une armée capable non seulement de tenir tete vers le Rhin, mais assez forte pour décourager la Russie de toute coalition avec la France. Depuis la guerre 1870-71, l'organisation et l'armement ont été amélìorés. Selon le projet de loi soumis au Reichstag, le Gouvernement demande 72 millions de thalers pour transformer des forteresses et étendre leurs rayons de défense. Je citerai, entre autres, Thorn, Posen, Glogan, Neiss tournés vers l'Est et CUJStrin qui protège Berlin; en seconde ligne dans la mème direction, Danzig, Konigisberg, Memel et Pillau .sont également •renfol'cés. Je me réfère à ce sujet aux rapports de notre Attaché militaire. On serait bien tenté de croire, en voyant ces préparatifs considérables que le Cabinet de Berlin veut démontrer qu'il serait au besoin en mesure de faire la guerre en meme temps à deux Grandes Putssances. Du moment où ses fol'ces offensivels et défensives lui a:ssurent de bonnes relations avec la Russie, il sera d'autant plus siìr de l'Autriche, car d'accord avec la Russie, il aura la garantie que l'Autriche n'osera pas se

mettre du còté de la France.

Les memes démonstrations de bon vouloir se reproduiront à Vienne lors. que l'Empereur Guillaume s'y rendra durant l'Exposition universelle. Il y aura les memes sous-entendus qui valent mieux que des déclarations plus ou moins vagues, pour tenir en respect des voisins qui ne s'inclinent que devant une supériorité militaire laquelle déciderait du succès en se jetant à droite ou à gauche.

464

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 89. Roma, 20 aprile 1873, ore 14,30.

Comte de Wesdehlen a demandé et le Roi a aocill'dé tout de suite l'agrément à la nomination de M. de Keudell.

465

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1178. Berlino, 20 aprile 1873 (per. il 26).

M. de Balan s'est expliqué vis-à-vis de moi au sujet de. la visite de l'Empereur Guillaume à la Cour du Tzar dans le sens que les bons ralPports ent1re les deux Souverains et leurs Gouvernements étaient une garantie du maintien de la paix générale profìtable à l'Italie aùssi bien qu'à l'Allemagne. Il en était de meme pour ce qui concernait Ies relations satisfaisantes avec l'AutricheHongrie. Il importait de se prémunir contre une France enfiammée de haine, altérée de vengeance. Ces passions auraient un libre cours s'il n'y avait pas pour le moment à Versailles un Gouvernement assez souple, assez ferme et encore assez obéi pour comprimer des compétitions qui améneraient une seconde guerre. Sous ce point de vue, il ne reste qu'à former des voeux pour que M. Thiers continue à vivre et à se dévouer à la rude tache qu'il est appelé à remplir.

J'avai.s eu antérieurement un entretien sur ,ce sujet avec le Comte de Moltke. Il prévoyait lui aussi qu'une nouvelle lutte avec la France était inévitable. Ce n'était qu'une question de temps. A la longue les hommes sensés ne parviendront plus à y maitriser le courant belliqueux, surtout quand les préparatifs militaires auront atteint un développement qu'on croira proportionné au but. Le Maréchal ne pensait pas-il fallait du moins l'espérer-que le Cabinet de Versailles réussirait à trouver un allié complaisant dans la Russie. Mais il convenaìt de ne pas perdre de vue qu'aujourd'hui déjà, d'après des données parvenues ici, la France pourrait porter à 1.200.000 le nombre de ses soldats. Si, dans un an ou quatre ans, elle faisait mine de vouloir attaquer ou l'Italie ou l'Allemagne, les armées de ces deux Pays devraient se tendre la main dans un intérèt commun, et opérer une marche de concentration vers Lyon. Le midi de la France a été épargné durant la campagne de 1870-71, l'opinion publique y est plus fougueuse que dans les départements du Nord-Est et du Nord-Ouest. Quand le Midi aura éprouvé à son tour les tristes résultats d'une politique aventureuse, !Peut-è1lre pourra-t-on rentrer dans une !Période de sécurité.

Tout en me référant à ma dépèche précédente N. 1177 (1), il m'a paru intéressant de communiquer à V. E. la manière de voir du Comte de Moltke qui évidemment do1t ètre aUSISi celle du Prince de Bismarck.

466

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE AD ALESSANDRIA D'EGITTO, G. DE MARTINO

T. 91. Roma, 22 aprile 1873, ore 14,40.

Veulillez dire au Khedtivé que je consen:s à la S'lippres:sion des para,g.raphes 2 et 3 de la lettre du Comte Barbolani et que je donnerai des instructions à Constantinople pour substituer à ces deux paragraphes les paroles suivantes:

« Mon Gouvemement m'ordonne de remercier S. A. le Khedivé des déclarations contenues dans votre lettre du 24 février car dans la pensée du Cabinet de Rome ces déclarations complètent les conditions essentielles qui l'ont décidé à accepter le projet de la réforme judiciaire •.

Veuillez me signaler par télégraphe la restitution que Vous ferez de la note de Sherif Pacha.

(l) Cfr. n. 463.

467

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 3554. Roma, 22 aprile 1873 (per. il 23).

Risulta a questo Ministero che Monsignor P. Francesco Converti, Arcivescovo di Reggio Calabria, unitamente al fratello P. Giuseppe, al Teologo Luigi Rizzo e Canonico Francesco Patuzzo, devono entro pochissimi giorni partire per Malta. Fra le varie cause cui si attribuisce questo viaggio, vien fatto sup. porre altresì di convegni in quella città, onde trattare quistioni politiche nell'interesse del partito clericale.

Nel renderne perciò informata V. E. io la prego a voler disporre affinché la condotta e l'operato dell'Arcivescovo e degli altri Sacerdoti in Malta siano possibilmente sorvegliati, riferendomene poscia con premura i risultati.

468

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 201. Madrid, 23 aprile 1873, ore 21,03 (per. ore 1,05 del 24).

Situation très mauvaise. Conflit entre Gouvernement et Commission permanente qui siège depuis plusieurs heures. On m'as.>ure que le Capitaine général a été l!'erruplacé par un rouge et que Ies troupes et !es ·gendarmes ont été · éloignés de la viJle qui est entièrement occupée par la popubce, à qui le Gouverneur distll'ibue des armes et des munitions. Jusqu'à présent tranquillité mais e~.rit public fort alarmé.

469

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 173. Vienna, 23 aprile 1873 (per. il 27).

Il R. Agente e Console Generale in Belgrado compiacevasi prevenirmi in data del 18 corrente, del viaggio a Vienna del signor Ristic, Presidente del Consiglio del Principato di Serbia, inviandomi ad un tempo, per mia norma, copia dei rapporti diretti a V. E. sotto i nn. 187 (l) e 188 (2). Incaricai tosto il Cavalier Curtopassi, continuando la mia quarantena, d'interrogare amichevolmente il Barone Hofmann sullo scopo della venuta di quel signore, ed ecco quanto gli venne fatto di sapere. Ieri l'altro il Ministro Serbo giungendo, avea per mezzo di un amico, fatto consegnare al Ministero Eistooi una domanda di udien

za pel Conte Andrassy, temendo forse di non essere ricevuto al semplice annunzio della sua presenza. Nè quel giorno nè ieri consegui egli l'intento, e non è da stupirsene allorché si consideri la tensione dei rapporti esistenti fra i Gabinetti di Vienna e di Belgrado, nonchè la posizione qui Slpecialmente ostile del signor Ristic, Capo della fazione dell'OmLadina (giovane Serbia) • Ma pur converrà che si riceva • rispondeva il Barone Hofmann « e niuno potrebbe pronosticare quali saranno i risultati dell'abboccamento; la Serbia avere molti torti V·erso la vicina Monarchia e dalla sua arrendevolezza dipendere assolutamente che il malumore scompaia •.

Interrogato quindi se il Ministro del Principe Milano non cercasse, per avventura, con concessioni e larghe promesse, di facilitare il viaggio del suo Signore a Vienna durante la grande Mostra, il Capo Sezione soggiungeva senza ambagi che il Governo Imperiale e Reale non ha mai fatto invito diretto nè indiretto a quel Principe, non avendo alcun interesse ad usare cortesie a chi curava sì poco di mantenere facili e simpatici i rapporti di buon vicinato; se quello volesse venire, on serait strictement poLi envers Lui, ma nulla più. Il Gabinetto di Vienna, continuava, si era taciuto e continuerebbe a tacere intorno al progettato viaggio del Principe a Costantinopoli, astenendosi così da qualsiasi consiglio che potesse sembrare interessato, ma quell'ossequio al Sultano spianerebbe probabilmente la via di Vienna.

Da ciò che precede scorgerà V. E. quali siano i sentimenti di questo Governo verso la Serbia che non cessa di considerare come una avanguardia della Russia. Da altra fonte seppi avere il Principe Milano fatto chiedere, per mezzo di un suo parente qui stabilito, al Conte Andrassy in quale epoca potrebbe egli più convenientemente recarsi a Vienna ed il Ministro avrebbe rifliPosto (senza approfondire la questione) in agosto o settembre allorché vi saranno i Principi vassalli di Germania.

Tutto ciò potrebbe mutare dopo le spiegazioni che avran luogo tra il signor Ristic e il Conte Andrassy e farò ogni potere onde appurarne le conclusioni. Intanto mi si assicura che il primo partirà ben presto per Berlino, ma ignoro lo scopo della sua missione.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 462.
470

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 299. Madrid, 2 3 aprile 1 8 73 (per. l' l maggio).

Grave di avvenimenti è stata la giornata di oggi di cui diedi breve cenno a V. E. rper telegrafo (1).

Tardi ieri sera ebbe luogo un tentativo di conciliazione tra il presidente della commissione permanente e il potere esecutivo che rimase senza risultato. La decisione del conflitto v·enne rinviata alla seduta definitivamente fissata per quest'oggi. L'allarme intanto si faceva grande e le autorità repubblicane, perfettamente conscie delle intenzioni dei loro avversarì, non trascurarono nessuno di quei provvedimenti che l'imminenza del pericolo poteva dettare. Da alcuni

giorm un decreto del Ministro della Gobernacion ricollocava esclusivamente sotto gli ordini dei qovernatori civili repubblicani il corpo della gendarmeria, che in questi ultimi tempi era stato ceduto ai comandanti militari per le esigenze delle operazioni contro i Carlisti. In pari tempo le poche truppe della guarnigione erano oggetto delle più vigilanti misure di precauzione. In parte allontanate dalla città, e concentrati in punti sicuri quei corpi, in ispecie la gendarmeria, sui quali il Governo poteva contare, i soldati che rimanevano invece di star consegnati in caserma s'aggiravano oziosi per le vie, ove venivano loro distribuite proclamazioni incendiarie emanate dai clubs federalisti -che da ieri si dichiaravano in seduta permanente -e colle quali l'esercito era esortato a nOIIl. prendere le armi se non per il partito repubblicano federale. Di più si deputava quest'oggi stesso al comando delle varie caserme di Madrid altrettanti generali divoti agli intransigenti. Contemporaneamente il Governatore civile, signor Estevanez, chiamava a raccolta e forniva di munizioni i battaglioni dei volontari federali, cioè le masse dell'infimo popolo e delle classi operaie che fu una delle prime cure del potere esecutivo di armare allorché assunse il Governo. Aggruppati in forza nelle strade e principali piazze, venne collocato un distaccamento in ogni contrada con sentinelle a tutte le cantonate e da stamane la casa attigua a questa Legazione è ridotta a gran guardia di siffatta vera rappresentanza del proletariato.

Come contrapposto a tutto questo, per ordine dell'Alcalde di Madrid venne adunata l'antica milizia cittadina stata creata nel 1868 col nome di volontari della libertà. Questo corpo che conta da tre a quattro mila uomini, di cui una piccola porzione di cavalleria e artiglieria, è composto di uomini d'ordine, nemici ai faziosi e costituisce l'elemento sul quale i fautori di un colpo di Stato a nome della commissione permanente fanno maggiormente calcolo. I volontarì della libertà presero dunque le armi e seguiti da parecchi carri di munizioni occuparono per tempo la P.iazza de Toros alla estrema parte occidentale della città. Nella mattina furono arringati dal Marchese di Sardoal Vice Presidente 1dell'AJssemblea, e ,più tardi dicesi dell'Ammiraglio Topete e da generali supposti parteggiare per il Maresciallo Serrano di cui un aiutante di campo, a quanto pretendesi, trovasi sul luogo insieme a molti ufficiali attualmente in aspettativa.

Avuto sentore di quanto occorreva in quel rione, il Brigadier Carmona capo di Stato maggiore repubblicano di detta milizia, minacciò di dimettersi allegando che la sua autorità era manomessa, ·ma il Ministro della Guerra vi si rifiutò e lo nominò comandante in capo di tutte le legioni urbane. In seguito a ciò alle tre e mezzo egli faceva un conato per esortare all'obbedienza quelle forze ribelli, m& il generale Letona che s'era posto alla loro testa dichiarò che non avrebbe ricevuto altri ordini se non quelli del Maresciallo Serrano.

Il Governatore civile intanto sospendeva l'Al·ca:lde. Al Generale Sodas veniva affidata la Gendarmeria e l'Artiglieria, che nella sua presente trasformazione obbedisce al Governo, guidata dal Generale Hidalgo prese posizione con molti pezzi e mitragliatrki d!i :fironte alla Piazza de Toros. O:lifeso da tutte queste disposizioni decretate a sua insaputa, il capitano generale Pavia, il quale tanto aveva fatto per ristorare la disciplina nella guarnigione della Capitale, dava la sua dimissione. Immediatamente accettata, le truppe passavano interamente

sotto la direzione di provati repubblicani quaU sono i generali Socias, Contreil'as, Mi~ans, Hidalgo, Pierl"ard e Ferrer che veniv,ano accLamati dai federali in armi per le vie e che fin dal primo istante offrivano i loro servigi al potere esecutivo per sostenerlo contro la commissione permanente. Poco 'prima delle quattro quest'ultima inaugurava la sua seduta. Vi assistevano i Ministri di Stato, Gr,azia e Giustizia, Guerra, Finanze e Colonie. Il Presidente interino signor Pi y Margall non abbandonò il palazzo della Gobernacion alla Porta del Sole, quartier generale dei federalisti. Il signor Echegaray fu il primo a aprire la discussione e a lui rispose il Ministro di Grazia e Giustizia. Parlò quindi il signor Rivero e presentò una proposta per riunire l'Assemblea il 27 corrente. Replicò il signor Castelar e negò che la commissione avesse illimitati poteri per riconvocare l'Assemblea a suo talento, e che poteva solo farlo in caso di gravi emergenze che non erano giustificate dagli eventi del giorno. Questo discorso venne inte:m-otto dal Ministro della Gueil'Ta il quale annunciò una impoirtante comuni,cazione. SOS[pesa la sessione per alcuni momenti, egli espose l'insubo~diDJazione dei battaglioni che occupavano la Piazza de Toros, gli msulti ricevuti dal Brigadier Carmona e la presenza di un generale che non si sapeva con qual mandato agisse.

In tale stato di cose il Governo chiese la sospensione della seduta per dodici ore. Il signor Echegaray vi si oppose urgendo che la commissione si dichiarasse in permanenza, e il signor Rivero appoggiò questo temperamento, concedendo però che non si deliberasse fino a che il potere esecutivo non facesse ritorno nella sala del Congresso per dar conto delle sue risoluzioni.

A questo punto è dunque giunto il conflitto. Il Governo sembra preparato ad agire con energia, e il repubblicano veemente che nella persona di Nicola Estevanez domina la Capitale, gli promette ,!'~poggio delle classi più pericolose della popolazione. La città è finora tranquilla, ma presenta uno spettacolo tristissimo; non si vede un soldato in nessun sito e il Congresso come tutti i pubblici edifici sono guardati dalla turba di proletari armati ai quali vien data la parola d'ordine dagli emissari dei clubs intransigenti che da ventiquattr'ore, come dissi, sono in seduta permanente.

La casa del Duca della Torre situata nella vicinanza della piazza de Toros è stata tutto il giorno centro di riunioni dei generali e dei conservatori che com>irano, e qui sottopongo a V. E. un brano estremamente violento della Repubblica Democratica organo del signor Rivero, il quale così commenta la situazione:

• Siamo in piena cospirazione: più ancora, in piena ribellione: ma il cospiratore, il ribelle, è lo stesso Governo, sono i suoi fautori i suoi giornali. Qui, in questa repubbHca nata sotto auspki felici, è ,giunto a essere pedcoloso il far appello alla legalità, l'invocare il diritto.

E:siste un potere intransigente surperbo che non può sopportare l'esistenza di un altro potere n è superiore nè eguale al suo: che si crede investito di ogni attributo, possessore di ogni forza, padrone assoluto dell'Assemblea, della repubblica e della nazione; onnipotente, inamovibile, inviolabile, irresponsabile.

Asteniamoci dal contraddirlo dallo osteggiarlo: che ben tosto la sua corte· pretoriana, la sua guardia nera ci mina,ccerà :colle sue dre, si app:resterà a difendere la sua preda colla feracità del lupo affamato.

46~

Non di:ciamogli che l'Assemblea rappresenta il paese, essendo il potere supremo; che presto sarà rotto l'argine delle sue invidie e delle sue ingratitudini verso quella camera, verso quella mal compensata maggio-ranza, che gli concesse quanto non sarebbe mai avvenuto senza la nostra volontà.

Non proponiamo la riunione della Commissione la quale fa•cendo uso della sua autorità vuoi chiedere conti al Governo; che tosto i suoi organi della stampa ci annunzieranno notti di sangue, di lutto e di terrore.

Non -comunkhiarmogli ·che oggi la -comm~ssione convocherà l'Assemble~: che tosto questo potere aprirà le porte dei clubs, :santuario delle sue leggi e dei suoi diritti, congregherà le sue turbe e coi suoi battaglioni perlustrerà le pacifiche strade; tosto questo Governo ipocrita sotto pretesto di non allarmare la popolazione negherà l'appoggio della forza pubblica all'Assemblea e allontanerà da Madrid le truppe per !asciarci alla mercede delle sue orde, per far comprendere alla camera sovrana ch'essa è sua prigioniera.

E •così si tiene Madrid in costante inquietudine, così si spaventa la S{pagna, così si allarma l'Europa, così si vive a favore del terrorismo. Questo è l'ordine, questa è la libertà, questo il palladio degli interessi sociali, questa la protezione della sicurezza individuale che produce il Governo funesto venuto a privar di prestigio la democrazia, a disonorare la repubblica, a diminuire il decoro della patria.

E' necessario, è urgente, 'costi quanto costi, succeda quanto può, finirla una volta con questa situazione che si mantiene a prezzo di terrore; con questa vergognosa camorra che si è impossessata della politica e del Governo della Nazione •

Domani rassegnerò a V. E. i fatti che si svolgeranno questa notte.

(l) Cfr. n. 468.

471

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

.L. P. Parigi, 23 aprile 1873.

Il corrier-e Longo mi ha rimesso la vostra lettera del 15 corrente (1). Rispondo oggi collo stesso corriere che giunse qui ieri sera e parte oggi. Il discorso tenuto da Rémusat con Arn~m sugli affari di Spagna non ebbe finora, che io sappia, altro seguito. La candidatura di Rémusat a deputato di Parigi, che è un grosso affare, assorbe in questo momento tutta l'attenzione del Governo francese. Del resto è difficile l'immaginare, come giustamente notate, che cosa di pratico si possa proporre relativamente alla Spagna. Per noi, che abbiarno altamente proclamato e proclamiamo la dottrina del non intervento, sarebbe difficile assentire o partecipare ad un'ingerenza estera negli affari Spagnuoli, anche quando

questa si presentasse sotto auspici favorevoli ai nostri interessi. Non vi parlo oltre di ciò essendo in ogni caso la questione prematura, vi confermo soltanto, secondo le mie notizie, le disposizioni delle Potenze a non permettere alcun tentativo della Spagna contro il Portogallo. Sembra che l'Inghilterra abbia fatto specialmente a Pietroburgo dichiarazioni esplicite in questo senso.

Vi ringrazio di quanto mi scrivete sulla salute del Papa e sull'eventualità del Conclave; e ne terrò conto nelle mie conversazioni, su questo argomento con Thiers e con Rémusat. Dal modo con cui questi due uomini di Stato si esprimono con me, devo concludere che in fondo essi desiderano un futuro Papa non molto diverso da quello che desideriamo noi.

Sulla questione delle Corporazioni religiose non ho altro a dirvi, se non che io spero che dal Governo francese non vi verranno imbarazzi anche se il progetto della Commissione trionferà su quello del Ministero. La situazione interna della Francia è tale, e le preoecupazioni della maggioranza dell'Assemblea sono così gravi, che non le permetteranno di fare una campagna contro di noi sul terreno della soppressione dei Conventi a Roma.

Il grande affare del momento è la candidatura di Rémusat a deputato di Parigi. Non si può preveder nulla di certo sull'esito di quella candidatura che fu messa in campo non so con quanta opportunità. La massa degli elettori operai è tanta, e tanto disciplinata, che i pronostici meglio fondati e più sicuri pos,sono· trovarsi a l'ultimo momento smentiti dal fatto. Se Rémusat soccombe in questa elezione, il Governo di Thiers, già affievolito, ne riceverà una scossa fatale. La maggùoranza dell'.AISisemiblea prenderà occasione del succes:so dii Barodet per tentare definitivamente d'impadronirsi del Governo, e per avere in mano la direzione del paese e dell'Assemblea all'epoca del rinnovamento di questa..

(l) Cfr. n. 459.

472

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 203. Madrid, 24 aprile 1873, ore 16 (per. ore 22).

Le Gouvernement triomphe par un coup hardi. Hier au soir la Commission permanente suspendit pour quelques heures sa séance. Le Ministère s'étant rétiré pour déliberer à minuit.. il manda par télégraphe au Président de cette Commission qu'on en décretait la dissolution à cause du danger que sa continuation of!fre au pays. A 2 heures du matin 'comme les Commissaires siégeaient encore, des bandes de peuple armé sous le nom de bataillon fédéral. firent irruption dans la salle du Congrès pour s'emparer des personnes qui s'y trouvaient. Quelques Ministres y courirent et leur présence empécha une scène sanglante. A l'aube l'ordre était rétabli. Le Cabinet s'est constitué en Conseil permanent. Hier :1 y a eu quelques morts et quelques blessés.

473

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 300. Madrid, 24 aprile 1873 (per. l' l maggio).

Col mio telegramma di questa mane (l) diedi contezza a V. K del colpo di Stato eseguito dal potere esecutivo.

Mi manca il tempo di estendermi sulla nuova situazione che ne è la conseguenza e mi limito a riprendere la cronaca dei fatti al punto che l'ha lasciata il mio ra[J~porto di ieri sera (2).

Mentre il Min~stro della Guerra prendeva le disposizioni necessarie pN ddurre all'obbedienza i volontari della libertà, il generale repubblicano Contreras salì a cavallo verso le sette, accompagnato da suo Stato maggiore e si avanzò verso la Piazza de Toros, quando si udì da quella direzione una scarica di moschetteria dalla quale risultarono ferite o morte quattro o cinque persone, non però della scorta del generale.

AUe otto l'artiglieria e Ja .gendarmeria sotto gli ordini del gE~nerale Sodas disperdeva i battaglioni di volontari disarmandone un numero considerevole.

Alle nove si riunì nuovamente la commissione permanente, astenendosi di interrventre i membri repubblic,ani di essa. Si indirizzò nn telegramma al Gabinetto intimandogli di presentarsi come aveva promesso, ma i Min:lstri risposero negativamente. La commissione reiterò allora per iscritto la sua istanza e si recarono al Congresso i Mintstri delle Colonie e di Grazia e Giustizia, i signori Sorni e Sa~meron quest'ultimo fratello del Presidente dell'Assemblea, rifiutando però entrambi di entrar nella sala in cui tenevasi la seduta. Il Ministro di Grazia e Giustizia scongiurò pure per iscritto, suo fratello a far ritiran! la Commissione, ma nulla fu ottenuto; i due Ministri si allontanarono e la sessione continuò in permanenza.

Frattanto succedeva il disarmo di un altro battaglione di volontari della libertà che occupava il palazzo Medinaceli non !ungi dal Congresso, il quale era circondato dai proletari armati del signor Estevanez, e il popolo già cominciava a tumultuare e a mandar grida minacciose.

I commissari proseguirono a . deliberare e un altro messaggio rivolsero al Governo, ma senza maggior frutto di prima. Finalmente a mezzanotte il Consiglio dei Ministri decise lo sdoglimetllJto della Commissione, e telegrafò questa resoluzione al Presidente di essa. Qui lascio la [parola alla Correspondencia de Espafia che così na.I'lra questa mane in un supplemento straordinario quanto accadde nel Congresso:

• Alle due e mezzo della mattina i popolani armati che attorniavano l'assemblea, irritati perché tuttavia sedevano alcuni membri della commissione permanente sebbene non vi fossero trattenuti da alcuna discussione, si sforzarono a entrare e invasero la scala della contrada del Florin. In vano cercarono molte persone a consigliar la partenza a coloro che si ostinavano a rimaner dentro

l'edificio, e in vano del paro tentava il signor Estevanez con altri repubblicani influenti di contenere i più eccitati fra i federalisti. Tutto faceva temere un disastro.

Pervenuto a notizcia del ~consiglio dei Mintstri il pericolo in cui versava la Commissione, il signor Castelar si slanciò fuori della sala con energica decisione e seguito dai signori Salmeron, Sorni, Mai,sonave, Martra e varì altri, volò al Congresso ottenendo, non senza difficoltà, che ne uscissero due commissarì che pose in salvo. Restò il signor Salmeron nell'assemblea per procurare che sortissero gli altri che vi rimanevano. Già prima era corso il signor Estevanez con parte del suo battaglione, che stava nell'atrio del Ministero della Gobernacion. Nel partire il signor Castelar si vide molto minacciato, ma il suo sangue freddo contenne gli ammutinati.

Dopo molti e dilsperati sforz1i i signori Santa Maria, Llanos, Estevanez e .altri vennero a capo di porre tutti in salvamento e due compagnie del precitato battaglione di quest'ultimo occuparono il Congresso •.

All'alba la calma era ristabilita e i Ministri si costituirono in consiglio permanente.

Il signor Figuerola, già Presidente del Senato Monarchico, però non ebbe la stessa sorte dei suoi compagni della commissione e, meno fortunato di loro, .cadde in potere di una mano di infuriati che lo tradussero in prigione al carcere comune del Saladero ove è tuttora detenuto.

La Gazzetta Ufficiale ~contiene quest'oggi il deoceto della dissoluzione dell'Assemblea e qui trasmetto questo importante documento al quale vanno annessi i decreti per la dimissione del capitano generale Pavia, la nomina del suo successore !ll!ella ,pe11sona del generale Sodas e la soppressione dei volontarì della libertà.

Nella sua parte non ufficiale la stessa gazzetta termina il rendiconto dei iatti di ieri col seguente paragrafo:

• Fortunatamente si è potuto traversare questa grave crisi senza altre di.sgrazie di quelle solite a cagionar nei più lievi movimenti di popolo la confu.sione e il tumulto. Madrid è tranquilla, quantunque armata, e ansiosa di consolidare una repubblica attorniata da tante difficoltà e macchinazioni. Il Governo dalla sua [parte è risoluto a salva1rla a forza di enoogia e a costo dei maggiori sacrifici.

Si sta istruendo attivamente in seguito agli avvenimenti di iieri un procedimento crtminale <contro i pertunbatori. Il Golverno è deciso a stimolare lo zelo dei Tribunali onde non restino impuniti gli autori di tanta ingiustificabile insurrezione, qualunque sia la loro classe e posizione •.

Da quanto precede non recherà meraviglia a V. E. il sapere che le perqui

sizioni domiciliarie sono ora all'ordine del giorno.

Agenti di <skureZJza e polizia sono lanciati sulle tracce di varì dei generali .sospetti ma principalmente del Duca della Torre, e molte case, fra cui quella della Contessa di Montijo, sono state frugate nella supposizione che vi si potesse celare. Il Ministro d'Inghilterra mi disse che ove il Duca venisse a essere scoperto, nessuno sarebbe in grado di Irispondere del futo che ~gli [potrebbe essere riservato. Qual mutamento bastaron poche ore a portar nella sua posizione!

Le gravi interruzioni delle comunicazioni che diventano continuamente maggiori, son causa che consegno questo rapporto e l'antecedente al corriere particolare dell'Ambasciata di Francia e spero che con tal mezzo giungeranno' senza troppo ritardo a V. E.

(l) -Cfr. n. 472. (2) -Cfr. n. 470.
474

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 258. Costantinopoli, 25 aprile 1873 (per. il 2 maggio) ..

Marteàì scorso, 22 del corrente, è stato firmato alla Sublime Porta dal Ministro degli Affari Esteri del Sultano e dai Rappresentanti d'Allemagna, d'Austria-Ungheria, di Francia, della Gran Bretagna, d'Italia e della Russia il proto-· collo relativo alla nomina di Rustem Pacha a Governatore del Libano.

Ta.le atto venne firmato in 7 originali ed ho l'onore di trasmettere qui unito (l) a codesto Ministero quello destinato al R. Governo, soscritto da me· e dagli altri rappresentanti per ordine alfabetico delle Potenze e controfirmato da Safvet Pacha.

Come l'E. V. scorgerà dalla lettura del Protocollo stesso, dopo essersi affermato in esso il previo accordo stabilitosi fra i Rappresentanti delle Potenze firmatarie del Regolamento organico del Libano in data del 9 giugno 1861, di quello del 6 settembre 1864, e del Protocollo del 27 luglio 1868, e la Sublime Porta all'occasione della nomina ·di Rustem Pacha al posto di Governatore del Libano, resosi vacante pella morte di Franco Pacha, la Porta ed i Rappresentanti stessi dichiarano di mantenere le disposizioni del Protocollo del 27 luglio 1868, relative al termine di dieci anni assegnato ai poteri del Governatore, e di mantenere nel tempo stesso quelle fra le disposizioni di Protocolli anteriori che non 1sono state modi·fi•cate o che fllirono confermate dal detto Protocollo.

Fu mia speciale e dovuta cura che nella redazione dell'atto in discorso, concertata e consentita nella conferenza che precedè la firma di esso, rimanesse· ben chiarita l'identica posizione di tutte le Potenze segnatarie deg1i accordi precedenti e firmatarie del presente protocollo.

In questa stessa occasione ed in via di conversazione, fu richiamata l'attenzione del Ministro Imperiale degli Affari Esteri sulla convenienza di rimediare agli inconvenienti che venivano segnalati alle Legazioni di talune modificazioni arrecate nella Montagna, come a mo' d'esempio la diminuzione di allocazione de' fondi necessarii pel buon andamento della amministrazione e la sostituzione· dell'elemento turco a quello cristiano in un Corpo speciale che aveva dianzi reso colà dei servizii, nel reggimento cioè de' Dragoni del Libano.

Safvet Pacha affermò che niuna deduzione si era fatta nelle somme che dalla Porta si somministrano pel servizio della amministrazione del Governo· del Libano e promise poi di sottomettere al serio esame del Seraskerato quanto' gli si era esposto sul detto corpo militare stanziato nella montagna.

Essendosi poi interloquito in detta conferenza delle spinose quistioni reli_giose che il nuovo Governatore troverà colà (e che, al dire dell'Ambasciatore di Francia, non cesseranno di essere minacciose per l'ordine pubblico se non quando verrà meno il favore di cui la parte • scomunicata • godrebbe presso il Governo della Sublime Porta) non mancai :di e~rimere al Mintstro I~periale degli

Affari Esteri in un cogli altri Rappresentanti ivi riuniti, la fiducia che le disposizioni di riconosciuta imparzialità che Rustem Pacha recava seco nella nuova

.sua :cari:ca, e le prescrizioni dei Regolamenti del Libano, consaorate nuovamente dal Protocollo che veniva d'esser firmato e che avevan fatto fin qui eccellente prova, varrebbero a mantenere inalterata la tranquillità in quella interessante parte dell'Impero, come stava precipuamente a cuore così delle Potenze come .della Sublime Porta.

(l) Non si pubblica.

475

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

(Carte Robilant)

L. P. Roma, 26 aprile 1873.

Il Conte Carlo Lovatelli parte questa sera per Vienna; colgo l'occasione per inviarvi in fretta due righe.

Spero che, a quest'ora, la malattia della vostra bambina avrà preso una buona piega. Una malattia è sempre qualche cosa che viene fuori di proposito. .Nelle attuali circostanze questo inevitabile sequestro vi deve essere tanto più spiacevole ed io pure non aveva mai posto questa scarlattina, abbastanza inconsueta nel nostro paese, nelle previsioni di possibili incidenti politici.

Avrete ricevuto in una mia lettera, la copia dei telegrammi che il Re e l'Imperatore si scambiarono per le nozze dell'Arciduchessa Gisella.

I telegrammi sono gentili, ma vi confesso che, quando dietro il vostro suggedmento, cons!igliai a S. M. di fa:re il telegramma (paSISO :che era d'altronde op:portuno ind!ipendentemente :da qualunque altra considerazione) avevo una certa speranza che esso offrisse l'occasione perché nella risposta dell'Imperatore vi fosse un cenno alla venuta possibile del Re a Vienna e un desiderio espresso in proposito. Non v'è nulla di ciò finora e temo l'occasione mancata. Vi confesso che questo affare del viaggio del Re comincia a preoccuparmi alquanto. Il Re, dopo le conversazioni che vi riferii, non tacque come talvolta gli avviene. Le persone della Corte a cui parlò tacquero ancora meno e parlarono del viaggio come di cosa decisa a cui la Corte si preparava, da qui le inevitabili indiscrezioni dei giornali. Come queste cose avvengano, voi lo sapete meglio di me.

Ora temo che siamo in una impasse. Può darsi che l'Imperatore, da un lato, non abbia alcuna voglia di far pel Re Vittorio Emanuele ciò che non fece per alcun altro Sovrano e trovi la pretesa soverchia. Dall'altro lato, dopo l'attitudine tenuta sinora da noi, il Re non potrebbe decidersi a un tratto in

base al solo messaggio di Wimpffen dell'autunno scorso, senza che nulla sia

avvenuto di nuovo dopo quel messaggio, poiché a voi stesso non pare che

bastino le sole parole dette dall'Imperatore a Curtopassi e dette pure in giro

a tutti i rappresentanti degli altri Sovrani.

Frattanto, dopo tutte queste infelici indiscrezioni dei giornali, temo che se

il viaggio non ha luogo, l'effetto non sia che il Re non ha voluto, ma che non

lo si è voluto.

V o i siete sul luogo e siete meglio in grado di me di giudicare lo stato

delle cose e le combinazioni che sono ancora possibili; tanto più che avete

a che fare col Conte Andrassy sul cui desiderio di rendere possibile il viaggio

del Re a Vienna_. e sulle cui leali ed operose intenzioni potete contare.

Dal canto mio a Roma rimarrò nella più assoluta riserva, limitandomi a

dire, sino a nuovo avviso da parte vostra, che S. M. non ha preso ancora al

cuna decisione.

476

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2.065. Parigi, 27 aprile 1873 (per. l' l maggio).

Penetrato dal desiderio che la quistione dei passaporti con la Francia, sulla quale V. E. col suo dispaccio di Serie Politica 459 in data del 9 aprile corrente (l) volle di nuovo rivolgere la mia attenzione, riceva pur finalmente una soluzione favorevole, conforme ai voti del R. Governo e del nostro paese, malgrado la resistenza finora opposta alle nostre domande dal Governo della Repubblica, io mi feci un dovere non solo di tenerne ancora una volta discorso a S. E. il signor di Rémusat nell'ultima conversazione che ebbi secolui, ma d'indirizzargli altresì un'apposita lettera per esprimergli il rincrescimentocagionato al Governo di S. M. dal tenore della sua nota del 3 marzo ultimo e per pregarlo di sottomettere di nuovo la nostra domanda all'esame del Governo della Repubblica.

Ho l'onore di qui unita inviare all'E. V. una copia di quella mia lettera (2). Esitai tanto meno a scriverla in termini poco dissimili dalla mia precedente, inquantochè lo stesso Ministro degli affari esteri, personalmente bene disposto, mi disse che non gli sarebbe stato discaro di potersi giovare presso ai suoi Colleghi d'un nuovo mio reclamo. Dubito invero che una soluzione diversa dalla prima venga molto pronta: ma spero ch'essa non sarà neppure più di molto ritardata e farò ogni sforzo per affrettarla.

P. S. -Ho anche raccomandato personalmente al signor Thiers la soluzione favorevole della questione. Il Presidente della Repubblica mi rispose che avrebbe preso in considerazione le nostre istanze in proposito.

(l) -Cfr. n. 451. (2) -Non si pubblica.
477

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Carte Robilant)

L. P. Vienna, 27 aprile 1873,

Il mio telegramma del 25 sera si è croisé colla vostra lettera del 23 (1), e ieri mattina ricevetti la copia dei due telegrammi che Vi piacque gentilmente mandarmi. Vi telegrafai tosto onde farvi conos<:ere la disillusione da me provata nel legger la risposta dell'Iimperato;re; tengo ora a :ben chiarirvene· le ragioni. Or sarà un mese discutendo <:ol Conte Andrassy sul da farsi onde decider S. M. a venir a Vienna, io insistevo sull'assoluta necessità d'un invito diretto a farsi dall'Imperatore, e lasciavo chiaramente capire che per un tal atto io intendevo una lettera. Il mio interlocutore non mostravami ripudiar per conto suo un tal mezzo, ma dicevami ritener più che difficile a ciò decidere il suo Sovrano, non avendo egli sotto tal forma diretto inviti ad altri Principi, soggiungevami tosto sarebbe necessario si presentasse un'occasione. Bene gli risposi vedremo. Egli tosto allora dissemi. Ne prevedete una? No, non la prevedo m'affrettai di rispondergli, ma l'Esposizione deve durar sei mesi, ed è questo un tempo abbastanza lungo perché un'occasione se la si vuol afferrare la si presenti. Mi alzai per andarmene ed egli guardandomi fisso negli occhi dissemi ancora, contateci sopra se l'occasione si presente1·à non sarà lasciata sfuggire. Si fu allora che mi venne in mente di suggerire S. M. telegrafasse all'Imperatore le sue felicitazioni il giorno del matrimonio dell'Arciduchessa. Indipendentemente da ·qualsiasi altr'idea parvemi fosse questo atto cavalleresco e cortese pienamente giustificato dalle buone relazioni che esistono fra i due Stati, e fatto anzi per cementarle maggiormente agli occhi del pubblico. Pensai inoltre che occasione più propizia nel senso poco velatamente espresso, dal Conte Andrassy non si poteva trovar, poiché se proprio l'Imperatore desiderava veder il Re a Vienna, nulla eravi di più naturale che egli gli esprimesse tal suo desiderio mentre lo ringraziava per le mandategli congratulazioni. Questa mi dissi sarà la pierre de touche, e vi feci la mia proposta senza svolgervene tutti i considerando sembrandomi più opportuno la cosa si svolgesse il più naturalmente che possibile. Alcuni giorni dopo avendo incontrato il Conte Andrassy, egli venne a me e mi disse • Ricordatevi che conto su di

Voi». « P€\1:" cosa?» .r~sposi tosto. «Per far nascere quella tal oc•casione » dissemi egli, ed io «ma è su di voi che io conto ». «Si si, va ben~s1mo » ri1sposemi il Conte, • contate pur su di me, ma ajutatemi anche dal canto vostro, e siate sicuro che se un'occasione si presenta non si lascierà sfuggire •. Ben potete capire come dOIPo tutto ciò io dovessi ritener per ·certo che l'ilmperatore a eu\ evidentemente il Conte Andtassy ha dovuto far parola della nostra conver

477'

sazìone, non avrebbe mancato di chiuder il suo telegramma dicendo e spero stringervi La mano a Vienna, od altra frase analoga. Invece di ciò la risposta Imperiale altro non è 'se non una laconica parafrasi del telegramma Reale. Allo stato delle 'cose vi ho detto non ritengo più possibile la venuta del Re qui; per me è chiaro e manifesto che Francesco Giuseppe non si vuoi compromettere in faccia al partito clericale che domina potentemente nel suo entourage, e nella società di Vienna, con un esplicito invito a Vittorio Emanuele, ed il Conte Andrassy non ha forza sufficiente da ciò ottenere dal suo Signore. Or bene a mio avviso la dignità del Re non consente che Egli venga qui, invitatovi soltanto col mezzo di terze persone, aggiungasi a ciò, che il buon volere dell'Imperatore non essendo costatato da nessun fatto di pubblica notorietà, il partito avverso all'Italia numerosissimo nelle alte sfere non avrebbe ritegno di sorta a coglier la circostanza della presenza del Re qui, per :flar dimostrazioni a Lui ostili nei numerosi Casini cattolici politici che esistono in questa dttà, gli Arciduchi :si farebbero premura d'allontanarsi da Vienna, e l'accoglienza a Corte sa11ebbe sì fredda da render proprio poco gradito a

S. M. il soggiorno in questa capitale. Tutto dò non a·ccadrebbe, se l'Imperatore avesse con un non dubbio atto, chiarito il suo desiderio della venuta del Re, poiché il potere personale del Sovrano, è grandissimo sugli uomini del partito clericale aristocratico, ma ciò per l'appunto egli non volle fare, mentre invece di questi giorni decorò del Cordone di S. Stefano lo Schmerling che l'anno scorso pronunciò quella tal diatriba contro l'Italia, di cui dovete ricordarvi, nella Camera dei Signori, e ciò contro il volere nettamente espresso in antecedenza dal Conte Andrassy. Mentre stavo scrivendo queste pagine, mi pervenne il telegramma col quale m'annunciate l'invio d'una vostra lettera su questo ,stesso a~gomento (l); ,siccome la vostra lettera non potrò averla pr:iJma d[ martedì così vi spedisco egualmente questa poiché qualunque sia la decisione presa, è sempre bene abbiate conoscenza dei fatti che qui vi riferisco e dei miei apprezzamenti al riguardo. L'annuncio della vostra lettera mi fa sospendere di parlarvi della possibilità della venuta di S. A. R. il Principe Umberto, e di ,svolgeTVi le idee sul modo di effettuarla, aspetto di conoscere ciò che a questo proposito anche mi scrivete.

Ove contrariamente alle mie previsioni, S. M. si fosse determinata a venir a Vienna, contentandosi di quanto l'Imperatore ha detto a Curtopassi, e di ciò che il Wimpffen può aver avuto incarico di dire, bruciate questa lettera e non fate parola ·con nessuno di quanto in es:sa :si contiene. In tal ÌiPOtesi, potete esser certo che m'adopererei a tutt'uomo perché la cosa andasse il meglio che possibile. Nella prima ipotesi, cioè quella che il Re non venga, non preoccupatevi dell'effetto d'una tale astensione, tutti sanno che S. M. non ama andar fuori dei suoi Stati, i telegrammi scambiatisi testé fra i due Sovrani fanno d'altronde ampia testimonianza delle Loro cordiali relazioni anche personali, quindi la cosa non avrà conseguenza di sorta per le relazioni internazionali, ve lo guarentisco.

Aspetto con impazienza la Vostra lettera che deve chiarirmi in modo definitivo la situazione.

(l) Non pubblicati.

(l) Cfr. n. 475.

478

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 208. Costantinopoli, 29 aprile 1873, ore 23 (per. ore 5,25 del 30)..

Le coiliSIUl du Roi a Jérusalem m'a télég)raphié qu'à la .suite d'une attaque des Grecs vendredi soir quatre moines italiens ont été blessés grièvement. J'ai réclamé de la Porte ordres sévères de répression et une enquete dont le Consulat aura le droit de suivre le cours. La Porte envoie d'ici des fonctionnaires chargés .d'enquete. Le ministre des affaires étrangères ·croit, pour éviter embarras entre les puissances opportune seule présence du consul de France dans cette Commi,ssion d'enquete. Le mirr1stre d'Autrkhe comme rep~résentant d'une Puissance catholique a fait démarches analogues aux miennes. Je m'empresse de prévenir de ce qui précède V. E. pour les instructions qu'elle croit donner à cette Légation et au Consulat susdit en préviiSion des prétentions françaises d'une intromission exclusive en tout ce qui regarde cette regrettable affaire.

479

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 174. Vienna, 29 aprile 1873 (per. il 3 maggio).

Discutendosi ieri nel Comitato della Delegazione Cisleitana il bilancio degli Affari Esteri, il Conte Andrassy fu interpellato dal Deputato Rechbauer sulle vedute del Governo Imperiale in ordine alla elezione di un futuro Papa, e sul mantenimento o no in tale circostanza del diritto di veto .spettante all'Imperatore. Il Conte Andrassy rispose le buone notizie pervenutegli sulla salute del Papa dispensarlo dallo esporre le sue idee intorno ad una eventualità che non presentavasi pel momento, che in quanto al diritto di veto di cui l'interpellante faceva menzione, certamente non avrebbe consigliato al Sovrano di spogliarsi di un diritto che esso ha. Questa risposta dice evidentemente poco, ma pur non è senza importanza, trovandosi in essa affermato quel diritto di veto che la Curia Vaticana non sembra disposta a voler riconoscere. Poco dopo, il referente Dottor Schaup appoggiandosi a notizie attinte dai giornali, chiese quale esito avesse avuto una petizione presentata dall'Episcopato Boemo allo scopo che l'Austria avesse a far valere la sua influenza in Italia a favore delle Corporazioni Religiose minacciate dalla legge presentata al Parlamento; al che il Conte Andrassy rispose il fatto riferito dai giornali essere esatto, e l'istanza in questione essere infatti stata da Lui ricevuta, ma che essendo suo avviso il Ministero degli Affari Esteri debba soLtanto dirige1·si secondo l'interesse in grande ed in intiero deLlo Stato, egli non ebbe quindi motivo di fare ulte1·iori passi in questa direzione. Piacemi chiamare in modo particolare l'attenzione di

V. E. su questa risposta del Conte Andrassy, ravvisandola sommamente ami

chevole per l'Italia, poiché essa è un esplicito riconoscimento del diritto nostro di aggiustare, anche in questa faccenda, le nostre differenze colla Chiesa all'infuori della ingerenza ufficiale degli altri Stati. L'anno scorso il Conte, interpellato alle Delegazioni sulla stessa questione, credette dover far cenno di assicurazioni date dall'Italia e della piena fiducia che in esse egli riponeva; quest'anno invece egli non credette neppure più necessario di ammettere l'esistenza su questo argomento, di una questione nella quale l'Austria avesse ad esercitare azione qualsiasi. Non credo poi inutile aggiungere ancora, che quanto il Conte Andras•sy risjpondeva al Deputato SchaUIP è perfettamente conforme a quanto incidentalmente diceva a me pure or saranno due mesi, mostrandomi Sèll suo tavolo la petizione dei Vescovi Boemi.

480

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, CADORNA, A PARIGI, NIGRA, A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, E A VIENNA, DI ROBILANT

T. 98. Roma, 1 maggio 1873, ore 16,30.

Camera avendo votato contrariamente al ,progetto ministeria1e una somma di 23 milioni per l'arsenale di Taranto, il Gabinetto ha dato dimissioni. Camera è convocata lunedì per sentire decisione della Corona.

481

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

D. 291. Roma, 1 maggio 1873.

Ho letto col più vivo interesse nel pregti.ato di Lei rapporto Politico 1178, 20 aprHe (l) quanto la S. V. mi rifer.Lsce circa alla conversazione aVUita col sLgnor Moltke intorno alle varie combinazioni strategiche alle quali potrebbe eventualmente dar .luogo una c·am·pagna m.ili-tare nella quale fossero impegnate le forze deHa Germania quelle dell'Italia e quelle della Francia. L'ev.acuazdone delle forze militari terrestri e maTitti-me dei vari Sta.ti, lo studio dei loro progressi e del loro sviluppo, i vari sistemi di mobiLitazione delle diverse armate, e la maggiore o minore influenza .sulla politica generale ·che il complesso di questi vari elementi può procurare a ciascuna delle phì importanti potenze europee sono tutti problemi che, in questi ultimi tempi SOV'rattutto hanno attirato la più viva attenzione e le cure più sollecite delle principali nazioni, :né ·l'Italia fu l'ultima nel preocml!parsi di così vitali quistioni, che

tanto si legano alla siourezza dell'avvenire politico del paese ed a questo scopo il Govemo del Re .inviava speciali addetti miliita.ri presso le RR. Legazioni aoC~redttate alle principali Corti.

Questi addetti con una continua regolare corrispondenza tengono informato questo R. Ministero della Gue!'ra dii tutte le varie fasd per le quali passa lo sviluppo militare delle varie nazioni. Ella comprenderà però di leggieri ahe .se la parte più dettagliata e più tec,nica di questa ·infotrmazione interessa rpiù specia.lmente il Minilstero della Guerra, vi ha però in esse una pa'Dte politica la qua,1e imrporta al più alto grado a questo Ministero di conoscere. L'Impero Ge11manico oocupa nel mondo un posto tale da fO'DIDare il più serio elemento di calcolo nelle previsioni degli Stati Esteri.

Ella vedrà ql.lJindi, signor Ministro, se non convenisse che il Maggiore Mocenni, seguendo in questo l'esempio di va.rì •altri .tra i nostri addetti mtlitari all'estero aggiungesse alla •sua corrispondenza diretta al Capo di Stato Ma•ggiore un rapporto ériassuntivo di questo suo carteggio, rapporto che sarebbe poi trasmesso al Ministero degli Affani Esteri rper mezzo deHa S. V.

(l) Cfr. n. 465.

482

IL MINLSTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

(Carte Robilant)

L. P. Roma, l maggio 1873.

Ho rtcevuto la vostra lettera (1), ma non ho nulla per oggi ad aggiungere a quella che w avevo scritto prima di avere e il telegramma e la il.ettera vostra.

D'altronde sapete che •siamo 1n crisi ministeriale. L'aill:lliUlloio non vi avrà poco meravigliato. Certo :hl. voto di S()['lpl'esa e punto po'litico dato dalla Camero nella quistione dell'arsenale di Taranto avrebbe potuto essere .prevenuto e Jmpedito. Ma poiché non ·lo fu, qual'era J.a situaz,ione del Ministro delle fim.anze? Dorpo la discussione che voi conoscete per l'aumento delle spese militari, dopo avere dichiarato -che egLi non sarebbe mai entrato nella via delle spese a cui non •corrispondessero :nuovi introiti, dorpo la difficoltà estrema 'di ottenere dalla Camera un nuovo onere qualunque pel paese e i rec,lami degli uomini più autorevoli del nostro partito contro ogni aUJmento del Bilancio, subiJre questi ingiustificati 23 milioni per Taranto era per Sella una grande di,minuzione di autorità, ·era un perdere il significato ehe si unisce alila pel"SonaUtà. Che farre? Non v'erano che due alternartive o venire og·gi alla Camera a ritirare ·la legge

-o rit.irarsi dal mtnistero. Col .primo partito c'era un .pe'Dicolo. Questo atto di rigo·re av.rebbe indispettito alcuni di quelli che poi votarono e noi siamo alla vigilia della discussione della legge dei conv;enti per la quale dobbiamo contare i voti. Era un esporsi ad avere un voto contraTio su una legge d'importanza politica, compromettere una questione gmve e che c.i .sta a cuore di rlisolvere coi maggiori riguardi possibili.

È molto meglio che il Ministero sia battuto sull'arsena,le di Taranto che sulla legge delle corporazioni. Abbiamo iWclerito dare le nostre dimissiond, poiché la dimissd.one di Sella equivaleva a quella del Gabinetto. Il Re né rHìutò né accettò le nostre dimissioni; 1prese tempo .per avvisare. Ora si consulterà con qualche uomo politico. Se •troverà modo a comporre .con facilità un Gabinetto accetterà le dimissioni. Non credo che pensi a ricol'II'ere ana Sdnistra. Se no, insisterà peDché il Ministero rimanga dopo aver ,dimostrato che non se ne rpuò fare, nelle ciDcostanze attuali, •un altro. In questo caso si ritirerà, come una conseguenza inevitabile la 'legge dell'ai1senale e la necessità politica si imporrà alla Camera anche per la legge dei conventi. Per quanto sia probahile· che ce ne andiamo, non '\Ci faecio però ancora i miei addii.

(l) -Cfr. n. 475.
483

IL CONSOLE A MALTA, SLYTHE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 79. La Valletta, l maggio 1873 (per. il 10).

Come corolla·rio al precedente mio rapporto di questa Serie al n. 77 in

data 29 (l) ora decorso mese, debbo protestare all'E. V. che sebbene lo spirito

pubblico •di questa popolazione a riguaDdo nostro vada gradatamente miglio

rando, però quell'armonia di sentimenti, che al postutto è più nelnnrteresse

di questo paese che in quello dell'ItaHa, si V'erifkasse, rimarrà sempre un

desiderio, fin'a tanto che i·l Governo locale non pensi a riformare in un modo

lar.go ed energico la pubblica istruzione, sottraendola dagli influssi dei fanatici

retrivi ed ignoranti clericali che avversano o~ civile progresso.

Lo spirito per eocellenza cattolico, to·ccante in certi casi al fanatismo il

più esagerato, di questa popolazione in general•e, fa sì, che i dericali abbiano

un ascendente .sulle masse. E non occorre ch'io osservti. all'E. V. come il Clero

cattohlco sia ovunque eguale per l•e sue .tendenze e rped suoi istinti; per io ohe

è facile immaginarsi quale .tmrpressiorne avesse prodotto negli animi dei maltesi,

l'entrata degli ital.iani in Roma, che ·diede il colpo di grazia al'l'ag.ornizzante po

tere temporrale dei Papi (miei mpporti di questa serie nn. 30, 32, 33, 35

e 46). (2)

Come in varioe altre parti del mondo cattolico, i retroga•di ed d clericali anche qui, s'impegnano con ogni mezzo in loro .potere, per mantenere vive nelle masse, le più tristi impressioni circa il Govoono italiano, valendosi a!ll'uopo della stampa periodica locale, la quale salv'una sola eccezione, è tutta a loro disposizione. Però non •mancano nel paese anco uomind intelligenti della classe educa·ta, che distinguendo il vero dal falso, sanno formarsi una gtusta idea dello stato vero attuale deUe ·cose in Italia e dei bisogni dei tempi che corrono. Questo partito poi, quantunque nella minoranza, uni,tamente ai tanti maltesi addetti al commereio, che sono in continue relazioni coH'Itaolia, spe

eialmente 'con la vkina Sidlia, non possono avere, come effettivamente non hanno, (Jhe delle buone di·sposiz.ioni verso l'l!talia e ,gli !italiani. E questli due partiti neutralizzano bastantemente gli effetti perniciosi dei retrogradi e dei Clericali, e delle masse ignoranti.

Credo opportuno soggiungere, ·che il pamito simpatizzante coll'Italia non tollera['LdO le diatrtbe contro di essa dtrette dalla stampa periodica ·retrivoclericale, incoraggiò e spinse un .gJovane maltese di qualche capacità, membro dd questo COiliSi·gllo di Governo, .a redigere il precennato diario politico-commercia!le La Fenice, in contrapposto a:lla sorpraocennata ·menzognera stampa, e -dare al pubbHco esatte notizie del nostro e degli altri Stati dvilizza>ti 1del mon·do, il medestmo gode già di una piuttosto estes:a circolazione dm. questo Gruppo e neLla vic.ina Sicilia; ed amerei mi fosse dall'E. V. accordato il permesso di incoraggiarne la pubbJ.i.cazione ·con una modica sovvenzione per una sola volta. (l)

(l) -Non pubblicato. (2) -Il R. 32, del 2 novembre 1870, è ed. in Serie Il, vol. I, n. 449; gli altri rapporti! non sono pubblicati.
484

IL CONSOLE A LIVERPOOL, CAPELLO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. S. N. Liverpool, 2 maggio 1873 (per. il 10).

Ho rkevuto a suo tempo il di·spaocio che V. E. mi fece l'onore di indirizzarmi il 22 dkembre p.p. (2) e non perdo di vista l'oggetto del medes,imo, che è quello di •coltivare e sorvegliare l'opinione rpubbUca di questo paese riguardo al nostro.

Più io mi ~addentro nella conoscenza dello sp.kito inglese, più mi convinco ch'esso è .emtnentemente pratico. Egli è sotto questo aspetto, sovente nuovo per me, 'che vedo trattabe e risolte tutte .le questioni che sorgono, ed in .tale mclinazJ.one risiede forse il segreto del buono andamento della cosa pubblica e della prosperità invidiabile di questo Regno. Qui a Liver!Pool spedalmente tutto è affari e commercio, e la politica non vi ha che una parte subordmata. Poco si eurano del risu1ta.to che a~vrà il progetto ·di legge sulle corrpo>razioni religiose da .noi o della soluzione teorica forse inattuabile se non coll'andare del tempo e col progresso della scienza, del .gran rproblema de:Lla .coesistenza pacifica a Roma del Papato e del Governo dvitle. Il partito eattolico costituito della moltitudine degli irlailldesi, gente per la massima parte rpovera ed ignorante, e 'capitanato dal ·clero coi Gesuiti ed U Vescovo al:la testa, non è n;llativamente forte, né .tale da da,re ombra. Il suo co!l1!corso è bensì alLe volte ri~·ercato· nelle elezioni dai Tory e dai Liberali. Ma ventsse anche a trionfare con uno di questi, non si avvantaggerebbe .guari, rperché d Tory sono anche generalmente orangisti, e rpe11ché i Liberali non potrebbero iSIPOSare le tendenze dei loro aJJeati senza darsi la morte.

Che uno Stato sia retto a libertà, sotto l'impero della legge comune ed eguale per tutti, fautori come avversari, che sia di più bene amministrato e veg.ga prosperare le sue finanze, e svolgersi le sue risorse ecOtnomiche, e quello

\2) Cfr. n. 240.

Stato potrà fare assegno sull'appo.ggio serio ed efficace della Nazione inglese. Ed infatti ora qui si preoccupano più che d'ogni altra cosa del deficit del nostro Bilando, e del sa1ire stramdinario ed Ìillesplicabile dell'a.ggio dell'oro. Non so se una copiosa emissione di carta sia per profittare alla nostra industria nazionale; ma pare ce:cto però che essa tende ad isolarci co:mm.ereia1mente, e l'isolamento •riesce .dannoso non meno in commercio che in po:litica.

Ma non voglio dnoJ.trarmi di più in queste speculaziom, nelle quali mi riconosco incompetente. V. E. vorrà perdonaNn.i la mia alld1tezza in grazia dello scopo reale che m'induoe ad indirizzarmi a Lei, il quale scopo si è di comunicarle che ove interessasse al R. Governo di mandare ad effetto qualche grande intrapresa di utilità pubblica, io potrei probabilmente contribuire a procurargliene i capitali.

(l) Annotazione marginale: c All'Interno 4-6-'73 •.

485

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COVA

D. 142. Roma, 3 maggio 1873.

Il Conte Barbolani mi disse, durante il suo soggiorno in Roma, di aver lasciato istruzioni a V. S . Ill.ma per fare a tutti i RR. Consolati nell'Impero Ottomano una •circolare spiegativa del nuovo •regime, che, in seguito alla firma del proto•collo •!'elativo alla proprietà fondiaria, si arpplioherà anche agli Italiani proprietari di stabili.

Risul.ta ·dalla corrispondenza d'ufficio ·che delle pratiche intavolate per ottenere un prolun.gamento deri termÌilli per eseguke le intestazioni catastaU, promettevano un esito soddisfacente.

Io bramerei che V. S. Ill.ma mi trasmettesse copia del•la circolare sovramenzionata ·e m'informasse dell'esito delle pratiche in discorso.

Se queste ultime non avessero conseguito ancora l'effetto desiderato io La pregheirei di i•nsistere vivamente perché le istanze della R. Legazrione siano favorevolmente accettate dalla Sublime Porta.

486

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 175. Vienna, 3 maggio 1873 (per. il 7).

Siccome accennavo nel mio Rapporto di questa serie n. 173 (l) il signor RisUc ottenne alla fine udienza dal Conte Andrassy, ed anche rtpetutamente, ed ebbe altresì l'onore di essere ricevuto, in forma affatto ~.privata, da Sua Maestà l'Imperatore e Re.

Se le mie informazioni dicono il vero, alle accuse che il Ministro Imperiale e Reale av·rebbe mosso sul modo alquanto ostile con cui vengono in Serbia

trattati affaTi e persone Austro-Ungarici, il Rappresentante del Prin.cipe Milano avrebbe risposto attribuendo il mal umo11e esistente nel suo paese alla dichiarazione di innocenza del Karageorgewich pronunziata dal Trtbunale di Pest ed alla inibizione fatta ai battelli del Lloyd di approdare a Belgrado.

Fu fadle al nobile Conte di ribattere siffatti arppunti con difendere l'indipendenza del rpotere .giudizia,rio, ·e consigliando al signor Ristic di fure abrogare alcune misure vessatorie che hanno reso impossibili le operazioni di Dogana allo Scalo di Belgrado.

Tolse egli a:llora oc:casione per rimprocciare al suo interlocutore le tendenze Russe del Governo Serbo alle quali i continui moti interni di quel Principato ·dan eredito, ed, in quanto alle assicuranze che il Gov·erno vi fosse assolutamente estraneo ed alle promesse di ~sorvegliare d'ora dcnnanzi i mestatori e rende11e cosi più amichevoli i Tapporti di buon vicinato, soggiulliSe che i fatti soltanto dovevan provare la lealtà di ta'li impegni.

Il Contè Andrassy avrebbe voluto stipulare co'Lla SePbia una Convenzione:

1° Per ~estradizione dei disertori dei due paesi.

2° Per ·rendere esecutorie le sentenze d.ei Trihuna1i J"ispettivi sul territorio delle due parti contraenti, ma il Ristic rifiutò reci!Samente.

Si parlò eziandio della riunione della rete ferroviaria Serba colla AustroUngarka nonché del viaggio del Principe Milano a Vienna, (scOIPi pri.IlJCilpali della missione del Ministro Serbo) ed ho ragion di ritenere che, premendo a questo I. R. Governo quella riunione sempreché :!.'·identica avesse a,uogo tra la rete Serba e la Turca, si sien commessi ufficj a Costantinopoli affin di disporre favorevolmente la Sublime Porta.

P~er ciò che concerne la venuta del Prindpe Milano a v.ienna, credo avrà

dessa luogo nel più sb:etto incognito e dopo le visite dei diversi Sovrani.

Nell'wormare l'E. V. che il signor Ristic non ebbe mai a far capo dall'Ambasaiatore Ottomano per vedere l'I!lll[)eratore ed il Conte Andrassy, ho l'onore di off.erirle ...

(l) Cfr. n. 469.

487

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AD ALESSANDRIA D'EGITTO, G. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 216. Alessandria, 3 maggio 1873 (per. l' 11).

Mi è pervenuto ieri il dispaccio di V. E. del 26 scorso a1prile n. 80 (1). che

riepiloga •con la massima esattezza gli accordi da me [presi con S. A. il Khedtve .,per dare una forma uffidale alle di lui dichia~azioni sul modo che dovrà pro

cedere per la 'scelta dei Magistrati stranieri nei nuovi TrJJbunali Egiziani.

Per addivenire un momento prima all'eseguimento di quanto fu ~convenuto ebbi l'onore di sottomettere all'E. V. col mio .Dapporto del 20 apvile, numero 214 (1), il progetto della lettera ufficiale che Nuhar Pascià dovrà dirigere al R. Ministro a Costa,llJtinopoli che è la riproduzione del,la lettera di Nubar

Pascià del 24 febbraio con qual·che piccola modifkazione nella fraseologia dell'esordio, che secondo il Viceré poteva fall" nascere H dubbio di una contradizione con le srue dichiarazioni sulla sostanza della quistione, che E.gH vuoLe scevra da qualsiasi incertezza di interpretazione.

Ciononostante appena ricevuto il rprelodato di,SIPaccio di V. E. credetti di comunicare per telegrafo a S. A. che il R. Go'Verno dopo le di lui esplieite dichiamzioni, cons1dera la lettera di Nubar Pa,scià scritta al Conrte Barbolani dl 24 febbraio come una ·comunicazione avente tutto H carattell."e uffieia·le, e non esservi necessità di introdurvi alcun cambiamento né di sostanza né di data. E che per la risposta da farsi nei termini corrispondenti all'accordo stabilito, l'E. V. ha approfittato della ·presenza in Roma del Conte Bal'bolani per fa!'g1i firmare la nuova -comunicazione che sarà prontamente spedita a Costantinopoli, per eSISere sostituita alla lettera dell'l marzo già consegnata a Nubar Pasdà.

Il Khedive mi ha subi·to risposto rinnovando 1a preghiera di trm>mettere all'E. V. l'espressione della .sua sincera gratitudine, e non vi è dubbio ·che neavrà dato comunicazione a Nubar Pascià per telegrafo.

Non ·può esservi soggetto di esitanza •Sia per parte di Nubar Pascià che dalla R. Legazione. Né la sostanza né la forma della comunicazione del Negoziatore Eg.izi·ano è minimamente altemta. Se l'E. V..giudica come il Khedive che la prima redazione dell'esol'dio presenta rea·1mente una c.erta contraddizione aUe dichiarazioni che compongono la sostanza delle condizioni esJSJenziali da noi volute per ac.cettare il progetto della rifo!!'l!lla giudiziaria, conviene a noi maggiormente di a-ccettare il progetto della lettera che ho rimessa a V. E. con il mio •rapporto n. 214 (1). Se poi l'E. V. non crede necessario d'introdurvi aLcun cambiamento, Nubar Pasdà non esiterà a mantenere ila lettera .già scritta il 24 febbraio al Conte Barbolani. Nell'uno e neLl'altro caso sarà poi sempre con quella data. Si può dunque l'itenere che l'incidente debba considera•rsi come esaurito.

Ma alle idee riformatrici del Khedive sor,gono nuovi osta·coli. Avant'ieri prima di J.asciar Cairo il Vicerè mi disse confidenzialmente che l'Ambasc•iata Inglese aveva segretamente comunicato a NubaJ." Pascià di aver avuto ordini dati suo governo •di accettare il progetto della riiol'ffiél giudiziaria, ma di pl'esentaxe la sua accettazione alla Porta, perché con Firmano autorizzaSS'e il Viceré d'introdurla in Egitto. Sir ElJiot, l1iconoscendo le .grandi complicazion!i che ne nascerebbero, .pregò nello stesso tempo Nubar Pascià, di rnon farne sapere nulla ancol'a al Viceré. Forse egJ.i vorn-à adoperarsi per far modificare gli ordini ricevuti.

Nubar Pascià nel darne cognizione a S. A. coru;i.glia di rifiutare ogni intervento della Porta, basandosd su i Firmani del 1867 e del 1872.

Sua Altezza che ha molto più senno del suo negoziatore, e che non si lascia tr.ascinare daJla passione, vede invece con molta chiarezza le serie 1difficnltà che gli fa,rebbe sorgere .l'attitudine del Governo Britannico. Un suo rifiuto ad ogni intervento della Porta, invocando i diritti ottenuti con i passa,ti Firmani, farebbe immancabilmente so11gere ·gli antichi sospetti di pensieri d'indipendenza, e di volersi sottrarre all'autorità suprema del Sultano. Accettare la.

necessità di un Firmano per poter introdurre la riforma giudiziada, è la rovina assoluta dell'opera riformatrice 'ch'Egli con tanto travag,l!io e sagrifizi ha portato quasi a conclusione. Nel trattare con le Potenze Egli non ha potuto avere soltanto in mira gl'J.nteressi egiziani, ma ha dovuto ancor più prendere in considerazione gli interessi stranieri. E pevciò nelle trattative con le Potenze egli ha rkonosduto di dover concedere molto ;più di quanto era autorizzato dalla Porta di ·concedere. La Porta non lo i·gnora, ma su uno scambio di note, di comunJ.cazioni, ,può, come si suol dire, chiudere un'occhio; ma se si vuole necessario nn Firmano, Essa è obbligata di studiare a fondo il ,progetto, e non potrà darlo, perché constaterà che il Viceré ha oltrepassati i 1ilmiti che gli erano prescritti.

S. A. è molto scoraggiata. Ha dato ordine a Nubar Pascià di non muoversi, di non fiatare, tanto più che fin'ora si deve supporre ch'Egli ignori le comunicazioni 'che 1'Ambasoiatore Inglese ha dcevute da Londra. Il Viceré non spera che in sé stesso e nella sua presenza a Costantinopoli, e mi disse, aver fissata la sua partenza per il 15 corr.

Ma la .sera stessa da persona generailimente ben informata mi :llu detto, ·ohe dopo che io laLSciai il Viceré, era:no .gtunte notizie molto a,l,larmanti da Cootant1nopoli; che si padarva ·di grave malattia .del Sultano, ma che •SÌ vociferava sommessamente ·di fatti gravi e di congiure di Harem; e che queste notizie potevano far ritardare la partenza del Khedive. Infatti la stessa sera, tutti i Minilsteri che erano alla vigilia di trasferirsi in Alessandria, hanno dce

·vuto un ina1spettato contrordine. Senza assumere nessuna responsab111tà sull'esattezza di queste ultime notizie, mi farò un dovere di sorvegliare le cose, ed info['!IDarne V. E.

(l) Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

488

IL MINISTRO A BERNA, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

.R. 194. Berna, 5 maggio 1873 (per. L' 8).

Benché pei motivi da me esposti in preceden•ti rapporti, io non attribuisca che poca importanza ai Congressi dell'Lnternazionale, e meno ancora agli ·aderenti che questa Società ,con:sewa tuttavia in !svizzera, non ho perta•nto omesso pratica alcuna, per pormi in condizione di potere aoconc,iamente, informare l'E. V. ,intorno al Congresso convocato pel 27 ap~ile, nella città di Neuchatel dal preteso Di~ettorio di Sonvillier. Il signor Ceresole, cui, io primo, comunicava ·tale convocazione, mi aiutò nelle ricel'Che ch'io stava per fare e ,mi trasmise mano mano le relazioni offidali che gli pervenivano in proposito.

Nessuno dei giornali della Sviz:zcera annunziò, sotto qua·lsiasi forma, il Con

gresso. Il D~pa,rtimento Cantonale di G1ustìzia e Polizia di Neuchàtel, interro

gato dall'Autorità federale sui prepa:rativi che si :fa,cessero colà per quest'adu

nanza, rispose il 22 aprile in conformmà dei riscontri, che nello :stesso tempo,

io aveva da altre sorgenti, che ·si ignorava, così nella 'Città come nel Cantone, ·<lhe questo Congresso dove3Se :1ver luogo.

Non pertanto con un altro dispaccio di questo stesso Dipartimento in data del 25 si annunziava che tutti gli operai della contrada, a qualunque mestiere appartenessero, ·erano stati invitati per mezzo di cartelloni, do'VUilque affissi, ad un Congresso che l'Internazionale terrebbe, la seguente domenica, alla grande Bi•rreria (Brasserie), dove hanno ordinariamente luogo le riunioni popolard in quel Cantone. Nel giorno designato si videro 'invero giungere da diverse parti alcuni sconosciuti, :llra i quali non pochi francesi, che si recarono immediatamente alla Grande Brasserie, dove si !flrbvarono riuniti, compres'i i curiosi, che il ,giorno festivo vi aveva condotti, un centinaio di persone al più.

Questo rpiccol numero d'intervenienti vuoi essere notato, poiché il Cantone di Neuchatel accoglie nel suo territorio la più grande agglomerazione di operai, e ordinariamente la più turbolenta di quallJte aLtre sono in !svizzera, la quale, per essere in generale ,composta di stranieri alla contrada m cui lavo·rano, sembrerebbe dovere inclinare più alle dottrine dell'Internazionale.

Parlarono nell'assemblea diversi oratori, un solo, domidliato da qua1che tempo nel Cantone, vi si fece sentire. I discorsi portarono sulla necessità di continuare v~gorosamente la guerra ·che l'InternaZiionale muoveva al Capitale, ed in generaJ.e contro la borghesia ,che ha ·preso in Europa il rposto detlle antiche aristocrazie. Fu reso omaggio ai Comune di Parigi, e si formarono i voti più arditi per la distruzione dell'orrnne sociale da cui sono rette l·e nazi·oni moderne. Era presente il demagogo russo Bakounine, cui si è accennato in altri miei rapporti, ma non parlò. Nessun altro nome ·conosduto, ha fatto atto di presenza all'adunanza, nella quale non fu presa del Testo, aLmeno in pubblico, alcuna risoluzione. Non si sa ancora che cosa abbiano potuto fare segretamente in questa occorrenza, coloro che avevano convocato il Con,gresso.

Di tutte le as,semblee dell'Internazionale in !svizzera, questa è stata quella dove gli aderenti intervennero in minor numero, il che conferma quanto io· scrissi alla E. V., sullo stato di decadenza in cui questa Società si trova in tutti i Cantoni.

Una prova del rpoco conto in cui si tiene qui il'Internazionale, si ha nel fatto che nessuno dei giornali del Callltone di Neuchatel, d'ogni colore, ha riferito in modo ·alcuno, quanto è occorso nel Congresso, del quale non ·hanno mai pronunziato, né prima, né rpoi, il nome. Così han fatto gli altri periodici della Svizzera, eccettuata la .sola Gazzetta di Losanna, la quale, dorpo qualche giorno, pubblicava una pretesa corrispondenza di Neuchàtel, che in realtà, le proveniva da un impiegato subordinato del D1partimento politico federale.

Non devo tacere qui che la grande associazione operaia del Grutli che rper le sue dottrine sembrerebbe dovere avere molte attinenze coJ.l'Internazionale, ha apertamente rotto con questa, dichiarandosi esclusivamente nazionale, e perciò disposta a irespingeTe ognd solidarietà, così con l'Internazionale, come con qua,1unque altra Società Straniera.

La Società del Grtitli, quantunque abbia degl'intenti sociaUsti, è essenzialmente una società politica. I suoi componenti, invero, prendon parte alle votazioni poUUche del paese, ciò che non fanno in 'generale coloro che appartengono all'Internazionale. Così que' del Griltli sono aSIStai più preoecupa,ti ora delle questioni politico-religiose che agitano la Svizzera, che di aUro.

l'l ,signor Ceresole mi diceva ieri di non potel'IIlli. ancora fare alcuna comunicazione, sulla inchdesta 0[1dinata nel Giura, ma che srpera comunicarmene ben presto i risuLtati, che io mi farò un dovere di trasmettere, quandochessia, all'E. V.

489

IL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 197. Lisbona, 8 maggio 1873 (per. il 25).

Ebbi rec•entemente occa'sio:ne di conferire con questo Ministro degli Affari Esteri per sollecitare diversi affari in corso e trovai S. E. oltremodo preoccupato della situazione generale pei progressi rapidi dell'Internazionale e del federalismo in Europa, seg:natamente nella vicina Spagna, affermando che le ultime elezioni francesi aggiungono motivi a' suoi Umori come Id g.iustificano anche i continui scioperi degli operai in pressoché tutti gli Stati: infine una serie perenne di atti e di atte~tati che provano la forza ognora •Crescente del proselitismo, il quale non solo rkeve la parola d'ordine dell'Internazionale jper costituirsi ma agisce palesemente contro l'ordine sociale, contro i troni e contro le istituzioni di ogni paese.

• In conclusione, <Hssemi il Ministro. pOTtoghese, per sostenere i grandi principi sociali, religiosi e politici noi vogliamo combattere con belle teorie, nemici senza fede né legge il di ,cui scopo è quello di tutto distrug.gere con ferro e fuoco, e mentre noi stiamo pensando il modo di salvare società, Governi e Tlroni, senza concretare di comune acc·o:rdo rimedi pronti ed efficaci, il male \Progredisce a dismi:sura ed un bel giorno ci troveremo ilnpotenti a scongiura-rio. Se io fossi Ministro d'un grande Paese, soggiunse S. E., tenterei l'iniziatLva di un concerto EurO\PeO, ma non essendolo debbo !imitarmi a segnalare il pericolo ognora crescente a tutti i Govemi amici e fare voti perché si trovi prontamente una base comune di salvamento. Sento essere d'uopo ed urgente di fare alcun che, ma cosa? nol so. • (Sic).

Risposi al sicgnor de Aru:kade Corvo, che l'illldzi.ativa da esso accennata sembravami assai difficile per tutti e, se presa da alcuno, sommamente arduo, per quanto desiderabile, un accordo generale. Ma nOill essendo autorizzato a discutere sì grave ar<gomento avrei fedelmente riferito a'l mio Governo quanto S. E. si compiacque comunkal'IIlli..

490

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

T. 103. Roma, 9 maggio 1873, ore 15.

Ministre de Turquie prétend que le Prince de Montene,gro ne peut etre reçu pa·r ile Roi que par SOill intermédiaire. Je Vous prie de me dire rpar télég:raphe .si à la Cour d'Autriche le Prince de Montenegro a été ou serait reçu en dehors de la Légation de Turquie. Les prétentioll!s de la Porte sur la Princi

pauté sont :constatées dans un Protocole du Con,grès de Pads. La Russie cependant maintient que J.e Prince est tout à fait indépendant. Je tiens beaucoup à savoir l'opinion du Gomte Andrassy.

491

IL SEGRETARIO GENERALE ALL'INTERNO, GAVALLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. R. P. 4139. Roma, 9 maggio 1873 (per. il 10).

Per quelle comunicazioni che J.'E. V. credesse del caso, Le •partecipo che un ptocolo nucleo delJ.'Interna2lionale m Torino, noto sotto il nome di Emancipazione del Proletario, cerca di mantenersi in relazione con J.'A·ssociazione Internazionale di Berlino.

Le corrispondenze si trasmettono a tale uopo col mezzo di certo Giorgio Bello, che :lavom come operaio meccanico a Berlino (1).

492

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. 463. Roma, 10 maggio 1873.

Con telegramma dell'll éllprile p,p. (2) V. S. Ill.ma mi informava che Mirza Malcom Khan, Min1stro straovdinario dello Shah di Pevsia, stava per partire ·alla volta di Torino e di Roma, a'llo scopo di compiere anche presso l'Augusto nostro Sovrano J.a missione di annunziargli una visita probabi·le del suo Monarca in occasione del viaggio ch'Egli sta rper intrwpr.endere m Europa.

Da quell'epoca in poi io non ebbi alcuna notiz.ia dell'Invia·to Persiano. Fremendomi perciò di sapere qualcosa in proposito, non solamente per mia .norma, ma :più ancora per dame ragguaglio a S. M., a cui avevo annunziato la venuta di Ma'lcom Khan e .la missione ch'egli doveva eseguire, prego V. S. Ill.ma di volermi porgere, su tale oggetto, tutte quelle informazioni che ~e riescirà ,possibile di procura:rsi. Ella avrà, \Senza dubbio, facile modo di :sapere per quale motivo H detto Inviato abbia modificato il suo :progetto, come pure se, e quando precisamente, la di lui venuta a Roma debba ancora avverarsi.

493

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. 182. Vienna, 13 maggio 1873 (per. il 16).

Parlando ieri col Conte Andrassy dell'andamento della discussione in seno

a:l Parlamento nostro del progetto di Legge sulle Corporaziond Reltgiose, si venne a parlare del Papa e della possibilità di una prossima vacanza della Sede

Pontificia. A questo ,proposito il Conte Anocas,sry dissemi il Cardinale Antonelli a•ocarezzare vivamente l'~dea che l'elezione del successore di Pio IX abbia a C()(lllpiersi fuori d'Ita.lia ed aver anzi fatto a tal riguardo delle entTature a Parigi le quali ebbero per conseguenza che il signor Thiers, per meèZzo del Conte Appony non che del suo Ambasciatore a Vienna, espresse il des1idedo d'addivenire col Governo Impel'iale ad uno scambio d'idee in questa questione, come preparazione ad un successivo accordo; aJ che .hl Conte Andrassy, dicevami, aver risposto, i·l Gabinetto di V·ienna, per conto suo esser ben deciso non solo a non proporre, ma neppure ad accettare, n Conclave abbia a riun~rsi negli Sta.ti Austro-Ungarici e ravvisar, d'altronde, essere aiSISoluta convenienza del Papato che desso non si convochi altrove che a Roma. Tale opind.one ·credettd. dover affermare col mio conforme parere, facendo ri•levare che, ov'anche si riescisse ad eleggere un Papa fuori d'I.talia, più •che problematica ritenevo l'occupazione posteriore, .per parte del Pontefice così eletto, della Sede Vaticana; al che il Conte Andrassy risposemi, diVlider pienamente la mia ~dea, e tosto soggiun.gevami, esser sta.to informato dal Conte Wimpffen che l'E. V. lo aveva intrattenuto su questo stesso argomento mostrandogli desiderar del pari che si addiveniJSise ad uno scambio di idee al riguardo fra il Gabd.netto di Roma e quello di Vienna.

Discutendo quindi la possibilità o meno che un accordo riesca a stabili!l'Sii fra le vavie Potenze suila grav·e questione dell'elezione del successore di Pio IX, io esprimeva il dubbio •si finisse per riescir a stabilire tale accordo in tempo utile stante .essenzialmente l'inco[1testabUe divergenza d'intendimenti di alcune Potenze, anche sulle basi fondamentali della questione. Al che il Conte Andrassy risposemi •tosto, sembrargli per lo meno molto probabile che fra ·l'AustriaUngheria e l'Italia la divergenza di vedute a cui io accennava non esistesse, giacché d.icevami egli • i miei criterùi fondamentali su questa queSitione sono

seguenti:

l o L'impossibilità per seml)re del potere temporale.

2° L'elezione in Roma del successore di Pio IX.

3° Azione comune !Perché la scelta cada su di un Cardinale che non sia fra così detti zelanti, ed anzi sia il più moderato possibile •.

Queste idee sembrandomi armonizzare molto bene con quelle ·generalmente accolte in Italia ed essenzialmente col!le vedute dlel R. Governo, credetti poter d:i:re che su tali ba1si lio pme riteneva non difficile iniziar uno scambio d'idee fra i due Governi, fulriero di un a-ccOll'ldo tanto !più coffi!Pleto e leale ch'esso poggerebbe sul vero interesSie dei dUe Stati.

Mentre rparrmi non s'abbia a dare un ·soverehio valore aHe parole dettemi dal Conte Andra•ssy, poiché, come di:ssi, la conversazione cadde inc,identa1mente sull'al"lgomento e quindi rivesti più che altro il carattere ·di un ·tasteggiamento di terreno, condotto in quel modo altamente •leale ed amichevole col quale sempre procedono le mie conversazioni col nobile Conte; pure è mio avviso s'abbia a tenere in molta considerazione quest'entratura, non che i principi generali a cui, chiaramente appMisce, il Gabinetto di Vienna intende infonnar la sua condotta su questo gravissimo argomento. Mi permetto inoltre aggiungere, sembra.rmi prudente consiglio non lasciar cadere la cosa, poiché, come ebbi in principio l'onore di riferire ail.l'E. V., la Francia non sta colle mani alla cintola ed evtdentemente vi ha massimo interesse per noi a che non sia lasciato a quella Potenza agio di preparare il terreno a modo suo.

(l) -Annotazione marginale del documento: • A Berlino 3 giugno 1873 •. (2) -Non pubblicato.
494

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Vienna, 13 maggio 1873.

Ieri il Conte Andrassy mi ricevette dandomi ·le notizie di Roma poco prima trasmeSISegli telegraficamente dall Wimpffen con co·lori però alquanto più foschi dal vero in confronto almeno di ciò che leggo nei teleg:rammi dei .giornali, ed aggiUJilJgevami ·inoltre esser stato informato collo stesso mezzo ehe •l'esito della leg,ge sulle Corporazioni Religiose era gravemente minacciato, .ritenendosi a Roma che nella votazione il Ministero avrebbe avuto venti voti di maggioranza contra11ia. Egli mostravasi meco molto .preoccupato di questo sta.to di cose in sì gravi momenti. Intorno ai fatti successi nelle strade di Roma il giOl'IIlo 12, non seppi cile rispondere, la prima notizia avendomela data Lui; relativamente .poi al presumibHe esito della Legge, dissi che fino ad oggi le •mie informazioni non concordavano colle sue, e che anzi avevo ogni ragion di crede11e che se U Ministero aveva testè ritirato le sue demissioni, mi semhrava più che probabile, aveSISe ciò fatto, soltanto dopo essersi per quanto possibile assicurato della maggioranza nella grave questione che attualmente fol1ffia oggetto delle discussioni del Parlamento. Non riescii però guari a rassiourarlo rpoiché l'esito di .questa leg•ge gli sta g1'andemente a cuore sempre ben inteso rper ciò solo che riflette i Generalati, poco gl'importa evidentemente la ·forma pul'lché il fondo sia salvo. Non mi estendo su quest'argomento, giacché allorehé questa lettera vi perverrà la questione potrebbe anche già esser decisa, d'altronde nulla di nuovo avrei a dirvi. Il simpatico buon volere del Conte Andrassy a nostro riguardo spiccò più che mai in questi ultimi tempi, quindi è evidente, che ove J.'Italia dimostrasse col fatto di non aver tenuto in conto qua·lsiasi i desideri espressigli nel modo il più delicato dal Gabinetto di Vienna ciò non potrebbe a meno che •r•iuscir nocivo a ohi :regge qui la politica estera •e certamente le relazioni .internazionali in questo momento in cui s'avrebbe •sì grave bisogno fossero •cordialissime ne sarebbero alquanto danneg.giate. Ma è affatto inutile vi dica cose che meglio di me sapete. Speriamo ancora questa volta nella nostra stella. Jil Conte Andrassy mi tornò a parlare della venuta del Re, relativamente alla quale non gli nascosi la mia impressione essere non rimanervi più quasi speranza, locché non l'impedì di ·continuar ad ins1stere sui vantaggi di tal visita, e di ripetermi le maggiori assicuranze sulla cordial accoglienza che

S. M. troverebbe qui. Forse sapete, essersi detto in Ltalia ·che la ragione ohe tratteneva il Re di venire a Vienna si era la spesa ·di ta•l viaggio, ciò si ripeté qui, ed il Conte Andrassy stesso mi fé cenno di tal voce corsa pensando eviden-temente ·che ciò risapendosi da S. M. forse si sarebbe decisa a venir per dar una smentita a sì sciocca diceria. Insomma pel momento non mi par vi è il

•caso 1di. pensar a viaggi, la questione potrà esser D1presa rul ra.sserenar•si dell'orizzonte nostro.

Vi ho telewrafato og,gi l'annuncio ·che il Principe Ima;>eriale di Germania farà un breve giro nell'Italia superiore. Egli destder·a i·l •suo incognito sia rispettato, e parmi •conveniente tal suo desiderio •sia esaudito non tralasciando però di usargli tutte le co11tesie ·compatibili coll'incognito. Tanto il Principe quanto la Princtpessa non mancano mai occasione di dtmostcrarmi quella benevolenza pa·rticolare dii cui sempre mi furon larghi, e sia l'uno che l'altra si esprimono sempre meco nel modo il più cordiale ed aff.ettuoso per la Real Fami•glia, in

maniera SOffil11amente simpati.ca per l'talia.

Non ho tempo di sc~ivervi più a lungo né di rileggermi, gli affari della Legamone, l'Esposizione, i doveri sociali etc. etc. non ini lasciano neppur un minuto di tempo, non posso nemmeno rileggermi.

495

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D' AFFARI A COSTANTINOPOLI, COVA

D. 145. Roma, 14 maggio 1873.

Ho ricevuto H telegramma di V. S. del 29 aprile UJp. (l) relativo ai passi .ch'Ella ha fatto presso la .Sublime Porta in seguito all'annunzio iPervenutole dei _gravi diiJsordi!Ili accaduti in Betlemme IIJJella notte del 25 aprile.

Inf011Inata per telegrafo dal R. Console in Gerusalemme ·che tre sudditi 'italiani monaci nel convento di Terra •Santa erano sta-H feriti dagli invasol"i del Santuario di Betlemme, V. S. ha ·domandato alla Sublime Porta che ordini :severi fOISSero .impartiti alle autorità e che aU'1nchiesta civca i fatti accaduti fosse ·invitato ad assistere il R. Console. Al primo giungere delle notizie di Gerusalemme, la Porta sembrava disposta ad inviare sul luogo un suo appo:sito commi:ssario; e V. S. m'informò pure di questa circostanza; ma a quel progetto ora pare .i:nvece che il Governo ottomano abbia rinunciato, cosicché,

non più d'una inchiesta amministrativa ma del corso regolare e consueto della .giustizia noi siamo prec·i:puamente condotti ad oocuparci.

Prevedendo che 11 Governo francese •susciterebbe qualche difficoltà relativamente al concorso di aLtri Consoli neWinchiesta intorno ai di:sordini avvenuti a Betlemme, Ella mi ha riferito che codesto M1nistero degli Affari Ester·i .già Le avea fa.tto ·SentiTe che all'inchiesta sarebbe stato opportuno intervenisse il solo console di Franda. Ed in .proposito Ella desiderava avere da me istruzioni speciali sul ·contegno da tenere.

Non ho potuto soriverLe a questo r.igua·rdo prima d1-" avere sott'occhi i rap-porti del R. Console a Gerusalemme, ra.pporti che mi pervennero soltanto nella giornata di ieri.

118 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

Di quei documenti ritengo che a quest'ora anche V. S. avrà avuto copia.

Dai medesimi risulta, oltre alla narraz,ione dei fatti di devastazione commessi nel Santuario di Betlremme, ~che nella notte del 25 aprile furono ~avemente feriti 1tre sudditi italiani in circostanze tali che permettono di dubitare deHa solerzia o dell'imparzialità dell'autorità sulla quale pesava l'obbligo di tutelare l'ordine pubbHco che malgrado la presenza della forza pubblica al momento in cui accadevano i disordini lamentati, nessun arresto veniva eseguito e nessun procedimento aperto contro 1i colpevoli dell'aggressione e dei ferimenti, che le rimostranze del R. Consolato, presentate entro i limHi della sua incontestabile competenza, vennero accolte dal Governatore Nazif Pascià in un modo che la condotta di quell'alto funzionario nell'occasione in discorso non basta a giustifkare.

Il Governo di Sua Maestà quando si è dedso ad instituire un Consolato in Gerusalemme ha chiaramente tracciato al titolare di quel posto il limiteenko il quale era opportuno ch'egli contenesse la propria azione nell'esercizio dell'incontestabile diritto dell'Italia di proteggere e tutelare i propri sudditi siano essi laici od ecclesiastici, vivano essi in un chiostro o fuori. Noi non pretendiamo intrometterei nella protez,ione di un convento, d'un santuario, d'una Chiesa; noi proteggiamo le persone dei cittadini italiani che invocano la nostra tutela senza fare eccezioni o distinzioni perché la qualità di cittadino non si perde per effetto della vita comune o della professione religiosa. Questo è il nostro diritto ed il nostro dovere. Non mi risulta che il R. Console in Gerusalemme abbia frainteso il senso delle istruzioni generali ch'egli ebbe a questo proposito pdma di ~recarsi al suo posto.

Sarebbe adunque cosa sommamente ~spiacevole che questo concetto non fosse convenientemente inteso dall'autorità ottomana in Gerusalemme, e che" altri criteri dovessero prevalere nelle dete11minazioni che dalla medesima dipendono.

Nei rapporti di codesta Legazione ~con la Sublime Porta Ella dovrà mantenersi ferma sopra il terreno circoscritto che Le venni indicando. Le Istituz,ioni ecclesiastiche latine come tali non l"icorreranno probabilmente alla pro~ tezione nostra e riuscirebbe superfluo prevedere un caso che nelle circostanze presenti non offre alcuna probabilità. Ma aHa protezione delle persone di cittadini i~taliani qualunque sia la loro condizione civile e massimamente poi se la protezione è richiesta, non possiamo e non intendiamo rinunziare.

Noi possiamo vivamente deplorare che gli atti possessorì tentati da Latini

o da Greci nei Luoghi Santi continuino ad esser causa di disordini ,che l'autorità loca,le non può e non sa a tempo prevenire. Certamente dobbiamo esser dolenti delle devastazioni e delle depredazioni commesse in uno dei più insignì santuari dove la 'pietà dei fedeli ha ~con le larghe sue offe:vte contribuito alla maestà del culto. Ma uno ~stato potente e 'Sollecito della posizione acquistata ab antiquo nella protezione dei Luoghi Santi, veglia per la sicurezza dei medesimi e noi non intendiamo far cosa che possa ,lasciar credere che noi ci vogliamo inkodur di soppiatto in affari di cui quella potenza si è ognora dimostrata gelosa.

È vero che nelle circostanze attuali anche altri Governi sembrano aver· giudicato necessario di far giungere le loro ,rimostranze alla Sublime Porta.

L'Austria-Ungheria, sebbene nessun suddito dell'Imperatore sia stato ferito o maltrattato, ha fatto a Gerusalemme ed ha ripetuto a CostantinopoU quegli stessi passi che il R. Console e V. S. hanno ·creduto ri:chie,sti dalla graV'ità dell'accaduto. È anche vero che i Greci, 'causa delle scene di disordine, essendo aderenti del patriarca Procopio non hanno ottenuto la protezione e l'appoggio del consolato russo rimasto indifferente forse appunto perché la Russia non ha dimesso ancora il pensiero di farsi sostenitrice del patriar.ca CirUlo stato deposto per le ragioni a V. S. ben note.

Ma comunque ciò sia, non entra nelle nostre .idee il farci parte nelle competizioni politiche delle quaU le questioni di possesso dei Luoghi Santi possono diventar pretesto. Mi pare di aver tracdato all'azione del R. Console in Gerusalemme un limite che non può lasciar sussistere alcun dubbio a tale ·riguardo. E V. S. nell'inteDpretare e nell'applicare le istruzioni contenute in questo dispaccio saprà sicuramente mantener .saldo l'esercizio del nostro incontestabile diritto escLudendo qualunque sospetto che per noi si voglia in questa maniera fare novità che possa ·ad altri dispiacere o pregiudicare delle quistioni nelle quali né pretendiamo erigerci .giudici né vogliamo es,ser parte.

(l) Cfr. n. 478.

496

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 318. Pietroburgo, 14 maggio 1873 (per. il 21).

Non .si potrebbe finora definire •COn precisione il carattere poloitioco della visita fatta daU'Imperatore Gug~Lielmo allo Czar, né si potrebbero a11guire le conseguenze e gli effetti sulle risoluzioni de' Gabinetti europei; ma certo sarebbe vano il credere che :la ragione po1iotica ed .i destini della Nazione siano stati estranei agl'intendimenti ed ai ·discorsi dei due Sovrani. Il pensi:ero di un'alleanza fra la Corte di Germania e quella di R:us:sia, e !'.intento di ·custodire .la pace europea appartscono assai del resto dalle parole che i due Imperatori pronunziarono al banchetto del 3 maggio, e dalla risposta che GuglieLmo indirizzò alla deputazione alemanna. Le cose di Francia e il guadagno fatto dai•la parte repubblicana più arrischiata nelle ultime eLezioni, che si .compirono per l'appunto in questi giorni, preoccuparono anche senza alcun dubbio la mente degli uomini poHtid convenuti .in Piet,roburgo, e poterono forse ancora determinare in quaiche modo i loro disegni. Il Ministro d'Austria in questa sede, Generai Langenau, fu distinto con 1particolar degnazione dall'Augusto Ospite, e il Prindpe di Bismarck andò .per il primo a visitarlo, pigliando occasione dal desiderio che dimost-rò di •rivedere la sua antica abitazione, del tempo in cui dimorò qua'l Ministro di Russia a Pietroburgo, 'Che è quell'istessa occupata presentemente dalla Legazione austro-ungari•ca. Non si ebbe per altro a notare nell'attitudine della popolazione in questa metropoU ve11una spontanea dimostrazione inusita,ta che desse alle feste ufficiali un

.carattere nazionale.

lo fui a salutare S. A. il Principe di Bismarck che già prima avea fatto• tenere ~sua carta di visita a me non a1trimen'ti che agli altri Capi di Missione· presso questa Corte. Oltremodo ·cortese fu l'accoglienza del Cancelliere alemanno: mi fece pa,rola dell'invio in Roma qual Ministro di Germania del signor di Keudell, mostrando rincrescimento di non aver potuto prima ottenere dal Re .suo Sovrano, com'egli avrebbe desiderato, la nomina di un titolare alla Legazione presso il R. Governo. Soggiunse che le relazioni comme•rciali della Germania con l'ItaLia formavano nel presente ·stato di cose una delle sue princi•pali sollecitudini, e ·ch'egli vi avea in particolar modo tenuto· mente nelle istruzioni date al nuovo Ministro, specialmente in vista della revisione chiesta dalla Francia del trattato con •l'Italia e dei negoziati in ·corso a ta,l'uopo, dai quali per •suo avviso ~gl'interessi commerciali della Germania nel paese nostro avrebbero .potuto 1soffrire qualche pre·giudizio. Mi domandò· con una certa insistenza delle ragioni per cui il R. Go·verno •si mostrava così a11rendevole ai desideri della Francia. Ri,sposi che nulla io poteva dirgli quanto· ai negoziati cui egli accennava, e che io non credeva fossero ancora moLto prossimi aUa loro conclusione; né la nostra condiscendenza verso la Francia era da considerarsi come segno di una preferenza particolare, ma piuttosto· come effetto della necessi•tà in cui eravamo di mantenere quelle relazioni che si .potevano migliori con un Governo, per cui le convenienze politiche ci obbHgavano pure a qualche riguardo. RepUcò di·cendo come egli temeva che noi esagerassimo il concetto di· questa necessità e di queste convenienze, e come· a parer .suo noi facevamo opera vana con tali concessioni, poiché non ne avremmo ottenuto mai come effetto reciproco da quella Nazione una ·sincera ed utile amicizia.

Continuò ragionando delle presenti •condizioni di Francia col dire che a lui pa,revano disperate del tutto, e tali da non potervi ristabilire ordinamento durevole, segnatamente dopo la movte dell'Imperatore Napo·leone, che egli reputava essere stato ai dì nostri H solo uomo a-tto a reggere quel paese, e a formarvi un Governo proporzionato all'indole sua, cioè democratico, ed autorevole, vigoroso e mHe a·l tempo istesso: le .sorti della Francia sarebbero state, egli diceva .seguitando, men dure, e ·meno compromettenti per la sicurezza e per la pace degli Stati •europei, se l'I·mperatrice Eugenia, i cui consigli furono mai sempre male ispirati, non avesse fatto opera d'impedire al suo Impe·rial consorte di ricondursi in F•rancia a riprendervi le redini del Governo dopo la guerra, a quel modo che egli con la Pruss•ia vinoitrice avea desiderato, sperato anzi un istante, che avvenisse; ma cosiffatta soluzione essendo venuta meno, egli non ne vedea nessun altra per cui quella Nazione potesse quietare, e costitui.rsi in :relazioni amkhevoli e normali con le altre Potenze.

M'interrogò eziandio sugli intendimenti nostri nel caso che dal prossimo· conclave risultasse l'elezione di un Pontefice in una forma non regolare, e non riJSipondente agli usi finora accettati dai Gabinetti europei. Dissi che io non pote'Va esprtmere su tal sog.getto .che un'opinione mia pevsonale, ma che io .tene!Va il Governo del Re avrebbe fatto ogni sforzo ,per rispettare la libertà della Chiesa da Lui proclamata, finché .gli adoperamenti della Curia Romana non minacciassero la sicurezza deHo Stato, e non lo astringessero a qualche nuova risoluzione nell'interesse della •sua propria difesa; soggiunsi, che per

altro il caso preveduto dali.' A. S. della elezione irregolare di un Pontefice non av,rebbe lasciato dal parermi molto grave. Per me, rispose egli interrompendo, non sarebbe grave né punto né poco, perehé son risoluto a res,istere al,le pretensioni intemperanti del Clero Oltramontano, che o~stenta i prindpi di una teocrazia che parvero esorbitanti anche nel Medio Evo, e che nel~la presente civiltà dei tempi, e attesa la costiltuzione dello Stato moderno, sono intollel"abili: ove un Pontefice venga eletto in forma aliena dalle regole accettate sinora, io non lo riconoscerò; ~idino pure a loro rposta contro di me i Vescovi cattolici d'Alemagna, io sono di fede protestante, ed è prindpal mio debito H vegliare alla prerogativa ed alla sovranità dell'Impero. Chiesi al ~mio illustre intedocutore se a lui fosse noto che ~si agitasse nel Vaticano qualche disegno di [procedere nel futuro conclave ad una elezione che desse luogo ad alcun reclamo per parte deHe Corti europee: ignoro, egli disse, i segreti della Curia Romana, :P<>n so quanto ella sarà per fare, ma so queUo che farò io, né dissimulo a me stesso le difficoJ.tà e gli ostacoli che sarò per incontrare; ma la poutica del Re è ferma a tal riguardo, ,poiché :liurono prevedute tutte le eventualità e tutte le fasi della lotta che sar-à ,pur forza di sostenere contro il Clero Romano. n linguaggio del Plèindpe di Bismarck sovra questo argmnento fu esplicito e franco con tutti quegli uomini rpoUtici con cui gli accadde di ragiona:rne, durante il suo sog,giomo in questa capitale, e secondo quello che me ne fu riferito, i senttmenti che egJ.i espresse ad altri furono del tutto, conformi

a quelli che ebbe a significarmi nel colloquio in:firascritto.

Giova d'altra parte avvertire che a malgrado dei suoi inviti e delle sue raccomandazioni, la politica della Russia non sarà per seguirlo sovra questo terreno, almeno finché resti alla dkezione della Cancelleria Imperiale i<l Pr~incilpe Gortchakow, il cui animo conciliativo rispetto alle pretensioni della Sedia di Rmna è ben noto all'E. V.

Certo la Russia non ottenne grandi cose dalla Corte del Vaticano ne' suoi negoziati ,per la Chiesa di Polonia, de' quali ~già ebbi a far menzione nel carteggio politico di questa R. Legazione, e dorpo gli accordi per la nolmina dei Vescovi fatta nello scorso anno, vennero meno per ora <le speranze concepite sovra altre vertenze. Ma ciò nondimento H Governo Imperiale è astretto ad usar ri,guardo verso il Clero cattolico per la tema che ha del suo prestigio, e del suo credito nel Regno di Polonia. Fu anzi notato ~come un fatto importante che, due giorni rpdma dell'arrivo in Pietroburgo dell'Imperatore Guglielmo, venne inaugurato con mo<Ita solennità i<l nuovo ~tempio cattolico annesso al Collegio Romano con sacro rito celebrato dal Metropolitano di Mohilew, che pronunziò i:n tale occasione un l\liilJgo discorso in lingua latina in lode dell'Imperatore Alessandro, ed a cui assistettero, dietro speciale invito, tutti i Rappresentanti delle Potenze cattoliche. E :fiu notato altresì H ~conferimento dì molte onorificenze accordate a Vescov~i e prelati ~cattolici in questa congiuntura, di cui il MeSisaggero ufficiale fece pubblicazione.

Tali sono le notizie relative al convegno de' due Imperatori che a me venne fatto di raccogliere. Indagherò con ogni diligenza possibile tutto quello che potrò ~isapere con qualche fondamento intorno alle cose che vi furono proposte e conferite, per informarne l'E. V.

497

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 310. Madrid, 15 maggio 1873 (per. il 23).

Finalmente siamo in pieno federalismo. Ieri term1narono le elezioni in tutta Spa~na e dagli imperfetti rendiconti che pnnno finora aversi risulta che sui 400 rappresentanti all'indrca che formeranno l'Assemblea si contano solo 16 deputa•ti radicali, 5 di tutte le pro·cedenze conservatrici, 3 non definiti e un repubbUcano unitario. La totalità degli altri son repubblicani federali. L'astensione dei partiti è stata completa; mai fuvvi elezione meno contestata e nei casi isolati in cui vi fu gara, esse ebbe luogo tra federali.

Secondo H giornale ministeriale La Correspondencia de Espa'i'ia le statistiche affidali della 'capitale in questi ultimi tre giorni dimostrerebbero che di 91.000 votanti ac-cordati dalla nuova franchigia elettorale a Madrid fecero uso del loro privilegio 25.000 repubblicani federali, e che si sono astenuti

30.000 indifferenti e il resto, composto di federali apatici, internazionalisti, radicali, carHsti, moderati, e conservatori. Mi consta però di buona fonte che le oifre consegnate tanto qui che nelle provincie in favore dei candidati federaUsti, sono lungi dall'essere esatte e che per accostarsi al vero converrebbe :ridurle della metà.

La facilità colla quale .in !spagna il corpo elettorale l"ifiette invariabilmente l'opinione prevalente nel Governo è senza dubbio uno dei sintomi più grav.i della si-tuazione politica di questo paese. Ma sebbene la vittoria ottenuta dai federali non sia dissimile a quella che ottenevano i radicaH sotto il signor Zorrilla, i ·conservcatori sotto il signor Sagasta o i conciliatori all'epoca in cui non era •ancor rotto l'ac,covdo tra ,Je varie frazioni liberali, tuttavia giammai si è avverata astensione più assoluta di quella di cui fummo ora spettatori.

I miei ·rapporti antecedenti debbono aver preparato V. E. al successo che era destinata a ricevere l'idea federale, e ment:re nei nostri tempi è stato il simbolo dell'unità che ha •guidato altri popoli verso la loro rigenerazione nazionale, la Spagna rivoluzionaria si acdnge invece a demolire l'opera che costò secoli di guerra e di sangue a stabilire.

Ad un .ita.J.iano specialmente riesce strano quanto succede oggi in questa penisola e son pochi giomi che il si,gnor Ca.stelar mi raccontava egli medesimo le lotte da lui sostenute in Londm nel 1868 akuni mesi prima della caduta deUa Regina Isabella, ·con Mazzini sul programma un1tario cui sempre aderì il vec,chio ·cospiratore suo maestro e amico.

Le passate div1sioni autonome ·che due efferate dominazioni come quelle di Filippo n e FiHp!po V colla tirannia e l'inquisizione fusero in un ,sol corp8, si sollevano nuovamente per ridurre questo paese, .già debole per tante cause, ad un ·com;pleto stato di nullità nel •consorzio de1le nazioni europee.

Le varietà di leggi, di privilegi, d'idiomi che tre secoli di unità non valsero a cancellare, asseriscono un'altra volta il •loro impero. La stessa reHgione cattolica sì essenzialmente unitaria da per tutto, presenta qui una così grande

varietà nelle fovme esterne che s;i direbbe un ·culto diverso in molte provincie. In una parola, se remote tradizioni autonomiche ·contribuirono a difendere la Spagna in molte lotte, nota•mente nelle sue guerre con Napoleone I :il quale in ogn:i contea ·trovava .un nuovo nucleo di resistenza, esse purtroppo le saranno incentivo domani di smembramento.

Persino la ·causa di D. Carlos selìba vivi questi ricordi, poiché senza il forte munictpalismo che regna nelle prov•incie basche l'insurrezione in favore del .pretendente borbonico non potrebbe avere sulle popolazioni que.U'infl.uenza che possiede. È dunque in gran parte il provincia:lismo che mantiene la guerra civile nella Biscaglia e nena Navarra ·cogli antichi fueros e le immunità dalle tasse e dalla coscrizione militare. È pure lo steSISo spird.to che tiene quasi emanòpa.U dal Governo centrale i distretti di Cadice e di Mala,ga, e che ispira alila Catalogna ·le mire ambiziose e perturbatrici di cui quel Principato offre lo spettacolo; ed è questo sentimento infine che spinge la nazione al •suo annientamento poldtico, quello al quale la medes•ima fatalmente si abbandona. L'indifferenza, la demoralizzazione generale, sono cagione che siffatto grav.iss:imo S'convolgimento succede senza la manifestazione di •scosse violente. Ma per non essere questa vera ·rivoluzione sociale accompa.gnata finora da alcun ecces1so o da sparg·imento di sangue, essa non è p& questo meno iffiiportante

o meno degna d:i destare le più sffi'ie preoccupazioni.

Tutti i membri del Potere esecutivo sono sta'ti portati nelle elezioni come candida.ti federali. Però già il principio delle federazioni è suddivtso :in due campi, queno che vorrebbe che la futura costttuzione mantenga intatta l'unità adottando solo H discentramento amministrativo, e queUo che vorrebbe una completa separazione autooomica. Come si atteggeranno queste due frazioni e quanti e quali più aceentuati serezì sorgeranno in esse, saranno altrettanti punti di vitale interesse.

È impossibile dire quale sarà la tendenza che animerà ,l'Assemblea, quantunque esista molta probabilità che saranno le opinioni estreme quelle che avranno la supremazia. Taluni pretendono che l'elemento veemente non vi sarà sì largamente rappresenta,to sic.come si temeva; ma a fianco di questo· s1i ha la dichiarazione della Justicia federal suo organo riconosciuto, il quale annuncia con esU!ltanza che più di cento deputati intl'ansigenti sono staH eletti.

Secondo ogni apparenza nella prossima ricos;Htuzione minìsteriale il signor Castelar usckà dal Gabinetto. Può dami che la parte repubblicana moderata riesca vittoriosa e non è mio ·compito di esaminare se il patto federale sia quello che maggiormente risponda ai bisogni e al pa,ssato della Spagna. Ciò però che bramo citare aJ.l'attenzione di V. E. è ·come agli oc•chi degli affigliati dell'Internazionale il federalismo sia la forma che più giovi allo srviluppo delle aspirazioni socialiste. Quale sia il loro motto d'ovdine presente è chiaramente espresso nel diario della • Nuova associazione madrilena •, il quale commentando sull'asstcurazione data recentemente dal signor Castelar ·che per repubblica federale si doveva intendere un Governo forte e unitario benché dis·centralizzato, fa le seguenti osservazioni:

• Alla creazione e sostegno di un potere forte dirige tutti i •suoi sforz.i, se•condo Castelar, il Governo. Potere forte suppone centralizzazione, unità; tutto il contrario di federazione e autonomia.

Se i governanti attuali conseguissero il loro intento, se centralizzassero e unificassero l'azione governativa come desiderano, compirebbero tal atto a beneficio del proletariato o di chi?

Riflettano i nostri •COITlJ)agni sopra simile quesito, che reputiamo opportuno e interessante, e vedranno ·che potere unità e centralizzazione sono i maggiori nem1c1 dell'opemio •.

Questa è la bandiera inalberata dai nemid della .società e l'intevpretazione che a loro avvi:so deve darsi al federalismo ·come mezzo che deve condurli al trionfo delle loro teorie.

498

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 230. Pera, 16 maggio 1873, ore 12 (per. ore 14).

Rachid Pacha, ministre des travaux publics a été nommé mini:stre des affaires ébrangères à la piace de Safvet Pacha qui .passe en diSipOni:bilité. Ce changement ,parait ètre du à l'initiative du Grand Vizir qui comme on m'assure ne trouvait pas assez utile la coopération de Safvet Pacha.

499

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 184. Vienna, 17 maggio 1873 (per. il 20).

La malattia del Santo Padre preoccupa abbastanza seriamente m questi giorni il Governo austro-ungavico. Le notizie al ri•guardo che pervengono al Ministero degli Affari Esteri se non accennano ad un ,pericolo imminente concordano però nel far presentire che la fine di Pio IX potrebbe non essere lontana. Si teme a1ssai, a quanto pal'mi capire, l'elezione del successore si faccia presente cadavere od in al:tra anormale maniera. Ove avesse a compiersi regolarm·ente, le indicazioni che qui si hanno, concoroerebbero a far ritenere probabile l'assunzione al Pontificato del Cal'd.inale Riario Sforza. I Cardinali Schwarzenberg e Rauscher o ignorano completamente .i ,progetti concretati in proposito al Vaticano, ovvero serbono gelosamente 11 segreto su quel che sanno, ma quel che è certo si è che i!l Governo Imperiale nulla riesce a sapere da loro. Intanto la morte testé avvenuta del Barone Kubeck J.asciò vacante il posto di Amba,sciatore austro-ungarico .presso la Santa Sede, e se per una parte si vorrebbe provvedere senza rita.rdo alla nomina di un nuovo Ambasciatore, tanto più in prev.isione di •un prossimo Conclave, dall'altra due ragioni fanno temporeg.giare. Prima fra esse si è la posizione abbastanza diflicHe in cui si troverebbe un Ambasciatore che al suo primo •giungere su di un \SÌ scabroso terreno da lui non conosciuto, dovesse immediatamente spiegarvi un'attiva azione.

La seccmda poi che non è men grave, si è la difficoltà che s'incon.tra nel[a scelta deH'individuo. L'Ambasciatore di Sua Maestà Apostolica presso il Santo Padre deve essere un cattolico; i suoi antecedenti devono essere tali da non ingenerare diffidenze nelle altre Potenze, e specia•lmente da non farlo riusci·re troppo sgradi.to al Governo •itaHano. Lo si vuole bensì uomo intelligente e, per quanto possibile, conoscitore dellfil COI!ldizioni attuali dell'Ital·ia e versato nelle cose della Chiesa Romana, ma al .tempo stesso uomo moderato e prudente. Finalmente si desidererebbe fOISSe celibe onde evitare cause di attrito fra 1e due Missioni residenti in Roma. Tutte queste condizic:mi rendono come l'E. V. ben vede, la scelta abbastanza difficile. Da molto tempo si .parlò del Conte Paar; attualmente e più che mai, anzi, si T~pete 11 suo nome sì nei ·.giornali che nei circoli del Ministero degli Affall'i Esteri. Quanto ebbe a divmi ,però al riguardo ieri sera persona molto :intima col Conte Andrassy mi fal'ebbe ritenere il Paar non essere più oggi il candidato sru oui cadrebbe la proposta .a farsi all'Imperatore. Con .tutto ciò siccome è mio avviso che in questa cil'cosrtanza chi deciderà in modo assoluto della scelta a farsi sarà il Sovrano, non credo improbabile la nomina del Conte Paar, H quale oltre al possedere se non tutte le qualità più sopra indicate, parecchie a1lmeno, è di più lbeneviso assai a Corte.

500

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2075. Parigi, 18 maggio 1873 (per. il 21).

Dopo le ultime e'lezioni .politiche e ;specialmente in seguito a quelle di Parigi e di Lione si prevedeva che il Gabinetto :franc.ese avrebbe dc:wuto modificarsi. Soltanto il Presidente della Repubb1ka ed i1l Consi·glio dei Ministri stavano esitando rtra una 'modific·azione immediata e :fra una modificazione da prodursi dopo la riunione dell'Assemblea Nazionale ed in ·conseguenza di un. voto di essa. Ma fino da venerdì ·scorso il ·signor de Goulard, Ministro del.l'Interno, ed H signor Giulio Simon, Ministro dell'Istruzione Pubblica e dei Culti ·che formavano per dir così i due estremi del Gabinetto, .giacché H primo appartiene alla destra dell'Assemblea ed il secondo ailla sinistra, offersero la loro· dimissione e perseverarono a mantene11la maLgrado le dpugnanze del signor Thiers. Le ragioni che indussero questi due Ministri a ra·ssegnare .U loro portafoglio sono fondate sulla nuova situazione fatta al Governo del signor Thiers. in seno all'Assemblea ed in seguito alle ultime elezioni. Queste elezioni hanno dimostrato che orama·i ·il pa.tto di Bordeaux ha fatto il suo tempo· e che è diventato oltremodo difficiLe 1per non dire impossibile il continuare a governare con un gabinetto composto di .parti non omogenee, seguendo il •sistema che finora prevalse di temperamento e di alternazioni continue. Il signor Giulio Simon era specialmente fatto segno dell'avvel'sicm.e dei partiti di destra, ed aveva 'con un recente discorso tenuto alla Sol'bona rso:IJl.evato le ire di quel.la parte dell'Assemblea. Dal suo lato il signor de Goula·rd era 1nviso ai partiti di sinistra ed a tutte le frazioni repubbHcane per le sue tendenze di destra,.

ed in seguito alla legge da lui accettata •sull'organizzazione municipale della città di Lione poteva consideravsi come l'una delle cause princilpaU che avevano prodotto le elezioni di Barodet e di Rane. Queste stesse elezioni e le altre contemporanee erano poi riuscite assolutamente contrarie alle idee ed alle tendenze del Ministro dell'Interno, il quale perciò non avrebbe potuto continuare a restare nel Gabinetto se non quando il gabinetto stes,so avesse inaugu!'ato una politica di aperta e risoluta ·reazione contro l'imponente manifestazione fatta dalla ma'ssa elettorale.

Il signor Thiers avrebbe personalmente desiderato di rpvesenrtarsi all'Assemblea che •SÌ riunisce domani, col Gabinetto attuale, salvo a modificarlo in seguito alle discussioni ed ai voti dell'Assemblea stessa. Ma avendo ,j due Ministri predetti mantenuta ·la loro demissione, il Presidente della Repubblica dovette pensare a ISurrogadi n più p!'esto che fosse possibile. In luogo del signor Goulard sembra oramai .certo che verrà scelto il signor Casimiro Périer il quale al momento In 'cui scrivo avrebbe già fatto conoscere 'la sua accettazione. Il signor Périer atppa.rtiene ad una importante frazione del centro sinistro che J.o riconosce ·come suo <eapo. La suecessione del signor Giulio Simon è più difficile. L'ildea del signor Thiers sarebbe di scindere in due questa successione, staccando da!l Ministero dell'Istruzione PubbHca i Culti e le Belle Arti, e •costituendo per queste due ultime amministrazioni un Ministero separato. Ai due Ministeri, resi per ta.l modo vacanti col ritiro del ,signor Simon, si pensava di chiamare altri due membri del centro sinilstro U signor Marte!l ed il signor Bérenger. Queste nomine sembravano eonchiuse venerdì sera e ieri ma.ttina. Ma nella giornata di ieri sorsero difficoltà ed in questo momento nulla è definitivamente risolto al riguardo. La soluzione della crisi è attesa per oggi o per domani. Mi si assicura che se 1la eombinazione Mal'ltel-Bérenger non riesce, il sig1nor Thiers avrà ricorso ai signori Ventavon ed Espivent appal'ltenenti anche essi al eentro sinistro.

Da quanto ho riferito fin qui, .l'E. V. avrà rilevato che il Gabinetto, se sarà .così modificato, presenterà H earattere di un Gabinetto di centro sin~stro ed offrirà maggiore omogeneità ·che non avesse l'antica amministrazione. Il Pre.s1dente della Repubblica pensa che presentandosi ·con un Gabinetto 'così ricostituito, di -centro sinistro, ed affermando di nuovo la Repubblica, ~riescirà a ragg!'Uppare intorno a sé una ma.g.gioranza sufficiente. Ma .egli avrà a lottare contro difficoltà gravissime che gli saranno suscitate dai due lati estremi dell'Assemblea e specialmente dai membri di destra.

501

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 311. Madrid, 18 maggio 1873 (per. il 25).

Riferendosi a!lle voci ·che han •corso recentemente su pretesi negoziati per la cessione delle isole Filippine all'Impero germanico, la gazzetta di Madrid pubblica nella sua parte no:1 ufficiale la seguente smentita:

• Il Mémorial Diplomatique di ieri dice che l'Alemagna sta trattando coUa Spagna la cessione delle FHippine. Questa notizia, che ha prodotto qualçhe impressione all'estero, è assolutamente assurda ed inesatta.

Né l'Alemagna ha formulato pretensione alcuna in questo senso, né il Governo deUa Repubblica l'avrebbe accolta •.

La stampa ostile al presente ordine di cose rileva quanto 'sia tviste che anche .per smentire si tcrovi ·costretto il giornale ufficiale ad occuparsi di tali rumori, e fa osse•rvare con amarezza ch'essi mai ci.rcolarono e che nessuno li avrebbe creduti possibili quando l'anarchia rivoluzionaria non avea ridotto la Spagna al suo attuale lamentevole sta·to.

502

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 313. Madrid, 19 maggio 1873 (per. il 14 giugno).

Essendomi vietato d'invocare ,}'appoggio di qua•lsiasi autorità, V. E. comprenderà spero come ,le diffi.coltà grandissime che ho dovuto incontrare per procurarmi alcune notizie cdrea gli atti del partito sovversivo cosmopolita il quale oggi si agita ta1lmente in questo paese, sieno state cagione del ritardo che ho mio malgrado dovuto impiegare nel rispondere ai desideri da Lei espressimi col pregiato dispaccio n. 44 (1).

Solo oggi riuscii ad aveve una 'co1pia dell'estratto (2) delle risoluzioni dell'importante congresso internaz,ionalista tenutosi a Cordo'Va, e che ho dovuto far venire da Alcoy. Ad ogni buon fine mi onoro trasmetterla qui unita a V. E. pel ·caso che ancor non le sia sta,ta invia,ta dal R. Console in BaiTellona. La diffiusione di quest'opuscolo viene ·con .gl'an calore raccomandata dalla propaganda rivoluzionaria onde far conoscere il più :possibile' gli a·ccoDdi pl'esi nel Congresso predetto al quale aderirono tutte le sezioni regionali spagnuole e moltissime dell'estero.

Siccome già indicava in data del l o a:prile eol rapporto n. 290 (3) quando molto incomplete ancora erano le mie informazioni su questo ramo, gli internazionalisti della Spagna hanno quasi tutti adottato il principio antiautoritario, disconoscendo la supremaz,ia del congresso delJ.'Aja e del consiglio g>enerale di Nuova York, e seguono il programma federaH,sta dei Congressi di Rimini, di St. Imier e di Cordova.

A siffatto riguardo ricavo da uno àe.gli or~gani socialisti di Bareellona e· mando a V. E. la traduzione di un messaggio emanato dal Consiglio federale di Nuova York e dallo ,stes:so diretto a quel medesimo Adhemar Schwitzguebel, incaricato della cor:ristpon,d:enza dell'influente comitato di S.onvillie·r, il quale firmava la circolare circa il movimento spagnuolo da V. E. comunicatami col suo anzicitato dispaccio n. 44.

SOJ

Questo messaggio rivolto alla Federazione centrale del Giura Bernese per essere diramato a tutte le federazioni e sezioni d'Europa, dicrnara la conformità del Consiglio federale internazi:onalista degli, Stati Un1ti cogli accordi del Congresso antiautoritario di St. Imier e afferma ·la colllll>leta autonomia deUe sezioni e federazioni che il Congresso dell'Aja non volle riconoscere.

Il .gJOimale barcellonese da cui ho tolto detto documento osserva che quanto all'azione politic·a ciò ·che fece il congresso di St. Imier fu di respingere l'azione politica della bovghesia, confermando l'azione politica del proletariato ·e proclamando la necessità della solidarietà nel pensamento e nell'azione rivoluzionaria.

Tutto questo dimostra come il principio :liederativo subentri per ogni dov•e all'autorità unita•ria nelle associazioni del proletariato e la cireolare stessa del Comitato di Sonvillier speditami dall'E. V. coincide appunto ·con quanto avevo l'onore di esporre nel mio rapporto n. 310 (1), essere cioè lla repubblica federale che qui già abbiamo di fatto, quella che maggiormente protegge gli interessi dehl' • Internazionale •.

P. S. -Non ho alcun particolare moLto interessante a rassegnare in relazione ·col movimento operaio italiano. I periodici anavchici spagnuoli continuano a sostenere che .per energiche che ·sieno le persecuzioni del R. Govevno esse non logoreranno l'ovganizzazione delle nostre classi popolari, e che la crociata si •estende a tutte le parti d'ItaUa agglomerandosi le nuove sezioni attorno alle già costituite. Si annuncia che a Ferrava ne esistono tre di cui una di donne, e che un'aLtra .si è formata a Ponte Lagoscuro. Infine si dà la notizia che il valente periodico • La voce dell'operaio • il qua,l:e cessò la sua pubblicazione or fa qualche tempo, ricomparirà prendendo per titolo • Il socialista • (2).

(l) -Cfr. n. 411. (2) -Non si pubblica. (3) -Cfr. n. 442.
503

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

(Carte Robilant)

L. P. Roma, 20 maggio 1873.

V'ho mandato già un telegramma sulla salute del S. Padre. Esso era alqua.nto ~sicura'n.te, forse 1se ve lo avessi spedito oggi avrebbe avuto una tinta alqua,nto più oscura, pevché come avviene trattandosi d'un uomo :grave di età e d'una condizione di infevmità che non è più que1la di una mala.ttia avuta, a una giornata ·migliore ne succede una meno huona e si suocede una alternativa di leggieri miglio~amenti e di leggieri peggioramenti. Lo stato del Papa non offrì e non offre un .pericolo dicrnarato e vicino. Ma egli è infermissimo da nn mese e mezzo, dapprincipio furOIIlo dei dolori reumatici ai qua[i s'aggiunse un aggravamento di quel1a ma1a·ttia d'umori di cui 'soffre Pio IX, la cura e il .genere di vita a cui fu condannato da questi malori cagionarono

una scarsa nutrizione, l'inappetenza e la spossatezza e infine un po' di tosse. Ebbe quaLche deliquio. Alle volte è cond~mnato ·a ·letto per parte della giorillata, alle voLte esce anche dailla sua ~camera e jeri diede un'udienza a molte persone. Oggi mi si dice che lo sforzo di jeri abbia avuto per conseguenza una notte inquieta e quaLche eccesso d'oppressione. Pio IX soffriva anche prima di umori e di gonfiezza alle gambe, ha dei pertkoli sempre aperti. Semoca che lì .stia il perreolo, pokhé questi umori possono produrre qualche grave e anche fatale complicazione. Ma dò può anche non verificarsi. Il pericolo rper un vecchio sta nel prolungarsi di queste condizioni e nel lento decadimento che ne è :l'inevitabHe conseguenza. L'impressione ·che •credo la vera è che non v'ha pericolo vicino, benché la possibilità non ne sia esclusa; ma che Pio IX

.si rimetterà a:ssai difficilmente nelle condizioni di prima e ch'egli si trova nello .stato 1di un uomo di grave età che discende, in un modo più o meno lento, l'ultimo declivio della vita.

In questa previsione ho letto col più .grande interesse il vostro dispacC<io 182 del 13 corrente (1). Sono perfettamente d'ac·cordo con Voi che non bisogna la1sciar •cadere la conversazione che il Conte Andrassy ebbe con voi. Vi sono due .pericoli: l'uno, che considero oramai ·come non facilmente evitabile, ed è ·che la morte di Pio IX d sorprenda presso a poco imprepaTiati; l'aHJro, più grave ancora e più temibile •per noi, quello di cui più mi preoc

·CUJpo, ed è ·che frattanto dietro noi e a nostra insaputa si facciano degli accordi contrarii ai nostri interessi e alle vedute della nostra politica nella questione pontificia. Per ciò appunto è .tanto più necessario che le nostre comunicazioni coll'Austria •si mantengano vive e operose, e che lo scambio delle idee non soffra interruzioni. Non vorrei che durante una interruzione avvenisse qualcosa di meno .grato per noi e che qualche a.ccovdo si compiesse. Voi apprezzate tutte le rag·ioni per le quali è di un interesse ma~ggiore per noi il mantenerci .d'accordo coll'Austria in questa faccenda; noi abbiamo ~così il vallltaggio di prendere parte alle mteLUgenze ·che possono avvenire fra le Potenze cattoliche, .d'esserne per lo meno informati, di .paralizza:re almeno in parte quell'azione sfavorevole a noi che la Francia volesse esercita·re; /POiché, neLle circostanze .a1ttua1i, la Francia non può in questa faccenda esercitare una notevole azione nel campo diplomatico senza il concorso dell'altra grande e tradizionale Po

tenza cattoHca che è l'Austria.

Vi prego dunque, alla prima occasione, di assicurare il Conte An.drassy del nostro desiderio di mantener'Ci in ~uno scam:bio di idee e in un costante acco11do di vedute col Gabinetto di Vienna.

'.Demo bene che i liev·i disordini avvenuti in Roma e soprattutto quel:lo

ecdtamento di passioni in Parlamento e fuori che è la conseguenza delle di.scussioni sulla legge dei conven.ti creino oggi nella diplomazia e nei Gabinetti una di,sposizione di spirito poco favorevole, una ·certa sfiducia verso di noi, nel considerare l'eventualità di una vacanza deLla Santa Sede e della elezione .di un nuovo Pontefice a Roma. I nostri avversari cercheranno di cavar partito da questa impressione, esagerando lo sta,to delle cose, che sarà forse dipinto .con colori un po' foschi da una diplomazia ·che quando non è ostile, è disposta

a formalizzarsi troppo di certe manifestazioni, certo deplorabili, e a supporre· loro una portata e delle conseguenze maggiori che non siano le vere. Un eerto complesso di .circostanze transitorie sarà certo sfruttato per far credere· che materiawente e moralmente non eststono a Roma le ·condizioni volute per l'aSJSoLuta sicurezza, per l'a•ssoluta Iiher.tà morale del Conclave, che il Govermo italiano, anche colle migliori intenzioni non domina una situazione resa .precal'ia dai .partiti.

Cercate di combattere questa impressione, se vi avvedete ch'oosa si sia fatta adito nell'animo del Conte Andrassy. I disordini di Roma furono una cosa di lieve importanza. In un'altra città dove non si fissano gli sguardi di tutti, dove non v'è una situazione così delicata, sal'ebbero stati a:ppena avvertiti. È impossibile .impedire che in una città non vi siano alcuni meneurs e che questi 1possano un giorno o l'altro, in una occasione favorevole ai loro disegni, far gddare in .piazza due o trecento operai, in Roma dorve i lavori che si compiono hanno chiamato una popolazione avventizia di lavoranti. Due o trecento dimostranti, seguiti dal doppio di curiosi, percorsero alcune vie della città vocHerando qualche viv.a e qualche abbasso, ma una vera emozione popolare non ci fu. Si chiuse il meeting dove questa folla vo1leva convenire, le· si sbarrarono le strade, e tutto il conflitto si riassunse in una breve lotta tra un pajo di carabinieri e qua•lche muratore, con due o tre leggieri feriti. Gli insulti fatti al nostro amico Mtnghetti che si imbatté in uno dei rgru:ppi rdispersi furono un incidente certo disgustoso in sé, ma di nessuna importanza. Il Governo del resto ha preso le sue precauzioni, ha aumentato la guarni~ione di Roma non perché ve ne fosse un Teale bisogno, ma peTché il miglior mezzo per stornare qualunque altro disegno è di far sapere .che il Governo si è messo in misura di tutelare in modo assoluto l'ordine :pubblico. Il Gorverno insomma è :padrone della situazione, e lo è rsenza grande sforzo e senza difficoltà. Oggi •come un mese fa o come un anno· fa, se si doves•se radunare il Conclave in Roma, il Governo si fa garante dell'ordine pubblico, della tranquirllità, del sirlenzio, direi H più assoluto, intormo alla sacra Assemblea. Quanto a un rcerto eccitamento morale destato dalle discussioni parlamentari nell'Assemblea e fuori e più nell'Assemblea che fuori, non nego che esista. Speravo, vi confesso, una discussione più calma, una situazione pariamentare meno difficile, quasi una certa indifferenza. Si •manifesta nella Camera, neUa d1scussione attuale, quelrlo spirito di repulsione ·contro il clericalismo che è l'effetto prevedibile delle esagerazioni clerkali, uno srpirHo analogo a queLlo che regna in Germania e appena è contenuto in Austria. Ma voi sapete che cosa, avviene un po' dovunque e specialmente in Italia; sinché si discute .gJi animi si ·eccitano, una volta decisa la quistione, il .pubblico cesserà di ocrcuparsene e si rifarrà la calma intorno ad essa. Inoltre la legge dei convernti sarà fra sette o otto •giorni terminata, la sessione volge al ,suo termine e, ad ogni modo, se avvenisse la morte del Pontefice, il Governo rsospenderebbe la sessione dei Parlamento, per togliere in Roma ogni fatto il quale possa credersi che turbi, in modo alcuno, la tranquillità morale del Conciave, e per un riguardo di convenienza.

Del resto queHi che il Conte Andrassy considera come i suoi criterj fondamentali nella quistione, e che mi riferite nel vost•ro dispaccio, costituiscono·

pure il nostro programma. Noi cons1deriamo l'interesse dell'Italia siccome co_mune coll'interesse di quelle Potenze le quali s1n.ceramente e lealmente desiderano •Che l'elezione del nuovo Pontefice non si compia in modo da introdurre nuovi elementi di perturbazione per -la pace dell'Europa e per la tranquillità del mondo Cattolico, e ·che il Pontefice eletto sia, per quanto è possìbile, moderato e conciliante. L'Italia è tenuta ad osservare in questa quistione una certa riserva che le è •consigliata daUe dreostanze speciali in cui si trova, dal desiderio di non compromettere l'opera dei Governi che sono meglio in grado di noi .per agire in favore di questo programma, ma H Conte Andrassy può contare sul nostro concol'ISo •completo nella misura che sarà di comune

accordo riconosciuta utile ed opportuna.

Il linguagg-io che io tenni, quaJ:che tempo fa, al Conte W-impffen, che mi chiese til mio modo di vedere sull'eventualità d'una vacanza della S. Sede, è quello che oggli pure vi confermo. Io non so fino a qual (punto potrà estendersi la influenza dei Governi sulla sc·elta della persona stessa del nuovo Pontefice, le Potenze che hanno dei diritti a questo riguardo saranno meg-lio in grado di giudicarne. Ma sono però conv1nto che frattanto i Governi po.s:sono, se lo vogliono, esercitare un'in::tiluenza eftkace per prevenire e s'ventare a1cuni progetti del partito cleri-cale esagerato, progetti che, se potessero riuscke, assi-curerebbero, an-che quanto alla sceLta della persona, H successo definitivo del partito che cerca di promuoverli ·e di condurli a compimento.

Il pensiero messo innanzi dal Ca•l'dinaJ.e Antonel1i ehe il Conclave non

possa riunirsi in Roma e che l'elezione del successore di Pio IX debba com

piersi fuori d'Italia è appunto di questo numero, anzi è e deve essere, per le

sue inevitabili conseguenze, 'l'obiettivo pr1nci:pale del partito ultra.

Non è neces1s<aria una ,grande perspicacia per scorgere quali .saranno le

conseguenze del Conclave fuori d'Italia. In primo luogo il Conclave, tolto da

Roma per opera degli esaltati, -condotto dove questi vorranno, circondato tosto

dall'atmosfera che concorreranno a fal'gli intorno tutti i fanatici d'Europa,

sarà dominato dagli ultra che avranno già ottenuto un pieno trionfo e non

darà altra elezione che quella da loro voluta. La ma-ggioranza dei Cardina:li

italiani debole e indecisa se vervà trascinata su questo nuovo terreno, non sa-rà

più ehe uno etvumento poco meno che .inerte nelle mani deHe volontà fanatkhe

e riso-1ute. In secondo luogo, e questo è anche più evidente, il Conclave fuori

d'Italia significa il nuovo Papa fuori d'ItaHa. Non è certo a presumers.i che

possa essere eletto un Pontefi-ce il cui primo atto sia un atto di ri.conciliazione

e di riavv-icinamento· all'Italia. Ora ta,le sarebbe, .per necessità, l'atto col quale

il Pontefice, 'fuori d'Italia, vi farebbe ·ritorno. Come potrebbe rientrare in Roma

senza riconoscere col fatto proprio, ehe il Pontefice vi può risiedere e può

esservi libero? D'altronde, tutte le influenze degli esa.Itati si unirebbero per

impedire che il Papa ritornasse in Italia. Ova, il Pontefice fuori d'Italia è la

quistione aperta, è i-1 pa·vtito clericale rec,la,mando una soluzione e accrescendo

le agitazioni, è n Pontefice stesso errante per l'Europa, creando degli imbarazzi

a tutti e specialmente al paese ove farà la sua sosta, chiedendo al Governo di

questo paese di tutto fa-re per esso, è il Papato spinto per la necessità delle cose,

nella polit1ca estrema della crooiata. In presenza di un tale stato di cose, l'Italia

non potrebbe più avere libertà di scelta e di alternativa, all'interno ed all'estero

tutta la sua politica sarebbe dominata dalla necessità della difesa. Tutto sarebbe spinto aH'estremo. Non so se alla fine i dsultati sarebbero .più dannosi pel Papato o per l'l·talia. Ma la nostra politica non consiste nell'abbandonare le situazioni note per gettarsi nelle avventure ignote; prima di accettare questa necessità, dobbiamo fare quanto è possibile per prev·enirla. Ora, io inclino a credere che per quanto concerne la scelta della persona del nuovo pontefice, l'influenza che possono esercitare i Governi sarà non certo inefficace, ma infine· circoscritta in certi limiti. Ma credo anche che per quanto concerne la riunione· del conclave in Roma o fuori d'Italia quest'influenza può essere decisiva. Se i Governi .sconsiglieranno apertamente i progetti del Cavdinale AntoneHi non solo presso il Ca·rdinale Antonelli, ma in modo che ciò sia noto anche ai Cardinali residenti in Roma, io credo che troveranno qui un terreno abbastanza favorevole per sconsigliare una .politica di rompicoUo; [a mag.gior .parte ·dei Cal1dinali romani sente i pericoli di questa rpoliitica, •ripugna ad abbandonare l'antica sede, le antiche abitudini, per affrontare una situazione ignota nella quale possono immaginarsi quale sarà il posto del Papa ma non vedono quale sarà il posto dei Ca·rdinali; ma hanno bisogno di un a;ppoggio, di una forza mora,le, di un ar.gomento positivo per resistere, deboli e privl di iniziativa come sono, ai più ene.l'gici e ·ai più decisi che sono anche i più fanatici. Così pure, se qualche· Governo, la Francia per esempio, avesse qualche disposizione a entrare nelJe· idee del CardinaJ.e Antonelli, nel.Ie circostanze attuali c·redo che non vi 'persisterebbe o 1per lo meno non a.g.irebbe che in modo assai fiacco se si trovasse sola e in presenza di una disposizione decisamente ·contmTia da parte degli altri princirpaU governi, e specialmente dell'Austria.

Fui dunque lietissimo di apprendere da voi la risposta data dal Conte Andrassy alle p:rime aperture del ,governo del ,signor Thiel's, e voi certo non lascel'ete rpa•ssare ogni occasione favorevole per manifestargli quanto il Governo· italiano apprezzi il pregio e ·l'utilità del suo linguaggio e delola sua franca ed amichevole parola. Il progetto di riunire i·l Concla·ve fuori d'Italia ha per condizione pratica un certo appoggio e un certo favore da parte degli al·tri .governi; se questa condizione manca in modo assoluto, spero che finirà coll'essere abbandonato.

Per parte mia, la pierre de touche per distinguere la politica di quei govevni che, per •servirmi della frase del Conte Andra,ssy, pongono fra i loro criteri fondamentali l'impossibilità odi un ·ritorno ·alle idee del potere temporale, che desiderano che 1la questione pontificia si componga definitivamente coll'opera conciliatrice del ~tempo, dalla •poEtica di quei Governi che tendono· invece a lasciare aperta la quistione nella speranza di riprenderla più tardi in circostanze rpiù favorevoli, questa pierre de touche consiste appunto nel sapere se sono o non sono contrar·i alla riunione del conclave fuori d'Italia.

Vi prego dunque di riprendere, ogni volta ,se ne .presenti l'occasione opportuna, la conversazione col Conte Andrassy su questo argomento es'primendovi nel 'senso delle .considerazioni che vi ho esposte in questa ormai .troppo lunga lettera, assicurandogli che le nostre idee coincidono ·con quelle ch'egli vi ha esposte, e manifestandogli il nostro vivo desiderio di mantenerci con esso in un leale scambio d'idee e di procedere, in questa grave quistione, d'accordo col Gabinetto di Vienna.

(l) -Cfr. n. 497. (2) -Annotazione marginale: • Gli allegati furono mandati al Ministero dell'Interno con nota 6 ottobre 1873 •.

(l) Cfr. n. 493.

504

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. 185. Vienna, 20 maggio 1873 (per. il 23)..

S. E. il Conte Amdrassy ch'io visitava ieri, ~giomo della sua ebdomadaria udienza, dicevami essere stato intevpellato da<H'Ambasciatore d'Inghilterra sull'attendibilità della voce r1petuta dai giornali che un accordo fosse intervenuto

o stesse per ~conchiudersi fra l'Austria-Unghel'ia, la Fil"ancia e l'Italia relativamente alle eventualità derivanti dalla possibile prossima morte di S. S. Pio IX. Il Conte dissemi avergli risposto, non esser fin qui intervenuto precistl' accordo· di sorta; gli ripetè però sostanziaLmente la conversazione meco avuta al riguar,do otto giorni fa e che io ebbi l'onore di riferire all'E. V. col mio rapporto del 13 ~corrente n. 182 della presente 'serie (1). Aggiunsegli inoLtre che, alle entrature stategli fatte dall'Ambasciatore di Francia su questo stesso argomento, egli avea .risposto nel modo seguen~te: • Se la F.ranoia intende trar· partito dalla elezione di un nuovo Papa onde creare imbarazzi alla Germania, dichiaro recisamente ch'essa non deve contare sopra ~di noi; se invece, essa divide le nos,tre idee (cioè quelle più sopra accennate ·Ch'egli ebbe a svo1ger,gli), . l'accordo con noi sarà facile •.

Nel riferirmi per ta,l modo incidentalmente la dichiarazione di ,principi fatta al Marchese di Bannevill:e, il Conte Andtra'ssy compiacevasi soggiungermi ancorra, l'Ambasciatore francese avergli risposto senza esitazione di sorta, gli intendimenti del suo Governo armonizzare 'perfettamente con quelli del Gabinetto di Vienna.

Non devo :poi tacere all'E. V. che tutti i rapopresentanH es~eri qui s'interessano vivamente a questa quistione. Il Ministro di Russia parlavamene ieri lungamen,te e dicevarni che, se H suo Governo non si ,trovava in posizione da poter e dover ,ingerirsi direttamente in questa faccenda, pur era evidente, non poter desso altro desiderare se non che n successore di Pio IX fosse un Papa di sentimenti moderati, la cui azione non avesse a 'suscitare imbarazzi alla Russia, quali le erano stati suscitati dall'attuale, colle popolazioni ~cattol<iche della Polonia.

505

IL CONSOLE A FIUME, SEYSSEL DI SOMMARIVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. 174. Fiume, 21 maggio 1873 (per. il 24).

Allo scopo di visitare le coste del litorale Ungaro-Croato-Dalmata e rendersi sul ~luogo istesso conto della strategica attuale importanza d'alcuni lorro punti, il Ministro I. R. della Guerra Kuhn venne di ~recente imbarcarsi in Fiume· su corvetta da ·guerra ~per ciò venuta da Pola.

509'

La stampa tedesca avendo prima ancora dell'arrivo di detto Ministro annun:ziato che oltre all'ispezione delle coste, egli proponevasi di cel'care ,lungo le

medesime un punto facile ad approvvigionare per via di tenra, ed a fmtifica:r

colla minor possibi,le spesa, in modo da formarne un nuovo sicuro porto di

guerra, cevcai di procurarmi qualche speciale informazione sul luogo che sarebbe

scelto, e sui motivi per cui il Governo Austro-Ungarico apprestavasi aU'esecu

zione d'un progetto ,già studiato al Ministero della Guerra in Vienna fino dal

tempo della cessione della Venezia.

È d'uopo premettere che questo viaggio sembra annodavsi ad una generale

modificazione nel sistema difensivo del,le coste Croato-Dalmate già ,srtabilita in

massima, ,ed in ~cui rientrerebbe l'abbandono, forn'anche lo smantella,mento, di

alcuni punti fortificati di tali coste, fra i quali nommasi Sebenico.

Da fonte attendibile potei rilevare che l'attenzione del lVHnistro rivolgevasi

prindpalmente su tre :punti della costa Dalmata: Zara, Lissa e Ragusa.

Una considerazione economico-commerciale impnrtante per la Dalmazia,

quella cioè deLla non lontana congiunzione ,di Zara alla rete ferroviaria Ungaro

Dalmata-Turca, opponendosi alla trasformazione di detta città in porto di

guerra, l'idea di tale trasformazione ~sembrerebbe esser,e stata abbandonata.

La difficoltà d'approvvigionarvi da terra una flotta, ed il troppo facHe suo

accesso per uno sbaTco, senza prima munirla di colossali nuove e costosissime

fortificazioni che i,l Governo Austriaco non giudica ora consi,gliabili, fece ugual

mente rinunziare alla scelta di Lissa.

Restando dunque Ragusa il punto che parrebbe più adatto alla fovmazione

del nuovo porto ,di guerra tanto per la sua posizione strategica, che per le altre

condizioni richie1ste, sembra ~che su di essa siasi fermata la scelta del Ministro.

I motivi ~che vengono attribuiti al Gorverno Austriaco pell'impulso dato

repenttnamente aWesecuzione del progetto surriferito sono moHo diversi; aste

nendomi da un apprezzamento dei medesimi che eccederebbe i limiti dell'Uf

ficio ,mio, credo però doverne riferire due prindpali, che sarebbero di natura

politica e mi vennero comunicati da fonte l'i:servata e 'sicura.

A'Vrebbe 'contribuito non poco al viaggio del Ministro Kuhn la risoluzione

del Governo Italiano di creare in Taranto un arsenale madttimo.

Poi il Governo di Vienna, temendo per giuste ragioni le conseguenze della

propaganda separatista Slava che dalla Russia occultamente ma innegabilmente

viene esercitata in Croazia e Dalmazia, vorrebbe esser pronto ad ogni eventua

lità nel caso ehe, per compHcaz.ioni politiche, la protezione promessa sempre

dal Gove11no Russo agli Slav:i inducesse tal Governo ad agire in modo contrario

al diritto intemaz,ionale.

E qui parmi luogo di accennare a V. E. 'che il Ministro della Guerra suac

cennato in una conversazione confidenziale non avrebbe celato trovarsi H Mini

stero in Vienna .spiacevolmente preoc,cupato da iterate istanze del Montenegro

onde aver concessione esclusiva d'un porto suLl'Adriatico, istanze v~ivamente

appo,ggiate daUa Russia ma finora negativamente sempre accolte in Vienna.

Benché eccezionali siena in Fiume le occasioni di avere informazioni poE

tiche interessanti pel Governo del Re, le quali non siano già sparse dai pubblici

fogli, sarà nullameno mia cura il ricercare ulterriori particolarità sull'oggettO> de.l presente rapporto, ove egli incontrasse l'aggradimento ed attenzione dell'E. V. (1).

(l) Cfr. n. 493.

506

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 316. Madrid, 21 maggio 1873 (per. il 30).

Continuano facendosi ogni istante più aggressive le allusioni dei fogli Ministeriali sulle speranze che animano H parlito repubblicano di veder in un'epoca vicina l'avvenimento del suo programma esteso ad altri Stati. L'Igualdad che pubblicava avant'ieri il messaggio di Felix Pyat additando il regicidio· come una necessità della causa di tutti i popoli, ha tratto argomento dai torbidi avvenuti a Roma per prendere di mira il Govel'lno del Re contro il quale scaglia ogni maniera di ostili insinuaz,ioni.

L'organo offidoso del Gabinetto Spagnuolo scrive che ila dimostrazione 0!'1ganizzata costà col pretesto della Legge sul.le col'lporazioni religiose aveva un vero carattere repubblicano, ed esprime ai suoi correJi,gionari la fiducia che le· scariche fatte dalle nostre truppe in quella occasione possano forse essere fra le ultime eseguite in onore de<lla Dinastia di Savoia.

Oggi poi il precitato giornale stampa un articolo su questo soggetto che qui per intero trasmetto:

• Come abbiamo detto nel numero anteriore le notizie giunte da Roma annunziano la proclamazione della repubblica italiana f·ra un breve termine. La questione presentata all'Assemblea relativamente alla soppressione degli o!'ldini religiosi trovò una sì favorevole accoglienza nella popolazione della Capitale che produsse una manifestazione di adesione a tal rpensamento. La forza pubblica, d'ordine dell'autorità, cercò di sciogliere la dimostrazione e i cittadini, in difesa del loro legittimo e incontestabile diritto, tentarono ricacciare la forza colla forza alle grida di: Abbasso il Ministero! Abbas,so le corporaz;ioni religio~e! Viva la Repubblica! Non pre.parati a sostenere un ·rigoroso attacco essi cedettero pel momento davanti le truppe di Vittorio Emanuele, I'imanendo la città occupata militarmente durante la notte. Al·l'indomani all'ora dell'apertura della Camera il popolo circondò il Palazzo delle sessioni e si riprodusse il tumulto della vigil·ia, calmato :poscia dal cittadino Parboni che consigliò alla moltitudine la moderazione fino a che deliberassero i deputati.

L"agitazione continua; il 1J01polo aspetta la risoluzione dell'AS!semblea, disposto a morire o trionfare; Vittorio Emanuele vede giungere la sua ora; il Pl'1indpe Umberto considera perduta la sperarta eredità ed i nostri fratelli d'Italia .confidano nel prossimo trionfo della repubblica.

La razza latina cammina a gran passi e il suo risorgimento non tarderà a mutare i suoi destini •.

Come si componga quindi la rassegna del,la politica estera in un diario :intrarnsigente ma ~che pel successo dei principi da esso propugnati è passato ora alla schiera dei federali conservatori, 1se così è permesso chiamarli, che

:sostengono H Gove~no, V. E. appurerà daJJ.'acchiUJSO annesso (1).

Lo stesso numero in cui si trova il brano più sopra tradotto testualmente contiene inoltre un articolo dei più violenti ,contro l'Inghilterra, che eziandio unisco (1), stato ispirato dalla presenza a Madrid del signor Bradlaugh, del quale io indicavo il prossimo arrivo col rapporto n. 312 (2), e che in proseguimento de~la sua missione sovversiva pa~tì subito 'per Lisbona donde ritornerà poi .per trattenersi qui più lungamente. Nel .render conto del ricevimento che il rappresentante dei repubblican,i Inglesi ebbe dal signor Castelar, ,l'IguaZdad ·Come V. E. scorgerà, rimprovera acerbamente al Gabinetto Britannico di essersi scostato verso H Potere esecutivo spagnuolo da quelle massime che per tradizione anHca sempre lo spinsero a riconoscere immediatamente qualunque Governo di fatto.

Nel commentare diffusamente su questo tema l'IguaZdad elice che H recente

·meeting democratico di Birmingham 'costituisce non solo una protesta deLla nazione in,glese ma una nuova guarentigia di progresso e di libertà per l'Europa • la quale incomincia a sottra11si alle teorie pericolose delle monarchJe per elevarsi alil:e alte e serene regioni della .politica feconda e salvatrice del,le

~demCJ~C~Vazie e dei popoli •, conchiudendo ~n:fine col salutare nel signor Bradlaugh l'invia,to di coloro che devono proclamare in un non lontano avvenire la Repubblica Britannica.

Il Signor Layard dirige tutta l'attenzione di Lord Granv1lle su questo inci-dente. È increscevole 11 vedere come il Times così potente in Inghilterra e che tanta influenza anche eserdta sulla stampa estera, abbia qui diei corrispondenti i quaU, come spesso avviene, per mettersi al ,corrente delle notizie sono costretti a tenevsi in buone relazioni ·colle autorità con grave scapito dell'.tmparzialità dei 'loro giudizi. Generalmente le corrispondenze comunicate da Madrid al summentov~ato impovtante giornale peccano di questo grave difetto e dip~ngono gli eventi .in senso lusinghiero 'pegli attuali governanti e di gran lunga in oppo~ sitione al vero.

Ho visto riporta,ti in periodici stranieri vari articoli coi quaH l'organo inglese discuteva la siJtuazione politica che qui abbiamo, in termini tendenti a svisare interamente la realtà dei fatti. Il signor Layavd medes1mo che ha contribuito in altri tempi aLla redazione di esso è assai ·scontento dell'attitudine che ha assunto rispetto agli affari di questa penisola, e posso ben accertare

V. E. ~che la cronaca quotidiana ch'egli fa al Foreign Office è :invece !ungi dail'avere un'impronta ottim~sta. Se l'Inghiltel1ra non ha finora col suo contegno dimostrato di essere disposta a sanziona~re lo stato ,di corse prodotto dall'abdicazione del Duca d'Aosta, è ~senza dubbio dovuto in molta parte ai rapporti s1pe·· diti darl suo Ministro in questa Capitarle, e per ciò che ~concerne la futura atti·· tudine del Governo della Regina cirea l'imminente proclamazione della Repub· bUca federale, sono in grado di egualmente accertare V. E. che se il Gabinetto

di S. James prenderà soltanto per guida della sua condotta il parere che continuamente esprime il signor Layard, le sue conclusioni non potranno essere guarì favorevoli.

Il Times annuncia in uno dei suoi ultimi numeri che i dati ufficiali statigli trasmessi di qui dimostrano che non vi è stato disturbo aiouno durante il .periodo elettorale, il Governo avendo lasciato la .più completa libe11tà e essendosi rtgorooamente astenuto da ogni intervenzione diretta. Che la maggioranza dei deputati eletti è repubblicana federale, ma amica deLla legalità e desiosa di mantenere pacificamente l'ordine esistente, che la disciplina dell'ese11cito è ogni giorno rpiù soddtsbcente e che il pubblico ha piena fiducria nel futuro. A toccar con mano quanto poco queste ultime asserzioni corrispondano alla verità, basti por mente alnncessante progresso dei Cadisti, aHa crescente fiacchezza dehla ·repressione, alla defezione delle truppe in favore del rpretendente BorbOilitco che per la prima voLta oggi si avvera; e da un altro lato qual contrapposto ai ·l1a;g,gua,gli rassicuranti del Times, dmane a vedersi J:a .guisa in oui sarà apprezzato in InghiLterra l'attenta,to socialista di cui furono vittima i lartifondti anticamente ~concessi al Duca di W e111ng:ton in Andalusia, r.irguardo ai quaU è stata firmata una domanda di espropriazione :per essere presentata alle Costituenti, atti che provocarono ·le energiche 'proteste del Ministro Britannico.

Quanto :poco infine sia il risultato deLle elezioni da interpreta11si come il genuino sentimento del paese, e come debba al contrario del tutto ascriversi a,lla più assoluta delle astensioni giammai verifi'Catasi, non fa d'uopo ch'io accenni nuovamente a V. E. a·vendolo già fatto.

La questione di rg.iudicave rSe le prossime Cortes potranno essere considerate dall'Europa quale esatta espressione della ·tendenza della Nazrione Spagnuola, è una ·di quelle che rgiova sperare le Potenze che hanno interesse a salvare il prindpio dell'ordine e della lergalità non decideranno alla leg.giera e intorno alla quale è lecito credere alla probabilità di un'azione collettiva.

Non è pervenuto nulla a questo riguardo a mia conoscenza dai diplomatici qui residenti e soJ:o perciò mi limito, siccome ho fatto finora, a rassegnare fedeLmente le cose ·di cui son testimonio.

(l) Due annotazioni marginali sul documento: • Ringraziare. Comunicare in copia alla Guerra ed alla Marina»; • Alla Guerra e alla Marina; risposto 27 maggio •.

(l) -Non si pubblica. (2) -Non pubblicato.
507

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1188. Berlino, 21 maggio 1873 (per. l' 1 giugno).

Dans l:es dépeches transmises à son Gouvernement lor·s de la visite de l'Empereur Guill:aume à St. Pétersbourg, Lord Loftus laissait entendre que, ni les Souverains, ni .le Prince Gortchacow, ne l'ayarnt mis dall1!s la confidence de leurs ·entrevues, il lui serait impossible de sortir du domatne des conjectures. La meme observation doit se faire à fortiori ki, où nous n'avons de contact avec la Cour et avec le Prince de Bismarck, que dans des occasions extremement ra:res. Lo11d Odo Russell me d.isatt tout :récemment encore que, lui-aussi, en était réduit aux récits, plus ou moins dignes de foi, de la presse. On peut

tirer à l'infini des condusions sur cette entrevue comme sur celle de ,rannée dernière, et 'se perdre en raisonnements sur la portée qu'il convient de lui attribuer, sur les conséquences qu'elle entraìnerait pour la poilitique générale de l'Europe.

Je n'essayerai dane pas de préciser quelques unes de ces arpprécisations, de crainte de trop rester dans le vague ou de tomber dans des redites. Je ne puis que me référer à ma correspondance dans le mois de serptembre 1872, et a mes rapports n. 1177 (l) et 1185 (2), du 19 avdl échu et du 11 courant. Je me bornerai à signaler avec quel ·soin les Empereurs se .sont appliqués à échanger publiquement les assurances les plus cordiales, à mettre en évidence leur amitié, et meme la solidarité de leur politique, au point de vue de la paix européenne. Les journaux officiels et officieux, dans chaque Pays ont fait chorus avec une ostentation très n1arquée, surtout dans leur,s 'commentaires sur le toast du Tsar, exprimant le voeu et l'espoir que l'intimité entre l'onde et le neveu .sera léguée par eux à leur·s héritiers, et restera une garantie pour la tranquHlité générale. Si le Prince de Bismarck avait essentiellement en vue de couper court aux illusions de la France, de trouver un allié dans la Russie, ce but est certes atteint, aussi longtemps du moins qu'il n'y aura pas de changement de règne dans l'un ou l'autre des Emptres. Le Chancelier Allemand continue à avoir beau jeu, pom: retrouver certaines affinités natureUes, qui se sont .déjà produites sur la <::::ène du monde en 1814 et en 1815. n n'aura pas parlé de rétablir la Sainte Alliance, car une vie .galvanisée ne saurait redevenir une vie véritable avec des chances de durée, et d'ailleur:s l'ade du 14-2,6 septembre 1815 n'a jamais été une vérité, en ce sens que les principes en étaient

invoqués lorsqu'on y trouvait son avantage, et qu'ils étaient répudiés dans les autres circonstances. Mais Son Altesse aura fait appel à la nécessité de serreT les rangs dans un but de défense et de préservation contre les dangers d'empiètements de la démagogie. L'incertitude de l'avenir dans une France en proie à des partis irréconciliables; ,Ja perspective d'une république teJ,le que la comprennent les électeurs de Paris, de Lyon ou de 1\'Larseille; le mouvement sodal et ·religieux, l'agitation des classes ouvrières, les menées du polon~sme, le triste spectacle que pr2:;ente l'E.spagne; ce sont là autant de thèmes qu'il est facile d'e~ploiter à St. Pétersbourg, pour démontrer combien il 1mport.e de ne point soulever des questions qui pourraient diviser les deux Cabinets, afin de veiller avec ·plus de sécurité à ce que rien ne vienne compromettre le développement de leurs réformes intérieures. n s'agira•it dès lors d'une manifes:tation plus défensive qu'offensi.ve, d'une Iigue pour la paix et non pour la guerre. Ce serait un nouvel avertissement à la France, qu'il y aurait folie à ,compter sur des alliances dans le Nord pour une représail:le. Le Prince de Bi<Smarck ne serait pas du tout opposé à ce que l'histoire nniver:&elle re,stàt autant que possible stationnaire pendant quelques années, afin d'en tirer profit pour con

solider toujours davantage son oeuvre. En attendant, les excellente's relations de l'Allemagne avec ses voisins vers l'Est et vers le Sud, et sa puissante organisation militaire lui permettent de ne pas trop s'inquiéter de la tournure que pourraient 'prendre les événements en France et en Espagne.

Il est fort à supposer qu'il y a eu échange de vues sur la situation de ces -deux Pays. Et, quant à l'E.spagne nommément, il faut croire que la Russie aura parta,gé l'avts du Cabinet de Berlin, favorable à la ligne de conduite de 1'Ang,1eterre, qui s'est prononcée contre la réalisation d'un projet d'union Ibérique, patronné par les radkaux espa,gnols. Mais on ne pense pas qu'il soit sorti des pourparler,s à St. Pétersbourg, pas ,plus que de ceux antérieurs à Berlin, une convention précise, aucun engagement littéral, sur ~ce point comme sur ~tout autre. Il n'est pas dans les gouts du ChanceUer de l'Empire Germanique de ~se lier Ies ma'ins d'avance et de restreindre ainsi le cercle de ses combina~sons, à moins que les événements n'exigent une prompte solution. Ce qui pourrait etre vrai, c'est que les Monarques et leurs Ministres auraient montré la ,meilleure volonté à ne ,prendre des résolutions, le cas échéant, que d'a~près une entente préalable, ou du motns non sans avoir essayé d'établir cette enteVJ.te, et surtout à ne s'engager nulle part à l'insu les uns des autres.

Jusqu'k-i les entrevues n'auraient donc pas eu, sauf erreur, un caractère bien affirmatif sur n'importe quel objet. Est-ce à dire que ce caractère affirmatif ne leur sera pas donné ultérieurement? Ces rapprochements ne peuventils pas prnvoquer un accord, qu'on ne cherchait pas mais qu'on aimera à constater .sur tel ou tel autre point déterminé? C'est là une éventualité qui doit appeler notre attention la plus ,sérieuse, non :pas qu'on médite quoi que ce soit ~contre l'Italie monarchique, sagement libérale et constitutionnelle, mais parcequ'H nous importe de vei<Ller à ce qu'il ne se passe rien en Eurorpe, qui puisse nuire meme indirectement à nos ìntérèts sur le grand échiquier po1itique. Or, toute réso1ution qui serait prise à notre insu attesterait au moins -de l'indifférence rpour un Pays comme le notre, lequel doH compter dans toutes le quesUons qui touehenrt à l'équilibre général et à la sauvegarde des grands princirpes de l'ordre social. L'exemple de l'Angleterre, qui s'est trop désintéressée cies affaires du continent, n'est pas bon à suivre. Son attitude, dic,tée par l'école Manchester, n'a-t-e1le pas été la cause prtneipale des échecs qu'eUe a subis en Amérique et des progrès de la Russie dans l'Asie centrale? L'action d'un de nos alliés traditionne1s est aujourd'hui para~lys:ée par sa propre faute. Raisorn de plus, pour nous rapprocher très étroitement de 1'Allemagne, et de nous ménager a~nsi une fenetre ouverte sur 1es agissements de l'Autriche et de la Russie, atnsi qu'une solide ba,rrière contre la France. Nos bons rapports avec le Cabinet de Berlin acquerraient sans doute le dégré voulu d'intimité, Sii les rd:nconstances permettaient à notre Roi de faire la connaissanGe personnelle de l'Empereur Guillaume.

Pour le moonent, les Souverains du Nord se plaisent à Tépéter leurs visites, par un désir mutuel de 'Conserver à ces rencontres princières l'esprit que les anime et les inspire depuis l'année dernière.

Les memes démon.strations se renouvelleront à Vienne, où Te Tsar et l'Empereur d'Allemagne ne se rendront cependant que suocessivement, pour ne pas créer trop d',embarras à l'Empereur François-Joseph, au milieu des nombreux devoirs d'hospitalité qui se rattachent à l'eXJposition unive11selle. On prétend qu'i:l n'est point encore décidé si :le Prince de Bismarck fera partie -de ce second voyage. J'ai pe,ine à l'admettre, car il voudra tenir la balance

égale entre l'Autriche et la RusSiie. En outre, si, comme il l'avouait lui-meme,.

sa présence était utile à St. Pétersbourg pour s'expliquer en personne sur des

calmrmies répandues au sujet de sa poli:tique .par des .gens intéressés à .Ja noircir,

le meme motif est plus encore de mise à Vienne, où sa conduite rencontre bien

des adversaires, dans des còteries toujours infiuentes à cette Cour.

L'Empereur GuiHaume a pris rendez-vous vers le 15 juin à Francfort s/m

avec ·l'Empereur de Russie, pour visiter ensemble la Cour de Darmstadt et

l'Impératrice Alexandrowna à Jugenheim. De là S. M. ira, dans .Ja se,conde

moitié de Juin, à Vienne, et dans la première semaine de Juillet à Ems, pour y

prendre les eaux.

(l) -Cfr. n. 463. (2) -Non pubblicato.
508

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1189. Berlino, 21 maggio 1873 (per. l' 1 giugno).

Nos journaux réputés officieux se sont occupés de la ques,tion d'un voyage

du Roi à Vienne et de là à Berlin. L'Opinione, entre autres, du 7 mai contenait

un article qui a été commenté de la manière la plus favorable par Ja presse

allemande.

Depuis lors j'ai appris indirectement par des extratts de dépeche rparvenue à l'un de mes collègues représentant ici d'une ·grande Pui.:ssance, que 1la réalisation de ·ce projet était devenue incertaine vu ·l'absence d'une invitation directe et personnelle de l'Empereur F1rançois-Joseph à notre Auguste Souverain, ce qui ne témoignerait pas en effet d'un bien grand empressement de la part de la Cour Impériale.

Si elle ne se décidait pas à user de .ces formes entièrement ·courtoises à l'égard d'un Prince de la Maison de Savoie et du Roi d'Italie, i1l y aurait pJus d'une raison qui pourrait induire Sa Majesté à ne 1pas subol'donner en quelque sorte sa visite à Berlin à celle de Vienne. Le centre de l'intimité entre J.es trois Cours du Nord et du réglement de la politique continentale n'est-il pas à Bel'lin? Le seui fait que nous accentuerions nos bons rapports avec J.'AHemagne par une démonstration aussi signifi·cative que la présence de notre Auguste Souverain dans cette Capitale, n'aurait-il pas pour conséquence de prouver de p1us en plus à Vienne comme à St. Pétersboul'g la convenan,ce, je di:t~ai plus, l'utilité de nous associer dans un intéret commun à une politique doi!lJt le but princirpal ne saurait etre que de contribuer au maintien de la txanquiHité et de la paix générale? Il semblerait d'ailleurs en tout état de cause mieux Ìlndiqué que la priorité fUt pour l'allié et non pour l'adversaire plus ou moins réconcilié de 1866.

Dans ces oirconstances si j'avais à émettre un avis, je n'hésiterais pas à me ,prononcer sur l'opportunité et sur la convenance de commencer !Par une visite à Berlin, sauf à se rendre ensuite à Vienne si ·la Cour d'Autriohe sait user de tous les 1procédés auxque1s nous avons l·e droit de prétendre. En politique, comme dans la vie privée, il :faut avoir le courage de ses amitiés et ne pas se laisser détourner par des cons~dérations secondaires. Si après avoir .ébruité dans notre presse ce projet de voyage, il n'y était ,pa,s donné suite, l'effet en 1serait très-regrettable. L'opinion publique en Allema,gne se permettrait probablement d'en ·découvrir -quoique bien à tort -le motif dans un excès de ména,gement envers 'la France. L'opinion publique en ItaUe dont les préférences sont pour le Cab1net de Bedin •serait peut-6tre disposée à nous faire un grief d'ajourner une résolution dont l'accomplissement aurait les meilleurs résulta:ts pour notre av.enir et pour notre stabilité. Quand la situation est si précaire en France, quand .les ,principes sur lesquels repose tou.te société sont menacés là comme en Espagne par la propagande ·communiste et démagogique, hl. est de toute éVIidence qu'il nous convient de nous rapprocher de ii.'Allemaglne et partant de l'Auk-iche et de la Russie. Ces Puissances sont intéressées au meme degré que nous à la conservation de l'ordre et de la paix. Et pour ce qui nous conceme particulièrement, nous ne devrions pas négU.ger

le meilleur moyen de nous assurer une voix au chapitre dans les combinaisons auxquelles rpourrait donner lieu une entente entre les Cours du Nord dans les .évolutions de .la rpo1itique européenne.

Si le Ro.i voulatt faire une course à Berlin, on pourrait rpréparer la voie par mon entremi.se ou mieux encore, ainsi que je ·l'ai télégrarphié le 20 courant à V. E. (1), par celle du Prince Impérial qui se •trouve actueHement en ltalie. Sa Majesté Impériale quittera cette Capitale pour se rendre à Vienne vers le l 7 juin après •la visite du Schah de Perse. Au retour de ·l'Exposition, elle ira .aux bains d'Eros, et au mois d'aout elle retournera ici pour assister aux .grandes manoeuv.res. Cette dernière époque serait je cro1s mieux appropriée rpour une rencontre, à moins qu'on ne préféràt la combiner avec le séjour de l'Empereur à Ems.

509

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

(Carte Robilant)

L. P. Roma, 22 maggio 1873.

I giornali vi ·avranno tenuto al corrente della nostra discussione sulla legge delle co11porazdoni reUgiose in Roma e della soluzione che ricevette l'art. 2o relaHvo ai Generalati. Le difficoltà parlamentari furono più grandi di quelle ehe mi aspettavo e non me le aspettavo leggiere. La propcsta fatta dal Barone Ricasoli e votata dalla Camera costituisce certo da parte nostra una transazione ·constderevole e confesso che siamo lungi dalla nostra primiNva proposta. Non l'ho aocettata che all'ultima estremità e con una ripugnanza dalla quale sono an·cora amaregg,iato.

Avevo dovuto acquistare la più completa certezza che la nostra proposta, anche qual era modificata dalla Commissione non avrebbe avuto la maggtio

ranza nel voto della Camera. Per parte mia e per quanto riguarda Ja mia persona, il ritiramni su questa questione ,mi sorrideva e non aveva per me che· dei vanta,ggi. Era una soddisfazione ·Che davo a me stesso perché ,infine se avevo sempre .rise,rvato il voto e la libextà del Parlamento, non potevo dimenticare che il linguaggio da me tenuto e nel mio Gabinetto e in ParJamento comportava una soluzione più larga nella questione ded Generali deg,1i ordini. Anche i miei oppositori avrebbero compreso e rispettato la mia de'terminazione. Non ho bisogno di spiegarvi, Voi mi comprendete bene, la seduzione che esercitava su di me l'idea di resistere e di dare la mia dimissdone. Ho sofferto duramente nel mio orgoglio e non credo d'aver mai nella mia vita politica compiuto un atto così doloroso.

Ma il Ministero non consentiva che io mi separa,ssi da esso prima del voto e si sarebbe dimesso con me, era pronto a non accettare una transazione, s'io· non l'avessi accetta.ta, ma la sconfitta nella Camera era sicura.

Questa sconfitta, ne.Jla quale la maggior parte della destra e tutti i suoi uomini importanti, pur consigliandosi pr,ima di cedere, avrebbero votato per noi, era anche la sconfitta del nostro :partito e rendeva inevitabile un Ministero di sinistra. Ricasoli, Minghetti, gli altd uomini più autorevoli della destra, mi facevano comprendere quale terribiJe bastone io gettavo neHe ruote del partito l,iberale moderato per una mia soddisfazione personale. Non potevo a meno di considerare che un Ministero di sinistra avrebbe modificato in un senso più radicale tutto il testo della legge, aw-ebbe, nel caso di una vacanza della Santa Sede e di un Conclave, compromesso forse colla sfiducia che ispira la situazione dell'Italia, avrebbe infine fatto, senza scrupoli, le elezioni, e gettato il paese attraverso una esperienza ,che, perché non costi troppo 'cara, richiede almeno tempi più sicuri e più calmi. Quali guarenUgie poteva dare il Mj,nistero di un partito che aveva, H giorno prima, indirettamente patteggiato colla piazza? Che se invece avessimo ottenuto dal Re lo scioglimento della Camera, voi sapete che elemento pericoloso poteva diventare questa questione per agitare il paese e che terreno sfavorevole esso offriva per fare del:le elezioni generali. Io andavo dunque ad imporre al mio partito, fors'anco al .paese, le conseguenze della mia ostinazione. Era questo l'avviso della mag.gior .parte dei miei amici. E lo stesso Barone Ricasoli ·consentì ad intervenire, contro il suo solito, un po' anche mosso da un sentimento amichevole verso di me, poiché l'intervento di un nome ·autorevoJe e noto come una guarentigia di politica conservatrice, .pareva che potesse meg~io far comprendere come una transazione fosse una inevitabile necessità, e .potesse meglio giustificarmi innanzi a me stesso ed agli altri. Quanto a me, vi assi-curo, il solo modo .per ~combattere· un'amarezza che non è ancora cessata, sta nel .pensare che oggi il par,tito radicale sarebbe al potere.

H Conte Wimpffen non mi tenne parola di tutto ciò né prima né dopo il voto e si chiuse in un assoluto silenzio, mentre so che gli altri diplomatici se non con me, che non amavo intavolare questa conversazione, però ne' loro, colloqui di società esprimevano il desiderio che il Ministero, .piuttoiS.to che provocare una crisi, accettasse, dopo aver fatto quanto gli era possibile, quelle transazioni che parevano indispensabili.

Non so dunque quale sia l'impressione del Govevno austro-ungarico. Il

Conte Andrassy ha taciuto anche .con voi, forse pensando che il silenzio meglio

rispondeva alle disposizioni d'animo di .chi non vuole né approvare, né disap

provare. Se vi sarà però possibile di indagare, col tatto che vi distingue, quale

.sia stata questa impressione, mi 1nteresserà molto il saperlo e mi potrà servire

d'utile norma. Potreste in ogni caso lasciar intendere, come una vostra consi

derazione, che nessuno ci avrebbe guadagnato ad aver invece una legge fatta

da un Ministero radicale, che in una ·legge simile molto dipende anche dal

modo con ·cui è posta in esecuzione, e .che il Gabinetto attuale ne accompa

gnerà l'esecuzione .con tutte le larghezze e tutti i riguardi po·ssibili, per non

inasprire la .situazione.ll voto poi dato dalla Camera per respingere un ordine

del giorno con cUli si invitava il Ministero a presentare una legge per 1nterdire

il diritto ·comune di associazione ai Gesuiti, prova che se si è voluto a1pplicare

la legislazione generale a Roma, 1a maggioranza però della Camera non vuole

entrare •in una via ·che accenni ad una pers.ecu"'ione religiosa qualunque e dà

una prova di evidente moderazione. Non è tanto facile trovare oggi una Ca

mera che respinga in ossequio al .principio di libertà, una mozione contro i

Gesuiti! Se l'impressione a Vienna non è troppo cattiva e tale da far sentire

il suo contraccolpo nei rapporti tra i due paesi, vi ·prego di considerare di

nuovo la questione de·l viaggio del Re a Vienna. Vi confesso che mi è penoso

di •dover ·considerare questo .progetto di una incontestabile utilità politica come

naufragato. Non ho bisogno di diffondermi con voi a parole su questo argo

mento. Studiate, vi prego, se vi è modo da ripescare questo progetto e da ri

metterlo a galla. Voi sapete che io tenni molto: l 0 ) a che il viaggio potesse

aver luogo; 2°) a che .coincidesse colla dimora a Vienna dell'Imperatore di Germania. Pensateci e scrivetemi. Il Principe Umberto partì l'altro giorno da Roma per Venezia per stringere la mano al Princ-ipe Imperiale di Prussia. ·Gli suggerii questo pensiero che egli accolse assai volentieri.

(l) Non pubblicato.

510

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. R. P. 4649. Roma, 22 maggio 1873 (per. il 23).

Ricevo notizie da cui parrebbe che i frate1li Menotti e Ricc·iotti Garibaldi,

da quaLche tempo dimoranti in Londra, trattassero di contrarre colà un pre.stito, a .cui darebbero la denominazione di garibaldino-repubblicano-"insurrezionale, con emissioni di cartelle da lire 100, 50 e 25, come queHe .che nel 1867 servirono per preparare l'insurrezione che ebbe termine a Mentana. Scopo del prestito, sarebbe quello di fare acquisto d'armi e munizioni, e preparare una insu11rezione in Italia.

Sarei grato a V. E. se si compiacesse di chiedere su questa faccenda qualche informazione al R. Rappresentante ita1iano presso S. M. britannica (1).

(l) Annotazione marginale: • A Londra 24 maggio •.

511

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 243. Parigi, 23 maggio 1873, ore 12,45 (per. ore 14,55).

Aujourd'hui commence la lutte à l'Assemblée entre ila droite et ~e Gouvernement. La dro1te tente de renverser non seu1emen·t le Cabinet mais le Président de la République. En cas de réussite elle aurait intention de rempilacer Thiers .par Mac Mahon et de charger le Général Changarn.ier de Ja formation du Cabinet. D'autre part M. Thiers semble décidé à conserver le pouvo1r meme en cas de défaite, sauf à prendre :dans ce cas un Ministère de droite. M. Thiers doit pa:rler aujourd'hui ou demain.

512

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

D. 292. Roma, 23 maggio 1873.

Ora che vennero pubblicate le leggi ecclesiastiche in codesto .paese, il Mindstero desidere:rebbe possedere tutti i documenti necessa:rl perché si poma fare uno studio abbastanza completo delle disposizioni vigenti in Germania sua tale materia.

Codesta Legazione ha già comunicato a suo tempo: i testi delle .tre leg,gi presentate dal Ministero colle relazioni rispettive, il testo della leg.ge costitu.zàonale presentato dalla Commissione e le discussioni che a·l riguardo ebbero luogo i>n Parlamento.

A completare tali comunicazioni, accorrerebbero ancocra: il testo delle tre

leggi ·come furono formula·te daJla Com:m.issione della Camera dei Deputati,

il resoconto della discussione fattane dalla Camera stessa, il testo delle leggi

presentate alla prima Camera, la relazione della Commissione della ·prdma Ca

mera, il ·resoconto della discussione avvenuta nella medesima, e infine, il testo

delle ·leggi quali esse furono sanzionate e pubblicate.

Colla preghiera di voler procurare la raccolta completa di questi docu

menti e di farmene quindi la spedizione colla tprima occasione favorevole, .....

513

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2081. Parigi, 23 maggio 1873 (per. il 26).

Colla discussione dell'interpellanza fatta al Governo dalle frazdoni riunite di destra e centro destro ·comincia oggi in seno all'Assemblea Nazionale la lotta fra questa parte dell'Assemblea ed il Gabinetto testé modifica.to dal ·Pre

sidente della Repubblica. Essa. si annunzia con 'sintomi gravi e minaccia di. essere viva e violenta. La destra che in questa occasione si ·compone di tutte le sue frazioni e che comprende i legittimisti, gli orleanisti, e circa 35 membri bonapartisti, si propone di rovesciare non solo il Gabinetto, ma lo stesso Presidente della Repubblica. Da quanto mi fu possibile di raccogliere da membri autorevoli dell'Assemblea, appartenenti alle varde frazioni di eSISa, l'intenzione degli autori dell'inteT~pellanza sarebbe di sostituire in caso di riuscita al signoll" Thiers il Maresciallo Mac Mahon, come Presidente della Repubblica e ·di dared'accoll"do ,con lui al Generale Changa~Tnier la Prestdenza :del ConSiiglio dei Ministri, senza portafogl!i.o, con incarico di formare un Gabinetto di destra, nel quale le varie frazioni di questa .parte dell'Assemblea, e quindi anche quella dei bonapartisti, sarebbero ·rappresenta.te. D'altro lato il sLgnor Thiers che deve con speciale messaggio domandaére all'Assemblea di essere inteso oggi o ·domani, spera di ottenere che l'interpellanza sia respin'ta o convertita in un ordine del giorno che egli .possa accettare. Ma anche nel caso in cui l'interpellanza fosse vota.ta daUa ma•ggioranza dell'Assemblea, sembra ohe H stgnor· Thiers sia deciso a conservare i·l potere, salvo a subire, in quella ipotesi, un Ministero di destra. Questa intenzione del si~or Thiers risulterebbe dal lin.guaggio da lui .tenuto ad alcuni dei miei Colleghi ed a me, e ad altri uomini politici.

Il risultato della presente •lotta è più che mai dubbio ed incerto. Dopo ·le· ultime elezioni rparziaH il signor Thiers, vedendo oramai che il cosidetto rpatto di Bordeaux e 1a tregua che ne era la causa e la conseguenza non erano più O!SServati dai vari partiti, dovette apptgliarsi al consiglio di modificare il suo GabLnetto, a1lon.tanando da esso i membri che più specialmente ra.ppresentavano daH'un lato la destr·a, dall'altro la sinistra, e di formare un'amministra2'lione più omogenea, tolta dal centro e rappresentante 1e opinioni medie e temperate. In circostanze ordina.rie ed in mezzo ad elementi. più calmi, questo· par.tito savio in fondo avrebbe avuto per sé molta pérobabilità di successo. Ed è ancora possibile che finisca per trionfare, ed un ·tale trionfo dovrebbe essere accolto con soddisfazione dall'opinione rpubblica di questo paese e di fuori. Ma la forza numerica e l'importanza degli avversari del signor Thiers: nell'Assemblea sono troppo considerevoli per lasciar luogo a .soverchi·e Hlusioni. La situazione si è fatta non solo grave, ma pericolosa. Una vlittoria del sli.gnOT Thiers ottenuta con debole maggioranza e coll'aiuto compromettente, dell'estrema sinistra non è una soluzione. È una breve sospensione di ostilità. La vittoria della destra colla conservazione o colla demissione del Presidente· attuale della Repubblica è una risposta violenta alle violenti tendenze delle· masse elettorali che hanno mandato all'Assemblea Barodet e Rane. È egli possilbile che il pa•rtito Repubblicano, che sente o crede di avere con sé e dietroa .sé le masse elettorali della Francia, subisca 1pacatamente un Governo ·composto di elementi schiettamente monarchici ed in gran parte clericali e reaz,ionari? La cosa non sembra probabiJe. Non è quindi a meravigliare se tutti. gli spiriti pl'udenti e pacati di questo paese stanno in questo momento in grave apprensione.

52L

514

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 318. Madrid, 23 maggio 1873 (per. l' l giugno).

In una ·Conversazione avuta recentemente col Signor Castelar, riferendosi allo sta:to precario di salute del Sommo Pontefice e alla probabilità che da un istante all'aUro la Santa Sede diventi vacante, egli m'informò essere fermo intendimento della Spagna di non rinunciare al suo diritto di veto nel futuro Conclave.

A questo proposito il Ministro di Stato siccome in altre occasioni meco aveva fatto, discusse lungamente il tema degli interessi relig1iosi della sua patria ch'ei considemva del tutto identici a quelli d'Italia.

· Prendendo tal punto per base mi assicurò che la elezione del nuovo Papa ·era una questione di singolarissimo momento per questo paese H quale ·Si accingeva a separare nel modo più completo la Chiesa dallo Stato. Esservi inoltre l'insurrezione carlista equivalente di fatto a una vera associazione ultra cattolica mantenuta viva dagli eccitamenti del Clero anche pliù in alto collocato, e costituire perciò la ·Scelta del successore di Pio IX un argomento della mag.gior importanza per la Spag:1a, al quale essa non poteva perciò rimanere indifferente.

Chiedendomi quali fossero ,i pensamenti del Governo del Re a questo rigt<ardo il Signor Carstelar mi aggiun~re che senza essere in grado di prendere alcun impegno formale, egli credeva di aver mezzo al.l'uopo di cercare ad in.fluenzare irl Cardinale Lastra Arcivescovo di Siviglia affinché si prerstasse a opporre l'elezione di un Pontefice che potesse essere rappresentato come dannoso agli interessi spagnuoli.

Non rposso dire qual sia la causa che face·sse concepire questa speranza al mio interlocutore poiché è notorio che il Cardinale di Siviglia, il sorlo ·che vi sia ora in lrspagna oltrre a quello di Valladolid, è interamente dominato dalle opinioni anticoncilianti che animano ri membri più ostili del Sacro Collegio contro un componimento coll'I,talia.

Né so qual peso si possa dare alle parole di un 'personaggio politico che secondo ogni verostmilgUanza fra qualche .giorno non sarà più al Governo. Però sic·come tanto che qui durerà la forma repubbHcana egli avrà sempre molta preponderanza, mi limito a rassegnare a V. E. che il Signor Castelar pose termine alla sua conversazione esprimendomi calorosamente dl vivo desiderio che aveva di assecondare con ogni suo potere l'attitudine ehe il Governo italiano avrebbe stimato di assumere nella grave eventualità delrla morte del Santo Padre.

515

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2082. Parigi, 24 maggio 1873 (per. il 28).

La discussione sull'interpellanza firmata da 320 deputati de,1la destra e diretta, come lo dissi nel mio rap~orto precedente, contro l'intiero Governo e la persona stessa del Presidente della Repubblica, cominciò ieri con un discorso del Duca di Broglie che si rese interprete deHe recriminazionii dei conservatori.

Prendendo argomento da1le ultime elezioni, l'oratore della destra fece una yiva pittura dei pericoli ai quali la Francia andava incontro per colpa della poca energlia del Governo nel mettere ostacolo alle tendenze del radicalismo, p,ra:s,simo, secondo il Duca di Broglie, ad imfpad'l'onirsi delle redini del Governo e a mettere quindi in quistione l'intero m'<i1ne sociale. L'accusa prL'lcipale formulata dal Duca di Brogltie contro il Gove,mo attuale è quella, che finora vi fu costantèmente nel suo seno una doppia ~corrrente, una parte dei suoi membri propendendo verso conce•ssioni al rradkalismo non molto d!i.slslimili da una vera ·complicità, mentre l'altra, più seriamente conservatr:ice, ·rimaneva impotente a rimediare al male fatto ogni giorno dalla prima. Dopo ciò, l'onorevole membro non tardò, per giustificare il suo appunto, a scendere a dmbrotti pu:mmente personali e non esitò a mettere in causa il signor Barthelemy

S. Hilaire, Segretado Generale della Presidenza, inviso aLla destra per note tendenze e manifestazioni repubblkane; il signor G. Simon, cui i conservatori rimproverano un discorso pronunziato alla Sorbona nel qua,le attribuì il merito della Uberazione anticirpa,ta del territorio al solo signor Thiers; ed infine i,l signor de Goulard, g.ià Ministro dell'Interno, la demissione de'l quale fu interpretata dall'oratore della destra come una prova del suo dissenso col Governo sulle questio111i di .princilpio.

L'opinione pubblica attendeva dall'interprete dei 320 inte11pellanti un attacco più vigoroso ed una espressione più recisa e più coraggiosa della loro tendenza politica. Il di1scorso d~l Duca di Broglie fu quindi lungi dal rprodurrre nell'assemblea stessa e nella stampa l'effetto al quale l'una e l'altra eranO< preparate. Epperò il Guardasi,gi!lli, signor Dufaure, che .prese la 1pa,rola in nome del Governo per rispondere, poté facilmente mettersi sopra un terreno· più franco, non indietreggiando dinanzi alla questione fondamentale che in fatto non è quella di U!Il mutamento di Gabinetto, ma s1bbene quella del riconoscimento definitivo della Repubblica. Il signor Dufaure dichiarò questa volta esplicitamente che il Govel'no non credeva di tpoter differire più oltre la soluzione definitiva della quistione del riconosdmento della forma repubblicana e che i progetti di leggi costituzionali presentati dopo le ultime vacanze parlamentari erano stati elaborati appunto in ·v~sta di queHa soluzione. Fu facile al Ministro Guardasigilli di respingere le querele personali del Duca di Broglie ed egli chiuse il suo discorso esprimendo la fiducia che tra gli stessi firmatari della interpellanza della destra il Governo troverà quel numero di

SB

voti che valga a dargli la magg;ioranza ed a compensare il voto dei 45 membri dell'assemblea che coll'altra interpella!llZa deposta dal signor Peyrat dinliegarono a questa Camera H diritto costituente.

Og;gi H signor Thiers completerà le dichiarazioni del Guardasigilli. Egli

annunziò con un apposito messaggio la sua ·intenzione di prendere la parola

e l'Assemblea decise d'udirlo ogg;i, in una speciale seduta del mattino. Per .ta.l

modo non è impossibile che il voto abbia luogo entro la giornata, in una se

conda seduta, la legge del 15 marzo volendo che l'assemblea sospenda la di.scussione dQpO aver udito un discorso del Presidente.

Finora !';impressione prodotta dal risultato del .primo dibattimento è in

generale sfavorevole e resta poca fiducia che la coalizione di destra possa

essere battuta da una maggioranza se non considerevole, almeno sufficiente

per non provocare nemmeno una ·modificazione del Ministero.

516

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

'T. 246. Parigi, 25 maggio 1873, ore 8,05 (per. ore 12,25).

Thievs et Min~stres ont donné démission. L'Assemblée a nommé maréchal .Mac-Mahon président de la République par 390 voix. Gauche s'est abstenue.

517

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO DI GRAZIA E GIUSTIZIA, DE FALCO

D. s. N. Roma, 25 maggio 1873.

Aderendo alle rilpetute istanze delle principali colonie italiane del Levante, ·e per ·seguire ·l'esempio di tutti gli altri Govevn:i euvopei, che aveano precedentemente accettato le proposte della Tw·chia, il Mindstro di S. M. a Costantinopoli in seguito di speciale autorizzazione del Ministero ha firmato il giorno 11-23 marzo di quest'anno con Savfet Pascià, MmLstro per ·gli Affari Esteri di S. M. ·i'l Sultano, un protocollo relativo al diritto degli Italiani di possedere beni stabili situa-ti nel territord.o ottomano. Una copia (l) della dichiarazione firmata a .tale effetto, e contenente il testo del protocollo stesso si unisce a questa nota per maggiore informazione di codesto Ministero. Risulta dal documento sovrac1tato che mentre la Turchia rinunzia alla massima fin qui seguita in forza della quale il possesso dei beni stabili era vietato agli Italiani, ,tale ·rinunzia s'intende fatta aHa condizione che la giu

I'Iisdizione consolare in materia di 1proprietà fondiaria ed in alcuni a1tri speciali casi sottostarà d'ora innanzi a certe limitazioni.

(l} Non si pubblica.

La giurisdizione consolare a termini della legge 28 gennaio 1866 art. 65 si ese11c1ta nei paesi e nei casi in ~cui gli usi lo ~consentano, nei limiti degli stessi trattati ed usi e la competenza dei consoU e dei tribunali consolari si estende, secondo l'art. 76 a quelle controversie che loro siano .particolarmente attribuiti dalle leggi, dali trattati o dagli usi ricevuti.

Sembra adunque fuor di dubbio che il Governo del Re possa introdurre liberamente in questa materia tutte le modificazioni derivanti da nuove convenzioni intel'nazionali che è 1in sua facoltà di concludere <con Governi esteri. Ed è opinione del sottoscritto che le disposizioni degli artt. 65 e 76 deila ~citata legge del 28 gennaio 1866 abbiano éiiPPUTito implicitamente preveduto il caso dti taH modificazioni ~le quali poLSsono venk quindi acce1ttate senza ·che la legge stessa soffra aLterazione.

Il Ministe,ro per gli Affari E1steri C['ede <che 1per la esecuzione della dichiazione dell'll-23 marzo di quest'anno e del protocollo insertovi non sia necessario un arpposito progetto di legge da sottopox'si al Parlamento. Tuttavia sarebbe da esaminarsi 1se a rendere esecutorio quell'atto ,sia necessario, od anche semplicemente utile, un decxeto Rea,le il quale ne ordini l'osservanza ai Consoli italiani residenti nei luoghi ove l'atto medesimo dowà avere effetto.

Sopra quest'uLtimo dubbio H Ministevo smivente bramerebbe avere con qualche sollecitudine il parere di quello di Grazia e Giustizia e nel caso sembrasse necessaria od utHe la pubbUcazione di apposito decreto il sottoscrtitto crede che H decreto da sottoporrsi alla firma reale potrebbe esserre concepito presso a 'poco ~come nello .schema qui allegato (1).

518

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2084. Parigi, 26 maggio 1873 (per. il 29).

Il nuovo Ministero fu .costituito nella giornata di ieri e l'odimno Jom·nal officiel pubblica i decreti di nomina dei nuovi Ministri.

Il Gabinetto del Maresciallo di Mac-Mahon componesi: -del Duca di Bro.glie, Ministro degli Affari Esteri e Vice Presidente del Consig1to; del s1gnor Ernoul, Ministro della Gtustizia; del signor Beulé, Ministro dell'Interno; del signor Magne, MinLstro delle Finanze; del Generale d.i Cissey, ,che rimane interrnalmente lVIinistro della Guerrra; del V1ce Ammiraglio de Dompierre d'Hornoy, Mmistro della Marina e delle CoJ.onie;

19 -Documenti Diptomatici -Serie Il -Vol. IV

-del signor Batbie, Ministro dell'Istruzione Pubblica e delle Belle Arti e Ministro dei Culti, i due Ministeri essendo di nuovo riuniti in forza d'uno speciale decreto presidenziale;

-del signor Deseilligny, Ministro dei Lavori Pubblici;

-del signor de la Bouillerie, Ministro dell'Agrkoltura e del Commercio.

Il signor Pascal è nomdJD.,a,to sotto segretario di Stato al Ministero dell'Interno.

(l) Non si pubblica.

519

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 109. Roma, 27 maggio 1873, ore 13,15.

Je fais préparer les lettres de {!réance. Je vous prie de m'envoyer rpa'l'" lettre particulière vos impressioos sur la situation nouvelle sur ce que nous pouvons attendre de M. Broglie. J e ne vous envoie pas de courrier car vous pouvez vous servir de Collobiano.

520

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2085. Parigi, 27 maggio 1873 (per. il 30).

Ho l'onore di qui unito inviare all'E. V. la copia dena lettera colla quale il nuovo Miil1istro degli Affari Esteri della Repubblica, signor Duca dii Broglie, m'annunziò la sua nomina, nonché la copia della risposta che ho immediatamente indkizzata a S. E.

ALLEGATO l.

BROGLIE A NIGRA

Versailles, 26 mai 1873.

Le Ministre de France à Rome a été chargé de porter officiellement à la

connaissance du Gouvernement italien l'élection de M. Le Maréchal de Mac-Mahon,

Due de Magenta, à la Présidence de la République française. Je m'empresse, de

mon còté, de vous annoncer qu'un décret en date d'hier m'a conféré, avec la Vice

Présidence du Conseil, ,1a direction du Ministère des affairres étrangères et que

j'ai pris aujourd'hui possession de mon Département.

Plein de confiance dans vos dispositions personnelles, je me félicite des rap

ports que mes fonctions m'appellent à entretenir avcec vous, et vous pouvez etre

certain que j'emploie;rai tous mes soins à faire concourir nos mutuel,s efforts à

I'affermissement des bonnes relations qui existent entre la France et l'Italie.

.ALLEGATO II.

NIGRA A BROGLIE

Paris, 27 mai 1873.

Je viens de recevok la lettre par 1a quelle V. E. m'a fait l'honneur de m'annoillCer que Le Min~stre de France à Rome a été .chargé de porter officielJ.ement à la connaissance du Gouvernement de S. M. Le Roi, mon auguste souvea:ain, l'élection de M. le Maréchal de Mac-Mahon, Due de Magenta, à la Présidence de la République Française, et qu'un décret en date du 25 mai Vous a conféré, avec la Vice Présidence du Conseil, la direction du Ministère des affaires étrangères.

En m'·empressant de vous remercieT, M. le Mini.stre de cette communi.cat[on et des assurances bienveillantes dont vous avez bien voulu l'accompagner, je me félicite, de mon rcòté, rdes rapports que je suis appelé à entreten1a-avec vous et je suis heureux de pouvoir rexprimer la confiance que, rgrace aux dispositions personnelles de V. E., la tache de rcontribuer au raffermissemenrt des bonnes relations existantes enrtre nos deux rpays, à •1aque1Le je ne .cesserai d'a[l!POit"ter tous mes soins, me sera rendue aussi agréable que facile.

521

IL MINLSTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2086. Parigi, 27 maggio 1873 (per. il 30).

H Vice Presidente del Consigrlio, Duca di Broglie, lesse ieri all'Assemblea il messa.ggio del nuovo Presidente della Repubblica del quale l'E. V. troverà qui unito il testo (1).

Il Maresciallo Mac-Mahon .promette in esso di rcontinuare e condurre a termine l'opera della ·Liberazione del territorio, di mantenere le stesse relazioni pacifiche coll'estero, stabilite dal Governo .prec.edente, di vegUare energicamente alla conservazione dehl'ordine sociale e di rispettare e far rispettare la volontà della mag.gioranza di questa assemblea, rl'assoluta sOVTanità della quale egli niconosce ed afferma nei terminri i rpiù espliciti, qualificando se stesso come una sentinella incaricata di proteggere quehla sovrailì!ità. Il messag~gio del Maresciallo menziona bensì le legrgi costituzionali già presentate aLl'Assemblea dal .suo .predecessore, ma la:scia intravedere che la loro discussione potrà esseTe aggiornata.

La questione dello stabilimento di un Gove1mo definitivo non v'è altri

menti toocarta.

La destra interruppe la lettura del messaggio con frequenrti approvazioni:

la sinistra serbò un profondo stlenzdo.

Dai telegrammi 'giunti dai d]partimenti risulta che l'ordtne :llu mantenuto

mturba.to in tutto il paese. D'altronde anche l'atteggiamento della stampa

r·epubblicana moderata è in generale rCaJlmO e più d'un rpei'Iiodico del partito

repubblicano esprime fiducia nel carattere pe11sonale e nella lealtà del Pre

sidente.

(l) Non si pubblica.

522

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 186. Vienna, 27 maggio 1873 (per. il 31).

Facendo seguito al mio rapporto del 17 corrente n. 184 (1), pregiomi fade conolscere che la scelta del srtwces,sore a darsi al Barone Kiibeck rimane tuttora sospesa. Ho ragione di c·redere H Conte Andrassy non sia per ora intenzionato di addivenire alla nomina di un Ambasdatore ;presso la Santa Sede e ;preferirebbe lasciare per [ntanto le cose come stanno 'riservandosi ad mvìare un Ambasciatore allorché si riunirebbe il Conclave per e•leggere il successore a darsi a Pio IX.

Posso evrare, ma parmi capire che l'intenzione del Ministvo Imperia,le degli Affari Esteri, nel così temporeggiare, sia di evitare di far cosa che possa riuscire poco gradita al Governo italiano. Ove .però l'occasione di riunire il Concla·ve non avesse a presentarsi ·così presto come sembrava alcuni giorni sono, crederei difficile ·la so,spensiva potesse rprolungarsi di mo,lto, poiché è fuocr di dubbio che vive istanze si fanno .presso l'Impecratocre, affinché senza ritardo venga nomtnato un nuovo Ambasciatore .presso al Vaticano. Intanto i Candidati i cui nomi corrono nei oircoli bene informati non sono pochi. Primo fra essi è sempre come ,già dissi, il Conte Paar, ma egli non è gradito da'l Conte Andrassy forse perché non gli crede sufficiente ingegno, ed anche perché la sua nomina è caldeggiata dalla Casa Liechtenstein, un membro di cui il Principe Alfredo ebbe recentemente a chiarire in modo troppo pa·lese gli eccessivi sentimenti. Altro candidato pos,sibile sarebbe il Conte Appony che orve fosse traslocato a Roma, lascerebbe a Parigi libero il iPO·sto al Conte di BeUJSt che sarebbe surrogato a sua volta a Londra dal Principe di Metternich. Finalmente pa•rlasi pure non senza insistenza dello stesso Principe di Metternich; questa scelta però non la credo affatto probabile.

Chi mi dava queste informazioni so~giungevami finahnente che ove si aspettasse a nominare un Ambasciatore allorché ll Conclave fosse 'convocato nulla vi sarebbe di impossibile aoché veni1sse inviato a Roma in tale qualità il Barone Hiibner (padre).

Ho ereduto dover mio ripetere all'E. V. anche quest'ultima voce, sebbene però non la ereda fondata, :poiché se l'alto ingegno del prefato antico Ambasciatore è da tuUi apprezzato qui, egli non gode pe,rò appieno la fiducia dii nessun partito, né neppure è favorito dalla ,simpatia personale del Sovrano.

Per eo·nto mio continuo ad astenermi dal dimos,trare di prendere speoiale interessamento a questa quistione; lascio però capire a chi me ne parla che per conto nostro 'evidentemente 'lo statu qua non ci è discaro. Infatti parmi sia di tutta nostra ·convenienza l'Austria-Ungher.ia si asten·ga in quesrto momento da un atto che pur sarebbe pel Vaticano un a.ppog.gio morale certamente molto gradito dal partito avverso al R. Governo dentro e fuori d'Italia.

(l) Cfr. n. 499.

523

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. CONFIDENZIALE 188. Vienna, 27 maggio 1873 (per. il 31).

Come dti J:agione, i recenti e'Venti di Franc•ia causarono grande impressione qui; essi naturalmente vengono aPIP·rezzati in diverse maniere a seconda de' sentimenti e delle aspi·razioni a cui s'info:rmano i vari. rpartiti ed i singoU mdividui.

Quasi tutti i miei colleghi me ne tennero .paro~a e presso a .poco, nello stesso .senso, considerando cioè .come un'·incognita le conseguenze del grave avvenimento, incognita però che poco di buono lascia sperare per la pace d'EurOIPa.

I1l Conte Andrassy parlommene pure ieri con molta riserva in velrità, ma non nascondendomoi le sue preoccurpazioni per l'avvenire. Egli concordava meco nella necessi.tà che più che mai si afferma dell'intima unione fra di loro delle Potenze che sanno c:iò che vogliono, cioè la pace, mezzo questo più che ogni altro atto a guarentirla a fronte dell'incerto avvenire creato dalla caduta del signor Thiers e dal contemporaneo innalzamento al potere in Franc11a del Maresciallo Mac Mahon. " Il nuovo P·residernte della Repubblica •, di!cevami il Conte, • altro non sarà .se non il cieco ìstrumento della ma~gioranza di coalizione ·che lo portò al potere ed, in tali condizdoni, vano è lo sperare un pote·re forte • .

Non posso però nascondere all'E. V. che le surriferilte impressioni doininanti nei circoli politi·ci di questa capitale non sono divise dalla Corte, dove tutto ciò che accenna ad un principio di reazione in qua·:Lsiasi paese, è .sempre accolto con particola.re soddisfazdone.

Jeri sera intervenivo con tutto H Co11po Diplomatko ad una festa al CasteHo Imperiale di Schonbrunn datasi in onore di S. M. n Re de' Belgi. Dopo la cena, Sua Mae1stà l''Imiperato~re avvicinavasi al Ma:r,chese di Bannev:ille e, sebbene fossero lontani da me, 1pur ·m'accorsi che lo feUcitava grandemente sul muta·mento avvenuto in Francia. Poco dopo ebbi occasione di pe11suadermi che male non m'ero aprposto, giaoché Sua Mae,stà, sebbene non aveSISe parlato con nessun Inviato estero all'infuori degli Ambasciatori, mi fa,ceva l'onore di cercarmi in un cro·cchio in cui mi trovavo e, dopo avemi detto poche parole d'elogio sulla nostra ESTposizione, entrava imm.ediata.mente a parlare delle cose di Francia. La Maestà Sua dicevami eS\Ser molto lieta della ·elezione del Marescia.llo Mac-Mahon alla Presidenza, essendo egli noto per fermezza e risoluz,ione di carattere, qualità queste che davano skura guarenti.gia che i prindpi d'ordine avrebbero d'ora in poi prevalso m Francia. Come di rag.ione, lasc,iai parlare l'1mperatore senza manifestargli ~menomamente le mie idee; solo in fine del suo discorso avendogli io detto che però la Francia molto doveva al signor Thiem, sua Maestà m'interruppe ilmmeddatamente dic.endomi: • Si, si, avete ragione, ma non c'era tempo ·da pe,vdere, pokhé i radicali stavano per .prendere il sopravvento e, se si fosse aspettato a sbalzarlo, fol'se sarebbe stato tl'oppo tardi •.

Non è mio intendimento il dar soverehia ~ortanza a questo discorso; non posso però nascondere all'E. V., la mia wpressione essere che non fu certamente una <intenzione benevola per l'Italia quella che spinse Sua Maestà a distinguermi in questa circostanza parlando a me solo fra tutti i miei CoJleghi e trattenendomi quasi esclusivamente, come ebbe a farlo, delle ,cose di Francia in un senso che proprio non poteva sperare mi riescilsse gradtto. Evidelntemente non ho dimostrato in modo alcuno queste mie impressioni ed ho serbato il contegno di chi sente rparlare di cosa a sè assolutamente estranea.

524

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1190. Berlino, 27 maggio 1873 (per. l' l giugno).

L'attention des Cabinets est ,concentrée sur la nouvelle et grave évolution qui s'est a~ocomplie en France. C'est pour le moment la :prol<:mgation du ~ovrisoire, à cette différence près, que dans ces derniers mois la statue de la république se montrait sur le premier plan, tandisque aujourd'hui rla coalition qui a renvensé M. Thiers veut rentrer dans Ies conditions du pacte de Bordeaux et prépare, par [a résistance ou la réaction, le retour aux institutions monarchiques. Mais, légitirmirstes-orléanistes et bonaparttstes, vont se trouver embarms,sés de leur succès et empechés de se partager la proie. Des dissentiments ne tarderont pas à éclater entre eux, ca:r ce n'est pas avec le Gouvernement d'un rparti multicolore, que l'on parviendra à obtenir quelque stabilité à l'intérieur. La parole d'honnète homme et de soldat du nouveau Président n'est certes pas sans valeur, mais comment pannienctta-t-il à rse maintenir avere la faible majorité qui l'a élevé au pouvoir? Comment, dans les éleretions partielles et surtout dans les futures élections générales, le Pays répondra-t-il aux tendances qui prennent rle dessus dans l'Assemblée de ses représentants? N'est-il pas plus que jamais, devant les dangevs de l'incert.itude et de J'imprévu?

C'est dans un semblable ordre d'idées que s'explique S. E. M. de Balan.

en ayant bien sotn d'ajouter qu'il ne parle qu'en son propre nom. Le Pmnce de

Bismarck s'abstient d'émettre un jugement quelconque, ou du moins il ne

nous comrmunique pas sa pensée. Mais, d'arprès le langage des journaux offi

cieux, le Cabinet de Berlin, en se rendanrt cormpte une fo:is de plus de l'insta~

b11ité des choses en France, s'abstiendra de toute immixtion dans ,les affaires

intérieures de rson voisin, ,pourvu que celui-ci :rem;plisse scrupuleusement les

oblirgations du traité de paix.

Pour ce qui nous concerne, nous allons nous trouver en présence d'un

Gouvernement qui sera animé à notre éga,rd de dispositions des moins favo

rables. Admettons que le Maréchal Ma~c-Mahon vise à conserver sous ce rapport

le status-quo, ses protedeul'IS le lui permettront-ils? S'ils sont div,isés entre eux

sur le choix d'un monarque, ne chercheront-ils pas d&s à présent à nous créer

des difficu1tés en se couvrant du manteau de la religion, pour dormer à leur

mauvais vouloir contre l'Italie un essor rplus tlibre que sous M. Thiers? Il est for,t à douter que le Due de Ma,genta soit de taille à contendr ces passiorus. Dans ce ca,s, tout en nous appliquant à mettre de notre coté la justice et la :ra,ison, nous ne deV"rions pas hésite:r à ~laisse:r entend.r:e résolument que, plutòt que de céde,r, nous aocepterions ile défi. AUSISi 'longtemps que les armées al>lemandes campent sur le te~itoLre de la France, celle-d n'oserait pas se pmter à des actes de violence: et, ~meme après la libération du territoire, l'Allemagne ne permettradt pas un attentat contre l'Italie, pour autant que nous saurons montrer hardiment que nos préférences se rportent de son còté.

A ce sujet, je rapporterai bcièvement une conversation que j'ai ,entendue entre le Mao:"échal de Moltke et le Comte Menabo:'ea. Celui-d lui parlait en termes .généraux de nos places de défense, du quadrilatère, etc. ,etc. Son interlocuteur en o:"econnaissait l'utilité, mais mieux valait encore, di!sait-il, s'appliquer le cas échéant à piacer le théàtre de la guerre sur territoire ennemi. Cinquante milles ahlemanòs environ séparent nos deux Pays. Rien n.'empecherait cependant que, en opérant isolément, leurs armées fussent parfaitement en mesure de coopérer au meme but, en obligeant l'advernaire à parta,ger ses forces. De notre còté, nous devmons mettre 'sur pied une force de 200.000 horrunes.

Je citerai enco11e l'opinion du Maréchal Comte de Roon. JI n'ajoutait pas une foi entière à l'assertion que l'o11dre matériel était garanti sous la présidence de Mac-Mahon. A cet effet, il faudrait disposer d'une armée mieux organisée, et surtout animée d'un meilleur esprit. Les troupes prussiennes, ellesmemes, ne pl'ésenteraient peut-étre rp1us la meme consistance si, au lieu de servir sous une monarehie, elles étaient arppelées à soutenir une république ou un trone en que1que sorte anonyme. Ce qui fait la fovce de ce Gouvernement, c'est que l'officier, comme le soldat, voit dans lle Souverain et sa dynastie l'objet de son culte et de son dévouement, la ,personnification des sentiments les plus nobles du devoir et de la fidélité au drapeau. D'après ce jugement, il faudrait donner rai!son à ceux qud prétendent que les suffrages de l'armée se partagent entre Ma1c-Mahon et les généraux Fa~dherbe et Chanzy, ces derniers ayant quelques attaches av:ec l'ancien dictateur Gambetta. Dans de semblables conjonctures, on devrait prévok que la Fra:nce oobira enco,re les épreuves d'une guelèt"e civile, avant de songer à se retourner contre l'étranger.

Quoiqu'il en soit, le moment est venu, en nous abstenant de provocations, de prendre le verbe très haut, ml'extrème droite et la ,droite de il'Assemblée de Ver,sailles, avec un Ministère à leur dévotion et avec un Parlement qui régnera et ne gouvernera pas, se ber,çaient de ~l'espoir de gagner 'leurs éperons aux dépens de nos intél'ets, sinon de notre dignité.

En a1ttendant, la chute de M. Thiers a le bon 'COté de remettre en questiO!Il, et probablement d'éliminer, la réforme commerciale poursuivie avec tant d'opilliàtreté par M. Thiers, comme ~son oeuvre personnelle. Tel est du moins l'avis de M. Delbrtick. Mnsi, les trattés avec l'AngleteiTe et la Belgique ne seraient rplus ratifiés, et le protocole signé le 31 mars 1873, entre Messieurs Luzzatti et Ozenne ainsi que la déclaration du 19 mai seraient désoll'maiiS renvoyées aux 'ealendes ~g:recques. Il faudra1t du moins négocier sur la base d'autres proposttioos. Au rpotnt de vue politique, nous ne pourrO!Ils que nous en féliciter. Je sais en effet que le Prince de Btsmal'ck re.grettait vivement que nous eussi:om fait acte de condescendance envers la France. Il s'exprimait d'une manière bien plus accentuée que le Président de la Chancellerie Impériale, dont j'ai déjà fai-t connaitre l'impression. S. A. trouvait que nous étions rpar:faitemenrt libres d'agk selon ce que nous avions estimé ètre les convenances réoiproques de l'Italie et de la France; mais nous nous étions paT là éloignés de l'Allemagne, et celle-ci devait dès lors ne plus attacher le mème prix à ,ses rapports avec nous. Je n'avais cependant :pas ~manqué de m'expliquer sur J.e chapitre dans le sens des instructions du Ministère, ainsi que j'en ai rendu compte à V. E. Mais vous savez aussi, Monsieur le Ministre, que j'avais arppe,lé votre attention sur le grave inconvénient politique de nous engager dans une semblable voie.

P. S. -Ci-jointe une lettre :parti!culière pour V. E.M. de Keudell compte pa;rtir d'ici vendredi, 30 courant, directement rpour Rome, de manière à y ai"river 1undi et à pouvoir présenter ses lettres de créance avant le départ de S. M. le Roi.

525

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 321. Madrid, 27 maggio 1873 (per. il 4 giugno).

La notizia del ra,gguardevole mutamento avvenuto in Franda ha qui destato molta impressione. Negli irreconciliabili ha fa<tto raddoppiare d'intensità il proposito di porre in opera ogni sforzo per dare alla cosa pubblica un indirizzo ultra rivoluzionario onde a~ssicuravla vieppiù maggiormente contro un tentativo da pa·rte dei conservatori, mentre in questi ultimi l'attitudine assunta dal partito dell'ordine nel paese vici!no fa rinascere un po' di speranza.

Intanto la situazione generale del paese diventa sempre più tesa. Quanto avviene nel Nord è oggetto di profondo mistero, e da due :giorni è partito per il teatro della ·guerra il Mtmstro di Gmzia e Giustizia, senza che si sappia quale sia la grave ragione che abbia potuto reolamare la pre:senza di un membro del Gabinetto presso il Comandante in Carpo del Corpo di operazioni che ora pare abbia raggiunto la cifra di 40.000 uomini.

In antidpazione di quanto sarà per procla.mare l'ASISemblea costituen:te le varie .provincie sono già rappresentate da .giornaH ehe hanno ~rispettivamente adottata la denominazione federale di Stato Catalano, Andaluso, e.tc. Lo Stato Catalano, reputato per l'organo del signoo:-Figueras, è il più importante, imperocché sia l'elemento Oatalano quello che possiede la preponderanza nel Gabinetto e fra il nucleo politico 1che lo ispira.

Tra pochi .giorni la riunione del1a Cortes fa.rà entrare questa ·rivoluzione

in una nuova fase. L'Igualdad ~contiene oggi un progetto di !riforme ammi

nistraUve economiche e sociali il quale possiede un vero carattere di program

ma governativo e ·che quel foglio raccOilllanda calorosamente facendosi eco dei

sentimenti che animano i nuovi rappresentanti della nazione.

Soppressione dei Dicastea-l di Oltremare e dei Culti, del Consiglio di Stato, del Tribunale Supremo .di Guerra e Marina, dell'Ambasciata di Pa!l'ligi etc. e liveUazione degli srtLpendi, formano la base di questo :lluturo ordinamento amminist~ativo.

Nell'economico, assetto del debito pubblico nnificarndo~o e consoUdandoil.o al t~po al quale lo trovò la repubblica eppure a un termine medio colla •cifra alla quale venne emesso, soppressione del bilancio de'l •Culto e del cJero, riduzione di tutti gli assegnamenti, vendita di tutte le proprietà mobili ed im.rmobili fo11manti la dotazione della Corona e simili.

Ma dove sta il punto .ca11dinale delle ;prOIP()ISte dell'Igualdad è nelle 11iforme •sociali di cui le prindpali dovranno essere la riduzione delle ore di lavoro a nove, fissazione di un minimus di salario di 6 reali, abolizione dehle e•redttà •collaterali lasciando solo un quinto alla facoltà del testatore, percezione dallo 'stato di un quinto di ogni successione diretta, espro,priazione forzosa senza indennità dietro abbandono di .proprietà per quattro anni, trasformazione del possesso di un fondo affittato a favo:r dehl'affittuaTio, quando abbia pagato in canone due volte il valo:re del·la proprietà.

Se non è dato predire quale sarà lo spirito che guiderà l'Assemblea 1a quale sotto sì tristi auspici si radune~à il l o giugno, è purtrcrp,po palese che la repubblica .spa.grnuola nei quattro mesi che conta •di vita non ha sa1puto trar profitto di questo tempo per acquffitar vigore, per d!m" coesione alle sue fila o per sciogliere le questioni che il suo avvenimento ha sohlevato. Inv.ece del conco11so di forze che prometteva essa si abbandonò all'esclusiv.ismo, e al tempo istesso rese problematica l'esistenza dell'esercito dal quale la guerra Ca.rlista le impediSICe di dispensarsi, e al quale non riuscì a sostituire l'oll'ganizzazione popolare di volontari che può considell'al'si come nn completo insuccesso.

Ma lungi dal rendersi conto di queste mi,sere condizioni così poco atte a indurre altri pae:Sti a ~seguire l'esempio della Spagna, l'Igualdad in un nuovo articolo che qui mando a V. E. espone ai suoi J.ettori come ·in Italia la proclamazione :della forma repubblicana sia resa imminente da•gli. eventi di questa penisola.

526

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 322. Madrid, 27 maggio 1873 (per. il 5 giugno).

Uno dei .gmndi quesi•ti che tosto si presenterà per la Repubblica •spag:nuola sa•rà di .sapere se gli Stati Eur01pei riconoSICeranno ·la f01ggia di re•ggimento che verrà proclamata dalle Cor•tes Costttuenti.

Che dò preo•ccupi l'attuale Governo non mi celò 11 sigrwr Castelar or fa già qualche tempo, dicendomi che sarebbe stato una delle pr.ime cure della nuova Assemblea di nominare definitivamente o p•rovvi:soriamente un Presidente della Repubblica, onde togliere alle Potenze ogni occasione di allegare un difetto di foTIIla o di legalità per conttnuare nella stessa attitudine da loro fino a questo punto osservata.

Se sarà il signor Fi,gueras o iJ. signor Orense che :sarà o no l'eletto dei rappresentanti della NaZlione; oppure se il capo del potere esecutivo verrà innalzato aHa pres1denza delle Cortes collocandosi il ,signor Bi y Margall al!la direzione del futuro Ministero, circostanza che darebbe molta influenza all'accentuatissimo elemento Catalano essendo i due u1Umi o!I"Iiundi entrambi dii quel Princ:ipato; se :le basi dell'ovdinamento federale verranno imman:tinenti discusse o rimandate ad altra epoca, nominandosi una commi:ssione per presentare un progetto; se si prenderà a modello la cootituZJione Svizzera o l'Americana, sono altrettanti argomenti di congettur-e in questo 1stante dalla :cui soluzione pochi giorni solo ci separano e che forse avranno qualche inlfll:uenza sulla linea di condotta che adotteranno le nazioni estere.

Sulle optllJioni da cui queste ponno essere animate circa la Repubblica federale all'acclamazione della quale i loro ra,ppresentanti assisteranno, non havvi alcuno fra essi che :sia in grado di fornirmi rag,guagli degni di essere riferHi a V. E., e Ella avrà mezzo, signor Cavaliere, ,dJi ~conoscere a ~suo tempo le intenzioni dei vad gabinetti a siffatto proposLto.

Ciò che unicamente mi rimane dunque 'a :rassegna['lle sono le condizioni in cui versa il Corpo diplomatico residente attualmente a Madrid.

Ho :già esposto in aUro rapporto quaJe sia l'atteggiamento del Ministro d'I,nghilterva; mi limiterò pertanto ad a,ggiungere ch',eg1i ha chiesto di poter anda:r in ~congedo e siccome ~gli è stato annunciato da:l Foreign Office l'imm!i'nente arrivo in Madrid di un primo segreta~rio, è presumibile ch-e la sua domanda sarà stata a·ccolta favorevolmente.

L'~ba:soiatore di Francia anche ha fissato di pa~rtire pros:simamelllte, e la ~caduta del signor Thiers affretterà, è lectto crederuo, il congedo del Marchese di Bouillé. Ho pure accennato nella mia ~corrispondenza ~com'egli sia inttmamente legato coll'ex :presidente della Repubblica francese, e il modo col quale ii.'Assemblea si regolò verno di ilui lo ha' molto addolorato provocando ~espLic.itamente la sua dhsa.pprovazione.

Ma p;rescindendo dal considerare se il Marchese Bouillé 1possa o no essere .spinto da questi riflessi ad abbandonare una nhl.ssione che doveva interamente alJ'amicizia pevsonale del signor Thier,s, havvi un'altra ragione la quale è 'Causa ~che molto probabilmente si possa contemplare il congedo che è sul punto di prendere l'Ambasciatore di Fra~ncda come la sua partenza definitiva da Madrid, ed è 11 ritiro del signor Oloza.ga che secondo o.gni verols1màglianza non avrà più motivo di essere lungamente differito.

Il ,signor Castelar ha detto al Marchese di Bouillé 'che in seno al Gabinetto la presenza del si:gnor Olozaga a Parigi era oggetto di attacchi :continui e che colla riunione delle Cortes sarà impossibile ,di :ritardarne il ~rkhiamo, tanto più ~che pa~re decisa la soppressione di un'Ambasciata presso il Governo francese, ultimo resto delle tradizioni monarchkhe.

Quanto agli altri rappresentanti delle principali potenze in !spagna, il Ministro dell'Impero Germanico conta egli pure partire nel corso del prossimo mese e così annunziano egualmente di voler fare quelli di Russia e di Portogallo. Questi tre diplomatici non hanno mai avuto relazioni personali con alcuno dei membri del potere esecutivo. L'Austria ha qui solo un incaricato di affari, il Ministro che era stato nominato prima della caduta della Monarchia non avendo avuto tempo di giungere, ed il Belgio che si trova nello stesso caso è parimente rappresentato da un segretario di Legazione il quale è _già nominato Console Generale a Bukarest.

V. E. è meglio di me in grado di cono5cere se il cambiamento avvenuto nella politica francese sia di natura a influenzare il futuro contegno della repubblica vicina rispetto a quella di questo paese.

Come sintomo dell'attitudine dei grandi Stati, sottopongo a V. E. che or fan

pochi giorni ebbe luogo nelle acque di Cartagena una dimostrazione ostile da

parte di marinai dei legni da guerra spagnuoli ancorati in quel porto contro

una fregata Rus>sa la quale si è astenuta dal fare il saluto d'uso, allegando che i

suoi cannoni, non erano in istato di eseguire una salva!

I bastimenti Inglesi poi hanno avuto ordine formale di non salutare la

bandiera spagnuola e così credo che sia eziandio il caso per le navi dell'Impero

germanico.

Il linguaggio e le opinioni espresse da tutti i capi Missione di Madrid è confo<rme al tenore dei crapporti che ho avuto l'onore di rivolgere a V. E. da che ho assunto questa reggenza.

L'attuale Ministero rassegnerà ora i suoi poteri e come si ri-costituirà, quale patto adotteranno i nuovi deputati dell'Assemblea sono questioni >Che potranno guidare le risoluzioni dell'Europa verso questa Repubblica. Uscendo dal Gabinetto il signor Castelar ha l'intenzione di adunare attorno a sè. un nucleo conservatore per formulare una costituzione che ne sia il riflesso, e certamente se il Governo federale pote.sse stabilirsi in Isp·agna su basi solide e ordinate, su principi di comune .interesse come lo è in !svizzera e negli Stati Uniti, non vi sarebbe ragione perché le Potenze si rifiutassero a riconoscere una forma che offrisse una guarentigia tanto morale che materiale di pace e di stabilità. Ma colle lotte intestine che regnano fra i vari partiti, colla guerra civile, cogli opposti interessi protezionisti e di libertà commerciale che dividono le provincie manifatturiere della Catalogna da quelle agri·cole dell'Andalusia, la Spagna sotto la Repubblica federale ha purtroppo molta maggior probabilità di presentare l'instabilità tradizionale di Governo delle sue antiche colonie nell'America meridionale che di accostarsi alla floridezza della potente Unione Americana del Nord.

527

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Carte Robilant)

L. P. Vienna, 27 maggio 1873.

Vi ringrazio per le Vostre lettere del 20 (l) e 22 (2) e per gli schiarimenti che mi date sull'attitudine del Ministero e Vostra, in occasione della discussio

('2) Cfr. n. 509.

ne della legge sulle Corporazioni Religiose. Tutto ciò che mi dite mi tornò utilis5imo ieri, avendomi precisamente il Conte Andrassy parlato per la prima volta di quest'affare. Egli non mi nascose che l'Imper·atore era assai spiacente della soluzione data alla questione dei Generalati, rincrescjmento che d'altron. de riwltavagli esser anche diviso da S. M. il Re. Aggiungevami inoltre l'Impe. ratore averlo richiesto per iscritto di maggiori spiegazioni sul preciso ,senso dell'emendamento proposto dal Barone Ricasoli ed accettato dalla Camera, cioè se dove è detto:

« E' data facoltà al Governo del Re di lasdare agli attuali investiti delle ra·ppresentanze anzidette, -sin.o a che duri l'ufficio loro, i locali necessari alla loro residenza personale ed al loro ufficio • significhi: che alla morte di Padre Tizio, o di Padre SC:mpronio, o venendo altrimenti a cessar in essi la qualità di Generale, i successori non godranno più d'egual vantaggio.

Poiché il Conte Andrassy soggiungevami, se la cosa fosse così la concessione sa1·ebbe proprio senza portata di sorta. Non vi nasconderò che a questo riguardo non seppi troppo cosa rispondere, non avendo neppur io riescito ad afferrar con precisione il senso della disposizione dalla semplice lettura del testo dell'emendamento. Ora ci1.e ho letto nei r·esoconti del Giornale Ufficial·e il discorso in extensum del Barone Ricasoli, ho acquistato il convincimento che proprio la cosa sta come l'ha ·Ca:pita l'Imperatore. Vi sarò !Però grato se mi vorrete confermar telegraficamente questa mia interpretazione, poiché si tor,nerà a parlarmi di ciò, ed è bene che mi trovi in grado di risponder senza titubanza per quanto poco gradite abbiano a fi.escir le mie spiegazioni. Come vedete da tutto quanto, non conviene farsi illusioni, la cosa ha fatto cattiva impressione qui, ciò però non avrà conseguenze .sulle relazioni internazionali purché ben inteso il Conte Andrassy resti, ove però avesse a cadere, qualunque :llosse stata la determinazione presa in ordine ai Generalati ci troveressimo egualmente in più che mediocri acque.

Intanto mi son servito di tutti gli argomenti svoltimi nella vostra lettera per dimostrare al Conte Andrassy che il Ministero non poteva nè doveva far altro di quel che ha fatto; ed in particolar modo mi son studiato di ben chiarirgli le ragioni della condotta da voi seguita, e qui devo dirvi che parmi esser riescito a persuaderlo completamente, che nell'agir come l'avete fatto avete reso un vero servizio al vostro paese nonché alla causa stessa a cui tanto s'interessa l'Imperatore. L'argomento che ho visto fargli maggior impressione si è che in una legge simile, molto sta il modo con cui è posta in esecuzione, e che in quanto a questo è evidente l'attuai Ministero ,presenti ben altre garan~ie di moderazione che non un Ministero di parte sinistra.

Insomma se Vi dicessi che quest'affare è passato qui camme une lettre à La poste, non vi direi la verità, ma vi ripeto però le relazioni fra i due Paesi non ne soffriranno danno .di sorta, sarà un tenworaluccio e nulla più. Infatti il Conte Andrassy avendomi poco dopo parlato delle cose di Francia nel senso ch'io Vi svolgo in un rapporto ufficiale d'oggi, pure dopo essersi parlato della necessità dell'intima unione fra le ,potenze che sanno dò che vogliono, onde impedir alla Francia (che proprio mostra di non saper ciò che vuole), di turbar la pace Europea, dissemi: • Quant à nos deux :pays cette union existe, camme elle ne saurait etre plus forte ni plus intime, je regrette !Seulement que le fait

qui devait en étre la constatation pour le public, c'est-à-dire la visite du Roi ici me i'as:;e l'effet d'étre tombé dans l'eau, mais c'est égal.. • Come capite non ho lasciato 'sca1ppar l'occasione che anzi avevo fatto nascea:-e di ritornar su questa questione, e .gli dissi che ,per conto mio non vedevo ancora as,solutamente la cosa tombée dans L'eau, che mi sembrava in verità di non facilissima attuazione, ma che però S. M. non avendo ancora fatta fare risposta definitiva di sor:a alle corte:;i paro1e d'invito stategli dirette dall'Imperatore per mezzo del Curtopassi, la porta non mi sembrava ancora del tutto chiusa. Il Conte Andrassy mostrommi afferrar ,con pr,emura questa porta a cui aocennavo, onde impedir abbia a chiudersi, e mi persuasi s'adoprerà come meglio potrà onde si faccia da qui un nuovo passo, poiché io ~anche per non mostrar dal canto mio una soverchia premura che sarebbe intempestiva in questo momento, gli dissi non poter più toccar quest'argomento se non mi se ne dava occasione in qualche maniera. A ciò egli risposemi, « voglio esser molto franco con voi, sarà difficile l'Imperatore ve ne parli ancora, primo perché crede di aver già :llatto un invito più esplicito di quanto ,ebbe a faTlo a riguardo degli altDi Sovrani, secondo per,ché in questo momento è malissimo disposto verso il Gov,erno Italiano a causa della questione dei Generalati. Ma farò io parlar da Wimpffen a Roma, voi promettetemi di ajutare •. Naturalmente non raancai di dargli l'assicuranza di tutto il m.io concorso al che egli rispose, • in quanto all'accoglienza qui ve la guarentisco io nel modo il più :formale ». Eccovi dunque come stan le cose, se Voi credete vì sia un assoluto interesEe politico acché questa visita si compia, accogliete favorevolmente la prima apertura che vi sarà fatta in proposito dal ìvVimpffen, e non fategli aspettar la comunicazione dell'accettazione per parte di S. lVI., dandomene al tempo stesso avviso per norma del mio linguaggio. Non ho d'uopo di dirvi che se il R,e si decide a venire farò dal canto mio il fattib:le per preparar il meglio -che possibile il terreno. Cordialità qui non bisogna aspettarsene, poiché è pianta sconosciuta in questo paese, ma la maggior cortesia ufficiale non farà diffetto, la parola del Conte Andrassy me n'è garante. Solo mi raccomando, se la cosa s'aggiusta d'adoprarvi a tutt'uomo per la più conveniente scelta del seguito di S. M., pochi ma tutto ciò che v'ha di meglio, poic.hé tutti ,ci avranno gl'occhi addosso qui, e le cose più insignificanti saran rileY:tte. Noa vi parlo degli affari di Francia, parmi averne già detto a sufficienza nel mio 1ra,pporto ufficiale n. 188 (l) d'oggi, :s1ebbene abbia in esso taciuto che sotto voce si dice generalmente che la caduta di Thiers suo~a .in un prossimo avvenire gnm·ra aH'ItaLi.a. Ieri ho anche parlato con Andrassy dell'elezione del fu. turo Papa nel senso da voi indicatomi, ma non ho tempo di riferirvi oggi in extensum ciò ,che si è detto, mi limito solo ad accennarvi la conclusione la quale fu •formulata con queste mie parole che riassumevano il concetto del Conte, e ch'egli quindi vol1e confermar ripetendorn.ele Faire sans dire. Spero di aver nella settimana un'occasione sicura per scrivervi più lungamente su quest'argomento, intanto mi limito a dirvi che il Conte Andrassy si associa pienamente alle vostre idee al riguardo ben inteso che il Faire sans dire si riferisce unicamente alla comunanza con noi dell'azione. Seppi pure dall'Andrassy essersi deciso di nominar un Ambasciator al Vaticano senz'aspettar la vacanza della

Santa Sede, ma la questione dei personaggio è tuttora aperta e più che mai di

difficile soluzione.

Questa mia lettera ha d'uopo di tutta la vostra indulgenza poiché è scritta

in modo impossibile, ma non ho tempo da scriver adagio e non voglio ritardar

la partenza del corriere, poiché .comunquemente dette, molte fra le cose che vi

scrivo non riesciranno senza interes.se per Voi.

(l) Cfr. n. 503.

(l) Cfr. n. 523.

528

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 110. Roma, 28 maggio 1873, ore 14,10.

Je vous prie de suivre exactement vis-a-vis du nouveau Gouvernement la conduite des Ambassadeurs d'Autriche, Russie et Allemagne.

529

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Berlino, 28 maggio1 1873.

Le Général Menabrea arrivé ici le 25 de retour de Stockholm repart ce soir pour Vienne. Comme sa présence 'coi:ncidait avec les grandes revues du Corps de la Garde, il m'a paru utile de lui ménager l'occasion d'y assister dans la suite de l'Empereur et de Lui faire en méme temps sa Cour. Le Général a aussitòt reçu une invitation pour la parade à Berlin et à Potsdam. Le Président du Conseil Ministre de la guerre ·a mis son fils à sa disposition pour l'accompagner et lui a offert son cheval. Il a diné chez l'Empereur avec le Marquis de la Penne et le Chevalier Vignola. Je l'ai mis en rapport avec le Maréchal de Moltke, et le Chef de l'.&mi:rauté, le Général de Stoesch. J'ai donné un diner où il a pu faire plus ampie connaissance avec eux. Je regrette qu'il n'ait pas vu le Prince de Bismarck qui dans ces jours n'a reçu personne. J'ai aussi obtenu au Général Menabrea la pevmission de visiter le po.rt et les batteries de Kiel. Bref il a eu le meilleur accueil. Soit dit en passant le Maréchal de Moltke m'a promis de m'envoyer un plan des fortifications de Lyon que notre bureau d'Etatmajor ne possède pas. Vous savez que d'après ses ·calculs •c'est là un terrain que nous devrions étudier à tout événement.

C'est par M. de Keudell que j'ai appris que le Prince de Bismarck était ou avait été dans une certaine phase de mauvaise humeur contre nous en suite de nos négociations p["élirninairels avec la France pour la révision du Traité de commerce. Je lui ai dit (à M. de Keudell) qu'on se méprenait .sur la portée de nos engagements 'conditionne1s et 1SUbordonnés à de nouveaux débats; qu'au reste la question entrerait dans une meilleure voie depuis la chute de M. Thiers; qu'au reste sur ce point comme sur tout autre l'Allemagne avait eu grand tort de n'avoir depuis des mois et années une Légation p.resque pro forma en Italie. Il était grandement tem;ps de sor.tir de cette position trop effacée, inconvénient auquel il m'était impossible de remédier dans la mesure voulue puisque, à la instar de mes Collègues, je n'avais que très rarement des rapports directs avec le Prince de Bismarck. Nous n'avions accès qu'auprès d'un Secrétaire Général, Ministre ad latus, dont la réserve extreme prouve assez que la pensée intime de .san ·chef ne lui est pas connue.

Dans ces conditions il appartient maintenant à lui M. Keudell de combler ces lacunes, et de réprendre à Rome une position que ses prédécesseurs ont un peu compromise ou du moins n'ont pas su maintenir à la hauteur désirable dans l'intéret des deux Pay.s. Ils ont commis entr'autres la grande faute d'afficher certaines relations avec l'opposition, de semb1er croire plus à celle-ci qu'au Gouvernement, etc. ek. Bref, me prévalant de l'amitié que je lui (porte, je lui ai fait maintes oibservations, dont il ·s'est empressé de reconnaitre le principe. Il m'a promis d'en tenir bon compte, car il a beaucoup à coeur de cultiver et de rendre toujours plus intimes les relations entre l'Allemagne et l'Italie. J'ai entre autres bien accentué ce potnt, à savoir que le meilleur moyen de réussir auprès de S. E. était de lui témoigner une grande confiance, de parler à coeur ouvert, et d'éviter certains ·cachotages qui ne sont pas de mise entre ceux que le Prince de Bismarck appeUe des alliés préde.stinés.

Le chancelier ne lui avait pas soufflé mot sur nos pourparlers, ou allusions à l'effet d'élever les Légations .au rang d'Ambassades. Vous vous souviendrez qu'à la dernière fete de Cour (au mois d'Avril) S. A. m'avait dit que nous en reparlerions plus tard; mais il s'est abstenu jusqu'ici. J'en fais autant car ma dignité per.sonnelle est ·en jeu; pour rien au monde je ne voudrais ramener moi meme la chose sur le tap'is. Il vous appartient de juger s'il est convenab1e de laisser tomber cette idée, ou si comme je le crois, il ne nous importe pas de la réaliser surtout quand il se prépare une ·crise en France, où il serait de bonne politique de notre part d'accentuer nos bonnes relations avec l'Allemagne, puisque c'est de ce còté seulement que nous trouverions un allié. La question d'Ambassade ne peut etre tr·aitée que par vous •avec M. de Keudell. Il va sans dire, comme il me l'a fa:it entendre, qu'il était de toute manière intéressé à la réussite, et qu'i,l .s'em presserait de ii'endre compte de.s impressions qu'il aurait récueillies de ses conversations avec vous, mon cher Ministre. Il faudrait seulement que vous le missiez sur la voie d'aborder le su}et. L'importance est hor.s de doute à ses yeux.

J'ai retenu ici le courrier Armillet un jour de plus dans l'espoir de rece

voir la lettre que vou:s m'annonciez ,par votre télégramme du 20 Mai (1). Je n'ai

rien eu. Je le regrette, mais il ne m'a pas moins paru de mon devoir de traiter

dans ma dépeche confidentielle, que vous trouverez dans l'expédition confiée

au courrier, le p;rojet ou la nouvelle donnée pa1r 1es journaux, d'un prochain

voyag·e du Roi. Je combats l'idée de subordonner une course à Berlin, à une

visite à Vienne... Il faudrait commencer ici. Comme de raison l'exécution d'un

semblable projet dépendmit de la situation politique de l'Italie soit à l'intérieur, soit à l'étranger, mais pour peu que les circonstances le permis.S€nt, je suis p:rofondément ,convaincu qu'une :rencont:re ent:re l'Empereur d'Allemagne et notre Auguste Souverain, au:rait les meilleurs effets.

Je vous félicite de votre s.uccès à la Chambre. On nous trouve ici t:rop mordérés, mai's ,c'est là une critique qui ne doit ;pas nous distraire de continu~r à marcher dans une voie qui ne soH pas celle de la persécution.

Maintenant que le Ministère est assuré de rester ,au pouvoir, j'espère que vous voudrez bien penser à améliorer le sort des Secrétaires de Légation. Vous pourrez vous rendre compte du travail de ceux qui sont sous mes ordres. L'expédition d'aujourd'hui en est un nouveau témoignage. Si j'éto.is Ministre à portefeuille, je poserais la question de Cabinet pour la promotion du Chevalier Tosi. C'est assez vous dire que c'est à mes yeux -or je suis compétent puisqu'il t:ravaille [Jersonnellement avec moi depui.s: plus de huit années -un acte de justLce. Il y a conscience de ma part à le demander, et conscience de votre part à l'accorder.

Tout ju1·ieux et humiLié en meme temps que je sois, de me voir refuser jusqu'ici une semblable demande, je vous serre affectueusement la main.

(l) Non pubblicato.

530

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

Vienna, 29 maggio 1873 (per. l' 1 giugno).

Alcuni giorni fa giungevano in Vienna il Principe e la Principessa del Montenegro, e sebbene in previsione di tale arrivo l'Ambasciatore di Turchia avesS€ già espresso al Conte Andrassy le sue riserve sul modo.. abbastanza prevedibile, col quale sarebbero ricevuti detti personaggi alla Corte Imperiale, ciò nondimeno -essi furono ric-evuti e sono trattati a Corte col Cerimoniale d'uso per i Principi indipendenti. Il Gabinetto di Vienna fonda questo suo modo di procedere sul fatto che il Montenegro non paga tributo di sorta alla Porta, né il il suo Principe fu mai ast:retto a vincoli feudali verso il Sultano, come è il caso per i Principi di Serbia e di Rumenia. Questa Ambasciata Turca ha però creduto opportuno, a fatto compiuto, di esprimere le sue riS€rve sulla questione di principio in una Nota diretta al Conte Andrassy.

Con questa opportunità ringrazio l'E. V. per la comunicazione che Le piacque farmi col suo dispaccio dei 2'2 corrente n. 83 della presente Serie (1), mercè la quale ebbi conoscenza che il Principe di Montenegro era stato ricevuto in udienza privata da S. M. il Re, e che le cose furono condotte in modo da non pregiudicare per nulla la questione del trattamento che gli compete. Non credo però dover tacere all'E. V. essermi stato detto dal mio Collega di Russia che se il Principe del Montenegro era stato ricevuto da Sua Maestà senza l'intervento della Legazione Turca, stava però di fatto che l'avviso dell'udienza accordatagli da S. A. R. la Principessa di Piemonte gli era stato trasmes,so col canale di detta Legazione. n signor di Novikoff soggiungevami però tosto l'acca

glienza stata fatta da Sua Maestà essere stata cosi cortese e cordiale da fare svanire qualunque meno grata impressione del precedente incidente.

Questo affare di etichetta relativo al Principe di Montenegro, sebbene di non grande importanza, pure dà luogo a commenti e richiamerà ancora maggiormente l'attenzione di questi circoli diplomati'Oi, allorchè giungerà in Vienna l'Imperatore di Russia. Sarei dunque particolarmente grato all'E. V. se ben volesse farmi conoscere ciò che vi sia di vero nell'incidente sopra accennato, poiché evidentemente ne sentirò parlare, e quindi conviene rettifichi le infondate dicerie, se ne è il caso.

(l) No.n pubblicato.

531

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 21, p. 246)

R. 274. Therapia, 30 maggio 1873 (per. il 6 giugno).

Mi pregio di qui unita trasmetter,e all'E. V. copia d'una nota (l) diretta il 26 cadente mese da questo Ambasciatore d'Inghilterra a Nubar Pacha per cui gli si fa nota l'adesione definitiva del Governo della Regina alla proposta riforma giudiziaria in Egitto.

Nubar Pacha è 'stato or ora da me per chiedermi, in nome di S. A. il Khedive, di pregare istantemente l'E. V. perché il Gov,erno del Re voglia ugualmente dare ora la sua definitiva sanzione.

*S.A. sarebbe pure oltremodo grata a V. E. ,se Ella volesse co:rnpiacentemente dare istruzioni ai R. Rappresentanti a Vienna ed a Berlino di far buoni ufficii allo scopo d'una pronta somigliante adesione 1per :parte di quei Gabinetti * (2).

532

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Berlino, 30 maggio 1873.

M. de Keudell part ce soir; de marrière qu'il artl"ivera à Rome lundi 2 Juin vers 6 h. de l'a~II'ès midi et prèt à 'Présenter le mème jour ses lettres de créance, daru; le cas où notre Roi aurait l'intention de faire prochainement une absence.

Je me réfère à ma dernière lettre partkulière que j'ai confié au Cou!'rier Armillet (3).

Je viens d'avoir un second et long entretien avec M. de Keudell. Je crois l'avoir bien piloté pour son nouveau poste, et lui avoir donné des conseils de quelque utilité. Il m',a dit qu'il se vouerait à la tache qui lui était destinée avec tout l'enthousiaJSme de son ame, en ajoutant: s'i quid est in me ingenii, cela

profitera, je l'espère, aux deux pays. Je consacrerai tous mes efforts à faire honneur à votre recommandation.

Vous avez en lui le meilleur intermédiaire f!)Our faire désormai:s parvenir à son adresse -à celle du Prince de Bismarck -ce qu'il ÌffiiPorte qu'il ooche surement. Comme S.on Altes~se, à notre grand :regret, est à peu près invi:sible pour les diplomates ici, il faudra tourner la position par le moyen du représentant de l'Allemagne à Rome.

Tout ce que vous lui direz tombera sur un terrain bien préparé. Je respirerai plus à l'aise désormais en sachant que nous avons en lui un véritable ami de l'Italie.

Si lors de son audience pour la présentation de ses lettres de créance, le Roi faisait une allusion à la question des Ambassades, je suis convaincu que cette allusion amènerait une prompte solution, désirable plus que jamais dans les circonstances politiques actuelles.

(l) -Non si pubblica. (2) -Il brano fra asterischi è omesso in LV 21. (3) -Cfr. n. 529.
533

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Carte Robilant)

L. P. Vienna, 30 maggio 1873.

A senso della riserva espressavi nel mio foglio del 27 corrente (1), mi reco

a dovere di riferirvi la conversazione ch'io ebbi col Conte Andrassy relativa

mente all'importante questione della non impossibile prossima elezione d'un

nuovo Papa. Anzi tutto deggio rinnovarvi i miei più vivi ringraziamenti per

le vostre 'due lettere del 20 e 2,2 (2), ehe proprio non mi potevano capitar più a

proposito, essendomi giunte il giorno prima dell'ebdomadaria udienza del Mi

nistro.

Cominciai col dir al Conte Andrassy <:he avevo ricevuto una Vostra lettera,

colla quale m'incaricavate di ringraziarlo per l'apertura fattami, e di assicu

rarlo del Vostro vivo desiderio di mantenervi in un costante accordo di vedute

e scambio d'idee col Gabinetto di Vienna .sull'importantissima questione della

elezione del nuovo Papa, assicurandolo finalmente che le idee ·in proposito del

R. Governo concordano pienamente con quelle ch'egli ebbe ad espormi. Il Conte Andrassy mostrassi molto soddisfatto di questa comunicazione, e mi riconfermò il suo più che mai vivo desiderio di procedere ·in perfetta comunanza d'idee con noi. Toccai allora dell'assoluta necessità che l'elezione sì faccia a Roma ben persuaso d'altronde ch'egli pure il desidera vivamente, non volendo assolutamente la riunione del Conclave nel territorio Austro-Ungarico, ed essendo non meno contrario acché avvenga in Francia. Mi studiai a questo punto di dissipar i timori che capivo avevan germogliato nel di lui animo sulla libertà del Conclave a Roma in conseguenza delle discussioni appassionate verifica

tesi testé nella Camera. Anzi a megHo rassi.curar1o sui ferrni propositi al riguar-do del Governo, credetti potergli dire, sebbene non fossi esplicitamente autorizzato a ripeterglielo, che ove avvenisse la morte di Pio IX la sessione del Parlamento sarebbe immediatamente sospesa, cosa questa ch'ebbe a fargli molto buona impressione. Aggiunsi inoltre, servendomi delle vostre stesse parole, che ,se si dovesse radunar il Conclave in Roma il Governo si fd garante deLl'ordine pubblico, della tranquillità, del silenzio il più assoluto intorno alla Sacra Assemblea. L'.effetto di queste assicur·azioni corroborate da molte considerazioni fornitemi dalla vostra lettera del 2,0, fu ottimo, e son persuaso porterà buoni frutti.

Del pari fu molto favorevolmente accolta la vostra idea da me svoltagli sulla nece~S~Sità di fall" iSÌ che non il solo Cardinal Antonelli, ma gli altri membri del Sacro Collegio, e quelli principalmente che rifuggono dal correr la strada delle avventure ignote, acquistino il convincimento che i Governi sconsigliano altamente i progetti del Cardinale Segretario di Stato. Qui però venne in discussione il modo di ottener tal risultato che il Conte m'assicurò avrebbe cercato sebbene non trovasse la cosa facile. Mi perm1si suggerire valersi della stampa ufficiosa, ma la mia idea non andò molto a sangue all'Andrassy che ha un'istintiva ripulsione a servirsi dei giornali di cui egli dissemi non potersi mai fidare, scrivendo oggi bianco e doman nero a ·seconda del loro particolar torna·conto, e fal•sando così del tutto le impressioni sulle idee del Governo. Nvn seppi in verità troppo cosa rispondergli a questo proposito, giacché come altre volte ebbi a dirvi, succede proprio così in Austria, le Banche essendovi ben altrimenti padrone della stampa che non il Governo od i partiti politici. Egli mi promise però di pensarci. Soggiunsemi poi tosto, l'effetto di cui gli parlavo essersi già in parte ottenuto colla dichiarazione da esso :!latta avanti alle Delegazioni relativamente ·al djritto di veto che l'Austria-Ungheria intende di far valer all'occorrenza. Poiché dicevami egli : • preso in modo assoluto questo diritto ,di veto, tanto più nelle circostanze attuali, e considerando anche che il VaUcano non ne rkonosce presentemente l'esercizio a parecchie potenze che ne godevano per lo passato, è praticamente illusorio. A cosa serve infatti lo scartar un ·candidato mentre tanti e tanti sarebbe necessario eliminarne affinché il P<!iP'a eletto fosse quale il desideriamo. Ma a mio avviso l'affermazione di questo diritto ha un'importanza somma poiché constata il diritto di ingerenza delle potenze nell'elezione del Papa, e combatte vittoriosamente l'idea di •Chi mostra ritener ciò cosa di .spettanza esclusiva dei Cardinali, ed a cui l'interesse generale politico dell'Europa abbia a rimaner estraneo •. Ho ritenuto, quasi testualmente queste parole che vi riferisco, l'idea con esse svolta sembrandomi giusta.

Credetti finalmente conveniente ripeter pure dò che mi dicevate sulla riserva consigliata all'Italia tanto dalle sue circostanze speciali quanto dal desiderio di non compromettere l'opera dei Governi che son meglio in grado del nostro per agire nel senso del comune programma. Al che il Conte Andrassy risposemi immediatamente, non solo apprezzar tal nostra riserva ma ritenerla indispensabile acché l'azione comune riesca efficace. Se il nostro accordo procedesse in modo palese, si direbbe che il Gabinetto di Vienna è rimorchiato da quello di Roma ed agisce esclusivamente nell'interesse del secondo, quindi è necessarissimo il concorso che ci daremo reciprocamente costantemente non possa esser costatato dalla Curia Romana. Così dicevami il Conte. Si fu allora ch'io gli dissi • ce que vous voulez donc c'est faire sans dire •. • Précisément •. risposemi, • faire sans dire •.

Come vedete lo scambio d'idee e di più anzi, l'accordo nelle vedute e nell'azione, fra il R. Governo ed il Gabinetto di Vienna può dirsi avviato. Con tutto ciò però non mi prometto serii risultati. Infatti quando il Papa sta male, tdti si occupano dell'eventualità del Conclave, mentre quando torna a star bene più nessuno ci pensa, locchè avrà per r-isultato il Gabinetto di Vienna sarà (al par degl'altri probabilmente) impreparato del tutto il giorno in cui Pio IX ces;;:erà di vivere. Aggiungete poi ancora che in questa questione speciale si fanno positivamente qui due politiche ben distinte, quella dell'Imperatore, e quella del Conte Andrassy. Molto attiva la prima poco la seconda, ad ogni mcdo però un risultato ci sarà, cioè d'impedir che la Francia possa dietro le nostr·e spalle legar accordi a nostro danno con l'Austria-Ungheria, la lealtà del Conte Andrassy essendod sicura guarentigia che ciò in oggi non potrebbe più succedere.

(l) -Cfr. n. 527. (2) -Cfr. nn. 503 e 509.
534

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 111. Roma, 31 maggio 1873, are 22.

Ministre d'Autriche est venu me dire que Bismarck et Andrassy sont d'accord d'attendre q_ue le maréchal Mac.Mahon ait notifié officiellement à Vienne et à Berlin son Gouvernement avant d'entrer en rapports avec lui, ce qu~ils feront sans retard et sans autres formalités aussitòt après avoir reçu cette notification. J'ai exprrimé avis conforme et je vous prie de .continuer a mail'Cher d'accord avec vos collègues d'Autriche, Allemagne, Angleterre et Russie.

535

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 260. Parigi, 31 maggio 1873, ore ... (per. ore 23).

Contre l'opinion du Gouvernement anglais et du Gouvernement français le Cabinet de Berlin et rprobablement le Cabinet russe 1croyent que les nouvelles lettres de recréance :sont néces.saires. Broglie n'a ipas encore reçu COIIiPS dirplomatique et n'a rpas encore fait ses visites offidelles. Il attend que les .Ambassadeurs de Prusse et de Russie répondent à sa notification. Je dois diner mercredi dans une maison orléaniste avec Broglie qui a désiré s'y rencontrer avec moi. Je vous enverrai Ressman.

536

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 261. Parigi, l giugno 1873, ore 13,10 (per. ore 17).

Je continuerai marche1r d'a(Jcord avec 1es quatre .Amba-ssadeurs sauf à vous consulter en cas de désaccord entre eme Jusqu'à présent situation est celle-ci. Les Amba3sadeurs d'Angleterre et d'Autriche ont répondu à la notification Broglie. Ceux de Pru:sse et Russie n'ont pa:s répondu. Ambassadeur d'Angleterre a fait visite :!JOUr affaires à Broglie. L'Ambassadeur d'Autr.iJche fit vts:ite non officielle à Madame la Maréchale et a vu en meme temps le Maréchal Préstident. Quant à moi j'ai répondu à la notification et je n'ai fait aucune visite, et je n'en ferai qu'après celle de trois au moins des quatre Ambassadeurs. Je crois que notre règle de conduite doit etre ni mauvais vouloir ni empressement. Les organes du nouveau cabinct continuent à affirmer que rien n'est changé dans la politlque extérieure de la France.

537

IL PRESIDENTE. DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. R. P. 4986. Roma, l giugno 1873 (per. il 3)

Da fonte, per consueto bene informata, ho ricevuto i seguenti ragguagli sul· la lega repubblicana universale residente in Londra e sulla quale interesserebbe di attingere ulteriori notizie dal R. Rappresentante in quella città:

• Allorquando il Gran Consiglio si trasferì da Londra a New York, si tentò di sostituirlo in Londra con un Comitato di una Lega Universale repubblicana ed anche nello scopo di abbattere l'Internazionale.

Il 19 maggio andante al Plong-Zin, Rupert Street Haymarket tenne un'adunanza, nella quale si deliberò d'inviare a tutti gli operai del mondo una circolare per eccitarli allo sciopero generale ed alla rivoluzione sociale.

Presiedevano certi I. Fumell, inglese, Eberling, tedesco, e Smith inglese. Vi erano presenti molti rifugiati italiani e fra questi dei disertori condannati a morte in contumacia nel processo Barsanti.

Egli è quindi senza dubbio a ritenersi che la deliberazione presa in tale adunanza non tarderà guarì ad essere portata a cognizione degli operai italiani •. (l).

(l) Annotazione marginale: • A Londra 4 giugno '73 •.

538

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 324. Madrid, l giugno 1873 (per. il 9).

Mi pregio trasmettere immediatamente a V. E. il lunghissimo testo del di

scorso (l) dettato dal signor Castelar e letto dal Capo del Potere esecutivo nella

inaugurazione delle Cortes presiedute dal signor Orense, decano dei deputati.

Terminata questa lettura il Presidente dichiarò aperte le Costituenti in

mezzo ad evviva alla repubblica federale, e la seduta venne sospesa per assistere

allo sfilare delle poche truppe e delle forze cittadine assembrate per festeggiare

la solennità. Nessun invito speciale venne diramato alle varie Legazioni tranne

il biglietto consueto d'ingresso per tutta la sessione. La tribuna diplomatica però

conteneva molte persone e alcuni capi missione, fra cui l'Ambasciatore di Francia

e il Ministro d'Inghilterra. Ma siccome molti altri Ministri esteri si sono astenuti

dall'intervenire a detta cerimonia, ho preferito seguire l'esempio di questi.

In generale si notò poco entusiasmo, e fra gli evviva che incontrarono mag.

gior plauso, a quanto mi disse il signor Layard, fu quello portato alla diffusione

del sistema repubblicano e alla caduta di tutte le Monarchie.

Di poi ripigliò la seduta e si passò secondo l'uso alla formazione della presidenza provvisoria dell'Assemblea, risultando eletto presidente senza opposizione il signor Orense con 140 voti e vice presidenti i signori Cer·vera, Palanca, Pedregal e Diaz Quintero. I due primi éJIPiPaJrtengono alla politica rappresentata dal signor Castelar; il signor Pedregal è un federalista moderato mentre il signor Diaz Quintero è riformista intransingente. Tuttavia questa medesima elezione dei Vice presidenti ha svelato la profonda scissione che regna fra i vari deputati federali. Per gli anzicitati quattro posti più di venti erano i candidati posti innanzi dalle numerose frazioni.

Secondo taluni pare esista il proposito nell'animo di molti rappresentanti di proclamar la Repubblica federale appena il Congresso sia costituito. e, siccome già accennavo, nominare un Presidente interino della Repubblica fino a che organizzata la forza di Governo, si provveda quindi anche all'elezione definitiva della sua Presidenza. Si crede che questa sarebbe una misura conciliante.

Essendo molti i deputati i quali aderiscono al programma di riforme pubblicato dall'Iguatdad e da me mandato a V. E., sebbene alcuni differiscano dal modo col quale il prcmentovato giornale tratta la questione sociale, stimo opportuno di egualmente trasmettere qui a-cchiuso d.l :rendkonto (l) fatto dalla stessa Igualdad di una dunione preparatoria tenuta avant'ieri •sotto la presidenza del signor Orense dalla frazione che s'intitola centro federalista, in seno alla quale si approvarono all'unanimità una serie di proposte che non v'ha dubbio verranno dagli intransigenti presentate alle Cortes appena queste incomincino a deliberare.

Tra il discorso del signor Castelar e le riforme contemplate dal partito avanzato corre gran differenza. I due oggetti principali del primo sono la giustificazione della condotta seguita dal Potere esecutivo allo scioglimento della Commissione permanente dell'antica Assemblea e la raccomandazione che le Costituenti procedano con tutta la prudenza di cui panno essere capaci.

Il Governo della Repubblica non proclama dottrine socialiste e omette persino di parlare dell'organizzazione federativa dei poteri pubblici; ma esso omette puranco di introdurre una parola sola di condanna contro i progetti insensati che levarono tanto rumore i passati giorni e che come ho detto non mancheranno di essere tosto sollevati.

(l) Non si pubblica.

539

IL MINISTRO DI GRAN BRETAGNA A ROMA, PAGET, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

Roma, 2 giugno 1873 (per. il 5).

In consequence of a re:por:t received from Her Majesty's Agent and Consul Generai at Bucharest LOil'd Granville has instructed him strongly to remonstrate with Prince Charles and his Government respecting the treatment of the Jews in those Provinces.

I have the honoo-to inclose herewith to Your Ex;cellency tby His Lordiship's desire, a copy of that instruction, which concludes by saying that Her Majesty's Representatives at the Courts of the severa! Treaty Powers will be instructed to communicate it to the Governments of those Powers.

ALLEGATO.

GRANVILLE A GREEN (Copia)

Londra, 23 maggio 1873.

It appears from your despatch N. 23 of the 28.tn of .Aipril that besides the incidental outrages to which through popular tumults they al'e periodicaJ.ly exposed, the Jews in the Principalities are subjected to systematk persecution resulting from Legislative regulations and offida! aots orf the Government, that they are harassed, injured, and vexed; that they al'e debarred from privileges granted to the population generally, and that they undergo spedaJ. pains and penalties.

You state that although born in the country, and though 1heia:" families may have resided therein from time immemorial, the J ews are stHl held to be fo!l'ei>gneTS under the 7th Articl'e of the Constitution of 1866, whLch provides that foreigners professing a Christian faith can alone be naturalized, that consequently they cannot become citizens of the PrincipaHties; that they are forbidden to !l'eside Ln the rural distdcts, that they are freque:ntly driven in herds from theitr homes under false chal'ges of vagrancy; that they are excluded from purchasing or acquiring land as well as house p["operty in towns, that they are subjected to the conscri:ption, but not allowed to oMain mhlitary <rank; that they are prec!Luded from practisi:ng

at the brur; thart they ·cannot bid at ihe Government sales; that by laws recently passed they are rprohibited from .se11ing tobaoco and liquors, from disti1ling or selling spirits, :firom keeping PubUc Houses, and even from acling as Wlaiters i.n such establishments on the high roads; that in ,ghort their position resembles that of the brrethren in the worst times of the mldchle ages.

I have recarpitulated those V'arious acts of oppression when instruoting you, as I do by this despatch, formally to can the attention of the Government of Prince Charles, and that of his Hi,glmess himself to the several ads of oppression by which the Jewish population in Roumania is weighed down.

You will say that Her Majesty's Government, though feeling it incumbent upon them to make from time to time strong representations and ,remonstrances agaìnst particular outrages committed on the Jews, could hal'dly hav·e supposed that thosre ads were comrparatively of little importance when contrarsted with theirr generai treatment as it is now seen to be from the statements contained in your despatch.

You will say that Great Brita1n, as one of the Powers to whom the Prindrpalities are in a great degree indebted for the a:dvantage which they enjoy, cannot keep sHence before the facts thus brought to their knowledge, that a larrge portion of the Community is systernatically opprossed and denied participation in those benefits which it was the object of the Powers should be shared indifferently by the whole community, and that Her Majesty's Government the!I'efove desire you to remonstrate with earnestness against the continuance of a system which is little in accord with the PTincipiers and practice of modern European Civilization.

You will de.Uveii" a ·copy of thirs despatch to the Minister for Foreign Affairs, and take any rsteps you .prorperly ·can to ensUl'e its being brought to the knowledge of Prince Charles, adding that Her Majesty's Rerpil'esentatives ·at the OoW'ts of the Severa! Treaty Powrers will be instructed to .communicate it to those Powers.

540

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

T. 114. Roma, 3 giugno 1873, ore 14,20.

Veuillez me dire si l'Empereur a parlé au Général Menabrea du voyage du Roi à Vienne. J'ai reçu hier la notifìcation officielle de la formation du nouveau Gouvernement français. Je suppose qu'elle aura été faite aussi à Vienne. Je désire marcher d'accord avec le Comte Andrassy et je vous prie de lui demander s'il croit nécessaires de nouvelles lettres de créance signées par Mac-Mahon.

541

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

D. 294. Roma, 3 giugno 1873.

Il Ministero dell'Interno crede di sapere che un piccolo nucleo dell' • Internazionale • avente sede in Torino col nome di Emancipazione deL Proletario cerca di mantenersi in relazione con l'associazione internazionale di Berlino.

Le corrispondenze sarebbero trasmess,e per tale effetto col mezzo di certo Giorgio Bello che lavora da operaio meccanico in codesta città.

Credo utile di 'comunicare questi dati alla S. V. IlLma ,per informazione di Lei e 1perché Ella !POSsa giovarsene laddove le si offra l'occasione di raccogliere qualche maggiore indicazione al riguardo.

542

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2,092. Parigi, 3 giugno 1873 (per. l' 8).

In seguito alle istruzioni impartitemi per telegrafo dall'E. V. mi studiai di regolare la mia condotta, intorno al modo di entrare in relazioni col nuovo Governo stabilitosi in Francia_. su quella tenuta dalla maggioranza dei miei Colleghi e specialmente dagli Ambasciatori di Russia, d'Allemagna, d'Austria e d'Inghilterra. Se non che la condotta dei quattro Ambasciatori suddetti non essendo stata uniforme, le istruzioni dell'E. V. non poterono essere da me eseguite strettamente alla lettera. Alla notificazione fatta dal Duca di Broglie alle Legazioni estere in Parigi della formazione del nuovo Governo risposero ~mmediatamente cioè il 27 maggio, giorno in cui la notificazione fu rimessa, gli Ambasciatori d'Inghilterra, d'Austria, di Turchia, di Spagna, il Nunzio Pontificio, i Ministri di Portogallo, di Svizzera, del Belgio, dei Paesi Bassi, ed altri. Dopo che mi fui a::,skurato delle il"i'::iposte date da questi miei ,colleghi, ri's1posi io pure il giorno seguente, lasciando però alla mia risposta la data del 27 maggio. Ebbi l'onore di mandare all'E. V. copia della notificazione e della mia risposta (i), la quale fu concepita sostanzialmente nel medesimo senso di quella dei miei colleghi predetti. Gli Ambasciatori di Russia e d'Allemagna non risposero che più tardi, cioè il primo ieri l'altro, ed il secondo ieri. Entrambi annunziarono al Duca di Broglie che i loro Governi li autorizzavano ad entrare in relazioni ufficiose col Governo Francese e che attendevano la notificazione ufficiale fatta direttamente dal Maresciallo Mac-Mahon prima di stabilire relazioni ufficiali con esso. L'Ambasciatore di Allemagna dichiarò inoltre che esso avrebbe presentato nuove ~credenZiiali appena il Conte di Gontaut-Biron avesse presentate le sue a Berlino. L'Ambasciatore d'Austria, il quale aveva risposto come dissi, alla notificazione fatta dal Duca di Broglie, dovette tuttavia dichiarare a questo Ministro che le relazioni ufficiali e regolari sarebbero stabilite soltanto dopoché la notificazione sarebbe stata fatta a Vienna dal Maresciallo Mac-Mahon all'Imperatore d'Austria. Tanto l'Ambasciatore di Russia quanto l'Ambasciatore d'Austria si misero in rapporto col Duca di Broglie, e fecero visita al Mar,esciallo Mac-Mahon. Quanto all'Ambasciatore d'Inghilterra, esso dopo avere fin ldal

primo giorno riS[pOsto alla notificazione del Duca di Broglie, si mise in Telazione ufficiale con esso, e fece la sua visita ugualmente ufficiale al Maresciallo Mac-Mahon che venne a restituirgliela. Esso dichiarò poi che il suo Governo non credeva necessarie nuove credenziali ,e che le relazioni ufficiali tra la Francia e l'Inghilterra si trovavano così senz'altro stabilite. L'Ambasciatore d'Allemagna fino a ieri non aveva fatto nessuna visita nè al Ministro degli Affari Esteri, nè al Maresciallo Mac-Mahon.

In mezzo a queste di.oorepanze d'attitudine io mi attenni alla condotta che sembrava meglio rispondere a quella della maggioranza degli Ambasciatori predetti ed alle istruzioni dell'E. V. Andai oggi al Ministero degli Affari Esteri e vidi il Duca di Broglie, il quale aveva mandato a me, come agli altri miei colle· ghi, la solita circolare annunziante che si teneva a disposizione del Corpo Diplomatico. In questa udienza dissi al Duca di Broglie che il Governo del Re era d'avviso ,che il MareSJCiallo Mac Mahon dovesse notifi,care direttamente a

S. M. il Re la sua elezione a Presidente della Repubblica Francese. Quanto alla questione delle lettere di credenza gli dissi che l'E. V. s'era messa in comunicazione coi principali Gabinetti per averne l'avviso in proposito e che mi riservava di fargli sapere le intenzioni definitive del Governo del Re su questo argomento. Il Duca di Broglie mi rispose che il Governo Francese era disposto ad aderire ai desideri dei vari Governi esteri intorno a queste questioni di protocollo, che la notificazione diretta a S. M. il Re per parte del nuovo Presidente della Repubblica sarebbe fatta, secondo l'avviso ch'io gli aveva espresso a nome dell'E. V. e che quanto alle credenziali avrebbe atteso di conoscere le nostre definitive intenzioni, mostrandosi disposto ad agire in conformità di esse. Avendomi poi egli detto che il Maresciallo Mac-Mahon mi avrebbe veduto con piacere, ove io gliene manifestassi il desiderio, lo pregai di esprimere questo mio desiderio all'onorevole Maresciallo ed è quindi probabile che domani

o dopo domani avrò l'onore di vedere il nuovo Presidente della Repubblica.

Riservandomi di comunicarle in altro dispaccio il sunto della conversazione ch'ebbi oggi col Duca di Broglie per la parte che tocca più direttamente la politica...

(l) Cfr. n. 520, allegati.

543

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2093. Parigi, 3 giugno 1873 (per. l' 8).

Nell'udienza che per la prima volta ebbi oggi dal Duca di Broglie, questo Ministro dopo essersi intrattenuto con me della questione relativa alla forma di notificazione del nuovo Governo ed a quella del rinnovamento eventuale delle credenziali, entrò pel primo in discorso sulla questione politica. Egli mi disse che il nuovo Presidente della Repubblica nel suo messaggio all'Assemblea aveva di già dichiarato esplicitamente che il nuovo Governo francese avrebbe seguito, in ordine alla poliUca estera, la medesima ,condotta tenuta dal Governo precedente, e che egli Ministro degli Affari Esteri, poteva e voleva ora confermarmi la stessa dichiarazione. Soggiunse poi che il Maresciallo Mac-Mahon mi avrebbe dato un'eguale assicurazione quando avrà l'occasione di vedermi.

Risposi al Duca di Broglie che ero lieto d'intendere da lui la conferma del programma di politica estera enunciato nel messaggio del nuovo Presidente della Repubblica e che il Governo del Re sarebbe pure soddisfatto di ricevere una tale assicurazione. Il Governo del Re gli dissi, desidera vivere in pace ed in buon'armonia con tutti i Governi e specialmente con quello della Francia. Il giorno in cui nell'animo degli Italiani sarà entrata la convinzione che la Francia si è accomodata sinceramente delle mutazioni avvenute in Italia, dell'unificazione del nostro paese e della caduta del potere temporale, non vi sarà nessuna seria cagione di dissidio fra i due paesi che sono legati da tanti vincoli e cesserà in Italia ogni diffidenza verso la Francia. La caduta del potere temporale dei Papi è per noi una questione definitivamente risolta. Ogni cosa che aocenni a revocare in dubbio una tale soluzione eccita necessariamente tra noi un risentimento di giusta diffidenza. La formazione d'un nuovo Gabinet. to francese che conta tra i suoi membri persone note per sentimenti clericali apertamente professati fece in Italia lo dirò schiettamente ed anche nel resto d'Europa impressione sfavorevole. Questa impressione fu diminuita dal linguaggio tenuto dal Presidente della Repubblica nel suo messaggio all'Assemblea, le sarà ugualmente modificata presso il Governo del Re dalle assicurazioni che il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica aveva avuto cura di farmi e che io trasmetterò senza indugio al Gabinetto di Roma. Dipenderà dal Governo Francese e dalla condotta che esso terrà verso di noi che essa si dilegui intie

ramente.

Il Duca di Broglie ripigliò dicendomi che quanto mi aveva detto sulla politica estera del nuovo Gabinetto in generale si applicava più specialmente ancora alla questione pontificia ed alle relazioni della Francia colla Italia. Noi rcertamente non rinneghiamo, disse egli, il nostro passato. Fra i membri del nuovo Gabinetto vi possono essere persone che non hanno approvato nè la formazione della unità Italiana, nè la caduta del potere temporale. Ma vi sono necessità che s'impongono e convenienze di cui si deve tener conto. Quelle stesse necessità e quelle stesse convenienze che dettarono la condotta del Governo del signor Thiers in questa questione dirigeranno la condotta del Governo attuale della Francia. Anche il signor Thiers aveva combattuto per lungo tempo l'unità Italiana e sostenuto il potere temporale. Ma quando si trovò a capo del Governo della Francia prese unicamente consiglio dalle necessità politiche e dagli interessi del suo paese. Noi seguiremo in ciò il suo esempio. Il nostro programma è specialmente un programma di politica interna. Noi porteremo il più grande interesse alla persona del Santo Padre ed al libero esercizio delle sue alte funzioni, ma seguiremo nel resto la condotta del precedente Gabinetto e nella stessa misura. Se avremo qualche preoccupazione in ordine alle questioni che si attengono alla Santa Sede ve le partecipèremo lealmente e òchiettamente e vi preghiamo di fare altrettanto verso di noi.

Su questa offerta data e ricambiata tolsi congedo dal nuovo Ministro degli Affari Esteri. Ora prego l'E. V. di volermi impartire le occorrenti direzioni, dietro cui io abbia a regolare o modificare il mio ulteriore linguaggio.

544

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Carte Robilant)

L. P. Vienna, 3 giugno 1873.

S. E. il Generale Menabrea che fu qui assai ben accolto, Vi ripeterà suppongo la conversazione ch'egli ebbe coll'Imperatore Francesco Giuseppe, m'astengo quindi dal riferirvi ciò ch'egli ebbe a dirmene, !imitandomi a chiamar la Vostra attenzione sulle parole aventi tratto al viaggio di S. M. a Vienna. L'Imperatore ,chie!Segli se S. M. sarebbe venuta. Il Generale Menabrea dietro mia preghiera anche, rispose in modo evasivo onde non pregiudicar la questiQIIle. L'Imperatore lasciò cader il discorso senza insistere ulteriormente. Conseguentemente a dò, ritengo non si farà [più da qui nessun maggior invito nè altro ulterior passo. In tal stato di cose parmi assolutamente necessario prender senza ritardo una definitiva risoluzione al riguardo, giacché il differir maggiormente a dar una risposta ai semi inviti fatti sin qui, sarebbe atto poco cortese, tanto più se si finirà per non venire.

Credo già avervi fatto sufficientemente intendere, quanto poco il terreno sia propizio a que5ta Corte per ricevervi il Re d'Italia, il Generale Menabrea vi dirà su di ciò le sue impressioni che non discordano dalle mie; però vi ripeto se S. M. si decidesse a venire credo poter rispondere che sarebbe molto cortesemente aecolto dall'Imperatore e che l'Arciduca Alberto, e gli Arciduchi cognati farebbero à mauvais jeu bonne mine. Gli altri membri della famiglia Imperiale nonché gli spodestati d'ogni paese che hanno scelto Vienna pel loro foyer, in attesa di venir chiamati in scena, sparirebbero durante il tempo del soggiorno del Re, ed il male non sarebbe grande, poiché ciò si verificherà in pressoché eguali proporzioni allorché verrà l'Imperatore di Germania.

Se dunque S. M. ed il R. Governo ravvisano nelle attuali condizioni generali d'Europa assolutamente conveniente il viaggio si faccia, si dia conoscenza qui di tal risoluzione per mezzo mio o del Conte Wimpffen precisandone l'epoca, ed io agirò qui in modo da preparar ogni cosa per lo meglio.

Se invece le condizioni presenti non sono tali da imporre il viaggio, S. M. faccia chiamar il Conte Wimpffen si scusi con quel bel garbo che è tutto suo prrop:rio, e gli annunci che S.A.R. il Principe Umberto si recherà più tardi (p. es. all'epoca della distribuzione dei premi) a complimentar in nome Suo l'Imperatore a Vienna. Lasciando capire che il Principe verrebbe qui come privato alloggiando all'Albe11go, cosa d'altl1onde ch'io E[piegherei poi ancora meglio qui. Insomma ciò ch'io ravviso ur,gente, si è di prender una risoluzione, e di farla conoscere senza ritardo.

545

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 270. Parigi, 4 giugno 1873, ore 16,50 (per. ore 22,35).

Mac-Mahon m'a reçu aujourd'hui. Il m'a confirmé qu'il entendait suivre vis-à-vis de l'Italie la meme politique que son prédéceSISeur et que son Gouvernement ne songeait nullement à créer dies comrplications nouvelles à notre égard. Son langage a été à ce sujet, aussi net que possible. Ressman part ce soir, arrivera à Rome vendredi.

546

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 195. Vienna, 4 giugno 1873 (per. il 7 ).

Mi reco a dovere porgerle relativamente alla questione del riconoscimento del nuovo Governo stabilitosi in Francia, di cui è caso nei miei telegrammi d'oggi, maggiori e più precisi ragguagli.

Le difficoltà in proposito ebbero origine a Berlino, ed a quanto mi si disse causa ne fu: il Maresciallo Ma,c-Mahon non aver mai voluto per lo passato farsi presentar all'Ambasciatore Germanico Conte d'Arnim. Tosto quindi il prefato Maresciallo venne chiamato alla Presidenza della Repubblica, il Principe di Bismarck che era assai mal disposto a suo riguardo, si rivolse al Gabinetto di Vienna sollevando difficoltà sul modo col quale il cambiamento avvenuto doveva riconoscersi, esprimendo però il desiderio d'intendersi al riguardo col Gabinetto Imperiale. Lo scambio d'idee in proposito dura tuttora con poca speranza sembrami d'un perfetto accordo, poiché a Berlino parmi si metta poca buona volontà di trovar un giusto temperamento, mentre a Vienna si è disposti a facilitar le cose.. l'a3sunzione del Maresciallo alla Presidenza essendo stata accolta a Corte con molto favore. Il Conte Andrassy da me interpellato ieri a sera a seconda dell'incarico datamene dalla E. V., veniva appunto dal conferir previamente sulla stessa questione col Generale Schveinitz, e quindi dissemi: non esser perfettamente d'accordo colla Germania in quanto egli sarebbe per dirmi, ma che ad ogni modo mi manifestava gl'intendimenti del Gabinetto di Vienna, i quali erano i seguenti: esigere dal Maresciallo Mac-Mahon ch'egli partecipi direttamente all'Imperatore la sua assunzione al potere, dopo di che l'Imperatore gli risponderebbe dandogli atto di tal sua partecipazione ed annunciandogli che l'Ambasciatore I. R. riceverebbe l'ordine di continuar seco Lui le relazioni ufficiali già esistenti col suo predecessore. Ciò fatto non essere intendimento del Governo I. R. di esigere la presentazione di nuove credenziali.

Nel dirmi ciò, il Conte Andlrassy parevami rilevar la circostanza speciale in cui si trova il Governo Imperiale al par di quello di Berlino o d'altri, di aver un Ambasciatore a Parigi, cioè un rappresentante diretto del Sovrano. Aggiungevami egli inoltre, non esser per nulla spinto l'Imperatore ad agir in questo modo da poca simpatia verso il Mac-Mahon, che anzi è uomo a Lui ed al suo Governo particolarmente simpatico, ma voler proceder con cautela, onde riservar la Sua azione [per l'avvenire, nel caso .fosse un giorno chiamata alla Presidenza della Repubblica altra persona, che presentasse minori guarentigie di sicurezza per la pace e l'ordine pubblico.

Mi trovavo ad una festa a Corte a Schonbrun allorché il Conte Andrassy mi tenne questo discorso, iPOCO dopo egli aveva un lungo colloquio coll'Imperatore, probabilmente sullo stesso argomento. Infatti questa mattina, essendomi trovato vicino a Lui ad una Parata, mi chiese subito se avevo telegrafato all'E. V. quanto mi aveva detto ieri sera, ed avendogli risposto di sì, mi soggiunse: Dunque il Governo Italiano farà altrettanto dal canto suo? L'E. V. avendomi nel suo telegramma detto che intendeva proceder in questa decisione d'accordo col Gabinetto di Vienna, credetti potergli rispondere che non ne dubitavo.

Nel ciò partecipare all'E. V. credo doverle ancora soggiungere che ho luogo di ritenere il Principe Gortchakoff (che trovasi attualmente in Vienna coll'Imperatore di Russia) abbia espresso l'intendimento di seguire la stessa linea di co:1dotta.

547

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Parigi, 4 giugno 1873.

Spedisco oggi Ressman in corriere, incaricandolo di rimettervi questa let

tera e i dispacci ufficiali, e di fornirvi anche verbalmente tutte quelle minute

informazioni intorno al cambiamento di Governo avvenuto in Francia, che

non possono trovar luogo nella corrispondenza scritta.

Thiers e il suo Governo furono rovesciati da una coalizione composta dei

due grossi battaglioni d'Orleanisti e di Legittimisti, di 35 circa Bonapartisti,

e d'una quindicina di repubblicani condotti dal signor Target. Il progetto dei

Capi Orleanisti, che fornirono il maggiore contingente alla coalizione, sotto la

diTez.ione del duca di Broglie, del duca d'Audifl'ret Paquier e del duca Decazes,

era di chiamare alla Presidenza della Repubblica il duca d'Aumale. Ma questo

progetto fu respinto categoricamente dai Legittimisti e dai Bonapartisti. Que·

sti ultimi, benché pochi di numero, esercitarono, sotto la condotta di Rouher,

una parte molto importante e si può dire anzi determinante nella crisi. Il

nome di Mac-Mahon, sostituito a quello del duca d'Auma1e, fu accettato da

tutte le frazioni della coalizione e fu quindi proclamato da 390 voti. Esaminerò

più sotto la posizione del nuovo Governo così costituito.

Non vi parlerò qui delle questioni relative alla notificazione del nuovo Governo ed all'eventuale rinnovamento delle credenziali. Vi intrattengo di ciò nella corrispondenza ufficiale. La cosa importante per voi si è il sapere quale condotta il nuovo Governo intende seguire verso l'Italia, ora e più tardi. Il Maresciallo Presidente della Repubblica, appena ebbe assunto il potere, ebbe cura di dichiarare nel suo messaggio all'Assemblea che il suo Governo seguirebbe nella politica esterna la stessa condotta tenuta dal Governo precedente. Il duca di Broglie, prima indirettamente, poi direttamente mi diede la mede. sima assicurazione. Vedrete dal dispaccio ufficiale in quali termini essa mi sia stata data. Il Maresciallo Mac-Mahon mi fece egualmente sapere indirettamente che la sua politica verso l'Italia non .sarebbe altra che quella già adottata dal Signor Thiers, e non dubito ch'egli mi confermerà quest'affermazione nell'udienza che ho oggi da lui. Seppi inoltre dal Duca Decazes, amico del nuovo Ministro degli Affari Esteri, che non si pensa punto per ora a togliere Fournier da Roma. Adunque per ora possiamo avere la certezza che il nuovo Governo francese non tenterà di crearci imbarazzi. L'attitudine dei vari Gabinetti d'Europa e dell'opinione pubblica estera, e la condizione precaria in cui il nuovo Ministero francese si trova posto, fino a questo momento, rimpetto all'Assemblea, tengono il Gabinetto di Versaglia in uno stato di assoluta l'iserva per tutto ciò che tocca alla politica esterna. Finché dura una tale condizione di cose, qualunque sia la disposizione di animo dei nuovi Ministri verso di noi, l'attitudine del Governo francese rimpetto all'Italia sarà conforme, credo, alle dichiarazioni da lui fatte. Perciò non v'è a temere nessun pericolo immediato di complicazioni. Ma questo stato di cose fino a quando durerà? E come ed in qual senso potrà modificarsi?

Interru;ppi qui questa lettera tper andare dal Mar·esciallo Ma•c-Mahon, che mi fece la gentilezza di ricevermi a Parigi e di risparmiarmi il viaggio di Versaglia. Il Maresciallo mi disse colla sua solita franchezza che ufficialmente mi confermava, per ciò che spetta all'Italia, la dichiarazione fatta nel suo messaggio d'osservare la medesima politica estera che era stata inaugurata dal suo predeceSISOre, e che !Parlando poi senza rilse;rva ufficiale poteva assicura.rlllli che il suo Governo non pensava né avrebbe pensato a revocare i fatti compiuti, e che, quali che potessero essere stati i desiderii e le convinzioni anteriori dell'uno o dell'altro de' suoi Ministri intorno a quest'unità ed intorno alla caduta del potere temporale, né egli né alcuno dei suoi Ministri poteva seriamente pensare a distrurre questi due fatti. Mi disse adunque che io potevo assicurare il Governo del Re intorno alle sue intenzioni su questi due punti, oramai messi fuori di questione. Soggiunse poi che certamente egli ed il suo Governo portavano vivo interesse alla persona del Papa ed alla piena libertà d'esercizio delle sue alte funzioni religiose, e che desideravano che Sua Santità potesse continuare a rimanere in Roma libera e riSI}Jettata. Non vi rLpeterò qui per intiero il discorso che io ho fatto all'illustre MaJresciallo, Vi dirò solo sommariamente le cose principali. Gli dissi adunque che la nuova composizione del Gabinetto francese aveva prodotto in Italia una impressione sfavorevole sia perché l'Italia non aveva a lagnarsi in sostanza della condotta tenuta a suo riguardo dal Signor Thiers, sia perché il nuovo Gabinetto comprendeva nel suo seno membri noti per tendenze clericali ben caratterizzate. Ma soggiunsi che il nome del Duca di Magenta e le dichiarazioni del suo messaggio avevano temperato questa cattiva impressione, e che le assicurazioni ch'egli mi dava ora sarebbero state ricevute con soddisfazione dal Governo del Re. È puerile il pensare, gli dissi, che l'Italia ed il suo Re si lascino spodestare di Roma, lascino mina::!ciare l'unità italiana senza una guerra formidabile. Noi non ammettiamo che si possono mettere in questione i fatti inevocabilmente compiuti. Ora poi quanto al papato .spirituale, noi siamo teneri, quanto altri possa esserlo, della piena libertà spirituale della Chiesa e ciel suo venerabile Capo; lo abbiamo provato col fatto e lo proviamo ogni giorno. Su questo terreno siamo d'accordo in fondo. Anche noi desideriamo che il Papa rimanga libero e rispettato a Roma, e siamo convinti che in nessun altro luogo e~so potrebbe trovare uguale libertà ed uguale rispetto. L'accoglie:1za del Maresciallo fu cordiale: egli ricordò con rispetto e con elogio la persona di S. M. il Re. Le sue assicurazioni furono espresse nettamente e senza ambagi, colla ma:ssima fr~nchezza.

Ripiglio ora il filo interrotto. Sembra dunque fuor di dubbio che per ora il nuovo Governo francese non ci susciterà imbarazzi per gli affari di Roma. Però le condizioni attuali di questo Governo po3sono modificarsi. È possibile che la maggioranza debba spostarsi e che il Gabinetto di Broglie si trovi in minoranza in una questione importante. In tal caso la combinazione più probabile sarebbe quella del ritorno di Thiers al potere, con Grevy, con Casimir Perier col centro sinistro e colla sinistra. Una tale combinazione, che ora non è probabile ma che può diventar possibile, avrebbe il carattere della cessata amministrazione, con maggior tendenza verso la sinistra. In questo caso, la condotta d'un Governo Thiers-Grevy-Perier, non sarebbe, verso l'Italia, molto dissimile da quella tenuta precedentemente dallo stesso Thiers. Questa condotta l'avete sperimentata, sapete quale fu. Non ho quindi bisogno d'esporvi altre considerazioni in proposito. L'avvenimento della Repubblica radicale è ora, e per un dato tempo almeno, poco probabile. Esso non sarebbe a temersi che in seguito ad elezioni generali radicali o ad una rivoluzione. Questa con un presidente della Repubblica qual'è Mac-Mahon ha nessuna probabilità di successo; e le elezioni generali in primo luogo saranno verosimilmente rinviate a due anni, ed in secondo luogo coi nuovi Prefetti riesciranno forse meno rosse di quanto si potesse credere un mese fa. Ma tuttavia, in un paese come questo, bisogna prevedere anche la Repubblica rossa. Questa combinazione avrebbe per noi pericoli di natura interna; non ne avrebbe per la questione di Roma. La metto quindi anch'essa in disparte.

Il maggior pericolo per noi sarebbe la combinazione della fusione fra i

due partiti orleanista e legittimista, e quando dico fusione intendo il regno

di Chambord accettato a riconosciuto dai Principi' di Orleans e dagli Orlea

nisti. Se ciò accadesse, un conflitto tra la Francia e l'Italia finirebbe per im

porsi come una necessità. Ma dall'un lato la popolazione dell'intera Francia è

ostile alla monarchia legittima. I contadini specialmente sono imbevuti di un

vero odio contro quello che chiamano il regime dei nobili e dei preti. Dal

l'altro lato l'opposizione risoluta fatta recentemente dai legittimisti alla Presi

denza del Duca D'Aumale dimostra che questa fusione è più lontana che mai

dal verificarsi. Vero è che un accidente improvviso, p.e. la morte del Conte

di Chambord, potrebbe avere per risultato il riavvicinamento delle due fra

zioni borboniche. Ma se non bisogna perder di vista questa possibilità, non è possibile d'altro lato il fondare un programma di politica estera sopra un accidente. Basterà 'che io l'abbia accennato. Le combinazioni definitive sono imp-robabili sono la dinastia d'Orleans e l'Impero. Entrambe ci sarebbero ostili, ma con effetto diverso. Entrambe non potrebbero prodursi che in seguito ad elezioni generali. Fino alle elezioni generali è molto probabile che il Maresciallo Mac-Mahon si manterrà al potere; e per rendere appunto il di lui potere sicuro e più certo la maggioranza dell'Assemblea pensa in questo momento a proporre una legge che gli assicuri due anni di presidenza. Tutto dipende in gran parte dal modo con cui il Governo si manterrà al potere ed amministrerà. Ora su questo terreno sorge la lotta fra gli Orleanisti ed i Bonapartisti. I primi sentono che a lungo andare non possono mantenere l'alleanza col bonapartismo se non facendogli concessioni tali da renderlo più tardi formidabile e vittorioso. Essi pensano perciò fin d'ora a sbarazzarsi di questo pericoloso alleato, ed a questo fine fanno entrature presso il centro sinistro che vorrebbero attirare nel centro orleanista governativo. Se gli orleanisti riescono in questi tentativi, potendo contare sul centro sinistro, si svincoleranno dall'un lato dai legittimisti, dall'altro lato dai Bonapartisti, e preparerebbero l'elezioni nel senso loro. Rimetterebbero, a tempo opportuno, in campo la candidatura del Duca di Aumale, e spererebbero di passare per esso al Conte di Parigi. Come vedete questa combinazione dipende da una serie di fatti che per ora sono ipotetici. Non è 'certo 'che il centro !Sin~stro facda lega col centro destro; non è certo che si possa rimettere utilmente in campo la candidatura del Duca d'Aumale, ed è meno certo ancora che le elezioni, malgrado l'azione dei prefetti, riescano orleaniste. Ma ammettendo l'ipotesi d'una monarchia orleanista basata sugli elementi dei due centri attuali, quale può essere il risultato per quanto ci riguarda? Il Conte di Parigi è uomo posato e moderato. Non ha temperamento bellicoso. Personalmente non sarebbe portato ad ostilità contro di noi, tuttavia la tendenza degli uomini che lo porterebbero al trono ci sarebbe certamente ostile. Se non che una tale monarchia, eretta su tali fondamenti, non potrebbe contare su alleanze estere e non avrebbe molta forza all'interno. Essa sarebbe e3senzialmente debole. Difficilmente sarebbe nella possibilità di provocare e

sostenere una guerra contro l'unità d'Italia od in favore del potere temporale.

Rimane la combinazione dell'Impero, forse preceduta da una o più dittature militari. Quelle eventualità sono le meno improbabili, e credo anche che siano le più minacciose per la pace d'Europa e per noi. Una dittatura militare affidata ad un soldato energico e popolare, con un popolo come questo, che si trasforma da un momento all'altro, che si eccita con una mirabile facilità, potrebbe gettare la Francia e l'Europa in nuove complicazioni, ave non si trovi subito chi la contenga. Quanto all'Impero, dopo la morte dell'Imperatore Napoleone III, questo partito mutò linguaggio e condotta. Se si deve giudicare dall'attitudine presente dei capi bonapartisti, il futuro programma dell'Impero è dittatoriale e reazionario all'interno, clericale all'interno e all'estero, e partigiano necessariamente d'una rivincita contro la Prussia.

Riassumendo il fin qui detto devo tristemente conchiudere che fra le combinazioni possibili in Francia non ne vedo nessuna francamente favorevole all'Italia. Le combinazioni repubblicane sono pericolose per lo spirito di pro

20 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

paganda che si produrrebbe a lungo andare nei paesi vicini. Fra le combinazioni monarchiche e le dittature non v'è scelta per noi che fra ostilità impOtenti ed efficaci. Bisognerà quindi che il Governo del Re stia in guardia e pensi fin d'ora a !Provvedersi d'alleanze e d'armi. Il Governo del Maresciallo Mac-Mahon non tenterà nulla contro l'unità del nostro paese e pel ristabilimento del potere temporale. Il Maresciallo è un onesto soldato. Terrà la sua parola inviolabilmente. Ma dobbiamo pensare a chi verrà dopo di lui. Abbiam visto in un giorno cadere il Governo di Thiers improvvisamente. Mac-Mahon potrebbe avere una sorte eguale. Importa ·che l'Italia si senta abbastanza forte per non avere a temere ad ogni istante un voto dell'Assemblea francese.

548

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 272. Berlino, 5 giugno 1873, ore 20,10 (per. ore 11 del 6).

Le Schah m'a dit que malgré le désir de saluer Roi d'Italie le voyage en Italie était encore incertain parce qu'il redoute chaleur juillet et aout. Le Grand Vizir croit que son Souverain finira par se décider, mais ne pouvait indiquer maintenant aucune époque. Le Schah part demain mais il ne sera à Bruxelles que le 14 et à Londres le 18.

549

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2096. Parigi, 5 giugno 1873 (per. il 9).

Il Maresciallo Mac-Mahon Presidente della RepubbHca Francese mi ricevette in udienza particolare ieri alle 3 pomeridiane. S. E. mi espresse la fiducia che le buone relazioni esistenti fra la Francia e l'Italia sarebbero durante la sua amministrazione mantenute e consolidate e mi confermò l'assicurazione contenuta nel suo messaggio all'Assemblea d'osservare nella politica estera la medesima condotta ch'era stata tenuta fin qui dal precedente Governo. A queste assicurazioni ufficiali aggiunse in via confidenziale che per quanto concerne l'Italia, nulla era più lontano dal suo pensiero e da quello del suo Governo (quali che possano essere le opinioni professate da alcuni membri di esso) che l'idea di rimettere in questione l'unità Italiana e la caduta del potere temporale. Il Maresciallo osservò soltanto che tanto egli che il suo Governo portavano il più vivo interesse alla persona del Santo Padre ed a tutto ciò che si riferisce al decoro della Sua posizione ed alla piena libertà ed indipendenza dell'esercizio delle alte sue funzioni spirituali. Io risposi all'illustre Maresciallo che io udiva con soddisfazione queste ,sue dichiarazioni e che il Governo del Re a cui le avrei riferite le avrebbe con pari soddisfazione accolte; che il Governo di S. M ..se da un lato era fermamente risoluto a conservare intatta l'unità del Regno glorioso patrimonio della nazione Italiana ed a mantenere indiscussa la caduta del potere temporale, pronunziata dal voto delle popolazioni e dal Parlamento, dall'altro lato portava anche esso un vivo interesse alla persona del Pontefice, al decoro della sua posizione ed era ben deciso, come lo provava col fatto, ad assicurare la piena libertà delle funzioni spirituali del Capo della Chiesa Cattolica.

550

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1196. Berlino, 6 giugno 1873 (per. il 10).

Je me réfèr.e à ma dépeche n. 1194 du 2: courant (1).

Ainsi que je viens de m'en assurer dans une visite chez M. de Balan; M. le Vkomte de Gontaut-Biron a reçu hier une lettre de Cabinet, 1par laqueLle

le Maréchal Mac-Mahon annonce son avènement à la Présidence. L'Ambassadeur de Fr.mce a reçu en meme temps cles nouvelles lettres de créance, et il vient de demander une audiience à l'Empereur, poUJr la présentation de ces deux documents.

Le Secrétaire d'Etat m'a dit que l'Autriche-Hongrie et la Russie étaient d'accord avec le Cabinet de Berlin. Cet accord implique-t-il la double formalité de la lettre de Cabinet et des lettres de .créance? M. de Balan n'a rpas répondu très nettement à mon interpellation, à savoir si l'accomplissement de l'une ou de l'autre de ces formalités remplirait le but qu'on se propose. Il m'a seulement laissé entendre que, d'après son avis personnel, une lettre de Cabinet portant la signature du Maréchal MacMahon aurait peut-etre suffi, mais qu'il semblait plus logique de remplir la double formalité.

Je n'ai pas cru devoir insister parceque M. de Balan m'a dit aussi que la Mission d'Allemagne à Rome a déjà été ·chargée de nous renseigner sur la manière de voir du Gouvernement Impérial à ce sujet.

Comme notre Min1stère 1reçoit la Gazette ·de Spener, je me permets d'appeler l'attention de V. E. sur un artide qui a paru aujourd'hui, dans le N. 2·57, de ce joul"llal. Cet artide est intitUJlé • L'Italie et la Présidence de Mac-Mahon •.

551

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. ns. Roma, 7 giugno 1873, ore 11,15.

Nous insistons à Paris pour le renouvellement des lettres de créance. Le Roi recevra M. Keudell demain.

(l) Non pubblicato.

552

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 277. Madrid, 7 giugno 1873, ore 20,20 (per. ore 11,20 dell' 8).

Les Cortès s'étant constituées on fit aujourd'hui l'élection définitive du Président dans la personne de Orense. Le Gouvernement résigne alors ses pouvoirs et on (Proclame la RépubHque Fédérale (Par aoc,lamation. Py Mar,gal fut chargé de la formation d'un autre Cabinet après una vive opposition de la part des Fédereaux avancés qui réclamaient que le choix de tous les Ministres fùt lais:sé à l'Assemblée. Cette dernière tiendra encore une séance ce soir IPOur recevoir rcommunkation de la composition du nouveau Cabinet. L'ancien Président du pouvoir exécutif a produit une profonde impression en déclarant officiellement le bruit en circulation depuis hier au soir de l'état de revolte contre ses ,che:fis dans lequel se trouve l'armée de Catalogne. Sur d'autres p.oints de la péninsule de graves désordres sont aussi signalés.

553

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1197 Berlino, 7 giugno 1873 (per. l' 11).

Sa l'E. V., dai rapporti di questa R. Legazione e dalla stampa quotidiana, che i cosidetti socialisti-cattedratici (Katheder Socialisten), tennero per la prima volta nello scorso autunno un congresso nella città di Eisenach, in Turingia. E le è pure noto che quelle discussioni, condotte da uomini dotati di profonda e varia scienza, caldeggiatori di profonde riforme nel campo economico non meno che gelosi dell'ordine sociale, fornirono egli è vero alquanti utili risultamenti, di cui sarà per avvantaggiarsi la scienza economica, ma non permisero che si formulassero pratiche e positive conclusioni sui vari argomenti sottoposti alla analisi. Ciò nondimeno la riunione di tanti economisti e giurisperiti tedeschi, di membri del Parlamento, di grossi proprietari e industriali e di alti funzionari pubblici, tutti animati dal desiderio di veder ristabilita la concordia fra 'capitalisti e operai, me11cè alquante riforme da facrsi a pro di questi, costituiva da sè un fatto degno di nota. Erra la prima volta che una criunione, occupata a deliberare sovcra materie fatte per destare le più intempestive speranze ed atte a sollevare le passioni delle moltitudini, schivasse ogni intemperanza di pacrola e pcrocedesse con quella secrenità di mente, che non è certo una delle più grandi virtù delle Assemblee socialiste. Era la prima volta che, discutendosi sul gran problema sociale con sufficiente ampiezza d'idee e con animo assai disposto in favore delle classi operaie, queste non vi si trovassero direttamente rappresentate. E giova notare altresì che la pubblica opinione si mostrò sin dal bel principio, e si mostra tuttavia, favorevole a questo tentativo, che s'ebbe pure l'appoggio indiretto del Governo Tedesco.

Tutte queste cose ci fanno accorti che la nuova scuola dei Socialisti Cattedratici è una di quelle manifestazioni che meritano venir studiate dagli uomini di Stato, non tanto per gli esigui risultamenti finora da essa forniti, quanto per l'influenza 'che •essa princtpia a far sentiTe qui éliPPO le parti più direttamente interessate, grazie all'indole eminentemente conservatrice delle sue mire_

In questi ultimi giorni è venuto fuori per cura del Comitato di questa Scuola, un avviso che riferendosi al congresso dello scorso anno, ne fissa un altro di simil genere per il venturo ottobre, nella stessa città di Eisenach_ Ecco qui il sunto delle idee, che si contengono in quel documento.

Nell'odierno movimento socialista non può sconoscersi l'esistenza di un legittimo tentativo di sviluppare ulteriormente e di riorganizzare !'.attuale sistema di produzione. Da siffatto movimento origina la lotta tra il capitale e il lavoro: su questo punto sorgono non poche urgenti quistioni, che lo Stato e la Società hanno interesse di risolvere mercè pacifiche riforme. Ei bisognerà dapprima farsi un'idea chiara delle condizioni degli operai e dei rapporti di questi coi padroni, determinare le esigenze legittime delle associ~zioni, promuovere il progressivo svolgersi, non meno che condurre alla concordia le parti dissidenti. Sarà inoltre necessario di ponderare seriamente i rimanenti problemi sociali ed economici, ·Che riguardano il sistema della pubblica salute, dell'istruzione, delle vie di comunicazione o traffico, delle sqcietà anonime industriali e delle imposte. I socialisti cattedratici sono di parere che l'assoluta signoria degli interessi dei singoli individui danneggia !il benelssere economico dehla comunità civile. Or questo non potrà essere guarentito, se non promovendo presso tutti il sentimento di solidarietà e di umanità, e facendo tesoro della benefica influenza dello Stato, per la protezione degli interessi solidali di tutte le classi. L'ingerenza dello Stato nel campo economico non va considerata come un male inevitabile, ma bensì come il compimento di una delle più alte esigenze del nostro tempo. E si nutre da ultimo speranza che, dallo scambio regolare e incessante d'idee tra padroni e operai, tra uomini della scienza e uomini della pratica, si potrà ottenere un accordo duraturo.

Ora, per agire con efficacia e utilità nella vita pratica, i socialisti cattedratici si propongono di formare una associazione sociale-politica permanente, la quale possa anche nel campo politico esercitare la sua azione conciliatrice, all'istessa guisa che nel campo economico. Mentre in questo essi mirano a ristabilire la concordia tra il lavoro e il capitale, in quello intendono che lo Stato sia guarentito, tanto contro i trasmodamenti della parte liberale, quanto contro quelli della parte conservativa, -cioè tanto contro la rivoluzione quanto contro la reazione.

A questa scuola non fà certo difetto, né la copia e vastità delle dottrine, né la nobiltà dei propositi: d'altra parte però non è chi non veda che queste idee peccano non poco dal lato della precisione, e si risentono troppo della loro origine accademica. Né le aspirazioni dei fautori di questa scuola si distinguono meno per quel non so che di vago e di utopistico, da cui sono quasi sempre accompagnati i primi tentativi intorno una materia tanto vasta, come è la quistione sociale. Ma se è vero che col provare e riprovare ~peSISo si dioco,pre la verità, chi oserà oggi condannare in modo assoluto e sommario gli sforzi dei

socialisti cattedratici?

Mi è piaciuto richiamare l'attenzione di V. E. sul contenuto del programma di questa scuola; ed a me sembra non aver fatto opera vana, perché ei giova notare, ripeto, qualunque manifestazione di simil genere, che per esigua che sia in sé medesima non merita di venir trasandata, se si vuoi tener dietro scrupolosamente i passi, che van facendo in questo Paese gli studi del gran problema sociale.

554

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1198. Berlino, 7 giugno 1873 (per. il 12).

A la réception du Corps diplomatique, le Schah m'a dit que, malgré son vif désir de saluer à Rome Notre Auguste Souverain, la ll"'éali.ISiation de ce projet était encore incertaine, car il redoutait pour sa santé les grandes chaleurs en Italie durant les mois de juillet et aoiìt. Ce langage m'a été traduit en français par le Grand Vizir. Quelques instants plus tard, le Ministre des Mfaires Etrangères Mirza Malcom Khan me parlait dans le meme sens, en ajoutant qu'il croyait néanmoins que S. M. Persane finirait par se décider à effectuer ce voyage.

Je regrette de ne pas avoir eu l'instruction de l'en détourner; mais nous serions parfaitement à temps de le faire soit par notre Mission à Bruxelles où le Schah arrivera le 14 Juin, soit par l'entremise de notre Ministre à Londres où S. M. compte se rendre le 1,8, du meme mois.

Jamais en effet il ne peut se présenter un visiteur aussi incommode. Son indifférence hautaine, son laisser aller, son humeur capricieuse et despotique, ses habitudes étranges, son manque de civilité formaient un contraste frappant avec 1es usages et les étiquettes d'une Cour européenne. On ne tarde pas à s'apercevoir que c'est bien là 1e souverailn d'un peuple tombé au demier rnng des nations civilisées et qui par suite de ses défauts tend chaque jour à descendre davantage. Agissant, entre autres, au rebours de la maxime que l'exactitude est la politesse des Rois, il se plaisait à se faire attendre partout où il était invité soit aux réceptions au Palais, soit au théàtre, soit aux parades militaires. Ainsi à une revue de la garnison de Potsdam commandée par le Prince Impérial, les troupes durent rester une heure et demie à l'ardent soleil jusqu'à ce qu'il convint au Schah de se montrer à une des :fenetres du Palais pour battre en retraite après le défilé des deux premières compagnies. Le ballet et son personnel paraissaient :seuls l'intéresser. S.on dépall"t a été un véritable soulagement pour l'Empereur et surtout pour l'Impératrice peu habitués aux façons trop cavalières de ce Monarque qui ne se distinguait que par l'éclat et la profusion de diamants sur ses uniformes. M. de Balan, le Secrétaire d'Etat, me disait combien il était regrettable que l'on n'ait pas écarté une semblable visite.

Ce serait donc un service réel à rendre à notre Roi .que de Lui éviter l'en

nui et la fati·gue de il"ecevoir :le Schah et sa suite, composée de 43 personnes

parmi lesquelles se trouvent deux de ses oncles, un frère, un beau-frère, le

Grand-Vizir etc. Il faudrait les défrayer complètement, trains spéciaux, étren

nes meme celles pour les facteurs au Chemin de ·fer etc. etc. chercher à les oocuper, à les distraire malgré leur :indolence, SUIPPorter tous les dégàts prodwts par leurs habitudes malpropres au point que la Cour de Russie avait cru devoir en prévenir celle de Berlin. iils allaient jusqu'à cullisiner dalliS les salollJS les mets favoris de leur maitre. Ils y saignaient et plumaient les poulets, et on les a vus persuader un mouton rétif à monter l'escalier royal pour se faire égorger. Et y comprenant la domesticité, on arrive au chif.:fre d'une centaine de personnes. Outre les fraiJS énOII'Iffies de l'entretien ~ celles qui ne log~ent pas au Palais, il faut largement indemniser les propriétaires des hotels qui sont loués pour héberger ce monde.

Vient ensuite la question des décorations. La Cour de Russie -et la liste n'est pas encore close -a distribué 13 grandcordons y compris le St. André en diamant pour le <Schah et 12 autres croix d'un ordre inférieur; plus des tabatières enrichies de pierres précieuses, bagues, montres et armes. Ici on agira de meme. Trois Aigles noirs, dont l'un en diamant, ont déjà été conférés au Schah, à l'un des oncles et au Grand-Vizir. Mirza Malcom Khan a été un des moins bien traités à Pétersbourg. On ne lui a donné que le grand cordon de St. Stanislas.

Ce sont là des ennuis, des fatigues et de grandes dépenses sans aucun profit ni politique, ni commerciai pour la plupart des Puissances européennes. Aussi est-il difficile de comprendre pourquoi le Roi des Belges n'a pas imité le Roi des Pays-bas qui s'est empre.ssé d'envoyer à ses représentants à Pétersbourg et ici l'ordre forme! de décliner de la manière la plus polie toute ouverture d'une visite à la Haye en prétextant une absence de la Capitale et en invoquant des raisons de santé de S. M. Néerlandaise.

L'exemple de l'Angleterre n'est pas de mise, car cette Puissance a de graves intérets à sauvegarder dans l'Asie Occidentale, menacée par l'influence de plus en plus prépondérante de la Russie. Et quant à la Prusse, comme Berlin se trouvait etre l'étape interméddaire et obligée entre Pétersbourg et Londres, il eiìt été impossilble de lui barrer en quelque sorte la route.

Tout en transmettant parma dépecihe N. 1199 (l) des détails Slllr la réc~tion faite ici au Schah de Perse, j'ai cru de mon devoir de l'accompagner des observations ci-dessus pour que notre Auguste Souverain puisse prendre un parti en parfaite connaissance de cause.

555

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI E1STERI, VISCONTI VENOSTA

R. 196. Vienna, 9 giugno 1873 (per. il 15).

Sua Maestà l'Imperatore di Russia giunto in questa Capitale il 1° corrente, ne partiva, diretto alla volta di Stoccarda il giorno 7 nelle ore pomeridiane. La visita fatta da S. M. Alessandro II a S. M. Francesco Giuseppe, anche volendola ridurre alla semplice espressione di un atto di cortesia è sempre un

fatto non senza significazione, siccome nuova arra di migliori e più facili relazioni fra i due vicini Imperi. In tale senso infatti parmi sia stata generalmente apprezzata qui.

La circostanza poi che lo Tzar volle farsi accompagnare a Vienna dalle Loro Altezze Imperiali il Gran Duca e la Gran Duchessa Ereditaria nonché dal Gran Duca Vladimiro; la presenza al seguito dell'Imperatore di S. A. il Principe Gortschakoff (il quale portò seco i suoi due noti coadiutori l'Hamburger ed il Yomini) e del Maresciallo Conte Berg, non fece se non accrescere l'importanza almeno apparente di questa visita.

Per conto mio però, confesso, esito a credere, come taluno vorrebbe supporre, si siano in questa circostanza conchiusi precisi accordi pel presente, tanto meno poi in previsione di eventualità future. Questa visita, io ritengo, non fu altro se non la conseguenza del Convegno di Berlino dell'anno scoli"so, sia quello che questa interamente dovuti all'iniziativa del Principe di Bismarck che vede nella pace fra quei due potenti vicini della Germania, una guarentigia per l'avvenire del nuovo Impero, nell'eventualità forse non lontana di nuovi conflitti colla Francia, ben persuaso, e con ragione, che tale pace non potrà mai mutarsi in un'alleanza abbastanza intima da riuscirle un pericolo. Infatti se l'incontro dei due Imperatori in questa Vienna diede luogo ad uno scambio reciproco di atti di alta •cortesia, sarebbe un'illusione il ·Credere si siano ~ristabilite le cordiali ed intime r·elazioni che per lo passato riunivano i due Imperi, le due Case Regnanti. La maggiore riserva sembra invece abbia presieduto costantemente alle relazioni personali fra i due SoHani, ai varj colloquii che il Principe Gortscha· koff ebbe col Conte Andrassy.

L'Imperatore Alessandro giunse a Vienna poco bene in salute, e questa non si migliorò durante il suo soggiorno qui.

Le straordinarie misure di precauzione che la Polizia credette, a torto od a ragione, difficile si è l'apprezzarlo, prendere a tutela della persona dello Tzar, i timori fondati o no, da cui Egli stesso pare fosse compreso, non fecero se non accrescere la sua nostalgia, e rendergli meno gradito il suo soggiorno in questa Capitale. Alessandro II si mostrò in pubblico il meno che possibile, parlò con poche persone, e nel rispondere ai toast portatigli dall'Imperiale suo ospite in due successivi pranzi di gala, ebbe ad usar espressioni alquanto meno sentite di quelle di cui ebbe a servirsi Francesco Giuseppe. Insomma il suo contegno fu mai sempre improntato ad una tal quale fredda riserva che non poté a meno di fare impressione. Più freddo e riservato di Lui mostrassi poi il Gran Duca Ereditario, il di cui avvenimento al Trono il giorno in cui cesserà di vivere il Padre, è da tutti ritenuto qui come il principio di serie complicazioni per la pace di Europa, stante i suoi ben noti sentimenti Panslavisti, il suo poco celato malanimo per la Germania.

Il Conte And!raS1sy che io vidi testè e col quale ebbi naturalmente a parlare

della or compiutasi visita Russa, si espresse meco in modo da confermare la

mia impressione; cioè che essa abbia lasciato il tempo e le cose presso a poco

come stavano prima. Egli dissemi bensi che il ghiaccio esistente da tanti anni

fra i due Imperatori si era finalmente rotto, ma siccome per dimostrarmelo mi

diceva che oltremodo cordiale era stato il commiato al momento della partenza,

parmi non provasse gran fatto il suo asserto, tanto più che egli premetteva che

fino a poco prima le relazioni fra i due Sovrani erano rimaste, a malgrado il reciproco buon volere, ben poco espansive. Messo sull'argomento delle Cose d'Oriente che alcuni giornali dicono abbiano formato oggetto di scambio di vedute, dissemi molto recisamente che mentre l'anno scorso a Berlino si ebbe infatti occasione di parlarne nel senso di astenersi sì da una parte che dall'altra dall'esercitare un',azione qualsiasi tendente a mutarvi lo statu quo; questa volta non se ne era parlato affatto. Il tuono ed il modo col quale questa dichiarazione mi fu fatta, mi dà fondata ragione di credere che essa sia !fondata sul vero, e ciò tanto più che se così non fosse, sono persuaso il Conte Andrassy avrebbe evitato di discorrere meco sull'argomento, ma non mi avrebbe detto cosa contl·aria alla verità; il carattere del nobile Conte mi è di ciò garante.

(l) Non pubblicato.

556

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 120. Roma, 10 giugno 1873, ore 20.

Le Roi désirant partir de Rome a reçu ce matin M. Fournier en audience particulière bien que celui-ci ne fUt pas encore à meme de lui remettre les lettres de créance. Ce soir M. Fournier m'envoie la lettre de Cabinet du maréchal Mac Mahon au Roi. Pas de 1ettres de créance. Or }e tiens à ce qu'il n'y ait pas d'inégalité de traitement entre nous et les autres grandes puissances. Veuillez m'informer exactement et en tout cas retardez la présentation de vos nouvelles lettres que je vous ai déjà expédiées.

557

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

Berlino, 10 giugno 1873, ore 10 (per. ore 21).

Anciennes lettres de créance étant signées par M. Thiers, M. de Bismarck a dit à M. de Gontaut qu'H en fallait d'autres signées paa: ile nouveau Président. Il est présumable que le Cabinet prussien cherche à faire adopter cette manière de voir par la Russie et l'Autriche. M. de Keudell arrivera demain à Rome.

558

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

T. 121. Roma, 10 giugno 1873, ore 23.

Ce matin le Roi m'a chargé d'aUer chez le Comte Wimpffen et de lui dire qu'il était on ne peut plus sensible à l'invitation de l'Em!Pereur de se ;rerndre à l'exposition. S. M. aurait désriré faire le rplus tòt poss:ible sa viJsite à la Cour de Vienne, mais les soins de sa santé extgeant absolum.ent un séjour de quelques semaines dans les Hautes Alpes, le Roi, sans renoncer complètement à son projet, se voit forcé d'en remettre l'exécution vers la fin de l'été. Si à cette époque le Roi ne peut pas se mettre en voyage, le Prince Humbert ira à Vienne pour exprimer à l'Empereur les remerciments et les regrets de Son Auguste Père. Je me suis acquitté aujourd'hui auprès de M. de Wimpffen des ordres de S. M. et je juge à propos de vous informer immédiatement de la décision prise par le Roi afin que vous puissiez vous exprimer avec M. d'Andrassy dans le meme sens et conforunément à votre lettre particulière du 3 courant (1).

559

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

(AVV)

L. P. Roma, 10 giugno 1873.

Ressman parte questa sera e .gli do questa lettera per ·ringraziarvi della vostra interessante del 4 co.11rente (2). La lessi al Re il quale mostrò awrezzare aSISéli vivamente il giudizio che voi fate della situazione ~JX"esente e della futura. Il linguaggio tenutovi dal Maresciallo Mac Mahon e dal Duca di Broglie, le altre manifestazioni fatte pure dal Governo del nuovo presidente sono rassicuranti. Ma, chiedo con voi, fin quando questo stato di cose durerà? Ad ogni modo è già qualche cosa guadagnare del tempo; consolidarsi in pace e avere la tranquillità necessaria per spingere innanzi le quistioni finanziarie e militari fra l'Italia e la Francia, voi l'avete giudicato da un pezzo, non è suscettibile d'una cura radicale. Non vi si può applicare che un trattamento sintomatico, che non dà una fiducia assoluta sulla riuscita ma che è il solo possibile. E appunto perché la fiducia non è assoluta, non bisogna perder d'occhio l'eventualità dell'insuccesso. Dal canto nostro, dico con voi: né mal volere, né troppo zelo. P armi che dobbiamo persistere nella stessa attitudine la quale dimostri il nostro desiderio di vivere in buone relazioni e ·che non è da parte nostra che si vogliono sollevare delle difficoltà. Solo il linguaggio che io terrò al Ministro di Francia e che deve essere rLferLto al Duca di Broglie, non sarà esattamente quello che sa[pevo dover essere riferito al signor di Rémusat, e al nostro linguaggio temperato e conciliante si associerà, per la forza delle cose, una riserva un IPÒ !Più ferma rper quanto riguarda la reciproca sfera della nostra indipendenza e del nostro diritto. Per questo approvo ·completamente il linguaggio esplicito che voi avete tenuto ai nuovi governanti. La situazione generale è quella che è e non è dato ad alcuno, almeno per ora, il modificarla. Ciò che è possibile e ciò da cui si riconoscerà se vi è qualche buon volere e se si vuole continuare nella condotta seguita dal Governo del signor Thiers, è di porre cura a evitare gli incidenti, sopratutto

in ciò che riguarda le varie questioni particolari che esistono a Roma, poiché gli altri possibili incidenti li temo assai meno. Oramai la soluzione di queste questioni ha una base e questa 'base è la legge che, votata dalla Camera, sta per essere votata anche dal Senato. Questa legge, per ciò che specialmente riguarda gli stabilimenti esteri, non è una sorpresa. È conosciuta da sei mesi, le modificaz1oni apportatevi in altri ,punti furono pure conosciute, prima che fossero votate ed ora ch'essa sta per essere una legge dello Stato, non ci sarebbe possibile di ammettere delle difficoltà che non si produssero prima. Ciò non toglie che, nella esecuzione, avremo cura di non dipartirei da quei riguardi che sono compatibili colla l·egge che si tratta di eseguire. Finora gl'incidenti possibili a cui accenno furono evitati, prevenuti e aggiornati e in ciò senza dubbio, oltre la nostra moderazione, giovarono assai le disposizioni personali di Rémusat e di Fournier. Ora se questi incidenti, finora evitati, sorgessero e diventassero del pubblico dominio, essi sarebbero certo considerati come il sintomo, la prova di una nuova situazione e d'una politica il cui piano comincia a svolgersi. Ma, dite voi ed io pure ne sono profondamente convinto, fra l'incertezza e le prospettive poco ridenti di tutte le combinazioni possibili in Francia, l'Italia deve cercare una base rassicurante per la sua sistemazione internazionale. Noi abbiamo ragione d'essere soddisfatti dello stato attuale delle nostre relazioni. Coll'Austria i rapporti sono ottimi; il Governo austriaco il quale s'era molto interessato per la questione della legge dei conventi, sovratutto per i Generali si astenne in seguito dal farci una osservazione qualunque e apprezzò le ragioni per le quali non potemmo fare a meno di accettare alcune transazioni, per non esporci a scinder·e inevitabilmente il partito moderato nella Camera e a dare il potere alla sinistra con danno nostro e certo senza alcun vantaggio per quell'ordine di idee o d'interessi religiosi di ·cui il Governo austriaco si mostrava sollecito. Ma anche per l'Austria bisogna farsi la domanda: sin quando durerà? Il Conte Andrassy seguita verso l'Italia una politica lealmente amichevole, egli è francamente convinto che interessi permanenti e superiori consigliano questa politica, il suo programma è l'accordo coll'Austria, della Germania e dell'Italia, combinazione certo desiderabile per noi, che assicurerebbe la nostra tranquillità e quella dell'Europa_ Ma la situazione è incerta in Austria. I d:eudali, i :federalisti, tutti coloro che hanno delle alleanze clericali, i Circoli di Corte, senza eccezione, non ci sono amici, se il Conte Andrassy cadesse se altri elementi prevalessero nelle sfere politiche, le relazioni fra l'Italia e l'Austria se ne 'risentirebbero. Finché il Conte Andrassy è al potere, sono convinto che la Francia non può contare di trovarlo compagno in alcuna velleità diplomatica. Pei nostri rapporti colla Russia il viaggio della Czarina in Italia non fu senza buon effetto. L'Imperatore Alessandro fu assai sensibile alle accoglienze oltremodo cortesi del Re e ciò servì a ravvivare cosa assai importante, colla Russia, le relazioni amichevoli fra le due famiglie, relazioni che prima erano un po' allo Stato neutro né buone, né cattive, né fredde, né calde. Finisco colla Germania in violazione del precetto Ab lave principium. Potete immaginarvi che da questo lato non mancai di portare tutte le mie cure. I rapporti sono oggi buonissimi. Il Principe di Bismarck non mancò mai, quando se ne presentò l'occasione, di parlarci della solidarietà

negli interessi 1Che ravvkinano e rendono solidali la Germania e l'Italia. L'invio del Signor di Keudell è una prova di queste disposizioni e il Ministro germanico giunse qui per parlarmi con calore, direi quasi, con entusiasmo del suo proposito di lavorare aUe intime relazioni fra i due paesi. Vi aggiungerò anche che tanto Bismarck a Berlino, come Keudell qui ci dissero assai esplicitamente: non preoccupatevi troppo della Francia, se essa vi minacciasse, la Germania sentirebbe i 1suoi interes1si impegnati, si sentirebbe toccata da queste minacce e non permetterebbe che fossero poste ad effetto. Non v'è più di questo, :ma v'è l'assicurazione reciproca, formale, del desiderio di rendere i rapporti sempre più amichevoli e fondati su una mutua fiducia. La sola cosa che produsse a Berlino un certo malumore, appena svanito, fu il protocollo da noi firmato con Ozenne, malgrado il desiderio che ci era stato vivamente espresso di vederci declinare categoricamente la proposta del signor Thiers, nell'interesse della politica commerciale della Germania e degli altri Stati. Ho parlato a Ressmann di questo affare. Egli vi dirà che cosa ne penso. V'è dunque col Gabinetto di Berlino la constatazione di un accordo morale. Ma, alla lunga, un simile accordo

o rimane una parola vuota di effetto o si traduce in una attitudine comune nelle questioni che possono sorgere, in un indirizzo comune nel complesso della politica generale. È più 'che [probabile che, in base appunto delle buone relazioni esistenti, ci si esprimono dei desideri di vederci seguire una piuttosto che l'altra linea di condotta nell'una o nell'altra circostanza. Finora noi abbiamo potuto coltivare le nostre relazioni colla Germania d'un così grande interesse per noi senza .offendere le suscettibilità della Francia e senza dipartirei da quei riguardi che pure giovano a un altro nostro interesse che è quello di mantenere facili e rassicuranti i nostri rapporti colla nostra vicina. Finora è abbastanza riuscito di conciliare questi due intenti. Ci riescirà sempre? Sarà questa una delle difficoltà della nostra politica. Da un lato dei ménagements, verso un vicino col quale abbiamo tanti rapporti ·e tante questioni grandi e piccole, sono imposti dalla moderazione, dal buon senso, dal bisogno di non rendere tesa pericolosa e difficile, ,senza una assoluta necessità, la situazione gimnaliera delle cose. Dall'altro lato a Berlino si diffida dei nostri impenitenti amori per la Francia e vi sarà si può almeno temerlo, la tentazione di chiederci delle arre.

Poco a dirvi della nostra situazione interna. La sessione parlamentare volge al suo fine. Se non sorge qualche impiccio, il Ministero continuerà sino alla riapertura del novembre o del dicembre. Allora credo che una composizione si imporrà come necessaria, forse anche un vero mutamento. Ma se mutamento vi sarà, sarà più di persone che di politica, poiché gli ultimi voti della Camera e più ancora la morte di Rattazzi hanno assolutamente allontanata la probabilità della sinistra e assicurato l'indirizzo delle cose nelle mani del partito moderato. Fu sopratutto per raggiungere questo intento e per un sentimento di dovere, assai penoso, che accettai la transazione proposta dal Barone Ricasoli.

Ho una preghiera a farvi. Se vedete il signor de Rémusat vogliate ringraziarlo a nome mio delle disposizioni benevoli, concilianti, leali di cui non mancò di dar prova al nostro .paese mentre rimase al Governo, ditegli che ne serbo una riconoscente memoria e che mi terrò altamente onorato s'egli mi permetterà che alle nostre relazioni ufficiali sopravvivano delle relazioni private di cui sento e apprezzo tutto il pregio.

(l) -Cfr. n. 544. (2) -Cfr. n. 547.
560

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R.1201. Berlino, 10 giugno 1873 (per. il 14).

Nella seduta di ieri, il Reichstag esaminava il capitolo relativo al Dipartimento Imperiale degli Affari Esteri del Bilancio preventivo per l'anno 1874, e siccome era da prevedersi si ripeté la mozione di cancellare la somma che vi è iscritta per una L•egazione Imperiale presso la S. Sede.

L'On. dottor Lowe chiese la soppressione di quel posto. L'Impero tedesco è nato quando lo Stato Pontificio aveva già cessato di esistere, non ha concordati con la S. Sede, la separazione dello Stato dalla Chtesa ha già proceduto tanto oltre nei singoli Stati dell'Impero, che il mantenimento di un rappresentante dell'Imperatore presso il S. Padre è per lo meno senza utilità pratica. Oltre a ciò, è contrario al diritto delle genti lo inviare un Ministro presso chi non regge più sovranamente uno Stato, e si urtano in .questo caso i sentimenti di amicizia ·che legano l'IIIliPero all'Italia. L'On. dottor Lowe rr,ammentò pure che l'iniziativa di inviare un Ambasciatore tedesco presso il Sommo Pontefice aveva incontrato una ripulsa della 8. Sede.

Il Dottor Reichensperger, cattolico della frazione del centro, si oppose a siffatta mozione. I rappresentanti non si inviano allo Stato, ma bensì al Sovrano, e le Potenze non si devono rispettare ·colla norma della quantità di cannoni di cui dispongono. E difatti, i giornali ufficiosi parlano del Santo Padre come di uno dei più potenti Sovrani, ·e si affaccendano sul da farsi nella eventualità della .sua morte. Se però essi stimano che' in simil caso converrebbe all'Impero inviare a Roma un commissario, commettono un grande errore, perché la elezione di un Papa è cosa puramente cattolica, e non vi avrebbero ·che fare commissari di potenze estere.

Il Cancelliere dell'Impero parlò a due riprese per esporre al Reichstag il modo di vedere del Governo, e per chiedere che l'articolo del bilancio in discussione fosse approvato quale era stato proposto. Il Principe di Bismar·ck non fà dipendere il mantenimento di una Legazione presso la S. Sede dalla circostanza della Sovranità del Sommo Pontefice. La Legazione Imperiale presso il Papa è attualmente vacante, perché il Governo non può tollerare che i suoi funzionari dieno ascolto a parole che non devono udire. Ma tempora mutantur et nos mutamur in inis. Non si deve chiudere assolutamente la via ad un riavvicinamento, il quale permetta a tutti i cattolici senza eccezione di vivere in pace e tranquillità con il Governo. È assai difficile, sia per l'una che per l'altra delle Parti, di muovere il primo passo in siffatta via. Ma una Legazione offrirebbe all'occorrenza il più facile dei mezzi per la possibilità di simile riavvicinamento e di un cambiamento di relazioni, e perciò non conviene cancellarla dal bilancio. Quanto alla eventualità della ·elezione di un nuovo Papa, il Principe di Bismarck dichiarò che il Governo Imperiale si asterrebbe dallo immischiarvisi, perché stima essere ciò desiderevole nell'interesse della pubblica pace. Il Governo Imperiale non avrà che da pronunciarsi sovra la legittimità della elezione, quando questa gli verrà annunciata.

L'On. Reichensperger si rallegrò di simile dichiarazione.

Non voglio tardare a far notare all'E. V. le due dichiarazioni che il Prin

cipe di Bismarck fece ieri in si importante argomento. Mi riservo di trasmetterLe

poi il resoconto ufficiale della discussione, appena verrà pubblicato.

Il Principe di Bismarck, che non rilevò punto la considerazione dell'On.

Dottor LOwe circa le :relazioni amichevoli della Germania con l'Italia, vuole in

sostanza lasciar aperta la via ad una conciliazione con la S. Sede, che per altro

sembra ora più che mai lontana. Ma il diritto che egli rivendica per il Governo

Imperiale di pronunciarsi sovra la legittimità degli atti di un conclave, è gra

vido di serie conseguenze. I commenti che si fanno di tali sue parole, signifi

cherebbero per l'Impero l'autorità di esaminare, non solo se il conclave avrà

agito legalmente, ma benanco se si sarà tenuto il debito conto del Veto da parte

delle Potenze che ne fanno valere il diritto.

Quanto all'articolo ~n dtscOI'ISo del Bilancio per il 1874, che porta 15.000 tal

Ieri per un Ministro presso il Santo Padre, e 2.700 talleri per il Segretario di

quella Legazione, il Reichstag vi diede la sua approvazione.

561

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI E1STERI, VISCONTI VENOSTA

T. 282,. Madrid, 11 giugno 1873, ore 18 (per. ore 10,55 del 12).

Le Ministère vient enfin de se constituer de la manière suivante: Py y MargaU, :présidence et intérieur; Ladico, finances; Benot, travaux :pubUcs; Muro, affairels étrangères; Sorni, colonies; Fernando Gonzales, gra·ce et justice; Aurich, marine; Estevanez, guev:re.

562

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 283. Madrid, 11 giugno 1873, ore 18 (per. ore 10,55 del 12).

Tous les membres du Ministère ont été nommés individuellement par la Chambre et il est difficile d'indiquer exactement 'sa 'couleur. Vous connaiJssez les Ojpinions de Py y Marrgall et Vous pouvez jugeìi" la situation par le fait qu'aujoUìi"d'hui il représente :presque l'élément plus ~conservateur. Le seul Ministre qui est resté avec lui, est celui des Colonies. Le Gouverneur civil de Madrid, main. tenant Ministre de la guerre, est intransigeant, mais ami de l'ordre. Quant à celui des travaux publics, il est intransigeant réformiste prononcé. Les autres sont inconnus et passent pour comparativement modérés. On ne prete pas de longue durée à ce Cabinet. Le moment est fort critique. Les volontaires fédéraux sont en armes et ce matin un manifeste incendiaire invite le (peuple à se montrer souverain si aucun Gouvernement ne réussissait à se fomner. Aux Cortès Py y Margall a déclaré que les dangers étaient extrèmes et qu'il s'efforcerait de sauver la République. Pourtant ile parti le ,plus avancé ne 1se montre pas satisfait et compte ses forces pour etre pret pour agir. Figueras, qui avait cherché hier au soir à fair·e venir des renforts de gendarmes volontaires, est caché ou parti.

563

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2104. Parigi, 12 giugno 1873 (per. il 15).

Ieri il Principe Orloff presentò a S. E. il Maresciallo Mac Mahon Duca di Magenta, le lettere con cui l'imperatore di Russia lo accredita come suo Ambasciatore presso il Presidente della Repubblica Francese.

Il Duca di Broglie ha dato udienza questa mattina in Parigi ai membri del Corpo Diplomatico. Ho approfittato di questa occasione per esporre a S. E. il contenuto del dispaccio che V. E. mi diresse il 7 corrente sotto il n. 463 di Serie Politica (l) e che mi riservo di comunicare al Presidente della Repubblica alla occasione della presentazione delle mie credenziali. Il Duca di Broglie mi ringraziò intanto delle espressioni ed assicurazioni contenute in detto dispaccio e mi disse che esse concordavano ·coi sentimenti e colle intenzioni del nuovo Governo Francese. Passando poi ad un argomento più speciale, egli m'informò che aveva incaricato il signor Fournier di presentare a V. E. alcune considerazioni intorno al IPI'ogetto dii legge .recentemente votato dalla nostra Camera dei Deputati .sulle corporazioni religiose, aggiungendo che egli aveva fatto questo passo seguendo l'ordine d'idee del suo predecessore e nella stessa misura che, ben inteso, nulla era più lontano dal suo pensiero che un'intenzione qualunque di esercitare una pressione sul Governo del Re ma che credeva di dovergli comunicare il modo di vedere del Governo franc·ese e le sue considerazioni intorno ad alcune parti del progetto di legge in discorso al punto di vista dell'indipendenza dell'esercizio delle funzioni spirituali del Papato e dei suoi organi. Io dissi al Duca di Broglie che il Governo del Re avrebbe sempre, entro i limiti di questo punto di vista, accolto con interesse ed esaminato con aUenzione le considerazioni e le opinioni del Governo francese e che lo avrebbe fatto col desiderio sincero di tenerne conto, per quanto ciò fosse possibile.

Parlando poi non più ufficialmente ma privatamente, il Duca di Broglie mi osservò che il Governo Italiano aveva in certa guisa assunto l'impegno di dimostrare che all'esercizio indipendente del Papato non era indispensabile il potere temporale: che dipendeva dall'esito di questa dimostrazione il disinteressare, per dir così, dalla causa del potere temporale la parte più liberale dei cattolici: che era quindi di un grande interesse per l'Italia che questa dimostrazione fosse il più che si potesse compl·eta e manifesta. Risposi al Duca di Broglie che appunto lo scQI>o che noi ci prefiggiamo è di dimostrare in modo incontestabile ·che la Chiesa Cattolica ed il suo venerato Capo possono esercitare in Roma, in Italia

e nel mondo con tutta libertà ed indipendenza il loro lato mandato senza la 'necessità del potere temporale, e che in questa via noi credevamo di aver proceduto in guisa da non lasciare alcun dubbio sulla sincerità e sulla larghezza del

nostro programma e sulla sua pratica applicazione.

(l) Non pubblicato.

564

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 278. Therapia, 13 giugno 1873 (per. il 20).

Il Sultano ha accordato testè un nuovo Firmano al Khedive. Quest'atto Im

periale non è ancora di pubblica ragione né il testo di esso è per anco' cono

sciuto negli uffi.zii della Sublime Porta.

Nubar Pacha che, con manifesto suo compiacimento.. mi faceva parte d!

questa novella concessione Imperiale, mi disse che il recente Firmano non era

in sostanza che un atto ampliativo di quello del 1867, se si eccettua una parte

di esso che costituisce una vera nuova concessione, quella cioè avente tratto al

diritto ora accordato al Khedive di provvedere per terra, come Sua Altezza

meglio stimerà, alla difesa del paese di cui ha il Governo ereditario, e per cui

viene così abrogata la disposizione ristrettiva dei precedenti Atti fin qui in

vigore, in forza della quale, come è noto, la forza numerica delle truppe vice

reali non poteva essere superiore ai tr.enta mila uomini.

Nel resto il nuovo Firmano riconferma i diritti precedentemente riconosciuti

nel Khedive, ed in modo e51Plicito gli si rriconosCie ora la facoltà di conchiudere

convenzioni meramente commerciali ·colle estere Potenze.

Il Ministro del Khedive per non risvegliar 'forse suscettibilità ed ap~en

sioni attribuisce il carattere di pressoché una semplice interpretazione al nuovo

Firmano; ma né a lui né ad alcuno qui sfugge l'importanza delle concessioni

ottenute con esso da Ismail Pacha, al quale sarebbero state così a cuore che a

quest'unico scopo, al dir del pubblico, avrebbe Sua Altezza fatto l'imprestito

di 600 mila lire sterline, che egli conchiuse infatti in questi stessi giorni colla

Società Generale dell'Impero Ottomano.

565

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

(Carte Robilant)

L. P. Roma, 14 giugno 1873.

n mio telelgTamma (l) vi ha informato della riS!POSta ch'io fed al Conte Wim!Pffen per incarico di S. M. Nel mio colloquio ,con Wimpffen mi e51Pressi in modo da lasciare a divedere che la mia non era solo una formola polie per dire che il Re non sarebbe andato a Vienna; che il viaggio era sempre possibile quando le ckcostanze lo !Permettessero e ch'io lo desideravo, che, quando le civco.stanze

non avessero 1pemnesso a S. M. di recarsi a Vienna, allora il Principe di Piemonte vi sarebbe an<klto. tll vero nostro pensiero è questo. Dopo le vostre ultiJine lettere il Governo avrebbe rinunciato al progetto del viaggio del Re a Vienna, se questo viaggio si avesse dovuto considerarlo isolatamente. I buoni rapporti fra l]talia e l'Austria esistono, nessuno li desidera più di me, gli interessi comuni li consigliano e li cementano; ma, da quanto mi lasciate intendere voi stesso, in quell'ordine a cui si può riferire più specialmente il viaggio di un Sovrano, il viaggio del Re a Vienna sarebbe stato piuttosto un'apparenza che una realtà. Ma il viaggio a Vienna può collegarsi con un possibile viaggio a Berlino e con un possibile ritrovo fra il Re d'Italia e l'Imperatore di Germania; De Launay insiste per ciò, anche Menabrea vi avrà parlato del linguaggio tenutogli da varii personaggi della Corte di Berlino. Ma questo viaggio e questo ritrovo, per quanto desiderabile, non mi sembra per molte ragioni conveniente che quando sia naturalmente condotto da una circostanza, da una occasione che lo giustifichi e che lo spieghi. Questa occasione plausibile sarebbe l'esposizione di Vienna e la visita di varii sovrani alla Corte di Vienna. Quando io andai da Wimpffen pareva che l'Imperatore Guglielmo si disponesse a passare gli ultimi dieci giorni di giugno a Vienna. Ma il Re, che è stanco dal soggiorno di Roma, impaziente di passare un qualche tempo di riposo in Piemonte, soggetto anche a qualche accesso di febbre, non si sarebbe deciso a un viaggio sollecito e, d'altronde, a meno di uno speciale invito, non poteva imporre a Vienna, una doppia e contempor.anea ospitalità. Ora l'Imperatore Guglielmo è sofferente, il suo itinerario e i suoi progetti non sono ben noti e bisognerà prima accertarsi di questi elementi della situazione. Ad ogni modo, l'intenzione nostra sarebbe di dar luogo al viaggio a Vienna quando potesse collegarsi coi progetti di Berlino, vale a dire quando si avesse la certezza che il Re a Vienna riceverebbe un invito dall'Imperatore. Fu questa naturalmente una ragione di più perché a Wimpffen che mi chiese delle voci di ,gior:nali a questo riguardo, io rispondessi che finora non era stata quistione del viaggio a Berlino, ed è questa una ragione di più per riservare meglio l'avvenire nel nostro linguaggio a Vienna e per mostrarci tanto più amichevoli e cortesi parlando del viaggio perché non nasca la poco piacevole impressione che si vada dall'uno per vedere l'altro. Non ho altro per ora da dirvi. La sessione parlamentare tocca al suo termine. Ma come Sella si ostina a voler far discutere alcune leggi finanziarie, sarebbe tutt'altro che impossibile che si naufragasse su questo. Ad ogni modo, oggi il cambiamento non può essere che di persone; non essendovi alcuna probabilità, anche in caso

di crisi, per un Ministero di sinistra.

(l) Cfr. n. 558.

566

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 332. Madrid, 14 giugno 1873 (per. il 24).

Ieri è stato un giorno importante per le Cortes Costituenti. Esse udirono finalmente la dichiarazione del programma che intende seguire il nuovo Potere esecutivo, e procedettero quindi alla nomina del seggio pr·esidenziale reso vacante dalla demissione del signor Orense. Oltre ogni dire rilevanti furono le cose svolte dal signor Pi y Margall nell'esporre il piano delle prime riforme che propose all'Assembiea. Qui acchiudo per intero il testo (l) del discorso da lui pronunciato, e V. E. sarà giudice del carattere socialista che da esso traspira. In tal gutsa venne inte:r:pretato da tutti i membri dlel Corpo dii!Plomatico nel fume rap.porto ai loro rispettivi Governi.

Conformemente all'ordine in cui li enumerò, questi sono i punti stati trattati dal discepolo di Proudhon. Ristabilimento della disciplina nell'esercito (quante volte questa chimerica assicurazione è stata data dall'undici febbraio in poi!). Promozioni militari per giudizio contraddittorio creando tribunali di onore nei diver:si ~corpi. Revisione di ruoli del servizio militalre. 011ganizzazione della l'liiserva. Sospensione delle guarentigie costituzionali. Provvedimenti di Finanza. Separazione della Chiesa dallo Stato. Insegnamento gratuito e obbligatorio. Abolizione della schiavitù nell'isola di Cuba e estensione di tutte le libertà a quella provincia d'oltremare. Giurì misto di operai e fabbricanti. Questione del lavoro dei ragazzi nelle manifatture. Vendita dei beni nazionali alle classi operaie. Divisione della penisola in cantoni federali.

Unitamente allo ristabilimento della disciplina nell'esercito, nell'assumere la direzione della cosa pubblica il Presidente del Potere esecutivo, siccome già rassegnai a V. E., impegnò solennemente la sua parola di usare ogni sforzo pel mantenimento dell'ordine; ma fedele al suo passato e dominato dalle intransigenze della piazza egli levò nel Congresso la bandiera di ciò che arbitrariamente oggi si chiama il quarto Stato, facendo l'apologia di una guerra di classe a classe che ricordi quella della plebe contro il patriziato dell'antica Roma.

Raccomando all'attenzione di V. E. le parole da lui usate su questo particolare e che trascrivo:

• Dalle r1forme politiche passo alle sociali. Suppongo, signori Deputati, che vi siate fissati sul carattere delle rivoluzioni politiche; tutte traggono seco una rivoluzione economica. Le rivoluzioni politiche sono nel loro fondo una guerra di classe a classe : cioè uno sforzo delle classi inferiori per innalzarsi al livello delle superiori. Che cosa fu la lunga serie di lotte politiche che consumò le forze della repubblica romana durante sette secoli? Non fu altro che la guerra della plebe contro il patriziato; non fu altro che il desiderio della plebe d'innalzare la sua condizione al livello di quella dei patrizi. Che cos .. __ <iurante l'Età media la lunga lotta delle comunità, che durante due secoli tenne nella perturbazione tutta l'Europa? Non fu altro che la guerra delle classi medie contro le aristocratiche; cioè, il desiderio delle classi medie d'innalzarsi al livello della nobiltà. Questa rivoluzione ebbe la sua crisi suprema nel 1789 e d'allora prese vita il quarto Stato. Le classi operaie hanno oggi lo stesso istinto, gli stessi desiderì, le stesse aspirazioni ch'ebbero le classi medie •.

Sebbene dalle .sfere ufficiali non 'sia 1stato ancora accettato tutto il (plfogrnmma del famoso centro riformista, come V. E. può vedere, gli intransigenti debbono essere contenti dello svolgimento che promette l'indirizzo politico che prenderanno gli affari della Repubbltca nel periodo trnnsitorio e di preparazione durante il quale il potere sarà in mano al signor Pi y Margall.

Agli osservatori imparziali sarà di triste insegnamento la proposta da parte

del Governo democratico federale di sospendere quelle stesse guarentigie costi

tuzionali cui l'ultimo monarca che regnò in !spagna non volle mai consentire. L'annuncio della politica che intende adottare il nuovo Governo ha poi una importanza sulla futura Costituzione del paese che non isfuggirà ad alcuno. E' la prima volta infatti che si palesa la forma nella quale sarà interpretato il federalismo. All'inaugurazione delle Cortes tale questione venne evitata nel discorso scritto dal signor Castelar, il quale coi suoi amici non cessava mai di ripetere che il regime federale sarebbe .stato solo equivalente ad un semplice discentramento amministrativo e nulla più. La ripartizione del paese in cantoni sarà ora affidata ad una commissione che, contemporaneamente a quella incari. •cata di :redigere il ;In"Ogetto dii Costituzione, dlefìniÌrà il limite d'indipendenza e

di autonomia delle contemplate quattordici divisioni cantonali che i repubbli

cani avanzati combattono per avere completa e assoluta, secondo quanto ebbi

l'onore d'indicare a V. E. col mio rapporto n. 326 (1).

Che questo sia così anche nell'animo di chi tiene le redini del Governo, ri

sulta pur anco dal discorso del .signor Pi, colà ov'egli confessa l'incapacità di

presentare un bilancio presuntivo essendo impossibile di farlo prima che siano

stabilite le funzioni dello Stato, della provincia e del Municipio, in una parola

prima che sieno conosciute con esattezza le attribuzioni che saranno riservate al

centro federale.

Ma comunque queste attribuzioni possano venir fissate, è molto contesta

bile se la questione di finanza ne trarrà il benché minimo vantaggio. Le dichiara

zioni fatte dal presidente del Gabinetto a questo riguardo confermano piena

mente i calcoli della disastrosa posizione dell'erario che fin dal mese di aprile io

segnalava a V. E., cioè che al 1° luglio il deficit non sarebbe stato molto lungi

dal toccare la ci:fu'a di 600 milioni di franchi. S~iamo adesso dalla booca del

signor Pi che il deficit al termine del corrente giugno è già fin d'ora calcolato a

546 milioni di peseta.s ossia a 22,00 milioni di reali; che le scadenze che il tesoro

deve sopportare in questo stesso mese ascendono a 153 milioni di pesetas e che

non ve ne sono più di 32 per farvi fronte!

ll progetto del corso ·cartaceo forzoso del signor Tutau cadde 1insieme a quel

Minilstro per l'oiPIPOS[zione violenta che in un paese costituito come questo vi si è

sollevata da ogni lato.

Potrà l'antico commerciante Vice Console qui degli Stati Uniti, signor La

dico, che gli è stato dato per successore e che viene da tutti tenuto per eccessi

vamente inetto e ignorante in materia finanziaria, superare la difficoltà? E' le

dto diUlbitarne quando il [pll'esidente del potere esecutivo ammette egli medesimo

l'ÌffiiPOssibilità di 'concepire un piano qualunque ;prima 'che sia formulata la legge

fondamentale 1che dowà 1servir di baJse alla Costituzione pvlitica, e quando si li

mita a riconoscere che il solo compito ·che incombe al presente Ministero sia di

preparare la via a chi avrà in seguito il portafoglio deHe Finanze.

Se l'erario versa in tal miserrime condizioni che dire di tutto il resto?

Ben a ragione può l'attuale Ministro della guerra preoccuparsi dello stato

delle truppe; mai l'insubordilnazione giunse al punto in cui si trova presente

mente. Un battaglione di regolari appartenente al Corpo di cacciatori che era un

tempo modello di disciplina nell'esercito spagnuolo, fucilò or fan pochi giorni il

proprio Tenente Colonnello a Sagunto, perché diede ai soldati un ordine che

no:1 andava a talento di questi.

Che dire di un Governo che da tre mesi lascia trattare dalla Compagnia fran

ce:>e della ferrovia del Nord una convenzione coi Carlisti mercè la quale pagando

una somma quotidiana, che per l'esorbitanza della domanda non potè mai essere

concessa, gli insorti permettano il passaggio dei treni, alla condizione, tacita

mente accettata dal Potere esecutivo, ch'essi non servano al trasporto delle

truppe?

Tutto il rimanente va all'unisono con questo quadro, il quale ciò nondi

meno offrì ieri argomento al signor Salmeron nell'assumere la presidenza delle

Cortes alla quale venne eletto, di fare un discorso in cui fra i beni che nella sua

opinione la forma federale doveva arrecare al paese, affermò che con essa scom

parirà il despotismo delle riforme imposte daLL'alto. Strano contrasto coll'arbi

traria domanda di sospendere le guarentigie costituzionali e di distruggere collo

smembramento cantonale l'opera alla quale lunghe generazioni consacrarono i

loro sforzi e il loro sangue.

Fra i notevoli incidenti della seduta del Congresso di ieri fu cospicuo il ten. tativo di opporre alla candidatura Salmeron quella del signor Figueras da parte

di una frazione della sinistra, allo scopo dicesi di riabilitarlo. Dopo i recenti

eventi, questa circostanza ha destato non poca meraviglia e la di lui fuga repen

tina ·continua ad ·essere uno dei soggetti più incol111Prensibili, benché perfettamen

te consentaneo colle vicende tradizionalmente mutevoli degli annali spagnuo1i.

Nei seguenti ternnini .commenta l'Igualdad la dils;parizione di colui che veni

va considerato come il capo del partito repubblicano:

• Un fatto inaudito, uno di quegli avvenimenti che non hanno precedenti nella storia di nissun paese, produsse lo stupore in ogni partito e persino nelle persone le più indiffer·enti. Figueras, il pr.esidente del Potere esecutivo, l'uomo di fiducia che l'Assemblea avea autorizzato a proporre un nuovo Governo, abbandonò Madrid senza dare la minima spiegazione di questo inqualificabile ritiro. Nè i suoi più intimi amici, nè i compagni di tutta la sua vita politica, possono penetrare le ragioni di questa condotta che al par di tutti li ha ricolmi di sorpresa.

Si fanno molte Congetture 'che, per gravità le une e per inverosirniglia:nza

le altre, noi crediamo di dover respingere; l'unica cosa che faremo rilevare è

l'unanime censura e la severa riprovazione con cui tutto il mondo e molto parti

colarmente i nostri correligionari hanno accolto un simile procedere che anche

pei più benevoli è contrassegnato da mancanza di valore civile e da pusillani

mità di carattere. Il signor Figueras ha commesso un suicidio politico: solo alla

storia appartiene il giudizio dei suoi atti»

Corre voce ora che l'ex presidente diramerà una lettera per spiegare i

motivi della sua misteriosa partenza nella notte dell'undici corrente. Chi avreb

be preveduto che giorno per giorno, quattro mesi dopo la proclamazione della

Repubblica, il personaggio che aveva maggiormente contribuito al suo avveni

mento si troverebbe fuggiasco!

Si aggiunse pure che il capitano generale di Madrid signor Socias, prima arrestato e poi demissionario, esporrà alle Cortes i motivi che hanno provocato le precauzioni militari da lui prese nella notte predetta in virtù di ordini in iscritto dell'autorità superiore. Quanta coincidenza ·colle proteste della Commissione permanente della sciolta assemblea dopo il colpo di Stato del 23 aprile!

Riassumendo il fin qui detto debbo far osservare a V. E. che più ancora di quanto ha espresso è essenzialmente rimarchevole la promèssa che nella via delle riforme sociali il signor Pi y Margall ha ieri dato alle Costituenti colla seguente conclusione del suo discorso:

• Potrei parLarvi, signori Deputati, di moLte aUre riforme; però credo che bastino quelle che vi ho sottomesse per il tempo che abbiamo davanti a noi per realizzarle. Che cosa potremo fare sopra questo tema dal momento che dobbiamo entrare in discussione sulla Costituzione politica della Repubblica? Mi rimane dunque solo a dirvi che acceleriate l'opera di questa Costituzione; che è necessario 1che non perdiate un istante; che nominiate se poSISibile oggi stesso la commissione che ha da !'edigerne il progetto e quella che deve fissare lo scompartimento dei futuri Stati .federali. Solo costituendo rapidamente la Repubblica; solo dando a conoscere a tutto il mondo che la federazione non compromette la unità nazionale_ t;~ericolo che alcuni temono e che altri affettano di temere; solo così conseguiremo che i popoLi di Europa nutrano il rispetto dovuto alla Repubblica Spagnuola e comincino a riconoscerla.

Camminiamo verso questa meta e non risparmiamo mezzo alcuno pe.r raggiungerla il più prontamente possibile. Nostro desiderio è che tutti i popoLi intendano che non solo non siamo un pericolo per gli altri, ma che non lo siamo neppure per noi stessi.

E se voi, r1corda1Ildo le parole che vi ho rivolto, \Per quanto desautorate possano essere le labbra da cui escono, in vece di consumarvi in lotte sterili v'inoltrerete in questioni di vera rilevanza per la vita della nazione, io vi assicuro che salverete la repubblica per grandi e poderosi che sieno i suoi nemici •.

E' opinione del Corpo diplomatico che lo spirito socialista che prevale nella professione di fede fatta dal capo del Governo repubblicano sia di natura a produrre una pessima impressione in tutte le Potenze. Il signor Layard dicevami a questo riguardo che gli pareva ben difficile che colle tendenze conservatrici che caratterizzano il recente mutamento avvenuto in Francia, il Gabinetto di Versailles possa essere disposto ad alterare l'attitudine .finora osservata rispetto all'ordinamento rivoluzionario della Spagna. Del resto non pare a V. E. che dalle parole medesime del signor Pi y Margall trapeli il convincimento che per ora i Governi Europei non saranno proclivi a prendere un'iniziativa in senso favorevole fintanto almeno ·che durerà lo stadio provv,isorio che attraversiamo?

L'assenza di qualunque aLlusione aUa proclamazione del sistema federale e al cambiamento verificatosi nel 10otere esecutivo della Repubblica, che rilevasi nella civcolare del signor Muro d~ me trasmessa a V. E ..col precedente rapporto è pure molto significante.

Rassegno per ultimo che i giornali contengono la notizia che tanto :hl signor Olozaga che H signor Moret hanno rimesso la gestione delle legazioni di Spagna a Parigi e a Londra ai loro segretari, e che il Marchese di Bouillé e il signor Layard non tarderanno a profittare dei congedi che sono stati ad entrambi accordati.

(l) Non si pubblica.

(1) Non pubblicato.

567

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 200. Vienna, 15 (l) giugno 1873 (per. il 19).

Trovo ripetuta con insistenza nei giornali la notizia che in occasione della recente visita fatta dallo Tzar alla Corte di Vienna sarebbe avvenuto fra i Gabinetti di Vienna e di Pietroburgo un accordo, mercé il quale i Principati di Serbia, Rumenia e Montenegro sarebbero appoggiati efficacemente nelle loro tendenze verso una sempre maggiore indipendenza dalla Potenza Alto Sovrana.

In quanto al Montenegro la notizia non poteva aver fondamento di sorta, giacché la Russia sempre e l'Austria recentemente ebbero a dimostrare cni fatti che non riconoscono dipendenza di sorta dalla Porta !per parte di quel Principato. In ordine agli altri due Stati, Vassalli del Sultano, la cosa muta affatto aspetto. I vigenti Trattati constatano l'Alta Sovranità della Sublime Porta cru di essi, e poco probabile parvemi, tosto che io lessi nei giornali la notizia in questione, che essa fosse fondata. Male non mi apponeva infatti, giacché il Conte Andrassy mi parlò egli stesso della voce corsa, senza che io avessi ad interpellarlo al riguardo, smentendola nel modo il più r,eciso ed aggiungendomi anzi aJVer dato ordine al Console Generale Imperiale a BeLgrado di di,chiararla insussistente nel modo il più formale.

Parmi quindi non vi sia il menomo dubbio che la politica Austro-Ungarica in Oriente non ebbe a subire in questi giorni modificazioni di sorta, a malgrado tutto ciò che se ne è detto o se ne potrà ancora dire.

568

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. R. P. 5478. Roma, 16 giugno 1873 (per. il 18)_

Le rendo grazie della comunicazione favorita col fo~o contrassegnato (2) circa le esorbitanze e il linguaggio aggressivo tenuto dai fogli che appoggiano ora il Governo spagnuolo contro la monarchia e le istituzioni che ci reggono.

Ho disposto qualche investigazione per conoscere la font,e delle corrispondenze che l'Igualdad riceverà da Roma e sarei tenuto a V. E. se volesse proseguire dal canto suo a tenermi ragguagliato di consimili manifestazioni della stampa in discorso.

(l) -Sic ma i rapporti 198 [cfr. n. 569] e 199 recano la data 16 giugno. (2) -Si tratta del d. 33 del 14 giugno, non pubblicato.
569

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 198. Vienna, 16 giugno 1873 (per. il 19).

S. E. il Conte Andrassy parlommi ieri sera della comunicazione fatta dall'E. V. al Conte Wimpffen per incarico di Sua Maestà relativamente alla venuta a Vienna dell'Augusto Nostro SCYV~lòano, mostrandosene a1ssai soddiisfatto. Io credetti dovergliela confermare press'a poco colle stesse parole contenute nel telegramma della E. V. dell'll corrente (1), accentuando che, se verso il finire dell'estate Sua Maestà non avesse potuto intraprendere il progettato viaggio, infallantemente sarebbe venuto il Principe Umberto. Il Conte Andrassy risposemi tosto, tenere egli sommamente a che ,si verificasse il primo progetto, e soggiunsemi inoltre che egli si accingeva ad agire vivamente in tal senso. Richiesto poi del mio apprezzamento personale sulla questione, io gli risposi che francamente non mi trovava in grado di prevedere con precisione sin d'ora, ciò che si verificherebbe al riguardo fra due mesi; ma che ad ogni modo era lieto di constatare che la porta rimaneva aperta alla soluzione da entrambi desiderata.

570

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2107. Parigi, 17 giugno 1873 (per. il 20).

Ho l'onore di accusare ricevuta e di ringraziare l'E. V. del dispaccio di Serie Polittca N. 464 dell'll giugno corrente (2), con cui Ella mi comuni<cò la ·c~ia di tre rapporti confidenziali direttile dal R. Ministro a Vienna e relativi a previsioni sull'eventualità di un conclave. In relazione col contenuto di tali rapporti devo 'constata1re che il signor Thie11s ed il s1gnor di Rémusat in tutti li colloqui che ebbero meco sulla materia non cessarono di manifestare l'opinione che il futuro conclave dovesse tenersi a Roma ed esprimere il desiderio che la elezione eventuale di un nuovo Pontefice cadesse su di un Cardinale di sentimenti moderati. Da ulteriori informazioni mi risulta ora che il signor De Corcelles avendo chiesto al Cardinale Antonelli se erano fondate le voci secondo cui il conclave dovrebbe aver luogo in Austria e quelle altre che si riferivano alla supposta esistenza d'una bolla che regolerebbe la forma dell'elezione del nuovo Pontefice e ,suggerirebbe anche il nome o i nomi dei candidati raccomandati da Pio IX, il Cardinale Antonelli affermò ·che la supposta bolla non esisteva e che era interesse della Chiesa che la nuova elezione si facesse regolarmente. Quanto al luogo in cui dovesse tenersi il conclave il Cardinale non affermò nulla esplicitamente, limitandosi a dire che in ogni caso il conclave non potrebbe aver

luogo né in Austria ne m Francia. Devo aggiunger·e che il signor di Rémusat

aveva espresso al signor De Corcelles l'avviso che il conclave dovrebbe tenersi

a Roma, e che il Governo francese non doveva in nessuna guisa incoraggiare

od accettare l'idea che esso dovesse tenersi in Francia.

Ignoro finora se il nuovo Governo francese abbia mutato opinione su questo argomento. Ma avrò cura d'informarmene per quanto ,sarà possibile il farlo.

(l) -Recte del 10 giugno, cfr. n. 558. (2) -Non pubblicato.
571

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. 468. Roma, 18 giugno 1873.

Ho rkevuto il pregiato rapporto di V. S. Ill.ma in data del 12 di questo mese (l) col quale Ella mi ha reso conto dell'udienza avuta nello stesso giorno dal Ministro degli Esteri della Repubblica Francese e dell'incarico dato da quest'ultimo al Ministro di Francia in Roma di espormi alcune considerazioni intorno al progetto di legge recentemente votato dalla Camera dei Deputati per la soppr·essione delle Corporazioni religiose.

Il giorno 15 del corrente, il signor Fournier venne infatti a vedermi e mi parlò sull'ordine di idee che il Duca di Broglie aveva fatto presentire alla S. V. nella conversazione da lei riferita. Egli mi disse che il suo Governo aveva portato la sua attenzione su alcune parti del progetto di 1egge sovraccennato considerandolo dal punto di vista dell'esercizio delle funzioni spirituali del Sovrano Pontefice. In seguito a quest'esame il Ministro degli Esteri della Hepubblica lo avea incaricato di esprimere al Gabinetto di Roma il desiderio che nella prossima discussione al Senato italiano esso cercasse di proporre a quest'assemblea alcune modificazioni alla legge quale era uscita dai voti della Camera dei deputati che lo riavvicinasse di più al primitivo progetto dal Governo al Parlamento. Il signor Fournier era incaricato di spiegare il carattere affatto amichevole di questo ConsigLio iJSp,irato dalla stessa fiducia nelle intenzioni moderate e concilianti del Governo italiano.

Risposi al signor Fournier ch'io dovevo fargli innanzitutto un'osservazione preliminare. Al punto in cui erano le cose, quando una legge era stata votata dalla Camera dei Deputati ed era all'ordine del giorno dell'indomani innanzi al ,Senato, io non poteva accettare una discussione ufficiale su quest'argomento. Non avrei potuto che riferirmi alle deliberazioni già prese da un'Assemblea e alla libertà delle deliberazioni che l'altra Assemblea stava per prendere. Privatamente però non avevo difficoltà a entrare con lui in qualche spiegazione che potesse giovargli a .fare rettamente apprezzare al suo Governo la condizione attuale delle cose su quest'argomento con quella franchezza alla quale erano sempre state improntate le nostre relazioni.

Il Governo del Re avrebbe certo desiderato di ottenere la ratifica delle Camere pel progetto di legge quale fu da esso presentato, esso fece per raggiungere tale intento quegli sforzi leali di cui tutti furono testimoni. Ma un Governo francamente parlamentare, come è il nostro, ha le sue necessità le quali sono conosciute dagli uomini parlamentari d'ogni paese. Queste necessità impongono delle transazioni e dei compromessi che un Gabinetto parlamentare e responsabile può accettare quand'essi non implicano l'abbandono della sua politica e dei suoi principi, e non può ricusare senza porre prima in esrune quali sarebbero le conseguenze del suo rifiuto. Il Gabinetto italiano non avrebbe potuto respingere la transazione proposta dal Parlamento da un uomo che occupa un posto così eminente nella considerazione pubblica come il Barone Ricasoli, senza andare incontro a delle conseguenze ch'esso riputava contrarie agli interessi del proprio paetE,e ai qual,i innanzi tutto si deve [sic] e a quei medesimi interessi reli~iosi ·che stanno a .cuore del Governo Francese e dei quali esso pure non è meno ,sollecito. Ora, quando un Ministero, in un'assemblea del Parlamento, e [n una discussione 1che avea un carattere eminentemente politko ha accettato una transazione che sola poteva stabiLire l'accordo fra il Governo e la maggioranza, esso non può certo andare a riporla volontariamente in questione nell'altra assemblea. E quand'anche il Gabinetto avesse voluto farlo, il che era ·certamente lontano dal mio pensiero, non v'era alcuna probabilità che il Senato Italiano si inducesse a entrare in questa via, noichè fu appunto mercè uno spirito costante di reciproci riguardi, e di reciproca conciliazione, che le istituzioni della Monarchia parlamentare funzionano in Italia senza difficoltà e senza conflitti. Inoltre vi era un punto sul quale dovetti fare le mie esplicite riserve col signor Fournier dimostrandogli come malgrado le nostre preferenze pel primitivo nostro progetto, una legge la quale all'infuori dei conventi, non toccava a cosa alcuna nell'antica organizzazione ecclesiastica di Roma, rimaneva sempre una legge assai moderata, e come le modificazioni apportate in essa non erano tali da toccare a questa parte della questione che sola poteva interessare i Governi cattolici, vale a dire al libero esercizio delle funzioni spirituali del Sovrano Pontefice.

La S. V. potrà valersi delle cose espost·e nel presente dispaccio per uniformare il suo linguaggio a quello da me tenuto al signor Fournier qualora S. E. il Duca di Broglie tornasse con Lei sull'argomento della legge relativa alle Corporazioni religiose.

(l) Cfr. n. 563.

572

IL SEGRETARIO GENERALE ALL'INTERNO, CAVALLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. R. 5,522. Roma, 18 giugno 1873 (per. il 19).

P·er quelle comunicazioni che V. E. credesse opportune di dare al Governo Germanico, Le manifesto quanto segue:

Da una lettera dell'Andrea Costa di Bologna a nome della Commissione di corrispondenza della Federazione Internazionale italiana, appare come questa verso il 2:4 maggio u.s. abbia scritto a Berlino, per avere notizie e direzioni circa un prossimo Congresso dell'Internazionale, cui si vorrebbero far partecipare tutti i sodalizi dei lavoranti muratori.

Mi riserbo all'uopo di fornirle quelle ulteriori notizie che si potranno air tingere.

573

L'INCARICATO D'AFFARI A BRUXELLES, GERBAIX DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 112. Bruxelles, 18 giugno 1873 (per. il 22).

Nell'udienza che lo Scià di Persia diede oggi al corpo diplomatico egli mi espresse personalmente il desiderio di far visita a Sua Maestà il Re, per dimostrare le sue simpatie per l'Augusto Sovrano della nazione italiana.

S. E. Malcom Khan, dopo l'udienza, mi pregò a rimanere per intrattenermi del progetto di viaggio dello Scià in Italia. Egli mi disse che quando egli fece recentemente un viaggio in Europa per preparare la venuta dello Scià egli aveva istruzioni per recarsi a prendere in proposito gli ordini di S. M. il Re, quando l'arrivo improvviso dello Scià ad Astrakhan lo costrinse ad affrettare il suo ritorno per raggiungerlo; che attualmente egli ha ordine dello scià di pregarmi di sottopoNe tale desiderio a Sua Maestà, nella speranza che lo Scià, cui i medici non permettono di recarsi a Roma per le febbri alle quali egli è spesso soggetto, possa nel viaggio da Parigi a Vienna incontrare Sua Maestà, non fosse che per qualche ora, in Firenze od in qualche città del Nord dell'Italia. S. E. Malcom Khan avendomi pregato di procurargli una risposta dal Governo del Re durante il soggiorno dello Scià in Inghilterra, io dirigo a V. E. un telegramma che confermo col presente rapporto.

574

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 289. Londra, 21 giugno 1873, ore 16,56 (per. ore 21).

Le Schah de Perse vient de me dire qu'il désirerait faire la connaissance du Roi et qu'il regrettait beaucoup que, à cause de la saison avancée, le temps lui manquait pour aller à Rome. Je me suis limité à répondre que je ne doutais pas que le Roi désirait autant de faire ,sa 1connatssance. Il m'a demandé sd le Roi était à Rome. Je lui ai dit qu'il était parti pour Florence, et peut-etre pour Turin. Il m'a demandé si le Roi allait à Milan. J'ai dit qu'il y allait quelques fois. Des gestes du ,Schah il m'a paru comprendre que ces demandes visaient à l'idée de remonter à Milan, y passant pour Vienne, mais I'interprète ne m'a pas exprimé cette idée. Veuillez bien me donner des instructions pour le cas qu'il m'en parle de nouveau et qu'on exprime l'intention d'une rencontre à Milan. Je sais que mon collègue de Bruxelles à été iJ)Tié de vous faire une communication à ce sujet.

575

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 334. Madrid, 22 giugno 1873 (per. l' 1 luglio).

Del tutto conformi alla realtà furono le previsioni della br·eve durata che era destinato ad avere il nuovo Ministero repubblicano, sebbene pochi avrebbero però potuto creder·e che avrebbe appena contato alcuni giorni di vita.

A molte caUtse 1si attribuisce il subitaneo 'crollo ministeriale, e saiiebbe difficile di definire con precisione le differenze tra le rispettive significazioni e tendenze che lottano nel Gabinetto. Tutti parlano della impossibilità di andar avanti senza un Governo omogeneo, ma intanto nessuno è capace a indicare quali sieno i Ministri che opinino colla sinistra e quali colla destra, nè taill(pOco in che cosa consistano i due programmi sui quali non può esistere conciliazione.

Questo Ministero, primo frutto uscito dalle Costituenti e che colla proclamazione della Repubblica federale pareva aver la missione d'introdurre le riforme chiamate a segnare in modo solenne l'avvenimento della forma democratica contemplata da una turbolenta minoranza come il rimedio di tutti i mali che straziano la Spagna, è invece di tutto ciò in preda alla dissoluzione e condannato a mo['ire neonato :coone ,colui che venne alla luce coi gemni d'un immaturo fine, non lasciando altra traccia all'infuori di quella delle divisioni che gli resero impossibile di prolungare la sua esistenza oltre a una settimana.

Durante siffatto cortissimo intervallo se il gabinetto non propose nessuna delle misure richieste dalle circostanze, a non meno di nove ascendono le facoltà state chieste alle Costituenti da che il signor iPi y Margall siede sul banco ministeriale come Capo del potere esecutivo.

Autorizzazione per che il Governo assuma tutte le facoltà straordinarie che creda necessarie per terminare la guerra civile. Autorizzazione per chiamare le riserve, cioè, per aumentare l'esercito come e quando voglia fino a 200.000 uomini di più di quelli 1che trovansi sotto le armi. Autovizzazione per sciogli&e i corpi franchi, riorganizzandoli a suo capriccio. Autorizzazione per decretare una tassa straordinaria di guerra di 400 milioni di reali nella forma che giudicherà. Autorizzazione per trattare l'appalto dei tabacchi delle Fililppine pel numero d'anni che stimerà ·conveniente. Autorizzazione per alienare la totalità dei buoni del Tesoro in portafoglio. Autorizzazione per effettuare operazioni del Tesoro sulla base della conversione del debito del personale ammortizzabile. Autorizzazione per continuare la riscossione delle imposte e tasse nell'anno economico avente principio il 1o luglio prossimo, prescindendo dalla discussione dei bilanci dalle Cortes.

Autorizzazione per :fare nel bilancio delle spese le economie che saranno

considerate opportune cioè, riformare tutta l'amministrazione senza che sieno

di ostacolo le leggi in vigore.

Ecco coi due progetti finanziari presentati dal signor Ladico le proposte state fatte da sei deputati :federali che equivarrebbero a dare al Governo il :potere di decidere da sé tutte le urgenti questioni iPOliUche, militari ed economiche.

Intanto la discrepanza di opmwni circa i più gravi argomenti che scindeva i Ministri rendeva imminente una crisi, la quale diventò inevitabile quando la commissione finanziaria non si mostrò soddisfatta delle spiegazioni date dal signor Ladko sui suoi progetti di Legge. Convinto dell'ÌiffiiPossibilità di sostenere la posizione del Gabinetto se non contava l'appoggio della maggioranza della assemblea, il signor Pi y Margall ebbe ieri mattina una lunga conferenza col signor Castelar. Il soggetto principale di questo abboccamento si aggirò sugli inconvenienti che offriva l'elezione diretta dei membri del Ministero da parte della Camera, massimamente negli istanti attuali in cui le modificazioni parziali del Governo saranno inevitabilmente frequentissime. Fu per conseguenza deciso che si chiederebbe alla maggioranza parlamentare di dare facoltà al signor Pi di nominare i Ministri, lasciando alle Cortes l'indisputabile diritto di cambiare il capo del Poter·e esecutivo e con lui tutti i suoi colleghi quando lo reputassero.

Preceduta da una riunione privata nella quale si stabilì quest'accordo, la seduta pubblica del Congresso venne dunque inaugurata da una dichiarazione del Presidente del Consiglio il quale disse che nella situazione sommamente critica del momento il Parlamento doveva affidare ad altri uomini il Governo della Nazione.

Fu allora proposto un voto di fiducia per rimettere al signor Pi la scelta dei Ministri, che riuscì preso in considerazione da 184 voti contro 45.

Contro questa risoluzione combatterono i deputati di sinistra chiamandola un attentato alla dignità della Camera, e proponendo l'elezione di un triunvirato estraneo al Governo con incarico di sciogliere e decidere le crisi. Respinta questa seconda proposta, entrò la prima in discussione terminando con un discorso del signor Castelar nel quale però nulla si rileva di nuovo e nel quale l'eloquente tribuno fece nella sua consueta forma elegante uno di quei sforzi di arte oratoria che gli sono abituali.

Il gruppo intransigente dell'estrema sinistra, che nella riunione privata aveva fatto vivissima opposizione alla attitudine della destra sino al punto di minacciare di ritirarsi dell'Assemblea, depose sul banco della presidenza la seguente petizione che dimostra chiaramente la tendenza della minoranza:

« In vista delle gravi ed eccezionali 'circostanze che attraversa il paese e mentre si starà formulando e si approverà la Costituzione Re11mbblkana federale della Nazione, questa Camera si dichiara in Convenzione nazionale, dalla quale emanerà una commissione o giunta di salute pubblica che sarà il Potere esecutivo della Repubblica •.

Le incandescenze degli irreconciliabili non ebbero però il risultato di mu

tare il corso che la maggioranza aveva deciso seguire e la proposta colla quale

la nomina del futuro Gabinetto è di nuovo abbandonata al signor Pi, venne san

zionata da 176 contro 49.

Nello spazio di pochi giorni il modo di eleggere i Ministri è stato in codesta gui;sa per ben due volte 1cambiato, e resterà a vedersi il g1rado di stabilità che potrà avere la ·combinazione omogenea o no ~che sarà per presentare l'uomo che ha ora in mano i destini della Repubblica.

Nei clubs delle frazioni più avanzate regna grandissimo malcontento e si

discute con violenza l'atteggiamento che devono prendere gli intransigenti a

fronte di ciò che (more solito) vien battezzato di colpo di stato • perpetrato dalle costituenti per conf1erire all'attuale capo del Gabinetto una dittatura più ampia di quella che si possa conferire a potere alcuno •. Dicesi che gli accordi concertati in quegli ardentissimi centri rivoluzionari non sieno de' più tranquillizzanti per l'ordine rpubbHco. Comunque ciò possa essere, 'conchiudexò ~rassegnando, a V. E. che in questo stato di cose la • Justicia federale • consiglia al suo partito di sconoscere le Cortes e il Governo, formando giunte di salute pubblica e di difesa nazionale in tutti i punti, e che dopo di aver dato mano ·alLe riforme che la maggioranza delle Costituenti si rifiuta ·a decretare, faccia in modo che il vero patto federale democratico si compia.

576

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

Tunisi, 24 giugno 1873 (per. il 28).

Con riverito dispaccio n. 140 delli 9 andante (l) l'E. V. si è compiaciuta chiedermi delli schiarimenti intorno alla riforma giudiziaria proposta dal governo tunisino.

A questo proposito deggio anzitutto rilevare che tanto il Decreto del Bey per la istituzione e composizione del Tribunale misto, come il susseguente Regolamento di Procedura non esistono che in forma di semplice progetto, volendosi prima sottomettere l'uno e l'altro all'apprezzamento delle Potenze interessate per quelle modificazioni od aggiunte che si ravviserebbero del caso.

In quanto alla nomina dei giudici di la istanza, questa sarebbe fatta dal Bey, ben inteso però sempre pei 3 giudici europei sulla proposta e designazione dalla parte di ciascheduno dei governi 'intervenienti.

La formazione per altro della Corte d'Appello nel modo che viene progettata, dimanda seria riflessione, perché i Consoli chiamati all'ufficio di Consiglieri, indipendentemente dalle altre considerazioni, nuovi per lo più nella materia sarebbero imbarazzati in certi casi a riformare delle sentenze pronunziate da uomini competenti quali devono essere i giudici di la istanza. Se non se ancora sotto di questo rapporto il Bardo è disposto ad accogliere qualunque altra combinazione compatibile colla dignità sovrana del Bey e colla ristrettezza delle sue finanze.

Non mi nascondo quindi le difficoltà che si presenteranno per attuare il progetto del Governo tunisino; so però che è necessaria una riforma nell'amministrazione della giustizia in questo paese, e che i principali governi, come l'Italia, la Francia e l'Inghilterra troveranno il modo, nell'interesse dei propri nazionali, di facilitarne il compito.

Ed in questa grata lusinga, mentre la prevengo della spedizione fatta oggi steslso di 4 esemplari del sovraccitato Regolamento giudiziario, .....

(l) Non pubblicato.

577

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 201. Vienna, 24 giugno 1873 (per. il 30).

Chiudevo il mio rapporto all'E. V. delli 5 corrente N. 200 (1), relativo alle voci che corrono sulle conseguenze che la visita dell'Imperatore Alessandro a Vienna potrebbe avere sulle relazioni dell'Impero Austro-Ungarico colla Porta, col dire che stante le dichiarazioni fattemi in proposito dal Conte Andrassy dovevasi ritenere la politica del Gabinetto di Vienna a riguardo dell'Oriente non aver subito modificazioni di sorta.

Ravviso oggi opportuno ritornare su questo stesso argomento, tanto più che detto mio apprezzamento dovette notevolmente modificarsi al seguito di una conversazione che io ebbi testé col Ministro Imperiale degli Affari Esteri.

Essendo ieri giorno dell'ebdomadaria udienza del Ministro, credetti valermi della propizia occasione per scandagliare meglio il terreno, e cominciai il mio discorso col chiedergli come sarebbe stato ricevuto il Principe di Rumenia di cui 1Si aspettaVla l'aiiTivo per la sera. Senza esitare il Conte .ri®osemi che sarebbe ricevuto senza intromissione alcuna della Ambasciata Ottomana, così essendosi sempre praticato per lo passato, cosa d'altronde naturale, il Principe Carlo potendosi considerare come un Principe della Casa Regnante di Prussia. Avendo però io osservato che ove si trattasse di un Principe della Casa di Prussia sarebbe accompagnato a Corte dall'Ambasciatore di Germania, locché mi sembrava difficile 1si verificasse in questa circostanza, egli mi rispose ohe in fatto ciò non avrebbe luogo. Dunque, soggiunsi tosto, voi gli darete il trattamento di Brind.cr>e indtpendente, loeché non mancherà di fare una certa imiPressione, dando corpo alle voci che già corsero sulla nuova attitudine che il Gabinetto di Vienna intende 1seguire a rigurudo dei P.rincipi tdbutarj della Poll'ta. Posta su questo terreno la questione, il Conte Andrassy dissemi essere lieto dell'occasione che gli si offriva di svilupparmi nettamente le sue idee in proposito, e cominciò col ripetermi che nei colloquj a cui aveva dato luogo il recente soggiorno dello Tzar a Vienna, un solo impegno erasi preso dalle due parti, quello cioè: di astenersi assoLutamente· daL fare cosa quaLsiasi che possa causare mutamenti nelL'attuaLe assetto delL'Oriente. Per conto mio non esito a credere che ciò siasi realmente convenuto, ma, a mio avviso, questa dichiarazione meramente astensiva è poco rassicurante per l'integrità dell'Impero Ottomano. Tale mio apprezzamento poggia essenzialmente sul rimanente discorso che il Conte Andrassy ebbe a t·enermi; infatti rispondendo egli alla interpellanza che io gli faceva sul trattamento che sarebbe.si even~ualmente dato al Principe di Serbia

ove Egli pure fosse venuto a Vienna, mi disse che non lo si era affatto incoraggiato ad intraprendere tale viaggio; e che anzi si era cercato di fargli capire la necessità che Egli andasse a Costantinopoli; ove però persistesse nell'idea di venire .qui, sarebbe difficUe non riceverlo come il Principe di Rumenia, sebbene il caso non sia assolutamente identico. Il soddisfare le abbastanza giuste suscet

tibilità di quei Principi, in fin dei conti, meno vassalli che i Principi di Germania, essere d'altronde il miglior mezzo di :liar loro accettare consigli di moderazione, i soli atti forse ad impedire che un bel mattino essi proclamino la loro assoluta indipendenza. E qui il Conte, interpellandomi direttamente, dicevami: se ciò avvenisse, l'Italia sarebbe disposta a mandare le sue truppe per ristabilire la Sovranità della Porta? In quanto a noi, no certamente. Qui parvemi acconcio dirgli che le interrogazioni ed obbiezioni da me fattegli non avevano altro scopo se non di illuminarmi sulle vedute del Gabinetto di Vienna, onde esseTe in g:rado di farle conoscere 'con precisione al mio Govemo, l'E.. S. ben conoscendo quanto sia il desiderio del Governo del Re di procedere d'accordo in ogni questione, e principalmente su tutto ciò che si riferisce all'Oriente, con quello di Sua Maestà Apostolica. Av,endo in tale maniera chiarito la mia attitudine, il Conte Andrassy mi ripeté essere lieto di avere l'occasione di farmi conoscere, senza reticenze, il suo modo di vedere, e continuò cosi:

• Io vi ho detto ciò che fu da noi convenuto colla Russia relativamente alla Turchia; non voglio però nascondervi che oggi la situazione si è sensibilmente modificata, e per colpa della Pqrta, la quale invece di persuadersi che la sua influenza deve svolgersi in Asia ed in Africa, valendosi del contatto che essa ha colla civilizzazione Europea, perde invece ogni giorno la sua autorità in quelle terre Maomettane, per affermare la sua posizione in Europa, dove in sostanza i Turchi non sono che un pugno di gente, e si è posta in lotta incessante di puerili etichette cogli Stati di razza Slava, che seco lei altro nesso non hanno se non quello del pagamento di un tenue annuo tributo. È oggi a comune conoscenza che il Vice Re di Egitto sborsando al Sultano un milione di Lire Turche, ha ottenuto da Lui un firmano che riduce a proporzioni meramente nominali la sua dipendenza da Costantinopoli. Come volete dunque che a fronte di sì scandaloso fatto, io dica a Principi di Stati Europei che a loro volta ten. tassero di rendersi indipendenti: l'esempio non vale per voi, poiché non avete i milioni da acquistare la vostra indipendenza. Vi ripeto la Turchia fallisce alla sua missione che dovrebbe tutta svolgersi in Asia ed in Africa; il torto dunque, se rovinerà, non sarà nostro, ma esclusivamente suo, ed anzi in particolare dell'attuale Sovrano, e la rovina sarà tanto più prossima e sicura se Abdul-Aziz non muore presto •.

Mi sono studiato di ripetere all'E. V. il più letteralmente che mi fu possibile questa conversazione, sembrandomi essa di non poca importanza, se il Conte Andrassy in .questa circostanza non ha forse, più che altro, espresso opinioni esclusivamente sue personali. Ad ogni modo stando alle sue parole conviene considerare che la linea di condotta svoltami non potrebbe venire accolta qui, senza che il Gabinetto di Vienna non si sia contemporaneamente arrestato sulle conseguenze che un tale fatto avrebbe per l'Europa in generale ed in particolare per l'Austria-Ungheria. Ma quali siano l~e ide~e del Conte Andrassy sull'assetto futuro a darsi all'Oriente, non mi trovo per ora in grado di chiarire all'E. V.; continuerò a scandagliare il terreno, con molta riserva però, onde non compromettere l'attitudine che a seconda degli eventi il Governo di Sua Maestà potrebbe ravvisare più conveniente a prendersi dall'Italia.

Non ·credo poi di dover omettere che tosto finito il suo discorso sull'Oriente, il Conte Andrassy mi riparlò della venuta del Re, ed anzi mi diede lettura di

due dispacci in proposito diretti al Conte Wimpffen (in lingua francese), nel secondo dei quali affermavasi in modo molto esplicito il desiderio del Governo di Sua Maestà Apostolica di vedere più che mai rafforzati i vincoli di amicizia fra i due Stati, e di procedere, di accordo coll'Italia, in ogni questione, finalmente di vedere tali fatti confermati e resi palesi dall'incontro dei due Sovrani·.

(l) Cfr. n. 567.

578

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 335. Madrid, 24 giugno 1873 (per. il 3 luglio).

DQpo i fatti es1posti dai miei due antecedenti rapporti, il signor Pi y Maligall si presentò ieri alla Camera, essendo solo sul banco dei Ministri, e dichiarò che in seguito al voto del 21 doveva ringraziare i rappresentanti per la fiducia dimostratagli. Egli disse che come già aveva fatto dianzi, riprometteva il mantenimento dell'ordine e il compimento del suo programma il quale trarrebbe in breve le riforme che tutti ambivano.

Annunciò poscia che non aveva accettata la demissione che dal Gabinetto gli era stata offerta onde poter sciogliere la crisi con calma e chiamare al Go. v~rno gli uomini che le presenti circostanze richiedevano.

In mezzo all'estrema confusione del momento tre nomi campeggiano nella maggioranza dell'Assemblea; il signor Castelar, il Presidente di essa signor Salmeran e il signor Pi y Margall. Il signor Castelar, il repubblicano platonico, l'uomo che in ogni occasione usa la sua eloquenza per additare i pericoli che gli irreconciliabili creano alla Repubblica e per esporre come questa minacci di far naufragio sui tanti scogli che la circondano. Eppure è il medesimo signor Castelar che ha il triste privilegio di essere stato il primo a diffondere quelle id~ntiche aspirazioni demagogiche che conducono il paese all'anarchia e allo smembramento.

Or bene che l'antico Ministro di Stato col palesare in quest'istante i suoi

timori di veder convertirsi in utopia il sogno da lui accarezzato di rendere la

forma più democratica compatibile coll'ordine e la libertà, sia caduto in so

spetto all'estrema ,federale e che la stessa sorte segua il signor Salmeron il

quale pure ·appartiene alla frazione più temperata, non è un fatto che possa

recar meraviglia. Ma ciò che è una delle cose più inesplicabili dello sconvol

gimento al quale assistiamo è che il socialista Pi y Margall sia attualmente il

personaggio che il signor Castelar raccomanda alla destra dell'Assemblea per

la realizzazione di una politica relativamente energica e resistente contro l'anar

chia e le intransigenze dei gruppi più veementi.

Davanti alla propaganda internazionalista che atterra il popolo spagnuolo

e tiene in allarme l'Europa, il signor Pi y Margall è scelto dalla maggioiranza

delle Cortes come il baluardo che deve salvare gli interessi della società! Questa

situazione non abbisogna commenti.

Nella seduta privata che precedett.e il voto di confidenza ricevuto dal Pre

sidente del Potere esecutivo, alla triste esposizione ch'egli faceva delle condizioni pericolose in cui versava la repubblica e dell'impossibilità di governare senza la più ferma attitudine, ben a ragione rispose un membro della destra ch'era difficile di agitare impunemente il paese per venti anni e poi venir ad invocar quelle stesse misure che violentemente si solevano combattere dai banchi dell'opposizione!

A tali parole davano un carattere d'attualità le gravi notizie dell'agitazione esistente a Barcellona ove si crede che i socialisti contemplino di presto misurar Ie loro forze colla repubblica. Agli ordini emanati dall'Internazionale dicesi siano da attribuirsi le perturbazioni avvenute da pochi dì in detta città in occasione della voce colà sparsasi che si sarebbero fucilati vari soldati del battaglione di cacciatori che barbaramente assassinò il suo tenente colonnello a Sagunto. A favore di siffatto pretesto gli affigliati a quella setta s'impadronirono delle case consistoriali eccitando al tumulto il popolo che aveva formato un'imponente dimostrazione, e consigliando la proclamazione immediata di un Comitato di Salute pubblica.

Da Xeres si annuncia che l'Internazionale vi è onnipossente e che s'impone ai proprietari i quali vengono costretti a firmare i contratti pei lavori di campagna fissando il salario, non come prima in proporzione del raccolto ritirato o del lavoro fatto, ma pattuendolo anticipatamente nel modo che si crede più favorevole ai braccianti.

In Madrid stessa gli agenti della cospirazione cosmopolita or son alcuni giorni protestarono per mezzo di un manifesto affisso sulle cantonate delle pubbliche vie contro le misure preventive e di rigore ordinate a danno dei loro correligionari dal Municipio di Sanlucar (Cadice), aggiungendo che se non vi si portava pronta riparazione, in un tempo molto breve gli internazionalisti di tutta Spagna avrebbero saputo farsi giustizia.

Profondamente amareggiato dallo spettacolo di dissoluzione sociale al quale giorno per giorno da oltre quattro mesi è stato spettatore, il Ministro d'Inghilterra parte oggi in virtù di un congedo di due mesi che gli è stato accordato e a lui confido questo rapporto con preghiera d'impostarlo alla frontiera francese.

Benché non comparisca preoccupato dall'idea di farsi riconoscere dalle Potenze, il Governo repubblicano dà segni di voler pensare alla sua rappresentanza all'estero. Prima di tutto si afferma che venne offerta l'Ambasciata di Parigi al latitante ex Presidente del Potere esecutivo signor Figueras.. e in secondo luogo si procedette realmente alla nomina di un titolare pel posto di Londra. Egli è un chirurgo, a vero dive considerato ,come l'operatore più distinto di questa Capitale, ma al quale sembra che l'arte d'Ippocrate abbia impedito lo studio delle lingue moderne, non potendosi esprimere assolutamente in altro idioma tranne il suo proprio. Questo signove si chiama Rubio e secondo le apparenze l'attuale Ministro degli esteri deve aver riflettuto che lo spirito pratico generalmente attribuito alla nazione inglese saprà apprezzare un rappresentante che a·CCOIPIPi alle doti che si addkono a un diplomatico un'utile specialità come quella che possiede il nuovo Inviato Spagnuolo.

Consultato Lord Granville se gradirebbe questa scelta, si ebbe l'assicurazione da Londra che come Agente Officioso o questo o un altro per il Governo Inglese era tutt'uno.

21 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

Naturalmente ,simile condiscendenza del Gabinetto di St. James non mancherà di fornire ai fautori del presente regime un campo fecondissimo per tirare ogni sorta di deduzioni favorevoli.

Trovandomi sull'argomento della diplomazia di questa Repubblica, non debbo omettere di far menzione a V. E. che il signor Muro presentò alle Cortes" la soppressione della Legazione di Spagna presso la Santa Sede. Il signor Castelar, siccome nel tempo rassegnai a V. E., già aveva abolito di diritto tal Legazione, mentre poi lo era pure di fatto, imperocché da qualche tempo più non si retribuiva la somma per la medesima stanziata nel bilancio del Ministero di Stato.

579

IL MINISTRO A BERNA, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 200. Berna, 25 giugno 1873 (per. il 28).

Ho dato comunicazione del BoLLettino deLLa Federazione ItaHana deH'Asso-· ciazione InternazionaLe dei Lavoratori al Consiglio Federale perché avesse a vigilare nei limiti della legge sugli autori di questa pubblicazione.

Il signor Ceresole ha visto nel Bollettino uno dei soliti maneggi di pochi malcontenti Italiani alcuni dei quali sono a stanza fuori del Regno per farsi una specie di clientela in Italia e quindi per questa anche· all'estero. In ogni caso mi giova citare qui l'opinione emessa in proposito dal Capo del Dipartimento Federale di Giustizia e Polizia, che doè le Autorità preposte in Italia alla sicurezza pubblica potranno trarre da questa goffa pubblicazione indizii a scoprire dove sono i centri principali di agitazione socialista in Italia, ciò che· fa difetto, aggiungeva questo Magistrato, alla Svizzera.

La persona del signor Bellerio è conosciuta da lungo tempo a Locarno, come· si sanno le sue relazioni col Bakounine, ma non vi è ragione di temere che egli possa mai prendere una parte abbastanza attiva alle mene dell'Internazionale. Queste considerazioni non impediranno però che la Polizia Svizzera non vigili per iscoprire il luogo dove si pubblica tale Bollettino.

Rimando a codesto Ministero perché sia restituito a quello dell'InternO> l'esemplare del predetto foglio che andava unito all'ossequiato Dispaccio di questa serie n. 111 delli 6 corrente mese (1).

Quest'oggi stesso il signor Ceresole mi ha fatto rimettere la risposta che· il Prefetto del Distretto di Courtelary, dove son situati Sonvillier e Saint Imier, centri principali dell'Internazionale nel Giura Bernese, ha diretto al Dipartimento di Giustizia e Polizia del Cantone di Berna cui il Consiglio Federale· aveva chiesto informazioni sullo stato attuale della società, di cui si tratta, in quella parte del Cantone.

Vedrà l'E. V. d:a tale lettera che mi pregio trasmettere (2) in copia che l'esito delle ricerche ordinate non è stato quale si presumeva. Se non che si può giudicare dalle indagini fatte la mediocre importanza che serbano in Sviz

:zera gl'Internazionali del Giura, e che se le loro dottrine sono pericolose, certo

non lo è egualmente l'azione che essi possono esercitare in questo paese né

per mezzo della Svizz,era negli altri Stati.

La riforma del Patto ·e le passioni che sono impegnate in favore o contro

la revisione preoccupano unicamente qui gli spiriti né vi si vuoi sentire chi

non partegg.ia per l'una o per l'altra delle opinioni che si contendono ora la

superiorità politica in Svizzera.

Il Presidente della Confederazione ha promesso di farmi conoscere quanto

fosse per venire a sua conoscenza su ciò che possono operare nei diversi Can

toni le combriccole socialiste.

Mi farò pregio di partecipare all'E. V. quanto in proposito sarà per venire da qualunque lato a mia nòtizia.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non si pubblica.
580

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2111. Parigi, 26 giugno 1873 (per. il 29).

S'era recentemente diffusa qm m alcuni giornali la voce che il Ministro .degli Affari Esteri di ~rancia, signor Duca di Brog:W.e, avesse inviato a Roma

una nota per protestare contro l'applicazione della legge sulle corporazioni religiose votata dal Parlamento italiano. Mentre in ciò da una parte della stampa si volle ravvisare e si deplorava un nuovo indizio delle intenzioni meno benevole dell'attuale Gabinetto francese verso l'Italia, si segnalavano pure con cre:scente frequenza altri sintomi delle stesse tendenze e s'indicavano come già

compiuti certi effetti di queste.

La Cm·respondance Universelle e l'Agenzia Havas pubblicano ora contemporaneamente due note inspirate d'identici sentimenti che senza dubbio furono .suggerite dal Gabinetto del Duca di Broglie. Per tale ragione ho l'onore di .chiamare sovr'esse l'attenzione dell'E. V. che ne troverà qui unito il testo (1).

581

IL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 198. Lisbona, 26 giugno 1873 (per. il 4 luglio).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha intrattenuto circa la politica Estera del nuovo Governo Francese, in g.enerale, e segnatamente v·erso l'Italia.

S. E. si compiacque assicurarmi che le dichiarazioni fatte qui dal Conte Armand, identiche a quelle del Duca di Broglie al Conte di Seisal a Parigi e da questo diplomatico Portoghese trasmesse non ha guarì al suo Governo, affermano che la politica ester·a dell'attuale Governo in Francia non solo non è punto

alterata da quella del precedente, ma essere al contrario il Presidente della Repubblica ed i suoi ministri pienamente convinti della necessità ed opportunità di non suscitare aLcuna questione che possa porre in forse i buoni rapporti con le altre Nazioni e nominalmente coll'Italia. (Sic).

Il ,signor de Andrade Corvo rispose al Minis:ko di Francia, essere lietissrimo per tale saggia politica che sperava praticamente applicata nell'interesse stesso della Francia. Quanto all'Italia essere convinto nell'interesse politico e religioso che la Francia doit marcher à coté de l'Italie dans la question Romaine (Sip.): A prova del suo ass-erto, comunicò al Conte Armand un dispaccio ricevuto poco prima dal Conte di Thomar, nel quale questo distinto diplomatico rendeva conto dei timori sparsi in Roma circa il richiamo del signor Fournier, affermando che sarebbe pel nuovo Governo francese cattiva politica rimpiazzare il suo attuale Ministro presso di noL il quale è persona grata, comprende bene il paese in cui è accreditato, soggiungendo che tale richiamo accennerebbe da un lato se non ad un atto ostile al!Yleno poco amichevole verso l'Italia e dall'altro ad un incoraggiamento alle idee di resistenza del Vaticano, producendo maggiori difficoltà nel modus vivendi tra la S. Sede e l'Italia, difficoltà che ognuno deve vivamente desiderare di vedere scomparire.

Il signor Andrade Corvo soggiunse al suo interlocutor,e, che l'opinione di un uomo di Stato quale il Conte Thomar, noto pei suoi principi conservatori, che lo hanno reso tanto ben accetto al Vaticano, non era ;per 'Certo sospetta e m,eritava di essere tenuta in buon conto.

Il Ministro degli Esteri nel ragguagliarmi di quanto precede conchiuse:

• à l'heure qu'il est mon entretien avec le comte A11mand est déjà connu à Paris et ma conviction personnelle, d'après les renseignements reçus, c'est que vous n'avez rien à craindre mais plutòt à espérer de l'attitude de la France à votre égard •.

Il tenore delle comunicazioni verbali fattemi dal Ministro Portoghese, coincide colle assicurazioni datemi personalmente dal mio collega di Francia, in un colloquio ch'ebbi seco lui dopo il cambiamento del suo Governo e l'elezione del Maresciallo Mac Mahon a Presidente della Repubblica.

Il Conte Armand, come V. E. ben ricorderà, fu lungamente Incaricato d'Affari a Roma e si trovò gerente l'Ambasciata Imperiale all'epoca di Mentana. Fu quindi Capo di Gabinetto del Principe Latour d'Auvergne, penultimo Ministro degli Affari Esteri dell'Imperatore Napoleone. Il Conte appartiene al partito conservatore e col suo tatto personale e gli acquisti di proprietà che, mediante le sue molte ricchezze, ha fatto in Portogallo, si è acquistato una posizione distinta alla Corte e nel Paese. Io lo conoscevo d'antica data, Addetto all'Ambasciata Walesky, a Londra ed abbiamo continuato le migliori relazioni, tanto più che egli sapevami amico personale del Principe di Latour d'Auvergne. Senza riferire qui dettagli sul cambiamento francese, che non è mio compito di commentare, è però opinione del mio collega che la politica seguita dall'ultimo Ministero del signor Thiers era tale, senza volerlo ma per effetto di circostanze, a non aver forza sufficiente « pour tenir téte au courant de la révolution sociale » tanto più pericoloso cogli eventi della vicina Spagna repubblicana e federale. Il Conte Armand soggiunse che l'Europa, non che l'Italia, dovevano rassicurarsi pienamente sulle ,conseguenze del cambiamento francese, il quale non

aveva altro significato che quello d'una politica interna liberale conservatrice atta a couper court alle mene del partito sovversivo, mentre la politica estera della Francia non subirebbe alcuna modificazione su quella, sì ben iniziata e riescita, del signor Thiers e del suo Governo: potendo egli ciò affermarmi recisamente da tutte le comunicazioni ricevute da Parigi.

Risposi al Conte Armand, che mi applaudivo di udire tali assicurazioni generali e specialmente Italiane, poiché è d'uopo che la Francia si persuada bene e sempre, che qualunque incoraggiamento, anche indiretto, da essa dato al Vaticano per rivenire sopra un passato impossibile, avrebbe doppio risultato contrario, quello di rendersi moralmente solidaria delle resistenze Romane rendendo più arduo, senza prò, il già difficile modus vivendi tra l'ItaHa e la S. Sede, e quello d'off.endere la ben giusta e naturale suscettibilità della Nazione Italiana. Il Conte Armand ripetemmi che l'Italia nulla deve temere a suo danno dal presente Governo Francese e qualunque siano le aspirazioni personali degli uomini attualmente al potere debbono cedere ad una politica saggia e pacifica all'Estero, costituzionale ma ferma ed energica all'Interno.

ALLEGATO.

ANNESSO CimATO

J'ai eu l'honneur de communiquer à Andrade Corvo l'annexe à la dépeche de V.E.

N. 20. S. E. s'est montré très .satils:fairt que J.e oonrtre de l'éohalll!ge d'idée sur le futur Conclave soit à Vti.enne, d'autant plus ·que comte. Andrassy ado,pte J.es ilìrois points princLpaux que V. E. m'a ohaTgé de recommander Gouvernement porrtugais année dernièl'e comme la base d'une action .co:mmune . .Andrade C01rvo regrette que 1e Prince Bismark semble vouloir se desintéresser dans cette importante question, du moins quant à l'action oommune ert iJ. ignore que J.'.AnglerterTe au conrtraire semble s'en rpréoccurper.

Relativement à la France S. E. ne ,partage pas nos crainrtes au sujet de l'attitude Il()ll.lve!llll Gouvernement français envel's nous.

(l) Non si pubblica.

582

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Vienna, 25-26 giugno 1873.

Tardai alcuni giorni a risponder alla Vostra lettera del 14 (l) non essendosi presentata favorevotl occa,sione onde scrivervi sicuramente. D'altronde lunedì ultimo .soltanto potei veder un po' lungamente il Conte Andrassy e quindi assicurarmi sull'impressione fatta qui a riguardo della vostra comunicazione al Wimpffen relativa al viaggio del Re. Oggi Vi posso dire che l'effetto fu ottimo e che anzi la venuta di S. M. è più che mai desiderata. L'Imperatore parlò in questo senso al Conte Borromeo (la cui nomina a Commissario Generale ebbe un completo successo qui). L'Andrassy si espresse meco ancora più calorosamente s'intende, ·e comindo a persuadermi che a malgrado tutte le considerazioni che militerebbero contro S. M. dovrà finire per arrendersi e venire, poiché

l'effetto d'una tal visita sarà ottimo. D'altronde ove essa si effettui in fin d'Agosto ed anche in fin di Settembre la società Vi-ennese essendo tutta assente resta eliminato naturalmente uno degl'inconvenienti, ed il più grave forse della situazione. Ben potete immaginarvi quanto mi sorrida il prog·etto della visita del Re a Berlino pure, ma fino ad ora non veggo, da quanto me ne dite né da quanto ebbe a dirmene il Generale Menabrea, ci sia stato invito qualsiasi per parte dell'Imperatore Guglielmo. Se il de Launay però insiste, è segno ch'egli è sicuro che l'invito V'errà allorché si saprà deciso il viaggio del Re a Vienna. Unitamente a questa lettera, Vi spedisco un .rapporto ufficiale su di un discorso fattomi dall'Andrassy relativamente all'Oriente (1). Riterrei le cose dettemi gravissime se non sapessi che l'Andrassy si lascia talvolta strascinar nella conversazione oltre ciò che vorrebbe dire, e finisce spesso per esprimer più i suoi sentimenti del momento ~he non le idee che formano la politka del Gorverno. Ad ogni modo però qualche cosa c'è, e vedo all'orizzonte Turco nuvoloni minacciosi. Quel che è certo si è che l'Andrassy tiene enormemente alla nostra amicizia. egli mi accentuò il suo desiderio di proceder d'accordo con noi in ogni questione, come mai ebbe a farlo prima. Ciò gli ha fatto mandar giù inHeramente l'affare dei Generalati e così spero mai più sentirne a parlar. Qui la visita del Re è molto temuta dal partito ·clericale che fa quanto può per preparar il terreno in modo che non iPOSsa effettuarsi. Il giornale il VoZks F1·eund organo del Cardinale Rauscher nel suo numero del 21 corrente stampò un articolo di fondo sotto il titolo La Regina Rosina redatto con pari astuzia e perfidia, contenente anche calunnie grossolane, il rilevar però queste, occasionerebbe uno scandalo, locché sarebbe nei desideri del pio Prelato e del suo partito. Il bello si è che quell'articolo mi era sfuggito, poiché il giornale è pochissimo letto; e si è l'Andrassy che me lo ha segnalato, per dimostrarmi sempre più l'interesse nostro e dell'Austl'lia che la visita si :llaocia, onde ,dar uno scacco a quell'audace !Partito. In quanto al soggiorno del Re qui, si potrà limitar allo stretto indispensabile, poiché l'essenziale è H fatto in se stesso, e qui certamente non faranno troppe premure per prolungarlo, avendo a quell'epoca avuto a sazi·età visite Princ1pe.sche. Avrete tSaputo il modo 'sì altamente cordliale ed amichevole per l'Italia, col quale il Principe Imperiale di Germania ebbe ad esprimersi colla Contessa Donhof durante il suo recente viaggio. Eguali sentimenti egli ebbe d'altronde ad esprimermi nel più largo modo allorché mi parlò qui a Vienna. In tal circostanza Egli mi lasciò chiaramente capire che la visita di Suo Padre a Pietroburgo vi aveva lasciato il tempo come l'aveva trovato, • car sauf l'Empereur Alexandre il n'y a pas d'illusion à se faire, !Pensonne ne nous aime en Russie •. Egli constatavami egual assenza totale di simpatia in Austria, e conchiudevami quindi il suo discorso mettendo in rilievo che coll'Italia sola la Prussia poteva e doveva intendersi perfettamente. Ignoro quali siano le vere condizioni di salute del Padre, ma quel che è certo si è: che il giorno in cui il figlio cingerà la corona, le nostre rel·azioni saranno di molto ancora vantaggiate; poiché Lui ed in modo speciale la moglie, professano vera e calda simpatia per l'Italia e pei nostri Principi, mentre l'Imperator Guglielmo ove seguisse gl'impulsi del cuore, sarebbe animato da poco benevoli sentimenti a nostro riguardo.

Ma m'accorgo che sto invadendo il campo dell'egregio mio collega ed amico di Berlino e quindi m'arresto.

26 giugno.

P. S. -Non ne capisco <Più niente, un telegramma di stamane ci annuncia che siamo nuovamente in crisi. Comunque sii v,i mando egualmente questa lettera, colla speranza che continuerete anche con una nuova combinazione Ministeriale ad essere mio Capo. In caso diverso fate ciò che crederete delle notizie che Vi dò.

(l) Cfr. n. 565.

(l) Cfr. n. 577.

583

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 322. Pietroburgo, 27 giugno 1873 (per. il 18 luglio).

La prima impressione prodotta sopra questo Gabinetto dall'avvenimento del Maresciallo Mac Mahon non fu favorevole al nuovo Presidente della Repubblica Francese.

Il signor Thiers che le continue prove d'affetto date dallo Czar all'Imperatore di Germania non hanno disgustato delle speranze ch'egli fonda sopra una futura alleanza Franco-Russa, avea acquistato simpatia presso l'Imperatore, il Principe Cancelliere, il Principe Orloff e parecchi uomini politici Russi che lo hanno conosciuto ·qui durante il suo viaggio e visitato anche a Versailles. Lo si crede un repubblicano di buona fede atto a dominare i repubblicani rossi, mentre il Duca di Magenta chiamato al potere da una ben debole maggioranza ed allo stesso tempo propugnatore di principil oltre modo conservativi appare precursore di disordini che saranno seguiti da una ristaurazione monarchica, e la monarchia o per meglio dire, la dinastia è anzi tutto temuta poiché la ricerca di gloria militare parrà a qualsiasi dinastia il rimedio dalla natura indicato per mantenersi al potere e calmare l'agitazione ch'una ristaurazione monarchica solleverà nei partiti.

Il Barone di Langenau, Ministro d'Austria-Ungheria a Pietroburgo il quale accompagnò l'Imperatore Alessandro a Vienna, mi confermò che la suddetta era stata la prima impressione prodotta sulla Corte e sul Gabinetto di Russia, ma egli mi disse che • la .modestie du styte • della lettera ~he il nuovo Presidente francese indirizzò all'occasione del suo avvenimento all'Imperatore di Russia, gli aveva acquistato presso Sua Maestà un commencement de sympathie..

584

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 292. Madrid, 28 giugno 1873, ore 23,10 (per. ore 8,20 del 29).

On a aujourd'hui un nouveau Ministère sous la Pr-ésidence de Pii y Mar-,gall. Quoique contenant des éléments de dJ"oite comme celui auquel il rucrcède, il est difficile d'indiquer ses tendances et le seui point sur lequel l'opinion générale parait s'accorder est sur son caractère transitoire.

585

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

D. 38. Roma, 28 giugno 1873.

Come mi affrettai ad annunciarLe per telegrafo, S. M. il Re mi diede incarico di far conoscere a S. E. il Conte Wimpffen, Ministro d'Austria-Ungheria che sebbene parecchie circostanze impedissero 0ra al N. A. S. di prendere una definitiva deliberazione circa la sua gita a Vienna, era suo vivissimo desiderio di cogliere l'occasione dell'Esposizione Universale per rendere visita a S. M. l'Imperatore e procurarsi il piacere della sua personale conoscenza. Non sarebbe però che nella seconda metà del mese d'Agosto, o nel Settembre, che questo desiderio avrebbe potuto avverarsi; perlocché, mentre S. M. si riservava di far conoscere le sue risoluzioni ulteriori m'incaricava di esprimere la sua riconoscenza pel gentile invito, assicurando che qualora la M. S. non potesse recarsi Ella stessa a Vienna, vi si sarebbe fatta rappresentare da S. A. R. il Principe Ereditario.

S. E. il Conte Andr·assy ha risposto a questa comunicazione con un Dispac· cio di cui ebbi da S. E. il Conte di Wimpffen la copia che Le trasmetto (1). Il CancelHere dell'Austria-Ungheria con altro dispaccio di cui il Ministro d'Austria mi diede orale comunicazione si compiacque di aggiungere che egli era completamente d'accordÒ con me nel desiderare vivamente che il viaggio di S. M. a Vienna rendesse anche più saldi e più intimi quei legami d'amicizia che esistono fra l'Italia e l'Austria-Ungheria. L'accordo cordiale fra i nostri due Stati è considerato da S. E. il Conte Andrassy, del pari che da me, come una delle maggiori guarentigie della pace d'Europa e quest'accordo non avrebbe d'uopo di essere formulato ·con •stilpulazioni definitive, ma r~sulterebbe per sè dal colloquio dei due Sovrani. S. E. il Cancelliere dell'Impero dava poocia incarico al Conte Wimpffen di dichiararmi che il viaggio di S. M. il Re a Vienna non potrebbe avere che delle conseguenze assai utili al rassodamento delle buone relazioni fra i due paesi.

Voglia, signor Conte, ringraziare S. E. il Conte Andrassy, a mio nome, di questa cortese comunicazione. Il Cancelliere non può avere dubbio ormai sul vivo desiderio del Governo del Re di continuare a mantenersi coll'Austria-Ungheria in un costante ed amichevole scambio di idee sulle principali quistioni politiche, e può esser certo che il Ministro degli Esteri non mancherà di presentare a S. M. il Re il dispaccio indirizzato dal Conte Andrassy al Ministro di Austria-Ungheria in Roma. Nella speranza che questa comunicazione induca il

N. A. S. a fissare definitivamente l'epoca del suo viaggio e ad autorizzare la

S. V. a darne contezza a s.. E. il Cancelliere, Le rinnovo ...

(l) Non si pubblica.

586

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

D. 89. Roma, 28 giugno 1873.

Il Conte Wimpffen in un colloquio ch'ebbi con lui il 26 corrente mi tenne parola della legge sulle corporazioni religiose. Egli mi disse che le sue istruzioni lo autorizzavano a dirmi che il Governo Austro-Ungarico era dolente che la legge per quella parte che si riferisce ai generalati degli ordini non fos.se stata accolta dal Parlamento nei termini in cui •era stata proposta ad esso. Il Governo Austro-Ungarico sapeva apprez.zare le difficoltà e le necessità parlamentari e non intendeva creaJre al Governo ItaLiano degl'imbarazzi. Il Gabinetto di Vienna avea creduto d'interessarsi alla quistione dei generalati in nome dell'interesse generale dei cattolici e dal punto di vista dell'esercizio del potere spirituale del Sommo Pontefice. L'attenzione del Conte Andrassy si è portata sull'arti·colo relativo ai generali, quale venne formul-ato in seguito allo emendamento proposto dal Barone Ricasoli. Se la sede in cui i generali esercitano il loro ufficio fu conservata in vista delle Ioro funzioni, parrebbe che questa sede dovesse essere accordata in un modo permanente come è permanente· la funzione e non per un tempo limitato ai soli individui. Ora il Governo Austro-Ungarico desidera di conoscere il vero senso di questo articolo: esso desidera altresì di sapere con quale criterio si procederà alla sua applicazione.

Il Conte di Wimpff.en non avendo avuto istruzione di darmi lettura di alcun dispaccio ma essendosi limitato a queste considerazioni, io limitai pure dal canto mio la risposta ad alcune osservazioni. Dissi in primo luogo che se avea creduto debito di cortesia di esporre ai rappresentanti di alcuni Governi esteri il modo di vedere del Governo di cui fo parte circa le basi principali del progetto di legge che ebbe poi a presentare al Parlamento avea riservato con cura nel potere legislativo la decisione definitiva d'ogni questione, ed ora che la legge è stata votata e sancita dal Re, non avrei più potuto, senza mancare al debito mio, ammettere una discussione internazionale sullo stesso argomento.

Il Mirristei·o avrebbe certo preferito che il progetto di legge ch'esso avea preser1tato nl Parlamento avesse ottenuto l'approvazione nella forma primitiva in cui era stato proposto. Il Conte Wimpffen era stato testimone degli sforzi :::inceri e leali fdti a questo intento dai membri del Gabinetto: le esigenze parlamentari, a cui il Conte Wimpffen ha fatto allusione, se poterono introdurre nel progetto di legge alcune modificazioni, non ne alterarono però l'essenza, nè valsero a distogliere il Governo Italiano da quella via che s'era tracciata da se stesso sin dal principio della fase politica attuale. Il senso dell'articolo circa la sede dei generali risulta chiaro dal testo della legge. Il crit.erio con cui il Governo si propone di regolarsi nell'applicazione di codeste disposizioni legislative non cesserà di essere quello dell'equità e dello spirito di moderazione. Se ciò non risultasse per sè dalle tendenze generali deU'amministrazione di cui ho l'onore di far parte sarebbe comprovato altresì dalla raccomandazione fatta a questo proposito nel Senato del Regno dal Conte Mamiani, relatore, e dalla risposta conforme del Guardasigilli. Io terminai quindi la mia conversazione col

Conte Wimpffen esprimendo la mia fiducia che il Governo Austro-Ungarico, osservatore iedele delle forme parlamentari, saprà tener conto delle necess.ità a noi imposte dalle nostre istituzioni, e riconoscere che la legge del 19 Giugno sulle corporazioni religiose, giudicata col criterio pratico dell'uomo di Stato, costituisce la miglior transazione possibile fra certi desideri dottrinali ed i gravi interessi politici impegnati nella quistlone.

Voglia, Signor Conte, conformare il suo linguaggio al mio nelle sue conversazioni col Conte Andrassy sullo stesso argomento.

587

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AD ALESSANDRIA D'EGITTO, G. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. R. s. N. Alessandria, 29 giugno 1873 (per. i 7 Luglio).

Con il mio rapporto del 17 corrente (1), riservato, nel quale preveniva l'E. V. della partenza del Giorgio Roberti per Livorno, mi riservai completare all'E. V. le informazioni che avrei potuto raccogliere sulle Società Secrete che esistono in questa città.

La Società Operaia Italiana fondata da oltre dieci anni si è sempre mantenuta nei limiti del suo statuto organico, e le amministrazioni che si sono suc· -eesse si sono sempre esclusivamente occupate di cr,eare il lavoro agli operai. Degne di lode sono state particolarmente quelle presiedute dal signor Arturo Piazza, rieletto diverse volte.

Questa Società prese grande estensione. Vi si ascrissero individui di sentimenti esaltati e turbolenti, ma in così piccol numero che non osarono e non riuscirono a fare propaganda dei loro principi. Agitatori però anche non apparenti, riescirono l'anno scorso a far eleggere nella amministrazione individui del loro partito, il Grazi·adei a Presidente, il Fabbri, il De Stefani, l'Alvarez segretario. Non vi è dubbio che quella Direzione si mise in relazione con i caporioni dell'Internazionale in Italia, ed a questo scopo si rese in Italia l'Alvarez.

Ma poco poterono influire sulle masse, e fecero sì trista prova come amministratori, dilapidando e ;rUibando gli interessi della Società, nei grandi lavori che il Vicerè gli aveva concessi, che dall'Assemblea generale vennero dimessi. Fu eletto Presidente un signor Camino, e rieletti gli antichi Consiglieri, tra i -quali il signor Piazza. Con questi elementi alla Direzione della Società si può aver piena fiducia nella moralità e nei principi che predominano in questa Associazione.

Durante l'Amministrazione del Graziadei, sia che si fossero convinti di non poter propagare le loro idee nella Società Italiana, sia che prevedessero la loro caduta, alacremente secondati dal Giorgio Roberti, fecero nascere la Società Cosmopolita Internazionale, nella quale vollero riunire i turbolenti di tutte le colonie. I risultati furono meschini: la società visse incerta: si disse e si ritenne 1per morta: ma ora il signor avvocato Edoaroo De Montel ultimo ;prestdente, in

tale qualità chiede dei lavori al GoV'erno. Io credo che la Sodetà non esiJSte più in realtà e rche si tenta di speculare <Sotto quel nome.

Si fondò invece, (pll"omoto:rti. il signor Castellani rgiunto d'Italia, l'avvocato Levi, il Roberti, ed Agente prnncipale c~erto Giuseppe Fuoco di Giuseppe di Alessandria della Paglia, la Società Pensiero ed Azione.

Su questa Associazione rrimetto all'E. V. un rapporto confidenziale (l) del signor Carlesimo, Direttore della Polizia Europea. Io credo ch'Egli ne esageri un poco l'importanza, ma ciò non toglie che tanto da parte sua, che da parte del Consolato sia necessaria un'assidua sorveglianza. A quel rapporto posso poi aggiungere che non è guari il Comitato Direttivo spediva una lettera al Triumvirato Repubblicano d'Italia, composto del Quadrio, del Campanella e del Saffi, e gli rimetteva la somma di F. 483. raccolta per il monumento a Mazzini. La somma si è mandata con Gambialre sulla Casa Fenzi e C.a in favore dell'avvocato Campanella, dia cui fu !POi rgirata in :favore dlel Comitato Centrale. La lettera fitmnata dall'avvocato Gio11gio Levi, Cristoforo Fabbri, C. A. Foco, Carlo Bartolucci e C. Balatresi, &a tutta intesa ad affe11mare ed accetta~re il programma, la dottrina ed i principi di Mazzini.

Mi farò un dovere di comunicare all'E. V. tutte le informazioni che potrò in seguito raccogliere.

(l) Non pubblicato.

588

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA (2)

D. 470. Roma, 30 giugno 1873.

Fra il Governo Persiano e quello della Sublime Porta esiste attualmente una vertenza che sembra ancor lontana dal poter essere appianata, e che trasse origine dall'avere la Porta non ha guari proclamato la decisione che i sudditi dello Scià dimoranti nell'Impero abbiano d'ocr.-a innanzi ad essere pareggiati, in fatto di giurisdizione a quelli del Sultano. Il Ministro degli Esteri della Sublime Porta, stimò necessario intrattener~e su tale argomento, in questi ultimi giorni, l'Incaricato d'Affari di S. M. a Costantinopoli, e lo informò che in seguito alle rìmostranze fatte dal Governo Persiano contro l'accennato provvedi mento ed alla resistenza opposta da quello del Sultano, i rapporti fra le due· Corti erano tesi oltremodo. Il Ministro dello Scià, d'ordine del suo Sovrano· erasi da ultimo rivolto con apposito memorialre alla persona stessa del Sultano, onde fosse revocata la misura presa, e questi emanava un recente • Iradé , con cui .si afferma il diritto del Governo Ottomano di provvedere ai rapporti dei sudditi Persiani con le autorità dell'Impero in base al principio della parità di trattamento, ordinando però nel tempo stesso che nell'applicazione di tale principio vengano usate alcune agevolezze in favore dei sudditi dello Scià stabiliti in Turchia. Istruzioni speciali vennero diramate in questo senso ai Governatori delle Provincie. Ciò malgrado la controversia sussiste ancora ed il Ministro dello Scià, nel mentre sta aspettando nuovi ordini del suo Sovrano, la

599'

sciò intravedere al Governo ottomano la possibilità di un'interruzione dei rapporti diplomatici tra i due Stati laddove continui l'attuale condizione di cose.

Il Ministro degli Esteri della Sublime Porta informava il R. RappreS.entante che gli risulta essersi tenuto parola della vertenza dal Governo dello Scià ui Governi dei varì Stati, che il Sovrano della Persia ha testè visitato, ed aver esso l'intenzione di fare altrettanto con gli altri. Potendosi quindi present.:ue il caso che anche il Governo del Re abbia ad essere interpellato in proposito, è mio desiderio di conoscere previamente quale accoglienza abbiano rì.:·evuta le rimostranze dello Scià dal GoV"erno presso il quale V. S. Ill.ma è accreditata. Per conseguenza io La prego di voler assumere informazioni su questo particolare, come pure sulle intenzioni di codesto Governo, riguardo al contegno da osservarsi nella vertenza indicata.

L'arrivo del Monarca Persiano in Francia essendo imminente ritengo che

V. S. Ill.ma sarà fra breve in misura di riferi:rmi su .J.Uest'oggetto.

(l) -Non si pubblica. (2) -Ad accezione dell'ultimo capoverso il dispaccio venne inviato in pari data anche a Londra.
589

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT

(Carte Robilant)

L. P. Roma, 30 giugno 1873.

Vi spedisco il corriere e vi scrivo di politica benché non sappia fino a che punto la mia situazione di ministro dimissionar.io me lo permetta.

I due dh>paoci (l) ·che trovevete in questa ~Spedizione vi daranno un'idea del complesso delle comunicazioni fattemi da Wimpffen. Mi parlò della legge delle corporazioni col linguaggio riassunto nel mio dispaccio, poi, come correttivo, mi lesse due Note, l'una relativa al viaggio del Re a Vienna, l'altra in

•CUi si :flacevano le più calde dichiarazioni intorno a una politica di cordiale e permanente accordo fra l'impero Austro-Ungarico e l'Italia.

Evidentemente la contemporaneità di queste comunicazioni era calcolata. Il Conte Andrassy il quale non potè non credè forse di rifiutare all'imperature di fare qualche cosa pei conventi, volle, nello stesso tempo, mostr·arci che questo incidente, per quanto spiacevole, non avrebbe però alterato in alcuna guisa le relazioni politiche dell'Italia e dell'Austria.

Fu per questo che nel mio colloquio con Wimpffen, colloquio che fu anterim·e di un ,giorno al vostro telegramma del 27 (2), il mio linguaggio fu aSISai moderato. Gli dissi che il Governo avrebbe certo preferito di far passare la legge quale l'aveva proposta, ch'egli era stato testimonio dei nostri sforzi, ma ·che, ogni qualvolta avevamo parlato di questa questione, egli poteva trammentarsi che io avevo riservato la completa libertà delle decisioni del Parlamento. Pel senso dell'articolo relativo ai Generalati non potevo che rimettermi al suo testo, potevo, del resto, dirgli senza difficoltà, che il Governo avrebbe proceduto nell'applicazione della legge con tutti i riguardi compatibili col testo della legge

stessa.

C2) Non pubblicato.

Infine soggiunsi, insistendo su questo punto, che una legge la quale, all'infuori dei conventi, lasciava intatta a Roma tutta l'organizzazione ecclesiastica attuale, era pur sempre una l·egge moderata, e ch'io non avrei potuto ammettere che la 1egge anche, nella sua ·forma attuale, toccasse a quel punto della quistione, che solo poteva interessare tutti i cattolici, val'e a dire l'esercizio libero e completo del potere spirituale del Sommo Ponte.fice.

Parlando col Conte Andrassy potete esprimervi in questo senso e nel senso del dispaccio, ma senza darne lettura. Ma, se non vi vedete inconvenienti, potete aggiung·ere al Conte che, dalle mie lettere particolari, avete potuto scorgere come ciò che v·eramente mi ha alquanto colpito nella comunicazione fu, piuttosto che la comunicazione stessa, la sua coincidenza con un'analoga comunicazione fattami dal goVierno francese.

Del resto l'articolo dell'Opinione a cui alludete nel vostro telegramma del .27 era comparso prima della mia conversazione con Wimpffen e quando non avevo il menomo sentor,e della comunicazione ·che mi doveva poi essere fatta. L'Opinione fece il suo articolo dietro della notizia pubblicata da giornali clericali e diffusa da fonte clericale. I clericali seppero pei primi, a quanto sembra, che la Francia e l'Austria avrebbero ,fatto qualche ·COsa, credettero di aver .ottenuto molto più che la demarche anodina che ebbe poi luogo e spamero delle notizie esager·ate a cui tennero di·etro delle realtà molto più modeste. Parmi che questa possa essere la verità.

L'incidente è, certo, rincrescevole, ma credo che qualche conto bisogna .anche tenere del modo con cui il Conte Andrassy ha cercato di temperarlo e di constatare con una nuova affermazione la sua volontà di non alterare i rapporti dei due paesi, il ,suo desiderio che questi rapporti si affermino anzi pubblicamente. La mia imQ)ressione è anche più favorevole di (prima all'tdea del vdaggio del Re a Vienna. Vedo dalla Vostra del 25 (l) che tale è fPure la vostra iiDIPressione.

Se fossi rimasto al Ministero, avrei certamente indotto il Re a fare questo

viaggio e a quest'ora mi occuperei attivamente a scandagliare o per dir meglio

di preparare il terreno per associare .il viaggio a Vienna col viaggio a Berlino.

Il mio successor·e farà altrettanto, ne sono sicuro, e con una volontà non

minore della mia, poiché un ministro nuovo ha bisogno di fare qualche cosa

che colpisca favorevolmente l'opinione, e il viaggio a Vienna e a Berlino sareb

be l'avvenimento dell'autunno en attendant l'apertura del Parlamento.

I giornali vi avranno spiegato il modo col quale la crisi si è compiuta. I miei amici di destr·a che ci votarono contro avrebbero assai più saviamente agito aspettando la prossima sessione, e il mintstero, dlal •canto suo, fece tutto quanto era possibile per provocare la crisi. La responsabilità dunque si può dividere in rp•arti uguali ed ora ciò ,che v'ha di rpiù patriottico è d'aiutare la formazione di un ministero vitale e durevole.

Minghetti incontra 'delle gravi difficoltà e la massima è quella di trovare

un ministro delle finanz.e quale le circostanze lo richiedono. Ora le difficoltà

sono un po' :t:ersonali perché in verità molti uomini r.agguardevoli del partito

moderato non hanno, per considerazioni loro particolari, alcuna voglia di fare

il ministro, un po' si collegano con le difficoltà delle quistioni a sciogliere. E

fra queste questioni la prima è che pare a taluni, e fra questi vi citerò tanto ii

Digny quanto il SelLa, che la nostra situazione finanziaria non ci conceda di te

nere come base del bilancio nostro della guerra un effettivo di trecentomila

uomini come esercito di prima linea. Confido però che Minghetti finirà col riu

scire. Ad ogni modo vedete dunque che nulla vi sarà di cambiato nella !POlitica

estera in generale e in quella con Vienna in particolare. Da ieri il Re è a

Firenze e colà si recal'ono pure Lanza e Minghetti. Il centro delle notizie è

dunque piuttosto Firenze che Roma.

In ogni modo vi prego, carissimo Conte, di ricevere i miei ringraziamenti

pel concorso così volenteroso e cortese che mi avete prestato durante il :rcio

Ministero e ,siate sictm"o che ne recherò sempre la più grata memoria.

(l) Cfr. nn. 585, 586.

(l) Cfr. n. 582.

590

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 295. Madrid, 3 luglio 18.13, ore 7 (per. ore p).

Après trois jours de discussion violente les Cortès viennent de voter la. suspension des garanties constitutionnelles avec seulement seize voix contraires. L'extrème gauche s'est abstenue. La position -du Ministère est pour le rrtoment plus affermie et il semble décidé à profiter avec énergie des pouvoirs extraordinaires qui lui sont accordés.

591

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2115. Parigi, 3 luglio 1873 (per. il 6)..

Ringrazio l'E. V. del dispaccio di serie politica n. 468 del 18 giugno scorso (1), con cui Ella m'informò della risposta da Lei data al signor Fournier, Ministro di Francia, intorno alle osservazioni da lui presentate sulla legge di soppressione ,delle ~co:nporazioni religiose, e mi invitò a confo11mare a quella risposta il mio linguaggio pel caso in 'cui S. E. il Duca di Broglie tornasrse ad intrattenermi di quest'al'gomento. Mi pregio di ragguagliare l'E. V. ·Che questo Ministro degli Affa,ri Esterri non m'intrattenne più di proposito fino aid ora intorno a questo· soggetto, e che ·io dal mio lato non ho giudicato opportuno di prendere l'indziativa d'altri discoosi al rrigua11do. Il Duca di Broglie si limitò a dirmi incidentalmente che sperava che il Governo del Re apporterebbe nella esecuzione della legge ogni possibile modlerazione. Se il Duca di Broglie mi riparl~sse ulteriormente dell'argomento in discorso non mancherei di uniformare il mio linguag-· gio a quello che l'E. V. volle indicarmi nel citato dispaccio.

(l) Cfr. n. 571.

592

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI IDSTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Berlino, 3 luglio 1813.

Je vous rernercie de votre télégramme du 2,9 Juin (1). J'espère encore ,que vous conserverez votr·e porte:feuille dans le nouveau Ministère qui est en train de se former. M. de Balan m'exprimait ce matin encore le méme espoir. Vous pouvez vous imaginer si j'ai fait chorus. Mais il est grandement temps de sortir des incertitudes de cette crise. Tous ces retards produisent ici un effet r·egrettable.

J'ai reçu aujourd'hui, par le Marquis de Montereno, l'avis que S.A.R. la Princesse de Piémont arriverait demain soir à Schwalbach. La Princesse me fait gracieusement dire qu'elle compte sur nne longue visite de ma part et de celle de Madame de Launay. Je pense que le Ministère -dès qu'il sera constitué --n'y ve~ra aucnn obstacle. Le Rrinoe de Bismarck a déjà pris la clef des champs vers Varzin, l'Empereur part aujourd'hui pour Ems; la plupart de mes •collègues vont aussi en ,villégiature. Nous sommes en pleine saison mocte pour les affaires.

Avez-vous pensé à la promotion du Chevalier Tosi? Voici sept ans révolus qu'il est premier Secrétaire. C'est le seul diplomate ici qui durant. ce long intervalle n'ait ·eu aucnn avancement. Chacun ici s'en étonne parce qu'on connait son mérite hors ligne.

Donnez-moi bien vite l'heureuse nouvelle pour la diplomatie et le Pays que vous ·avez consenti à continuer la direction de notre politique étrangère. .Je suis sm que M. Minghetti se réjouirait de vous conservar. Dieu sad.t quel avenir nous préparent les événements ·en France! L'intimité des rapports avec l'Allemagne, rette intimité inserite dans votre ipl'O~ramme répond entièrement à nos intéréts communs à nos tendances mutuelles.

593

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 416. Londra, 4 luglio 1873 (per. l' 8).

Colla memoria qui acchiusa mi pregio di trasmettere a V. E. le notizie che ho potuto raccogliere onde poter soddisfare al desiderio di S. E. il Ministro del· 1'Intemo, espressomi da V. E. nei di Lei dispacci indicati nella memoria stessa (2).

ALLEGATO.

CADORNA A LANZA

Londra, 4 luglio 1873.

11 nominato Annibale Fontana segna•lato nel Di.spaccìo Ministero Estm-i del 21 marzo 1873 N. 170 Politico (.1), non risllllta rche dopo quest'epoca sia venuto a Londra sebbene siansi fatte fal'e indagini su questo soggetto.

Del nominato Alfonso Aristide Giarizzo cui si riferiscono i diSipacci del Ministm-o Esteri del 31 mar2'lo p. p. e 2 .giugno corrente ai nn. 171 e 179 Polii•tirca (2), ed il mio rapporto del 21 marzo p. p. N. 405 Politica (3) non fu possibile avere alcuna notizia, nonostante 1e fatte inda~ni, rle quali però si proserguono.

A riguardo dei fratel11i Menotti e R1cciotti Garibarldi, cui si criferiscono H detto Dispaccio del Ministero Esteri del 31 marzo N. 171 Politico ed i Dispacci 14 e 24 maggio N. 177 e 178 Politici (2), si richiama innanzi tutto quanto fu già osservato nel rapporto 3 aprile p. p. N. 407 Politico (1). Nonostante le fatte indagini non si è venruto a ·conoscere ·che i fratelli GaribaLdi stiano d1sponendo un prestito per fine poU.tirco qualsirvoglia, nè si rtrovò qui traccia dei due individui nominati Lazzar e Schiwikoff. Avvi qui ·solo un Lazzar, Banchiere, ~il quale pare non abbia re1az,ione alrcuna con questi •affarri. Onde conoscere poi ciò che Riociotti Garibaldi fa in Londra, e di qual natura siano g;li affari di cui si oeeupa, occorrm-ebbe avere organizzata qui una polizia stabile, e continua che lo seguisse passo per passo, il che è impossibile di fare coi mezzi che .si hanno, ed ra •questo rigua!rdo si lriohia~ mano 1e cose dette nei rapporti del 3 •apri.le p. p. N. 407 Politico e 211 marzo p. p.

N. 405 Politico.

I nominati Michele Villani, e Paolo Nalli, indi·eati nel Dirspaceio del Ministero

Esteri del 14 mag.gio p. p. N. 177 Polirtko, fanno di fatto parte del Comitato Repub

blicano Italiano in Londra, del quale si dirà in appresso.

Il nominato James Maclaine WaLters, di cui è pa.rola nell Dispaccio del Ministero Esteri del 6 giugno ultimo N. 180 Politico (l) trovasi di fatto in relazione coi fratelli Garibaldi. È vero che fu a Caprera, e ·che vi fu mal ri:cevuto dal Generooe Garibaldi. Questo cattivo ricevimento sarebbe dovuto a che il Generale non partecipa alle idee dei suoi fi•glli, e del loro partito, non volendo egli che si attenm alla vita di S. M. i·l Re.

Del nominato N. Oliver, indicato ne11o stesso Dis;pac.cio, non si è trovata kaecia..

11 nominato Nicola de Holemine Russo è uomo ificco, indipendente, e che sogna

1a ITepubbli.ca pel suo Paese. E•g1i lavora da Lungo tempo alla !reailizzazione di questo

scopo ed è perciò che egli si trova dn relazione ·Con tutti i repubblicani di tutti

i Pae·si, che egli può incontrare.

Del Rizioti, cui si riferisce il Dispaccio 7 giugno rp. p. N. 181 Politico (l) si

spera di poter ottenere fra rpoco la fotografia in aggiunta aHe informazioni che si

sono già trasmesse intorno al medesimo in rapporti precedenti. I connotarti del

Rizioti sono già stati trasmessi col Rapporto del 10 febbraio p. p. N. 38r8 Poìitico (1).

Il Rizioti abita ora il N. 337 Kensington Road, è in reltazdone coJ Puzi, e lo vede

frequentemente.

Il Martin fabbricatore delle •piccole bombe pare non occuparsi che di perfe

zionare irl suo trovato, e di trovar modo di farsello comperail'e da coloro, che con

ducono questi scellerati affari, traendone il maggime profitto possibile.

Pel Puzi, in seguito ai pre•cedenti rraprporti che lo riguardano, i seguenti fatti sono pervenuti a notizia in aggiunta ai medesimi. Egli è sempre uno degli agenti attivi fra i cospiratori. Ergli sarebbe ora il C<i'pO attivo del Comitato di azione, ed

a quanto d1oe vo11rebbe f•arr coincidere la prroclamazione de1la Repubblica in Italia coll'attentaJto a11a vita del Re, che si commetteTebbe in occasione deUa morte·· del Papa. Si ·aLlega ·che il Buzi sia speciaJ:mente incarrioato de1la esecuzione di questo attentato; -:che egli faeeva prima d'o;ra assegnamento sopra i:l Tibaldd; ma che quest'ul!timo, dappokhè fu wasciato in libertà a Roma, ha rperrduto ogni confidenza del suo partito, :e •che i :suoi antichi amici lo lri<!Jengono •siccome venduto al Governo Italiano. Si allega, che un certo Poloni dell'età tra i 25 ed i 30 anni ha surrogato il Tibaldi, e che avrebbe accettato la sciagurata missione di mandare ad effetto i:l detto attentato. Questo Poloni sd vede spesso al Restaumnt Rossi, dove si l'aduna ill Comitato Repubbl:kano Italiano come :si dirà in appresso. n Puzi essendo stato lhmgamente a Fil'enze nel [pl'eSente anno, .come se ne diede avviso in !l"app<l'I1ti, n0111 ,s[ .dubita che si :conosceranno 1e .persone in Italia, che sono in relazione col medesimo, non essendosi su di ciò ottenute qui maggiori informazioni.

n Comitato di Azione RepubbUcano Italiano si riunisce presso un nominato Rossi, Albergo di Roma e Venezia, n. 56, Princess Str.-Leicester Square. Esso è presieduto dal Lama, le sedute si :tengono a:l l • Piano, e vi intervengono i sopra indicati VilJani e Nal!li.

Il Domenico Lama sopra indkato, cui si ~rifel'isce il Dispaccio :del 20 Giugno p. p.

N. 184 Politico (1), presiede come si disse, 1a riunione del Comitato Italiano Repubblicano. Egli 1avol'a a ti!l'are :le fotografie nella fotografia Caldesi, e dimora neHa casa di sua moglie al N. 7 Osnaburg str.-iRJegent Park. li Lama è Mazziniano, eprpe!I"'ciò :si affierma, ·che non è internazionalista. È un l'epubbHcano dei più fanatici, e ila sua casa è il 'l"litrovo di :questa gente, ma si assicura, •Che è di carattere onesto; per intel:Li:genza si accerla che è una bestia.

Un certo Jaocioni, che è ne]l'uffido del .s~gnor Leone Sarend, Oommerciante al N. 8 Austin-Friars-C1ty, e ·che si di:ce essere uno spurio di M:azzind, ritkava già i :denari del Giornale La Roma del Popolo di Mazzini, .ed ora ritira i denail"i della Emancipazione diretta da :Saffi, Campanella ,ed altri. Il Lama che è nei segreti delle mene repubblicane va :spesso a v;ederlo. Si 1assicura perrò, che H Jacdoni è un giovane onesto, e ·che non si mtschia in aff·ari di azione r·epubblicana.

Quanto all'Internazionale cui si riferisce il Dispaccio del 7 giugno p. p. N. 181 Politico, :s[ attendono informarioni, e ,gi fanno delle indagini. I connotati poi del Gaill.ard, (Durant) ·chiesti :col D1spaccio del 14 giugno p. !P·

N. 182 Poli,tico (l) sono .già stati da .qui trasmessi col l'apporto 10 f.ebbil"'aio 1873

N. 3:88 Poldtico (l) e colla rel:azione che vi andava unita. Si riferisce che un nominato Viriol avesse assunto l'incarico di ammazzare il signor Thiers.

Il noto La Cecilia occupa il 2° Piano del N. 17 Rathbone Place. Ll propri,etario

di questa casa è un nominato Bendi il quale ti:ene una :casa pubblica diffama,ta nel

quartiere degli Stranieri, Green Str.-Soho. Si afferma che in questi giorni il La Ce

cil1Ja ha ricevuto una Llettera da Berlino fil'mata •collLe iniziali A.L.G. nella quale Sii

diceva • Quand nous serons préts ici pour un mouvement avez-Vous parmi Vos

réfugiés politiques de Londres des hommes ·surs, et bien disposés dont Vous puissiez

répondTe pour nous aideT? •.

Ne:l fare poi altre indagini si venne ,in cognizione dei seguenti fatti che si

accennano ad ogni buon .fine sebbene si r.if.eriscano a eirca tre mesi fa.

Sul principio del corrente anno, o veTSO La :metà di gennaio, partì da Genova una nave, .con ·card.co di marmi p.er Londra; era Austriaca, delle Bocche del CattaTo, o di Ragusa. Il Capitano era pure arma~to~re. E1sso cari:cò armi che si di'!sse essere provenienti per ferrovia da Todno, e destinate a CarpTe:ra, e furono caricate per zavorra. La nave per venti •contrari non potè andare a Caprera e dovette continuare pe1r Londra, ove :scaricò i marmi al London Dock. Le armi furono pure scaricate, e cari:cate su altra nave che doveva partire peèr l'Ita.lia e che si crede che

605·

sia poi di fatto partita. Non si è potuto conoscere H nome del ~tano, e di questa seconda nave; quanto altla prima sopra .iilldicata si ebbero ile indicazioni seguenti. 11 Capitano era Alustriaco; prima della rpal'lte~a della nave da Genova egli ern caduto in stiva, 'e si era rotta una gamba; mise sulla illlaVe un altro Capitano, ed ,egli raggiunse rpoi la sua nave a Loncka ,per la via di terra. & crede che il Capitano •surrogato fosse quelilo che nell'aprile p. rp. eTa sul Ba<rk Au.str1aco Arcora nella qualittà di secondo, o di SC'l'ivano.

Alcuni mesi fa verme ~n Londlm, ·e poi ne rirp~Wtì un nomhl:ato Cafiero, che dicesi essere rstato tempo fa ·arrestato in Narpoli con carte compromettenti. Questo giovine era ·stato r:aocomanda~o a ,peTsone II'Iisrpettabili di qui.

Erano pUJTe a Londra nello SCOII'IISO aprile il ~io, ed il nipote Sg~Wallini di Livorno, i quali, e masiSÌme ~l secondo è noto essere uno dei più ri:ooaùdarti intffi"nazionalisti, e si crede che questa loro venuta fosse connessa con quaLche affare dell'Internazionale. E.ssi bazzicavano al Caffè Reale ALdgate E. C., e :llrequellitaVIano ancor più al N. 13<8 Minories, i cui padroni in numero di tre sono Italiani, e si occupano di provvedel'e oggetti di armamento rper le navi.

Si è nella necessità di :far presente, rche per tenersi al corrente di ciò che fanno tutti ·~ individui soptranominati, e rprincirpalmente di ciò che fanno i fra·te1li Gariba·Ldi e delle cose di cui ·si occupano, delle deliberazioni dJeii Comitati, di ciò che si possa !l.'iferilre a compeTe e spedizioni di armi, alla corrispondenm degli individui, o ·comitati di qui ooll'Itrali,a, ed altre cose simili indicate nei vari Dispacci Mirnisteriali sopl'a indicati, sarebbe indilsrpensabile !l.'aveve una rpolima ben organizmta, e permanente, la ·quale non è possibile di organizza!l'e cm mezzli limiJtatis:simi di cui si d~ne, e che .presto S'<WannO esaurilti, e che non è poco che con tali mezzi siansi potute dare tutte ;te mformazioni fin qui fornite, che richiesero anche indagini, e spese a Livenpool, a Manchester, ed a Ginevra.

(l) -Non pubblicato. (2) -Annotazione marginale del documento: c All'Interno 8 luglio •. (l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicati. (3) -Cfr. n. 427.

(l) Non pubblicato.

594

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Londra, 4 Luglio 1873.

E' inutile che Le dica il dolore ·che ho provato, ·e che provo per la crisi ministeria1e. Ciò che mi determina a prendermi la libertà di scriverLe due ri· ghe è un telegramma ora giunto qui che dioe che Ella è sollecitata da Minghetti, e da Lanza stesso a ritenere il portafogli degli Affari Esteri. Non ho 1a presunzione di dare troppa importanza alle mie parole, e ad una mia preghiera; ma pur mi permetto di pregarLa di aderire a questa sollecitazione, e di dirLe che, secondo il mio avviso, l'aderirvi è richiesto dal bene della cosa pubblica, tanto all'interno, che per l'effetto che ne verrà all'Estero.

Le ragioni interne Ella le conosce più di me, e cr·edo non possano a meno di essere giudicate molto gravi da qualunque uomo politico del nostro partito. Ciò che mi importa di dirLe, e pel che Le posso dal'e precise assicurazioni è sulla importanza di Lei in ispecie, e del Ministro della Guerra. Qui, ed ovunque all'Estero si giudicano le crisi Ministeriali d'Italia, come quelle che avvengono qui ed in altri Paesi Costituzionali, e si aede che cambiamento di Gabinetto importi cambiamenti od almeno modHìcazione importante nella politica.

Ora colle questioni di Roma, cogli affari della rtforma dell'Esercito, che il Ministero demissionario ha .sin qui condotte m modo da soddisfare, e di tranquillare tutti i Governi è importantissimo lo escludere affa·tto, che su di essa, e su altre vi possa essere un cambiamento di politica, e di condotta. La permanenza di Lei, e del Generale Ricotti ai loro seggi miiJJisteriali qualificherebbe taJ.mente la crisi, da escludere all'Estero qualsivogl:ia timore a questo riguardo. E questo timore qui esiste, e mi è rivelato dalle continue domande che gli uomlini politici mi fanno sulla crisi, sui suoi eff·etti, sulla influenza della medesima sulla politica del Governo. Posso assicurarLa che la di Lei rimanenza al Ministero farebbe qui una assai grata impressione anche sul Governo, il quale apprezza la condotta moderata, e furma insieme del Ministero nelle più difficili questioni, e la giudica perciò come veramente l!iberale. Ieri l'altro Lord Granville mi diceva in discorso famigliare: • nei principii, e nella pratica della libertà religiosa l'Inghilterra e l'Italia sono i Paesi più liberali dell'Europa •. Io La prego per altra parte di considerare, che in un Paese come il nostro nel quale il Governo da un quarto di secolo, e per ragioni permanenti, è nelle mani dello stesso partito politico, le crisi Mill!isteriali non dovrebbero mai essere che parziali, non foss'altro che per mantenere unito il partito stesso. Io faccio perciò i più sinceri voti perché, nell'interesse del Paese, almeno Lei, e Ricotti rimangano al Ministero, e perché, ove al giungerle di questa lettera l'affare sia già deciso, la decisione sia stata come io vivamente la desidero.

Ella vede, che non ho espresso il mio desiderio personale; ma Ella può conoscerlo, senza che io lo esprima, dappoiché conosce i sentimenti che Le professo e la molta cortesia per la quale io le son .tanto debitore.

595

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 338. Madrid, 5 luglio 1873 (per. il 17).

Ho l'onore di acchiuderle la circolare diramata dal nuovo Ministro di Stato signor Maisonave ai rappresentanti esteri residenti a Madrid e la risposta che vi ho fatto.

Alquanto più significante di quella del suo predecessore su ciò che cnncerne le future relazioni della Spagna colle Potenze, la nota del repubblicano d'Alicante sebbene porti la data del 29 giugno, non venne rimessa alle varie missioni -che addì 3 corrente.

Inviata all'antica sede della Legazione, la copia che mi era destinata non giunse in mie mani che il giorno dopo, e siccome tutti gli altri agenti diplomatici ne accusarono immediatamente ricevuta ho creduto di dover SIPiegare la ragione del breve ritardo che sofferse il mio riscontro.

Le stesse considerazioni che ispirarono il mio primo ufficio al signor Muro dettarono i termini di quello che ho rivolto al signor Maisonave, e mi ltimito s~mplicemente a nccennare a V. E. che all'eecezione di alcuni pochi i quali ere

dettero di partecipare al Ministro di Stato che avrebbero trasmessa la di lui comunicazione ai loro Governi, la maggioranza dei miei colleghi serbò il silenzio a siffatto riguardo aggiungendo soltanto le espressioni di cortesia personale che l'E. V. rileverà nella' mia redazione.

Come nella dianzi citata occasione spero dre pure nella presente avrò avuto la fortuna d'interpretare i di Lei desideri.

ALLEGATO I.

MAISONAVE A MAFFEI

Madrid, 29 giugno 1873.

In virtù delle facoltà concesse dalle Cortés Costituenti al Presidente del Potere eseourtivo de11a Repubblica Spagnuo1a Don Francesco Pi y Marga11, questi ebbe a bene di accettare le demissioni che gli furono presentate dagli individui ehe compone\118no il Mini·stero fO'l'Ill!ato anteriormente sotto La di lui Presidenza.

Costituito nel1giorno di ieri ld.a11 silgnor Pi un nuovo Gabinetto, ho avuto i'onore di essere designato per rimpiazzare come Ministro di Stato il signor D. José Muro e nelil'imformare 1a S. V. mi affretto a :numi.feetarLe iJ. mio fermo proposito di coltivare ·le :relazioni che oggi esilstono fra i nostri paesi, conw.ilbuiendo quanto sta in me affinohè nell'avveni'l'e ira~gano quel .grado di cordialità che s'addice a <liue naz.ioni lega/te da reciproci interessi e limite per molito tempo da vincoli di stretta amicizi-a.

ALLEGATO II.

MAFFEI A MAISONAVE

Madrid, 4 luglio 1873.

La circootanza di aver dovuto .Timuovere questa Legazione dalla sua antioa sede per trascferrirla nelil.'attuale nuovo ·locale fu ·causa che, trasmessa rprimdtivamente alla mia passata abitazione, ,solo oggi rkevetti. JJa rpregiatiJssima Nota delJ.ì 29 scorso giugno colla quale V. E. ha la bontà di !I)a!l'teciparmi di aver assunto il portafoglio del Ministero di Stato.

Mentre mi afrnetto a esprimerle iii. rinoresoi.mento cile provo di non aver potuto a cagione del preoi•tato incidente, •oompiel."'e ai miei doveri V•er>SO di Lei con quella sollecitudine che avrei bramato impiegare mi rallegro vivamente di vedere innalz,ato a sì 1mpol"'tante ufficio nn personaggio che 'come l'E. V. è animato dagli alti propositi che si compiacque estel'narmi e ai quali persona·lmente mi associo in modo sincero.

596

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

'T. s. N. Roma, 6 luglio 1873, ore 17,20.

Ayant consenti à rester au Ministère avec Minghetti, j'ai hate de m'entendre avec vous quant au voyage du Roi. D'après moi, S. M. ne doit accepter l'invitation pour Vienne, qu'autant que cela lui fournirait l'occasion naturelle d'aller aussi t, BC'rlin. Il me faut donc savoir s'il y a probabilité que le Roi

<JCS

reçoive une invitation d'aller à Berlin, et quelle serait l'époque plus favorable pour y rencontrer l'Empereur et le Prince Impérial, ainsi que le Prince de Bismarck. D'après le Ministre d'Autriche ici, le Roi, pourrait aUer à Vienne soit à 1a fin du mois d'aout, soit dans la seconde moitié du mois de septembre car Emper·eur d'Autriche .sera absent de Vienne au commencement de septembre. J'ai ·cru aussi m'apercevoir qu'à Vienne on préférait que le Roi allait à une époque dans [aquelle d'autres souverains ne foosent déjà les hotes de l'Em.pereur d'Autriche. D'après ·Cela je vous prie de m'indiquer votre avis soit sur l'époque préférable, soit sur la manière d'amener natureUement ce voyage. Je compte 'comme toujours sur votre total dévouement au Roi. Télé;graphiez moi vos appréciations.

597

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A LONDRA, CADORNA, A PARIGI, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT

T. 128. Roma, 6 luglio 1873, ore 17,30.

Cédant aux instances du Roi, j'ai consenti à rester aux affaires sous la Présidence de M. Minghetti qui prend les finances.

598

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL FRATELLO GIOVANNI

(AVV)

L. P. Roma, 6 luglio 1873.

Puoi credere con che animo accettai di rimanere nel nuovo Ministero. Ho fatto bene o male? Non so. Certo ho fatto contro ogni mio desiderio. La situa-7.ione si era a Roma e a Firenze pur ridotta a questo punto ·che s'io rifiutavo, Min· ghetti rinunziava tosto l'incarico, senza alcun dubbio, il Ministero attua1e non rimaneva e il Re non aveva che a incaricare Depretis di fare nn Ministero di sinistra, pura, poiché solo nel caso che Depr·etis avesse egli pure rifiutato, il 1\IIhlistero Lanza sarebbe rimasto. Vedi che poca probabilità! Quando dunque tutto ciò dipendeva da me, solo, e tale essendo irrevocabilmente lo stato delle co::;e, ho pensato alla grave responsabilità di dare il paese in mano alla sinistra, ora, !ungi dal controllo della Camera, quando si trattava di eseguire con moderazione la legge delle corporazioni, quando si potevano presentare delle eventualità, come il conclave ed altro. Sotto il punto di vista della politica estera, il fatto mi pareva assai pericoloso. Ho pensato che, in una situazione così confusa, il più patriottico era di far sì che il paese potesse passare tranquillamente, sicuramente questi cinque mesi che d separano dalla cr.-iapertura della Camera, con un Governo che non lo compromettesse nè dentro, nè fuori. Poi si vedrebbe e qualunque cosa avvenisse sai'ebbe sempre un minor male. Questa con

siderazione mi decise. Ma ti confesso che ne voglio a Minghetti di avermi posto in questa situazione, di non avermi messo fuori di causa come sarebbe stato il suo dovere. Je me suis exécuté, ma je suis quitte.

Io dovrò rimanere qui ancora otto o dieci giorni. Poi parto, vengo a Milano e di là in Valtellina, sino ai primissimi di •settemoce. Che 'cosa fate tu e Enrko? Temo di non incontrarvi più a Milano. Il mio progetto sarebbe poi di riprendere anche un congedo di tutto l'ottobre.

599

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Vienna, 6 luglio 1873.

Ieri l'altro a sera pervennemi a mezzo del solito corriere il Vostro g€ntil foglio del 30 .scorso (1), la crisi durava e dura tutt'ora! Stando, a ciò che si può capir dai giornali ed a quanto dicono gl'Italiani che vedo, la fine della crisi sta nelle Vostre mani. Sono in continua aspettazione del telegramma che deve annunciarmi la costituzione del Ministero ma quel benedetto teLegramma non giunge. Nell'incertezza in cui mi trovo sul Ministro che dovrà d'or in poi legger i miei rapporti, m'astengo pel momento dal spedirne, non avendo d'altronde cose molto essenziali da riferire. Faccio quindi ripartir questa sera il corriere a cui affido oltre al carteggio corrente questa lettera per Voi. Di questi giorni d'altronde le occasioni per l'Italia non mancheranno, e quindi sarò in grado di spedir egualmente più tardi i rapporti che mi occorrerà scrivere dopo che avrò parlato col Conte Andrassy. Intanto nell'ipotesi, che mi par probabile e che vivamente spero si verifichi, abbiate a continuar ad esser il mio Capo, riscontro sommariamente ·a quanto mi dite nella Vostra lettera.

La nota del Gabinetto di Vienna sull'affare dei Generalati di cui il Conte Wimpff·en ebbe a darvi verbale conoscenza, m'impressionò molto .spiacevolmente non ve lo nascondo poiché trovo poco leale per parte del Conte Andirassy l'avermi dato lettura dei due dispacci così cordiali che dovevano accompagnar quella a Roma senza farmi cenno di sorta di quel terzo documento poco aggradevole per noi. Non mancai di spiegarmi abbastanza vivamente al riguardo col Barone Hofman, ma m'astenni dall'andar lunedì scorso dal Ministro. Una delle scorse sere però uscendo da una soirée, il Conte Andrassy che incontrai sulla scala volle farmi uno scherzo sul preteso accordo dell'Austria colla Francia nel rivolgerei rimostranze sulla nostra legge delle Corporazioni. Rilevai lo scherzo con qualche freddezza osservandogli che se riteneva l'accordo non esistesse di fatto pur l'apparenza ne era tale che difficile sarebbe persuader l'opinione pubblica del contrario. Egli difese il suo op·erato come potè, scambiammo ancora qualche parola agrodolce, e d lasciammo con una stretta di mano le no,stre carrozze essendo alla porta. Da quel giorno più non si parlò dell'incidente, ripi

glieremo però la conversazione domani. Quel che è certo si è che qui si pentono dal four che hanno fatto, four d'altronde come avete benissimo indovinato di cui il Conte Andrassy è ·abbastanza innocente. D'altronde sia detto fra di noi constato da qualche tempo che qui si cammina in ogni questione un pò senza bu~sola! Idee ben fisse non vi sono, il Conte Andrassy ha senza dubbio un programma generale ma non si occupa dei dettagli; anzi devo dire che si occupa di niente. Non legge un giornale, non scrive una riga, non riceve i suoi referenti, non dà istruzioni, tutti i suoi dipendenti tanto gli alti come i bassi si lagnano di Lui ·con tutti. Stando così le cose potete capire come gli affari vanno a questo Ministero degli Esteri. Aggiungete a ciò l'ingerenza intermittente dell'Imperatore negli affari, e la nessuna r'esistenza che egli incontra nel suo Ministro il quale vuol conservare il suo posto, e capirete facilmente come procedendo così si finirà per arrivar ad un cataclisma. Questa è la situazione e la spiegazione del perché mi capita qualche volta di scriver nero mentre pochi giorni prima av·evo scritto bianco. Tal stato di cose fa sì che desidero meno la venuta di S. M., ed anzi non la desidero più affatto ove non si combini con un incontro qui coll'Imperatore di Germania, o meglio ancora con una precedente visita a Berlino. Ov•e tali ·combinazioni non si potessero verificare, venga pur il Principe Umberto, ma senza la Principessa, e non si accetti l'ospitalità Imperial-e, troverò ad alloggiarlo bene e a non troppo caro prezzo al Hotel Imperia! tenuto dal Landau. Ritengo essenzial•e far ben capire qui che si apprezza l'amicizia dell'Austria ma che non ci >Si Hene ·in modo speciale. Se a Vienna avranno il convincimento che siamo saldamente uniti alla Germania, ciò toglierà la voglia non solo di nuocerei ma anche di annojarci.

Abbiamo avuto qui la visita dell'Imperatrice di Germania essa fu per me Robilant di una cortesia eccezionale, ma il Ministro d'Italia non potrebbe dire altrettanto, poiché non mi disse neppure una parola del Re nè della famiglia Reale. D'altronde ciò che ebbe a dire od a non dire qui quell'Augusta Donna non fece impressione di sorta, ben sapendosi la sua nessuna influenza negli affari. E ·qui faccio punto poiché se questa mia lettera non dovesse più trovarvi al Ministero devo risparmiarvi la noja di parlarvi ancor·a d'affari. Non saprei però finir questa lettera senza ringraziarvi per le ·Così cortesi parole che vi piacque indirizzarmi nell'ultima vostra, •ed assicurarvi al tempo stesso della mia incancellabile riconoscenza per le tante bontà di cui mi foste largo dal giorno in cui Vi piacque pres!Ce,gliermi senz'alcun mio merito pel posto che occupo, sino ad oggi.

(l) Cfr. n. 589.

600

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. R. 4331. Berlino, 7 luglio 1873, ore 16,15 (per. ore 22,10).

J.e suis d'avis que mieux vaudrait que le Roi commence sa tournée par Berlin. La raison l'intérèt et le sentiment indiquent qu'il ·convient de serrer d'abord la main à nos alliés de la veille et du lendemain. Le principal doit passer avant l'accession. Cette préférence ne nuira en rien bien loin de là à l'accueil à Vienne. Tout se combinerait pour le mieux. L'Empereur passera le mois de juillet à Ems et le moils de aout à Gastein •en Au1Jriche. Il ne se['a de retour à Berlin que v•ers le deux septembre pour l'inauguration du monument érigé en souvenir des guerres contre Danemark, Autriche et France. Il conviendrait d'éviter d'étre ici à cette date. Viendront ensuite du trois au dix huit septembre les manoeuvres du Corps de la Garde. C'est dans cet intervalle que pourrait avoir lieu la visite, S. M. arriverait par le Brenner Munich et s'acheminerait vers Vienne dans la seconde moitié de septembre. Il me parait que dans cette circonstance je devrais etre autorisé à faire des ouvertures non pas ici vu l'absence du souverain et du Prince de Bismarck, mais à Ems où se trouv·e l'Em

pereur.

J'aurai occasion toute naturelle de m'y arréter en me rendant à Schwalbach pour saluer la Princesse Marguerite. Je ne doute pas d'un accueil favo!rable à cette ouverture à moins que l'état de santé de l'Empereur n'exige de nouveaux ménagements. Je sollicite vos instructions et de me dire aussi si S. M. se contenterait d'une invitation par mon entremise ou celle du représentant impérial à Rome ou si S. M. désirerait une invitation directe de Souverain à Souverain. Je crois qu'on peut moins tenir à cette fo=alité de la part de .la PruS>Se et qu'il y aurait méme meilleure gràce à énoncer simplement notre intention sans provoquer une invitation formelle. Le Prince de Bi3mar.ck sera absent jusque vers la fin de l'automne. Je me réjouis que Vous restez au ministère.

601

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 297. Parigi, 7 Luglio 1873, ore 16,50 (per. ore 9,10 dell' 8).

Je vous remercie de votre télégramme. Votre maintien aux Affaires Etrangères et la présidence du Conseil à M. Minghetti seront bien accuellis dans les sphères officielles et dans le public.

602

IL SEGRETARIO GENERALE ALL'INTERNO, CAVALLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. R. P. 6023. Roma, 7 luglio 1873 (per. L' 8).

Mi è assicurato che il clero francese vada distribuendo mediante offerte al

l'obolo di S. Pietro esemplari della unita immagine di Pio IX in carc.ere, offensi

va pel Governo italiano, e specialmente per l'Augusta dinastia di Savoia.

Ha fatto meraviglia che questo S'l'lercio di immagini si faccia impunemente

sotto gli occhi del Governo francese, e sotto l'impero di una legge che proibisce

la impressione e lo c;paccio di qualsiasi immagine senza autorizzazione.

Ho creduto mio debito di ciò significare a V. E. per quelle comunicazioni

al R. Rappre::entante in Parigi che crederà più convenienti.

603

IL MINISTRO A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Vienna, 7 Luglio 1873.

Ho ricevuto stamane con somma .soddisfazione il telegramma (l) col quale m'annunciate che cedendo alle istanze fattevi da S. M. avete aderito a conservar il vostro portafoglio nel Ministero presieduto dall'amico Minghetti. Colla massima schiettezza proprio devo dirvi, che sono lietissimo della determinazione che avete preso. In quanto a me personalmente, desideravo vivamente continuar ad avervi come Capo, pokhé pvoprio non sapvei immaginarmene altro, sotto il quale mi riescisse più gradito il servire. Ma astrazLone fatta anche dalla questione personale mia sono oltremodo soddisfatto della risoluzione che avete preso, poiché la stabilità nell'indirizzo delle relazioni estere gli dà già per se stessa una grande forza. Questa forz.a poi è ancora accresciuta di molto quando chi dà quest'indirizzo è personalmente apprezzato e stimato nell'interno ed ail'Estero quanto il siete Voi.

Il Conte Andrassy che aveva sul suo tavolo stamane un tel-egramma del Wimpffen, che gli annuncLava precisamente ·Che conservavate il portafoglio degli Affari Esteri, mostravasi meco molto soddisfatto di tal notizia ripetendomi a Vostro riguardo parole come sempre molto lusinghiere.

Vi ho testé trasmesso telegraficamente la risposta del Brioschi, che in sostanza dice dispensatemi se possibile dall'amaro calice, se poi non è possibile, lo manderò giù.

In quanto al Deputato Piccoli ho fatto l'impossibile per rintracciarlo ma credo proprio non sia in Vienna poiché nessuno ebbe a vederlo fin qui, e tutti i .mezzi che impiego ordinariamente per scoprir anche 1e persone che si celano, riuscirono infruttuosi sin qui. Parmi però che trattandosi della mancanza d'un sol portafoglio niente v'impedisca di andar in scena sin d'ora.

604

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 417. Londra, 8 Luglio 1873 (per. il 12).

Facendo seguito al mio recente rapporto del 4 luglio corrente n. 416 Politico (2) relativo ad infovmazioni polibche da fornir.si al MinitStero dell'Interno, La pr•ego di portare a notizia del Ministero stesso le seguenti notizie biografiche relative al Giovanni Tibaldi (3), H quale, sebbene .sia ben conosciuto (massime dopo i recenti fatti del Colosseo), al Ministero predetto, mi pare che possano riuscire di qualche utilità.

Giovanni Tibaldi di Faenza servì nel 1848-49 a Roma sotto gli ordini del Colonello Marocchetti. Fu nominato Luogotenente per acclamazione. Prese parte alla difesa dd Roma. Entrativi i Francesi, si rifugiò a Bi·ella. Venne in seguito a Londra, dove visse in grande miseria. Si occupava sin da allora della fabbrica di bombe; ma si faoeva passare· come un ottico.

Avvalendosi della circostanza che eravi a Londra un altro Italiano (Piemontese) che portava lo stesso nome, sebbene abbia ben diversi pensamenti, e che si occupava esso pure della fabbrica d'armi, si faoeva egli pure Piemontese, e cercava di farsi passare pel suo omonimo.

Dopo il 2 dicembre, cospirò principalmente con due Italiani (uno dei quali si chiamava Ruggio) contro la vita di Napoleone III, e si recò a Parigi per assassinare l'Imperatore, col mezzo di oerte sue piccole granate. La Polizia Inglese avendo avuto sentore di questa trama, ne avvertì il Governo Francese, che procedette all'arresto del Tibaldi, e dei suoi complici. Egli fu processato, condannato, e mandato a Cajenna. Vi rimase, scontando la pena sino all'anno 1870, nel quale fu graziato.

Dopo di ciò ritornò in Inghilterra ove rimase fino allo scorso Ottobre quando partì per l'Italia, (come se ne diede avviso da questa Legazione col suo rapporto del 216 ottobre 1872, N. 36·2 Politico) (1), dopo di che ebbero luogo i noti fatti del Colosseo, e le adunanze, e deliberazioni al Teatro dell'Argentina in Roma.

(l) -Cfr. n. 597. (2) -Cfr. n. 59::.. (3) -Deve trattarsi di Paolo Tibaldi (cfr. d. 188 a Cadorna).
605

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 301. Parigi, 9 luglio 1873, ore 16,10 (per. ore 21,10).

Aujourd'hui le Schah en recevant le Corps Di<plomatique m'a cha'ngé de faire connaitre à S. M. le Roi son intention de rencontrer S. M. à Turin où Florence comme il conviendra mieux au Roi. Intention du Schah est d'aUer en Suisse sept jours, •et de traverser la Haute Italie dans dix ou onze jour:s. J'ai répondu au Schah que j'aurai immédiatement ~ait paa:-venir son désir à la connaissance du Roi.

606

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2123. Parigi, 9 luglio 1873 (per. il 12).

Nell'accusar ricevuta e ringraziare l'E. V. del dispaccio di Serie Politica

n. 467 detl 16 g~iugno scorso (2), mi reco a debito d'informarla che secondo le· istruzioni in esso contenute, io mi astenni dal prendere un'iniziativa qualsiasi

(2! Non pubblicato.

intorno al viaggio progettato da S. M. lo Scià di Persia in Italia. Ma quest'ini

ziativa venne presa oggi da S. E. il Gran Vizir, il quale pochi istanti prima che

lo Scià ricevesse il Corpo Diplomatico m'informò che S. M. Persiana aveva l'in·

tenzione d'andare in Isvizz,er•a fra sette giorni e di traversare fra dieci giorni

l'Alta Italia per recarsi a Vienna, ed aveva il desiderio d'incontrarsi con S. M.

il Re in una delle dttà dell'Alta Italia, o a Firenze, secondochè piacerebbe me

glio al Re. Lo Scià non ,si fermerebbe in Italia che il tempo conveniente per

lo scopo che si propone ch'è quello di vedere Sua Maestà. Quest'intenzione e

questo desiderio mi furono ripetuti dallo Scià in persona quando gli fui pre

sentato.

Io risposi al Gran Vizir che ordinariamente a quest'epoca S. M. il Re aveva

costume di recarsi nelle monta~ne per ca·cciare, ma che avrei avuto cura d'in

formare Sua Maestà dei progetti e del desiderio dello Scià. Feci allo Scià la

medesima risposta, aggiungendo però che E•enza dubbio il Re sarebbe soddisfatto

d'incontrarsi con S. M. Persiana.

Prego .conseguentemente l'E. V. di portare quanto ebbi l'onore d'esporle

a notizia di Sua Maestà e di far sapere le Sovrane intenzioni al Gran Vizir

dello Scià o a Ma1colm Khan, •suo Ministro degli AffaJri Esteri, sia per mezzo

della R. LegazioiJJe a Parigi, sia per mezzo della R. Legazione a Berna.

Per di Lei informazione, lo Scià conta partire da Parigi mercoledì pros

simo, 16 corrente (salvo ulteriori camb~amenti) ·e recarsi a Ginevra, e poi a

Berna, di dove ripassando per Ginevra si recher·ebbe in Italia verso il 19 o

20 corrente.

Lo Scià lascerebbe a S. M. il Re la scelta della città ove dovrebbe incontrarsi colla Maestà Sua; desideverebbe possibilmente non andare a Roma a .cagione del cUma estivo, e d'evitare VeneZJia, se vi è minaccia di colè!ra.

(l) Cfr. n. 180.

<
APPENDICI

APPENDICE I

LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione al luglio 1873)

ARGENTINA

Buenos Aires -DELLA CROCE DI DoJOLA conte Erurico, inviato straordinario e mini,srtro plenipotenziario; MARTIN LANCIAREZ Eugenio, segretario.

ASSIA DARMSTADT

GREPPI conte Giuseppe, inviato straordinario e ministro ,plenipotenziario (residente a Monaco).

AUSTRIA-UNGHERIA

Vienna -NICOLis DI RoBILANT conte Cado Felice, maggior generale, inviato straordinario e mind:stro IPlenipotenz.i~o; CURTOPAssx Francesco, consigliere; BALBI SENAREGA ma1rchese Giacomo, segretario; TERZAGHI Carlo, segrretario; DE FoRESTA Ernesto, adldetto; NiccOLINI marohese Carlo, addetto onorario; PozzoLINI Giorgio, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare.

BADEN

DE LAuNAY ,conte Ed<>ardo, in'Viato straordinario e ministro pleni!potenziado (residente a Berlino).

BAVIERA

Monaco -GREPPI conte GiuS€!PIP'e, inviato straordinario e ministro plentpotenziario; CENTURIONI marchese Enrico, segretario; VIGONI Giollgio, segretario.

BELGIO

Bruxelles -BLANC Alberto, invilélto straOil"'dinario e ministro plell!ipotenziario; GERBAIX DE SONNAZ Carlo ALberto, .segretario; INCISA BECCARIA marchese Emanuele, addetto.

BOLIVIA

GARRou Lppolito, incaricato d'affa1ri (residente a Lima).

BRASILE

Rio de Janeim -CAVALCHINI-GAROFOLI barone Carlo Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenzia:rio; CANTAGALLI Romeo, segretario.

BRUNSWICK

DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

CILE

GARROU lppolito, incaricato d'affari (residente a Lima).

CINA

FE' D'OsTIANI conte Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Tokio).

COSTARICA

ANFORA, dei duchi di Lid.gnano, Giuseppe, incaricato d'affari (residente a Guatemala).

DANIMARCA

Copenaghen -SPINOLA :mwchese Federico Costanzo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

FRANCIA

Parigi -NIGnA Costantino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; RESSMAN Costantino, segretario; CoLLOBIANo-ARBORIO Luigi, seg~_r~tario; AVARNA, dei duchi di Gualtieri, GiuseP!Pe, addetto; GuAsco DI BISIO Alessandro, addetto; LANZA conte Carlo, tenente colonnello di stato maggiare, addetto militare.

GIAPPONE

Tokio -FE' D'OsTIANI .conte AleSJsandro, inviato straordinwio e min~stro plenìpotenziario; LITTA-BIUMI-RESTA •conte Balzarino, segreta•rio; BECCADELLIBOLOGNA Paolo, principe di Camporeale, addetto onora·rio.

GRAN BRETAGNA

Londra -CADORNA Carlo, inviato straordinario e ministro plen~potenziario; CoNELLI DE' PROSPERI Carrlo, :S"eWetal'Ìo; CATALANI Tommaso, segretario; PISA Ugo, addetto.

GRECIA

Atene -MIGLIORATI marchese Giovanni Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GALVAGNA barone Francesco, segretario.

GUATEMALA Guatemala -ANFORA, dei duchi dii Lidgnano, Giuseppe, incaricato d'affari.

HONDURAS

ANFORA, dei duchi di Lidgnano, Giuseppe, incaricato d'affari (residente a Guatemala).

MAROCCO Tangeri -ScovAsso Stefano, inca'ri>cato d'affari.

MECKLEMBURGO (Granducato di)

DE LAUNAY conte Edoar:do, inviato :straordinario e min~stro plenipotenziario (residente a Berlino).

MESSLCO (Stati Uniti del) Messico -BIAGI Giuseppe, incamcato d'affani.

NlCARÀGUA

ANFORA, dei duchi di Licignano, GiUiSewe, incaricato d'affari (residente a Guatemala).

OLDENBURGO

DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e min~ro plenipotenziamo (residente a Berlino).

PAESI BASSI

Aja -BERTINATTI Giuseppe, inviato straordinario e ministro plen~otenziario; PASSERA Oscarre, ,segretario.

PERU' Lima -GARROU Ippolito, incarkato d'affari.

22-Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. IV

PORTOGALLO

Lisbona -OLDOINI ma'l'chese Filippo, inviato straordinario e min1stro plenirpotenziario; PATELLA Salvatore, :seg~retario.

PRUSSIA EU IMPERO DI GERMANIA

BeTlino -DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e min1stro plenipotenziaifio; Tosi Antonio, segretario; TuGINI Salvatore, segretario; D'ALBERTAS Felice, addetto; MocENNI Stanislao, ma,ggio:re di stato maggiore, adldetto militare.

RUSSEA

PietTobuTgo -DI BELLA CARACCIOLO marchese Camillo, inviato straoirdinario e ministro plenÌ\Potenziario; MAROCHETTI barone Maurizio, segretario; DELLA VALLE DI MIRABELLO Alessandro, addetto; DI BELLA CARACCIOLO marchese Giuseppe, addetto onora~io.

S. SALVADOR

ANFORA, dei duchi di Lidgnano, Giuseppe, incaricato d'affa:ri (residente a Guatemala).

SASSONIA (Regno di)

DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro ,plenirpotenziario (residente a Berlino).

SASSONIA (Granducato e Ducati di)

DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e min~stro plenipotenziario (residente a Berlino).

SPAGNA

MadTid -DE BARRAL conte Camillo, inviato straOirdinario e ministro pJenipotenziario; MAFFEI DI BoGLio conte Carlo Alberto, consigliere.

STATI UNITI DELL'AMERICA DEL NORD

Washington -CoRTI conte Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenz.iario; ZANNINI 'Conte Alessandro, segretario.

SVEZIA E NORVEGIA

Stoccolma -SALLIER DE LA TouR :conte Vittorio, inviato straordinario e ministro plen1potenzia:rio; BoBBIO Ettore, segretario.

SVIZZERA

Berna -MELEGARI Luigi Amedeo, inviato strao~dinario e ministro ,plenipotenziario; MARTUSCELLI Ernesto, segretario; ScoTTI Alberto, segretario; HIERSCHEL DE' MrNERBI Oscane, addetto; MocENIGO conte Aloise Silvestro, addetto.

TURCHIA

Costantinopoli -ULISSE BARBOLANI conte Raffaele, inviato straordinario e ministro plen1potenziario; CovA En11~co, segretario; CoTTA Francesco, segretario; VERNONI AleSisandlro, inte11prete; GRAZIANI Edoardo, interprete; CHABERT Alberto, inteliPrete.

VICEREAME D'EGITTO Alessandria -DE MARTINO Giuseppe, agente diplomatico e console generale.

REGGENZA DI TUNISI Tunisi -PINNA Luigi, agente dtplomatico e .console generale.

PRINCIPATI UNITI DI MOLDAVIA E VALACCHIA Bucarest -FAVA barone Saverio, agente dli,plomatico e console generale.

PRINOIPATO DI SERBIA

Belgrado -JoANNINI CEVA DI S. MICHELE •conte Luigi, agente diplomatico e console generale.

URUGUAY Montevideo -RAFFO Giovanni Batttsta, incaricato d'affari.

VENEZUELA Caracas -VrviANI Giovanni Battista, incaricato d'affari.

WURTEMBERG

Stoccarda -RATI OPIZZONI conte Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenz.iario.

APPENDICE II

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione al luglio 1873)

MINISTRO

VISCONTI VENOSTA Emilio, d€iPUtato al Parlamento.

SEGRETARIO GENERALE

ARTOM Isaaco, inviato stroordinario e ministro .plentpotenziario, incaricato delle· funzioni di seg!I'etario generaLe.

DIVISIONE POLITICA

ToRNIELLI BRUSATI DI VERGANO conte Giuseppe, consigliere di legazione, reg-gente la divtsione.

UFFICIO I

Corrispondenza politica -Corrispondenza particolare del Ministro

Trattati politici -Pubblicazioni diplomatiche -Cifra e telegrammi.

PANSA AlJberto, sotto segrretario dii l" classe;

BIANCHI DI LAVAGNA Francesco, sotto 'segretario di l" classe;

DEL CAsTILLo DI S. ONOFRIO ma11chese Ugo, sotto segretario di 2• classe;

RivA Aless•andro, vice console di 2" classe, a!d:detto all'uffido;

GuiCCIOLI mall1cth€1Se Alessandro, segretario di legazione di 2• cla,sse, adtlettO> all'ufficio.

UFF1ICIO II

Personale del Ministero.. delle Legazioni e dei Corrieri di Gabinetto Ordini cavallereschi nazionali ed este1·i -Atti pubblici -Notariato della Corona -Cerimoniale di Corte -Cancelleria dell'Ordine della S.S. Annunziata -Archivi della Divisione.

BERTOLLA Giusejppe, archivista capo di 2" ·classe; SEvEz Lorenzo, ar.chivista capo di 2" ,classe; ALINARI Enrico, ufficiale d'ordine; LATTES Giuse[Jp·e, vice console di l • classe, addetto all'ufficio.

RAGIONERIA

Bilancio -Contabilità generale dei RR. Agenti diplomatici e consolari Mandati -Rendiconti -Corrispondenza relativa.

CARRERA Angelo, ragioniell"e capo sezione; PAPINI Andrea, :ragioniere di l" d.asse; JACQUIER Vittorio, a11chtiwsta di l" classe; BERNONI Luigi, ro,gioniwe di 2• cla~sse (1cassiere); GUGLIELMINETTI Giuseppe, computtsta di l a c~lasse; FossATI Giuseppe, com,puti!Sta di 2• classe; BELLISOMI Lodovico, com;puUsta di 2" ~classe.

DIREZIONE GENERALE DEI CONSOLATI E DEL COMMERCilO

PEIROLERI Augusto, direttore generale.

UFFICIO PERSONALE

Corrispondenza riservata e confidenziale della direzione generale -Personale consolare e dragomannale -Esami -Exequatur agli Agenti esteri.

0DETTI DI MARCORENGO Edoardo, segretario di 2" Classe; BARILARI Federico, sotto segretario d'i 2" ·Classe.

DIVISIONE I

DE VEILLET Francesco, direttore capo di divisione di l a classe.

UFFICIO I

Corrispondenza coi RR. Agenti diplomatici e consolari residenti presso i diversi stati d'Europa e loro colonie, eccettuate la Turchia e la Grecia, e cogli Agenti diplomatici e consolari di detti Stati in Italia; coi Ministeri, colle Autorità e coi vrivati in tutte le materie non politche, né commerciali.

ScHMUCKER barone Pompeo, ~capo ,sez;ione di 2• classe; BRASCHI ·conte Daniele, segretario di l" classe; CAVACECE Emilio, segreta:rio di l" classe; MIRTI DELLA VALLE Achille, segretario :di l" classe; MoNTERSINo F1rancesco, segretario di 2• clas1se; CAPELLo Carlo Felice, segreta,rio di 2• dasse; BAZZONI Augusto, segretario di 2" classe; CASELLI Carlo, segcretario di 2" dasse; 0RFINI conte Ercole, sotto segretario di l • classe; VACCAJ Giulio, sotto segretario di 3" classe; FASSATI DI BALZOLA Ferdinando, sotto segreta,rio dti. 3• classe; RozwADOWSKI DI GRAN RozwADow ~conte Antonio, volontario.

UFFICIO II

Corrispondenza coi RR. Agenti diplomatici e consolari residenti in Grecia, nell'Impero Ottomano, in Asia, in Africa ed America, e cogli Agenti diplomatici e consolari degli Stati di detti paesi in Italia; coi Ministeri, colle Autorità e coi privati in tutte le materie non politiche, né commerciali.

BIANCHINI Domenko, ~capo seZiione di 2" classe; MILIOTTI Luigi, ,segreta1rio di l" classe; MASSA Ntcolò, sotto segretario di 2," 1classe; PIRRONE Giuseppe, ,sotto segretario di 2" classe; SANMINIATELLI, dei conti, Fabio, console di 2," classe, addetto all'ufficio.

DIVISIONE II

MALVANO GiacOIIllo, d1rettore capo di divisione di 2• cla'sse.

UFFICIO I

Cor1·ispondenza relativa alla stipulazione dei trattati e delle convenzioni commerciali,_ di navigazione, consolari, monetarie, doganali, postali e telegrafiche, ecc. -Pubblicazioni commerciali -Bollettino consolare.

DE GoYZUETA, dei maDchesi di Toverena, Frances,co, ca:po sezione di l • classe; BoREA n'OLMO ma~rchese Giovanni Battista, segretario di P classe; PucciONI ffimilio, sotto segretario di l" dasse; BARDI Alessandlro, sotto segretario di 2• classe; PAGANUZZI Daniele, sotto segretario di 3" classe; MINA BoLZESI Giuseppe, volontario.

UFF!cCIO H

Corrispondenza relativa alle successioni di nazionali all'estero, ed agli atti di stato civile rogati all'estero.

SANTASILIA, dei marchesi, Nicola, ~capo sezione di l • dasse; BERTOLLA Cesare, ,sotto segretario di 3• classe; DURANO DE LA PENNE Enrico, volontario; BoNELLI Edoar;do, volontario.

ECONOMATO E SPEDIZIONE

Spese d'ufficio -Contratti -P1·otocollo -Spedizioni -Passapo1·ti -Legalizzazioni -Biblioteca -Economato -Servizio inte1·no.

CATTANEo Angelo, avchiv1sta ~capo di 1• classe; DORIA DI DoLCEACQUA mavchese Andrea, archivista di l" classe; BROFFERIO Tullio, sotto segretario di l" classe;

DE NoBILI Achille, archivista di 2" classe;

TKALAC Emetico, intel'lprete di l a classe; VALERGA Pietro, interprete on01fa!1io per la lingua a['aba.

CORRIERI DI GABINETTO

Corrieri di Gabinetto di l a classe -ARMILLET Giuseppe; ANIELLI Eugenio. Corrieri di Gabinetto di 2" classe -VILLA Antonio; LoNGO Giuseppe.

USCIERI

Capi uscieri -CAVAGNINo Pietro; FERRERO Antonio; CARELLO Giuseppe.

Uscieri -Rossi Antonio; RosTAN Cesa1re; SAROGLIA Gius~; Bo Ignazio; BRUNERI Mi<chele; DoNZINO Domenico; MoRONE Giovanni Battista; BERNARDI Lodovko; ZEI Giuseppe; DE MATTEis Giacomo; BRUSA Luigi; VILLANI Antonio; CAMPAGNO Lorenzo.

Inserviente -CRAVANZUOLA Lui,gi.

CONSIGLW DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

Questioni di diritto internazionale, di nazionalità, di leva, interpretazioni di trattati, ecc.

PRESIDENTE

DES AMBROIS DE NEVACHE Luigi, ministro di Stato, presidente del consiglio di Stato, senatore del Regno.

VICE PRESIDENTE

VIGLIANI Paolo OnOifato, senatore del Regno, plrimo presidente della Corte di Cassazione di Firenze.

CONSIGLIERI

Il segretario generale del Ministe,ro degli Affari Esteri; RAELI Matteo, consigliere di Stato; TABARRINI Mal'co, 'constgiiere di Stato; GUERRIERI-GONZAGA ma11chese Anselmo, deputato al Parlamento; ALFIERI DI SosTEGNO marehese Cado, senatore del Regno; ToNELLo Michelangiolo, senatore del Regno.

SEGRETARIO

Il segretario generale del Ministero degli Affari Esteri.

SEGRETARIO AGGIUNTO

BrANCHINI Domenico, capo se~ione :pres,so il Ministero degli Affari Esteri.

APPENDICE III

LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione al luglio 1873)

Argentina -BALCARCE Mariano, 1inviato straordinario e min~stro plenipotenziario (residente a Pa:rigi).

Austria-Ungheria -WIMPFFEN conte Felix, inviato straoroinario e ministro plenipotenziario; VON PUSSWALD, ~consigliere; PASETTI VON FRIEDENBURG bairone Marius, segretario; VON BIEGELEBEN Jba,rone Rudiger, segretario; BLUDHORN EugJen, addetto; voN ScHOLL Artur, addetto.

Baviera -VON BIBRA barone Al:fired, inviato stra011dinario e ministro plen~potenziario; VON TAUTPHOEUS ba:rone Rudolf, 'COiliSigliere.

Belgio -VAN Loo Auguste, inviato ~straoDdinario e ministro pleni;potenziario; HOORICKX Frédéric, consigliere; LE GHAIT AJdirod, segretario; VANDERLINDEN D'HOOGHVORST barone Adrien, adclJetto; METDEPENNINGEN, addetto.

Brasile -DE JAVARY barone Joao, ministro residente.

Costarica -DE LINDEMANN conte Ailfonso Oristiano, inviato straordinail"io e ministro !Plenipotenziario (assente).

Danimarca -DE KJOER Eìritz FTieder,ichsen, inviato straordinario e ministro plenilpotenziaTio.

Francia -FouRNIER Henri, inviato straoDdinario e mintstTo plenìrpotenzia;rio; DE SAYVE mall'cllese Alrthur, pTimo segretario; DE GRoucHY visconte, secoodo segretario; FRrssoN D'HERISSON, ~conte, terzo segretario; DU MAREUIL, conte addetto; n'HAUTERIVE, visconte, addetto; DE LA HAYE Ernest, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare.

Gran Bretagna -BERKELEY PAGET sir Augusttis, inviato straordinario e min~stro plentpotenziario; HERRIES Edwa:rd, primo segretario; FRASER Hugh, secondo segretario; FANE Edimund Douglas Veitch, secondo segretario; EDWARDS Hency G., terzo segretaTio.

Honduras -THIRION DE MoNTAUBAN Julio, inviato straordinario e ministro plenipotenziarìo (assente).

Nicaragua -DE FRANCO José Tomaso, ministro plenipotenziario (residente a Parigi).

Paesi Bassi -VAN DER HoEVEN Federico Filippo, ministro residente.

Perù -CALDERON Y ALVARES conte Andrea, incariJcato d'affari (assente).

Portogallo -FERREIRA BoRGES DE CASTRO v:iJsconte José, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MoRAES DE SARMENTO, vilsconte, adldetto; DE SÀ, ma,g,giore, addetto militare.

Prussia ed Impe1·o Germanico -voN KEUDELL Robetrt, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VON LYNAR, principe, consigliere; voN EICHTAL barone Krurl, seg~retario; HASPERG maggiore Gustav, addetto; VON PoRTATIUS, 'CaJPitano, addetto miltitare.

Russia -D'UXKULL-GYLLENBANDT barone Karl, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ScHEWITCH barone Dimitri, /priJmo segretario; DI BENKENDORF conte Alek,sandir, addetto; NAVITZKY, generale, agente militare.

Spagna -N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DEL MoRAL, marchese, priJmo segretario; RicA Y CALVO José, segretario; FIGUEROA MÌigllel, addetto.

Stati Uniti -PERKINS MARSH George, inviato straordinario e ministro plerùpotenziario; WuRTS Ge011ge W., segretario.

Svezia e Norvegia -N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CEDERSTRAHLE, segretario.

Svizzera -PIODA Giovanni Battista, inviato straordinario e ministro pleni.,potenziario; PIODA Lui,gi, segretario.

Turchia -SERKIS effendli, inviato straordinario e miJnistro plenipotenzdario; DANISCH effendi, !!JirÌmO IS~tario; HAMAMDIJA.."' Takoov, addetto.

Uruguay -ANTONINI Y DIEZ Paulo, incaricato d'affa!I"i.

Wurtemberg -N. N., inviato srtlraordinatrio e minilstro pleniiPotenziario.